Cattolicesimo democratico – 26
Uno per tutti
I Vangeli sono letteratura molto diversa
dagli altri libri compresi nella Bibbia cristiana. Contengono narrazioni di
fatti che i loro autori ritenevano essere realmente accaduti ma che non riguardano
direttamente la politica. I libri biblici detti storici l’hanno invece
come oggetto principale, a parte quello di Rut:
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Nella
Bibbia cristiana, i libri "storici" si riferiscono a una sezione
dell'Antico Testamento che narra la storia del popolo di Israele, dalla
conquista della Terra Promessa fino al periodo post-esilio. Questi libri
raccontano eventi storici e sono spesso caratterizzati da un'attenzione
particolare ai temi della fede e della relazione tra Dio e il Suo popolo.
I libri storici della Bibbia cristiana sono:
1.
**Giosuè** - Racconta la conquista e la divisione della Terra Promessa da parte
degli Israeliti, guidati da Giosuè.
2.
**Giudici** - Descrive il periodo dei giudici, i leader temporanei che
guidavano Israele durante le crisi, prima dell'istituzione della monarchia.
3.
**Rut** - Una storia personale di fedeltà e redenzione, ambientata nel periodo
dei giudici, che si concentra sulla figura di Rut e sulla sua devozione.
4.
**1 e 2 Samuele** - Coprono la nascita della monarchia in Israele, narrando la
vita di Samuele, l'ultimo giudice, e dei re Saul e Davide.
5.
**1 e 2 Re** - Raccontano la storia dei regni di Israele e Giuda, dalla morte
di Davide fino alla distruzione di Gerusalemme e alla deportazione in
Babilonia.
6.
**1 e 2 Cronache** - Simili ai libri dei Re, ma con un'enfasi diversa,
sottolineano il ruolo dei re e del tempio, e spesso rileggono gli eventi con
una prospettiva più positiva.
7.
**Esdra** - Descrive il ritorno degli Ebrei dall'esilio babilonese e la
ricostruzione del Tempio a Gerusalemme.
8.
**Neemia** - Racconta la ricostruzione delle mura di Gerusalemme e le riforme
religiose e sociali portate avanti da Neemia.
9.
**Ester** - Narra la storia di Ester, una donna ebrea che divenne regina di
Persia e salvò il suo popolo da un complotto per sterminarlo.
[10.
**1 Maccabei** e **2 Maccabei**]
I due libri dei Maccabei, **1 Maccabei** e
**2 Maccabei**, fanno parte dei testi storici della Bibbia, ma sono inclusi nel
canone biblico solo dalla tradizione cattolica e ortodossa; nella tradizione
protestante sono considerati apocrifi.
Entrambi
i libri trattano della resistenza e delle guerre degli Ebrei contro la
dominazione ellenistica sotto il re Antioco IV Epifane e raccontano eventi
accaduti nel II secolo a.C., noti come le guerre maccabaiche. Ecco una breve
panoramica:
1.
**1 Maccabei** – Questo libro narra in modo cronologico e dettagliato la
rivolta dei Maccabei, una famiglia ebrea guidata da Mattatia e dai suoi figli,
tra cui Giuda Maccabeo, contro le forze ellenistiche che cercavano di imporre
la cultura greca e di vietare la pratica del giudaismo. Il libro descrive le
battaglie, la strategia e la politica dei Maccabei, fino alla restaurazione del
Tempio e alla purificazione di Gerusalemme.
2.
**2 Maccabei** – A differenza del primo, 2 Maccabei non è una continuazione ma
piuttosto un racconto parallelo, con un’attenzione particolare agli aspetti
religiosi e morali della lotta contro l'ellenizzazione. Il libro enfatizza la
fede e il martirio di coloro che rimasero fedeli alla legge ebraica, e include
episodi di miracoli e interventi divini a favore del popolo.
Entrambi i libri sono significativi per la
storia ebraica e offrono una comprensione profonda della lotta per la libertà
religiosa, che è alla base della festività ebraica di **Hanukkah**, celebrata
per ricordare la purificazione del Tempio di Gerusalemme.
[Tutti]
questi libri sono considerati storici perché trattano di eventi concreti e sono
collocati in un contesto storico ben definito, sebbene siano anche impregnati
di significato religioso e teologico.
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Si tratta di letteratura piena di violenza,
anche particolarmente efferata e di tipo stragista, addirittura genocida. Ci
sono storie di popoli in guerra e anche di intrighi politici. E’ stata ciclicamente
utilizzata anche dai cristiani per motivare, giustificandole, le loro guerre, come
pure, ad esempio, il loro razzismo.
Alle origini ci fu chi propose di considerare
testi sacri per i cristiani solo quelli compresi nel Nuovo Testamento, e tra essi
naturalmente i Vangeli, che ne costituiscono la parte più importante.
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Alle
origini del cristianesimo, fu **Marcione di Sinope** (circa 85-160 d.C.) a
proporre per primo di considerare sacri per i cristiani solo alcuni testi del
Nuovo Testamento, escludendo l'Antico Testamento. Marcione, infatti, sviluppò
una teologia che vedeva una netta distinzione tra il Dio dell'Antico
Testamento, che considerava giustiziere e legato alla legge mosaica, e il Dio
del Nuovo Testamento, che identificava con il Dio dell'amore rivelato da Gesù
Cristo.
Secondo Marcione, l'Antico Testamento ebraico
non era compatibile con il messaggio cristiano e quindi non doveva essere
considerato parte delle Scritture sacre per i cristiani. Propose così un canone
che includeva solo il Vangelo di Luca (in una versione modificata) e alcune
lettere dell'apostolo Paolo, che riteneva in linea con la sua visione
teologica.
Il pensiero di Marcione fu però rifiutato
dalla Chiesa primitiva, che lo considerò eretico. La Chiesa cristiana, al
contrario, riconobbe sia l'Antico che il Nuovo Testamento come parte integrante
delle sue Scritture sacre, considerandoli ispirati da Dio e fondamentali per la
fede cristiana.
Marcione di Sinope (circa 85-160 d.C.) è
stato un importante esponente delle prime comunità cristiane, noto per aver
proposto una visione radicalmente distinta del cristianesimo che ha poi portato
alla sua scomunica e alla fondazione di una corrente religiosa indipendente, il
marcionismo.
Originario della città di Sinope, nel Ponto
(l'odierna Turchia), Marcione era figlio di un vescovo cristiano, ma fu
allontanato dalla sua comunità a causa delle sue idee controverse. Giunto a
Roma intorno al 140 d.C., Marcione iniziò a diffondere la sua dottrina, fondata
sulla distinzione tra il Dio dell'Antico Testamento, visto come giustiziere e
vendicativo, e il Dio del Nuovo Testamento, rivelato da Gesù Cristo, che invece
predicava amore e compassione. Marcione riteneva che il Dio dell'Antico Testamento
fosse inferiore e legato esclusivamente al popolo ebraico, mentre il Dio di
Gesù era universale e portatore di salvezza per tutti.
Per sostenere la sua dottrina, Marcione
elaborò un proprio canone delle Scritture, includendo solo una versione ridotta
del Vangelo di Luca e dieci lettere di Paolo, che riteneva libere dalle
influenze giudaiche. Escluse completamente l'Antico Testamento, considerandolo
irrilevante per la fede cristiana.
La Chiesa primitiva, tuttavia, considerò le
idee di Marcione eretiche e lo scomunicò nel 144 d.C. Nonostante ciò, il
marcionismo continuò a diffondersi e a esercitare una certa influenza per
alcuni secoli, soprattutto in Oriente, fino a essere gradualmente assorbito o
soppiantato da altre correnti cristiane ortodosse. Marcione, con la sua
visione, contribuì involontariamente a stimolare il processo di definizione del
canone biblico, in reazione al quale la Chiesa confermò l'inclusione sia
dell'Antico che del Nuovo Testamento come Scritture sacre.
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Anche una grande anima come la filosofa
francese Simon Weil (1909-1943) non riusciva ad accettare la violenza che c’era
nei libri storici che i cristiani avevano recepito dall’antico giudaismo.
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Simone
Weil, la filosofa e mistica francese, aveva un rapporto complesso e critico con
l'Antico Testamento. Pur essendo nata in una famiglia ebrea, si avvicinò al
cristianesimo, ma senza mai convertirsi formalmente. Weil nutriva una profonda
ammirazione per Gesù e per il messaggio del Nuovo Testamento, ma espresse
riserve sull'Antico Testamento.
Secondo Weil, molte parti dell'Antico
Testamento contenevano aspetti che percepiva come crudeli, violenti e
incompatibili con il messaggio d'amore e compassione predicato da Gesù.
Considerava queste parti un riflesso di un Dio giustiziere, simile a come lo
interpretava Marcione, e faticava a riconciliarle con la sua visione
spirituale. Tuttavia, Weil non rifiutava del tutto l'Antico Testamento: trovava
valore in alcuni libri, come i Salmi e i Profeti, che considerava portatori di
una profonda spiritualità e di un senso di giustizia e compassione.
La sua posizione sull'Antico Testamento,
quindi, era selettiva e interpretativa: accettava quegli elementi che sentiva
in sintonia con la sua esperienza spirituale, mentre metteva in discussione
quelli che le sembravano distanti dal messaggio cristiano di amore
incondizionato.
Simone Weil (1909-1943) è stata una filosofa,
mistica e attivista francese, nota per le sue idee originali e radicali che
hanno influenzato il pensiero religioso, politico e sociale del XX secolo. Nata
a Parigi in una famiglia ebraica colta e laica, mostrò fin da giovane
un'intelligenza brillante e una forte sensibilità verso le questioni di
giustizia e umanità. Studiò all'École Normale Supérieure, dove si laureò in
filosofia, distinguendosi come una delle studentesse più dotate della sua
generazione.
Weil abbracciò presto le cause dei
lavoratori, partecipando attivamente alle lotte sindacali e lavorando come
operaia per comprendere le difficoltà della classe operaia. Le sue esperienze
nei contesti industriali la portarono a elaborare riflessioni profonde sulla
condizione umana e sulla natura dell’oppressione, critiche verso il
capitalismo, ma anche verso il socialismo dogmatico.
Durante gli anni '30, si avvicinò al
cristianesimo, pur senza convertirsi formalmente. L'incontro con il Vangelo di
Matteo e con la spiritualità cristiana trasformò il suo pensiero, orientandolo
verso un misticismo che cercava di conciliare compassione, sacrificio e
attenzione agli ultimi. In questo periodo, sviluppò anche una visione critica
dell'Antico Testamento, percepito come meno in sintonia con il messaggio di
amore radicale del Nuovo Testamento.
Nel 1942, a causa dell'occupazione nazista,
si rifugiò negli Stati Uniti e poi in Inghilterra, dove collaborò con la
Francia libera di De Gaulle. Tuttavia, la sua fragile salute e il rifiuto di
accettare aiuti superiori a quelli disponibili ai suoi compatrioti durante la
guerra la indebolirono ulteriormente. Morì di tubercolosi nel 1943, a soli 34
anni.
Il pensiero di Weil, raccolto in opere
postume come *La gravità e la grazia* e *L’ombra e la grazia*, esplora temi di
fede, sofferenza e redenzione, lasciando un’eredità duratura come figura di
profonda spiritualità e impegno etico.
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Nei
libri storici originati dall’antico giudaismo e adottati dai cristiani
come proprie scritture sacre, insieme alla letteratura del Nuovo Testamento, si
trova il fondamento teologico della gran parte degli orientamenti espressi
nella dottrina sociale in materia di politica. Essi sono centrati su figure maschili
di condottieri, profeti, re, sacerdoti. Da qui poi la convinzione che il governo
ecclesiastico, in particolare il ministero del vescovo, e quindi anche del
Papa, sia espressione di potere regale, profetico e sacerdotale, idea che costituisce
un adattamento del pensiero teologico del protestante riformato francese Giovanni
Calvino.
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Il teologo che per primo iniziò a parlare in
modo sistematico dei tre uffici di **"potere regale, profetico e
sacerdotale"** nel contesto cristiano fu **Giovanni Calvino** nel XVI
secolo. Calvino, uno dei principali riformatori protestanti, elaborò questa
dottrina nella sua opera *Istituzione della religione cristiana*, pubblicata
per la prima volta nel 1536 e ampliata nelle edizioni successive.
Calvino sviluppò l'idea che Cristo svolge tre
ruoli fondamentali per la salvezza e la vita spirituale dei credenti:
1.
**Re** - Cristo è visto come il Re che governa il Regno di Dio e protegge il
suo popolo, esercitando la sua sovranità e giustizia.
2.
**Profeta** - Egli è il Profeta che rivela la volontà di Dio e porta la parola
divina al popolo, illuminando le menti dei credenti.
3.
**Sacerdote** - Cristo è anche il Sommo Sacerdote che intercede per l'umanità
presso Dio, offrendo se stesso come sacrificio perfetto per la redenzione dei
peccati.
Calvino applicò questi tre uffici anche al
sacerdozio di tutti i credenti, sostenendo che, attraverso l'unione con Cristo,
ogni cristiano partecipa in qualche modo a questi uffici: con il potere regale
si intende la capacità di combattere il peccato e vivere una vita santa; con il
potere profetico, la testimonianza della verità del Vangelo; e con il potere
sacerdotale, la possibilità di accostarsi direttamente a Dio senza la necessità
di un mediatore umano.
Questa
triplice funzione di Cristo e dei credenti è diventata un elemento centrale
della teologia riformata e ha influenzato profondamente la comprensione
protestante della vocazione e della vita cristiana.
Giovanni
Calvino (1509-1564) fu un teologo e riformatore protestante francese, figura
chiave della Riforma Protestante. Nato a Noyon, studiò diritto e teologia a
Parigi, dove abbracciò il protestantesimo. Nel 1536 pubblicò la *Istituzione
della religione cristiana*, un’opera fondamentale che sistematizzava le
dottrine della fede riformata.
Costretto a lasciare la Francia, si stabilì a
Ginevra [,in Svizzera], dove riorganizzò la città secondo principi teocratici e
influenzò profondamente la sua vita religiosa e sociale. Calvino sosteneva la
sovranità assoluta di Dio, la predestinazione e il "sacerdozio
universale" dei credenti. Fondò una scuola di teologia che attirò studenti
da tutta Europa, diffondendo il Calvinismo in molti paesi.
Morì a Ginevra, lasciando un'eredità duratura
nel pensiero protestante, che influenzò la vita religiosa e politica europea
nei secoli successivi.
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Nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Luce
per le genti – Lumen gentium deliberata durante il Concilio Vaticano 2, è si scrisse che i
cosiddetti laici sono stati resi partecipi dell’ufficio sacerdotale,
profetico e regale di Cristo:
31. Col nome di laici
si intende qui l'insieme dei cristiani ad esclusione dei membri dell'ordine
sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo
essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e,
nella loro misura, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale
di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione
propria di tutto il popolo cristiano.
e
del sacerdozio universale dei credenti,
sia pure distinguendo il sacerdozio comune dei fedeli da quello ministeriale o gerarchico
del clero:
Il sacerdozio comune dei fedeli
10. Cristo
Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini (cfr. Eb 5,1-5), fece del nuovo
popolo « un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo » (Ap 1,6; cfr.
5,9-10). Infatti per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i
battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio
santo, per offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali
sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò
all'ammirabile sua luce (cfr. 1 Pt 2,4-10). Tutti quindi i discepoli di Cristo,
perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (cfr. At 2,42-47), offrano
se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio (cfr. Rm 12,1), rendano
dovunque testimonianza di Cristo e, a chi la richieda, rendano ragione della
speranza che è in essi di una vita eterna (cfr. 1 Pt 3,15) Il sacerdozio comune
dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano
essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro,
poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico
sacerdozio di Cristo. Il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è
investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio
eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i
fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'offerta
dell'Eucaristia, ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti,
con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa,
con l'abnegazione e la carità operosa.
Nella concezione cristiana ogni potere è dato
da Cristo, ma in particolare quelli ecclesiastici, i quali nella concezione cattolica sono ordinati
gerarchicamente e nel ministero del
Papa, “Vicario di Cristo” sulla Terra, vengono uniti Cielo e Terra, per cui il Papa, nell’ordinamento
gerarchico ecclesiastico, è al vertice e da lui il potere gerarchico scende
verso i gradi inferiori, gli altri vescovi e i preti. Da qui poi una concezione
piramidale dell’intera Chiesa,
con i cosiddetti laici alla base
che gli orientamenti prevalsi durante il Concilio Vaticano 2° si intese
modificare a favore di un modello circolare. Papa Francesco ha addirittura proposto
una visione (piuttosto irrealistica) della struttura della Chiesa come piramide
rovesciata.
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L’idea
di Papa Francesco della Chiesa come una **"piramide rovesciata"**
esprime una visione di leadership e struttura ecclesiale che ribalta il modello
tradizionale di autorità. In una piramide rovesciata, il vertice non è al di
sopra, ma sotto: significa che il papa e i vescovi non devono considerarsi al
di sopra del popolo, bensì al suo servizio.
In questo modello, il potere e l'autorità
nella Chiesa non sono esercitati in modo gerarchico e distante, ma piuttosto
come un servizio umile e vicino ai fedeli. Papa Francesco sottolinea così
l'importanza di un **ruolo pastorale** in cui i leader della Chiesa ascoltano,
comprendono e accompagnano le persone, specialmente coloro che sono ai margini
della società.
Con questa immagine, Francesco richiama
l'idea di **servizio** e **vicinanza**, enfatizzando che la missione dei leader
ecclesiastici è quella di servire il popolo di Dio, sostenendolo e aiutandolo a
crescere nella fede. Questo modello invita a una Chiesa più sinodale e
partecipativa, dove l’intera comunità, inclusi i laici, è coinvolta nelle
decisioni e nella missione evangelizzatrice.
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Rappresentarsi
il potere pubblico come incarnato in una sola persona o, al più, in un piccolo
gruppo di persona aiuta a raffigurarselo nella mente, ma questa immagina non
corrisponde mai alla realtà. La
nostra mente non in grado di fornirci una coscienza fedele delle moltitudini: è
un limite cognitivo insuperabili della specie dell’Homo Sapiens, quella nella
quale siamo stati inseriti nella classificazione della biologia. Il potere
pubblico, come in genere il potere sociale, è sempre la risultante di complesse interazioni in un
universo di moltitudini. Questa ultime non stanno né sopra né sotto, ma turbinano,
scontrandosi e così interagendo, come la sabbia del mare sotto l’azione di
forti venti. E anche i centri di potere
non stanno né sopra, né sotto, ma in mezzo
a questo turbinio. E ciò anche se, costruendo modelli giuridici di rapporti
sociali, si vuole dare forma stabile a quel turbinio. Ma anche quei modelli
vengono plasmati e modificati dalle interazioni concrete.
Questo è
il motivo per cui pensare che vi sia uno per tutti è irrealistico, perché, in definitiva, in base
alla realtà sociale come la si osserva, tutti siamo “per” e “tra” tutti,
per cui l’unico modo di dare forma sociale, vale a dire coerente e collaborativa,
a un aggregato di popolazione è quella di organizzarvi il consenso, in modo da
costituire una forza sociale in una certa direzione. Ma mai ciò che ne risulta sarà veramente stabile,
e tanto meno eterno, perché tutto
scorre, come concluse l’antico filosofo greco Eràclito.
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Il
detto **"pánta rheî"** (πᾶντα ῥεῖ), che significa **"tutto
scorre"** o **"tutto è in movimento"**, è attribuito al filosofo
greco **Eraclito di Efeso** (circa 535-475 a.C.). Sebbene Eraclito non abbia
mai usato direttamente questa espressione nei frammenti che ci sono pervenuti,
essa sintetizza efficacemente il suo pensiero sul cambiamento e sulla natura
dinamica dell'universo.
Eraclito sosteneva che la realtà è
caratterizzata da un **flusso continuo** e che nulla rimane immutato. Secondo
la sua visione, tutto è in perenne trasformazione e gli opposti si alternano e
si equilibrano costantemente. Un famoso esempio che esprime questo concetto è
il suo detto: **"Non si può entrare due volte nello stesso fiume"**,
poiché l'acqua scorre e il fiume cambia continuamente.
Il
concetto di "panta rei" riassume dunque la filosofia di Eraclito, che
vedeva il cambiamento e la transitorietà come aspetti fondamentali della
realtà, in contrasto con le idee di stabilità e permanenza sostenute da altri
filosofi dell'epoca.
Eraclito di Efeso (circa 535-475 a.C.) è stato
un filosofo presocratico greco, noto per il suo pensiero sul cambiamento e la
natura dinamica dell'universo. Nato in una famiglia aristocratica a Efeso, in
Asia Minore, fu soprannominato "l'oscuro" per la sua scrittura
criptica e lo stile enigmatico.
Eraclito
sostenne che il **cambiamento** è la legge fondamentale della realtà, riassunto
nel celebre detto "pánta rheî" ("tutto scorre"). Credeva
che l'universo fosse in **perpetuo divenire** e che gli opposti fossero
interconnessi, formando un'unità attraverso la **dialettica**. Utilizzava
spesso la metafora del **fuoco** come simbolo dell'energia vitale e del
continuo mutamento.
Critico nei confronti delle istituzioni
tradizionali e degli altri filosofi, come Pitagora e Senofane, Eraclito
sviluppò una filosofia basata sull’idea del **logos**, il principio razionale
che regge il cosmo. La sua eredità ha influenzato profondamente il pensiero
occidentale, da Platone a filosofi moderni.
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………………………….
Nota: utilizzo il servizio di AI [artificial intelligence = intelligenza
artificiale] di OpenAI, al quale
sono abbonato, per rendere più veloce l’elaborazione di contenuti. Come avverte
il gestore del servizio, l’AI di ChatGPT di OpenAI, che è un sistema di
ricerca, elaborazione e generazione di
testi molto evoluto in grado di colloquiare con l’utente, può talvolta generare
risposte non corrette. Sono ciò che gli specialisti definiscono “allucinazioni”
del sistema, analoghe a quelle vissute anche dalle menti umane. Gli utenti sono
quindi invitati a verificare la correttezza delle risposte. In genere interrogo
l’AI in materie in cui ho almeno un’informazione di base. Dove le risposte
prodotte presentano evidenti incongruenze, ne verifico la correttezza, innanzi
tutto utilizzando la stessa AI che è in grado di svolgere bene questo controllo,
e poi servendomi di altre fonti, principalmente l’enciclopedia Treccani on
line. Personalmente ho studiato e pratico il diritto italiano, complesso di
materie in cui ho un’informazione più completa per ragioni professionali.
Invito tuttavia i lettori a svolgere un lavoro analogo, approfondendo, sia
quanto alle risposte generate dall’AI che trascrivo sia in genere quanto a
tutto ciò che scrivo, perché, come ho osservato, anche la mente umana incontra
gli stessi problemi di quella non umana, la cui architettura funzionale è
modellata sulla prima. Il testo tra parentesi quadre che inserisco nella
trascrizione della risposta generata dall’AI contiene mie correzioni basate su
altre fonti. Le correzioni generate dalla stessa AI a seguito di mie richieste
di verifica sono invece inserite nel testo senza evidenziazione.
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Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli