Cattolicesimo democratico – 32
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Fede e democrazia
Non pongo alcun affidamento sul soprannaturale come prodigio. Lascia il tempo che trova.
In un bel racconto del 1931, lo scrittore scozzese Bruce Marshall riflette sul valore religioso del prodigioso.
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*riassunto del romanzo di Bruce Marshall "Il miracolo di padre Malachia".*
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Il racconto si sviluppa attorno a padre Malachia Murdoch, un monaco benedettino del monastero di Fort William, inviato a Edimburgo per insegnare il canto gregoriano nella chiesa di Santa Margherita di Scozia. Qui incontra il reverendo Shamus Collins e il decano protestante Humphrey Hamilton, il quale si dimostra scettico riguardo ai miracoli. Accanto alla chiesa cattolica e a quella protestante si trova una sala da ballo di dubbia reputazione chiamata "Giardino dell'Eden".
Durante una discussione con il reverendo Hamilton, padre Malachia promette che, con l'aiuto di Dio, farà sì che la sala da ballo venga miracolosamente trasferita altrove. Hamilton, ironicamente, sceglie Bass Rock, una piccola isola disabitata alla foce del Firth of Forth. Nonostante le pressioni dei suoi superiori per ritirare la promessa, padre Malachia mantiene il suo impegno e, all'orario stabilito, il "Giardino dell'Eden" viene spostato, insieme alle persone all'interno, sull'isola di Bass Rock.
Il miracolo attira l'attenzione dei media, dei politici, degli scienziati e dell'opinione pubblica, generando un dibattito tra chi cerca spiegazioni razionali e chi lo vede come un segno divino. Anche le autorità ecclesiastiche cattoliche sono caute, preoccupate sia delle possibili conseguenze di un miracolo riconosciuto ufficialmente, sia del rischio di una mistificazione.
L'evento si trasforma presto in una curiosità popolare: il luogo del miracolo diventa meta di pellegrinaggi, mentre Bass Rock viene acquistata da investitori per trasformarla in un casinò. Intanto, una delle persone trasportate sull'isola diventa una celebrità nei media.
Padre Malachia, disorientato dalla notorietà e dagli sviluppi mondani del suo gesto, si rammarica di aver chiesto il miracolo. Desiderando ritrovare la pace e mettere fine all'attenzione mediatica, prega Dio per un secondo miracolo, chiedendo di riportare la sala da ballo al suo posto originale. La preghiera viene esaudita e il "Giardino dell'Eden" ritorna nella sua sede a Edimburgo, ponendo fine alla controversia e lasciando spazio alla riflessione sul significato della fede e dei miracoli.
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Padre Malachia capisce che il vero miracolo non risiede tanto negli eventi spettacolari, ma nella capacità di vivere una fede autentica e umile in un mondo sempre più scettico. La sua esperienza mostra la difficoltà di conciliare il mistero del divino con le dinamiche umane e le contraddizioni della società moderna, e come spesso le persone siano più interessate agli effetti sensazionali di un miracolo che al suo significato spirituale.
[sintesi di ChatGPT di OpenAI ]
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Paradossalmente, il prodigioso, in genere, non radica in profondità, anche se talvolta accade. Ma quale fede, poi, attecchisce?
Bisogna però distinguere soprannaturale e prodigioso.
Natura è tutto ciò che non è cultura, vale a dire interpretazione sociale della prima basata sulla sua raffigurazione nelle nostre menti. Il problema è che, come emerso chiaramente negli ultimi decenni [si legga ad esempio un testo divulgativo, accessibile anche a noi non specialisti in queste cose, di Daniel Dennet [1942-1924], Che cosa è la coscienza?, pubblicato in traduzione italiana da Raffaello Cortina, 2023, ma risalente al 1991], salvo il ricorso a sofisticate procedure scientifiche, il nostro accesso alla natura è mediato dalla nostra mente, e ciò che della natura ci appare è dunque solo un’immagine mentale, secondo una fisiologia che ci comincia ad essere nota. Questo ci rende di solito difficile distinguere tra natura e cultura, il che è fondamentalmente la base del prodigioso. Per la verità le scienze che studiano i fenomeni naturali che riguardano le particelle, le cose più piccole, ci avvertono che su quella scala, che però riguarda come tutto, e anche noi stessi, è fatto, la natura come ci appare funzionare di consueto va in modo molto diverso, con connotati che di solito attribuiamo al soprannaturale.
Le nostre menti sono una produzione molto complessa della nostra fisiologia, e non solo del nostro sistema nervoso, ma in certi loro aspetti, in particolare dove ci spingono a superare la dura e spietata legge della forza che domina le relazioni tra gli individui delle altre specie, per le quali insomma pesce grosso mangia pesce piccolo, manifestano aspetti soprannaturali. Così la cultura ci rende capaci di un soprannaturale, e le grandi religioni storiche del mondo, ma in particolare i cristianesimi, consistono appunto in questo, al di là del prodigioso del quale sono rivestite.
La democrazia è fondamentalmente una strategia culturale per fronteggiare gli effetti distruttivi della legge di natura, e, in questo senso presenta aspetti soprannaturali. A ciò che sappiamo, solo la nostra specie ne è stata capace. Realizza un importante vantaggio evolutivo, che connota in qualche misura tutte le più potenti società del nostro tempo. Nell’ultimo secolo i cristianesimi l’hanno intensamente inculturata e ne sono stati anche inculturati in maniera crescente.
La democrazia cristiana, in senso propriamente politico, che venne condannata ad inizio del Novecento con l’enciclica Le gravi dispute sulla questione sociale – Graves de communì re del 1901, è ora al centro del pensiero sociale cristiano e dagli anni Sessanta ha cominciato ad affacciarsi anche nella dottrina sociale, anche se non ancora a livello esplicito in quella dei Papi a motivo della struttura assolutistica dell’istituzione. Il punto più avanzato di questo processo può essere considerato quello della riscoperta della sinodalità popolare che si è andata facendo negli ultimi anni, in particolare per impulso di papa Francesco. È al centro della Seconda sessione della 16ª assemblea generale del Sinodo dei vescovi, che, ignorata dai più e dai mezzi di comunicazione di massa, è attualmente in corso a Roma.
La democrazia inculturata dai cristianesimi ha inciso anche nelle modalità di evangelizzazione, che storicamente fu condotta dagli europei anche con metodi brutali, compreso ciò che oggi viene definito genocidio. Ai tempi nostri non si va più per le spicce come un tempo e il confronto con la gente che si fa nell’evangelizzazione ha connotati simili a quelli che connotano il dialogo democratico. Quindi imparare a praticare la democrazia serve anche a migliorarsi nell’evangelizzazione. Quest’ultima, nel mondo cattolico e dagli anni Sessanta, è vista più come un modo di vivere insieme alle altre persone che come un trasmettere dottrina e pratiche liturgiche. Chi ha ricevuto, da bimbo, la prima formazione alla fede prima degli anni Settanta, il decennio della grande riforma della catechesi, avverte la grande differenza e addirittura ha difficoltà a riconoscere nella formazione che oggi si fa per i più giovani il proprio catechismo, ma anche il soprannaturale nel senso di prodigioso del quale un tempo era molto permeata la formazione religiosa del popolo.
Il prodigioso delle religioni è stato storicamente, e lo è ancora, uno strumento di potere che i ceti dominanti hanno teso ad accentrare. Ne furono manifestazione le spettacolari celebrazioni liturgiche di incoronazione dei regnanti, che ancora sono praticate nel nord Europa, con particolare partecipazione popolare in Inghilterra. Questo, da un punto di vista democratico, è un abuso di potere. Ma lo è anche quando il prodigioso emerge dal basso e, sempre, vuole imporsi tagliando corto, coartando la gente a certi modi di vivere. Intorno a questo prodigioso si creano, poi, spontaneamente dei miti, perché la mitopoiesi è sempre viva nelle popolazioni, e allora le gerarchie ecclesiastiche cercano di assumerne il controllo. È ciò che è storicamente accaduto intorno ai luoghi e personalità miracolanti.
Mario Ardigò – Azione cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli