INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

sabato 6 marzo 2021

Sinodo

 

Sinodo

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Il 13 marzo, piccolo grande ritiro di Quaresima di AC San Clemente, in Google Meet. Con la Lettera ai soci di marzo abbiamo comunicato i link e i  codici di accesso di tutti gli incontri del mese e notizie sul ritiro. 

Chi volesse partecipare può chiedere link e codice di accesso con una email indirizzata a

mario.ardigo@acsanclemente.net

indicando il proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. Questi dati saranno cancellati dopo ogni incontro e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare a una riunione successiva.

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 Secondo le concezioni correnti nella nostra Chiesa, e a prescindere per ora da profili teologici e giuridici, definiamo Sinodo  un’assemblea deliberante caratterizzata dalla partecipazione di figure gerarchiche di tipo sacrale. Il metodo sinodale  è quello per il quale, nelle deliberazioni collettive, ci si impegni a non decidere nulla di importante senza il consenso di quelle posizioni di gerarchia sacrale. E’ sacrale la gerarchia la cui istituzione si riconduce alla volontà divina.

  Ci si aspetta che le procedure sinodali siano regolate con precisione. Nella nostra Chiesa nel Codice di diritto canonico sono previsti il Sinodo dei vescovi, che può riunirsi in assemblea generale o in assemblee per aree geografiche, e il Sinodo diocesano. In quest’ultimo decide sempre il vescovo, definito pomposamente supremo legislatore,  e gli altri partecipanti, tra i quali vi possono essere anche laiche e laici eletti dai Consigli pastorali diocesani, sono solo consulenti. In esso, quindi, la posizione gerarchica sacrale fondamentale  è quella del vescovo. Una Costituzione apostolica  di papa Francesco  del 2018, la Comunione episcopale, regola in dettaglio l’organizzazione del Sinodo dei vescovi. Qui le posizioni gerarchiche fondamentali sono quelle del Papa e del vescovi. E’ prevista una consultazione del Popolo di Dio. Al Sinodo dei Vescovi  possono essere chiamati a partecipare anche laiche e laici, ma non è indispensabile che vi siano. Vi possono essere invitati, senza diritto di voto,  anche come esperti, spettatori, delegati  di altre Chiese cristiane o per la loro particolare autorevolezza in relazione ai temi in discussione e questi sono denominati  invitati speciali.  Le deliberazioni del Sinodo devono avere il consenso del Papa, ma sono previste procedure di limitata co-decisione.

 Non è previsto un  Sinodo parrocchiale, ma se ne sono celebrati diversi in tutta Italia. Qui le laiche e i laici sono stati veramente protagonisti. Le uniche posizioni sacrali implicate sono quelle del parroco, degli altri preti e dei diaconi, ma si tratta di figure particolarmente vicine al popolo, persone veramente di famiglia, con le quali, di solito ma non sempre naturalmente, l’interlocuzione è più semplice, e anche più piacevole. La decisione di indire un sinodo parrocchiale  è del parroco, assistito dal consiglio pastorale  e, dove istituita, dall’equipe pastorale, il nuovo organismo che sta prendendo piede sulla base delle esortazioni del Papa. Se un parroco promuove un sinodo parrocchiale è perché ci crede, quindi ci si può aspettare che non vi siano complicazioni, diciamo, di carattere sacrale.

  Ho seguito un sinodo parrocchiale che si è celebrato nel 2014/2015  nella mia prima parrocchia, a Bologna, la parrocchia di San Giuseppe sposo in via Bellinzona (la mia prima casa fu al n.5, di fronte alla parrocchia), che sorge nel complesso del santuario cappuccino di San Giuseppe. Mi piacerebbe invitare ad una delle nostre riunioni in Meet una delle persone che vi hanno avuto ruoli organizzativi, per sapere come s’è fatto e che cosa ne  è uscito.

 Di seguito trascrivo il testo della Proposta  per la celebrazione del sinodo parrocchiale che ho trovato sul WEB.

 

Parrocchia san Giuseppe Sposo - Bologna, 18 ottobre 2014 -

Consiglio Pastorale Parrocchiale allargato e aperto

 

PROPOSTA PASTORALE DELLA CELEBRAZIONE DI UN (PRIMO) SINODO PARROCCHIALE

2014/2015

       Cosa significa “sinodo”?

o   Il termine “sinodo” deriva dal greco “synodos”, composto dalla particella “syn” (che significa: insieme) e dal sostantivo “odòs” (che significa strada, cammino...); quindi in un’accezione più ampia può significare: camminare insieme.

 

       Perche un sinodo?

o   Perché ogni tanto la comunità cristiana sente il bisogno di fare un po’ il punto della situazione. Camminando... camminando... si sente l’esigenza di capire dove si sta andando, qual è la meta finale, se stiamo percorrendo le strade giuste... con chi si sta camminando e come stiamo camminando... Ogni tanto bisogna aggiustarsi lo zaino... riposare... progettare le tappe... cercare strade nuove... riorientare il cammino...  o Tempo quindi di ascolto... di riflessione... di ricerca... di studio... di proposte... ma anche di preghiera... di revisione di vita... di conversione... della nostra comunità parrocchiale... Tutti siamo chiamati a metterci in gioco... per la vita di fede e testimonianza della nostra comunità....

 

       Finalità concreta o La stesura di un “progetto pastorale parrocchiale” pluriennale (2015-2018 e oltre?) da verificarsi periodicamente...

 

       Altre parrocchie hanno vissuto l’esperienza di un sinodo parrocchiale (basta digitare su Google “sinodo parrocchiale”... anche per scoprire altre stimolanti esperienze pastorali...)

o                 Parrocchia di Valgendo (Biella)

o   Parrocchia “Gesù Crocifisso” Vajont (Pordenone)

o        Parrocchia di san Clemente (Caserta) o

o        Parrocchia Quirico e Giulitta di Capannori (Lucca)

o        Parrocchia SS. Redentore di Ruvo di Puglia (Bari)

o        Parrocchia di san Zenone di Caino (Brescia)

o        Parrocchia Regina Pacis (Forlì)

 

       Tempo sinodale

o   o Inizio “liturgico” prima domenica di Avvento: celebrazione solenne possibilmente di ogni celebrazione eucaristica

o   A settembre 2015: momento finale e di sintesi (tenendo conto anche del Festival Francescano che si terrà a fine settembre proprio a Bologna)

o   o Chiusura del Sinodo per San Francesco 2015 (chiamando il vescovo?)

o   o Può seguire ad ottobre 2015 l’elezione del nuovo Consiglio Pastorale  e qualche iniziativa per la “decennale eucaristica”...?

 

       Da questo consiglio pastorale alla convocazione della prima “assemblea sinodale”...

o   Questo consiglio dovrebbe esprimersi su questa proposta pastorale... o e fissare la data della prima convocazione dell’assemblea sinodale...

o   Nel frattempo si dovrebbe procedere alla composizione dell’assemblea sinodale (tutti ne possono far parte... o fissiamo dei limiti?), previa iscrizione e sottoscrizione dell’impegno a seguire con continuità i lavori del sinodo... [questi li potremmo chiamare membri effettivi dell’assemblea sinodale] (l’Augusta potrebbe essere il riferimento per la raccolta delle adesioni).

 

       Modalità di svolgimento del sinodo

o   o Periodiche convocazioni di “assemblee sinodali” (3? 4? 5? nell’”anno sinodale”...): momento di ascolto di “periti” su determinate tematiche che toccano la vita parrocchiale. Ma anche momento di dibattito, di confronto, di proposta, di progettazione, raccogliendo e confrontandosi sui lavori dei gruppi di studio o approfondimento.

o   L’”assemblea sinodale” poi si potrà suddividere in gruppi di approfondimento e di studio, luoghi anche di proposta e di graduale contributo al progetto pastorale... o Ogni assemblea sinodale sarà aperta a tutti coloro che desiderano parteciparvi [anche senza essere iscritti formalmente come membri effettivi; si può partecipare anche semplicemente come “uditori” occasionali]. Nel caso di eventuali votazioni, però, solo i membri effettivi potrebbero votare.

o   Questa libera partecipazione la si può prevedere anche per i gruppi di       approfondimento...

       Sarà compito dell’assemblea sinodale...

o   costituire un piccolissimo gruppo di supporto logistico, organizzativo, ma anche di “conduzione” e “guida” di tutto il sinodo; o stilare il calendario e determinare la modalità dei lavori del sinodo parrocchiale...

o   scegliere le tematiche pastorali sulle quali confrontarsi attraverso i “gruppi di studio”... (quindi determinare numero e argomenti dei gruppi di studio...);

o   fissare gli argomenti e scegliere le persone che potrebbero dare un contributo (come esperti e “periti”...) per affrontare alcuni aspetti della pastorale parrocchiale... o approvare il logo e la preghiera del Sinodo... o scegliere il “motto”/Parola di riferimento...

                     proposta: “Venire alla fede... per vivere la comunione”

                                        (cfr. Atti 2,42-47; 4,32-37)

       Qualche riferimento...

o   Ogni comunità parrocchiale è chiamata a farsi un proprio progetto pastorale che includa gli itinerari di catechesi dentro un più vasto e articolato impegno educativo globale verso i fanciulli e ragazzi, soprattutto in quel periodo decisivo per la loro crescita umana, cristiana ed ecclesiale che è l'iniziazione cristiana (cfr. Nota dell'Ufficio Catechistico Nazionale per l’accoglienza e l’utilizzazione del Catechismo CEI,

             1991).

o   Forme specifiche di corresponsabilità nella parrocchia sono, infine, quelle che si configurano negli organismi di partecipazione, specialmente i consigli pastorali parrocchiali. La loro identità di luogo deputato al discernimento comunitario manifesta la natura della Chiesa come comunione. Essi possono diventare progressivamente lo spazio in cui far maturare la capacità di progettazione e verifica pastorale (cfr. Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, Nota pastorale dei vescovi italiani, 2004).

In conclusione si può affermare che la progettazione pastorale, se vissuta e realizzata in modo veramente partecipato, diventa un’esperienza ricca e coinvolgente dell’essere e del fare chiesa, un esercizio concreto di comunione organica, di partecipazione e di corresponsabilità ecclesiale dei diversi ministeri e carismi, a servizio della missione evangelizzatrice della comunità ecclesiale.

  Al di là dei singoli risultati che si possono conseguire, è importante crescere come chiesa a servizio dei disegni di salvezza di Dio, sentirsi ogni giorno in cammino verso il futuro promesso da Dio e il suo compimento, contribuendo con la pazienza, la speranza e l’umiltà, costantemente richiamate nel vangelo con le parabole del Regno.

  La pastorale, anche nella fase di progettazione, non deve dimenticare la pedagogia evangelica del piccolo seme, della gradualità e soprattutto della pedagogia della croce, che poi, ancora una volta, è la pedagogia di un amore pienamente donato.

  E sempre si dovrà evitare il pericolo di lasciarsi troppo incantare dal fascino della pianificazione, in un campo come quello dell’apostolato che appartiene all’ordine della santità, e di cui  è protagonista lo Spirito.

 

(cfr. Pintor, L’uomo via della chiesa. Elementi di teologia pastorale, Bologna, 1992.)

 

 

 Come si vede, poiché mancano norme che consentano un  governo collettivo  della parrocchia, si fa riferimento a quelle che prevedono una collaborazione dei laici a quell’attività ecclesiale che viene definita pastorale  e che consiste nell’introdurre, formare, sorreggere e indirizzare  nella vita di fede. E’ rivolta ad una comunità di fede, perché presuppone la presenza di un  gregge  di fedeli. Nella Chiesa cattolica è diretta dai vescovi territoriali, aiutati dal clero e dai religiosi; i laici vi collaborano, per ora,  in ruoli in genere subordinati, anche se la progressiva riduzione del numero dei preti e dei religiosi di età inferiore a quella del pensionamento richiede sempre più un loro maggior coinvolgimento. Più o meno dagli anni ’70 si sta anche pensando a un nuovo ministero specifico per loro, per svolgere quel lavoro, diverso da quello del prete e del diacono.

 La ragione per la quale non è previsto un governo collettivo della comunità parrocchiale, che comprenda, ad esempio, l’amministrazione dei beni parrocchiali, è che la struttura fondamentale della nostra Chiesa è ancora quella di impronta feudale, quindi basata su una gerarchia di poteri monarchici con ampia autonomia ai livelli inferiori,  organizzata dall’Undicesimo secolo, quando il Papato romano volle pensarsi come imperatore religioso, al modo dell’imperatore germanico e di quello bizantino. Anche successivamente si rimase legati all’idea del regime monarchico come migliore forma politica per la Chiesa.   

   Il motivo l’ha spiegato Bruno Secondin nel suo Messaggio evangelico e culture - problemi e dinamiche della mediazione culturale,  del 1982, del quale ciclicamente pubblico una mia sintesi sul blog di AC San Clemente. Sul punto ho scritto:

 

Il pensiero dell'antico filosofo greco Aristotele (4° secolo dell'era antica) considerava la monarchia la forma perfetta di governo: questa concezione influì sui criteri adottati per l'organizzazione della comunità cristiana, che divenne una monarchia in un contesto di monarchie concorrenziali.

       "Ne risulterà una concezione assoluta del potere papale, di cui oggi si sente la lontananza dal Vangelo e dalla chiesa primitiva". [pag.36]

 Interessi economici e ragioni di prestigio personale impedirono di capire che la riforma protestante (16° secolo) partiva da esigenze profondamente evangeliche.

  Anche l'enciclica Rerum Novarum (=delle novità) del papa Leone 13° (1891), il primo documento della dottrina sociale  contemporanea,  ipotizzava una direzione autoritativa e centralizzata del movimento cattolico "e anzi l'idea stessa di un movimento cattolico unitario alle dipendenze della gerarchia". Tale idea, divenuta obsoleta, ha iniziato ad essere superata con il Concilio Vaticano 2° (1962-1965):

"Il [Concilio] Vaticano 2° ha ribadito che identità e ruolo sociale della Chiesa vanno affidati e recuperati non con parametri socio-giuridici o politici, ma piuttosto teologici. Inoltre bisogna tener conto della legittimità del pluralismo di opzioni e organizzazioni e della emergenza di nuovi soggetti protagonisti: le donne e i giovani, per esempio" [pag.37].

 

 Il diritto  canonico, quello dell’ordinamento della nostra Chiesa, è tuttora strutturato secondo l’impostazione dell’impero religioso, con il Papa, il  Romano Pontefice come viene definito richiamando la massima carica sacerdotale dell’antico impero romano che da Ottaviano Augusto fu assunta dagli imperatori romani, a capo supremo di tutto:

 

Canone 331 - Il Vescovo della Chiesa di Roma, in cui permane l'ufficio concesso dal Signore singolarmente a Pietro, primo degli Apostoli, e che deve essere trasmesso ai suoi successori, è capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale; egli perciò, in forza del suo ufficio, ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente.

Canone 332 - Comma 1. Il Romano Pontefice ottiene la potestà piena e suprema sulla Chiesa con l'elezione legittima, da lui accettata, insieme con la consacrazione episcopale. Di conseguenza l'eletto al sommo pontificato che sia già insignito del carattere episcopale ottiene tale potestà dal momento dell'accettazione. Che se l'eletto fosse privo del carattere episcopale, sia immediatamente ordinato Vescovo.

[…]

 

  Invece, per quanto riguarda la pastorale, il Concilio Vaticano 2° (1962-1965) prescrisse una forma di collaborazione  nel quadro di  consigli pastorali. Il primo documento attuativo di tale nuova istituzione è del 1966, ne seguirono altri e poi questo processo di elaborazione confluì nel codice di diritto canonico, che prevede quelli diocesani e quelli parrocchiali. Questi ultimi dovrebbero avere una componente eletta da un’assemblea  dei fedeli della parrocchia e, in questo, sono l’inizio di un processo propriamente democratico. Sono organizzati con norme stabilite dal vescovo. Il codice di diritto canonico non li presenta come un’istituzione necessaria, a differenza del Consiglio parrocchiale per gli affari economici (Istruzione in materia amministrativa della Conferenza Episcopale Italiana, 10 aprile 1992, nn. 85-86), ma in Italia i vescovi ne hanno previsto l’istituzione  e ne hanno organizzato costituzione e funzionamento con propri decreti  e  direttori. A Roma si è provveduto nel 1994, a seguito di un Sinodo diocesano, con un decreto  del Cardinal Vicario.  Uno dei direttori  più completi in merito  è quello della Diocesi di Milano per il periodo 2019-2023

https://www.chiesadimilano.it/wp-content/uploads/2019/04/Direttorio-per-i-Consigli-parrocchiali-e-di-Comunit%C3%A0-pastorali-2019.pdf

  Il decreto romano è assai scarno sui membri eletti  dall’assemblea parrocchiale:

 

Art. 3.– Composizione

 Il Consiglio Pastorale Parrocchiale è composto dal Parroco, il quale lo istituisce e ne è il Presidente, dai Vicari Parrocchiali, dai Sacerdoti collaboratori, dai Rettori delle chiese, dai Diaconi, da un membro del Consiglio per gli Affari economici, dai Rappresentanti dei laici che collaborano nelle diverse attività parrocchiali, dai Rappresentanti degli Istituti religiosi, delle Associazioni e realtà ecclesiali presenti nel territorio parrocchiale e da altri membri eletti dall’Assemblea o designati dal Parroco, in particolare tra coloro che possono offrire l’apporto della loro competenza « soprattutto per quanto attiene alla presenza cristiana sul territorio, alla promozione della cultura e alla solidarietà sociale » (Sinodo diocesano, Prop. 4/1).

 Tutti i membri sono nominati dal Parroco, che ne dà comunicazione al Vicariato.

 

 Di fatto, nelle diocesi dove il vescovo non ha provveduto a disciplinare l’elezione da parte dell’assemblea parrocchiale  di membri del consiglio pastorale, lo si è fatto con regolamenti  degli stessi consigli pastorali, o, nel caso di prima costituzione degli organismi, con disposizioni del parroco, al quale, comunque, compete la nomina di tutti  i membri del consiglio pastorale, anche di quelli eletti dall’assemblea parrocchiale. Quindi, più che di una vera e propria elezione, si tratta di una designazione. Le norme sull’elezione di membri del consiglio pastorale  da parte dell’assemblea sono cruciali e anche piuttosto critiche perché devono definire chi ha diritto al voto e non è facile definirlo.

 Dunque, l’attività sinodale  parrocchiale è collegata di solito alla pastorale  e, in particolare, alla collaborazione  della comunità parrocchiale a quell’attività.

 In una riunione recente del mio gruppo Meic, l’assistente ecclesiastico ha ricordato che il papa Eugenio Pacelli - Pio 12° a chi gli parlava di partecipazione  dei laici alla pastorale  disse che preferiva che si parlasse di collaborazione, perché il partecipare  richiamava l’idea di  aver parte e questo gli sembrava riduttivo. Si potrebbe osservare, però, che il partecipare  significa avere una posizione definita e necessaria in un processo di deliberazione collettiva, cosa che nella nostra Chiesa, per le ragioni storiche a cui ho accennato, è piuttosto ostica e dunque si preferisce parlare di collaborazione,  e in questo modo chi collabora è al più un consulente ma in genere un semplice esecutore. Di solito quando si formulano obiezioni, ti fanno la predica sul servizio, umiltà i  e bla, bla, bla… il solito repertorio che vuol dire che l’antico feudalesimo è ancora legge della Chiesa e che non se ne parla di cambiare, perché altrimenti dove si andrà finire?, crolla tutto. Ma dove si è fatto diversamente non è crollato nulla, anzi si è intensificata la partecipazione  comunitaria, mentre facendo come s’è sempre fatto poi la gente si disaffezione e in chiesa  non ci viene più. Ne ha abbastanza, infatti, di umiliazioni.

  Nella nostra parrocchia di  processi sinodali non s’è mai parlato e anche il consiglio pastorale  non mi pare molto in evidenza, diciamo così. Non se ne sa nulla perché non si è mai ritenuto di informare la comunità delle sue attività. A mia memoria non ricordo riunioni dell’assemblea parrocchiale per eleggerne membri. Dal 2019 a Roma si è disposta la formazione di equipe pastorali parrocchiali  che sostanzialmente sostituiscono di fatto  i  consigli pastorali, la cui esperienza evidentemente non era stata ritenuta soddisfacente. L’elemento critico dell’equipe pastorale  è il venir meno anche di quella possibilità di evoluzione democratica consentita dalla previsione della designazione di alcuni membri del consiglio pastorale  da parte dell’assemblea parrocchiale.

 La pastorale  è attività comunitaria, secondo quanto previsto nel processo di rinnovamento della catechesi  iniziato negli anni ’70, o è materia da esperti? Di fatto delle comunità la nostra gerarchia ecclesiale dispera e, prima di tutto, diffida, quindi, diffidandone, sembra preferire mantenerle allo stato di popolo/gregge, di indistinte spettatrici  di eventi liturgici, salvo qualche persona che si ritenga esperta in qualcosa, purché  docile, come suole consigliare ai laici secondo il suo irritante e umiliante gergo.

Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli