INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

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Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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domenica 27 ottobre 2024

Umanità alveare

 

Umanità alveare?

Note sull’articolo di Gianni Carozza “Monarchia o democrazia? No: la Chiesa è un alveare”, pubblicato su Avvenire on line il 26-10-24

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/lavorare-insieme-nella-diversita-chiesa-sinodale



Un cubo  della Collettività Borg, l’equivalente di un alveare per gli immaginari organismi biologici Borg [abbreviazione di "cyborg", un termine coniato per descrivere organismi biologici integrati con componenti cibernetici, ovvero "organismi cibernetici"] potenziati mediante congegni cibernetici, come viene presentato in alcuni episodi della serie televisiva Star Trek – Next generation [in onda dal 1987 al 1994]



Un Borg

 

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  Concepire una società umana come un corpo vivente, con i gruppi che la compongono visti come parti di un unico organismo biologico, è una metafora [narrazione nella quale si trasferisce il significato di una parola o di un'espressione da un contesto a un altro, stabilendo una somiglianza implicita tra due elementi diversi per suggerire nuove associazioni o significati], più precisamente la metafora organicista [si veda la nota 4]. Idealizzare un modello di società secondo una metafora organicista è stata la base della legittimazione morale di ogni assolutismo politico.

 Sono metafore organiciste quelle evangeliche della vite e dei tralci e del Buon Pastore e del suo gregge; lo è anche quella, utilizzata nell’antica patristica e da Tommaso d’Aquino della Chiesa – alveare,  come riferito da Gianni Carozza nel suo articolo del 26-10-24 pubblicato su Avvenire on line  con il titolo [verosimilmente redazionale perché non corrisponde al contenuto del pezzo] Monarchia o democrazia? No: la Chiesa è un alveare”. Le prime due vennero utilizzate per rivelare la dinamica della relazione tra Dio e il suo popolo, non un modello di organizzazione sociale. La terza, invece, lo è, e risale a tempi in cui i cristianesimi furono sempre più connotati politicamente.

  La metafora organicista della Chiesa – alveare è particolarmente suggestiva perché integra le prime due in un modello di superorganismo, vale a dire di una società – organismo composta da una moltitudine di individui non meramente passivi, come le pecore di un gregge, ma attivamente cooperanti.

 Le metafore organiciste della società sono sempre disumanizzanti. Lo è anche quella della Chiesa – alveare.

  Non è possibile realizzare l’uniformità sociale senza disumanizzare le persone che vi sono coinvolte. Le persone umane non sono insetti (né pecore).

  Sotto altri punti di vista non è consigliabile idealizzare il modello dell’alveare umano (si vedano notizie sulla collettività delle api in un alveare alla nota 1).

  Ad esempio: l’ape regina  non è una monarca, non dà ordini, non progetta e programma. Se ne sta al chiuso dell’alveare a produrre uova. Gli altri individui dell’alveare, le api operaie non hanno una propria volontà. Non vi è comunione, che è possibile solo tra individualità coscienti di sé e in relazioni sociali consapevoli.  L’organizzazione sociale della collettività delle api è mediata dalla chimica e dalla chimica biologica. Il comportamento degli individui non è altruistico, nel senso che sia finalizzato al bene degli altri, ma è determinato da una finalità diversa, la sopravvivenza e l’estensione della specie. In biologia viene definito cooperazione mutualistica: le azioni degli individui sono orientate non tanto al beneficio diretto di uno o pochi membri, ma alla funzionalità e al successo dell'intero gruppo o colonia, che è la forma attraverso cui la specie si perpetua. Questi insetti non hanno un sistema nervoso capace di produrre una mente, che invece è tra le caratteristiche più significative degli organismi più altamente evoluti, i pesci, gli  anfibi, i rettili, gli  uccelli e i mammiferi, e tra questi i primati Homo Sapiens, la nostra specie.

  La mente degli umani è sorretta da un sistema nervoso particolarmente evoluto che li rende capaci di linguaggio e cultura e di quella particolare facoltà che, pur difficile da definire (è infatti detta “il problema difficile”), è la coscienza di sé e che li manifesta come persone. Queste caratteristiche distinguono l’essere umano da altri viventi, anche a lui biologicamente molto vicini come gli altri primati antropomorfi, e determinano le particolarità uniche delle società umane. Benché queste ultime manifestino caratteristiche eusociali (si veda la nota 2), la coscienza di sé impedisce agli esseri umani di adattarsi veramente a società che si voglia organizzare come un alveare. Pensare, ad esempio,  di paragonare il voto elettorale, manifestazione molto evoluta della politica umana, sofisticata espressione culturale, allo sciamare delle api [si veda la nota 3] è una sottostima dell’umano che il voto politico  comporta ed esprime, quanto ad analisi dialogica e relazioni sociali nelle varie stratificazioni della società. Assimilare le decisioni collettive umane alle dinamiche collettive delle api, rette da espressioni istintive e irriflessive, può servire a privare il processo decisionale umano dell’elemento discorsivo e dialogico, verso il quale la gerarchia ecclesiastica è profondamente sospettosa, tanto dall’aver organizzato i lavori preparatori e la stessa Assemblea generale del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità  cercando di contenerlo al minimo, con il metodo della conversazione spirituale in cerchie limitate, per passare poi al voto nel quadro di una specie di liturgia. Mi pare il portato dell’idea, irrealistica,  che il popolo intuisca la cosiddetta verità anche senza doverla (e saperla) esprimere in modo ordinato e ragionevole.  Si tratta di un tentativo, mi pare, di conciliare l’inconciliabile, vale a dire assolutismo e sinodalità, presentando il gerarca ecclesiastico come una specie di ape regina destinata per natura al comando (anche se in natura quell’insetto non ha quella funzione) e tutte le altre persone come api operaie, destinate per natura a fare altro.

  Osservo poi che l’idea ellenistica della perfezione della natura, transitata mediante la patristica in lingua greca nelle teologie cristiane che determinarono l’ultramillenario assetto politico della cristianità degli europei, è anch’essa un mito irrealistico: la natura è complessa, molto complessa, ma tutt’altro che perfetta, nonostante la perfezione geometrica delle celle dell’alveare o dei fiocchi di neve; è inoltre spietata, crudele, pregna di catastrofi nella natura inorganica come in quella organica. Gli umani vi sono assoggettati, ma anelano a esserne redenti perché incapaci, da soli, a redimersene: da qui le religioni, in particolare quelle dei cristianesimi, molto evolute, che immaginano, o rivelano e prospettano la liberazione dalla morte fisica, e addirittura quella del cosmo intero dal suo destino “naturale”.

 La fantascienza ha immaginato diversi modelli sociali che corrispondono a quello di  società umane – alveare, tutti narrati come disumanizzanti. Uno di questi è quello della collettività Borg presentata in alcuni episodi della serie Star Trek Next Generation. I Borg [abbreviazione di Cyborg, vale a dire organismi cinernetici] sono individui organici potenziati assimilando varie specie viventi in un superorganismo creato impiantando negli organismi dei congegni cibernetici. Vivono in un alveare fatto a forma di cubo, il Cubo Borg. Un struttura geometricamente perfetta. La mente della collettività è unica e comanda  i singoli organismi cibernetici, i quali agiscono come sue propaggini e strumenti. Non c’è alcun dissenso da parte dei sottoposti. Al contatto con altre specie, la mente Borg cerca di assimilarle, annunciando loro che “La resistenza è inutile”, un po’ secondo i tristi costumi dell’evangelizzazione veicolata dalla colonizzazione stragista degli europei. E’ questa l’unità che lo Spirito dovrebbe indurre negli umani?

 

Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

 E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.

 

 

[dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 17, versetti da 20 a 23 (Gv 17, 20-23) versioni in  italiano CEI 2008]

 

  Lascio la risposta alla riflessione personale delle lettrici e dei lettori.

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[Ricerca ChatGPT di OpenAI 26-10-24]

1.Eusocialita nelle api

  In biologia, il modello di cooperazione delle api in un alveare è definito come **superorganismo**. Questo termine descrive un gruppo sociale altamente organizzato in cui gli individui (in questo caso, le api) collaborano come se fossero le parti di un unico organismo più grande, ciascuna con ruoli specifici e interdipendenti.

 In un alveare, ogni ape ha un ruolo determinato che contribuisce al successo dell’intera colonia:

- **L’ape regina** è responsabile della riproduzione.

- **Le operaie** si occupano di varie mansioni, come raccogliere il polline, produrre cera e miele, nutrire le larve e proteggere l’alveare.

- **I fuchi** hanno la funzione specifica di fecondare la regina.

Questo tipo di organizzazione gerarchica e funzionale si basa su una cooperazione altruistica, in cui ciascuna ape sacrifica in parte il proprio interesse individuale per il bene della colonia. Le api comunicano tra loro attraverso danze, come la famosa "danza delle api" (o **danza di waggle**), che consente di trasmettere informazioni sulla posizione delle risorse.

In un alveare, l’ape regina non “comanda” le api operaie nel senso di un’autorità centrale o di un capo. Il ruolo della regina è principalmente **riproduttivo**: è l'unica femmina fertile che depone le uova, garantendo la continuità della colonia, ma **non esercita un controllo diretto** sul comportamento delle operaie.

L'organizzazione della colonia è invece un sistema **autonomo e cooperativo** basato sulla comunicazione chimica e sui feromoni. Ecco come funziona:

- **Feromoni della regina**: La regina emette feromoni speciali che segnalano la sua presenza e salute. Questi feromoni sono distribuiti tra le api operaie e mantengono la coesione sociale, inibendo in parte la capacità delle operaie di sviluppare ovaie e spingendole a concentrarsi sulle attività di raccolta del cibo, cura delle larve e difesa del nido.

- **Autoregolazione delle operaie**: Le api operaie sono guidate principalmente dai bisogni della colonia e dalle informazioni che raccolgono dall’ambiente. Ad esempio, quando c’è bisogno di cibo, le operaie si attivano per cercarlo. Se la colonia ha bisogno di una nuova regina (come in caso di morte della regina o della sua ridotta capacità riproduttiva), le operaie iniziano a nutrire alcune larve con la **pappa reale** per sviluppare una nuova regina.

- **Comunicazione tra le operaie**: Le operaie comunicano tra loro attraverso la famosa **danza delle api** e altre modalità di contatto per coordinarsi nel trovare risorse o per rispondere a minacce, senza istruzioni dirette dalla regina.

 In questo sistema, quindi, la regina non dà ordini, ma il suo ruolo e la sua presenza influenzano l’organizzazione della colonia in modo indiretto. La gestione dell’alveare è più vicina a un modello di cooperazione e auto-organizzazione piuttosto che a una gerarchia con un "comando".

 La cooperazione nelle colonie di api rappresenta un esempio di **eusocialità**, il più alto livello di organizzazione sociale, dove individui della stessa specie vivono insieme e cooperano nella cura dei piccoli, condividendo la divisione dei compiti e sviluppando una sovrapposizione tra le generazioni.

 L’eusocialità delle api ha affascinato i biologi per decenni e ha portato allo sviluppo di diverse teorie per spiegare la sua origine evolutiva. Ecco alcune delle teorie principali:

### 1. **Teoria della selezione di parentela (Kin Selection)**

   - **Proposta da William Hamilton** negli anni ’60, questa teoria è una delle più accettate per spiegare l’eusocialità.

   - Suggerisce che l’eusocialità si sia evoluta perché le api operaie, pur non riproducendosi, aiutano la regina e altri parenti stretti a riprodursi. In questo modo, le operaie trasmettono indirettamente i propri geni attraverso i parenti.

   - Nel caso delle api, le operaie sono **più strettamente imparentate con le sorelle** (condividendo circa il 75% dei geni, a causa del sistema di determinazione del sesso aplodiploide) rispetto a quanto lo sarebbero con i propri figli. Questo aumenta l’efficacia evolutiva dell’altruismo.

### 2. **Teoria della selezione di gruppo (Group Selection)**

   - Questa teoria suggerisce che l’eusocialità si sia evoluta perché le colonie con individui cooperativi hanno maggiori probabilità di sopravvivere rispetto alle colonie meno organizzate.

   - In un ambiente competitivo, le colonie di api in cui i membri collaborano efficacemente ottengono più risorse e riescono a difendersi meglio, garantendo la sopravvivenza del gruppo nel lungo periodo.

### 3. **Ipotesi del sistema aplodiploide**

   - Le api, come altre specie eusociali, hanno un sistema di determinazione del sesso chiamato **aplodiploidia**: le femmine sono diploidi (hanno due set di cromosomi), mentre i maschi sono aploidi (hanno un solo set).

   - Questo sistema genetico fa sì che le sorelle condividano più geni tra loro che con i propri figli. Di conseguenza, l’evoluzione favorisce la cooperazione e la divisione dei ruoli per aumentare la probabilità di successo riproduttivo della regina.

### 4. **Teoria dei vincoli ecologici (Ecological Constraints Hypothesis)**

   - Questa teoria sostiene che la cooperazione e la divisione dei compiti si siano sviluppate come risposta a **sfide ambientali e di sopravvivenza**.

   - Le api vivono in ambienti dove la costruzione e difesa del nido, la raccolta di cibo, e la cura della prole richiedono enormi sforzi e cooperazione. In questo contesto, una divisione specializzata dei ruoli aumenta l’efficienza della colonia e la probabilità di sopravvivenza.

### 5. **Teoria della selezione multi-livello (Multilevel Selection)**

   - Proposta da E.O. Wilson e altri, questa teoria suggerisce che la selezione operi a livelli diversi: **sia sugli individui che sui gruppi**.

   - La cooperazione all'interno della colonia si sviluppa come un compromesso tra l’interesse individuale e quello collettivo, dove le colonie che presentano un’elevata coesione interna e una divisione efficiente del lavoro sono avvantaggiate in termini di sopravvivenza.

### 6. **Teoria del conflitto-risoluzione**

   - Questa teoria enfatizza che l’eusocialità potrebbe essere il risultato di un equilibrio raggiunto attraverso **meccanismi di risoluzione dei conflitti** tra i membri della colonia.

   - Ad esempio, le operaie rinunciano alla riproduzione personale perché il sistema sociale della colonia previene attivamente i conflitti per mantenere un ambiente collaborativo, regolando i comportamenti e limitando le lotte per il potere.

 Queste teorie, spesso interconnesse, forniscono un quadro multidimensionale della complessità dell’eusocialità e dell’organizzazione delle api. La selezione di parentela e il sistema aplodiploide sono considerati tra i principali fattori, mentre le teorie della selezione di gruppo e dei vincoli ecologici spiegano i benefici che la cooperazione offre per la sopravvivenza della colonia.

2. Caratteristiche eusociali delle società umane

 Le società umane non sono generalmente considerate eusociali in senso stretto come le società di insetti (ad esempio api, formiche e termiti), anche se condividono alcune caratteristiche. Perché un gruppo sia definito eusociale, deve avere queste caratteristiche:

1. **Divisione del lavoro riproduttivo**, con alcuni individui che si riproducono (come la regina nelle api) e altri che rinunciano alla riproduzione per svolgere altri ruoli;

2. **Cura cooperativa della prole**, in cui i membri non-genitori si occupano dei piccoli;

3. **Sovrapposizione delle generazioni**, con più generazioni che vivono insieme e interagiscono per lungo tempo.

 Anche se le società umane possono presentare una **certa divisione del lavoro** e **cura cooperativa della prole** (ad esempio, l’aiuto di parenti o della comunità nella crescita dei figli), manca il **blocco riproduttivo obbligatorio**: la maggior parte degli individui umani mantiene la capacità di riprodursi e non è geneticamente costretta a rinunciarvi, come invece accade in colonie eusociali di insetti.

### Modelli di tipo "quasi-eusociale" nelle società umane

Gli esseri umani hanno sviluppato forme avanzate di **cooperazione e altruismo** che non si vedono in molte altre specie animali. Si parla talvolta di una **"eusocialità facoltativa" o "quasi-eusocialità"** per descrivere le società umane, dove l’altruismo, la cooperazione e la complessa organizzazione sociale evolvono in risposta a pressioni ambientali e culturali.

### Elementi simili all’eusocialità negli umani

Alcuni tratti sociali, come la divisione del lavoro complessa, la cooperazione su larga scala e l’investimento collettivo nella cura dei bambini, hanno spinto biologi come Edward O. Wilson a suggerire che l’evoluzione umana abbia portato gli esseri umani verso forme organizzative "quasi-eusociali." Tuttavia, la mancanza di una struttura di riproduzione obbligatoria e la capacità degli individui di riprodursi liberamente distingue le società umane dai modelli eusociali.

 In sintesi, gli esseri umani non sono considerati eusociali nel senso biologico rigoroso, ma mostrano tratti di cooperazione complessa e divisione dei ruoli che ricordano alcuni aspetti delle società eusociali, sebbene in una forma più flessibile e culturalmente variabile.

3. La sciamatura delle api. La sciamatura è determinata principalmente da fattori legati alla crescita e alle condizioni interne della colonia:

 

1. **Sovrappopolazione dell'alveare**: quando l’alveare diventa sovraffollato, con poco spazio per nuove celle e risorse limitate, le api operaie iniziano a stimolare la regina a produrre nuove regine.

2. **Mancanza di ventilazione e aumento della temperatura interna**: in un alveare affollato, la temperatura aumenta, e questo può favorire il processo di sciamatura, soprattutto se la ventilazione non è sufficiente.

3. **Stimoli ormonali**: quando le api operaie avvertono la necessità di creare una nuova colonia, iniziano a produrre speciali feromoni che incentivano la sciamatura e spingono alcune api a seguire una nuova regina.

### Direzione presa dallo sciame

Dopo la sciamatura, le api esploratrici (scout) svolgono un ruolo cruciale nel determinare la direzione e la nuova dimora dello sciame:

1. **Esplorazione dell'ambiente**: alcune api esploratrici lasciano temporaneamente il gruppo per cercare luoghi adeguati, come cavità in alberi o altri spazi riparati.

2. **Danza delle esploratrici**: una volta trovata una potenziale nuova dimora, le esploratrici tornano allo sciame e comunicano la loro scoperta attraverso una danza. L'intensità della danza riflette l'entusiasmo per il luogo trovato, e più esploratrici vengono convinte, più aumenta il consenso per quella direzione.

3. **Decisione collettiva**: il processo di selezione della nuova dimora è collettivo; man mano che si forma un consenso tra le api esploratrici, tutto lo sciame si dirige verso la destinazione scelta.

La sciamatura e la scelta della direzione sono, quindi, un esempio di decisione collettiva tra le api, guidata sia da necessità biologiche sia da un sofisticato sistema di comunicazione e ricerca.

4. La Collettività Borg presentata nella serie Star Trek – Next generation

I Borg sono una delle più iconiche e temibili collettività aliene della serie *Star Trek: The Next Generation*, rappresentati come una razza di esseri cibernetici che vivono in una forma di simbiosi totale con la tecnologia. La loro società è basata su una mente collettiva nota come "la Collettività", che elimina qualsiasi individualità. Gli individui, chiamati "droni," sono collegati a un sistema centrale, che dirige ogni azione. Questo sistema permette loro di operare come un unico organismo, dove ogni drone è al servizio della Collettività e agisce in perfetta armonia con gli altri.

### Caratteristiche dei Borg

1. **Simil-cibernetici:** I Borg sono una fusione tra umanoidi e tecnologia avanzata. Ogni drone è dotato di impianti cibernetici che ne potenziano la forza, la resistenza e le capacità intellettuali. Sono in grado di autoripararsi grazie alla nanotecnologia e di adattarsi ai cambiamenti ambientali o alle minacce, rendendoli quasi impossibili da sconfiggere.

2. **Assenza di individualità:** La mente collettiva elimina ogni concetto di individualità, personalità o volontà personale. I droni non hanno pensieri o desideri propri; ogni decisione viene presa dalla Collettività, che agisce per ottimizzare l'efficacia e l'efficienza della specie. Questo stato di "perdita dell'individualità" è uno dei temi chiave che la serie esplora, interrogandosi su cosa significhi essere umani.

3. **Tecnologia di adattamento:** I Borg hanno una capacità impressionante di adattarsi rapidamente a qualsiasi arma o strategia usata contro di loro. La loro tecnologia di rigenerazione e adattamento li rende un nemico formidabile, in grado di neutralizzare rapidamente le minacce e continuare la loro missione di assimilazione.

### Stili di vita

  I Borg non hanno uno stile di vita nel senso tradizionale, dato che ogni azione, persino le loro "abitudini" operative, è volta esclusivamente al raggiungimento degli obiettivi della Collettività. Sono privi di emozioni, relazioni sociali o qualsiasi forma di piacere individuale. La loro esistenza è interamente dedicata a migliorare l’efficienza della Collettività, che considera l’assimilazione come una forma di evoluzione. I droni "riposano" in stazioni di ricarica all'interno dei loro cubi, enormi astronavi che sono progettate per essere funzionali, spoglie e altamente efficienti.

### Scopi della Collettività Borg

 Il motto dei Borg, "Resistenza è inutile," è indicativo del loro obiettivo: l’assimilazione di altre specie e culture. La Collettività crede che ogni civiltà, attraverso l'assimilazione, possa raggiungere la perfezione. Questo obiettivo spiega la loro ossessione per la conquista di nuove tecnologie e specie, considerate semplicemente come risorse da incorporare per perfezionare la Collettività stessa.

 La minaccia Borg esplora temi profondi, come la perdita dell'individualità e il pericolo di una dipendenza estrema dalla tecnologia, oltre al dilemma etico del forzare altre civiltà a diventare "perfette" contro la propria volontà. In molti episodi, questa collettività rappresenta un contrasto radicale con l'ideale della Federazione, che celebra la diversità, la libertà individuale e la cooperazione volontaria tra specie.

4. La metafora organicista per descrivere un modello di società umana

  La **metafora organicista** descrive la società umana come un organismo vivente, in cui ciascuna parte svolge un ruolo essenziale per il funzionamento dell'intero sistema. Questa visione si basa su un'analogia tra le componenti della società e le parti di un corpo, come gli organi o i tessuti, suggerendo che il benessere di ciascun elemento contribuisce all’armonia e alla sopravvivenza dell’intero organismo.

 Ecco le caratteristiche principali di questa metafora:

1. **Interdipendenza**: Come le cellule e gli organi in un corpo umano dipendono reciprocamente per svolgere le proprie funzioni, così in una società ogni individuo, gruppo e istituzione ha una funzione unica ma interconnessa. Questa interdipendenza implica che il malfunzionamento di una "parte" della società può influenzare l'intero sistema.

2. **Unità funzionale**: Ogni parte della società, come in un organismo, ha un compito o una funzione specifica che contribuisce alla stabilità e all’ordine complessivo. Ad esempio, il sistema economico è paragonabile al sistema digestivo (si occupa della distribuzione delle risorse), mentre il governo è come il sistema nervoso centrale, che coordina e regola le attività.

3. **Gerarchia e differenziazione**: Nell'organismo, alcune parti sono più complesse e svolgono ruoli direttivi (come il cervello), mentre altre si occupano di compiti esecutivi (come i muscoli). Allo stesso modo, nella società esiste una certa gerarchia e differenziazione tra i ruoli, con alcuni gruppi che prendono decisioni e altri che eseguono.

4. **Autoconservazione**: Come un organismo cerca di sopravvivere e si adatta per rispondere a minacce o cambiamenti nell’ambiente, anche la società sviluppa meccanismi per preservarsi e adattarsi a crisi interne o pressioni esterne, come rivoluzioni, guerre, o cambiamenti economici.

5. **Evoluzione e sviluppo**: Analogamente a un organismo che cresce e si evolve, anche la società si sviluppa e cambia nel tempo. Questa crescita può essere lenta e graduale oppure rapida e rivoluzionaria, ma è vista come parte naturale del ciclo vitale di un'entità vivente.

Ecco sei esempi di metafore organiciste tra i più noti nella letteratura filosofica, politica e religiosa, ognuna con una prospettiva unica sulla natura della società umana:

1,**Il discorso di Menenio Agrippa ai plebei, nel V secolo a. C.** Nel discorso di Menenio Agrippa ai plebei troviamo un chiaro esempio di metafora organicista. Questo episodio è narrato dallo storico romano Livio, che racconta come, nel V secolo a.C., Menenio Agrippa fu inviato dal Senato romano per persuadere i plebei, che avevano abbandonato Roma in segno di protesta contro le disuguaglianze sociali e l'oppressione dei patrizi. Agrippa utilizzò una parabola che paragona la società romana a un corpo umano, in cui ogni parte ha un ruolo fondamentale per il benessere complessivo.

 Nel discorso, Agrippa descrive la società come un corpo in cui il *ventre*, cioè la parte patrizia, sembra passivo e inutile, ma in realtà svolge una funzione essenziale per l'intero organismo, nutrendo e distribuendo il cibo che mantiene in vita tutte le altre parti del corpo.    

 Se il ventre smettesse di svolgere il suo compito, tutto il corpo ne soffrirebbe. Analogamente, Agrippa sostiene che anche le diverse classi sociali devono cooperare e rispettare i propri ruoli per garantire la stabilità e la prosperità di Roma.

  Questa metafora organica era volta a convincere i plebei dell'importanza della coesione sociale e della necessità di mantenere una collaborazione tra patrizi e plebei per il bene comune. In questo contesto, la metafora organicista viene usata per giustificare le gerarchie sociali esistenti, presentando ogni classe come un "organo" indispensabile per il funzionamento dell'intero "corpo" della città.

2. **La Repubblica di Platone (IV secolo a.C.)** 

   Nella sua opera *La Repubblica*, Platone descrive la società ideale come un organismo diviso in tre classi: i filosofi, i guerrieri e i lavoratori, ciascuno con una funzione specifica per il benessere comune. Platone paragona ogni classe alle parti dell'anima umana: la ragione (i filosofi) guida, il coraggio (i guerrieri) protegge, e il desiderio (i lavoratori) provvede ai bisogni materiali. Questa suddivisione è vista come un modo per garantire armonia e giustizia nella società, con ciascun "organo" che svolge il proprio compito per il benessere collettivo.

3. **L’epistola di San Paolo ai Corinzi (I secolo d.C.)** 

   Nel Nuovo Testamento, San Paolo usa l’immagine del corpo umano per rappresentare la comunità cristiana. Nella prima lettera ai Corinzi (12:12-27), egli scrive: "Ora voi siete corpo di Cristo e, ciascuno secondo la propria parte, sue membra." In questo organismo spirituale, ciascun membro della Chiesa ha un ruolo unico, e la collaborazione di tutti è essenziale per la salute dell'intero "corpo". Questa metafora enfatizza l’unità della comunità cristiana e la dignità di ogni ruolo, anche il più modesto, incoraggiando la solidarietà tra i credenti.

4. **Lo Stato organico di Thomas Hobbes (XVII secolo)** 

   Nel *Leviatano*, Hobbes paragona la società civile a un grande corpo creato artificialmente per proteggere gli individui dalla "guerra di tutti contro tutti". Lo Stato è visto come un "corpo" con un "anima", che è il sovrano, e dei "membri", che sono i cittadini. Questo corpo è costituito per garantire ordine e pace, e ogni membro è parte di un sistema gerarchico che contribuisce al funzionamento dell’intero "organismo" sociale. Hobbes usa questa immagine per legittimare l’autorità centrale, descrivendola come necessaria per la sopravvivenza stessa del corpo sociale.

5. **L’organicismo di Émile Durkheim (XIX secolo)** 

   Nel suo studio sulla società moderna, Durkheim elabora la teoria della solidarietà organica. Contrapponendola alla solidarietà meccanica delle società primitive, Durkheim vede nella società industriale un sistema di "divisione del lavoro" simile all'organismo biologico. Ogni individuo o gruppo sociale ha una funzione specifica, contribuendo all’armonia dell’insieme. Questa struttura consente alla società di adattarsi ai cambiamenti e di garantire coesione e stabilità. La metafora di Durkheim evidenzia la coesistenza di diversità e interdipendenza come elementi chiave per la salute del corpo sociale.

6. **Il concetto di Volkskörper nella Germania nazista (XX secolo)** 

   Nella Germania nazista, il concetto di "Volkskörper" (corpo del popolo) veniva utilizzato come metafora per giustificare la purezza razziale e l’eliminazione delle "impurità". In questo modello, il popolo tedesco era concepito come un organismo unico e "puro", e le "impurità" (rappresentate da minoranze e oppositori) erano viste come malattie da estirpare per preservare la salute dell'intero "corpo". Questa interpretazione estrema e distorta della metafora organicista fu utilizzata per legittimare politiche discriminatorie e violente, enfatizzando il concetto di coesione e purezza come giustificazione per la persecuzione di gruppi considerati "estranei".

 Questi esempi riflettono come la metafora organicista sia stata usata per giustificare strutture sociali diversificate, dalla cooperazione solidale alla giustificazione di autoritarismo e discriminazione. La flessibilità della metafora ha permesso di adattarla a scopi ideologici molto diversi, diventando uno strumento potente e controverso nella storia del pensiero sociale.

 La metafora organicista, pur essendo suggestiva e utile, è stata criticata per il rischio di giustificare gerarchie sociali e conservatorismo, sottovalutando la capacità individuale di cambiare la propria condizione e il dinamismo dei conflitti sociali.