Razzisti del nuovo
millennio
Luigi Ciotti ha pubblicato il
libretto Lettera a un razzista del nuovo
Milennio, edito da Edizioni Gruppo
Abele, disponibile anche in e-book.
Luigi Ciotti has published the
booklet Letter to a racist of the new
Milennium, published by Edizioni
Gruppo Abele, also available in e-books.
Note: after the
Italian text there is the translation in English, done with the help of Google
Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English,
some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have
experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be
understood by those who speak English, in the many national versions of the
world, or who use it as a second or third language. It is the function that in
ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples
corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still
current.
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Il 12 marzo 2000, durante il Grande
Giubileo dell’Anno 2000, pregammo così, guidati dal papa Giovanni Paolo 2°:
V. CONFESSIONE
DELLE COLPE COMMESSE CON COMPORTAMENTI CONTRO L'AMORE, LA PACE, I DIRITTI DEI
POPOLI, IL RISPETTO DELLE CULTURE E DELLE RELIGIONI
Un
Rappresentante della Curia Romana:
Preghiamo
perché nella contemplazione di Gesù,
nostro Signore e nostra Pace,
i cristiani sappiano pentirsi delle parole e dei comportamenti
che a volte sono stati loro suggeriti dall'orgoglio, dall'odio,
dalla volontà di dominio sugli altri,
dall'inimicizia verso gli aderenti ad altre religioni
e verso gruppi sociali più deboli,
come quelli degli immigrati e degli zingari.
Preghiera
in silenzio.
Il Santo
Padre:
Signore del
mondo, Padre di tutti gli uomini,
attraverso tuo Figlio
tu ci hai chiesto di amare il nemico,
di fare del bene a quelli che ci odiano
e di pregare per i nostri persecutori.
Molte volte, però, i cristiani hanno sconfessato il Vangelo
e, cedendo alla logica della forza,
hanno violato i diritti di etnie e di popoli,
disprezzando le loro culture e le loro tradizioni religiose:
mostrati paziente e misericordioso con noi e perdonaci!
Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.
R. Kyrie, eleison; Kyrie,
eleison; Kyrie, eleison.
Viene
accesa una lampada davanti al Crocifisso
Nell’indire l’Anno Santo, con la Bolla Il Mistero dell’Incarnazione - The Mistery
of Incarnations - Incarnationis
Mysterium (29 novembre 1998), quel
Papa ci chiamò a «un atto di coraggio e di umiltà nel
riconoscere le mancanze compiute da quanti hanno portato e portano il nome di
cristiani».
Scrisse:
«L'Anno Santo è per sua natura un momento di chiamata alla
conversione. E' questa la prima parola della predicazione di Gesù, che
significativamente si coniuga con la disponibilità a credere: « Convertitevi e
credete al Vangelo » (Mc 1, 15). L'imperativo che Cristo pone è
conseguenza della presa di coscienza del fatto che « il tempo è compiuto » (Mc1,
15). Il compiersi del tempo di Dio si traduce in appello alla conversione.
Questa, peraltro, è in primo luogo frutto della grazia. E' lo Spirito che spinge
ognuno a « rientrare in se stesso » e a percepire il bisogno di ritornare alla
casa del Padre (cfr Lc 15, 17-20). L'esame di coscienza,
quindi, è uno dei momenti più qualificanti dell'esistenza personale. Con esso,
infatti, ogni uomo è posto dinanzi alla verità della propria vita. Egli scopre,
così, la distanza che separa le sue azioni dall'ideale che si è prefisso.
La storia della Chiesa è una storia di santità. Il Nuovo
Testamento afferma con forza questa caratteristica dei battezzati: essi sono «
santi » nella misura in cui, separati dal mondo in quanto soggetto al Maligno,
si consacrano a rendere il culto all'unico e vero Dio. Di fatto, questa santità
si manifesta nelle vicende di tanti Santi e Beati, riconosciuti dalla Chiesa,
come anche in quelle di un'immensa moltitudine di uomini e donne sconosciuti il
cui numero è impossibile calcolare (cfr Ap 7, 9). La loro vita
attesta la verità del Vangelo e offre al mondo il segno visibile della
possibilità della perfezione. E' doveroso riconoscere, tuttavia, che la storia
registra anche non poche vicende che costituiscono una contro-testimonianza nei
confronti del cristianesimo. Per quel legame che, nel Corpo mistico, ci unisce
gli uni agli altri, tutti noi, pur non avendone responsabilità personale e
senza sostituirci al giudizio di Dio che solo conosce i cuori, portiamo il peso
degli errori e delle colpe di chi ci ha preceduto. Ma anche noi, figli della
Chiesa, abbiamo peccato e alla Sposa di Cristo è stato impedito di risplendere
in tutta la bellezza del suo volto. Il nostro peccato ha ostacolato l'azione
dello Spirito nel cuore di tante persone. La nostra poca fede ha fatto cadere
nell'indifferenza e allontanato molti da un autentico incontro con Cristo.
Come Successore di Pietro, chiedo che in questo anno di
misericordia la Chiesa, forte della santità che riceve dal suo Signore, si
inginocchi dinanzi a Dio ed implori il perdono per i peccati passati e presenti
dei suoi figli. Tutti hanno peccato e nessuno può dirsi giusto dinanzi a Dio
(cfr 1 Re 8, 46). Si ripeta senza timore: « Abbiamo peccato »
(Ger 3, 25), ma sia mantenuta viva la certezza che « laddove ha
abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia » (Rm 5, 20).
L'abbraccio che il Padre riserva a chi, pentito, gli va incontro
sarà la giusta ricompensa per l'umile riconoscimento delle colpe proprie ed
altrui, fondato nella consapevolezza del profondo vincolo che unisce tra loro
tutti i membri del Corpo mistico di Cristo. I cristiani sono invitati a farsi
carico, davanti a Dio e agli uomini offesi dai loro comportamenti, delle
mancanze da loro commesse. Lo facciano senza nulla chiedere in cambio, forti
solo dell'« amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori » (Rm 5,
5). Non mancheranno persone equanimi capaci di riconoscere che la storia del
passato e del presente ha registrato e registra spesso nei confronti dei figli
della Chiesa vicende di emarginazione, di ingiustizie e di persecuzioni.»
Quella preghiera che ho sopra riportato fu uno di quegli atti di
coraggio che il Papa ci chiamò a compiere. Nella loro storia i cristiani sono
stati sicuramente anche razzisti, ma a noi Italiani, quando il Papa pregò in
quel modo, sembrò che si rivolgesse ad altri e questo nonostante che gli
italiani fossero stati di recente razzisti, in particolare dagli anni ’30 del
Novecento, sotto il regime fascista. Pensavamo però che quello fosse stato un
episodio ormai sepolto nel passato. Pensavamo a noi stessi come vittime del
razzismo altrui più che come razzisti. E’ passata una generazione ed ecco che
ci troviamo di fronte a un razzismo di massa in Italia, radicato nelle paure
della gente e, come durante il fascismo mussoliniano, incoraggiato da capi
politici. C’è, come durante il fascismo, la paura della degradazione per
contaminazione, presupponendo di essere razza
superiore, ma anche, e questa è una paure nuova, quella della degradazione
per concorrenza, nel senso che la gente nuova che arriva in Italia da altri
parti del mondo farebbe concorrenza agli italiani ruberebbe loro il lavoro e le prestazioni
sociali per gli strati meno ricchi della popolazione, per cui non ce ne sarebbe
più per tutti. Questa paura contrasta con l’idea di superiorità della nostra
etnia, perché, se fosse veramente superiore, non dovrebbe temere la concorrenza
di persona che sono svantaggiate sotto tanti punti di vista, innanzi tutto
perché non conosce ancora bene la nostra lingua, ma anche per l’istruzione e
per le risorse di cui dispone. Gli italiani di oggi, in fondo, vogliono essere
preferiti ai nuovi arrivati perché c’erano prima, non perché superiori in
qualche cosa. Questo, sostanzialmente, il senso dello slogan “Prima gli italiani”, che non è originale,
perché è semplicemente l’adattamento di quello “America First” - L’America al primo posto, che è stato nuovamente
messo in uso nella polemica politica dal presidente statunitense Donald Trump.
Con quello slogan non siamo arrivati per primi, ma nemmeno Trump, il quale lo
ha recuperato dal suo predecessore Woodrow Wilson, che lo coniò per la
campagna elettorale del 1916. Entrambi gli argomenti, quello della superiorità
etnica e dell’America First furono
storicamente utilizzati dagli statunitensi contro gli italiani. Luigi Ciotti,
nel libro che ho sopra citato, riporta un brano di un articolo apparso nel
maggio 1922 su un giornale scientifico statunitense, la North American Review:
«Non abbiamo spazio in questo Paese per “l’uomo con la zappa”, sporco della terra
che scava e guidato da una mente minimamente superiore a quella del bue, di cui è fratello. La
percentuale degli stranieri con un’età mentale inferiore a quella di un
undicenne è del 45,6 per cento. Dobbiamo
opporci agli arrivi dall’Italia, con il 63,4 per cento di immigrati
catalogabili al gradino più basso della scala.»
«Attenzione» scrive Luigi Ciotti,
«Il razzismo e la mancanza di compassione e sensibilità per la sofferenza e il
destino delle altre persone preparano esiti bui.” Riporta un intervento di
Igiaba Scego, scrittrice italiana di origine somala:
«Negli anni Sessanta i somali, belli, eleganti, facevano belle feste
davanti al m are con aragoste e branzini; se qualcuno allora avesse detto loro
che i figli e i nipoti avrebbero preso un barcone (e non l’aereo come loro) per
andare in Europa, facendosi ricattare, stuprare, imprigionare, non ci avrebbero
creduto. Avrebbero scosso la testa dicendo “a noi mai”, avrebbero riso
probabilmente. E invece è successo. Il futuro è sempre incerto, amici miei.
Preoccuparsi per i diritti degli altri non è buonismo, ma significa anche
(oltre ad essere segno di umanità) preoccuparsi dei propri. Perché non si sa a
chi toccherà la prossima volta il fato avverso. Almeno affrontiamolo tutti
quanti con dei diritti in tasca. Datemi retta, lo so per esperienza, e meglio.»
Siamo parte del mondo animale,
ma la cultura e la civiltà ci rendono umani. Gli animali sono sottomessi alla
dura legge della forza, secondo la quale pesce grosso mangia pesce piccolo e
quando le forze non bastano si soccombe. Abbandonando cultura e civiltà ci
sottomettiamo di nuovo a quella legge. In questa prospettiva l’Italia è uno dei pesci piccoli del mondo destinati
ad essere mangiati dai grossi. E’ appunto per essere più forti che abbiamo
costruito l’Unione Europea, dalla quale ora ci sentiamo sfruttati, e per questo
motivo pensiamo anche di lasciarla. Un pesce ancora più piccolo come l’Ungheria,
con appena dieci milioni di abitanti, mentre l’Italia ne ha sei volte di più, invece
non pensa di staccarsi dall’Unione Europa, dalla quale ha avuto contributi
essenziali per la sua rinascita nazionale, contributi ai quali ha partecipato
anche l’Italia, che è uno stato molto più ricco e sviluppato dal punto di vista
economico e industriale. Ci sono alcuni in
Italia che vogliono prendere esempio dall’Ungheria: tengano conto di
quello che ho scritto.
Scrive Luigi Ciotti:
«Il razzismo, dopo essere stato per decenni un tabù, incombe oggi sul
nostro Paese. Parlo del razzismo nella sua accezione più cruda, cioè della
pulsione ostile, aggressiva nei confronti di chi è percepito come diverso: per
il colore della pelle o per abitudini di vita, lingua, religione”. Il razzismo
è un peccato molto grave, di cui siamo chiamati a pentirci. Lo ricordò papa
Giovanni Paolo 2°, come anche i suoi successori. Ma, sostengono alcuni
politici, gli italiani, anche quelli che vanno ancora in chiesa, non stanno con
il Papa e i vescovi. E’ veramente così?
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte
Sacro, Valli
Translation in English made with the help of Google Translator
Racists of the new millennium
On March 12, 2000, during the
Great Jubilee of the Year 2000, we prayed like this, led by Pope John Paul II:
V.
CONFESSION OF SINS COMMITTED IN ACTIONS AGAINST LOVE, PEACE, THE RIGHTS OF
PEOPLES, AND RESPECT FOR CULTURES AND RELIGIONS
A representative of the Roman
Curia:
Let us pray that contemplating
Jesus,
our Lord and our Peace,
Christians will be able to repent of the words and attitudes
caused by pride, by hatred,
by the desire to dominate others,
by enmity towards members of other religions
and towards the weakest groups in society,
such as immigrants and itinerantes
Silent prayer.
The Holy Father:
Lord of the world, Father of
all,
through your Son
you asked us to love our enemies,
to do good to those who hate us
and to pray for those who persecute us.
Yet Christians have often denied the Gospel;
yielding to a mentalíty of power,
they have violated the rights of ethnic groups and peoples,
and shown contempt for their cultures and religious traditions:
be patient and merciful towards us, and grant us your forgiveness!
We ask this through Christ our Lord.
R. Amen.
R. Kyrie, eleison; Kyrie, eleison; Kyrie, eleison.
A
lamp is lit before the Crucifix.
In announcing the Holy Year, with
the Bull The Mystery of Incarnation - The Mystery of Incarnations -
Incarnationis Mysterium (November 29, 1998), that Pope called us to "an
act of courage and humility in recognizing the wrongs done by those who have
borne or bear the name of Christian. "
He wrote:
«By its nature, the Holy Year is a time when we are called to
conversion. This is the first word of the preaching of Jesus, which
significantly enough is linked with readiness to believe: “Repent and believe
the Good News” (Mk 1:15). The imperative put by Christ flows from
realization of the fact that “the time is fulfilled” (Mk 1:15). The
fulfilment of God's time becomes a summons to conversion, which is in the first
place an effect of grace. It is the Spirit who impels each of us to “return
into ourselves” and to see the need to go back to the Father's house (cf. Lk 15:17-20).
Examination of conscience is therefore one of the most decisive moments of
life. It places each individual before the truth of his own life. Thus he
discovers the distance which separates his deeds from the ideal which he had
set himself.
The history of the Church
is a history of holiness. The New Testament strongly states this mark of the
baptized: they are “saints” to the extent that, being separate from the world
insofar as the latter is subject to the Evil One, they consecrate themselves to
worshipping the one true God. In fact, this holiness is evident not only in the
lives of the many Saints and Beati recognized by the Church, but also in the
lives of the immense host of unknown men and women whose number it is
impossible to calculate (cf. Rev 7:9). Their lives attest to
the truth of the Gospel and offer the world a visible sign that perfection is
possible. Yet it must be acknowledged that history also records events which
constitute a counter-testimony to Christianity. Because of the bond which
unites us to one another in the Mystical Body, all of us, though not personally
responsible and without encroaching on the judgement of God who alone knows
every heart, bear the burden of the errors and faults of those who have gone
before us. Yet we too, sons and daughters of the Church, have sinned and have
hindered the Bride of Christ from shining forth in all her beauty. Our sin has
impeded the Spirit's working in the hearts of many people. Our meagre faith has
meant that many have lapsed into apathy and been driven away from a true
encounter with Christ.
As the Successor of Peter,
I ask that in this year of mercy the Church, strong in the holiness which she
receives from her Lord, should kneel before God and implore forgiveness for the
past and present sins of her sons and daughters. All have sinned and none can
claim righteousness before God (cf. 1 Kgs 8:46). Let it be
said once more without fear: “We have sinned” (Jer 3:25), but let
us keep alive the certainty that “where sin increased, grace abounded even
more” (Rom 5:20).
The embrace which the Father reserves for repentant sinners who go
to him will be our just reward for the humble recognition of our own faults and
the faults of others, a recognition based upon awareness of the profound bond
which unites all the members of the Mystical Body of Christ. Christians are
invited to acknowledge, before God and before those offended by their actions,
the faults which they have committed. Let them do so without seeking anything
in return, but strengthened only by “the love of God which has been poured into
our hearts” (Rom 5:5). At the same time, there will be no lack of
fair-minded people able to recognize that past and present history also records
incidents of exclusion, injustice and persecution directed against the sons and
daughters of the Church.»
That prayer I mentioned above was
one of those acts of courage that the Pope called us to do. In their history
the Christians were certainly also racist, but to us Italians, when the Pope
prayed that way, it seemed that he was addressing to others and this despite
the fact that the Italians had recently been racist, particularly since the
1930s , under the fascist regime. But we thought that this was an episode now
buried in the past. We thought of ourselves as victims of the racism of others
rather than racists. A generation has passed and here we are faced with a mass
racism in Italy, rooted in people's fears and, as during Mussolini's fascism,
encouraged by political leaders. There is, as during fascism, the fear of
degradation by contamination, assuming to be a superior race, but also, and
this is a new fear, that of degradation by competition, in the sense that new
people who arrive in Italy from others parts of the world would compete with
the Italians would steal their work and social benefits for the less rich
sections of the population, so there would be no more for everyone. This fear
contrasts with the idea of superiority of our ethnicity, because, if it were
truly superior, it should not fear the competition of a person who is disadvantaged
under many points of view, first of all because he does not yet know our
language well, but also for education and for the resources at its disposal.
The Italians of today, after all, want to be preferred to newcomers because
they were there before, not because they were superior in something. This,
basically, the meaning of the slogan "First the Italians", which is
not original, because it is simply the adaptation of the "America
First" - America at first place, which was again put into use in the political
controversy from US president Donald Trump. With that slogan we did not arrive
first, but not even Trump, who recovered it from his predecessor Woodrow
Wilson, who coined him for the election campaign of 1916. Both arguments, that
of ethnic superiority and America First were historically used from the
Americans against the Italians. Luigi Ciotti, in the book I quoted above,
reports a passage from an article that appeared in May 1922 in a US scientific
journal, the North American Review:
«We have no room in this country for "the man with the
hoe", dirty of the earth that he digs and guided by a mind that is in no
way superior to that of the ox, of which it is a brother. The percentage of
foreigners with a mental age lower than that of an eleven year old is 45.6
percent. We must oppose arrivals from Italy, with 63.4 percent of immigrants
cataloged on the lowest step of the scale.»
"Be careful!!"
writes Luigi Ciotti, "Racism and the lack of compassion and sensitivity
for the suffering and the fate of other people prepare dark outcomes."
Report of an intervention by Igiaba Scego, Italian writer of Somali origin:
«In the Sixties, the Somalis,
beautiful and elegant, made beautiful parties before the sea with lobsters and
sea bass; if someone then told them that their children and grandchildren would
take a boat (and not the plane like them) to go to Europe, being blackmailed,
raped, imprisoned, they would not have believed it. They would have shaken
their heads saying "never to us", they would probably have laughed.
Instead it happened. The future is always uncertain, my friends. Worrying about
the rights of others is not goodness, but it also means (as well as being a
sign of humanity) to worry about one's own. Because you do not know who will
touch the fate of the next time. At least let's face it all with rights in your
pocket. Listen to me, I know from experience, and better.»
We are part of the animal world, but culture and civilization make us
human. The animals are subjected to the harsh law of force, according to which
big fish eats small fish and when forces are not enough, it succumbs.
Abandoning culture and civilization we submit ourselves to that law again. In
this perspective Italy is one of the smallest fish in the world destined to be
eaten by the big ones. It is precisely to be stronger that we have built the
European Union, from which we now feel exploited, and for this reason we also
think to leave it. An even smaller fish like Hungary, with just ten million
inhabitants, while Italy has six times more, but does not think to detach
itself from the European Union, from which it has had essential contributions
for its national rebirth, contributions to which Italy also took part, which is
a much richer and economically and industrially developed state. There are some
in Italy who want to take an example from Hungary: take into account what I
wrote.
Luigi Ciotti writes:
"Racism, after having been a
taboo for decades, is looming today on our country. I speak of racism in its
crudest meaning, that is, of the hostile drive, aggressive towards those who
are perceived as different: for the color of the skin or for the habits of
life, language, religion ". Racism is a very serious sin, of which we are
called to repent. Pope John Paul II remembered him, as did his successors. But,
some politicians claim, Italians, even those still going to church, are not
with the Pope and the bishops. Is it really like that?
Mario Ardigò - Catholic Action in
San Clemente pope - Rome, Monte Sacro, Valli district