INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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giovedì 4 marzo 2021

Resoconto dell’incontro in Google Meet di AC San Clemente del 13 Febbraio 2021

 

Resoconto dell’incontro in Google Meet  di AC San Clemente del 13 Febbraio 2021

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Carissime e carissimi,

in  tempo di pandemia ci siamo  incontrati già 13 volte in video conferenza su  Google Meet. Gli incontri sono stati molto interessanti e per tutto il mese di marzo continueremo a vederci secondo questa modalità, in  considerazione dell’ancora troppo elevato numero di contagi.

  Sono convinta che, anche quando ci riuniamo in videoconferenza, Gesù sia tra noi, come ci ha promesso.

 Sabato 13 marzo abbiamo programmato un ritiro, un piccolo grande ritiro sempre su Google Meet. Ci sarà tutto ciò che serve. La Parola, la predicazione, la meditazione, la preghiera. Tutto molto concentrato. E’ come quando in montagna si deve fare un’escursione faticosa: ci si alleggerisce di ciò che non è indispensabile  e ci  si lega gli uni agli altri in una cordata, per fare sicurezza. Infatti, se si rimane soli, è più facile cadere.

 Poi, sempre a marzo, il 20 e il 27, proseguiremo nel dialogo sul cammino cristologico di formazione  dell’AC “Da corpo a corpo” e sui temi dell’enciclica Fratelli tutti.

 Mi piacerebbe vedere tra noi anche le socie e i soci che finora non sono riusciti a collegarsi (per le modalità di collegamento faccio riferimento alle istruzioni già inviate). In ogni caso rimaniamo comunque uniti nella preghiera e con la  Lettera ai soci che mensilmente inviamo  per posta ordinaria.

 Arrivederci a presto, dunque!

                                               Giulia

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   Eravamo collegati in 12, compreso l’assistente ecclesiastico don Emanuele.

Abbiamo cominciato a dialogare sulla quarta tappa del cammino cristologico proposto dal sussidio del Settore Adulti dell’Azione Cattolica Da corpo a corpo”,, caratterizzata dal verbo Sollevare   e dal motto del Progetto formativo di Azione Cattolica “In ricerca di una verità che ci è data”. Essa viene così descritta:

 

Gesù solleva Giairo e la donna emorroissa in diversi modi: con i gesti della cura, contagiando con la sua potenza salvifica, affidando la ragazza risvegliata e  la donna  risanata alla comunità. Sollevare diventa stile della vita adulta: quando, riconoscendo i  propri limiti, sa chiedere aiuto  come Giairo; quando accoglie il contatto con Gesù come via di salvezza, sull’esempio dell’emorroissa; quando riesce a costruire una fraternità che collabora nella cura e nel servizio reciproco.

 Per la meditazione viene proposto il seguente brano evangelico:

Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 5, versetti da 21 a 43

Gesù ritornò sull’altra sponda del lago, e quando fu sulla riva, una grande folla si radunò attorno a lui. Venne allora un capo della sinagoga, un certo Giàiro. Quando vide Gesù si buttò ai suoi piedi  e gli chiese con insistenza: «La mia bambina sta morendo. Ti prego, vieni a mettere la tua mano su di lei, perché guarisca e continui a vivere!». Gesù andò con lui, mentre molta gente continuava a seguirlo e lo stringeva da ogni parte.  C’era là anche una donna che già da dodici anni aveva continue perdite di sangue. Si era fatta curare da molti medici che l’avevano fatta soffrire parecchio e le avevano fatto spendere tutti i suoi soldi, ma senza risultato. Anzi, stava sempre peggio.  Questa donna aveva sentito parlare di Gesù e aveva pensato: «Se riesco anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». Si mise in mezzo alla folla, dietro a Gesù, e arrivò a toccare il suo mantello. Subito la perdita di sangue si fermò, ed essa si sentì guarita dal suo male- In quell’istante Gesù si accorse che una forza era uscita da lui. Si voltò verso la folla e disse: — Chi ha toccato il mio mantello? I discepoli gli risposero: — Vedi bene che la gente ti stringe da ogni parte. Come puoi dire: chi mi ha toccato? Ma Gesù si guardava attorno per vedere chi lo aveva toccato.  La donna aveva paura e tremava perché sapeva quello che le era capitato. Finalmente venne fuori, si buttò ai piedi di Gesù e gli raccontò tutta la verità.  Gesù le disse: «Figlia mia, la tua fede ti ha salvata. Ora vai in pace, guarita dal tuo male».  Mentre Gesù parlava, arrivano dei messaggeri dalla casa del capo-sinagoga e gli dicono: «Tua figlia è morta. Perché stai ancora a disturbare il Maestro ?».  Ma Gesù non diede importanza alle loro parole e disse a Giàiro: «Non temere, soltanto continua ad aver fiducia».  Prese con sé Pietro, Giacomo e suo fratello Giovanni e non si fece accompagnare da nessun altro. Quando arrivarono alla casa di Giàiro, Gesù vide una grande confusione: c’era gente che piangeva e gridava forte.  Entrò e disse: «Perché tutta questa agitazione e perché piangete? La bambina non è morta, dorme».  Ma quelli ridevano di lui. Gesù li fece uscire tutti ed entrò nella stanza solo con il padre e la madre della bambina e i suoi tre discepoli. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum» che significa: «Fanciulla, alzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare (aveva dodici anni). Tutti furono presi da grande meraviglia,  ma Gesù ordinò severamente di non parlarne con nessuno. Poi disse di darle qualcosa da mangiare.

  Abbiamo visto un video in cui don Gabriele Albertin proponeva alcune riflessioni su quel brano evangelico.

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Sintesi

 Per approfondire il verso sollevare, ascoltiamo oggi il brano al capitolo 5 del Vangelo secondo Marco, dove vengono incastrati due racconti.

 Il primo è quello di Giàiro, un padre che corre da Gesù, si prostra davanti a lui e addirittura con insistenza lo supplica perché Gesù vada a casa sua, perché la sua figlia dodicenne sta per morire. Mentre Gesù accetta immediatamente questa proposta, mentre cammina una donna, in mezzo alla folla, colpita da una malattia che da dodici anni le fa avere delle perdite di sangue, si accontenta di sfiorare il manto di Gesù. Per la mentalità di quel tempo i vestiti di una persona come Gesù godevano della stessa santità, dello stesso potere, della stessa efficacia della persona. In quel tocco la donna si trova guarita, dopo che per dodici anni si era affidata ad altre cure. Questa donna si trova ad essere sollevata dalla sua malattia. Gesù, ignaro di chi l’avesse toccato, chiede di poter incontrare quel volto, quella persona che, in mezzo alla folla, ha incontrato a entrare in contatto con lui. La donna, impaurita, viene allo scoperto e, ci racconta il Vangelo, dice tutta la verità.  Possiamo chiederci che cosè questa verità che questa donna narra davanti a Gesù e davanti agli altri che era lì. Racconta che il contatto con Gesù è ciò che l’ha salvata, che l’ha sollevata dalla sua condizione di sofferenza. Una donna con quella malattia, con perdite continue di sangue, era considerata impura e doveva rimanere fuori da ogni contatto sociale e comunitario. Racconta quindi che il contatto, anche fisico, con Gesù le ha fatto ritrovare la sua dignità, il suo posto nella società.

 Di fronte a questa esperienza, Gesù si rivolge a Giàiro, dopo che il parenti erano venuti ad avvisarlo che nel frattempo la figlia era morta. Gesù indica a Giàiro l’esempio di quella donna, la cui fede le ha procurato la salvezza. Forte di questo esempio anche Giàiro torna a casa con Gesù e alcuni dei discepoli e anche lui fa l’esperienza di una figlia che viene risollevata. Gesù infatti entra nella stanza, la prende per  mano e la alza in piedi, la fa risollevare. Gesù quindi viene a sollevare anche attraverso dei gesti: il prendere per mano e, dopo averla svegliata dal sonno della morte, la consegna alla comunità che deve darle da mangiare.Anche questa è un’altra esperienza di sollievo: una comunità che sa compiere gli stessi gesti di Gesù, il gesto della cura, il gesto dell’attenzione, il gesto della compassione.

 Questo è ciò che può aiutare le nostre comunità cristiane ad essere comunità capaci di dare sollievo, di sollevare.

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Carlo

 Racconta del ritrovamento a Smirne (Turchia) di Elif, una bambina di tre anni rimasta sepolta un terremoto. Ci mostra la foto del ritrovamento, alcuni mesi addietro, da parte di un gruppo dei vigili del fuoco. La si vede coperta da un lenzuolo termico, mentre la stanno portando in ambulanza. Lo ha commosso vedere che l a bambina si attacca al pollice della mano di uno dei soccorritori. La bambina era rimasta sepolta dalle macerie 65 ore. Possiamo immaginare che cosa abbia provato in quel tempo. Quel suo aggrapparsi ha creato un legame tra lei e  il suo soccorritore.

 Carlo ci ha mostrato anche un’altra foto della bambina in ospedale, con ancora un occhio pesto. Intorno ha molti giocattoli che ha ricevuto: la sua disavventura ha commosso molti, in tutto il mondo.

 Certe volte leggiamo nella Bibbia episodi di miracoli, ad esempio, oltre alla figlia di Giàiro il servo del Centurione, il figlio della vedova di Naim, unico figlio di una madre vedova, e possono sembrarci episodi un po’ lontani, finché poi episodi simili si avvicinano a  noi.

 In questo periodo di pandemia, causata ad un virus inafferrabile,che colpisce a tradimento, c’è paura, si cerca di scrutare i sintomi del contagio, della malattia, e poi c’è angoscia, disperazione. Anche solamente il risultato di un test che esclude il contagio è in grado di risollevare non solo fisicamente, ma soprattutto spiritualmente, psicologicamente. L’esperienza del sollevare, di qualcuno che ti solleva, come è stato di Gesù con Giàiro, c’è anche nella nostra vita. La preghiera è un po’ come quell’afferrare il pollice del soccorritore da parte di quella bambina, una via per cercare la salvezza.

Sergio

 Ritiene che Gesù sapesse chi l’aveva toccato. Nell’episodio evangelico non conta tanto l’aspetto sanitario, ma la fede. E’ narrato in tutti e tre i Vangeli sinottici.

 Gesù chiede alla donna di uscire allo scoperto anche contro il parere dei discepoli, vuole che abbia fede e la proclami. Anche in Giàiro c’è una grande fede. Un atteggiamento che si riscontra in tutte le guarigioni operate da Gesù.

  In Marco c’è quell’episodio di un padre che porta il figlio da Gesù e lo solleva, perché non era in grado di arrivarci: lo calano dal tetto addirittura. O il padre che porta il figlio indemoniato, epilettico, dai discepoli e loro non lo riescono a guarire. Gesù allora sembra quasi avere un moto di stizza: generazione incredula!, dice,  fino a quando starò con voi?, fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me, ordina. Il padre gli dice “se tu puoi qualcosa abbi pietà di noi e aiutaci!”. Anche qui c’è un dubbio… E Gesù risponde “Se tu puoi!?, tutto è possibile per chi crede!”. E quel padre subito rispose: “Credo! Aiuta la mia incredulità!”. Sembra un ossimoro: come faccio a credere se sono incredulo? E Gesù guarisce il figlio.

 Gli pare che questo credere sia fondamentale.

 Nel Siracide è scritto “Beato l’uomo che non ha inciampato con le parole, non è tormentato dal rimorso dei peccati, non ha nulla da rimproverarsi”. Sono tre cose impossibili. Chi è che non è mai inciampato nelle parole, o non ha nulla da rimproverarsi o non è tormentato dal rimorso di qualcosa che ha fatto? E poi aggiunge: “… e chi non ha perduto la sua speranza.” Chi riesce a non perdere la sua speranza è beato. Ci vuole fede per non perdere la propria speranza.

Angela

 Ci ha raccontato l’esperienza della malattia grave di un suo alunno. Ha subito un trapianto di midollo. Ha avuto delle complicanze. Si stava lasciando andare. Allora hanno attivato l’istruzione scolastica domiciliare e sono riusciti a sollevarlo da quello stato di sconforto. Gli registravano le lezioni e lui le vedeva sul computer. Si è ripreso, ha iniziato a studiare di nuovo. E’ stato promosso con la media del nove pienamente meritata. Ora è campione regionale di canottaggio.

 Ci ha anche ricordato l’esperienza di una collega insegnante che ha accompagnato sulla via Franchigena dei ragazzi in esecuzione di pena, come misura alternativa al carcere. Anche quello è stato un modo per sollevarli.

Gloriana

  Il discorso della comunità che solleva è molto interessante. Siamo chiamati ad essere noi quella mano di Dio che solleva. Negli episodi evangelici che abbiamo letto, che si intrecciano tra loro, abbiamo una persona ben inserita in società, Giàiro, e quella che oggi chiameremmo una scartata, la donna malata. Giàiro chiede insistentemente, mentre la donna non osa neanche parlare. Sono due tipi di persone che ci capita di incontrare: alcune persone ci chiedono esplicitamente di essere aiutate e sollevate, mentre ci sono delle persone che non osano parlare, magari ci parlano solo attraverso un piccolo sguardo. Noi siamo chiamati a intercettare entrambi, ad ascoltare quelli che ci parlano e chiedono, e prestare attenzione anche solo a uno sguardo, a un piccolo accenno di altri. Dobbiamo essere capaci di cogliere anche quelli, perché, come dice il Papa, riferendosi proprio all’episodio di quella donna malata, Dio ci ha creati in piedi,  e quindi anche noi siamo chiamati a rimettere in piedi le persone, anche in senso molto concreto. E poi a ridare speranza, a restituire la dignità alle persone.

Beatrice

 Ci parla di una canzone del 1993 , Un più alto amore,  del gruppo Depeche Mode tratta da un album intitolato Canzoni di fede e devozione. Il disco tratta argomenti angoscianti, ma termina con quella canzone che narra di come ci si senta innalzati da un amore più alto

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Giulia ci ha poi mostrato un filmato con l’episodio del film tratto dal romanzo  I miserabili, dello scrittore francese Victor Hugo,  con l’incontro del vescovo di Digne con l’ex forzato Jean Valjean, in cui quest’ultimo, che aveva rubato un candelabro prezioso, gli viene presentato dalle guardie in ceppi e il vescovo dice di averglielo regalato e anzi regalandogli l’altro che era rimasto in casa, risparmiando a Valjean altra galera e, dopo le guardie si erano allontanate lasciandolo libero, esortandolo a cambiar vita. Anche quello è un modello di come si può risollevare  una persona.

 Potete vedere la scena su

https://www.youtube.com/watch?v=0iS70kBEiXw

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Chiara

 Ci parla di una lettera pastorale del 1991 del card. Martini, da arcivescovo di Milano, che prese spunto proprio dall’episodio evangelico della donna malata.

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Quest'anno […] prendo come miracolo emblematico di Gesù quello di una guarigione avvenuta al semplice contatto del lembo del suo mantello. Perché?

[…]

Leggo infatti in essa tre realtà che caratterizzano la nostra civiltà, tanto condizionata dai mass media: la massa, la persona e la comunicazione.

Anzitutto la massa: è la folla anonima che si accalca attorno a Gesù. Molti lo toccano anche fisicamente, ma non succede nulla; nessuno si distingue, nessuno assume un particolare rilievo, nessuno appare con un volto o un desiderio proprio. E l'immagine delle masse che si qualificano come fruitori passivi dei mezzi chiamati, appunto, "di massa".

Tra la massa però una persona comincia a emergere. Ha un progetto, una volontà precisa e soprattutto una grande fede. Gesù le dirà: "Figlia, la tua fede ti ha salvato!". Ha una tale fiducia in Gesù da pensare che anche solo il contatto con il lembo del suo mantello la possa guarire.

[…]

Ed è a questo punto che ho intravisto la grande scommessa sottesa al secondo anno del programma pastorale "comunicare". Anche mediante i mass media - che pure sono qualcosa di molto marginale rispetto alla profonda e originaria corrente del comunicare di Dio con l'uomo e degli uomini tra loro -, anche mediante gli strumenti della massificazione dei messaggi è possibile una vera comunicazione umanizzante e addirittura salvifica. E' necessario favorire il processo di "uscita dalla massa", perché le persone, dallo stato di fruitori anonimi dei messaggi e delle immagini massificate, entrino in un rapporto personale come recettori dialoganti, vigilanti e attivi.

[…]

Concluse la lettera pastorale con una parafrasi del “Cantico delle creature di Francesco d’Assisi

 

Signore,
come è bello stare quassù!
Lo sguardo si perde
negli infiniti spazi del cielo
trapuntato di stelle,
e la terra sembra così piccola,
da suscitare tenerezza.

La silenziosa scrittura dei cieli
mi parla di te
e in questa solitudine
piena di pace
mi sento avvolto
dall'oscuro,
vivificante grembo
del tuo amore.

Anch'io vorrei dirti,
come un giorno Pietro:
"Facciamo qui tre tende"!
Vorrei restare con te
su questo nuovo Tabor,
sospeso tra la terra e il cielo
e guardare le cose dalla fine,
nell'ultimo orizzonte
che di ciascuna
dà alla verità il senso.

Fa' che io sappia sempre
ricordarmi di te,
della patria verso cui sono diretto
dove tutto quanto è umano
appare così piccolo,
eppure così grande si avverte
l'abbraccio del tuo amore!

E fa'che ricordandomi di te
e di questo tuo cielo senza fine
io sappia anche ricordarmi
dei tanti volti amati
e dei tanti altri,
indifferenti o sconosciuti,
per capire che nessuno
è estraneo a te
e il valore infinito
d'ogni persona umana
sta in questo Amore eterno
che l'avvolge.

 

Ma tu vuoi che io ridiscenda
verso il piccolo, grande mondo
dove hai posto la tua tenda
e la mia:
tu vuoi che io stia nel villaggio
e condivida la vita in comunione.
Sì, tu mi fai gustare
la bellezza del cielo,
ma tu mi vuoi fedele alla terra.
Comunicare con te
mi mette nel cuore l'urgenza
di comunicare con gli uomini,
miei compagni di strada.

 

Scendo allora con te verso la terra,
mentre vedo le sagome lontane
diventare figure precise,
disegni e geometrie
della vita quotidiana del mondo.
Spiccano su tutto
le antenne e i campanili
della mia città.
Venendo da tanto lontano
mi sembra di guardarli
con nuova simpatia;
è come se la luce dei tuoi occhi
mi avesse reso capace
di riconoscere in tutto
l'impronta del tuo amore.

 

Fa', o Signore,
che le antenne e i campanili
sappiano dialogare tra loro.
Aiuta la tua Chiesa
a essere il popolo del dialogo,
capace di dire e di praticare
la comunicazione
al suo interno e con tutti.
Fa'che sappiamo educarci ed educare
a un uso libero e liberante
dei media,
per riconoscere e valorizzare
profeticamente in essi
il lembo del mantello
del Figlio tuo, fatto uomo per noi.

 

Donaci perciò persone capaci
di unire nella loro vita
l'antenna e il campanile,
fedeli al mondo presente
e fedeli alla patria promessa,
in grado di coniugare le due fedeltà
con professionalità e con amore.

 

Ed eccomi, infine,
nella mia stanza,
con te
davanti al mio televisore:
è come ritrovarmi con un fedele servitore
in compagnia dell'Amico,
che mai mi lascerà.
Ora so che anche nella massa
un incontro personale è possibile,
e che perfino attraverso un lembo di mantello
può raggiungermi la Vita che non passa,
la Verità che illumina e riscalda.
Aiutami a non dimenticarlo più,
fa'che io sappia lodarti
insieme al "villaggio globale"
che è il mio mondo,
come un giorno seppe lodarti
col suo mondo
Francesco,
il fratello universale,
l'uomo della comunicazione
con te
e con tutte le tue creature:

Altissimu onnipotente bon Signore
tue so' le laude la gloria e l'honore
et omne benedictione.
Ad te solo Altissimu se konfano
et nullo homo éne dignu te mentovare.

Laudato sii mio Signore
con tutte le tue creature
specialmente fratello televisore
che riempie ore delle nostre giornate
ed è bello e irradiante con grande splendore
e di te Altissimo porta significazione.

Laudato sii mio Signore per sorella radio
per cui le notizie attraversano i cieli
e il mondo diventa a me vicino.
Laudato sii mio Signore per fratello giornale
che mi informa sulle nubi e sul sereno
delle vicende umane
e mediante cui tu nutri la conoscenza e la riflessione
di tante tue creature.

Laudato sii mio Signore
per ogni tipo di informazione
che è molto utile
quando sa essere umile e veritiera e casta.
 

Laudato sii mio Signore per i comunicatori
grazie ai quali illumini la mente
e doni gioia e forza al nostro cuore,
quando essi servono la verità con modestia.

Laudato si' mi' Signore per sora nostra matre terra
la quale ne sustenta et governa
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba:
essa diviene sempre più per noi
la casa comune
che i media ci fanno conoscere e amare.

Laudato si' mi' Signore per quelli ke perdonano
per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke le sosterrano in pace
ka da te Altissimu sirano incoronati.
Specialmente sii lodato per quanti,
usando i mass media,
sapranno ricordarsi che nulla al mondo vale più
della persona umana.

Laudato si' mi' Signore
per sora nostra morte corporale
da la quale nullo homo vivente po’ skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke se trovarà ne le tue sanctissime voluntati
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Specialmente sii lodato per quanti,
ricordando che tutto passa
e che tu solo resti,
si sforzano di operare nei media
secondo verità e giustizia
e hanno cura dei deboli
così esposti al potere
della comunicazione di massa.

Laudate et benedicete mi' Signore et rengratiate
et servite a lui cum grande humilitate.
Lodatelo tutti, abitanti del "villaggio globale",
unendo la vostra alla voce di tutte le creature.

O Gesù, fa' che anch'io possa toccare con fede
il lembo del tuo mantello!

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 La lettera pastorale è una delle più note del card. Martini. Il lembo del mantello, nella metafora usata nel testo, erano proprio i mezzi di comunicazione di massa. Che potevano essere strumenti per sollevare, educare, far crescere, se mettevano al centro la verità e la persona. C’è la bellissima preghiera finale in cui Martini fa una parafrasi del Cantico delle Creature e parla di fratello  televisore,  sorella  radio, fratello  giornale.

 La lettera   è molto attuale: siamo tutti  on line. Potremmo parlare di fratello Google Meet, fratello  Zoom. Ci permettono di vederci, di incontrarci spiritualmente.

Don Emanuele.

 Quando pensa al sollevare ricorda anche di quando Gesù sollevò  Pietro che stava affondando  nell’acqua del lago di Tiberiade.

 La fede  deve risollevarci e spingerci a vivere da risorti.

 Il brano evangelico che abbiamo letto nella riunione va preso molto sul serio.

  Sui problemi della comunicazione tra le persone e sull’influsso che vi ha la tecnologia consiglia:

TWENGE Jean Marie, Iperconnessi. Perché i ragazzi di oggi crescono meno ribelli, più tolleranti, meno felici, e del tutto impreparati a diventare adulti, Einaudi 2018, €19,00 [disponibile in e-book   e Kindle ad €9,99],

a cui abbiamo dedicato la riunione in Google Meet del 27 febbraio [sul blog acvivearomavalli.blogspot.com trovata schede di lettura del libro].

 E’ vero che le piattaforme on line ci collegano, ma creano anche problemi che gli psicologi stanno studiando.

  E’ importante che la comunicazione crei vere relazioni tra le persone. Dobbiamo capire ciò che accade con le reti sociali on line, per aiutare i nostri ragazzi. La fede è molto importante anche in questo.

 

sintesi di Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli