Riprendiamo in mano Umanesimo integrale [1936]
di Jacques Maritain
Il libro Umanesimo integrale ebbe una
grandissima importanza nella formazione del movimento democratico cristiano che
progettò e collaborò a deliberare i fondamenti della nostra nuova democrazia
repubblicana, già durante la rovinosa caduta del regime fascista mussoliniano,
e dopo. Giovanni Battista Montini lo tradusse dal francese perché costituisse
il libro di testo dei giovani
della FUCI ed Movimento Laureati di
Azione Cattolica (oggi MEIC – Movimento ecclesiale di impegno culturale).
Al termine del Concilio Vaticano 2°, nel 1965, divenuto Papa con il nome di
Paolo 6°, consegnò a Maritain il Messaggio agli uomini di pensiero e di scienza.
Il testo sotto molti aspetti è superato, in
particolare nel progetto di una nuova cristianità, ma può senz’altro servire ancora nella formazione
alla politica dei cattolici, perché in molte altre parti non lo è, e
soprattutto è radicato nella dottrina tomista, che dal 1879, anno in cui fu
diffusa l’enciclica Dell’Eterno Padre – Aeternis patris, del papa Leone
13° [Il Figlio Unigenito dell’Eterno Padre,
che apparve in terra a portare salute e luce di divina sapienza al genere
umano, recò al mondo un beneficio grande e stupendo quando, sul punto di
risalire al cielo, ordinò agli Apostoli che "andando ammaestrassero tutte
le genti" (Mt 28,19), e lasciò la Chiesa, da Lui stesso fondata,
maestra universale e suprema dei popoli], ha costituito il veicolo di congiunzione tra la
teologia cattolica del Magistero e il pensiero politico della modernità, quindi
un mediatore culturale, in particolare tra il clero e i movimenti politici e
sociali che si sono prodotti nel corso del Novecento. Il grande pregio del tomismo,
la scuola di pensiero che riconosce come proprio maestro il domenicano Tommaso
D’Aquino (1225-1274), è nell’essere capace di distinguere Cielo e Terra, senza separarli.
Un pregio che invece è proprio del pensiero di
Maritain è che esso è saldamente radicato alla narrazione storica, cosa che
invece non si trova, in genere, nei documenti della dottrina sociale e nella
parte dei nostri catechismi che
riguardano l’azione sociale e politica. Di solito nella formazione di primo e secondo livello
dei cattolici italiani troviamo solo un po’ di storia sacra e, per il resto, una
mitologia costruita intorno al potere papale, tesa a indurre la convinzione,
storicamente infondata, che la Chiesa com’è oggi sia la stessa delle origini, addirittura di
quando ancora non si manifestava come Chiesa ma solo come gruppo di seguaci del
Maestro, nelle sue peregrinazioni In Galilea, Giudea e dintorni.
Vi
propongo alcuni passi, di Umanesimo Integrale [in commercio in traduzione italiana edito da Borla,
2009, €22.50], per la nostra riflessione sulla politica. Sono estratti dal
cap. 5 L’ideale storico di una nuova cristianità, Sezione 1° Il
pluralismo.
«Pensiamo che l’ideale storico di una nuova
cristianità, d’un nuovo regime temporale cristiano, pur fondandosi sugli stessi
principi (ma di applicazione analogica) di quello della cristianità medievale,
comporti una concezione profana cristiana e non sacrale cristiana del
temporale.
[…]
L’idea distinta del mondo sovrannaturale e
che sarebbe come la stella di questo nuovo umanesimo – non con la pretesa di
far cadere questa stella sulla terra, come se fosse qualcosa di questo mondo, e
potesse fondare quaggiù la comune vita degli uomini, ma perché la rifranga nell’ambiente terreno e peccatore del
sociale-temporale, e quella lo orienterebbe così dall’alto – non sarebbe più
l’idea del sacro impero che Dio
possiede su ogni cosa, ma piuttosto l’idea della santa libertà della
creatura che la grazia unisce a Dio.
[…]
Prima nota caratteristica: invece del
predominio del cammino verso l’unità, che ci è sembrato così tipico per il
medioevo – e dopo il quale è venuta, con una progressiva dispersione
spirituale, una concezione sempre più meccanica e quantitativa dell’unità
politica – si avrebbe un ritorno a una struttura organica implicante un certo
pluralismo, molto più spinti di quello del medioevo.
[…]
In opposizione alle varie concezioni
totalitarie dello Stato attualmente in voga [l’autore scrive negli anni ’30,
l’epoca dell’affermazione brutale dei fascismi europei e dello stalinismo in
Unione sovietica], si tratta qui del concetto d’una città pluralistica che
riunisce nella sua unità organica una diversità di gruppi e di strutture
sociali incarnanti libertà positive. “E’ ingiusto rimettere ad una maggiore
e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare. Ed
è questo un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine della società” [citazione
dall’enciclica Il Quarantennale – Quadragesimo anno, del papa Pio 11°,
che contiene la definizione del principio
di sussidiarietà ,che i cattolici democratici europei sono riusciti a
piantare tra i principi secondo i quali si è costruita l’unificazione europea e
oggi figura nella costituzione europea]. La società civile non è composta
solo di individui, ma di società particolari formati da questi; e una città
pluralistica riconosce a tali società particolari una autonomia profonda il più
possibile, e diversifica la propria struttura interna secondo le convenienze
tipiche alla loro natura [a questo pensiero si deve la formulazione dell’art.2
della nostra Costituzione, proposta da Giorgio La Pira nel corso dei lavori
della Costituente (1946-1947)].»
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli.