Giaccardi/Magatti, La
scommessa cattolica, Il Mulino, 2019 – scheda di lettura – 4
Gli autori mostrano consapevolezza che così
com’è la Chiesa cattolica non va, ma quanto alle soluzioni lasciano piuttosto a
desiderare.
Occorre che la nostra Chiesa capisca che cosa
ancora può dire all’umanità contemporanea, è il senso del libro. Ma di questa
umanità si dà un ritratto caricaturale e obsoleto, che riflette i pregiudizi
correnti tra i nostri vescovi e i teologi di riferimento del magistero. Questo
stupisce, perché gli autori sono sociologi.
Non si mostra di avere una visione realistica
delle società del nostro tempo, manca quasi del tutto una prospettiva storica.
Viene presentata una Chiesa che per due millenni sarebbe sempre stata la
stessa, si parla di un dialogo con le culture dei vari tempi che in realtà non
v’è stato, avendo invece prevalso il conflitto. Si parla, con riferimento al
Primo millennio, anacronisticamente, di una Chiesa
romana come di una realtà unitaria, quando in realtà a quei tempi era solo una delle Chiese cristiane e il centro del governo
religioso era a Costantinopoli intorno alla corte di un imperatore che era romano solo come riferimento ad una lunga storia, ma
in realtà greco. Non si mostra consapevolezza chiara di come le nostre Chiese
si affrancarono dall’originario contesto ebraico palestinese e come e perché
iniziarono a filosofare e a organizzarsi come piccoli regni seguendo le culture
ellenistica e latina.
Trattando del rapporto tra la Chiesa e la politica non si mostra consapevolezza del
fatto che il Papato romano, dall’Undicesimo secolo, volle costituirsi come impero religioso strumentalizzando il
sacro e federandosi con imperi e regni civili sacralizzandone il potere.
Non si tratta dei tremendi costi in vite umane che questo comportò, nel sistema
di polizia politica delle Inquisizioni,
nelle varie guerre di religione (le Crociate vanno considerate tali, nelle
conquiste stragiste europee in altri continenti, in particolare nelle Americhe.
E poi nel libro ci sono una serie di
sconcertanti luoghi comuni su modernità, Riforma, Illuminismo e tecnologia
avanzata, visti tutti in negativo, come espressione della follia dell’Io che
vuole diventare un dio, quando invece da quei processi scaturì la concezione di
persona come centro di diritti fondamentali inviolabili,
ora accolta anche dalle Chiese cristiane, ma storicamente a lungo da esse
negata. Non si ha consapevolezza dell’importanza di quei processi nel concepire
l’idea di una pace politica universale
e del fatto che le tecnologie hanno consentito un affrancamento di vaste
moltitudini dall’abbrutimento servile a cui erano state condannate da tempi
immemorabili, considerato a lungo dalla teologia cristiana una sorte non revocabile. Non si mostra consapevolezza che, come insegnato dal sociologo
Zygmunt Bauman, non viviamo della modernità,
ma nella post modernità, e pochi
veramente, ai nostri tempi, considerano
se stessi pari a dei, mentre prevale l’insicurezza psicologica alla quale le
tecnologie sociali e scientifiche cercano di porre rimedio, tuttavia bene
consapevoli dei propri limiti.
Nel libro non si mostra chiara consapevolezza
che il problema centrale nel rinnovamento ecclesiale, a cui spesso si accenna ma
che in genere viene rimandato, dovrebbe essere considerato innanzi tutto quello di porre rimedio alla dura
condizione di umiliazione del laicato all’interno della nostra Chiesa e, in
esso, delle donne, la cui perdurante emarginazione non trova giustificazione se
non nell’obsoleta sacralizzazione del maschio.
Quanto alle soluzioni proposte, esse sono
piuttosto vaghe. Convincente è il discorso che indica come via maestra il
recupero dell’antropologia evangelica, vale a dire di un modo di essere
umani derivato dal vangelo. Per il resto
non si affrontano le questioni centrali di un processo di riforma, in
particolare quelle di una ristrutturazione dei ministeri ecclesiali e dell’accentramento
feudale che caratterizza ancora la nostra Chiesa, cambiandolo in per fare spazio a laici e, tra essi, alle donne. Questa parte del libro mi appare
pervasa anche da un certo misticismo esoterico che non si capisce bene dove vada a
parare, ma il sospetto è che, in definitiva, si preferirebbe lasciare tutto
così com’è, solo cercando nuove motivazioni per mantenerlo così.
Ho trovato molto utile la bibliografia, che
comprende pochi titoli ma molto importanti: in lavoro di un gruppo di lettura
può rivelarsi preziosa.
Mario Ardigò - Azione
Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli