Animazione sociale
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Abbiamo inviato, anche per posta ordinaria ai soci che non sono ancora raggiungibile con email, link e codice di accesso dell'incontro di sabato 13 marzo, ore 16:45, in Google Meet per il piccolo grande ritiro di Quaresima.
Possono essere ancora richiesti con una email a:
mario.ardigo@acsanclemente.net
precisando il proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse.
Questi dati saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare a un'incontro successivo.
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Gli
intellettuali cattolici italiani che, nella prima metà degli anni ’40 e nel bel
mezzo della Seconda guerra mondiale, su ordine del Papato iniziarono a
progettare l’ordine politico che sarebbe succeduto al fascismo mussoliniano si
erano formati nel decennio precedente sul libro Umanesimo integrale del
filosofo francese Jacques Maritain (1882-1963). Il testo, pubblicato nel 1936,
raccoglie lezioni di due anni prima. Propone un ruolo dei cristiani nell’animazione sociale, per creare una nuova società, diversa
dalla cristianità autoritaria del passato, ma anche da tutti i
regimi politici all’epoca esistenti, in particolare da quelli totalitari che si
erano affermati nell’Europa continentale e da quelli basati su idee liberali in
versione illuminista. A quei tempi il Papato idealizzava molto le forme sociali
del Medioevo, che con il suo spiccato pluralismo politico gli aveva lasciato
molto spazio. Così riteneva che ogni processo politico dovesse essere guidato
dall’alto dal Papato o non sarebbe stato cristiano,
e anche se ne avesse assunto il nome lo avrebbe fatto arbitrariamente. Questo
spiega la scomunica dell’idea di democrazia
cristiana all’inizio del Novecento e
della portata rivoluzionaria che ebbe la decisione di chiamare proprio Democrazia Cristiana il partito politico
che si volle come agente popolare per guidare alla democrazia la società
post-fascista italiana.
Animazione significa che la riforma sociale è un processo
diffuso. Si fonda sulla distinzione tra il potere della gerarchia della Chiesa
cattolica e la società civile, presentata in Umanesimo integrale come
quella tra lo spirituale e il temporale, il primo visto come eterno e il secondo come,
appunto, processo, quindi come ciò
che è in movimento e ha un’evoluzione nel
tempo, da ciò appunto temporale.
La differenza è molto importante in un contesto come quello egemonizzato dalla
Chiesa cattolica in cui lo spirituale fa riferimento ad un potere gerarchico
come quello del Papato, che decide che cosa si deve credere. Maritain
tracciò i confini rifacendosi al pensiero di Tommaso d’Aquino, vissuto nel
Duecento, valendosi della circostanza che esso nel 1879, con l’enciclica papale
Dell’Eterno Padre, era stato
decretato come quello che meglio si confaceva alla dottrina cristiana.
Noi dunque, mentre dichiariamo che si deve accogliere con aperto e grato
animo tutto ciò che sapientemente è stato detto e che è stato inventato ed
escogitato utilmente da chicchessia, esortiamo Voi tutti, Venerabili Fratelli,
a rimettere in uso la sacra dottrina di San Tommaso e a propagarla il più
largamente possibile, a tutela e ad onore della fede cattolica, per il bene
della società, e ad incremento di tutte le scienze. Diciamo la dottrina di San
Tommaso. Infatti, se qualche cosa fu cercata dagli Scolastici con eccessiva
semplicità o insegnata con poca ponderazione; se ve n’è qualche altra che non
si accordi pienamente con gl’insegnamenti certi dei tempi più recenti, o infine
se ve n’è qualcuna che in qualunque modo non merita di essere accettata, non
intendiamo che sia proposta all’età presente, perché la segua.
Un
filosofo medievale appunto, ma che rifacendosi in molte questioni e, innanzi
tutto nell’argomentare ordinato e razionale all’antica filosofia greca, in
particolare al pensiero di Aristotele, vissuto nel Quarto secolo dell’era
antica, conservava un interesse perenne, come in genere l’antica filosofia
greca.
Quindi,
argomentando secondo tomismo, non si poteva venir accusati d’eresia, come lo
erano stati i primi democratici cristiani italiani a cavallo tra Ottocento e
Novecento.
Dunque,
parlando di animazione sociale, e in
particolare modo politica, Maritain
si occupa di leadership, definendola
come agente di unità e di formazione e la vede impersonata non
in qualche sovrano gerarchico, fosse anche lo stato come all’epoca lo si concepiva, molto accentrato e carico di
attributi per così dire spirituali, o
il partito, in particolare quello totalitario che schiaccia le persone per realizzare una
propria pretesa missione storica, ma semplicemente nell’uomo buono, come Tommaso d’Aquino riteneva che dovesse essere il principe medievale: una persona (ai temi
dell’Aquinate ma anche di Maritain, non si concepiva l’idea di una donna
che guidasse questo processo) buona e virtuosa, fermamente
costituita in uno stato di rettitudine morale. Una personalità così, disse
Maritain suppone il dono della grazia e della carità,
virtù infuse che vengono da Cristo e
si ricongiungono a lui, virtù cristiane, anche quando, precisa il filosofo
francese, la persona che le esprime ignora o misconosce la professione
cristiana. Ecco preparato il campo per l’incontro tra diversi in una società, come quella che
già negli anni Trenta del secolo scorso, stava manifestando un accentuato
pluralismo sociale, ma molto diverso da quello medievale, un pluralismo basato
sulla libertà sociale e personale.
A queste virtù, i cattolici
democratici che pensarono la riforma sociale negli anni Quaranta del Novecento, aggiunsero quella della competenza, e questo si deve
essenzialmente all’influsso formativo sui rami intellettuali dell’Azione
Cattolica di Giovanni Battista Montini, alla cui scuola, negli anni Trenta, si
erano educati all’animazione sociale e
politica i giovani universitari. Montini tradusse per loro Umanesimo integrale.
Ai tempi
nostri, quando in Italia parliamo di leadership e di leader abbiamo in mente gli
attuali capi populisti: non riteniamo
più che un popolo possa, senza un capo che in qualche modo lo
impersoni in società, essere attivo. Questo manifesta un certo declino
della capacità democratica della nostra società e un pericoloso scivolamento
verso concezioni populiste che furono anche del fascismo mussoliniano. In
questo modo di pensare, il capo (si
pensa sempre a un maschio) non è scelto dal popolo, ma ne emerge e il popolo lo segue riconoscendosi, ma anche riconoscendolo non con un processo ragionevole ma
emotivamente, quasi dal suo odore. Il
capo, infatti, ha l’odore del suo popolo: a rifletterci bene
questo non ha molto senso, tranne il fatto appunto di escludere un processo
democratico di scelta, quindi dal basso.
E certamente in Italia abbiamo molti candidati
leader, ma poca leadership in senso maritainiano, anzi la storia recente
ci mostra leader, tali qualificatisi,
che alla formazione all’azione sociale, grazia, carità, competenza, hanno dato poco rilievo. Questo perché non
producono voti e non li producono perché, appunto, negli ultimi decenni, si è fatta
veramente poca formazione popolare alla democrazia, quindi abbiamo ora una
società che non sa scegliere democraticamente, che non significa solo far convergere
voti a favore di un candidato capo,
ma mantenere la capacità critica verso di esso, non trasferirgli ogni potere,
continuare a fare politica popolare tra un’elezione e l’altra.
L’Azione
Cattolica è rimasta tra i pochi agenti sociali a fare quel tipo di formazione,
fin dai bimbi. Questo spiega perché, ora che le cose si stavano mettendo
veramente male, ecco che vediamo più cattolici democratici ai vertici dello
Stato. Li riconosciamo subito, non dal loro odore,
ma da come agiscono e da quello che dicono e scrivono.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa - Roma, Monte Sacro, Valli