Omelia pronunciata il 24 Dicembre 2020, durante la Messa
nella Notte di Natale, dall’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini
[trascrizione di Mario Ardigò - Ac San
Clemente papa - Roma, da fonoregistrazione pubblicata su YouTube]
Nota: la Messa della Notte di Natale 2020 si
svolse in un periodo di lockdown, di
confinamento sociale con divieto di assembramenti e limitazioni agli
spostamenti, prescritto dal governo per la prevenzione del contagio dal virus
SARS-COV-2 e della malattia da esso causata, Covid 19. Quel giorno Milano fu zona rossa, quella con la massima
intensità delle limitazioni.
Certo, la Notte di Natale è la notte dei buoni sentimenti, la notte dei
ricordi d’infanzia, delle tradizioni del paese, la notte dei doni, delle
sorprese.
Ma le letture scelte dalla liturgia per questa celebrazione incoraggiano
a intendere la notte di questo Natale, di questo anno, come la notte delle domande intelligenti.
E’ infatti possibile
porre domande intelligenti.
Ci sono domande utili. Sono utili per sapere quanto costa, dove si compra,
che cosa si può fare e che cosa non si può fare, dove si deve andare - in casa
di questo o a quell’evento. Sono
domande concrete che cercano soluzioni utilizzabili
e che spesso squalificano le domande
intelligenti come divagazioni astratte, come argomenti per gente che ha tempo
da perdere.
E ci sono anche le domande della curiosità, che si interessano a
risposte che non servono a niente, ma che danno la possibilità di occupare il
tempo con le chiacchiere, e così per evitare che ci sia tempo per le domande
intelligenti.
E ci sono anche le domande aggressive, che non cercano risposte, ma
piuttosto intendo ferire, insultare, contrastare, e non ammettono le domande
intelligenti perché non sopportano di rendere ragionevole la loro aggressività.
Ci sono quindi tante domande. Però, si possono porre anche domande intelligenti.
Una domanda intelligente riguarda il mondo e la sua situazione. La
domanda si può formulare in tanti modi. Ad esempio ci si può domandare: “Questo mondo è un mondo di tenebra o un mondo di luce?”. “Questa nostra vita è
un bene o è un male?”.
Le parole del Prologo del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato
offrono la risposta.
Scrive il Prologo:
«Veniva nel mondo la
luce vera,
quella che illumina
ogni uomo,
venne tra i suoi e i
suoi non lo hanno accolto,
a quanti però lo hanno
accolto
ha dato potere di
diventare figli di Dio.
E noi contempliamo la
sua gloria.»
Dunque la risposta alla domanda intelligente
sul mondo è che il mondo è il luogo della
libertà, che le tenebre e la luce non sono due destini, due condizioni che
si impongono, ma sono due possibilità offerte alla libertà. Se decidi di
accogliere la luce vera, quella che illumina ogni uomo, allora potrai vedere il
mondo nella luce e contemplare nella storia la gloria del Verbo incarnato: “Noi abbiamo visto la sua gloria”: cioè,
la gloria e la luce
del Verbo non sono spettacoli che si impongono, ma possibilità che si offrono,
o piuttosto inviti rivolti
come vocazioni, grazie offerte come dono a cui si può rispondere.
E’ però anche possibile respingere la luce e
preferire le tenebre alla luce. Ma coloro che accolgono la luce, vedono la
gloria di Dio. Vedono, cioè, in un modo
che non è l’osservazione esterna di un fatto o di un oggetto, ma è partecipazione alla sua gloria. Coloro che accolgono la luce
diventano luce. Ecco la rivelazione della Notte di Natale, che risponde alla
domanda intelligente sulla bontà o malvagità del mondo. Non è un destino, non è una cosa da vedere, è una scelta che apre gli occhi e permette di diventare luce vedendo la
luce.
E un’altra domanda intelligente riguarda il
tempo. Si può formularla così per esempio: “Che
senso ha il trascorrere del tempo? E’ una successione insensata? E’ una durata
indefinita che consuma la vita e le cose e che spinge irresistibilmente verso
la fine, verso la morte? Che senso ha il tempo?”.
E le parole di Paolo offrono un risposta alla
domanda intelligente. Il tempo è il modo che Dio usa per condividere con gli
uomini e con le donne il suo desiderio di salvare tutti. Si può dire che c’è un
disegno che dà un senso al tempo: “E
quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio”. Il tempo
giunge alla sua pienezza nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Nel
trascorrere del tempo si compie quell’evento che segna un punto di arrivo di
una storia di attesa e un punto di partenza di una storia di libertà e di
compimento delle promesse. Prima e dopo
Cristo si chiamano gli anni del
calendario del Cristiani. Per dire che tutto il tempo è orientato al suo centro
e che la durata rende possibile il cammino, rende possibile il darsi dei giorni
per offrire occasioni che orientino la
vita. La domanda intelligente sul tempo ha dunque risposta in questo evento
dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Il tempo è orientato ad accogliere l’Eterno.
Il tempo ha un senso perché diventa lo spazio, il modo, il luogo con cui Dio
entra nella nostra storia. Non siamo destinati a diventare vecchi e a morire, ma
a incontrare Gesù, e a vivere e a
incontrarlo nel nostro tempo, celebrarlo in questo memoriale della sua Pasqua
che ha redento il tempo.
E poi c’è la domanda intelligente che riguarda
il senso della mia vita: “Chi sono io?
Che cosa valgo? Dove vado a finire?”. Alla domanda intelligente risponde nella Notte
di Natale il commento di Paolo. La risposta di Paolo è la rivelazione offerta dal Mistero dell’Incarnazione,
è questa: “Io sono figlio di Dio”. «Che voi siete figli» scrive Paolo «lo prova il fatto che Dio mandò nei nostro
cuori lo spirito del suo Figlio il quale grida “Abba!”, “Padre!”». E il
Vangelo di Giovanni rivela il frutto della fede che accoglie la luce: «A quanti lo hanno accolto ha dato potere di
diventare figli di Dio». “Sono figlio”,
ecco chi sono. E dunque posso avere confidenza con Dio, come Gesù, e chiamarlo “Padre!”. E posso avere speranza nella
potenza di Dio che vuole salvarmi, come ha liberato dalla morte Gesù, il suo
Unigenito. E posso avere la grazia di vivere come Gesù.
Forse la Notte di Natale sembra vivere le
domande intelligenti come un disturbo, come inopportune, perché altri
sentimenti, altri pensieri, altre immagini ci vengono raccomandate e imposte. Perciò,
perché farci domande? Perché cercare delle risposte? Cerchiamo di godere dei
buoni sentimenti, delle buone occasioni per provare soddisfazione a nostri
desideri. Forse dunque queste lettura della celebrazione sembrano un po’
inopportune. Ma forse in quest’anno, in questa situazione in cui tante
manifestazioni esteriori sono mortificate o abolite, tanti incontri sono
impossibili, forse, in un Natale come questo, potremmo lasciare spazio alle
domande intelligenti e cercare nelle letture che sono state proclamate quelle
risposte che orientano la vita, che ci chiamano a prendere posizione, che
provocano la nostra libertà.
E dunque, alla domanda su come va il mondo
noi dovremmo rispondere: “Il mondo è il
luogo della libertà, in cui si può scegliere che risplenda la luce”. E se
chiediamo dove va a finire il tempo, si può rispondere che il tempo si
compie, nel mistero di Gesù. E se ci
chiediamo “Chi sono io?” e “Che cosa sono al mondo a fare?”, io
sono figlio di Dio e sono al mondo per realizzare il disegno di
Dio, che mi vuole salvo e mi chiama a partecipare della sua gioia.