Domenica 28 febbraio 2021 – 2° Domenica del Tempo di Quaresima- Lezionario dell’anno B per le domeniche e le
solennità – colore liturgico: viola –
salterio: 2° settimana -Letture della Messa - Sintesi dell’omelia svolta
durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove - Avvisi di Azione cattolica
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Sunday 28
February 2021 - 2nd Sunday of Lent - Lectionary of year B for Sundays and
solemnities - liturgical color: purple - psalter: 2nd week - Mass readings -
Summary of the homily given during the Mass celebrated in parish at nine -
Catholic Action Notices
Osservazioni ambientali:
cielo sereno ; temperatura ambientale 12°C
environmental observations: clear sky; environmental temperature 12°C
Canti:
Introduzione, “Purificami, Signore; Offertorio, “Se m’accogli”;
Comunione, “Signore, da chi andremo?”; finale, “Ti seguirò”.
Songs: Introduction, “Purify me, Lord; Offertory, "If you welcome
me"; Communion, "Lord, to whom shall we go?"; final, “I will
follow you”.
Un augurio di pace a
tutti i lettori!
Wishes for peace to all readers!
Durante
la messa delle nove il gruppo parrocchiale di AC era sui banchi sulla sinistra
dell’altare, guardando l’abside.
During the nine o'clock mass, the parish group of AC was on the pews to the
left of the altar, looking at the apse.
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Le riunioni del gruppo AC San Clemente in
presenza, nella sala rossa della sede parrocchiale, sono state sospese,
in attesa di una evoluzione favorevole della pandemia da Covid 19. Le autorità
sanitarie per ora le sconsigliano.
Abbiamo continuato a riunirci in Google Meet. Ieri c’è stata la 13°
riunione con questa modalità. Gli incontri sono stati molto interessanti.
Nel mese di marzo ci riuniremo in Google Meet il 13, per un piccolo grande ritiro di Quaresima, il 20, per approfondire i temi
dell’enciclica Fratelli tutti, in particolare quelli del dialogo e mediazione
culturale trattati nei numeri da 198 a 216, e il 27, per continuare a dialogare
sulla tappa “Sollevare” del cammino cristologico di formazione di AC “Da corpo a corpo”.
Il link e il
codici di accesso per gli inconri saranno
comunicati via email, Whatsapp
e per posta ordinaria ai soci che non hanno ancora comunicato un indirizzo
email. In particolare saranno indicati
nella prossima Lettera ai soci mensile, che invieremo anche per posta
ordinaria ai soci che non hanno ancora indicato un indirizzo email.
Chi desidera
partecipare può chiederli inviando una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
precisando il
proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. I dati di coloro
che non sono soci saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere
nuovamente inviati per partecipare a quella successiva.
Per partecipare:
cliccate sul
link
o
copiate il
codice di accesso nello spazio INSERISCI IL CODICE RIUNIONE della app Google Meet e poi cliccate su
PARTECIPA e seguie le istruzioni che
compariranno.
Daremo ulteriori informazioni su questo blog.
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Prova
anche tu a partecipare! Inviaci un tuo
indirizzo email per poter rimanere in contatto più facilmente con il gruppo!
Non darla vita al virus!
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Si fa festa incontrandosi, ma la
raccomandazione del distanziamento ce lo sconsiglia.
I
nostri incontri in Google Meet sono
feste dell’incontro tra noi e con Cristo, perché, quando si è riuniti nel suo
nome, anche in quel modo, egli è presente: è scritto.
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The meetings of the AC San
Clemente group in the presence, in the red room of the parish seat, have been
suspended, pending a favorable evolution of the pandemic from Covid 19. The
health authorities for now advise against them.
We have continued to reunite in
Google Meet. Yesterday there was the 13th meeting in this way. The meetings
were very interesting.
In the month of March we will
gather in Google Meet on the 13th, for a small great Lenten retreat, on the
20th, to deepen the themes of the encyclical Fratelli tutti, in particular
those of dialogue and cultural mediation treated in numbers 198 to 216, on the
27th, to continue to dialogue on the "Raising" stage of the
Christological path of formation of CA "From body to body".
The link and access code for
meetings will be communicated via email, Whatsapp and by ordinary mail to
members who have not yet communicated an email address. In particular, they
will be indicated in the next monthly Letter to shareholders, which we will
also send by ordinary mail to shareholders who have not yet indicated an email
address.
Those who wish to participate can ask for them by sending an email to
mario.ardigo@acsanclemente.net
specifying their name, the parish they belong to and the topics of
interest. The data of non-members will be deleted after each meeting and will
have to be sent again to attend the next one.
To partecipate:
click on the link
or
copy the access code in the space ENTER THE MEETING CODE of the Google
Meet app and then click on JOIN and follow the instructions that will appear.
We will give more information on
this blog.
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Try to participate too! Send us your
email address to be able to keep in touch more easily with the group! Don't
give the virus life!
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We celebrate by
meeting, but the recommendation of the spacing advises us against it.
Our meetings in Google Meet are celebrations
of the encounter between us and with Christ, because, when we are gathered in
his name, even in that way, he is present: it is written.
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RACCOMANDIAMO DI OSSERVARE
LE PRESCRIZIONI DELL’AUTORITA’ SANITARIA:
1) indossare la maschera
facciale anche all’aperto, coprendo anche il naso;
2) mantenere una distanza
non inferiori a m 2 dagli altri;
3) evitare gli
assembramenti di persone, anche al momento di ricevere la Comunione.
4) ricevere la Comunione sulla mano, aspettando che il
sacerdote vi posi l’ostia consacrata, senza cercare di afferrarla prima.
WE RECOMMEND TO FOLLOW THE
REQUIREMENTS OF THE HEALTH AUTHORITY:
1) wearing the face mask even outdoors, also covering the nose;
2) keeping a distance of no less than m 2 from the others;
3) avoiding gatherings of people, even at the moment of receiving
Communion.
4) receiving Communion on the hand, waiting for the priest to place the
consecrated host there, without trying to grab it first.
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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa
cattolica che si impegnano liberamente per
realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una
specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e
democratica. (dallo
Statuto)
Italian Catholic Action is an
association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to
creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and
democratic experience in the Christian community and in civil society. (from
the Statute)
**********************************
Note: after
the Italian text there is the translation in English, done with the help of
Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of
English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails.
I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us
to be understood by those who speak English, in the many national versions of
the world, or who use it as a second or third language. It is the function that
in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other
peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is
still current. The biblical
texts in English are taken from https://www.associationofcatholicpriests.ie and from other Catholic sites in English and from
http://www.vatican.va/archive/ENG0839/_INDEX.HTM (The New American
Bible); the texts in english of the documents of the
Second Vatican Council, are taken from sites of Holy See.
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Pillole di Concilio / Council pills
Dalla Costituzione
pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes, del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)
From the
Pastoral Constitution on the Church in the modern world Joy and Hope - Gaudium et Spes, of the Second Vatican Council
(1962-1965)
12. L'uomo ad immagine di Dio.
Credenti e non credenti
sono generalmente d'accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra
deve essere riferito all'uomo, come a suo centro e a suo vertice.
Ma che cos'è l'uomo?
Molte opinioni egli ha
espresso ed esprime sul proprio conto, opinioni varie ed anche contrarie,
secondo le quali spesso o si esalta così da fare di sé una regola assoluta, o
si abbassa fino alla disperazione, finendo in tal modo nel dubbio e nell'angoscia.
Queste difficoltà la
Chiesa le sente profondamente e ad esse può dare una risposta che le viene
dall'insegnamento della divina Rivelazione, risposta che descrive la vera
condizione dell'uomo, dà una ragione delle sue miserie, ma in cui possono al
tempo stesso essere giustamente riconosciute la sua dignità e vocazione.
La Bibbia, infatti,
insegna che l'uomo è stato creato « ad immagine di Dio » capace di conoscere e
di amare il suo Creatore, e che fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene quale signore di esse, per governarle e
servirsene a gloria di Dio.
« Che cosa è l'uomo, che tu
ti ricordi di lui? o il figlio dell'uomo che tu ti prenda cura di lui?
L'hai fatto di poco inferiore agli angeli, l'hai coronato di
gloria e di onore, e l'hai costituito sopra le opere delle tue mani. Tutto hai
sottoposto ai suoi piedi » (Sal 8,5).
Ma Dio non creò l'uomo
lasciandolo solo: fin da principio « uomo e donna li creò » (Gen1,27) e la loro
unione costituisce la prima forma di comunione di persone.
L'uomo, infatti, per sua
intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può
vivere né esplicare le sue doti.
Perciò Iddio, ancora come
si legge nella Bibbia, vide « tutte quante le cose che aveva fatte, ed erano
buone assai» (Gen1,31).
12. Man in the image of God.
The People of God believes that it is led
by the Lord's Spirit, Who fills the earth. Motivated by this faith, it labors
to decipher authentic signs of God's presence and purpose in the happenings,
needs and desires in which this People has a part along with other men of our
age. For faith throws a new light on everything, manifests God's design for man's
total vocation, and thus directs the mind to solutions which are fully human.
This council, first of all, wishes to
assess in this light those values which are most highly prized today and to
relate them to their divine source. Insofar as they stem from endowments
conferred by God on man, these values are exceedingly good. Yet they are often
wrenched from their rightful function by the taint in man's heart, and hence
stand in need of purification.
What does the Church think of man? What
needs to be recommended for the upbuilding of contemporary society? What is the
ultimate significance of human activity throughout the world? People are
waiting for an answer to these questions. From the answers it will be
increasingly clear that the People of God and the human race in whose midst it
lives render service to each other. Thus the mission of the Church will show
its religious, and by that very fact, its supremely human character.
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Letture bibliche della Messa - Biblical readings of the Mass
Prima lettura -1st
Reading
Dal libro della Genesi
(Gen 22,1-2.9.10-13.15-18)
From the book of Genesis (Gen 22:1-2.9.10-13.15-18)
In quei
giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!».
Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel
territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo
che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna. Poi
Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo
del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose:
«Eccomi!». L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli
niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo
unigenito».
Allora Abramo alzò gli
occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a
prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L'angelo del Signore
chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso,
oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo
figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa
la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido
del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno
benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai
obbedito alla mia voce».
After these
things God tested Abraham. He said to him, “Abraham!” And he said, “Here I am.”
He said, “Take your son, your only son Isaac, whom you love, and go to the land
of Moriah, and offer him there as a burnt offering on one of the mountains that
I shall show you.”
When they came
to the place that God had shown him, Abraham built an altar there and laid the
wood in order. He bound his son Isaac, and laid him on the altar, on top of the
wood. Then Abraham reached out his hand and took the knife to kill his son. But
the angel of the Lord called to him from heaven, and said, “Abraham, Abraham!”
And he said, “Here I am.” He said, “Do not lay your hand on the boy or do
anything to him; for now I know that you fear God, since you have not withheld
your son, your only son, from me.” And Abraham looked up and saw a ram, caught
in a thicket by its horns. Abraham went and took the ram and offered it up as a
burnt offering instead of his son.
The angel of
the Lord called to Abraham a second time from heaven, and said, “By myself I
have sworn, says the Lord: Because you have done this, and have not withheld
your son, your only son, I will indeed bless you, and I will make your
offspring as numerous as the stars of heaven and as the sand that is on the
seashore. And your offspring shall possess the gate of their enemies, and by
your offspring shall all the nations of the earth gain blessing for themselves,
because you have obeyed my voice.”
Salmo responsoriale
dal salmo 115
Responsorial psalm
From psalm 115
Ritornello
/ Response:
Camminerò alla
presenza del Signore nella terra dei viventi.
I will walk in the presence of the Lord, in the land
of the living
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Ti prego, Signore, perché sono tuo
servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
I trusted,
even when I said:
‘I am sorely afflicted.’
O precious in the eyes of the Lord
is the death of his faithful.
Your
servant, Lord, your servant am I;
you have loosened my bonds.
A thanksgiving sacrifice I make:
I will call on the Lord’s name.
My vows to
the Lord I will fulfil
before all his people,
in the courts of the house of the Lord,
in your midst, O Jerusalem
Seconda lettura / Second
reading
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
(Rm 8,31b-34)
From the letter of St. Paul to the Romans (Rm
8:31b-34)
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di
noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per
tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse
contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà?
Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per
noi!
What then are we to say about these
things? If God is for us, who is against us? He who did not withhold his own
Son, but gave him up for all of us, will he not with him also give us
everything else? Who will bring any charge against God’s elect? It is God who
justifies. Who is to condemn? It is Christ Jesus, who died, yes, who was
raised, who is at the right hand of God, who indeed intercedes for us.
Acclamazione al Vangelo
Acclamation to the Gospel
Alleluia, alleluia.
Dalla
nube luminosa si udì la voce del Padre:
"Questi è il mio Figlio, l'amato:
ascoltatelo!" (Cfr. Mc 9,7)
From the luminous cloud
the voice of the Father was heard:
"This is my
beloved Son: listen to him!" (Cf. Mk 9: 7)
Alleluia.
Vangelo - Gospel
Dal Vangelo secondo Marco
(Mc 9,2-10)
From the Gospel according to Mark (Mk 9:2-10)
In quel tempo, Gesù prese
con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte,
loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti,
bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E
apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro
disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per
te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché
erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube
uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». E
improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo,
con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno
ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai
morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire
risorgere dai morti.
Six days later, Jesus took with him Peter and James and
John, and led them up a high mountain apart, by themselves. And he was
transfigured before them, and his clothes became dazzling white, such as no one
on earth could bleach them. And there appeared to them Elijah with Moses, who
were talking with Jesus. Then Peter said to Jesus, “Rabbi, it is good for us to
be here; let us make three dwellings, one for you, one for Moses, and one for
Elijah.” He did not know what to say, for they were terrified.
Then a cloud overshadowed them, and from the
cloud there came a voice, “This is my Son, the Beloved; listen to him!”
Suddenly when they looked around, they saw no one with them any more, but only
Jesus. As they were coming down the mountain, he ordered them to tell no one
about what they had seen, until after the Son of Man had risen from the dead.
So they kept the matter to themselves, questioning what this rising from the
dead could mean.
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Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle
nove
Summary of the homily given during the Mass celebrated in the parish at
nine o’clock
Il brano
evangelico ci presenta la Trasfigurazione, la visione della gloria di Gesù che
ebbero gli apostoli. Si narra di vesti luminose.
Nel
racconto è molto importante la voce che venne dalla nube: «Questi è
il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». Fu la voce del Padre.
Ascoltare
produce la conversione. E la conversione a Gesù salva.
Preghiamo, dunque, di saper ascoltare la
Parola del Signore, perché si compia in noi la sua volontà.
The Gospel passage presents us with the
Transfiguration, the vision of the glory of Jesus that the apostles had. It
tells of luminous garments.
In the story the voice that came from the cloud is very important:
"This is my beloved Son: listen to him!". It was the voice of the
Father.
Listening produces conversion. And conversion to Jesus saves.
Let us therefore pray that we will know how to listen to the Word of the
Lord, so that his will may be fulfilled in us.
Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso le
parole del celebrante.
Summary of Mario Ardigò, as how he understood
the words of the celebrant.
Avvisi del parroco /
Notices from the parson
- E’ iniziato il Tempo di Quaresima;
- la tradizione
raccomanda astinenza nei venerdì di Quaresima, nel senso precisato dalla CEI
nel documento che trovate di seguito, vale a dire, in sintesi:
La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle
carni, come pure dei cibi e delle bevande che, ad un prudente giudizio, sono da
considerarsi come particolarmente ricercati e costosi. L’astinenza deve
essere osservata dalle persone tra i 14 e i 60 anni, salvo motivi di salute, in
tutti e singoli i venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con un
giorno annoverato tra le solennità.
Notices from the parson
- The Time of Lent has
begun;
- tradition recommends
abstinence on the Fridays of Lent, in the sense specified by the CEI in the
document you find below, that is, in summary:
The abstinence law prohibits the use of meat, as well as food and drinks
which, in a prudent judgment, are to be considered as particularly sought after
and expensive. Abstinence must be observed by people between 14 and 60 years of
age, except for health reasons, on all and individual Fridays of Lent, unless
they coincide with a day counted among the solemnities.
Avvisi di Azione
Cattolica: / Catholic Action Notices:
Le riunioni del gruppo AC San
Clemente in presenza, nella sala rossa della sede parrocchiale, sono state sospese,
in attesa di una evoluzione favorevole della pandemia da Covid 19. Le autorità
sanitarie per ora le sconsigliano.
Abbiamo continuato a riunirci in Google Meet. Ieri c’è stata la 13°
riunione con questa modalità. Gli incontri sono stati molto interessanti.
Nel mese di marzo ci riuniremo in Google Meet il 13, per un piccolo grande ritiro di Quaresima, il 20, per approfondire i temi
dell’enciclica Fratelli tutti, in particolare quelli del dialogo e mediazione
culturale trattati nei numeri da 198 a 216, e il 27, per continuare a dialogare
sulla tappa “Sollevare” del cammino cristologico di formazione di AC “Da corpo a corpo”.
Il link e il
codici di accesso per l’incontro saranno
comunicati via email, Whatsapp
e per posta ai soci che non hanno ancora comunicato un indirizzo email.
Chi desidera
partecipare può chiederli inviando una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
precisando il
proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. I dati di
coloro che non sono soci saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno
essere nuovamente inviati per partecipare a quella successiva.
Daremo ulteriori informazioni su questo blog.
The meetings of the AC San Clemente group in the presence, in the red
room of the parish seat, have been suspended, pending a favorable evolution of
the pandemic from Covid 19. The health authorities for now advise against them.
We have continued to reunite in
Google Meet. Yesterday there was the 13th meeting in this way. The meetings
were very interesting.
In the month of March we will
gather in Google Meet on the 13th, for a small great Lenten retreat, on the
20th, to deepen the themes of the encyclical Fratelli tutti, in particular
those of dialogue and cultural mediation treated in numbers 198 to 216, on the
27th, to continue to dialogue on the "Raising" stage of the
Christological path of formation of CA "From body to body".
The link and access code for the
meeting will be communicated via email, Whatsapp and by post to members who
have not yet communicated an email address.
Those who wish to participate can ask for them by sending an email to
mario.ardigo@acsanclemente.net
specifying their name, the parish they belong to and the topics of
interest. The data of non-members will be deleted after each meeting and will
have to be resent to attend the next one.
We will give more information in
this blog.
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Nota dell'Episcopato italiano
Il senso cristiano
del digiuno e dell'astinenza
DECRETO DI
PROMULGAZIONE
Prot. n. 662/94
CAMILLO card.
RUINI
Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Note from the Italian
Episcopate
The Christian sense
of fasting and abstinence
________________________________________
PROMULGATION DECREE
Prot. N. 662/94
CAMILLO card. RUINI
Vicar General of His
Holiness for the Diocese of Rome
President of the Italian
Episcopal Conference
In ossequio alla
legislazione canonica e in piena comunione con la Sede Apostolica la Conferenza
Episcopale Italiana nella 39a Assemblea Generale, svoltasi a Roma
dal 16 al 20maggio
1994, in applicazione dei
canoni 1251 e 1253, ha approvato con la maggioranza richiesta le disposizioni
di carattere normativo sul digiuno e l’astinenza, contenute nel n. 1 3 della
Nota pastorale «Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza».
In conformità al can. 455,
par. 2, del Codice di diritto canonico ho chiesto con lettera n. 39 5/94 del 9
giugno 1994 la prescritta «recognitio» della Santa Sede.
Con il presente decreto,
nella mia qualità di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, per
mandato della medesima Assemblea Generale e in conformità dell’art. 28/a dello
Statuto della C.E.l., dopo aver ottenuto, in data 12 settembre 1994, la
prescritta «recognitio» della Santa Sede con foglio n. 960/83 del Prefetto
della Congregazione per i Vescovi, intendo promulgare e di fatto promulgo le
disposizioni normative contenute nella Nota pastorale che viene pubblicata con
il presente decreto.
Ai fini della più precisa
identificazione degli elementi costituenti il corpo normativo spettante alle
competenze della Conferenza Episcopale Italiana, resta inteso che le
disposizioni normative contenute nel n. 1 3 del presente documento saranno da
intendere come Delibera C.E.I. n. 59.
Stabilisco altresì che, in
conformità al can. 8, par. 2, del Codice di diritto canonico, tali norme
entrino in vigore a partire dal 27 novembre 1994, prima domenica di Avvento.
INTRODUZIONE
Il valore della
penitenza per il nostro tempo
1. Il digiuno e l’astinenza — insieme alla preghiera,
all’elemosina e alle altre opere di carità — appartengono, da sempre, alla vita
e alla prassi penitenziale della Chiesa: rispondono, infatti, al bisogno
permanente del cristiano di conversione al regno di Dio, di richiesta di
perdono per i peccati, di implorazione dell’aiuto divino, di rendimento di
grazie e di lode al Padre.
Nella penitenza è coinvolto
l’uomo nella sua totalità di corpo e di spirito: l’uomo che ha un corpo
bisognoso di cibo e di riposo e l’uomo che pensa, progetta e prega; l’uomo che
si appropria e si nutre delle cose e l’uomo che fa dono di esse; l’uomo che
tende al possesso e al godimento dei beni e l’uomo che avverte l’esigenza di
solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini. Digiuno e astinenza non sono
forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito,
rendendolo capace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporeità
della persona.
Ma perché il digiuno e
l’astinenza rientrino nel vero significato della prassi penitenziale della
Chiesa devono avere un’anima autenticamente religiosa, anzi cristiana. Ci preme
pertanto riproporre il significato del digiuno e dell’astinenza secondo
l’esempio e l’insegnamento di Gesù e secondo l’esperienza spirituale della
comunità cristiana. Occorre, per questo, riscoprirne l’identità originaria e
lo spirito autentico alla luce della parola di Dio e della viva tradizione
della Chiesa. Occorre poi precisarne le modalità espressive in riferimento
alle condizioni di vita del nostro tempo.
Il digiuno e l’astinenza,
infatti, rientrano in quelle forme di comportamento religioso che sono
costantemente soggette alla mutazione degli usi e dei costumi. In questo senso
la Delibera dell’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana del 18
aprile 1985 chiede che si stabiliscano le opportune determinazioni a norma dei
canoni 1251 e 1253 del Codice di Diritto Canonico per l’osservanza del digiuno
e dell’astinenza nelle Chiese che sono in Italia (1).
È quanto noi Vescovi
italiani intendiamo fare con la presente Nota pastorale, che
indirizziamo a tutti i membri della comunità ecclesiale, presbiteri, diaconi,
religiosi e fedeli laici, per sollecitare una convinta e vigorosa ripresa
della prassi penitenziale all’interno del popolo cristiano. Ciò è
richiesto, anzitutto, per essere fedeli alle esigenze evangeliche della
penitenza, ma anche per dare una coerente risposta alla sfida del consumismo e
dell’edonismo diffusi nella nostra società. In tal senso condividiamo la
convinzione espressa da Paolo VI all’indomani del Concilio Vaticano II nella
Costituzione apostolica Paenitemini: «Tra i gravi e urgenti problemi che
si pongono alla nostra sollecitudine pastorale, non ultimo ci sembra quello di
richiamare ai nostri figli — e a tutti gli uomini religiosi del nostro tempo —
il significato e l’importanza del precetto divino della penitenza» (2).
- I -
IL DIGIUNO E L’ASTINENZA
NELL’ESPERIENZA STORICA DELLA CHIESA
Il digiuno
nell’esempio e nella parola di Gesù
2. Il digiuno dei cristiani trova il suo modello e il suo
significato nuovo e originale in Gesù.
E vero che il Maestro non impone in modo esplicito ai discepoli nessuna pratica
particolare di digiuno e di astinenza. Ma ricorda la necessità del digiuno per
lottare contro il maligno e durante tutta la sua vita, in alcuni momenti
particolarmente significativi, ne mette in luce l’importanza e ne indica lo
spirito e lo stile secondo cui viverlo.
Quaranta giorni di digiuno precedono il combattimento spirituale delle
“tentazioni”, che Gesù affronta nel deserto e che supera con la ferma adesione
alla parola di Dio: «Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà
l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"» (Mt 4,4) (3).
Con il suo digiuno Gesù si prepara a compiere la sua missione di salvezza
in filiale obbedienza al Padre e in servizio d’amore agli uomini.
Riprendendo la pratica e il valore del digiuno in uso presso il popolo di
Israele, Gesù ne afferma con forza il significato essenzialmente interiore e
religioso, e rifiuta pertanto gli atteggiamenti puramente esteriori e
«ipocriti» (cfr. Mt 6,1-6.16-18): digiuno, preghiera ed elemosina sono un atto
di offerta e di amore al Padre «che è nel segreto» e «che vede nel segreto» (Mt
6,18). Sono un aspetto essenziale della sequela di Cristo da parte dei
discepoli.
Quando gli viene domandato per quale motivo i suoi discepoli non praticano le
forme di digiuno che sono in uso presso taluni ambienti del giudaismo del
tempo, Gesù risponde: «Finché [gli invitati alle nozze] hanno lo sposo con
loro, non possono digiunare» (Mc 2,19). La pratica penitenziale del digiuno non
è adatta a manifestare la gioia della comunione sponsale dei discepoli con
Gesù. Ma egli subito aggiunge: «Verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo
sposo e allora digiuneranno» (Mc 2,20). In queste parole la Chiesa trova il
fondamento dell’invito al digiuno come segno di partecipazione dei discepoli
all’evento doloroso della passione e della morte del Signore, e come forma di
culto spirituale e di vigilante attesa, che si fa particolarmente intensa nella
celebrazione del Triduo della Santa Pasqua.
Il riferimento a Cristo e alla sua morte e risurrezione è essenziale e decisivo
per definire il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza, come di ogni
altra forma di mortificazione: «Se qualcuno vuoi venire dietro di me rinneghi
se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34). E infatti nella sequela
di Cristo e nella conformità con la sua croce gloriosa che il cristiano trova
la propria identità e la forza per accogliere e vivere con frutto la penitenza.
La prassi
penitenziale nell’Antico Testamento
3. La
pratica del digiuno, così come quella dell’elemosina e della preghiera, non è
una novità portata da Gesù:
egli rimanda all’esperienza religiosa del popolo d’Israele, dove il digiuno è
praticato come momento di professione di fede nell’unico vero Dio, fonte di
ogni bene, e come elemento necessario per superare le prove alle quali sono
sottoposte la fede e la fiducia nel Signore.
Mosè ed Elia si astengono dal cibo per prepararsi all’incontro con Dio (4).
La coscienza del peccato, il dolore e il pentimento, la conversione e
l’espiazione, pur manifestandosi in molteplici modi, trovano nel digiuno la
loro espressione più naturale e immediata (5).
Le celebrazioni penitenziali, in tempo di gravi calamità e nei momenti decisivi
dell’Alleanza fra Dio e il suo popolo, comportano anche l’indizione di un
solenne digiuno per l’intera comunità (6).
A rendere più intensa l’implorazione della preghiera, Israele ricorre alla prostrazione
fisica che segue alla rinuncia del cibo (7).
Privandosi del cibo, alcuni protagonisti della storia del popolo d’Israele
riconoscono i limiti della loro forza umana e si appellano alla forza di Dio,
che solo li può salvare (8).
E tuttavia anche nelle pratiche di digiuno, come in ogni espressione della
religiosità, si possono annidare molte insidie: l’autocompiacimento, la pretesa
di rivendicare diritti di fronte a Dio, l’illusione di esimersi con un dovere
cultuale dai più stringenti doveri verso il prossimo. Per questo il profeta
denuncia la falsità del formalismo e predica il vero digiuno che il Signore
vuole:
«Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli
oppressi e spezzare ogni giogo... Dividere il pane con l’affamato, introdurre
in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo» (Is 58,6-7).
C’è dunque un intimo legame fra il digiuno e la conversione della vita, il
pentimento dei peccati, la preghiera umile e fiduciosa, l’esercizio della
carità fraterna e la lotta contro l’ingiustizia: «Buona cosa è la preghiera con
il digiuno e l’elemosina con la giustizia» (Tob 12,8).
La vita nuova
secondo lo Spirito
4. Per il cristiano la mortificazione non è
mai fine a se stessa né si configura come semplice strumento di controllo di
sé, ma rappresenta la via necessaria per partecipare alla morte gloriosa di
Cristo: in questa morte egli viene inserito con il Battesimo e dal Battesimo
riceve il dono e il compito di esprimerla nella vita morale (cfr. Rm 6,3-4), in
una condotta che comporta il dominio su tutto ciò che è segno e frutto del
male: «fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia
insaziabile che è idolatria» (Col 3,5).
L’adesione a Cristo morto e risorto e la fedeltà al dono della vita nuova e
della vera libertà esigono la lotta contro il peccato che inquina il cuore
dell’uomo, e contro tutto ciò che al peccato conduce: di qui la necessità della
rinuncia. «Cristo ci ha liberati perché restassimo liben» (Gal 5,1).
Consapevole di questa responsabilità, l’apostolo Paolo, ad imitazione degli
atleti che si preparano a gareggiare nello stadio, afferma senza timori:
«Tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda
che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato» (1Cor 9,27).
L’impegno al dominio di sé e alla mortificazione è dunque parte integrante
dell’esperienza cristiana come tale e rientra nelle esigenze della vita nuova
secondo lo Spirito: «Vi dico dunque: Camminate secondo lo Spirito e non sarete
portati a soddisfare i desideri della carne... Il frutto dello Spirito è amore,
gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé»
(Gal 5,16.22).
In particolare, per il cristiano l’astinenza non nasce dal rifiuto di alcuni
cibi come se fossero cattivi: egli accoglie l’insegnamento di Gesù, per il
quale non esistono né cibi proibiti né osservanze di semplice purità legale: «Non
c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece
le cose che escono dall’uomo a contaminarlo» (Mc 7,15).
La tradizione
spirituale e pastorale della Chiesa
5. La dottrina e la pratica del digiuno e dell’astinenza,
da sempre presenti nella vita della Chiesa, assumono una fisionomia più
definita negli ambienti monastici del IV secolo, sia con la sottolineatura
abituale della frugalità, sia con la privazione del cibo in determinati tempi
dell’anno liturgico. Nel medesimo periodo, sotto l’influsso degli usi
monastici, le comunità ecclesiali delineano le forme concrete della prassi
penitenziale.
La pratica antica del digiuno consiste normalmente nel consumare un solo pasto nella
giornata, dopo il vespro, a cui fa seguito, abitualmente, la riunione serale
per l’ascolto della parola di Dio e la preghiera comunitaria. Si consolida,
attraverso i secoli, l’usanza secondo cui quanto i cristiani risparmiano con il
digiuno venga destinato per l’assistenza ai poveri ed agli ammalati. «Quanto
sarebbe religioso il digiuno, se quello che spendi per il tuo banchetto lo
inviassi ai poveri!» (9),
esorta Sant’Ambrogio; e Sant’Agostino gli fa eco: «Diamo in elemosina quanto
riceviamo dal digiuno e dall’astinenza» (10).
Così l’astensione dal cibo è sempre unita all’ascolto e alla meditazione della
parola di Dio, alla preghiera e all’amore generoso verso coloro che hanno
bisogno. In questo senso San Pietro Crisologo afferma: «Queste tre cose,
preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l’una
dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del
digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne
ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi
prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia» (11).
Nel IV secolo prende corpo anche l’organizzazione del tempo della Quaresima per
i catecumeni e per i penitenti. Questo viene proposto e vissuto come cammino di
preparazione alla rinascita pasquale nel Battesimo e nella Penitenza (12)
e quindi è orientato verso il Triduo pasquale, centro e cardine dell’anno
liturgico che celebra l’intera opera della redenzione e che costituisce
l’itinerario privilegiato di fede della comunità cristiana (13).
Per questo San Leone Magno può dire che il vero digiuno quaresimale
consiste «nell’astenersi non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai
peccati». (14)
Durante l’epoca medioevale e moderna, la pratica penitenziale viene tenuta in
grande considerazione, diventando oggetto di numerosi interventi normativi ed
entrando a far parte delle osservanze religiose più comuni e diffuse tra il
popolo cristiano.
Il Concilio e il
rinnovamento della disciplina penitenziale
6. Il Concilio Vaticano II,
nella sua finalità di cammino verso la santità e di «aggiornamento pastorale»,
chiede che siano rinnovate le disposizioni della Chiesa sul digiuno e
sull’astinenza, chiarendone le motivazioni nel contesto attuale della vita
cristiana personale e comunitana (15).
Alla richiesta del Concilio risponde Paolo VI con la Costituzione apostolica Paenitemini
sulla disciplina penitenziale (17 febbraio 1966). In essa viene richiamato
in particolare il valore della penitenza come atteggiamento interiore, come
«atto religioso personale, che ha come termine l’amore e l’abbandono nel
Signore: digiunare per Dio, non per se stessi» (16).
Da questo valore fondamentale dipende l’autenticità di ogni forma penitenziale.
In questo contesto Paolo VI sollecita tutti a riscoprire e a vivere il
collegamento del digiuno e dell’astinenza con le altre forme di penitenza e
soprattutto con le opere di carità, di giustizia e di solidarietà: «Là dove è
maggiore il benessere economico, si dovrà piuttosto dare testimonianza di
ascesi, affinché i figli della Chiesa non siano coinvolti dallo spirito del
“mondo”, e si dovrà dare nello stesso tempo una testimonianza di carità verso i
fratelli che soffrono nella povertà e nella fame, oltre ogni barriera di
nazioni e di continenti. Nei paesi invece dove il tenore di vita è più
disagiato, sarà più accetto al Padre e più utile alle membra del Corpo di
Cristo che i cristiani — mentre cercano con ogni mezzo di promuovere una
migliore giustizia sociale — offrano, nella preghiera, la loro sofferenza al
Signore, in intima unione con i dolori di Cristo» (17).
- II -
IL DIGIUNO E L’ASTINENZA
NELLA VITA ATTUALE DELLA CHIESA
L’originalità
del digiuno cristiano
7. Di fronte al rapido mutare delle
condizioni sociali e culturali caratteristico del nostro tempo, e in
particolare di fronte al moltiplicarsi dei contatti interreligiosi e al
diffondersi di nuovi fenomeni di costume, diventa sempre più necessario
riscoprire e riaffermare con chiarezza l’originalità del digiuno e
dell’astinenza cristiani.
Oggi, infatti, il digiuno viene praticato per i più svariati motivi e talvolta
assume espressioni per così dire laiche, come quando diventa segno di protesta,
di contestazione, di partecipazione alle aspirazioni e alle lotte degli uomini
ingiustamente trattati. Circa poi l’astinenza da determinati cibi, oggi si
stanno diffondendo tradizioni ascetico-religiose che si presentano non poco
diverse da quella cristiana.
Pur guardando con rispetto a queste usanze e prescrizioni — specialmente a
quelle degli ebrei e dei musulmani —, la Chiesa segue il suo Maestro e Signore,
per il quale tutti i cibi sono in sé buoni e non sono sottoposti ad alcuna
proibizione religiosa (18),
e accoglie l’insegnamento dell’apostolo Paolo che scrive: «Chi mangia, mangia
per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio» (Rm 14,6).
In tal senso, qualsiasi pratica di rinuncia trova il suo pieno valore, secondo
il pensiero e l’esperienza della Chiesa, solo se compiuta in comunione viva con
Cristo, e quindi se è animata dalla preghiera ed è orientata alla crescita
della libertà cristiana, mediante il dono di sé nell’esercizio concreto della
carità fraterna.
Custodire l’originalità della penitenza cristiana, proporla e viverla in tutta
la ricchezza spirituale del suo contenuto nelle condizioni attuali di vita è un
compito che la Chiesa deve assolvere con grande vigilanza e coraggio.
Il sacramento
della Penitenza e della Riconciliazione
8. In rapporto all’originalità del digiuno e
dell’astinenza è da risvegliare la consapevolezza che la prassi penitenziale
della Chiesa, nelle sue forme molteplici e diverse, raggiunge il suo vertice
nel sacramento della Penitenza e della Riconciliazione.
Il cammino per la conversione del cuore, il desiderio e l’impegno per il
rinnovamento spirituale, l’apertura sincera al «credere al vangelo» (cfr. Mc
1,15) trovano la loro verità piena e la loro singolare efficacia nel segno
sacramentale della salvezza, operata dalla morte e risurrezione di Gesù e da
lui donata alla Chiesa con l’effusione del suo Spirito.
Solo nell’inserimento nel mistero di Cristo morto e risorto, mediante la fede e
i sacramenti, tutti i gesti, grandi e piccoli, di penitenza e di digiuno e
tutte le opere, note e nascoste, di carità e di misericordia acquistano
significato e valore di salvezza.
Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione si rivela in tal modo
necessario non solo per ottenere il perdono dei peccati commessi dopo il
Battesimo, ma anche per assicurare autenticità e profondità alla virtù della
penitenza e alle diverse pratiche penitenziali della vita cristiana.
Dal rifiorire di una più diffusa e frequente partecipazione a questo
sacramento, vissuto nella fede in tutti gli atti che lo compongono — dall’umile
confessione delle colpe al pentimento, dal proposito di rinnovare la propria
vita all’accoglienza del dono divino della misericordia, fino al compimento
della soddisfazione —‘ l’insieme della prassi penitenziale della Chiesa potrà
acquistare la pienezza del suo significato interiore e religioso, e farsi
strumento di sincero e genuino rinnovamento morale e spirituale. Mediante il
sacramento, infatti, lo Spirito crea il cuore nuovo, diventando così legge di
vita, ossia risorsa di grazia e sollecitazione per un’esistenza convertita e
penitente (19).
I giorni
penitenziali di digiuno e di astinenza
9. Il digiuno e l’astinenza,
nella loro originalità cristiana, presentano anche un valore sociale e
comunitario: chiamato a penitenza non è solo il singolo credente, ma l’intera
comunità dei discepoli di Cristo (20).
Per rendere più manifesto il carattere comunitario della pratica penitenziale
la Chiesa stabilisce che i fedeli facciano digiuno e astinenza negli stessi
tempi e giorni: è così l’intera comunità ecclesiale ad essere comunità
penitente.
Questi tempi e giorni, come scrive Paolo VI, vengono scelti dalla Chiesa «fra
quelli che, nel corso dell’anno liturgico, sono più vicini al mistero pasquale
di Cristo o vengono richiesti da particolari bisogni della comunità ecclesiale»
(21).
Fin dai primi secoli il digiuno pasquale si osserva il Venerdì santo e, se
possibile, anche il Sabato santo fino alla Veglia pasquale (22);
così come si ha cura di iniziare la Quaresima, tempo privilegiato per la
penitenza in preparazione alla Pasqua, con il digiuno del Mercoledì delle
Ceneri o per il rito ambrosiano con il digiuno del primo venerdì di Quaresima.
Mentre il digiuno nel Sacro Triduo è un seguo della partecipazione comunitaria
alla morte del Signore, quello d’inizio della Quaresima è ordinato alla
confessione dei peccati, alla implorazione del perdono e alla volontà di
conversione.
Anche i venerdì di ogni settimana dell’anno sono giorni particolarmente propizi
e significativi per la pratica penitenziale della Chiesa, sia per il loro
richiamo a quel Venerdì che culmina nella Pasqua, sia come preparazione alla
comunione eucaristica nella assemblea domenica-le: in tal modo i cristiani si
preparano alla gioia fraterna della «Pasqua settimanale» — la domenica, il
giorno del Signore risorto — con un gesto che manifesta la loro volontà di
conversione e il loro impegno di novità di vita.
La celebrazione della domenica sollecita, infatti, la comunità cristiana a dare
concretezza e slancio alla propria testimonianza di carità: «E soprattutto la
domenica il giorno in cui l’annuncio della carità celebrato nell’Eucaristia può
esprimersi con gesti e segni visibili concreti, che fanno di ogni assemblea e
di ogni comunità il luogo della carità vissuta nell’incontro fraterno e nel
servizio verso chi soffre e ha bisogno. Il giorno del Signore si manifesta così
come il giorno della Chiesa e quindi della solidarietà e della comunione» (23).
Ciò acquista maggior significato se la domenica è stata preceduta dal venerdì
di digiuno, di astinenza e di mortificazione, ordinati alla preghiera e alla
carità.
Nuove forme
penitenziali
10. Le profonde trasformazioni sociali e
culturali, che segnano i costumi di vita del nostro tempo, rendono
problematici, se non addirittura anacronistici e superati, usi e abitudini di
vita fino a ieri da tutti accettati. Per la pratica dell’astinenza, si pensi
alla distinzione tra cibi «magri» e cibi «grassi»: una simile distinzione porta
in sé il rischio di allontanarsi da quella sobrietà che appartiene al genuino
spirito penitenziale e di ricercare di fatto cibi particolarmente raffinati e
costosi, che di per sé non contrastano con le norme tradizionali fissate dalla
Chiesa.
Diventa allora necessario ripensare le forme concrete secondo cui la prassi
penitenziale deve essere vissuta dalla Chiesa dei nostri giorni perché rimanga
nella sua originaria verità. Le comunità ecclesiali, come pure ogni singolo
cristiano, sono impegnati a trovare i modi più adatti per praticare il digiuno
e l’astinenza secondo l’autentico spirito della tradizione della Chiesa, nella
fedeltà viva alla loro originalità cristiana.
Questi modi consistono nella privazione e comunque in una più radicale
moderazione non solo del cibo, ma anche di tutto ciò che può essere di qualche
ostacolo ad una vita spirituale pronta al rapporto con Dio nella meditazione e
nella preghiera, ricca e feconda di virtù cristiane e disponibile al servizio
umile e disinteressato del prossimo.
Il nostro tempo è caratterizzato, infatti, da un consumo alimentare che spesso
giunge allo spreco e da una corsa sovente sfrenata verso spese voluttuarie, e,
insieme, da diffuse e gravi forme di povertà, o addirittura di miseria
materiale, culturale, morale e spirituale. In particolare, il divario tra Nord
e Sud del mondo presenta abitualmente una diversità di condizioni economiche e
sociali veramente spaventosa. A fronte di paesi e nazioni del Nord del pianeta,
dove vige un tenore di vita molto alto, intere popolazioni del Sud vivono in
condizioni subumane di povertà, di malattia e di miseria.
In questo contesto, il problema del digiuno e dell’astinenza si collega, a suo
modo, con il problema della giustizia sociale e della solidale condivisione dei
beni su scala nazionale e mondiale. E in questione allora la responsabilità di
tutti e di ciascuno: anche la singola persona è sollecitata ad assumere uno
stile di vita improntato ad una maggiore sobrietà e talvolta anche
all’austerità, e nello stesso tempo capace di risvegliare una forte sensibilità
per gesti generosi verso coloro che vivono nell’indigenza e nella miseria. Il
grido dei poveri che muoiono di fame non può essere inteso come un semplice
invito ad un qualche gesto di carità; è piuttosto un urlo disperato che reclama
giustizia ed esige che i gesti religiosi del digiuno e dell’astinenza diventino
il segno trasparente di un più ampio impegno di giustizia e di solidarietà:
«Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso
sentirlo! Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un
torrente perenne» (Am 5,23-24).
Alcuni settori
di particolare attenzione
11. Il senso cristiano del digiuno e
dell’astinenza spingerà i credenti non solo a coltivare una più grande sobrietà
di vita, ma anche ad attuare un più lucido e coraggioso discernimento nei
confronti delle scelte da fare in alcuni settori della vita di oggi: lo esige
la fedeltà agli impegni del Battesimo.
Ricordiamo, a titolo di esempio, alcuni comportamenti che possono facilmente
rendere tutti, in qualche modo, schiavi del superfluo e persino complici
dell’ingiustizia:
- il consumo alimentare senza una giusta regola, accompagnato a volte da un
intollerabile spreco di risorse;
- l’uso eccessivo di bevande alcooliche e di fumo;
- la ricerca incessante di cose superflue, accettando acriticamente ogni moda e
ogni sollecitazione della pubblicità commerciale;
- le spese abnormi che talvolta accompagnano le feste popolari e persino alcune
ricorrenze religiose;
- la ricerca smodata di forme di divertimento che non servono al necessario
recupero psicologico e fisico, ma sono finì a se stesse e conducono ad evadere
dalla realtà e dalle proprie responsabilità;
- l’occupazione frenetica, che non lascia spazio al silenzio, alla riflessione
e alla preghiera;
- il ricorso esagerato alla televisione e agli altri mezzi di comunicazione,
che può creare dipendenza, ostacolare la riflessione personale e impedisce il
dialogo in famiglia.
I cristiani sono chiamati dalla grazia di Cristo a comportarsi «come i figli
della luce» e quindi a non partecipare «alle opere infruttuose delle tenebre»
(Ef 5,8.11). Così, praticando un giusto «digiuno» in questi e in altri settori
della vita personale e sociale, i cristiani non solo si fanno solidali con
quanti, anche non cristiani, tengono in grande considerazione la sobrietà di
vita come componente essenziale dell’esistenza morale, ma anche offrono una
preziosa testimonianza di fede circa i veri valori della vita umana, favorendo
la nostalgia e la ricerca di quella spiritualità di cui ogni persona ha grande
bisogno.
Il digiuno e la
testimonianza di carità
12. Lo stile, con il quale Gesù invita i discepoli a digiunare,
insegna che la mortificazione è sì esercizio di austerità in chi la pratica, ma
non per questo deve diventare motivo di peso e di tristezza per il prossimo,
che attende un atteggiamento sereno e gioioso.
Questa delicata attenzione agli altri è una caratteristica irrinunciabile del
digiuno cristiano, al punto che esso è sempre stato collegato con la carità: il
frutto economico della privazione del cibo o di altri beni non deve arricchire
colui che digiuna, ma deve servire per aiutare il prossimo bisognoso: «I
cristiani devono dare ai poveri quanto, grazie al digiuno, è stato messo da
parte», ammonisce la Didascalia Apostolica (24).
In questo senso il digiuno dei cristiani deve diventare un segno concreto di
comunione con chi soffre la fame, e una forma di condivisione e di aiuto con
chi si sforza di costruire una vita sociale più giusta e umana.
Anche all’interno del nostro Paese, dove permangono e «per certi versi si
accentuano acute contraddizioni, come le molteplici forme di povertà, antiche e
nuove» (25),
la Chiesa si sente interpellata a rivivere e riproporre, nello spirito del
vangelo della carità, la pratica penitenziale come segno e stimolo concreto a
farsi carico delle situazioni di bisogno e ad aiutare le persone, le famiglie e
le comunità nell’affrontare i problemi quotidiani della vita.
Così, i digiuni che accompagnano alcune manifestazioni pubbliche, come sono le
assemblee di preghiera e le marce di solidarietà, possono sollecitare persone e
famiglie, ma anche comunità e istituzioni, a trovare risorse da mettere a
disposizione di organismi impegnati in opere di assistenza e di promozione
sociale. In tal modo è possibile realizzare iniziative di soccorso per i più
poveri, come i servizi di prima accoglienza o i sostegni domiciliari per le
persone anziane, e nello stesso tempo sensibilizzare le comunità alle esigenze
della pace, rendendole accoglienti e solidali con le vittime della violenza e
delle guerre.
- III -
DISPOSIZIONI NORMATIVE
E ORIENTAMENTI PASTORALI
Disposizioni normative
13. Concludiamo
la presente Nota pastorale con le seguenti disposizioni normative, che
trovano la loro ispirazione e forza nel canone 1249 del Codice di diritto
canonico: «Per legge divina, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza,
ciascuno a proprio modo; ma perché tutti siano tra loro uniti da una comune
osservanza della penitenza, vengono stabiliti dei giorni penitenziali in cui i
fedeli attendano in modo speciale alla preghiera, facciano opere di pietà e di
carità, sacrifichino se stessi compiendo più fedelmente i propri doveri e
soprattutto osservando il digiuno e l’astinenza». Queste disposizioni normative
sono la determinazione della disciplina penitenziale della Chiesa
universale (26),
che i canoni 1251 e 1253 del Codice di diritto canonico affidano alle
Conferenze Episcopali.
1) La legge del digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la
giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera,
attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate»
(27).
2) La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, come pure dei
cibi e delle bevande che, ad un prudente giudizio, sono da considerarsi come
particolarmente ricercati e costosi.
3) Il digiuno e l’astinenza, nel senso sopra precisato, devono essere
osservati il Mercoledì delle Ceneri (o il primo venerdì di Quaresima per
il rito ambrosiano) e il Venerdì della Passione e Morte del Signore
Nostro Gesù Cristo; sono consigliati il Sabato Santo sino alla Veglia pasquale
(28).
4) L’astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di
Quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità
(come il 19 o il 25 marzo).
In tutti gli altri venerdì dell’anno, a meno che coincidano con un
giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l’astinenza nel
senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di
preghiera, di carità.
5) Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60°
anno iniziato; alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il
14° anno di età.
6) Dall’osservanza dell’obbligo della legge del digiuno e dell’astinenza può scusare
una ragione giusta, come ad esempio la salute. Inoltre, «il parroco, per
una giusta causa e conforme alle disposizioni del Vescovo diocesano, può
concedere la dispensa dall’obbligo di osservare il giorno (…) di
penitenza, oppure commutarlo in altre opere pie; lo stesso può anche il
Superiore di un istituto religioso o di una società di vita apostolica, se sono
clericali di diritto pontificio, relativamente ai propri sudditi e agli altri
che vivono giorno e notte nella loro casa» (29).
Orientamenti pastorali
14. Presentiamo
ora, alla luce dei libri liturgici, delle usanze ecclesiali e della
maturazione spirituale dei fedeli, alcuni orientamenti pastorali.
Può essere di grande utilità proporre il digiuno e l’astinenza, unitamente
a momenti di preghiera e a forme di carità:
a) alla vigilia di eventi significativi per la comunità ecclesiale, come sono,
ad esempio, la Confermazione, l’Ordinazione, la Professione religiosa, la
Dedicazione della chiesa o la Festa del patrono o del titolare;
b) nella preparazione o nello svolgimento degli Esercizi e Ritiri spirituali,
delle Missioni al popolo, o di circostanze analoghe, come sono i Sinodi, le
riunioni d’inizio o fine anno pastorale;
c) nelle Quattro Tempora (30)
e, analogamente, nelle ricorrenze collegate alla pietà popolare, come
nella vigilia delle feste dei Santi o nei pellegrinaggi;
d) in particolari circostanze civili ed ecclesiali, nelle quali si fa più
urgente il ricorso a Dio e impellente l’aiuto fraterno (catastrofi, carestie,
guerre, disordini sociali, discriminazioni etniche, crimini contro le persone).
15. Partecipi
della sollecitudine pastorale dei nostri sacerdoti, li invitiamo a
sviluppare una costante opera educativa verso i fedeli loro affidati, così che
la pratica penitenziale si inserisca in modo abituale e armonico nella vita
cristiana personale e comunitaria. In tal senso possono essere utili i seguenti
suggerimenti.
a) Nel tempo sacro della Quaresima i Vescovi, i presbiteri, i diaconi, i
religiosi, ma anche i catechisti e gli educatori, favoriscano la riscoperta e
l’approfondimento dell’originalità cristiana del digiuno e dell’astinenza,
collegandoli intimamente con l’impegno a maturare nella vita di fede e di
carità. In tal senso sono da valorizzare l’ascolto e la meditazione della
parola di Dio, una più intensa vita liturgica, iniziative di preghiera
personale e di gruppo, forme di carità e di servizio.
b) Ogni anno, durante la Quaresima, si propongano alle comunità parrocchiali,
ma anche a gruppi, movimenti e associazioni, uno o più interventi di aiuto a
favore delle situazioni di bisogno, verso le quali far convergere i «frutti»
del digiuno e della carità. E giusto che la comunità abbia poi il resoconto di
quanto si è attuato.
c) È particolarmente importante assicurare il coordinamento delle varie
iniziative catechistiche, liturgiche e caritative in ambito sia nazionale che
locale; così da assumere qualche impegno penitenziale condiviso da tutti: si
renderà più visibile e incisivo il cammino penitenziale della comunità
cristiana come tale.
d) Al fine di diffondere e di approfondire la coscienza cristiana della
penitenza, i vari organismi diocesani — specialmente i Consigli presbiterali e
pastorali, il seminario e gli Istituti di Scienze Religiose —‘ nonché i
superiori degli Istituti di vita consacrata, le comunità parrocchiali, i
responsabili delle aggregazioni ecclesiali e gli operatori della comunicazione
sociale potrebbero promuovere momenti di riflessione sul digiuno e
sull’astinenza nella vita dei singoli cristiani e delle comunità ecclesiali,
così da proporre e programmare in modo convincente, soprattutto all'inizio
della Quaresima, cammini formativi e iniziative di penitenza.
16. L’insieme
di queste riflessioni, destinate a rimotivare e a rinvigorire la prassi
penitenziale del digiuno e dell’astinenza all’interno della comunità cristiana,
non può concludersi senza un appello particolare alle famiglie e a quanti
hanno responsabilità educative.
I genitori e gli educatori avvertano l’importanza e la bellezza di formare
i fanciulli, i ragazzi e i giovani al senso dell’adorazione di Dio e
all’atteggiamento della gratitudine per i suoi doni: da questa radice religiosa
scaturirà la forza per l’autocontrollo, la sobrietà, la libertà critica di
fronte ai bisogni superflui indotti dalla cultura consumista, il dono sincero
di sé attraverso il volontariato, l’impegno a costruire rapporti solidali e
fraterni.
I genitori, per primi, sentano la responsabilità di essere testimoni con la
loro stessa vita, segnata da sobrietà, apertura e attenzione operosa agli
altri. Non indulgano alla diffusa tendenza di assecondare in tutto i figli, ma
propongano loro coraggiosamente forti ideali e valori di vita, e li
accompagnino a conseguirli con convinzione e generosità e senza temere
l’inevitabile fatica connessa. Spingano verso uno stile di vita contrassegnato
dalla gratuità e da uno spirito di servizio che sa vincere l’egoismo e
l’indolenza.
Quest’opera educativa ha motivazioni evangeliche e risorse originali: è parte
integrante di quella formazione alla fede, alla preghiera personale e liturgica
e al coinvolgimento attivo e responsabile nella vita e missione della Chiesa
che i genitori cristiani sono chiamati ad assicurare ai loro figli in forza del
ministero ricevuto con il sacramento del Matrimonio (31).
Anche nella scuola, in particolare attraverso l’insegnamento della religione
cattolica, si espongano i motivi e le forme del digiuno cristiano e si
illustrino i significati personali e sociali dell’impegno penitenziale e in
generale di ogni sforzo ascetico equilibrato.
I giovani siano istruiti anche circa l’obbligo morale e canonico del digiuno,
che ha inizio con i 18 anni (32).
Ai fanciulli e ai ragazzi si propongano forme semplici e concrete di astinenza
e di carità, aiutandoli a vincere la mentalità non poco diffusa per la quale il
cibo e i beni materiali sarebbero fonte unica e sicura di felicità e a
sperimentare la gioia di dedicare il frutto di una rinuncia a colmare la necessità
del fratello: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35).
CONCLUSIONE
Una grazia e una responsabilità per tutta la
Chiesa
17. Con
la pratica penitenziale del digiuno e dell’astinenza la Chiesa accoglie e vive
l’invito di Gesù ai discepoli ad abbandonarsi fiduciosi alla Provvidenza di
Dio, senza alcuna ansia per il cibo: «La vita vale più del cibo e il corpo più
del vestito... Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con
l’animo in ansia... Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno
date in aggiunta» (Lc 12,23.29.3 1).
La comunità cristiana deve mantenere viva la coscienza di essere destinataria
di una particolare grazia ed insieme protagonista di una conseguente
responsabilità, anche nell’ambito della penitenza. Cristo vuole la sua Chiesa
come custode vigile e fedele del dono della salvezza: essa proclama questo dono
nella confessione della fede, lo comunica con la celebrazione dei sacramenti e
lo manifesta con la testimonianza della vita.
I cristiani, partecipi per la grazia del Signore alla vita e alla missione
della Chiesa, possono e devono dare un contributo originale e determinante, non
solo all’edificazione del Corpo di Cristo, ma anche al benessere spirituale e
sociale della comunità umana. Tale contributo è offerto anche dal loro stile di
vita sobrio e talvolta austero: così diventano costruttori di una società più
accogliente e solidale, e fanno crescere nella storia quella «civiltà
dell’amore» che trova il suo principio nella verità proclamata dal Concilio con
le parole: «L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha» (33).
Roma, dalla sede
della C.E.I., 4 ottobre 1994
Festa di S. Francesco d’Assisi Patrono d’Italia
CAMILLO Card.
RUINI
Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
DIONIGI
TETTAMANZI
Segretario Generale
NOTE
1. |
Cfr. Delibera n. 27 (ECEI
3, n. 2282). |
2. |
PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini,
i7 febbraio 1966 (EV 2, 625). |
3. |
All’esperienza del digiuno
di Gesù la Chiesa nella sua liturgia collega l’istituzione quaresimale: «Egli
consacrò l’istituzione del tempo penitenziale — così canta nel Prefazio della
Prima Domenica di Quaresima — con il digiuno dei quaranta giorni e vincendo
le insidie dell’antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del
peccato». |
4. |
Cfr. Es 34,28; 1 Re 19,8. |
5. |
Cfr.
1Sam 7.6. |
6. |
Cfr.GI 2,12-18; Ne
8,13-9,2. |
7. |
Cfr. Ne 1,4; 2Cr 20,3; 2Mc 13,12; Dn 9,3. |
8. |
Cfr. Gdt 8,6; Est 4,3.16. |
9. |
SANT’AMBROGIO, Storia
di Nabot X, 45. |
10. |
SANT’AGOSTINO, Discorso
209,2. |
11. |
SAN PIETRO CRISOLOGO, Discorso
43: PL 52, 320. |
12. |
«Ogni anno — così loda la
Chiesa il suo Dio — tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché assidui
nella preghiera e nella carità operosa attingano ai misteri della redenzione
la pienezza della vita nuova» (Messale romano, I Prefazio di
Quaresima). |
13. |
Cfr. CEI, Evangelizzazione
e Sacramenti, 85 (ECEI, 2,476). |
14. |
SAN LEONE MAGNO, Discorso
6 sulla Quaresima, 1,2. |
15. |
Cfr. Sacrosanctum
Concilium, 109-110 (EV 1, 194-198). |
16. |
PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini,
I (EV 2,628). |
17. |
Ivi, III (EV 2, 641-642). |
18. |
Cfr.Mt 15,11. |
19. |
Cfr. Sal 50, 12-15. |
20. |
Cfr. Sacrosanctum
Concilium, 110 (EV 1,197). |
21. |
PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini,
III (EV, 644). |
22. |
Cfr. Sacrosanctum Concilium,
110 (EV 1,198); l’estensione al Sabato santo è consigliata anche nelle
«Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario», n.
19 (Messale romano p. LV). |
23. |
CEI, Evangelizzazione e
testimonianza della carità, 28 (ECEI 4, 2747); Cfr. CEI, Precisazioni
sull’anno liturgico, Messale romano, 2a ed., p. LX-LXI. |
24. |
Didascalia
Apostolica V, 20,18. |
25. |
CEI, Evangelizzazione e
testimonianza della carità, n. 4 (ECEI 4, 2721). |
26. |
Cfr. CIC, can. 1250-1253. |
27. |
PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini,
III (EV 2, 647) |
28. |
Cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 110 (EV 1, 198). |
29. |
CIC, can. 1245. |
30. |
Cfr. CEI, Precisazioni
sull’anno liturgico. Messale romano, 2a ed., p. LX (ECEI 3,
1406-1409). |
31. |
Cfr. GIOVANNI PAOLO II,
Esort. apost. Familiaris consortio, nn. 38-39. |
32. |
Cfr. CIC, can. 1252. |
33. |
«Gaudium et
spes. 35. |