Oggi pomeriggio, alle ore 16:45: incontro in Google Meet sui temi dell'enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. In particolare sul capitolo 5, dedicato alla migliore politica.
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mario.ardigo@acsanclemente.net
Fratelli tutti
Enciclica
3-10-20
Papa Francesco
Sintesi - 2° parte – capitolo 5° sulla politica
Preghiera cristiana ecumenica
Dio nostro, Trinità d’amore,
dalla potente comunione della tua intimità divina
effondi in mezzo a noi il fiume dell’amore fraterno.
Donaci l’amore che traspariva nei gesti di Gesù,
nella sua famiglia di Nazaret e nella prima comunità cristiana.
Concedi a noi cristiani di vivere il
Vangelo
e di riconoscere Cristo in ogni essere umano,
per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati
e dei dimenticati di questo mondo
e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi.
Vieni, Spirito Santo! Mostraci la tua
bellezza
riflessa in tutti i popoli della terra,
per scoprire che tutti sono importanti,
che tutti sono necessari, che sono volti differenti
della stessa umanità amata da Dio. Amen.
Capitolo 5 ° - La migliore politica - Sintesi breve
1. La politica oggi spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un
mondo diverso.
L’idea di popolo deve essere aperta,
viva e dinamica, non legata all’interesse
immediato di garantirsi voti o appoggio.
E’ importante consentire a tutti una vita degna mediante il lavoro,
dimensione irrinunciabile della vita: questo richiede trasformazioni del sistema
economico. Sono necessarie
l’organizzazione sociale, la scienza e le istituzioni della società civile.
La carità
riunisce la dimensione popolare e quella istituzionale, dal momento che implica
un cammino efficace di trasformazione della storia che esige di incorporare
tutto. Non c’è di fatto vita privata se non è protetta da un ordine pubblico nel
contesto di uno stato di tranquillità fondato sulla legge e sulla forza e con
la condizione di un minimo di benessere assicurato dalla divisione del lavoro,
dagli scambi commerciali, dalla giustizia sociale e dalla cittadinanza
politica.
C’è necessità di una narrativa comune, popolare.
Ci sono visioni liberali che ignorano la fragilità umana e immaginano un mondo
che, benché pervaso dall’egoismo, sia capace di per sé stesso di assicurare il
futuro e la soluzione di tutti i problemi.
Si anche hanno ideologie di sinistra o
dottrine sociali unite ad abitudini individualistiche e procedimenti inefficaci
che arrivano solo a pochi.
E’
necessario far crescere non solo una spiritualità della fraternità ma nello
stesso tempo un’organizzazione mondiale più efficiente. Non c’è una sola via
d’uscita possibile, un’unica metodologia accettabile, una ricetta economica che
possa essere applicata ugualmente per tutti: anche la scienza più rigorosa
[può] proporre percorsi differenti.
La propaganda
politica, i media e i costruttori di opinione pubblica
insistono nel fomentare una cultura individualistica e ingenua davanti agli
interessi economici senza regole [che finisce per spingere la società nelle
mani] di quelli che hanno già troppo potere. La questione è la fragilità umana,
la tendenza umana costante all’egoismo. Esiste da che l’uomo, però è possibile
dominarla con l’aiuto di Dio.
2. Il mercato da
solo non risolve tutto. Le dinamiche di mercato, lasciate a se stesse, non fanno sgocciolare
a chi sta peggio abbastanza
ricchezza per risolvere l’inequità sociale. E’ necessaria una politica economica
attiva. Senza forme interne di
solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la
propria funzione economica. Occorre
riabilitare una politica sana non sottomessa al dettato della finanza, e rimettere
la dignità umana al centro.
I movimenti popolari, che aggregano
disoccupati, lavoratori precari e informali e tanti altri che non rientrano
facilmente nei canali già stabiliti e che
danno vita a varie forme di economia popolare e di produzione
comunitaria, devono confluire,
coordinarsi, incontrarsi, animare le
strutture di governo locali, nazionali.. Devono essere seminatori di cambiamento. Senza di loro la democrazia si
atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va
disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la
dignità, nella costruzione del suo destino.
Dare a ciascuno il suo, secondo la definizione
classica di giustizia, significa che nessun individuo o gruppo umano si può
considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle
altre persone singole o dei gruppi sociali. La distribuzione di fatto del
potere – politico, economico, militare, tecnologico e così via – tra una
pluralità di soggetti e la creazione di un sistema giuridico di
regolamentazione delle rivendicazioni e degli interessi, realizza la
limitazione del potere.
Il declino del
potere degli Stati nazionali e esige autorità regolatrici internazionali designate
in maniera imparziale mediante accordi tra i governi nazionali e dotate del
potere di sanzionare. E’ necessaria una riforma dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite e dell’architettura economica e finanziaria internazionale, in
modo da evitare la tentazione di fare appello al diritto della forza piuttosto
che alla forza del diritto. Vanno favoriti
gli accordi multilaterali tra gli Stati, perché garantiscono meglio degli
accordi bilaterali la cura di un bene comune realmente universale e la tutela
degli Stati più deboli.
Tante
aggregazioni e organizzazioni della società civile aiutano a compensare le
debolezze della Comunità internazionale: sono un’espressione concreta il principio di sussidiarietà, che garantisce
la partecipazione e l’azione delle comunità e organizzazioni di livello minore,
le quali integrano in modo complementare l’azione dello Stato.
Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni
siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli. Questo
si fa sfruttando con intelligenza le grandi risorse dello sviluppo tecnologico.
3. Il mondo non può funzionare e trovare una via
efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza la politica.
L’economia, senza la politica, è incapace di riformare le istituzioni,
coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e
inerzie viziose. Non si può accettare che l’economia assuma il controllo degli
Stati.
La politica fa molta fatica a costruire progetto di Nazione e ancora di più un
progetto comune per l’umanità presente e futura. La società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono
con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali. Ci sono cose che devono
essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la
guida, coinvolgendo i più diversi settori e i più vari saperi.
Riconoscere
ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia
sociale che includa tutti non sono mere utopie. Esigono la decisione e la
capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità.
Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità.
Quando ci si riunisce per dare vita a processi sociali di fraternità e di
giustizia per tutti, si entra nel campo della più vasta carità, della carità
politica, una vocazione altissima, una delle forme più preziose della carità,
perché cerca il bene comune.
L’amore,
pieno di piccoli gesti di cura reciproca, è anche civile e politico, e si
manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore: si
esprime non solo in relazioni intime e vicine, ma anche nelle macro-relazioni:
rapporti sociali, economici, politici.
Questa carità politica presuppone di aver
maturato un senso sociale che supera ogni mentalità individualistica.
Ognuno è pienamente persona quando appartiene a
un popolo, e al tempo stesso non c’è vero popolo senza rispetto per il volto di
ogni persona. Popolo e persona sono termini correlativi. Tuttavia, oggi si
pretende di ridurre le persone a individui, facilmente dominabili da poteri che
mirano a interessi illeciti. La buona politica cerca vie di costruzione di
comunità nei diversi livelli della vita sociale, in ordine a riequilibrare e
riorientare la globalizzazione per evitare i suoi effetti disgreganti.
La carità / amore sociale, col suo
dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un
sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di
sviluppo per tutti. È molto di più che un sentimentalismo soggettivo, se
essa si accompagna all’impegno per la verità, così da non essere facile preda
delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti. Il suo rapporto con la verità favorisce
nella carità il suo universalismo e così la preserva dall’essere relegata
in un ambito ristretto e privato di relazioni. Ciò implica anche lo sviluppo delle scienze e il loro apporto
insostituibile al fine di trovare i percorsi concreti e più sicuri per
raggiungere i risultati sperati. Infatti, quando è in gioco il bene degli
altri, non bastano le buone intenzioni, ma si tratta di ottenere effettivamente
ciò di cui essi e le loro nazioni hanno bisogno per realizzarsi.
È un atto di
carità indispensabile anche l’impegno
finalizzato ad organizzare e strutturare la società in modo che il prossimo non
abbia a trovarsi nella miseria. È carità stare vicino alle persone che
soffrono, ed è pure carità tutto ciò che si fa, anche senza avere un contatto
diretto con quelle persone, per modificare le condizioni sociali che provocano
la sua sofferenza, in particolare agli ultimi..
Quello
che occorre è che ci siano diversi canali di espressione e di partecipazione
sociale.
L’educazione è
al servizio di questo cammino, affinché ogni essere umano possa diventare
artefice del proprio destino. Qui mostra il suo valore il principio di sussidiarietà,
inseparabile dal principio di solidarietà.
Vi è
l’urgenza di trovare una soluzione per tutto quello che attenta contro i
diritti umani fondamentali.
La maggiore
preoccupazione di un politico non dovrebbero essere di trovare un’effettiva soluzione al fenomeno
dell’esclusione sociale ed economica.
Siamo ancora lontani da una globalizzazione
dei diritti umani più essenziali. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni
siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli. Questo
si fa sfruttando con intelligenza le grandi risorse dello sviluppo tecnologico.
La carità politica si esprime anche
nell’apertura a tutti. Specialmente chi ha la responsabilità di governare, è
chiamato a rinunce che rendano possibile l’incontro, e cerca la convergenza
almeno su alcuni temi. Sa ascoltare il punto di vista dell’altro consentendo
che tutti abbiano un loro spazio. Con rinunce e pazienza un governante può
favorire la creazione di quel bel poliedro dove tutti trovano un posto. In
questo ambito non funzionano le trattative di tipo economico. È qualcosa di
più, è un interscambio di offerte in favore del bene comune. Sembra un’utopia
ingenua, ma non possiamo rinunciare a questo altissimo obiettivo.
Un buon
politico fa il primo passo perché risuonino le diverse voci. Non rassegniamoci
a vivere chiusi in un frammento di realtà.
In mezzo all’attività politica, i più piccoli,
i più deboli, i più poveri debbono intenerirci. Nell’attività politica bisogna
ricordare che al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e
merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Chi ama e ha smesso di
intendere la politica come una mera ricerca di potere.
La buona politica unisce all’amore la
speranza, la fiducia nelle riserve di bene che ci sono nel cuore della gente,
malgrado tutto.
Vista in questo modo, la politica è più
nobile dell’apparire, del marketing, di varie forme di maquillage mediatico.
Tutto ciò non semina altro che divisione, inimicizia e uno scetticismo
desolante incapace di appellarsi a un progetto comune.