Una
politica di ampie prospettive
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Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping |
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La copia del Libretto Rosso di Mao Tse-Tung che mio padre portò da un viaggio di Stato in Cina, all'inizio degli anni '70 - The copy of Mao Tse-Tung's little Red Book that my father took from a state trip to China in the early 1970s |
Note: after the Italian text there is
the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to
correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that
automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even
with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who
speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a
second or third language. It is the function that in ancient times carried out
the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient
vocation of the Church of Rome, which is still current.
La
visita in Italia del presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ci
presenterà un politico, un uomo di governo, molto diverso da quelli che siamo
abituati a vedere in Europa. Si presenta, innanzi tutto, come una persona
riflessiva. Non parla per slogan, non cerca di suscitare violente emozioni, in
particolare la paura del futuro e delle persone diverse. E’ al vertice di un
complesso sistema politico e amministrativo che ci appare ben strutturato e
organizzato in modo da realizzare un’azione coerente su vastissima scala, con
prospettive ampie anche nel tempo. E’
l’espressione di una Cina che non solo si apre al mondo intorno, ma che gli
propone un progetto di sviluppo originale. La sua politica può essere
considerata un’evoluzione del marxismo leninismo, originata dalla
seconda metà degli anni ’70, quando in tutto il mondo, e in particolare in
Europa, quel tipo di comunismo iniziò a mutare. Recentemente il presidente Jinping ha proposto un
piano per elevare il livello di benessere di circa mezzo miliardo di cinesi che
abitano nelle campagne. E’ a lui che viene ricondotto il piano di politica
economica denominato BRI Belt and Road
Iniziative, per la creazione di vie più rapide e sicure per collegare la
Repubblica Popolare Cinese e l’Europa.
Della politica cinese sappiamo poco, solo
quello che i cinesi ritengono di dover diffondere, e non è molto. Di solito ci
appaiono in primo piano gli imprenditori capitalisti cinesi, la cui mentalità
e stile di vita non differiscono molto
da quelli degli Occidentali. Tuttavia il capitalismo cinese lavora in un
sistema comunista, vale a dire sotto la rigida programmazione del Partito
Comunista Cinese, del quale il Xi Jinping è attualmente l’esponente più
influente.
Fino agli anni ’70, in particolare sotto l’egemonia
del presidente Mao Tse-Tung, morto nel 1976, il Partito Comunista Cinese
esercitava una accanita attività di propaganda ideologica all’estero, in particolare
mediante la diffusione del Libretto
rosso, che conteneva una raccolta di
citazioni di Mao Tse-Tung per la formazione ideologica di militanti del
partito, una sorta di catechismo stampato in tutte le lingue del mondo. Mio padre ne riportò due copie da un viaggio
di stato fatto in Cina all’inizio degli anni ’70. Nelle prime pagine c'è una
foto del presidente Mao Tse-Tung nell’uniforme grigia, di taglio militare, che
in quegli anni era l’abito buono
usato da tutti nella Repubblica Popolare Cinese, e che ci faceva apparire i
cinesi tutti uguali, dagli operai e contadini ai massimi dirigenti del partito.
Quella propaganda non conteneva solo un’ideologia ma anche uno stile di vita
non ossessionato dall’avidità e dall’egoismo, che affascinò una parte degli
europei. Morto Tse-Tung cominciarono a essere conosciute le tragiche
statistiche della sua era politica: si disse che la repressione del dissenso
aveva causato milioni di morti, almeno 13 milioni secondo le stime del governo
cinese. Quindi, in definitiva, non una vera novità, quella del maoismo,
rispetto a come il mondo era sempre andato, fin dall’antichità. Una situazione, tutto sommato, non molto diversa da quella che aveva caratterizzato la storia dell’Unione Sovietica.
Tuttavia, la Repubblica Popolare Cinese comunista non si dissolse, come
l’Unione Sovietica, ma riuscì a riformare il modello comunista, in particolare
introducendo elementi di economia capitalista, nel quadro di una rigida
programmazione socialista. I politici cinesi lo indicano come una via cinese al
socialismo. Con la riforma si sviluppò un’imponente industrializzazione, le
città cinesi industrializzate assunsero un
nuovo volto, sul modello (pessimo) delle grandi città statunitensi. Si manifestò un ceto di grandi ricchi che
tendono ad imitare i grandi ricchi occidentali. Per quello che possiamo capire,
anche la mentalità degli altri cinesi è piuttosto influenzata dai costumi
occidentali, in particolare per ciò che riguarda il consumismo. Nei giorni
scorsi mi sono chiesto che cosa l’Italia potrebbe vendere in Cina e che i
cinesi già non potrebbero produrre in modo analogo o migliore. Direi che è il
nostro stile di vita, in particolare quello nostro di europei. Xi Jinping veste
all’europea e probabilmente non è quello il solo aspetto del nostro modo di
vivere che ha assimilato. Questo significa che nelle relazioni con i cinesi
della Repubblica Popolare Cinese è in questione molto più di una trattativa
commerciale, ma un incontro di due civiltà. Questo appare travalicare la capacità di comprensione di
gran parte della nostra politica, che infatti su questi temi vola piuttosto
basso. In particolare, non appare rendersi bene conto di che cosa sia oggi la
Cina continentale. Del resto ha prospettive di corto respiro a differenza dei
piani della politica cinese. La differenza sostanziale tra la situazione degli
Occidentali e quella della Cina comunista è questa: la prima è divenuta preda
delle forze irrazionali e brutali dei mercati, in particolare di quelli
finanziari, per scelte di politica economica che risalgono agli anni ’80, la
seconda è frutto di un’oculata
programmazione economica e sociale il cui modello risale alla stessa epoca. Gli
Occidentali hanno tentato in Cina la stessa operazione che riuscì agli
statunitensi al momento della dissoluzione dell’Unione Sovietica, vale a dire
una colonizzazione economica e politica. Ma in Cina le cose sono andate
diversamente e il governo cinese è riuscito a sfruttare l’avidità degli
Occidentali per costruire un’industrializzazione non colonizzata da loro, ma
diretta dai cinesi. Quali saranno gli sviluppi di questo modello? Che cosa ha
veramente al suo interno? Quanta violenza politica è ancora necessaria per ottenere l'uniformità nella gente? In che misura l’aver introdotto nei costumi cinesi l’avidità
capitalistica che affligge gli Occidentali e che rende instabili le loro
società ha influito sulla via cinese al socialismo? La mancanza in Cina di un’informazione
libera non consente di avere un’idea veramente affidabile su questi temi.
La Cina
non incontra in Europa un modello sociale, politico ed economico del tipo di
quello statunitense. Elementi di socialismo sono tuttora inglobati nell’ideologia
delle istituzioni europee, giunti direttamente dai socialismi europei o con la
mediazione del pensiero sociale cristiano. Questo rende l’incontro tra europei
e cinesi più interessante per i possibili sviluppi, anche se avviene in un’epoca
meno propizia che nel passato, in un tempo in cui l’Europa è sfigurata dal
riemergere di elementi caratteristici dei fascismi del secolo scorso. E,
soprattutto, in un’Europa che ha perso la capacità di immaginare costruzioni
sociali di ampie prospettive, del tipo di quelle che troviamo nel Magistero
sociale del papa Giovanni Paolo 2°, che fu fondamentale nel crogiuolo di
civiltà che si produsse tra la metà degli anni ’80 e la fin degli anni ’90 del
secolo scorso. All’epoca si incontrarono e si fusero due mondi, e quel Papa,
partecipe di entrambi, fu un importante mediatore di quel processo, che,
imprevedibilmente, si attuò nel segno dell’anelito alla pace e del superamento
delle diffidenze reciproche.
Tutti, tra qualche giorno, in Italia guarderemo
a Xi Jinping, che viene tra noi in visita di stato, per capire di più di ciò che la Cina ancora
nasconde.
Mario
Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli
A policy of broad prospects
The visit to Italy of the President of the
People's Republic of China Xi Jinping will present us with a politician, a man
of government, very different from the ones we are used to seeing in Europe. He
presents himself, first of all, as a reflective person. It does not speak by
slogan, it does not try to arouse violent emotions, in particular the fear of
the future and of different people. It is at the top of a complex political and
administrative system that appears to be well structured and organized so as to
achieve coherent action on a vast scale, with broad perspectives over time. It
is the expression of a China that not only opens up to the world around it, but
that offers it an original development project. His politics can be considered
an evolution of Marxism Leninism, originating from the second half of
the 1970s, when all over the world, and particularly in Europe, that kind of
communism began to change. The presidente Jinping recently proposed a plan to raise the welfare
level of about half a billion Chinese living in the countryside. It is to him
that the economic policy plan called BRI Belt and Road Initiatives is brought
back, for the creation of faster and safer ways to connect the People's
Republic of China and Europe.
We
know little about Chinese politics, only what the Chinese believe they need to
spread, and it's not much. Chinese capitalist entrepreneurs usually appear in
the foreground, whose mentality and lifestyle do not differ much from those of
Westerners. However, Chinese capitalism works in a communist system, that is,
under the strict programming of the Chinese Communist Party, of which Xi
Jinping is currently the most influential exponent.
Until the 1970s, in particular under the
hegemony of President Mao Tse-Tung, who died in 1976, the Chinese Communist
Party exercised a fierce ideological propaganda activity abroad, in particular
through the diffusion of the Red Booklet, which contained a collection of
quotations from Mao Tse-Tung for the ideological formation of party militants,
a sort of catechism, printed in all languages of the world. My father brought back two copies from a state trip made
in China in the early 1970s. In the first pages ther'is a photo of President
Mao Tse-Tung in the gray uniform, of military cut, which in those years was the
good dress used by everyone in the People's Republic of China, and which made
the Chinese look all the same, from the workers and peasants to the top leaders
of the party. That propaganda contained not only an ideology but also a
lifestyle not obsessed by greed and selfishness, which fascinated a part of
Europeans. Tse-Tung's death began to be known the tragic statistics of his
political era: it was said that the suppression of dissent had caused millions
of deaths, at least 13 million according to estimates by the Chinese
government. So, ultimately, not a real novelty, that of Maoism, compared to how
the world had always gone, since antiquity. A situation, in particular, not
very different, all in all, from that which had characterized the history of the
Soviet Union. However, the Communist People's Republic of China did not
dissolve, like the Soviet Union, but managed to reform the communist model, in
particular by introducing elements of capitalist economy, within the framework
of strict socialist programming. Chinese politicians refer to it as a Chinese
way to socialism. With the reform a massive industrialization developed, the
industrialized Chinese cities took on a new face, on the (very bad) model of
the big US cities. There emerged a class of great rich people who tend to
imitate the great rich westerners. From what we can understand, the mentality
of other Chinese is also influenced by Western customs, in particular as
regards consumerism. In the past few days I have wondered what Italy could sell
in China and that the Chinese could not already produce in a similar or better
way. I would say that this is our way of life, especially our European one. Xi
Jinping dresses in the European style and that is probably not the only aspect
of our way of life that he has assimilated. This means that in relations with
the Chinese of the People's Republic of China much more than a commercial
negotiation is in question, but a meeting of two civilizations. This seems to
go beyond the understanding of most of our politics, which in fact flies rather
low on these issues. In particular, it does not appear to be fully aware of
what mainland China is today. Moreover it has short-term prospects unlike the
plans of Chinese politics. The substantial difference between the situation of
the Westerners and that of Communist China is this: the first has become prey
to the irrational and brutal forces of the markets, particularly the financial
ones, for economic policy choices that date back to the 1980s, the second is
fruit of a shrewd economic and social planning whose model dates back to the
same period. The Westerners attempted the same operation in China that
succeeded the Americans at the time of the dissolution of the Soviet Union,
that is to say an economic and political colonization. But in China things went
differently and the Chinese government was able to exploit the greed of the
Westerners to build an industrialization not colonized by them, but directed by
the Chinese. What will be the developments of this model? What does it really
have inside it? How much political violence is still needed to achieve uniformity in people? What extent has the introduction of capitalist greed
affecting Westerners and making their societies unstable in Chinese customs
influenced the Chinese way to socialism? The lack of free information in China
does not allow us to have a truly reliable idea about these issues.
China does not encounter a US social,
political or economic model in Europe. Elements of socialism are still
incorporated into the ideology of European institutions, coming directly from
European socialisms or through the mediation of Christian social thought. This
makes the meeting between Europeans and Chinese more interesting for possible
developments, even if it takes place in a less favorable time than in the past,
in a time when Europe is disfigured by the re-emergence of characteristic
elements of the fascist of the last century. And, above all, in a Europe that
has lost the ability to imagine social constructions of broad perspectives,
such as those we find in the social Magisterium of Pope John Paul II, which was
fundamental in the crucible of civilization that occurred between the middle of
the 80s and the end of the 90s of the last century. At that time two worlds met
and merged, and that Pope, a participant of both, was an important mediator of that
process, which, unpredictably, took place in the sign of the yearning for peace
and the overcoming of mutual mistrust.
Everyone,
in a few days, in Italy we will look at Xi Jinping, who comes to us on a state
visit, to understand more about what China still hides.
Mario
Ardigò - Catholic Action in the Catholic parish of San Clemente Pope - Rome,
Monte Sacro, Valli district