Le vie della pace
Il papato romano emerse dal primo millennio
come una monarchia territoriale indipendente, come, in fondo, ancora ambisce di
essere nel suo minuscolo simulacro di stato romano. Iniziò ad esserlo nell’8°
secolo e non lo era mai stato prima. In
precedenza, dal punto di vista politico, il papato era sottomesso all’autorità
imperiale. Tutti i concili ecumenici del primo millennio furono convocati dagli
imperatori romani. Il primo concilio ecumenico convocato da un papa romano fu
quello Lateranense I del 1123.
La trasformazione del papato in una monarchia
territoriale indipendente avvenne durante il dominio dei Longobardi in Italia e
fu consolidata sotto il successivo dominio carolingio, in particolare sotto il
re dei Franchi Carlo Magno, con il quale il papato romano si federò e strinse
legami molto profondi. Quando si parla delle radici cristiane dell’Europa
si fa di solito riferimento ad una realtà che iniziò ad esistere a quei tempi.
Successivamente l’Europa si trovò a dover
fronteggiare la travolgente espansione degli arabi, di fede islamica. Essa
occupò oltre la metà dei territori rimasti sotto il controllo dell’impero
romano, tutta la parte africana e asiatica, esclusa parte dell’Anatolia, e
inoltre la Spagna e la Sicilia. Si trattò certamente di una invasione militare,
ma anche di un processo di rapidissima inculturazione che non si spiega solo
con il fatto di violenza bellica. Si ebbe, sostanzialmente, una conversione di
larghe masse dalla fede cristiana a quella islamica. Quest’ultima condivide con
quella cristiana parte di narrazioni a carattere mitologico ed ha significative
assonanze teologiche, benché diverga in questioni fondamentali dalla fede
cristiana. Gli studiosi ancora si interrogano sui fattori che favorirono questo
fenomeno sorprendente, che coinvolse le terre e i popoli in cui la nostra fede
si era formata e da cui aveva preso l’avvio la sua espansione nell’ambiente
sociale della cultura greco romana. Alcuni individuano come elementi decisivi
l’assonanza con la fede cristiana, per cui la teologia islamica non giunse
completamente “nuova” ai popoli cristianizzati, la semplicità del nuovo culto,
a fronte delle interminabili e irriducibili sofisticate controversie teologiche
che avevano travagliato fin dal primo secolo la cristianità, e la sua grande
forza di integrazione politica. Inoltre la civiltà islamica, dopo la conquista
della Mesopotamia e della Persia, si presentava come molto ricca, sia
culturalmente sia materialmente.
Nel nono secolo la nostra fede rischiò
sostanzialmente di essere cancellata dal panorama europeo. Nell’Europa
occidentale l’alleanza con la dinastia carolingia costituì un fattore
fondamentale per la sua sopravvivenza, in quella orientale costituì un fattore
analogo la tenuta militare dell’impero bizantino. E il potere degli arabi
islamizzati cominciò ad entrare in crisi agli inizi del secondo millennio, in
particolare per l’impatto delle invasioni mongole. Ad esso si sostituì
storicamente quello dei turchi islamizzati, originari dell’Asia centrale. Le
guerre di crociata contro gli islamici in Palestina e in Egitto segnano
l’inizio di una reazione politico militare degli occidentali cristianizzati. Il
califfato arabo di Baghdad fu soppresso dall’invasione dei mongoli nel 1258. In
Egitto si insediò la dinastia di origine turca dei mamelucchi islamizzati. In Anatolia emerse la dinastia turca degli
ottomani, islamizzata, che nel secondo millennio arrivò a dominare il nord
Africa e il Vicino Oriente islamizzato, l’Europa Balcanica e le coste settentrionali
del Mar Nero.
In epoca carolingia, durante tempi tra i più bui che le nostre collettività di fede
abbiano mai storicamente attraversato, si realizzò una inculturazione
dell’organizzazione politica propria delle popolazioni germaniche, basata sul feudalesimo, con duchi e conti con larghi margini di
indipendenza i quali si riconoscevano vassalli dell’imperatore, in quella delle
nostre collettività religiose in Europa occidentale. In sostanza, il papato
romano, costituito in monarchia territoriale indipendente, venne ad accreditare
una propria rete di vassalli, costituiti dai vescovi e dagli abati
dell’organizzazione monastica, a loro volta organizzati come sovrani feudali al
modo di ducati o contee.
E, all’inizio del secondo millennio, si organizzò propriamente come un
impero religioso, non riconoscente alcun potere politico sopra di sé,
contrapponendosi così all’impero politico costituito dalla fine del primo
millennio in Germania, che dominava anche l’Italia settentrionale, verso il
quale rivendicava una supremazia religiosa analoga a quella esercitata sotto il
dominio di Carlo Magno.
Perché scrivo di questi fatti tanto lontani?
Perché, bisogna capirlo bene, il senso dell’ideologia affermatasi nel Concilio
Vaticano 2° (1962-1965), riguardo all’organizzazione delle nostre collettività
religiose e alla posizione che in esse hanno il papato, i vescovi e i fedeli,
fu quello di un marcato distacco dall’ideologia imperiale e feudale che era
stata ideata a partire dall’inizio del secondo millennio, sulla base degli
eventi storici dei tre secoli precedenti. E’ appunto da ciò che derivò
l’importanza che da allora si diede al dialogo nelle questioni di fede, mentre in
precedenza tutto veniva posto sotto lo schema dell’obbedienza, e l’idea che la pace sia un compito che richiede la collaborazione attiva delle masse e non più
solo la semplice sottomissione ad un potere centrale, religioso o politico che
sia.
Mario Ardigò –
Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli