Mauro Magatti – Chiara Giaccardi, La scommessa
cattolica, Il Mulino 2019, €14,25 (in e-book €10,99) - scheda di lettura
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0. Nella tappa Sollevare del percorso formativo di Azione Cattolica Da corpo a corpo si consiglia la lettura
del libro di Magatti - Giaccardi, La
scommessa cattolica. Ne propongo
delle schede di lettura.
1. Qual è stata la
forza del vangelo cristiano, che gli ha permesso di parlare al profondo del
cuore per venti secoli?, si chiedono gli autori. Esso non è, come in altre
religioni del passato, schiacciato sull’idea di onnipotenza divina: ciò ha
consentito una certa autonomia dell’ordine politico. Nella prospettiva
cristiana, poi, è Dio che si sacrifica per gli esseri umani e non viceversa.
Questo, secondo gli autori, è alla base della concezione secondo la quale
l’individuo non è fu più considerato sacrificabile. Dio crea ritirandosi sostengono
i teologi e mostra la propria potenza incarnandosi in un bambino e facendosi appendere alla croce. Poi c’è l’accento sulla salvezza personale: secondo la concezione cristiana Dio salva la
vita di ciascuno, in eterno. Ai tempi
nostri, invece, la tecnica promette una salvezza mondana, intesa come
benessere. Le due concezioni sarebbero in conflitto, secondo gli autori, ma,
osservo, la tecnologia ha effettivamente elevato il benessere dei popoli della
Terra, mentre la salvezza eterna è solo sperata.
Infine c’è
l’universalità. Secondo Magatti e
Giaccardi la Chiesa ha sempre riconosciuto
la propria vocazione universale, consapevole della necessità di parlare a tutti.
Non ha voluto essere un piccolo gruppo di duri e puri separati dal resto del
mondo. Questo è senz’altro storicamente vero, le Chiese cristiane non ebbero
carattere iniziatico, riservate ad una cerchia di
prescelti introdotti in un qualche modo segreto, però l’universalità fu una faticosa
conquista culturale, per certi versi ancora da realizzare pienamente. E in
questo processo furono fondamentali gli ideali dell’Illuminismo, sviluppatosi
tra il Seicento e il Settecento. Inoltre parlare di Chiesa non rende bene l’idea
del vasto pluralismo delle origini, che in realtà ha pervaso tutta l’esperienza
cristiana. Un pluralismo spesso piuttosto bellicoso, facile all’anatema e alla
scomunica, assai poco universalistico. La Chiesa,
come monolite ideologico, è un presupposto della dogmatica teologica,
ma non corrisponde ad una realtà sociologica, che, invece, ci mostra quel
pluralismo a cui facevo riferimento.
Sin dall’inizio la Chiesa ha intuito che il
proprio destino sarebbe stato legato a quello della ragione, scrivono gli
autori: questa affermazione non mi pare adeguatamente motivata e contrasta con
un lunga storia. Più evidente è il tentativo delle Chiese di asservire la ragione, in particolare nella teologia
cattolica, servendosi dell’antica cultura greca e romana, la prima per la
filosofia e la seconda per la dimensione giuridica.
Secondo
gli autori la ragione sarebbe minacciata dal fatto di essere applicata
essenzialmente allo sviluppo tecnologico, per risolvere i problemi e in
tal modo superare ogni limite. In questo modo tenderebbe a rendere superflua
la religione. Questa visione presenta molti elementi critici, perché, invece,
il senso del limite è bene presente nel pensiero applicato alla tecnologia, ma,
in genere nel pensiero scientifico. Piuttosto, è la mitizzazione religiosa
della ragione che non ha più corso, quella secondo la quale, ad esempio, un
filone della teologia cattolica definisce irragionevole il rifiuto della fede
religiosa e delle relative prescrizioni morali.
La
religione non è diventata inutile perché surclassata da una scienza con pretese
di universalità dispotica, ma perché le ragioni del suo dispotismo con pretese
di universalità non sono più funzionali, in un mondo popolato come mai accaduto
nella storia dell’umanità e attraversato da relazioni globali ormai
indispensabili per la sopravvivenza di tutti.
Magatti e
Giaccardi sostengono che, di fronte ad
una sfida che tocca tutti e tre i pilastri della fede, per la Chiesa non c’è
che una sola via: rifare ciò che ha
sempre fatto sin dalle sue origini. E cioè dialogare con coraggio con il mondo
contemporaneo. Mi chiedo quando mai
le Chiese cristiane, e in particolare la nostra, l’abbiano veramente fatto (a
parte il periodo in cui tra i cattolici si era ancora animati dal rinnovamento
portato dal Concilio Vaticano 2°).
Citano una
frase della filosofa Simone Weil: “Chi
tra Cristo e la verità sceglie la verità, trova il Cristo”.
In questo modo
potremmo reagire all’invecchiamento spirituale dell’Europa.
Si tratta
però, secondo gli autori di cercare una via nuova: non di riconcorrere qualcosa
che starebbe davanti, né di inseguire un sogno di restaurazione. Bisognerebbe recuperare la consapevolezza di avere
qualcosa di inaudito da dire. Un contributo senza il quale sarebbe il
destino steso della modernità, nel mondo intero, ad essere a rischio.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa - Roma, Monte Sacro, Valli.