Gruppo di Azione Cattolica
nella Parrocchia di San Clemente papa -
Roma
Lettera ai soci - n.8 – febbraio 2021
****************************************
La prossima riunione
per continuare il dialogo sui temi dell’enciclica Fratelli tutti sarà
Sabato 20 febbraio alle
ore 16:45
Per ottenere il codice di accesso, scriveteci a
mario.ardigo@acsanclemente.net
indicando il vostro nome, la parrocchia di appartenenza e temi di interesse. Questi dati saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare a un incontro successivo
A questo indirizzo di YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=GorIYoaHGjk
potrete vedere un video in cui si
insegna, passo per passo, come partecipare.
Per la riflessione sarà proposta l'introduzione
all'enciclica di Bruno Forte nell'edizione Scholé - Morcelliana 2020.
Nel paragrafo n.152 dell’enciclica si evoca "lo
spirito di vicinato" che si vive ancora nei quartieri popolari, dove
ciascuno sente il dovere di aiutare e accompagnare il vicino, come modello per
una vicinanza cordiale tra i popoli. E' una visione idealizzata o corrisponde
ad una realtà ancora viva? E nel nostro quartiere, nella nostra parrocchia,
possiamo riconoscere quel modo di essere vicini?
Ogni riunione ha link e codici diversi;
tutte le riunioni inizieranno alle ore 16:45; dalle 16:40 si potrà accedere. In
fondo trovate le istruzioni per accedere.
***************************************
Dalla Presidente
Carissimi,
come tutti sappiamo, la situazione sanitaria
è ancora molto critica e per questo non possiamo, per adesso, riprendere gli
incontri in presenza , che potrebbero mettere a rischio la vita delle persone,
soprattutto quelle anziane.
La
vita è un dono di Dio. Essa va preservata. La dottrina della Chiesa insegna ad
esserne amorevoli custodi.
Del
resto, come ci ha detto don Emanuele, anche riunirci in Google Meet è un modo per mantenere nononostante tutto la
cultura dell’incontro. Da questo punto di vista, anche Google
Meet può essere visto come un dono provvidenziale.
Sforzarsi di partecipare è anche
un’azione di volontariato: significa non farsi confinare nel proprio
isolamento. Partecipare non fa bene solo a chi partecipa, ma anche agli
altri perché, come insegna il Papa, tutti siamo legati gli uni agli altri
e incontrarsi è un modo di prendersi cura di questa
relazione.
Coraggio, dunque! Chi ancora non è riuscito a collegarsi, provi
a farlo il prossimo 20 febbraio!
A
presto
Giulia
**************************************
Resoconto dell’incontro
del gruppo AC San Clemente del 23 gennaio 2021, in Google Meet, per dialogare
sul Messaggio per la Giornata della pace 2021 di papa Francesco, alla
luce anche dell’enciclica Fratelli tutti
Nella riunione del 23 gennaio scorso, eravamo
in 11, compreso l’assistente ecclesiastico don Emanuele.
Presidente:
Collegheremo alle riflessioni che andiamo
facendo sull’enciclica Fratelli tutti il tema della pace. Quindi affronteremo anche
il messaggio di papa Francesco per la 54° Giornata della pace, celebrata il 1
gennaio 2021,
Sul sito dell’Azione Cattolica accessibili a
questo link
https://www.youtube.com/watch?v=ngtk5xKj2Uk
si possono leggere vari commenti all'enciclica
*******************************
Messaggio di papa
Francesco per la Giornata mondiale della pace 2021
sintesi
LA CULTURA DELLA CURA COME PERCORSO
DI PACE
La pace è una costruzione sociale
che richiede lo sviluppo di una cultura, intesa come pensiero, azione ed
educazione
1. Alla base di una cultura della pace vi è
il prendersi cura gli uni degli altri e della natura.
I racconti biblici ci
esortano a questo.
In particolare Gesù si è presentato come il Buon Pastore, che si prende cura delle pecore; il
Buon Samaritano che si china sull’uomo ferito, medica le sue piaghe e si
prende cura di lui.
Al culmine della sua missione, Gesù suggella la sua cura per noi offrendosi sulla croce e liberandoci
così dalla schiavitù del peccato e della morte.
Nella sua attività di assistenza a
malati e bisognosi la Chiesa ha voluto seguire il suo insegnamento e il suo
esempio.
2. Principi
della dottrina sociale sulla cura:
a) La cura si manifesta come
promozione della dignità e dei diritti della persona.
Il concetto di persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione;
b) Il bene comune è insieme
di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività
sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e
più celermente.
c) La solidarietà è la determinazione ferma e perseverante di
impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché
tutti siamo veramente responsabili di tutti.
d) La realtà creata è
interconnessa, così anche pace, giustizia e salvaguardia del creato. Alla base
della cura vi è un sentimento del cuore: tenerezza, compassione e
preoccupazione per gli esseri umani.
3. Per una
cultura della cura, occorre imprimere una rotta comune al
processo di globalizzazione, una rotta veramente umana.
Tutti devono sentirsi impegnati a diventare profeti e testimoni della cultura
della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali. E ciò sarà possibile
soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in
ogni ambito sociale, politico e istituzionale.
Le
relazioni tra le Nazioni dovrebbero
essere ispirate alla fratellanza, al rispetto reciproco, alla solidarietà e
all’osservanza del diritto internazionale.
La promozione della cultura della cura richiede un processo
educativo che coinvolga famiglia, istituzioni educative, stampa, televisione e altre mezzi di
comunicazione sociale, religioni.
- Le religioni in
generalepossono svolgere un ruolo insostituibile nel trasmettere ai fedeli e
alla società i valori della solidarietà, del rispetto delle differenze,
dell’accoglienza e della cura dei fratelli più fragili.
L’educazione deve essere più aperta ed
inclusiva, capace di ascolto paziente, di dialogo costruttivo e di mutua
comprensione.
4. Non
c’è pace senza la cultura della cura
La cultura
della cura, per la costruzione della pace, è l’impegno comune, solidale e
partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale
disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla
riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza
reciproca.
Tutti insieme bisogna
collaborare per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità
e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non
cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri.
********************************
Presidente
Il Papa quindi mette in
correlazione la pace con il prendersi cura gli uni degli altri. Si tratta di un
tema che ricorre negli scritti di papa Francesco e, da ultimo, nell’enciclica Fratelli
tutti.
La
presidente dà quindi la parola a Mario
per un’ulteriore presentazione del tema.
***********************************
Il Messaggio è un documento del magistero pontificio che
contiene dottrina sociale.
La dottrina sociale è considerata parte della teologia morale e
contiene principi per costruire e governare le società alla luce di quelli
evangelici.
Il magistero di
papa Francesco ha affrontato i problemi di pacificazione del nuovo mondo in cui
la sopravvivenza di otto miliardi di persone dipende da un sistema di
strettissime interconnessioni economiche a livello globale. Tutto il
mondo è diventato la nostra casa comune e non abbiamo più scelta: non
potremo sopravvivere se non rifondando una nuova fraternità su scala immensa,
in modo da prenderci cura di quella casa comune che ormai è
l’intero pianeta.
In questo contesto si
situa il Messaggio di quest’anno.
Nel Messaggio
2021 siamo esortati, tutti, a collaborare a costruire una nuova cultura
della cura, come base per processi di pace. Vengono proposte come
esemplari le figure del Buon Pastore e del Buon Samaritano.
Proteggere, andare a salvare, medicare, le azioni conseguenti. Ma su scala globale. “Siamo noi i custodi dei
fratelli lontani?”. Sì! E questo perché la realtà è interconnnessa e
solo in una nuova solidarietà fraterna ci si salva, altrimenti si perisce,
tutti insieme.
Nella dottrina
sociale fino a Paolo 6^ la principale minaccia per l’umanità era considerata
una guerra mondiale condotta con l’impiego dell’arma atomica. Nel magistero di
Giovanni Paolo 2^ i totalitarismi atei e l’asservimento delle persone. In
quello di papa Francesco un modello di
sviluppo economico che, con il totalitarismo ateo del consumismo
individualistico, in cui ognuno pensa per sé, crea le condizioni per
l’asservimento di popoli interi e per l’esaurimento delle risorse del pianeta,
quindi poi per conflitti fratricidi per accaparrarsele. Le nostre società, se
non decidiamo di prendercene cura, diverranno epicentri di insicurezza,
causa di guerra.
Nel Messaggio
siamo esortati a costruire processi per progettare e mettere in pratica questa
nuova cultura della cura su scala planetaria.
***********************************
La Presidente evidenzia che il Papa, nel Messaggio,
dopo aver ricordato come anche Gesù si è preso cura degli altri, come il Buon Pastore o il Buon
Samaritano delle parabole evangeliche, e le opere sociali dei suoi seguaci, al
punto 6 fa espresso riferimento alla dottrina sociale della Chiesa come
base della cultura della cura e
come la bussola che ci deve orientare nel metterli in atto, in particolare nei
principi relativi a:
-
promozione
della persona umana;
-
La
solidarietà con i poveri e gli indifesi;
-
la
sollecitudine per il bene comune;
-
la
salvaguardia del Creato.
E’ necessario approfondire la cultura della
cura in un processo educativo in cui ogni persona umana svolge un ruolo
fondamentale, ad esempio nella famiglia, nella scuola, nell’università, nella
Chiesa. Tutti quanti siamo chiamati a portare avanti la cultura della cura
che significa non solo prendersi cura della casa comune, cioè del Creato, ma
anche gli uni degli altri.
***************Dibattito**************
Viene quindi data la
parola ad Antonietta per presentare la preghiera recitata dal padre
gesuita O’Donovan durante la cerimonia del giuramento del nuovo Presidente
statunitense Joe Biden. Antonietta ha letto la preghiera.
Poco prima che Joe Biden prestasse
giuramento come 46 ° presidente degli Stati Uniti, il 20 gennaio 2021, il Rev.
Leo O'Donovan, SJ, amico di lunga data e mentore del presidente Biden, ha
recitato questa preghiera.
Dio misericordioso e pieno di grazia, in questo tempo sacro
veniamo davanti a te nel bisogno, anzi in ginocchio. Ma veniamo ancora più con
speranza, e con i nostri occhi rialzati di nuovo alla visione di una
"unione più perfetta" nella nostra terra, un'unione di tutti i nostri
cittadini per "promuovere il benessere generale e assicurare le
benedizioni della libertà a noi stessi e ai nostri posteri.
[… ]
Papa Francesco ci ha ricordato quanto sia importante sognare
insieme ... "Da soli", ha scritto, "rischiamo di vedere miraggi,
cose che non ci sono. I sogni, invece, si costruiscono insieme". Sii con
noi, Santo Mistero d'Amore, mentre sogniamo insieme, per riconciliare le
persone della nostra terra, restaurare il nostro sogno e rivestirlo di pace e
giustizia e della gioia che è il traboccare dell'amore. Alla gloria del tuo
nome per sempre. Amen.
**************************************************
Antonietta
Ha evidenziato il
passo del discorso di insediamento del Presidente statunitense Biden quando ha
detto: «mamma mi diceva, da bambino ‘Mettiti nei panni degli altri». Una
cosa semplice, ma importante. E poi quando ha chiesto l’aiuto di Dio per riordinare la democrazia statunitense,
perché quel giorno era il giorno della democrazia, e ha detto agli avversari “Ascoltiamoci!”.
Antonietta ha detto di aver ascoltato con molta attenzione il discorso di
Biden e quella preghiera, che le sono piaciuti molto (durante la trasmissione
televisiva c’era la traduzione simultanea).
Antonietta si interessa di politica perché è dell’Azione
Cattolica e perché il Papa ci ha invitati a fare una buona politica.
Lina
Anche a lei sono piaciuti il discorso di Biden e la preghiera.
Elisa
Sono 232 anni che
l’inaugurazione della Presidenza statunitense inizia con una preghiera. Loro,
gli statunitensi, sono molto più religiosi di noi, anche nelle loro
manifestazioni politiche.
Poi c’è stata una
ragazza, Amanda Gorman, che ha letto una bella poesia. Ha solo 22 anni ed è già
laureata nell’università Harvard.
*************************************
La poetessa 22enne
Amanda Gorman ha entusiasmato la folla
con la sua lettura durante il giuramento di Joe Biden. Ecco la trascrizione del
suo testo
Quando arriva quel giorno
Quando arriva quel giorno, ci chiediamo dove possiamo
trovare la luce in questa ombra senza fine?
La perdita che portiamo, un mare che dobbiamo
guadare.
Abbiamo sfidato la pancia della bestia.
Abbiamo imparato che la quiete non è sempre
pace,
e che le norme su quello che è "giusto" non sono sempre giustizia.
Eppure, l'alba è venuta
a noi prima che ce ne accorgessimo.
In qualche modo ce la facciamo.
In qualche modo abbiamo
resistito e assistito a una nazione che non è spezzata,
ma semplicemente incompiuta.
Noi, i giovani
di un Paese e di una storia in cui una ragazza nera magra discendente da
schiavi e cresciuta da una madre single possono sognare di diventare
presidente.
E sì, siamo tutt'altro che raffinati,
tutt'altro che incontaminati,
ma questo non significa che non ci stiamo
sforzando di formare un'unione che sia perfetta.
Ci stiamo sforzando di forgiare la nostra
unione con uno scopo.
[…]
Quindi, mentre una
volta ci siamo chiesti: "Come potremmo eventualmente prevalere sulla
catastrofe?", Ora affermiamo: "Come potrebbe la catastrofe prevalere
su di noi?"
[…]
Ricostruiremo, riconcilieremo e ci riprenderemo.
[…]
Perché c'è sempre la luce,
se solo fossimo abbastanza coraggiosi da
vederlo.
Se solo fossimo abbastanza coraggiosi da
esserlo.
*************************************
Presidente
E’ importante parlare
anche dell’attualità e noi, come Azione Cattolica, ne dobbiamo parlare. In
questo caso, i discorsi che si sono fatti si collegano alla necessità di
prendersi cura gli uni degli altri.
Daniele
Ci ha raccontato di un’esperienza che lo ha accompagnato per
tanti anni, che è cominciata nel 2000. Quell’anno partecipò ad un
pellegrinaggio, con una quarantina di giovani di varie associazioni, promosso
dalla Conferenza Episcopale Italiana in Terra Santa. Non c’era solo la
dimensione spirituale collegata con i luoghi santi, ma incontrarono anche molti
componenti della società civile sia israeliana che palestinese.
Andarono anche ad
incontrare il leader palestinese Yasser Arafat (1929-2004), che in quei mesi
era asserragliato nel suo quartier generale a Ramallah.
Quel pellegrinaggio
gli aprì gli occhi sulla situazione veramente complicata che c’era tra
israeliani e palestinesi.
Dopo quel viaggio
capì quella frase dell’enciclica Pacem in terris (1963 – papa Giovanni
23°) che dice “Non c’è pace senza giustizia; non c’è giustizia senza
perdono”. Lì la chiave di volta era il perdono.
Papa Francesco ci
parla della cura. La giustizia da sola, se si vanno a pesare le cose in
maniera precisa, razionale, non basta. Bisogna andare su un altro livello, che
è quello del perdono, che è quello della cura.
In quel
pellegrinaggio i partecipanti furono invitati a fare qualcosa di concreto per
la Terra Santa. Erano tutti ragazzi tra i venti e i trent’anni. Certo però
erano lì in rappresentanza delle loro associazioni.
Tornato, riferì al
presidente del Centro Sportivo Italiano CSI di questo mandato che aveva
ricevuto e di cui si sentiva responsabile.
Quattro anni dopo, in
maniera un po’ provvidenziale, si presentò l’occasione, nel 2004, quando come
CSI e Opera Romana Pellegrinaggi fu promossa la prima maratona-pellegrinaggio
in Terra Santa. Un evento particolarissimo, in cui si correva tra la città di
Betlemme e quella di Gerusalemme, in gruppo con italiani, palestinesi ed ebrei.
Si oltrepassava il muro che divide Gerusalemme da Betlemme. Contemporaneamente
furono organizzati altri eventi sportivi e di incontro. L’iniziativa fu portata
avanti per varie edizioni, fino a che fu possibile dal punto di vista
organizzativo.
Carlo
Ci racconta
dell’esperienza di un viaggio in Libano con don Remo per l’Opera romana
pellegrinaggi, durante il quale ebbe l’opportunità di incontrare il Corpo
italiano di pace che era impegnato alla frontiera tra Libano e Israele, nel
quadro di una missione di pace delle Nazioni Unite, per cercare di tenere
separate le due realtà in potenziale conflitto, vale a dire gli israeliani e le
milizie Hezbollah che fanno riferimento all’Iran.
Lì ebbe modo di
capire come si fa il peace keeping, l’azione di mantenimento della pace,
come in concreto si riesce a far fare
pace, anche mediante reparti militari, a persone che litigano e a volte combattono in modo cruento.
Ha poi ricordato l'esperienza di Parole
ostili
un movimento che tenta di rompere la spirale dell’odio on
line, cioè mediante quelle espressioni denigratorie, di bullismo e odio, che
ormai circolano nelle reti sociali e nei mezzi di comunicazione di massa.
E infine ci ha
parlato di un’altra bella esperienza è quella che è stata creata
dall’Università del Sacro Cuore che si chiama mediavox,
Angela
Ci fa ascoltare l’inno ebraico che gli ebrei cantano la sera
quando inizia lo Shabat, Shalom aleichem.
Pace a voi,
angeli "ministri", angeli dell'Altissimo,
del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli
sia.
Venite in pace, angeli di pace, angeli
dell'Altissimo,
del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli
sia.
Beneditemi con la pace, angeli di pace, angeli
dell'Altissimo,
del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli
sia.
Andate in pace, angeli di pace, angeli
dell'Altissimo,
del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli
sia.
Manifesta una volontà di pace che difficilmente gli esseri
umani riescono a realizzare, anche impegnandosi. Per questo il popolo ebraico
chiama in aiuto gli angeli dell’Altissimo, del supremo Re dei Re, proprio
perché portino la pace agli esseri umani e questa pace la presentino
all’Altissimo.
E’ un canto che è una
preghiera.
Don Emanuele
In questa riunione anche noi abbiamo favorito la cultura
dell’incontro. E’ stata una arricchimento per tutti.
In uno degli
articoli di Avvenire del venerdì precedente l’incontro, si ricordava il
raggiungimento di un accordo contro l’impiego delle armi nucleari, secondo
l’auspicio anche di papa Francesco. Ora, dopo quel trattato, ha scritto Avvenire,
viviamo in un mondo migliore. Naturalmente c’è ancora di un lungo cammino da
fare. In molte diocesi, tra cui quella pugliese di Santa Maria di Leuca, si
sono suonate le campane per la pace. Come ha detto papa Francesco, una volta
suonavano per chiamare alla guerra e ora
suonano per la pace. Forse con questo grande pace potremo veramente progredire
nella costruzione della pace.
Abbiamo concluso con la benedizione impartita da don
Emanuele.
Resoconto di Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente
papa - Roma, Monte Sacro, Valli