INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

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lunedì 15 febbraio 2021

Resoconto dell’incontro del gruppo AC San Clemente del 23 gennaio 2021, in Google Meet, per dialogare sul Messaggio per la Giornata della pace 2021 di papa Francesco, alla luce anche dell’enciclica Fratelli tutti

 

Resoconto dell’incontro del gruppo AC San Clemente del 23 gennaio 2021, in Google Meet, per dialogare sul Messaggio per la Giornata della pace 2021 di papa Francesco, alla luce anche dell’enciclica Fratelli tutti

 

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La prossima riunione per continuare il dialogo sui temi dell’enciclica Fratelli tutti  sarà

Sabato 20 febbraio alle ore 16:45

Chi desidera partecipare, chieda il codice di accesso con una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

comunicando il proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. Questi dati saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare ad una successiva

Per la riflessione sarà proposta l'introduzione all'enciclica di Bruno Forte nell'edizione Scholé - Morcelliana 2020.


 Nel paragrafo n.152 dell’enciclica si evoca "lo spirito di vicinato" che si vive ancora nei quartieri popolari, dove ciascuno sente il dovere di aiutare e accompagnare il vicino, come modello per una vicinanza cordiale tra i popoli. E' una visione idealizzata o corrisponde ad una realtà ancora viva? E nel nostro quartiere, nella nostra parrocchia, possiamo riconoscere quel modo di essere vicini?

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Nella riunione del 23 gennaio scorso, eravamo in 11, compreso l’assistente ecclesiastico don Emanuele.  

 Presidente:

 Collegheremo alle riflessioni che andiamo facendo sull’enciclica Fratelli tutti  il tema della pace. Quindi affronteremo anche il messaggio di papa Francesco per la 54° Giornata della pace, celebrata il 1 gennaio 2021,

 Sul sito dell’Azione Cattolica https://azionecattolica.it/

sono stati pubblicati vari commenti all’enciclica

 

VIDEO dei lavori del XLI Convegno Bachelet

 

https://www.youtube.com/watch?v=ngtk5xKj2Uk

 

SCENARI DI FRATERNITÀ AL TEMPO DELLA PANDEMIA

 

Vi proponiamo la video registrazione dei lavori del XLI Convegno Bachelet, tenutosi in modalità webinar la mattina di sabato 13 febbraio 2021. Titolo dell’appuntamento: Il grido della terra e il grido dei poveri e dei sofferenti ci interpellanoIl cammino della fraternità e dell’amicizia sociale. I temi dell’ecologia integrale e di una rinnovata fraternità sono stati al centro della relazione del gesuita Francesco Occhetta (Dalla Laudato si' alla Fratelli tutti. Un percorso di speranza in questo tempo tormentato), cui è seguita la tavola rotonda ispirata all’immagine evangelica de (Il buon Samaritano e…), che accompagna il magistero di papa Francesco, con gli interventi di: Rosy Bindi (…la società civile e lo stato sociale)Lorenzo Caselli (…l’economia e il lavoro)Luigi Fusco Girard (…la custodia del Creato) e Nadia Matarazzo (…il Mondo e chi lo abita). I lavori del XLI Convegno Bachelet sono stati aperti e coordinati da Gian Candido De Martin, presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto “V. Bachelet”, e si sono conclusi con l’intervento di Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Ac, che ha fatto sintesi dei contributi offerti.

 

  La presidente ci ha informati che alla fine dell’incontro, alle 18, ci sarebbe stata una Veglia per la pace, a cui si poteva accedere con un link accedere con un link, e che domenica 31 l’ACR avrebbe organizzato, al posto della consueta Carovana della pace, un evento trasmesso su YouTube, un specie di telegiornale, con contributi delle varie parrocchie, sul tema della pace.

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Messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace 2021

 

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Sintesi del Messaggio  di papa Francesco per la 54° Giornata mondiale della pace  - 2021 [8-12-20]

 

Propongo una sintesi  del Messaggio. In fondo trascrivo i brani dell’enciclica Fratelli tutti (3-10-20) citati nel Messaggio.

 La sintesi   consente una conoscenza del Messaggio  sufficiente per valutarlo e per diffonderlo.

 Al termine, trascrivo il messaggio completo

 Mario

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Sintesi 

 

LA CULTURA DELLA CURA COME PERCORSO DI PACE

 

 

La pace è una costruzione sociale che richiede lo sviluppo di una cultura, intesa come pensiero, azione ed educazione

 

1. Alla base di una cultura della pace vi è il prendersi cura  gli uni degli altri e della natura.

  I racconti biblici  ci esortano a questo.

  In particolare Gesù si è presentato come il Buon Pastore, che si prende cura delle pecore;  il Buon Samaritano che si china sull’uomo ferito, medica le sue piaghe e si prende cura di lui.

Al culmine della sua missione, Gesù suggella la sua cura per noi offrendosi sulla croce e liberandoci così dalla schiavitù del peccato e della morte.

 Nella sua attività di assistenza a malati e bisognosi la Chiesa ha voluto seguire il suo insegnamento e il suo esempio.

2. Principi della dottrina sociale sulla cura:

a) La cura si manifesta come  promozione della dignità e dei diritti della persona.

Il concetto di persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione;

b) Il bene comune è insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente. 

c) La solidarietà è  la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti.

d) La realtà creata è interconnessa, così anche pace, giustizia e salvaguardia del creato. Alla base della cura vi è un sentimento del cuore: tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. 

3. Per una cultura della cura, occorre imprimere una rotta comune al processo di globalizzazione, una rotta veramente umana. 

 Tutti devono sentirsi impegnati a  diventare profeti e testimoni della cultura della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali. E ciò sarà possibile soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in ogni ambito sociale, politico e istituzionale.

Le relazioni tra le Nazioni  dovrebbero essere ispirate alla fratellanza, al rispetto reciproco, alla solidarietà e all’osservanza del diritto internazionale.

  La promozione della cultura della cura richiede un processo educativo che coinvolga famiglia, istituzioni educative, stampa, televisione e altre mezzi di comunicazione sociale,  religioni.

- Le religioni in generalepossono svolgere un ruolo insostituibile nel trasmettere ai fedeli e alla società i valori della solidarietà, del rispetto delle differenze, dell’accoglienza e della cura dei fratelli più fragili.

 L’educazione deve essere più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, di dialogo costruttivo e di mutua comprensione.

4. Non c’è pace senza la cultura della cura

La cultura della cura, per la costruzione della pace, è l’impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca.

   Tutti insieme bisogna collaborare per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri.

 

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Presidente

 Il Papa quindi mette in correlazione la pace con il prendersi cura gli uni degli altri. Si tratta di un tema che ricorre negli scritti di papa Francesco e, da ultimo, nell’enciclica Fratelli tutti.

  La presidente dà quindi la parola a  Mario per un’ulteriore presentazione del tema.

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Il simbolo dei movimenti pacifisti negli anni Sessanta: rappresenta  le lettere ND Nuclear Disarmament – Disarmo Nucleare nel codice di trasmissione con le bandierine da segnalazione, usato in marina. Mi fu insegnato tra gli scout. All’epoca la minaccia più grave veniva considerata la guerra con l’utilizzo delle bombe atomiche

 

  Il Messaggio  è un documento del magistero pontificio che contiene dottrina sociale.

  La dottrina sociale   è considerata parte della teologia morale e contiene principi per costruire e governare le società alla luce di quelli evangelici.

  La nostra Chiesa ha sempre diffuso dottrina sociale anche in documenti, quindi in testi scritti. Un grandioso esempio nell’antichità è l’opera La città di Dio del vescovo Agostino d’Ippona, scritta nel 5° secolo.

  A partire dalla metà dell’Ottocento, i problemi politici che il Papato ebbe, in particolare in Italia dove il nazionalismo era riuscito infine a porre termine al suo piccolo regno territoriale con capitale Roma, portarono il Papato ad assecondare i moti civili dei cattolici di opposizione al nuovo regno unitario, di impostazione nazionalista, monarchica fedele a Casa Savoia, liberale, blandamente anticlericale e fortemente avversa alle rivendicazioni territoriali del Papato, considerate sovversive e come tali trattate anche con misure di polizia.  Da qui la nuova  dottrina sociale che si fa iniziare con l’enciclica Le novità - Rerum novarum, diffusa nel 1891 sotto l’autorità del papa Leone 13°. Essa fu centrata sul socialismo, sul proletariato e sulle politiche di giustizia sociale. Prese le parti dei ceti popolari che, sottomessi in vario modo ad ingiustizie sociali, erano rimasti fedeli al Papato e al clero, ma volle allontanare le iniziative sociali in loro favore dal socialismo di quell’epoca, che si manifestava irreligioso oltre che fortemente anticlericale e tentato dalla violenza di piazza. In Benito Mussolini quando militò nel socialismo italiano (il Partito socialista italiano fu fondato nel 1892, l’anno successivo all’enciclica Le novità, ma già in Italia vi erano state altre formazioni che al socialismo si richiamavano) vediamo ben rappresentato il modello del socialista rivoluzionario italiano a cavallo tra Ottocento e Novecento.

  Per il Papato l’Italia è sempre stata un laboratorio politico molto importante. Da noi fece pratica di azione sociale al tempo dell’affermazione delle democrazie popolari, basate sul suffragio universale, e dei fascismi storici. Da questa esperienza sociale maturò nuove convinzioni su democrazia e pace: la prima come via per la seconda e la seconda come condizione della prima. I principi del magistero sociale del Papato furono fondamentali nel processo di unificazione europea che ha avuto (finora) il suo culmine nel 2009 con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e con la costruzione dell’Unione Europea come oggi la viviamo.

  I radiomessaggi natalizi di papa Pio 12^ tra il 1942 e 1945, mediante i quali i Papato ordinò all’Azione cattolica di costruire in Italia un regime democratico che prevenisse nuove guerre catastrofiche, la Costituzione La gioia e la speranza del Concilio Vaticano 2^ (terminato nel 1965), e il magistero dei Papi Giovanni 23^, in particolare con l’enciclica La pace in terra (1963), Paolo 6^, in particolare con l’enciclica Lo sviluppo dei popoli (1967), a cui seguì, dal 1 gennaio 1968 l’istituzione della Giornata mondiale della pace, e Giovanni Paolo 2^, in particolare con l’enciclica Il Centenario (in occasione dei cento anni dall’enciclica Le novità) furono altrettante tappe di questo processo culturale. Con l’enciclica Il Centenario si volle dare la base ideologica per la rifondazione dell’unione continentale europea dopo la fine delle divisioni con la parte orientale finita sotto regimi comunisti di impostazione sovietica.

 Il magistero di papa Francesco ha affrontato i problemi di pacificazione del nuovo mondo in cui la sopravvivenza di otto miliardi di persone dipende da un sistema di strettissime interconnessioni economiche a livello globale. Tutto il mondo è diventato la nostra casa comune e non abbiamo più scelta: non potremo sopravvivere se non rifondando una nuova fraternità su scala immensa, in modo da prenderci cura di quella casa comune che ormai è l’intero pianeta.

 In questo contesto si situa il Messaggio di quest’anno.

  I Papi dagli anni Sessanta producono veramente molti documenti di magistero sociale. Non sempre però abbiamo la pazienza di leggerli. “La pace”, un nuovo documento del papa sulla pace. Ah, la “pace”… E tiriamo fuori meccanicamente  quello che di solito ci sentiamo dire in tema, pronti a prenderne realisticamente le distanze nelle situazioni di crisi che ci riguardano, in cui le colpe degli attentati alla pace sono sempre degli avversari. E il nuovo documento del papa sulla pace rimane inesplorato. Ragioniamo in fondo come se si trattasse sempre della stessa dottrina di sempre, come nel caso dei dogmi: invece la dottrina sociale si sta rapidamente evolvendo, perché segue la velocissima evoluzione delle società di riferimento. Dunque non  è mai “la solita” dottrina. E i documenti dei Papi debbono essere letti, e soprattutto capiti, quindi letti con attenzione.

 Nel Messaggio 2021 siamo esortati, tutti, a collaborare a costruire una nuova cultura della cura, come base per processi di pace. Vengono proposte come esemplari le figure del Buon Pastore e del Buon Samaritano. Proteggere, andare a salvare, medicare, le azioni conseguenti. Ma su scala globale. “Siamo noi i custodi dei fratelli lontani?”. Sì! E questo perché la realtà è interconnnessa e solo in una nuova solidarietà fraterna ci si salva, altrimenti si perisce, tutti insieme.

  Nella dottrina sociale fino a Paolo 6^ la principale minaccia per l’umanità era considerata una guerra mondiale condotta con l’impiego dell’arma atomica. Nel magistero di Giovanni Paolo 2^ i totalitarismi atei e l’asservimento delle persone. In quello di  papa Francesco un modello di sviluppo economico che, con il totalitarismo ateo del consumismo individualistico, in cui ognuno pensa per sé, crea le condizioni per l’asservimento di popoli interi e per l’esaurimento delle risorse del pianeta, quindi poi per conflitti fratricidi per accaparrarsele. Le nostre società, se non decidiamo di prendercene cura, diverranno epicentri di insicurezza, causa di guerra.

  Nel Messaggio siamo esortati a costruire processi per progettare e mettere in pratica questa nuova cultura della cura su scala planetaria. Solo un Papa, oggi, arriva a pensare qualcosa di simile, mente gli altri grandi capi sociali in genere partono dal “WE FIRST”, “NOI PRIMA DI TUTTO” dove il NOI sono i gruppi, stati, alleanze di stati a cui devono rispondere, mentre un papa pensa di dover rispondere innanzi tutto a Dio. Ecco che allora, in un discorso politico, può ancora far appello alla tenerezza, compassione e preoccupazione per tutti gli esseri umani senza timore delle accuse di tradimento dei suoi.

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 La Presidente evidenzia che il Papa, nel Messaggio, dopo aver ricordato come anche Gesù si è preso cura  degli altri, come il Buon Pastore o il Buon Samaritano delle parabole evangeliche, e le opere sociali dei suoi seguaci, al punto 6 fa espresso riferimento alla dottrina sociale della Chiesa come base della cultura della cura  e come la bussola che ci deve orientare nel metterli in atto, in particolare nei principi relativi a:

-     promozione della persona umana;

-     La solidarietà con i poveri e gli indifesi;

-     la sollecitudine per il bene comune;

-     la salvaguardia del Creato.

 E’ necessario approfondire la cultura della cura in un processo educativo in cui ogni persona umana svolge un ruolo fondamentale, ad esempio nella famiglia, nella scuola, nell’università, nella Chiesa. Tutti quanti siamo chiamati a portare avanti la cultura della cura che significa non solo prendersi cura della casa comune, cioè del Creato, ma anche gli uni degli altri.

 Al termine del Messaggio il papa afferma che non c’è pace senza cultura della cura.  Proprio di questi tempi travagliati, conclude il Papa, quei principi possono orientare la nostra navigazione per una rotta sicura e comune. E ci esorta a non disinteressarci degli altri.

***************Dibattito**************

Viene quindi data la parola ad Antonietta per presentare la preghiera recitata dal padre gesuita O’Donovan durante la cerimonia del giuramento del nuovo Presidente statunitense Joe Biden. Antonietta ha letto la preghiera.

Poco prima che Joe Biden prestasse giuramento come 46 ° presidente degli Stati Uniti, il 20 gennaio 2021, il Rev. Leo O'Donovan, SJ, amico di lunga data e mentore del presidente Biden, ha recitato  questa preghiera.

 

 

Dio misericordioso e pieno di grazia, in questo tempo sacro veniamo davanti a te nel bisogno, anzi in ginocchio. Ma veniamo ancora più con speranza, e con i nostri occhi rialzati di nuovo alla visione di una "unione più perfetta" nella nostra terra, un'unione di tutti i nostri cittadini per "promuovere il benessere generale e assicurare le benedizioni della libertà a noi stessi e ai nostri posteri. " Siamo un popolo di molte razze, credi e colori, background nazionali, culture e stili - ora molto più numerosi e su un territorio molto più vasto di quando l'Arcivescovo John Carol scrisse la sua preghiera per l'inaugurazione di George Washington 232 anni fa. L'Arcivescovo Carol ha pregato che tu, o Creatore di tutti, "aiutassi con il tuo Santo Spirito di consiglio e fortezza il Presidente di questi Stati Uniti, affinché la sua amministrazione possa essere condotta in rettitudine, ed essere estremamente utili al tuo popolo. "Oggi, confessiamo i nostri fallimenti passati nel vivere secondo la nostra visione di uguaglianza, inclusione e libertà per tutti. Eppure ci impegniamo risolutamente ancora ora a rinnovare la visione, a prenderci cura gli uni degli altri in parole e atti, soprattutto i meno fortunati tra noi, e così diventando luce per il mondo. C'è un potere in ognuno di noi che vive rivolgendosi a ciascuno di noi, una spinta dello spirito ad amare, prendersi cura e stare vicino agli altri, e soprattutto ai più bisognosi. Si chiama amore, e la sua via è dare sempre di più di sé. Oggi si chiama patriottismo americano, nato non dal potere e dal privilegio ma dalla cura del bene comune - " con malizia verso nessuno e con carità per tutti ". Per il nostro nuovo presidente, ti chiediamo la saggezza cercata da Salomone quando si inginocchiò davanti a te e pregò per "un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male". Confidiamo nel consiglio della Lettera di Giacomo: "Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio, che dona generosamente a tutti senza trovare colpa, e vi sarà data". Papa Francesco ci ha ricordato quanto sia importante sognare insieme ... "Da soli", ha scritto, "rischiamo di vedere miraggi, cose che non ci sono. I sogni, invece, si costruiscono insieme". Sii con noi, Santo Mistero d'Amore, mentre sogniamo insieme, per riconciliare le persone della nostra terra, restaurare il nostro sogno e rivestirlo di pace e giustizia e della gioia che è il traboccare dell'amore. Alla gloria del tuo nome per sempre. Amen.

 

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  Antonietta

 Ha evidenziato il passo del discorso di insediamento del Presidente statunitense Biden quando ha detto: «mamma mi diceva, da bambino ‘Mettiti nei panni degli altri». Una cosa semplice, ma importante. E poi quando ha chiesto l’aiuto di Dio per  riordinare la democrazia statunitense, perché quel giorno era il giorno della democrazia,  e ha detto agli avversari “Ascoltiamoci!”. Antonietta ha detto di aver ascoltato con molta attenzione il discorso di Biden e quella preghiera, che le sono piaciuti molto (durante la trasmissione televisiva c’era la traduzione simultanea).

  Antonietta ritiene che Biden sia stato sincero quando ha invitato gli avversari repubblicani al dialogo. Le sue non sono state le solite parole di circostanze dopo una vittoria elettorale.

 Anche la vicepresidente Kamala Harris ha detto delle bellissime parole.

 Antonietta si interessa di politica perché è dell’Azione Cattolica e perché il Papa ci ha invitati a fare una buona politica.

Lina

Anche a lei sono piaciuti il discorso di Biden e la preghiera.

Elisa

  Sono 232 anni che l’inaugurazione della Presidenza statunitense inizia con una preghiera. Loro, gli statunitensi, sono molto più religiosi di noi, anche nelle loro manifestazioni politiche.

  La comandante dei Vigili del fuoco ha recitato la preghiera che tutti gli alunni recitano nelle scuole pubbliche la mattina. Da noi non si usa.

 Poi c’è stata una ragazza, Amanda Gorman, che ha letto una bella poesia. Ha solo 22 anni ed è già laureata nell’università Harvard.

 Questa volta O’Donovan ha potuto citare papa Francesco. All’epoca del presidente Kennedy non si poté  citare un Papa. Kennedy si dovette difendere perché insinuarono che avrebbe preso ordini del Papa. Adesso sono passati cinquant’anni…i tempi sono cambiati.

 

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La poetessa 22enne Amanda Gorman  ha entusiasmato la folla con la sua lettura durante il giuramento di Joe Biden. Ecco la trascrizione del suo testo

 

Quando arriva quel giorno

 

Quando arriva  quel giorno, ci chiediamo dove possiamo trovare la luce in questa ombra senza fine?

La perdita che portiamo, un mare che dobbiamo guadare.

Abbiamo sfidato la pancia della bestia.

Abbiamo imparato che la quiete non è sempre pace,

e che le norme su quello che è  "giusto"  non sono sempre giustizia.

Eppure, l'alba è venuta a noi prima che ce ne accorgessimo.

In qualche modo ce la  facciamo.

In qualche modo abbiamo resistito e assistito a una nazione che non è spezzata,

ma semplicemente incompiuta.

Noi, i giovani  di un Paese e di una storia in cui una ragazza nera magra discendente da schiavi e cresciuta da una madre single possono sognare di diventare presidente.

E sì, siamo tutt'altro che raffinati, tutt'altro che incontaminati,

ma questo non significa che non ci stiamo sforzando di formare un'unione che sia perfetta.

Ci stiamo sforzando di forgiare la nostra unione con uno scopo.

Per comporre un paese accogliente per tutte le culture, colori, caratteri e condizioni dell'uomo.

E così alziamo lo sguardo non su ciò che  sta tra noi, ma su ciò che ci sta davanti.

Chiudiamo il divario perché sappiamo, per mettere al primo posto il nostro futuro, dobbiamo prima mettere da parte le nostre differenze.

Mettiamo le braccia in modo da poter allungare le braccia l'una all'altra.

Non progettiamo  danni per nessuno ma armonia per tutti.

Lascia che il mondo, se non altro, dica che questo è vero:

Anche se ci addoloravamo, siamo cresciuti.

Anche se ci siamo feriti, speravamo.

Anche se eravamo stanchi, abbiamo provato.

Che saremo per sempre legati insieme, vittoriosi.

Non perché non conosceremo mai più la sconfitta, ma perché non semineremo mai più la divisione.

La Scrittura ci dice di immaginare che ognuno si siederà sotto la propria vite e il proprio fico e nessuno li spaventerà.

Se vogliamo essere all'altezza dei nostri tempi, la vittoria non sta nella lama, ma in tutti i ponti che abbiamo creato.

Questa è la promessa di radura, la collina che scaliamo, se solo osiamo.

È perché essere americani è più di un orgoglio che ereditiamo.

È il passato in cui entriamo e come lo ripariamo.

Abbiamo visto una forza che avrebbe distrutto la nostra nazione piuttosto che condividerla.

Distruggerebbe il nostro paese se significasse ritardare la democrazia.

Questo sforzo è quasi riuscito.

Ma mentre la democrazia può essere periodicamente ritardata,

non può mai essere definitivamente sconfitta.

In questa verità, in questa fede, ci fidiamo,

poiché mentre noi abbiamo gli occhi sul futuro, la storia ha i suoi occhi su di noi.

Questa è l'era della giusta redenzione.

Lo temevamo sin dall'inizio.

Non ci sentivamo preparati a essere gli eredi di un'ora così terrificante,

ma al suo interno abbiamo trovato il potere di scrivere un nuovo capitolo, di offrire speranza e risate a noi stessi.

Quindi, mentre una volta ci siamo chiesti: "Come potremmo eventualmente prevalere sulla catastrofe?", Ora affermiamo: "Come potrebbe la catastrofe prevalere su di noi?"

Non torneremo indietro a ciò che era, ma passeremo a ciò che sarà:

Un paese ferito ma intero, benevolo ma audace, feroce e libero.

Non verremo respinti o interrotti dall'intimidazione perché sappiamo che la nostra inerzia e inazione saranno l'eredità della prossima generazione.

I nostri errori diventano i loro fardelli.

Ma una cosa è certa:

Se uniamo la misericordia con il potere e il potere con il diritto, allora l'amore diventa la nostra eredità e il cambiamento, il diritto di nascita dei nostri figli.

Allora lasciamoci alle spalle un paese migliore di quello che ci è stato lasciato.

Con ogni respiro dal mio petto martellato di bronzo, innalzeremo questo mondo ferito in un mondo meraviglioso.

Risorgeremo dalle colline dorate dell'ovest.

Risorgeremo dal nord-est spazzato dal vento, dove i nostri antenati realizzarono per la prima volta la rivoluzione.

Sorgeremo dalle città circondate da laghi degli stati del Midwest.

Risorgeremo dal sud soleggiato.

Ricostruiremo, riconcilieremo e ci riprenderemo.

In ogni angolo conosciuto della nostra nazione, in ogni angolo chiamato il nostro paese,

la nostra gente, diversa e bella, emergerà, malconcia e bella.

Quando arriva il giorno, usciamo dall'ombra, ardenti e senza paura.

La nuova alba sboccia mentre la liberiamo.

Perché c'è sempre la luce,

se solo fossimo abbastanza coraggiosi da vederlo.

Se solo fossimo abbastanza coraggiosi da esserlo.

 

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Presidente

 E’ importante parlare anche dell’attualità e noi, come Azione Cattolica, ne dobbiamo parlare. In questo caso, i discorsi che si sono fatti si collegano alla necessità di prendersi cura gli uni degli altri.

Daniele

 Ci ha raccontato di un’esperienza che lo ha accompagnato per tanti anni, che è cominciata nel 2000. Quell’anno partecipò ad un pellegrinaggio, con una quarantina di giovani di varie associazioni, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana in Terra Santa. Non c’era solo la dimensione spirituale collegata con i luoghi santi, ma incontrarono anche molti componenti della società civile sia israeliana che palestinese.

 Andarono anche ad incontrare il leader palestinese Yasser Arafat (1929-2004), che in quei mesi era asserragliato nel suo quartier generale a Ramallah.

 Quel pellegrinaggio gli aprì gli occhi sulla situazione veramente complicata che c’era tra israeliani e palestinesi.

  Un po’ ingenuamente, prima di quel viaggio non riusciva a capacitarsi di come non si riuscisse a trovare una modalità di convivenza. Il conflitto c’era stato da sempre, era perpetuo.

 La cosa che lo colpì di più, e che gli sembrò irrisolvibile, era la situazione degli insediamenti di colonie ebraiche sui territori palestinesi. Di fatto erano quartieri grossi, quasi delle città, abitati da ebrei israeliani, che si barricavano per difendere le loro case.

  Se fossero andati via, dove sarebbero andati? Consideravano quelle zone casa loro.

  Dopo quel viaggio capì quella frase dell’enciclica Pacem in terris (1963 – papa Giovanni 23°) che dice “Non c’è pace senza giustizia; non c’è giustizia senza perdono”. Lì la chiave di volta era il perdono.

 Papa Francesco ci parla della cura. La giustizia da sola, se si vanno a pesare le cose in maniera precisa, razionale, non basta. Bisogna andare su un altro livello, che è quello del perdono, che è quello della cura.

  In quel pellegrinaggio i partecipanti furono invitati a fare qualcosa di concreto per la Terra Santa. Erano tutti ragazzi tra i venti e i trent’anni. Certo però erano lì in rappresentanza delle loro associazioni.

 Tornato, riferì al presidente del Centro Sportivo Italiano CSI di questo mandato che aveva ricevuto e di cui si sentiva responsabile.

 Quattro anni dopo, in maniera un po’ provvidenziale, si presentò l’occasione, nel 2004, quando come CSI e Opera Romana Pellegrinaggi fu promossa la prima maratona-pellegrinaggio in Terra Santa. Un evento particolarissimo, in cui si correva tra la città di Betlemme e quella di Gerusalemme, in gruppo con italiani, palestinesi ed ebrei. Si oltrepassava il muro che divide Gerusalemme da Betlemme. Contemporaneamente furono organizzati altri eventi sportivi e di incontro. L’iniziativa fu portata avanti per varie edizioni, fino a che fu possibile dal punto di vista organizzativo.

Daniele ci ha mostrato un breve video su quell’iniziativa.

 Non sempre la giustizia razionale basta, ha concluso bisogna provarle un po’ tutte, trovare paradigmi diversi.

 Carlo

 Ci racconta dell’esperienza di un viaggio in Libano con don Remo per l’Opera romana pellegrinaggi, durante il quale ebbe l’opportunità di incontrare il Corpo italiano di pace che era impegnato alla frontiera tra Libano e Israele, nel quadro di una missione di pace delle Nazioni Unite, per cercare di tenere separate le due realtà in potenziale conflitto, vale a dire gli israeliani e le milizie Hezbollah che fanno riferimento all’Iran.

  Lì ebbe modo di capire come si fa il peace keeping, l’azione di mantenimento della pace, come in concreto si riesce  a far fare pace a persone che litigano e a volte combattono in modo cruento. Gli italiani tradizionalmente riescono molto bene in questo lavoro, con una serie di azioni che spiegano come la pace può essere costruita anche mediante le forze armate. Il nostro contingente di pace era lì con tutte le autoblindo, i cannoni, le armi insomma, ma per una finalità di creazione della pace. E’ stata un’esperienza importante nel campo della pace.

 C’è poi un aspetto che riguarda tutti noi singolarmente. Qualche giorno prima in Azione Cattolica era stata presentata l’esperienza di Parole ostili

 

https://paroleostili.it/

 

un movimento che tenta di rompere la spirale dell’odio on line, cioè mediante quelle espressioni denigratorie, di bullismo e odio, che ormai circolano nelle reti sociali e nei mezzi di comunicazione di massa. Questa esperienza, generata fra l’altro da una ragazza che viene dall’Azione Cattolica,  Giusy,  ha stilato un decalogo della comunicazione non ostile, cioè di una comunicazione rispettosa di contrasto all’hate speech, vale dire alla parole di odio che circolano on line.

 Un’altra bella esperienza è quella che è stata creata dall’Università del Sacro Cuore che si chiama mediavox,

 

https://www.mediavox.network/

 

 

 che combatte l’odio online seguendo le indicazioni del Consiglio d’Europa attraverso tutta una serie di azioni. Loro dicono che non c’è un rimedio definitivo all’odio on line, ma sono possibili buone pratiche, può essere svolta un’attività di sensibilizzazione da fare che è preziosa.

Angela

 Ci fa ascoltare l’inno ebraico che gli ebrei cantano la sera quando inizia lo Shabat, Shalom aleichem.

 

Pace a voi, angeli "ministri", angeli dell'Altissimo,
del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli sia.
Venite in pace, angeli di pace, angeli dell'Altissimo,
del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli sia.
Beneditemi con la pace, angeli di pace, angeli dell'Altissimo,
del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli sia.
Andate in pace, angeli di pace, angeli dell'Altissimo,
del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli sia.

 

Manifesta una volontà di pace che difficilmente gli esseri umani riescono a realizzare, anche impegnandosi. Per questo il popolo ebraico chiama in aiuto gli angeli dell’Altissimo, del supremo Re dei Re, proprio perché portino la pace agli esseri umani e questa pace la presentino all’Altissimo.

 E’ un canto che è una preghiera.

Don Emanuele

 In questa riunione anche noi abbiamo favorito la cultura dell’incontro. E’ stata una arricchimento per tutti.

   In uno degli articoli di Avvenire del venerdì precedente l’incontro, si ricordava il raggiungimento di un accordo contro l’impiego delle armi nucleari, secondo l’auspicio anche di papa Francesco. Ora, dopo quel trattato, ha scritto Avvenire, viviamo in un mondo migliore. Naturalmente c’è ancora di un lungo cammino da fare. In molte diocesi, tra cui quella pugliese di Santa Maria di Leuca, si sono suonate le campane per la pace. Come ha detto papa Francesco, una volta suonavano per chiamare alla  guerra e ora suonano per la pace. Forse con questo grande pace potremo veramente progredire nella costruzione della pace.

Abbiamo concluso con la benedizione impartita da don Emanuele.

 

Resoconto di Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa  - Roma, Monte Sacro, Valli