Scheda di lettura - ANNI Gioele, LANCELLOTTI Roberta (a cura
di), Serve ancora la politica - Dieci
interviste di protagonisti d’oggi - introduzione di Marco Damilano, Ave,
2020
1. L’introduzione di Marco Damilano
ricorda i convegni Riamare la politica,
tenuto a Pisa nel 1980, e sul futuro della politica, svolto a Mazzin di
Fassa nel 1981, del gruppo Rosa Bianca,
ai quali anch’io partecipai. Ero in FUCI e frequentavo, su indicazione di mio
zio Achille, il gruppo animato a Roma dal giornalista Paolo Giuntella. Lì fui
coinvolto nella costituzione della Rosa
Bianca, di cui Michele Nicoletti, una delle persone intervistate nel libro,
scrisse il Decalogo degli impegni
etici.
Le brigate
rosse nel ’78 avevano sequestrato e
assassinato Aldo Moro, mentre stava mediante un governo di solidarietà nazionale con
l’appoggio anche del PCI, e nel febbraio dell’80 Vittorio Bachelet, all’epoca
vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e, prima, Presidente
dell’Azione Cattolica al tempo della sua riorganizzazione per adeguarla ai
principi dell’apostolato dei laici deliberati durante il Concilio Vaticano 2°.
Damilano osserva che a quell’epoca la violenza del terrorismo colpì contro gli
uomini del dialogo e della mediazione.
Gli anni ’70 erano stati caratterizzati da
un’intensa partecipazione politica, nel decennio che seguì l’Occidente sembrò
fascinato dalle idee di benessere e di arricchimento personali veicolate dalle
politiche delle amministrazioni del presidente statunitense Ronald Reagan e dalla
prima ministra britannica Margaret Thatcher. Si pensò, allora, che la politica
non fosse la soluzione, ma il problema e ci si propose di agire fuori dalla politica, senza la politica, ma anche contro
la politica e i soggetti che
l’impersonavano: partiti, sindacati, associazioni.
Come mantenere viva la speranza di un
miglioramento sociale non solo individuale ma collettivo, mediante la politica?
Quello il tema del convegno di Pisa. Ricercare il senso di fare politica.
C’erano stati i partiti. Erano stati scuola di
democrazia. Anche le organizzazioni del laicato cattolico si muovevano nello
stesso modo. Per i cattolici si era trattato di una doppia scuola: per la vita
civile e per la Chiesa. Era stata la Repubblica dei partiti, come
l’aveva chiamata lo storico cattolici Pietro Scoppola. Si era pensato di
passare a una repubblica dei cittadini, in cui i partiti fossero
ricondotti al ruolo di strumento. Poi ci fu la crisi di rappresentanza, nella
fiducia, che si è rivelata malriposta, in una società di individui dediti al
proprio tornaconto ma in grado di trovare equilibri senza necessità di essere
governata, con una minima incidenza dei poteri di governo. La politica è
appunto, il governo della società. Ma, osserva, Damilano, non si ricuce il paese
senza politica. Viviamo così, scrive, nell’età dell’abbandono, ognuno
lasciato a sé.
Si è detto che la politica era ingerenza indebita nelle sfere private
delle persone e, per di più, a fini predatori: una cosa sporca, dunque, inutile
e addirittura controproducente. Meglio, allora, l’uomo forte al comando,
in grado di interpretare le esigenze del popolo, anche di quelli marginali. I
cittadini: comparse atomizzate e anonime, indifesi nella loro solitudine
esistenziale. Questa è l’antipolitica populista.
Con la pandemia da Covid 19 si è riscoperta l’utilità del governo, dello
Stato. Sono rispuntati corpi intermedi, associazioni, comitati e movimenti, che
erano stati calpestati ai tempi in cui i legami vennero spezzati. Ed è
rispuntata la domanda:serve ancora la politica?
Ci si è però accorti che, finito il
decennio delle scuole di
politica, negli anni ’80, si è rimasti senza idee, e i cattolici anche
senza casa. Ai tempi nostri si fanno ancora scuole, ma spesso solo solo
istituzioni per l’indottrinamento e il reclutamento di propagandisti e
funzionari in organizzazioni elettorali, non servono a formare alla
partecipazione democratica.
La casa, scrive Damilano, “era quell’insieme di riviste,
convegni, scuole, incontri, amicizie che facevano parte del bagaglio di
formazione di un giovane attratto dalla politica, e di un giovane cattolico in
particolare.
Un elemento comune nelle dieci interviste di cui è fatto il libro,
osserva Damilano, è la solitudine di chi fa politica, l’assenza di mondi di
riferimento.
Inoltre si oscilla tra il potere politico come
tentazione da respingere e il potere assoluto invocato come condizione per
governare. E nessuna scuola, fatta eccezione ad esempio per l’Azione cattolica
osservo io, insegna a gestire il potere in un modo che non sia narcisistico,
divisivo, strumentalizzante. Un’assenza che pesa,
Il consenso spesso è conquistato con metodi
manipolativi, con le stesse tecniche di psicologia applicata impiegata nella
pubblicità commerciale. Ma la democrazia, poiché si fonda sulla partecipazione,
è organizzata come un meccanismo di pesi e contrappesi, in modo da ostacolare
l’arbitrio.
In tempi difficili dalle popolazioni sale una richiesta di governo
nell’interesse pubblico, quindi propriamente di politica. Ma il Parlamento è
stato privato del suo ruolo. Le istituzioni vivono ancora una crisi di
sfiducia. Una sfida, in particolare per le giovani generazioni.
Per chi vuole fare politica da credente c’è una responsabilità in
più, data dal senso del limite determinato dalla coscienza, che è
insieme spazio di solitudine e di comunità e che quindi si custodisce, insieme,
nella libertà e nell’autonomia della singola persona e nel confronto con gli
altri.
Il Papa invoca una migliore politica, con la P
maiuscola, che miri al vero bene comune di un popolo, senza tentarlo
solleticandone gli istinti predatori, al modo dei fascismi e dei populismi. In
politica, scrive Damilano, non si può prescindere dal popolo. In conclusione
Damilano, per rendere l’idea del suo modo di intendere il senso dell’agire
politico popolare, cita Jacques Maritain: “Non significa che voglia vivere
fisicamente con un essere e allo stesso suo modo, e nemmeno che ami un essere
nel senso di volergli bene. Significa, invece, che lo amo nel senso di fare
unità con lui, di portare il suo peso, di vivere in convivenza morale con lui, di
sentire con lui e di soffrire con lui.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San
Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli.