Cattolicesimo
democratico 35
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Idee
molto diffuse nella predicazione, ma da approfondire
Sto leggendo un
libretto dell’autorevole teologo Pierangelo Sequeri (vedi biografia a nota 1), Cercatori
e trovatori, edito da Avvenire e Vita e pensiero nel 2023, disponibile
anche nei formati eBook e Kindle. Raccoglie meditazioni pubblicate su Avvenire.
Ve lo consiglio. Il suo scopo dichiarato «è quello di illuminare i
potenziali di lievitazione del seme cristiano nel nuovo contesto dell’epoca».
Nel capitolo
iniziale, intitolato “Ouverture [Introduzione]. Sette parole per un
nuovo cammino comune” l’autore fa la sintesi di alcune idee piuttosto
diffuse nella predicazione, e in genere tra la gente, ma che meritano di essere
approfondite.
Scrive Sequeri:
«Il cristianesimo, però, non è un programma di leadership
[direzione politica] o di governance [organizzazione delle istituzioni
di vertice di un sistema politico] del mondo. Lo è stato naturalmente (a
partire da Carlo Magno, non dall’imperatore Costantino, perlomeno
nell’intenzione). L’impresa, come sappiamo, al netto delle superstizioni che ne
hanno contraddetto l’ispirazione, ha pur generato una straordinaria avventura
dell’Europa della filosofia e del diritto, dell’arte e della musica, della
letteratura e della politica, della scienza e della tecnica. Nelle sue luci e
nelle sue ombre, ha lasciato un’eredità non ancora del tutto consunta. Però il
suo capitale non è più sufficiente a rilanciare il fervore di una creatività
capace di aprire futuro per la storia dell’anima fra i popoli. La cosa che
impressiona di più è il fatto che la frantumazione del legame sociale e la
crescita di aggressività isterica – individuale e collettiva – appaiono come
effetti collaterali della nostra scoperta migliore: la dignità del singolo, la
libertà dell’individuo, il rispetto della persona. Come ha potuto accadere che
la valorizzazione della dignità della singola persona, di cui andiamo così
fieri, ci abbia condotti a un tale degrado delle relazioni comunitarie,
al.quale ci stiamo letteralmente rassegnando? Le nascite sono in calo, il desiderio
è spento, dicono gli esperti. I poveri crescono, uno su mille ce la fa. La politica è appesa all’economia, l’economia alla
tecnica, la tecnica non è appesa a niente, solo a sé stessa. Le stesse
democrazie occidentali patiscono ora acutamente gli effetti sociali negativi
della loro evoluzione individualistica e competitiva. Ciascuno è riconsegnato
ai mezzi di cui dispone per conquistarsi il proprio riconoscimento. E dunque è
abbandonato a sé stesso. Le generazioni adolescenti stanno interiorizzando
questa angosciosa percezione con una rapidità che ancora ci sfugge. La comunità
cristiana, pur così disseminata di
commoventi slanci di dedizione, non vede ancora una via nuova (o ne vede
troppe). E quindi, cerca di fare quello che può con il linguaggio che ha e con
le abitudini che sé. Però, ogni giorno che passa, scopre al suo interno
debolezze troppo a lungo occultate, liti troppo furiosamente attizzate,
omissioni troppo giulivamente trascurate.»
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Mi sembra che i
teologi cattolici cerchino di porre al riparo le importantissime definizioni teologiche
che furono deliberate nei Concili ecumenici del Primo Millennio (vedi alla nota
2), e che costituiscono l’apparato dogmatico del nostro Credo da una
stretta connessione con l’ideologia imperiale dell’era Costantiniana (vedi alla
nota 3) costruita a partire dal regno dell’imperatore romano Costantino
[274-337], in realtà nato nell’attuale
Serbia da un importante politico romano e da una donna greca, nel quadro di una
grandiosa riforma politica che portò a trasferire la capitale in imperiale in
Tracia, a Bisanzio, ridenominata Costantinopoli nel 330 e che inglobò (ma anche contribuì a costruire e unificare) i cristianesimi nella mitologia politica delle nuove istituzioni. Mi piacerebbe parlarne
con Sequeri e sapere che potrei leggere per saperne di più. Indubbiamente sotto il re dei Franchi Carlo Magno [742-814] il
Papato romano conquistò una posizione politica e ideologica molto più
importante che nei secoli precedenti e assorbì alcuni elementi del feudalesimo.
Ma l’attuale configurazione della Chiesa cattolica romana risale fondamentalmente
all’Undicesimo secolo e alla riforma Gregoriana (vedi alla nota 4).
«La politica è
appesa all’economia, l’economia alla tecnica, la tecnica non è appesa a niente,
solo a sé stessa»: è un’idea che molto diffusa nella predicazione e che
troviamo anche nel Magistero di papa Francesco. Osservo che i sistemi Politica – Economia –
Cultura – Tecnologia sono strettamente interconnessi e cultura e tecnologia
vanno considerate parti di un unico
aggregato, comprendente anche le scienze. Le tecnologie sono un complesso di conoscenze e procedure che applicano le conoscenze scientifiche nell’economia e negli altri
aspetti della vita sociale, compresa la guerra. Quindi non dirigono il processo,
che invece è guidato da Politica ed Economia, le loro committenti, ed espresso dalla Cultura. L’economia
è fondamentalmente parte dei poteri politici di una società, è un modo di fare
politica, nel senso che partecipa al suo governo. Le altre istituzioni del
vertice politico di una società, nelle quali le classi dominanti cercano di
affermarsi e di mantenersi come tali, cercano anche di mantenere il controllo
dell’economia, e viceversa, anche se, nel mondo globalizzato contemporaneo, nessuna
istituzione politica riesce più ad avere il pieno controllo dell’economia. Quest’ultima,
tuttavia, è tutt’altro che un sistema caotico, anzi. Costituisce nel complesso
una rete di poteri più salda di quella delle istituzioni politiche e questo è
ciò che appunto consente una economia globalizzata, vale a dire estesa su tutta la Terra e con flussi che attraversano
senza problemi tutte le società del pianeta. E’ qualcosa che non si è mi avuto
prima d’ora nella storia dell’umanità.
La protezione dei
beni e delle persone della gente, che nelle dottrine teologiche viene spesso indicata
come individualismo e che si è affermata dal Cinquecento europeo contro
i sistemi delle gerarchie ecclesiastiche,
ma in particolare di quella cattolica sempre più avviluppata in un moto assolutistico,
sino agli estremi raggiunti a inizio Novecento, è essenziale nello sviluppo
dell’economia globalizzata, che altrimenti non potrebbe sussistere. Si tratta,
sostanzialmente, di applicare su scala immensa i principi istituzionali del
mercato, che prevedono la libertà e la sicurezza degli operatori. In questo
campo intervengono i sistemi politici per assicurare questa condizione, e anche
in regimi autoritari, che consentono in certa misura la democrazia economica
anche quando negano quella politico-istituzionale, con le libertà di associazione,
di manifestazione del pensiero e di partecipazione elettorale.
Vi è oggi più aggressività
che in altri tempi? La storia non conferma questa convinzione. In particolare l’Unione
Europea, la nostra parte di Occidente, ha vissuto un periodo di pace,
sicurezza e prosperità che non ha mai avuto precedenti nella storia dell’intera umanità.
Si dice che le
nascite sono in calo, e per quanto riguarda l’Italia è certamente vero,
almeno ai nostri giorni, ma nel mondo non c’è mai stata tanta gente, oltre otto
miliardi di persone: su scala globale la situazione quindi è diversa.
«Uno su mille ce la fa»: non mi pare che lo si possa
dire. C’è una notevolissima concentrazione della ricchezza, ma globalmente la
povertà è diminuita e l’economia globalizzata ha consentito a quelle aree che negli anni Settanta erano
definite Terzo mondo (il Primo erano gli stati capitalisti e il Secondo quelli
comunisti) di uscire dalla povertà estrema, che comunque persiste, e non solo
ai margini, ma addirittura in certe fasce sociali degli stati più ricchi, con
un conseguente problema politico di giustizia sociale.
Le comunità
cristiane sono certamente divise, ma le divisioni, almeno tra i cattolici,
vengono occultate. Così i problemi le minano dal di dentro, senza emergere, e
non vengono risolti. Il problema, quanto ai cattolici, è essenzialmente l’assolutismo
della struttura ecclesiastica, ma le comunità sono ancora vitali.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa –
Roma, Monte Sacro, Valli
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Note
[Ricerche mediante ChatGPT di OpenAI del 14 e 15-10-24]
1. Pierangelo Sequeri è un
teologo cattolico italiano di grande rilievo nel panorama contemporaneo, noto
per il suo contributo nella teologia fondamentale, nella liturgia e nel dialogo
tra fede e cultura. Nato a Milano il 24 dicembre 1944, è stato ordinato sacerdote
nel 1968. Oltre al suo ministero pastorale, ha dedicato gran parte della sua
vita all'insegnamento e alla ricerca accademica.
### Formazione e carriera accademica
Dopo la laurea in filosofia e teologia, Sequeri ha iniziato
a insegnare Teologia fondamentale presso la Facoltà teologica dell'Italia
settentrionale, diventandone poi preside dal 2000 al 2016. Ha svolto un
importante lavoro di dialogo tra la teologia, la filosofia e le scienze umane,
promuovendo un approccio interdisciplinare alla fede e alla cultura.
Ha insegnato in diverse istituzioni accademiche, tra cui
l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e ha tenuto conferenze in
vari contesti internazionali. Nel 2016, papa Francesco lo ha nominato preside
del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia,
con l'intento di promuovere un rinnovamento in continuità con il magistero
della Chiesa.
### Opere e contributi teologici
Sequeri ha pubblicato numerosi saggi e opere teologiche.
Tra i temi che ha affrontato nelle sue pubblicazioni figurano la riflessione
sul senso religioso dell'uomo, il ruolo dell'affettività e dell'estetica nella
teologia, e il dialogo tra fede e ragione.
Una delle sue opere più note è *Il Dio affidabile* (2009),
in cui esplora il tema della fiducia in Dio in un'epoca di crisi esistenziale.
Sequeri pone un'enfasi particolare sul tema della bellezza e dell'arte come vie
di accesso alla comprensione del mistero cristiano, integrando la riflessione
estetica nella teologia.
### Il pensiero di Pierangelo Sequeri
Sequeri si distingue per un approccio che cerca di
conciliare la profondità teologica con le sfide culturali e sociali del mondo
contemporaneo. Una delle sue preoccupazioni centrali è quella di offrire una
visione della fede cristiana che sia in grado di dialogare con le istanze della
modernità senza perdere la sua radice profonda.
Un altro aspetto distintivo del suo pensiero è il richiamo
all'importanza dell'affettività nella vita di fede. Sequeri sostiene che la
fede non è solo una questione intellettuale, ma coinvolge tutto l'essere umano,
compresa la sfera emotiva e affettiva.
Pierangelo Sequeri
non è solo un teologo e accademico, ma ha anche contribuito alla musica
liturgica, componendo alcuni canti utilizzati nella liturgia cattolica. Sequeri
ha sempre avuto una particolare attenzione per il legame tra liturgia, teologia
e bellezza artistica, e questo si è riflesso anche nella sua attività di
compositore.
Tra i suoi canti liturgici più noti ci sono:
1. **"Dov'è carità e amore"**
Questo è forse uno
dei canti più famosi scritti da Sequeri. È spesso utilizzato durante le
celebrazioni liturgiche, specialmente nella Messa in Coena Domini del Giovedì
Santo, come canto per l'adorazione eucaristica e per momenti di preghiera
comunitaria. Il testo si ispira al noto inno latino "Ubi caritas et
amor", ma Sequeri lo ha rielaborato con una nuova melodia e con una
sensibilità poetica che invita a riflettere sul significato della carità e dell'amore
cristiano.
2. **"Vieni Spirito creatore"**
Un altro canto
liturgico molto usato è la sua versione dell'inno allo Spirito Santo. Questo
canto viene spesso eseguito nelle celebrazioni di Pentecoste e in altre
occasioni in cui si invoca lo Spirito Santo, come durante le cresime.
3. **"Nella casa del Padre"**
Questo canto è
usato in varie celebrazioni liturgiche, soprattutto in contesti in cui si parla
della comunione e dell’unità dei fedeli nella Chiesa, la "casa del
Padre".
4. **"Agnello di Dio"**
Sequeri ha
composto una versione dell'Agnello di Dio che viene utilizzata in molte
parrocchie durante la celebrazione eucaristica, particolarmente apprezzata per
la sua melodia meditativa.
I canti liturgici "Symbolum 77" e "Symbolum
80" sono stati composti da Don Pierangelo Sequeri, un sacerdote, teologo e
musicista italiano.
5. **Symbolum 77** (conosciuto anche come *Tu sei la mia
vita*) è un canto liturgico molto noto e amato, composto da Don Sequeri nel
1977. Il testo esprime una forte professione di fede e fiducia in Dio.
6.**Symbolum 80** (conosciuto anche come *Io credo in te*)
è un altro canto significativo, scritto nel 1980 sempre da Don Sequeri. Anche
questo incentrato sulla professione di fede cristiana, è utilizzato
frequentemente nelle liturgie e nei momenti di preghiera.
Don Pierangelo
Sequeri è noto per la sua capacità di unire riflessione teologica e musica
liturgica, contribuendo in modo significativo al rinnovamento del canto nella
Chiesa cattolica, specialmente dopo il Concilio Vaticano II.
Oltre a questi canti, Sequeri ha lavorato in collaborazione
con altri compositori e liturgisti per promuovere la bellezza musicale nella
liturgia, sottolineando l'importanza della musica come veicolo per la preghiera
e la contemplazione.
### Impegno ecclesiale
Oltre al suo lavoro
accademico, Sequeri ha ricoperto diversi incarichi nella Chiesa cattolica,
contribuendo al dibattito su questioni pastorali e dottrinali. È stato membro
di commissioni teologiche ed è stato coinvolto nei lavori del Sinodo sulla
Famiglia. La sua nomina da parte di papa Francesco a preside del Pontificio
Istituto Giovanni Paolo II riflette il suo ruolo di figura chiave nel
rinnovamento del pensiero cattolico su matrimonio e famiglia.
### Riconoscimenti
Pierangelo Sequeri
ha ricevuto diversi riconoscimenti per il suo lavoro teologico e accademico. È
considerato uno dei più importanti teologi italiani viventi, apprezzato per la
sua capacità di combinare rigore intellettuale e sensibilità pastorale.
### Conclusione
Pierangelo Sequeri rappresenta una voce importante nel
dialogo tra la teologia cristiana e il mondo contemporaneo, contribuendo a una
riflessione profonda e al contempo accessibile sui temi della fede, della
bellezza, dell’affettività e della cultura.
2.Concili ecumenici del
Primo millennio
I concili ecumenici del Primo millennio sono sette e sono
considerati fondamentali dalla Chiesa cattolica, ortodossa e alcune chiese
protestanti. Ecco un elenco con una breve descrizione di ciascuno:
1. **Concilio di Nicea I** (325 d.C.)
- Convocato
dall'imperatore Costantino, condannò l'arianesimo, che negava la divinità di
Cristo, e definì la consustanzialità del Figlio con il Padre. Formulò la prima
parte del **Credo niceno**.
2. **Concilio di Costantinopoli I** (381 d.C.)
- Convocato
dall'imperatore Teodosio I, confermò e ampliò il Credo di Nicea, condannando
l'arianesimo e l'apollinarismo (che negava la piena umanità di Cristo) e
definendo la divinità dello Spirito Santo.
3. **Concilio di Efeso** (431 d.C.)
- Condannò il
nestorianesimo, che separava la natura divina e umana di Cristo. Affermò che
Maria è **Theotokos** ("Madre di Dio") e non solo "Madre di
Cristo", preservando l'unità delle due nature in Cristo.
4. **Concilio di Calcedonia** (451 d.C.)
- Definì l'unione
delle due nature, divina e umana, in Cristo, contro il monofisismo (che
sosteneva che Cristo avesse solo una natura). Il risultato fu il **Dogma
calcedonese**, che divenne uno dei punti cardine della cristologia.
5. **Concilio di Costantinopoli II** (553 d.C.)
- Condannò gli
scritti conosciuti come i **Tre Capitoli**, legati a interpretazioni
nestoriane, riaffermando le decisioni dei concili precedenti contro il
nestorianesimo e in difesa dell'ortodossia cristologica.
6. **Concilio di Costantinopoli III** (680-681 d.C.)
- Condannò il
monotelismo, che sosteneva che Cristo avesse una sola volontà, e affermò che
Cristo ha due volontà, divina e umana, coerenti con le due nature.
7. **Concilio di Nicea II** (787 d.C.)
- Condannò
l'iconoclastia (movimento che proibiva l'uso delle immagini sacre) e difese
l'uso delle **icone** nella Chiesa, stabilendo che la venerazione delle
immagini non costituisce idolatria ma è un aiuto alla devozione.
Questi sette concili hanno avuto un ruolo cruciale nella
definizione dei dogmi cristologici e trinitari e nel delineare la struttura
della Chiesa fino al primo millennio.
3.Era Costantiniana
L'espressione **"Era costantiniana"** si
riferisce al periodo storico che inizia con il regno dell'imperatore romano
**Costantino il Grande** (306-337 d.C.) e si estende fino alla fine dell'Impero
romano d'Occidente (476 d.C.), ma a volte viene considerata anche fino alla
caduta dell'Impero bizantino nel 1453. Questo periodo è caratterizzato da
cambiamenti fondamentali nei rapporti tra la Chiesa cristiana e lo Stato
romano.
Le principali caratteristiche dell'**Era costantiniana**
includono:
1. **Tolleranza e sostegno del cristianesimo**: L'editto di
Milano del **313 d.C.**, emanato da Costantino insieme all'imperatore Licinio,
garantì la libertà religiosa nell'Impero romano e pose fine alle persecuzioni
contro i cristiani. Questo fu il primo passo verso la promozione del
cristianesimo come religione legittima.
2. **Costantino e il cristianesimo**: Costantino, pur
mantenendo il titolo di "pontefice massimo" del paganesimo romano,
iniziò a favorire apertamente la Chiesa cristiana, sostenendo la costruzione di
chiese (come la Basilica di San Pietro a Roma), promuovendo il clero e
partecipando attivamente alle questioni teologiche. È famoso il suo ruolo nel
**Concilio di Nicea** (325 d.C.), in cui si cercò di risolvere le controversie
dottrinali, in particolare l'arianesimo.
3. **Cristianizzazione dell'Impero**: Durante e dopo il
regno di Costantino, il cristianesimo divenne progressivamente la religione
dominante dell'Impero. Nel **380 d.C.**, con l'editto di Tessalonica,
l'imperatore Teodosio I dichiarò il cristianesimo niceno (ortodosso) come la
religione ufficiale dell'Impero romano, consolidando ulteriormente l'alleanza
tra Chiesa e Stato.
4. **Trasformazione delle strutture ecclesiastiche e
politiche**: L'"Era costantiniana" segna un cambiamento nel ruolo
della Chiesa, che passa da essere una comunità perseguitata a diventare
un'istituzione con potere politico e sociale significativo. La Chiesa iniziò a
influenzare la politica imperiale, e viceversa, con gli imperatori che si
assumevano ruoli attivi nelle controversie teologiche e nelle questioni
ecclesiastiche.
5. **Simbolismo costantiniano**: La figura di Costantino
divenne simbolo di questo legame tra Chiesa e Stato, tanto che per secoli, in
particolare in ambito cattolico, l'"Era costantiniana" fu vista come
un modello positivo di cooperazione tra potere politico e religioso. Tuttavia,
in epoche successive, questa collaborazione fu anche criticata da movimenti che
cercavano di separare maggiormente il potere spirituale da quello temporale.
In sintesi, l'**Era costantiniana** rappresenta il momento
storico in cui il cristianesimo divenne parte integrante del potere imperiale e
politico, inaugurando un'epoca di stretta collaborazione tra la Chiesa e lo
Stato.
4. Riforma Gregoriana
La **Riforma gregoriana** fu un vasto movimento di riforma
della Chiesa cattolica, avvenuto nell'XI secolo sotto la guida di papa
**Gregorio VII** (al secolo Ildebrando di Soana, papa dal 1073 al 1085). Questa
riforma mirava a rafforzare l'autorità papale, purificare il clero e liberare
la Chiesa dall'influenza politica dei poteri laici. Fu uno dei più
significativi tentativi di rinnovamento della Chiesa medievale, con
implicazioni profonde anche sui rapporti tra il potere spirituale e temporale.
### Contesto
Nel corso dei secoli precedenti, la Chiesa aveva subito una
crescente interferenza da parte dei nobili laici, che spesso esercitavano il
controllo sulle nomine ecclesiastiche (come vescovi e abati), in quello che era
noto come il sistema delle **investiture laiche**. Questa pratica aveva portato
alla corruzione, a uno scarso livello morale del clero e a un forte legame tra
il potere politico e la gerarchia ecclesiastica.
### Obiettivi principali della riforma
1. **Lotta alla simonia**: La **simonia** era la pratica
della compravendita di cariche ecclesiastiche. Gregorio VII e i suoi
riformatori volevano estirpare questa pratica, che consideravano una forma di
corruzione che minava la spiritualità e l'integrità del clero.
2. **Imposizione del celibato ecclesiastico**: La riforma
gregoriana puntava a rafforzare il **celibato clericale**, cioè l'obbligo per i
preti di non sposarsi. Questo era visto come un modo per assicurare una
dedizione totale al servizio di Dio e per evitare che i beni della Chiesa
fossero trasmessi per via ereditaria ai figli dei sacerdoti.
3. **Indipendenza della Chiesa dal potere laico**: Uno
degli obiettivi principali della riforma era liberare la Chiesa dall'influenza
dei poteri laici, in particolare per quanto riguarda le nomine dei vescovi e
degli abati. Questo portò al conflitto più famoso della Riforma gregoriana: la
**lotta per le investiture**.
4. **Affermare la supremazia papale**: Gregorio VII cercò
di riaffermare la supremazia del papa su tutti gli altri poteri, incluso quello
imperiale. Nel suo **Dictatus Papae** (1075), un documento programmatico, il
papa enunciò 27 principi, tra cui l'autorità del papa di deporre imperatori e
la sua indipendenza totale dai poteri secolari.
### La lotta per le investiture
La riforma gregoriana portò a uno scontro diretto con
l'imperatore del Sacro Romano Impero, **Enrico IV**, che si oppose alla
riforma, ritenendo che il controllo sulle investiture ecclesiastiche fosse una
prerogativa imperiale. Questo scontro raggiunse il suo culmine con l'episodio
noto come la **scomunica di Enrico IV** da parte di Gregorio VII nel 1076.
Enrico, costretto a riconciliarsi con il papa, si umiliò a **Canossa** nel
1077, dove chiese e ottenne il perdono papale. Tuttavia, il conflitto tra papato
e impero continuò per diversi decenni e si risolse solo con il **Concordato di
Worms** (1122), che stabilì un compromesso sul sistema delle investiture.
### Conseguenze
La Riforma gregoriana ebbe un impatto duraturo su diversi
aspetti della vita religiosa e politica in Europa:
- **Maggiore autorità papale**: Il papa divenne il capo
indiscusso della Chiesa, con un'autorità accresciuta anche sulle chiese locali
e sugli imperatori.
- **Separazione dei poteri**: Sebbene la lotta per le
investiture non eliminò completamente l'influenza laica sulla Chiesa, creò un
precedente per una maggiore separazione tra potere spirituale e potere
temporale.
- **Rafforzamento del celibato**: La disciplina del
celibato ecclesiastico venne imposta più rigidamente in tutta la Chiesa
occidentale.
- **Centralizzazione della Chiesa**: La riforma contribuì a
una crescente centralizzazione del potere nella Chiesa, con Roma che divenne il
fulcro del controllo ecclesiastico.
La **Riforma gregoriana** fu, in definitiva, un tentativo
di riformare la Chiesa dal suo interno, rafforzando la moralità del clero e
riaffermando l'indipendenza e la supremazia della Chiesa e del papato di fronte
ai poteri temporali.