Ieri ho tenuto una breve conferenza su SINODALITA' - PARROCCHIA - DEMOCRAZIA ad un incontro del MEIC - Lazio su Zoom. Di seguito pubblico la traccia che ho utilizzato
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SINODALITA'–PARROCCHIA –
DEMOCRAZIA
l’obiettivo:
IN 15 MINUTI
suscitare
idee
per progettare una sinodalità democratica
in una
parrocchia urbana di periferia
SAN CLEMENTE PAPA –
MONTESACRO - VALLI
Posizione di San Clemente
papa nel territorio della Diocesi di Roma
In fondo trovate un elenco dei libri che ho utilizzato per
riflettere. Non è una bibliografia
perché non è completa. In
particolare, a parte un testo di K. Barth, non comprende opere in altre lingue.
Nei libri citati trovate comunque vere bibliografie
SINODALITÀ
COMUNITARIA
come oggi la intendiamo
significa
compartecipazione
di
TUTTI
alle decisioni
che riguardano
secondo il principio
NON SENZA DI ME
NON SOLO DA ME
La sinodalità così intesa
che riguardi
TUTTI
non è
MAI
stata praticata nella
Chiesa cattolica
lo è stata e lo è
in varia misura
nelle
Chiese protestanti
ai cui principi fondativi
aderirono
la Chiesa valdese e quella anglicana
il primo SINODO
DOCUMENTATO CON PRECISIONE
VENNE CELEBRATO
NEL
225
A
CARTAGINE
in Africa settentrionale
dopo che
nel 2° secolo si era
affermato
l’EPISCOPATO MONARCHICO
a partire da quello
mono-personale
Icona di Ignazio vescovo di
Antiochia, in Siria, vissuto tra il 35 e il 107, morto martire a Roma, praticò
e teorizzò molto efficacemente l’episcopato monarchico come fonte di unità
icona di Cipriano vescovo di
Cartagine (210-258)
protagonista dei primi sinodi, tenuti a Cartagine, in Africa
FIGURA DI TRANSIZIONE verso
l’episcopato monarchico
descrisse la CHIESA
come
il popolo riunito nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo
i SINODI fino al 4° secolo
Fino a tutto il 3° secolo
furono riunioni di VESCOVI e STUDIOSI per
decidere su
DEFINIZIONI DELLA FEDE
ESERCIZIO DEL POTERE
ECCLESIASTICO
QUESTIONI DISCIPLINARI
DAL 4° SECOLO VI
PARTECIPARONO ANCHE CAPI CIVILI E CIO’ FINO AL QUATTROCENTO
TUTTI
I CONCILI ECUMENICI
DEL PRIMO MILLENNIO
(SINODI CON VASTA
PARTECIPAZIONE DI VESCOVI
IN PARTICOLARE DEI
PATRIARCATI
DI
COSTANTINOPOLI, ROMA,
ANTIOCHIA, GERUSALEMME, ALESSANDRIA IN EGITTO)
VENNERO CONVOCATI DAGLI
IMPERATORI ROMANI REGNANTI A COSTANTINOPOLI, E PRESIEDUTI DA LORO O DA
LORO DELEGATI O COMUNQUE SOTTO LA LORO
AUTORITA’
rappresentazione del 1°
Concilio ecumenico
tenuto a Nicea (Asia Minore
nord occidentale, nei pressi di Costantinopoli) nel 325, con l’imperatore
Costantino 1° a presiederlo
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PARROCCHIA
Si manifesta a cavallo
tra il 4° e il 5° secolo come istituzione di decentramento locale del potere
ecclesiastico
Tuttora è sede di un
UFFICIO ECCLESIASTICO
quello del
PARROCO
che consiste nell’esercizio di una
POTESTA’
cioè
un POTERE legato a
una
FUNZIONE PUBBLICA
vale a dire esercitato per un
INTERESSE COLLETTIVO
su una porzione di
TERRITORIO
TERRITORIO
DELLA PARROCCHIA DI SAN CLEMENTE PAPA
Il CODICE DI DIRITTO CANONICO
entrato in vigore nel
1983
che contiene in forma sistematica e
coordinata
NORME SOSTANZIALI E PROCESSUALI
della Chiesa Cattolica (non
della Città del Vaticano)
Sulla base dei principi del CONCILIO
VATICANO 2°
definisce la parrocchia (canone n.515,
comma 1°):
Can. 515 - §1.
La parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell'àmbito di una Chiesa
particolare, la cui cura pastorale è affidata, sotto l'autorità del Vescovo
diocesano, ad un parroco quale suo proprio pastore.
la parrocchia comunità in azione - don Luigi Ciotti a San Clemente papa – 5 marzo 2016
La trasformazione della parrocchia cattolica da organismo
amministrativo sede di un ufficio ecclesiastico in organismo
comunitario non è mai riuscita per difetto di SINODALITA’ COMUNITARIA
Tuttavia la parrocchia è ancora, in
Italia, un organismo vivo e vivace, in particolare nelle periferie urbane
Ha un importante
ORGANISMO DI PARTECIPAZIONE
il
CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE
presieduto dal *parroco
partecipato da
*preti e diaconi
*responsabili
di servizi e gruppi
*responsabili
di istituti religiosi operanti nel territorio della parrocchia
*membri
eletti dai parrocchiani riuniti in assemblea
*altri
nominati dal parroco
Il vescovo delibera lo statuto
dei Consigli pastorali parrocchiali
che di solito comprende una
qualche
AUTONOMIA REGOLAMENTARE
che in varie parti d’Italia è
stata utilizzata per convocare
SINODI PARROCCHIALI
Si intende la sinodalità
ecclesiale
come caratterizzata da
AGÀPE
EVANGELICA
cioè da
AMICIZIA
«il termine agàpe significa che ciascuno pensa a partire dall’altro, che
ciascuno cerca di scoprire quello di cui l’altro ha bisogno e di aiutarlo in
maniera corrispondente (Gerard Lohfink, Il Padre nostro, sotto
citato)»
In uno degli incontri passati, è stato menzionato il Faremo e udremo che si legge in
Es 24, 7
Mosè prese la metà del sangue e la mise
in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro
dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: "Quanto ha
detto il Signore, lo eseguiremo e
vi presteremo ascolto".
καὶ λαβὼν τὸ βιβλίον τῆς διαθήκης ἀνέγνω εἰς τὰ ὦτα τοῦ λαοῦ καὶ εἶπαν πάντα ὅσα ἐλάλησεν κύριος ποιήσομεν καὶ ἀκουσόμεθα [poièsomen kai akusòmetha]
ne tratta il
Talmùd, trattato “
Shabbath” (pp88a-88b):
«Insegnò Rav
Simai: Quando gl’Israeliti s’impegnarono a fare prima di udire, scesero seicentomila angeli
e posero su ciascun Israelita due corone, una per il fare e l’altra per l’udire».
spiegato dal filosofo
Il filosofo Emmanuel
Lévinas (1906-1995)
nel libro Quattro lezioni talmudiche, Il Melangolo 2000:
«L’adesione al bene, per coloro che dissero “Faremo e udremo”, non è il risultato d’una scelta tra il bene e il male. Essa viene prima. Quell’adesione incondizionata al bene, il male la può scalfire, ma senza distruggerla.»
citato da Giuseppe Dossetti (1913-1996), prima politico e poi prete e monaco che ebbe molto seguito in Italia,
nella conferenza tenuta
il 18-5-94 a Milano, presso la Fondazione G.Lazzati, in occasione
dell’ottavo anniversario della morte di Giuseppe Lazzati, il cui testo, con il
titolo “Sentinella, quanto resta
della notte?”, è pubblicato in Giuseppe Dossetti, La Parola
e il silenzio.Discorsi e scritti 1986-1995, Paoline 2005, pagine 369-383:
«essi
scelsero un’adesione al Bene, precedente alla scelta tra bene e male.
Realizzarono così un’idea di pratica anteriore all’adesione volontaria:
l’atto con il quale essi accettarono la Torah precede la conoscenza,
anzi è mezzo e via della vera conoscenza. Questa accettazione è la nascita del senso,
evento fondante di una responsabilità irrecusabile.»
Questo spiega perché l’agàpe,
anche quella che nella potente
inculturazione evangelica della democrazia che ancora stiamo vivendo in Europa
occidentale, cercando di trascinarci dietro l’altra Europa, non viene messa
ai voti, e fonda i diritti fondamentali di dignità umana sui quali
abbiamo costruito la nostra attuale convivenza democratica, mentre altre
democrazie del passato e contemporanee,
come quella statunitense, furono e sono molto violente.
L’accettazione della convivenza con le altre persone precede ogni ragionamento sul suo perché e sulla sua convenienza.
iniziativa Tavoli per il dialogo
promossa da
Riccardo Bonacina è fondatore di Vita
Giuseppe Notarstefano è presidente di Azione Cattolica italiana
Angelo Moretti è portavoce di Alleanza "Per un Nuovo Welfare"
Questa è anche la ragione per cui non vi è alcun contrasto tra
sinodalità e democrazia. Perché la nostra democrazia è diventata una cosa nuova, mai
vissuta prima nella storia dell’umanità.
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Fisiologicamente, tuttavia, l’agàpe
evangelica ci è possibile solo in piccoli gruppi di non
più di
150 persone
detto numero di
Dunbar
dall’antropologo inglese Robin Dunbar che l’ha
determinato sperimentalmente
Società più grandi sono coordinate
mediante
MITI
RITI
DIRITTO
in questo modo si creano
RETI
molto estese
governate per
piccoli gruppi
GOVERNO ITALIANO:
24 PERSONE
CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU:
15 persone
dal punto di vista teologico i
miti sinodali più utilizzati sono quelli
dello
SPIRITO
(un solo Spirito ci
pervade)
del
CORPO MISTICO
(formiamo un solo corpo)
ma mancano
RITI e PROCEDURE
specifiche per la
SINODALITA’ TOTALE (di tutti)
dal Seicento la
Chiesa cattolica si è chiusa in difesa dietro il mito della gerarchia che animata dallo Spirito costituisce il Corpo e, da metà Ottocento, secondo quello del Papato, come organismo totalitario. Si è data una costituzione come quella degli stati assolutistici.
Si è detta perciò società perfetta, perché a quell’epoca la perfezione, come organismi
di governo, era considerata quella degli stati assolutistici.
Roberto Bellarmino, gesuita,
cardinale (1542-1621)
La sua definizione della Chiesa come società
perfetta, vale a dire organizzata come uno stato del Seicento:
«La Chiesa è una società
composta di uomini uniti tra loro dalla professione di un’unica e identica fede
cristiana e dalla comunione agli stessi
sacramenti sotto la giurisdizione di pastori legittimi, soprattutto del
Romano Pontefice» [dal
trattato De Ecclesia]
da qui un modello di organizzazione ecclesiastica "a piramide"
Durante il Concilio Vaticano 2°,
sull’onda di un movimento riformatore sviluppato tra i teologi cattolici negli
anni Cinquanta, venne data un’altra definizione [Costituzione Luce per le
genti – Lumen gentium]:
«La Chiesa è sacramento in Cristo
1. Cristo è la luce
delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera
dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15),
illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto
della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in
Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento
dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti
Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo
intero la propria natura e la propria missione universale. Le presenti
condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché
tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti dai vari vincoli sociali,
tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo.»
e ancora:
9. In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo
teme e opera la giustizia (cfr. At 10,35). Tuttavia Dio volle santificare e
salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle
costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo
servisse nella santità. […] 13. Tutti gli uomini sono chiamati a
formare il popolo di Dio. Perciò questo popolo, pur restando uno e unico, si
deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia
l'intenzione della volontà di Dio, il quale in principio creò la natura umana
una e volle infine radunare insieme i suoi figli dispersi (cfr. Gv 11,52). […]
Tutti gli uomini sono quindi chiamati a questa cattolica unità del popolo di
Dio, che prefigura e promuove la pace universale; a questa unità in vario modo
appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in
Cristo, sia infine tutti gli uomini senza eccezione, che la grazia di Dio
chiama alla salvezza.
da qui un diverso modello di organizzazione ecclesiastica, basato sulla comunione - agape, circolare
questi principi sono alla base
del progetto di sinodalità ecclesiale totale
che riguarda
TUTTI
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DEMOCRAZIA
la democrazia come la
intendiamo in Europa occidentale dal Secondo dopoguerra, con il contributo
determinante dei cristiani democratici, è una
forma di convivenza sinodale
basata sulla
AGÀPE
e quindi piena di
DIRITTI SOCIALI tra i quali quelli partecipativi
e di
LIMITI SECONDO VALORI
ad ogni potere pubblico o privato
i principi fondamentali:
DIGNITÀ DELLA PERSONA
garantita dai diritti
sociali fondamentali
NESSUN POTERE SENZA LIMITE
NEPPURE QUELLO DELLE
MAGGIORANZE
La
democrazia come la viviamo oggi nell’Unione
Europea,
costruita con il contributo determinante dei cristiani democratici è potentemente inculturata da vangelo dell’agàpe
il quale, a sua volte, è
culturalmente collegato all’antico ebraismo.
(io “Faremo e udremo” secondo la spiegazione di Lévinàs e Dossetti
Questi principi non sono soggetti
alla regola della maggioranza
PERCHÈ
La democrazia come la viviamo oggi nell’Unione Europea, costruita con il contributo determinante dei cristiani democratici è potentemente inculturata da vangelo dell’agàpe il quale, a sua volte, è culturalmente collegato all’antico ebraismo secondo il “Faremo e udremo” di cui si è detto prima
il mito fondativo
è quello della UGUAGLIANZA in
DIGNITÀ
«We hold these truths
to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed
by their Creator with certain unalienable Rights, that among these
are Life,
Liberty
and the
pursuit of Happiness.
(trad.mia: Crediamo fermamente
nell’evidenza di queste verità: che tutti gli esseri umani sono creati
uguali, provvisti dal loro Creatore
di alcuni Diritti inalienabili, e tra essi il diritto alla Vita,
alla Libertà
e alla ricerca della Felicità.)[Dichiarazione di
indipendenza degli Stati Uniti d’America – 1776]»
firmarono 56 persone
(numero vicino al numero
di Dunbar dei migliori amici)
oltre le 150 persone nessuna reale
sinodalità agapica può esistere (Dunbar), per nostri limiti fisiologici.
Se questo è accettato come
ipotesi di lavoro,
bisogna concludere che
la Chiesa
non esiste realmente a
dimensioni superiori, ma è fatta di
miti – riti – diritto
La parrocchia è l’ organismo istituzionale direttamente
a contatto con la reale sinodalità agapica, mio zio Achille avrebbe detto
con le realtà di
mondo vitale, quei piccoli gruppi amicali in cui si ricava il senso della vita.
Darle una
struttura sinodale
come rete
di connessioni di realtà
agàpiche
può essere lo stimolo
per una
riforma dal basso
come la intende
papa Francesco
«Sulla sinodalità, anche nel contesto di
probabile Sinodo per la Chiesa italiana – ho sentito un “rumore” ultimamente su
questo, è arrivato fino a Santa Marta! –, vi sono due direzioni: sinodalità
dal basso in alto, ossia il dover curare l’esistenza e il buon
funzionamento della Diocesi: i consigli, le parrocchie, il coinvolgimento dei
laici… (cfr CIC 469-494) – incominciare dalle diocesi: non si
può fare un grande sinodo senza andare alla base. Questo è il movimento dal
basso in alto – e la valutazione del ruolo dei laici; e poi la sinodalità
dall’alto in basso, in conformità al discorso che ho rivolto alla
Chiesa italiana nel V Convegno Nazionale a Firenze, il 10 novembre 2015, che
rimane ancora vigente e deve accompagnarci in questo cammino. Se qualcuno pensa
di fare un sinodo sulla Chiesa italiana, si deve incominciare dal basso verso
l’alto, e dall’alto verso il basso con il documento di Firenze. E questo
prenderà, ma si camminerà sul sicuro, non sulle idee.»
[discorso alla
CEI 20 maggio 2019]
In San Clemente Papa abbiamo (circa)
8.000
che fanno riferimento alla nostra
fede
1.500
che frequentano le messe
350
che partecipano a gruppi o
ricevono servizi
50
che gestiscono gruppi o servizi
Se il principio è dal basso occorre
sviluppare la sinodalità in questa direzione
50è350è1.500
e non si potrà estenderla oltre,
perché le altre persone non hanno tempo sufficiente per
parteciparvi
E’ necessario riorganizzare in senso
sinodale il Consiglio pastorale parrocchiale cominciando con l’individuare le aree o funzioni in cui possa
essere realmente sperimentata la sinodalità del
“né senza di me, né solo da me”
in modo che costituisca il
terminale della rete sinodale
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Mia bibliografia di riferimento (al 26-2-20) su Chiesa e sinodalità
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