Resoconto della
riunione di AcSanclemente! del
19DIC20 in Google Meet
Il 19 dicembre 2020 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet per discutere sui temi dell’enciclica
Fratelli tutti, di papa Francesco, in particolare sul quinto
capitolo, dedicato alla migliore politica.
Eravamo in 15. C’era
anche il nostro assistente ecclesiastico, don Emanuele. Ha partecipato anche
mio cugino Sergio, della parrocchia di Santa Maria della misericordia di
Bologna, economista, dirigente bancario. Nella sua parrocchia un gruppo sta confrontandosi
sull’enciclica in riunioni in videoconferenza. Pensiamo di approfittarne
proponendo di frequentare reciprocamente le riunioni di Roma e Bologna.
Ha introdotto Giulia,
ricordando che l’enciclica è dedicata alla fraternità
e all’amicizia sociale che si rivolge a tutti e che, quindi, ha una
dimensione universale. L’enciclica è
stata pubblicata in un tempo difficile, per l’ emergenza sanitaria della pandemia
da Covid19, nel quale si stanno diffondendo nuove forme di chiusura. L’enciclica,
invece, ci spinge ad andare verso gli altri. Nella scorsa riunione abbiamo
esaminato la parte dell’enciclica che prende spunto dalla parabola dei Buon Samaritano. Abbiamo proseguito con il capitolo quinto,
dedicato alla politica.
Giulia ha poi condiviso un video in cui papa Francesco parlava all’Azione
Cattolica, in occasione dei 150 anni dalla fondazione, esortando alla politica con la “P” maiuscola.
Discorso di papa Francesco. Sintesi.
L’appartenenza all’Azione cattolica deve
incarnarsi nella città, come è accaduto nei passati 150 anni. Bisogna sentire
forte la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del
mondo, attraverso il servizio della carità, anche mediante l’impegno politico. “Mettetevi
in politica!” ci ha esortato il Papa, “Ma, per favore, nella grande politica!
Nella politica con la ‘P’ maiuscola. Attraverso anche la passione educativa e
la partecipazione al confronto culturale. Allargate il vostro cuore per
allargare il cuore delle vostre parrocchie! Siate viandanti della fede! Per
incontrare tutti, per accogliere tutti, per ascoltare tutti, abbracciare tutti”. Il Papa
ha continuato dicendo che ogni vita è amata dal Signore e che ogni volto ci
mostra il volto di Cristo, specialmente quello del povero, di chi è ferito
dalla vita, di chi si sente abbandonato, di chi fugge dalla morte e cerca
riparo tra le nostre case, nelle nostre città. Nessuno può sentirsi esonerato
dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale.
Ho poi presentato
brevemente il 5° capitolo dell’enciclica
Mario. Sintesi.
La proposta politica contenuta nell’enciclica Fratelli tutti, i di papa Francesco, pubblicata il 3-10-20, è veramente
nuova, rispetto alla dottrina sociale tra il 1891 (enciclica Le novità di papa Leone 13°)
e il 2009 (enciclica Carità nella verità di papa Benedetto
16°).
Il documento non
appare essere frutto di un lavoro collettivo di un gruppo di specialisti in
varie discipline, come la precedente enciclica Laudato si’ pubblicata sotto l’autorità dello stesso Papa, del
2015.
Appare legata ad una concezione della politica maturata
nell’esperienza dell’America Latina, in particolare nella teologia sviluppata
nei lavori della Consiglio Episcopale
Latino-americana. Deriva
dall’esperienza culturale del sub-continente dell’America meridionale,
caratterizzato da molte differenza ma anche da una forte convergenza culturale
determinato dal fatto di essere stato assimilato da due culture di base, quella
ispanica e quella portoghese, molto vicine tra loro, anche geograficamente in Europa,
confinate nella penisola iberica.
Al centro della proposta politica dell’enciclica vi è la categoria (così definita nel documento)
di popolo. Non in senso etnico, né
storico, né mistico, ma mitico. Non vengono date ulteriori
spiegazioni sul punto, che probabilmente nella realtà sociale latino-americano
non sono necessarie. Si precisa solo che è una realtà viva, dinamica, aperta, capace di includere le differenze.
Il popolo tenderebbe
al bene per virtù propria di fraternità, ma è vessato dalle concezioni liberali
e dal consumismo che tendono a disgregarlo, sviandolo nell’individualismo. Però
da esso emergono movimenti capaci di essere seminatori di cambiamento: aggregano disoccupati,
lavoratori precari e informali e tanti altri che non rientrano facilmente nei
canali già stabiliti; quindi i settori periferici della società. Indicano la
via della riforma. Dovrebbero incontrarsi e coordinarsi per contare di più in
società.
La cultura liberale e consumistica spinge
all’individualismo e quindi alla disgregazione del popolo. Secondo il Papa questo
è all’origine del male sociale contemporaneo, in particolare della tecnocrazia che ha assoggettato il popolo.
Si è persona solo in quanto popolo. Ognuno è
pienamente persona, si legge nell’enciclica, quando appartiene a un popolo, e
al tempo stesso non c’è vero popolo senza rispetto per il volto di ogni
persona. Popolo e persona sono dunque termini correlativi. Disgregando il
popolo ne risente quindi la dignità
della persona umana.
Il popolo saprebbe anche per virtù propria
riconoscere la verità, vale a dire i principi fondamentali che non mutano nello
sviluppo storico, la base per il dialogo sociale, la pace, il progresso. Nel
dialogo saprebbe distinguerli dalle manipolazioni. Nel dialogo possono conciliarsi
convenienza sociale, consenso e verità obiettiva. L’importante è rinunciare ad
un’idea monolitica di verità. Bisogna attivare processi di incontro in cui essere
anche capaci di rinunciare a qualcosa per ottenere l’accordo. Si legge
nell’enciclica:
Specialmente chi ha la responsabilità di
governare, è chiamato a rinunce che rendano possibile l’incontro, e cerca la
convergenza almeno su alcuni temi. Sa ascoltare il punto di vista dell’altro
consentendo che tutti abbiano un loro spazio. Con rinunce e pazienza un
governante può favorire la creazione di quel bel poliedro dove tutti trovano un
posto.
Il Papa indica la via
della gentilezza in quelle relazioni umane:
E’ possibile ancora
esercitare la gentilezza: San Paolo ne parla come di un frutto dello Spirito
Santo. Significa aiutare gli altri perché la loro esistenza sia più
sopportabile. È liberazione dalla crudeltà delle relazioni umane.
Si legge anche
Quando ci si riunisce per] dare vita a processi
sociali di fraternità e di giustizia per tutti si entra nel campo della più
vasta carità, della carità politica, una vocazione altissima, una delle forme
più preziose della carità, perché cerca il bene comune.
Occorre operare sapientemente, perché bisogna
essere efficaci, facendo anche ricorso con intelligenza alle scienze e alla
tecnologia.
È un atto di carità indispensabile anche l’impegno finalizzato ad organizzare e
strutturare la società in modo che il prossimo non abbia a trovarsi nella
miseria. È carità stare vicino a una persona che soffre, ed è pure carità
tutto ciò che si fa, anche senza avere un contatto diretto con quella persona,
per modificare le condizioni sociali che provocano la sua sofferenza.
Anche nella prima
dottrina sociale si avvertiva la contrapposizione tra popolo e liberalismo. La Chiesa, all’epoca, volle
schierarsi in difesa del primo. Ma quel popolo era il popolo-gregge unificato dal
far riferimento ad un Buon Pastore.
Nella visione dell’enciclica, esso è popolo
per virtù propria.
Come già presentando
i primi quattro capitoli dell’enciclica, nella precedente riunione su di essa, ho ricordato che nel documento la democrazia, nell’enciclica il cui cuore è la migliore politica, è citata solo
quattro volte, e sempre per segnalarne lo svuotamento, la perdita di senso, la
manipolazione, il suo puro formalismo e nominalismo.
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Beatrice è intervenuta sottolineando due punti dell’enciclica che le
sono piaciuti.
Uno è la critica del
liberismo economico, in particolare nel paragrafo 168:
168. Il mercato da solo non risolve tutto, benché a
volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si tratta di un
pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a
qualunque sfida si presenti. Il neoliberismo riproduce sé stesso tale e quale,
ricorrendo alla magica teoria del “traboccamento” o del “gocciolamento” – senza
nominarla – come unica via per risolvere i problemi sociali. Non ci si accorge
che il presunto traboccamento non risolve l’inequità, la quale è fonte di nuove
forme di violenza che minacciano il tessuto sociale. Da una parte è
indispensabile una politica economica attiva, orientata a «promuovere
un’economia che favorisca la diversificazione produttiva e la creatività
imprenditoriale», perché sia possibile aumentare i posti di lavoro
invece di ridurli. La speculazione finanziaria con il guadagno facile come
scopo fondamentale continua a fare strage. D’altra parte, «senza forme interne
di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare
la propria funzione economica.Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare». La fine della storia non è stata tale, e
le ricette dogmatiche della teoria economica imperante hanno dimostrato di non
essere infallibili. La fragilità dei sistemi mondiali di fronte alla pandemia
ha evidenziato che non tutto si risolve con la libertà di mercato e che, oltre
a riabilitare una politica sana non sottomessa al dettato della finanza,
«dobbiamo rimettere la dignità umana al centro e su quel pilastro vanno
costruite le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno».
Il Papa critica la buona novella del liberismo economico,
secondo la quale il mercato da solo sarebbe in grado di risolvere tutto, per
cui lasciando il mercato libero tutta l’umanità andrebbe incontro ad un
progressivo benessere, che traboccherebbe
o sgocciolerebbe verso le fasce
più svantaggiate della popolazione. La realtà ha dimostrato la falsità di
questa tesi. Si sono avute diseguaglianze ingiuste, inequità, che poi hanno suscitato anche violenze.
Il mercato non si
autoregola. Se si autoregolasse non avremmo avuto mascherine vendute a duecento
euro nella prima fase critica del lockdown nella pandemia!
E’ apprezzabile la
proposta di rafforzare le Nazioni Unite. Non per farne un impero mondiale. Le
Nazioni Unite hanno portato a un lungo periodo di pace, ma spesso sono state
ostaggio dei membri permanenti nel Consiglio di sicurezza con diritto di veto,
che hanno bloccato risoluzioni utili per portare la pace. E’ effettivamente
necessaria una riforma delle Nazioni Unite.
Carlo
ha osservato che il Papa si rivolge direttamente ai politici, alle persone dei
politici, dando una definizione non astratta, teorica, ma praticissima, del
lavoro del politico, nel paragrafo 186:
186. C’è un cosiddetto amore “elicito”, vale a dire gli atti che procedono direttamente dalla
virtù della carità, diretti a persone e a popoli. C’è poi un amore “imperato”: quegli atti della carità che spingono a creare istituzioni
più sane, ordinamenti più giusti, strutture più solidali. Ne
consegue che è «un atto di carità altrettanto indispensabile l’impegno
finalizzato ad organizzare e strutturare la società in modo che il prossimo non
abbia a trovarsi nella miseria». È carità
stare vicino a una persona che soffre, ed è pure carità tutto ciò che si fa,
anche senza avere un contatto diretto con quella persona, per modificare le
condizioni sociali che provocano la sua sofferenza. Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume – e questo è
squisita carità –, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è
carità. Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per
lui un posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita
la sua azione politica.
Di questo
insegnamento si tirano le somme nel paragrafo 197:
197. Vista in questo modo, la politica è più nobile
dell’apparire, del marketing, di varie forme di maquillage mediatico. Tutto ciò non semina altro che divisione,
inimicizia e uno scetticismo desolante incapace di appellarsi a un progetto
comune. Pensando al futuro, in certi giorni le domande devono essere: “A che
scopo? Verso dove sto puntando realmente?”. Perché, dopo alcuni anni,
riflettendo sul proprio passato, la domanda non sarà: “Quanti mi hanno
approvato, quanti mi hanno votato, quanti hanno avuto un’immagine positiva di
me?”. Le domande, forse dolorose, saranno: “Quanto amore ho messo nel mio
lavoro? In che cosa ho fatto progredire il popolo? Che impronta ho lasciato
nella vita della società? Quali legami reali ho costruito? Quali forze positive
ho liberato? Quanta pace sociale ho seminato? Che cosa ho prodotto nel posto
che mi è stato affidato?”.
Un vero e proprio
esame di coscienza per chi fa politica. Però sono poche le iniziative della
comunità cristiana per i politici. Converrebbe pensare a qualcosa di
concreto per i politici, per tutti i politici, non solo quelli
che si richiamano alla dottrina sociale della Chiesa.
Anni fa c’era un’associazione
denominata “della carità poltica”,
fra diplomatici, i quali si riunivano per capire come il pensiero
cristiano sociale potesse innervare le
relazioni diplomatiche internazionali.
Quello che una volta
si chiamava il pontificio Consiglio Iustitia
et pax una volta riunì i cappellani
parlamentari per discutere di pastorale rivolta ai politici.
Carlo ha ricordato
che, parlando con alcuni parlamentari che provenivano dall’Azione cattolica,
gli fu detto che essi si sentivano abbandonati dal punto di vista spirituale,
in perfetta solitudine, senza alcun sostegno dal reticolo ecclesiale che li
aveva appoggiati.
Ci sono incontri tra
politici e amministratori tra enti locali, ma potrebbe essere ampliata per
farne una espressione di tutto il mondo cattolico.
Gloriana.
Ha confermato che gli incontri tra politici e
amministratori di cui ha parlato Carlo sono stati accolti con un grande
entusiasmo. Si vuole ora organizzarli anche nelle singole Regioni, coinvolgendo
le Diocesi. anche se la pandemia ha per
ora ostacolato questo programma.
I politici sentono il
bisogno di un sostegno spirituale.
Sergio.
Al par. 158 dell’enciclica il Papa sottolinea che la categoria
di popolo, che è centrale in questo
capitolo, non è una categoria angelicata.
158. Esiste infatti un malinteso. «Popolo non è una
categoria logica, né è una categoria mistica, se la intendiamo nel senso che
tutto quello che fa il popolo sia buono, o nel senso che il popolo sia una
categoria angelicata. Ma no! È una categoria mitica […] Quando spieghi che
cos’è un popolo usi categorie logiche perché lo devi spiegare: ci vogliono,
certo. Ma non spieghi così il senso dell’appartenenza al popolo. La parola
popolo ha qualcosa di più che non può essere spiegato in maniera logica. Essere
parte del popolo è far parte di un’identità comune fatta di legami sociali e
culturali. E questa non è una cosa automatica, anzi: è un processo lento, difficile…
verso un progetto comune».
Il popolo non ha sempre ragione.
Come la cattiva moneta caccia la buona
moneta, la cattiva politica caccia la buona politica. Purtroppo è più comodo
fare cattiva politica.
La categoria di popolo viene osteggiata, dai
neo-liberisti. E’ vero. Però essere popolo non è uno status che si raggiunge
sempre e non tutti i popoli sono uguali. Il vero popolo è quello che riesce a
includere, che riesce a dare possibilità a tutti, al meglio. E questo non è
qualcosa che si raggiunga e si mantenga per sempre.
E’ vero: il successo delle politiche liberali
e del meccanismo di mercato è sotto gli occhi di tutti. E’ un successo
terribile perché si basa su una grossa ingiustizia. Vi sono sette miliardi e
mezzo di persone sulla terra: sei mangiano, uno e mezzo non mangia abbastanza.
E questo è impressionante.
E’ anche vero che non esiste ancora un
sistema che possa sostituirlo. Questa è una grossa responsabilità, che abbiamo
tutti noi. Si fanno molti sforzi per una diversa economia, ma c’è ancora molto
da fare, rispetto all’elaborazione solida, strutturata, che in circa tre secoli
hanno prodotto economisti liberali. Se si vuole competere con l’economia
liberista, occorre essere un pochino più attrezzati. Questo dipende tutto da noi.
Angela.
Il Papa non è solo nel
mondo.
Angela ha ricordato l’agenda 2030 delle
Nazioni Unite, che si propone l’abolizione della povertà e della fame. Non si tratta più
di lottare contro la povertà, ma di fare in modo che i poveri non ci siano più.
E questo per dare una nuova dignità all’umanità. Deve essere eliminato lo squilibrio tra il
Nord e il Sud del mondo. Il 20% dell’umanità che vive prevalentemente nel Nord
del mondo utilizza l’80% delle risorse mondiali. E’ importante il richiamo del
Papa a una politica espressa da un
popolo che condivide quegli obiettivi e valori.
Le organizzazioni internazionali servono e
prefigurano un nuovo modello di umanità.
Ha proposto, sul tema dell’indifferenza alla
politica, un video con un discorso
tenuto dal giurista Piero Calamandrei, nel 1955, a studenti universitari
milanesi.
Sintesi
del discorso di Calamandrei.
La Costituzione non è una macchina che una
volta messa in moto va via da sola. La Costituzione è un pezzo di carta, non si
muove. Perché si muova, occorre ogni giorno metterci dentro il combustibile.
Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste
promesse, la propria responsabilità.
Per questo una delle offese che si fa alla
Costituzione è l’indifferenza alla politica. Un po’ una malattia dei giovani. L’indifferentismo.
“La politica
è una brutta cosa. Che me ne importa della politica?”: io, quando sento fare
questo discorso, ricordo sempre quella vecchia storiellina, che qualcuno di voi
conoscerà. Di quei due migranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un
piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva. L’altro stava
sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca, con delle onde altissime;
il piroscafo oscillava. Allora questo contadino,
impaurito, domanda a un marinaio: “Siamo
in pericolo?”. Quello dice: “Se
continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda”. Allora il contadino corre nella stiva, a
svegliare il compagno, e gli dice “Se
continua questo mare, il bastimento affonda!”. E quell’altro risponde: “Che
me ne importa? Non è mica mio!”. Questo è l’indifferentismo alla politica!
La libertà c’è: è così bello, è così comodo! Si vive in
regime di libertà. Si altre cose da fare che interessarsi di politica. Ci sono
tante altre cose belle da vedere, da godere, piuttosto che occuparsi di
politica. Questa politica non è una piacevole cosa! Però la libertà è come l’aria:
ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel
senso di asfissia, che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni.
E che auguro a voi giovani di non sentire mai. Vi auguro di non trovarvi mai a
sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare,
voi, le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai.
Ricordandovi che ogni giorno sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio
contributo alla vita politica.
Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito,
la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il
senso civico, la coscienza civica, rendersi conto, e questa è una delle gioie
della vita, che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo
parti di un tutto.
Ritorna nel discorso di Calamandrei il discorso della buona politica che non è
indifferenza, ma è impegno, partecipazione, condivisione dell’impegno con gli
altri, per la costruzione di un mondo in cui l’iniquità cessi o comunque
diminuisca. Non si può pensare di essere cittadini senza impegnarsi nella buona
politica.
Daniele
Il suo intervento si basa sull’esperienza fatta
quale candidato alle elezioni regionali.
Il Papa insiste sulla richiesta di impegno
politico.
Però poi chi ce la fa viene abbandonato a se
stesso, come è stato detto.
Ma c’è un problema a monte. Spesso ci si
limita a fare prediche sulla politica per dire che occorre impegnarsi in
politica, ma questo non basta. Il mondo cattolico ha tante idee, ha una
visione. Ma in politica la visione non basta. In politica serve il consenso,
servono i voti. Una cosa molto concreta.
Occorre metodo e organizzazione per avere quel
consenso elettorale. Altrimenti non si riuscirà mai a contare in politica.
I nostri pastori dovrebbero superare la
sindrome della neutralità. La neutralità non esiste. Bisogna sapersi schierare,
pubblicamente. La politica chiede di schierarsi.
Nel passato schierarsi ha provocato anche
conseguenze non positive, ma è ora di chiudere con il passato, quello della
Democrazia Cristiana, e aprire una nuova stagione in cui non ci si limiti solo
a parlare di contenuti. Il rischio è quello di bruciare intere generazioni che
si affacciano all’impegno politico. Bisogna cominciare a muoversi, a livello
locale, in maniera un po’ più organizzata.
Elisa
Se si sogna da soli, rimane un sogno; se sogniamo
tutti insieme è la realtà che si mette in movimento. Secondo me questo è uno dei
messaggi del Papa: svegliare il popolo, oltre ai politici. Il politico, come ha
detto Daniele, senza chi lo sostiene non conta niente. In realtà chi conta
siamo noi, che dovremmo combattere per fare le cose più giuste. Ora la pandemia
ci ha dato un’occasione. La coglieremo? Speriamo di sì. Il Signore ci aiuterà.
Don
Emanuele
Bisognerebbe recuperare il motto di don Milani
I care - mi interessa - me ne
prendo cura. Il contrario del motto fascista me ne frego.
A volta la
politica è troppo astratta. Bisogna andare al nocciolo delle situazioni,
ricordandosi dell’importanza della carità e della tenerezza.
E’ facile, nei confronti della politica,
lamentarsi e giudicare. Bisogna comprendere la complessità dei problemi
politici e mettersi al servizio di tutti. La formazione è importante per tutti.
Gli intellettuali devono fare la loro parte.
Bisogna che, dal basso, si acquisisca la
capacità di ragionare in termini di bene comune. Tenendo in conto la giustizia
e il problema della povertà. E, così facendo, realizzare quel sogno della pace
che non è solo della Chiesa, ma è di
tutte le persone di buona volontà. E’ un impegno di tutti, anche dei preti,
anche se non si schiereranno mai nelle competizioni politiche.
Le riunioni in Google
Meet proseguiranno a gennaio, il 16 e il
30 con il dialogo sulla tappa Sfiorare del percorso formativo dell’Azione Cattolica “Da corpo a corpo” e il 23 proseguendo
la riflessione comune sui temi dell’enciclica Fratelli tutti, in particolare
sul capitolo 6 dedicato al dialogo e all’amicizia sociale.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in san
Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli