Oggi, 2 ottobre 2024, inizia la seconda sessione della
16° Assemblea del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità
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Senza il
coinvolgimento della maggior parte delle comunità di persone di fede inizia oggi, 2 ottobre 2024, la seconda sessione della 16° Assemblea del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità ecclesiale.
Da
Avvenire on line:
Con la Messa presieduta dal Papa in piazza San
Pietro il 2 ottobre 2024 si apre la XVI Assemblea generale del Sinodo dei
vescovi, che completa la sessione svoltasi nel 2023
Qual è il tema del Sinodo?
Il titolo è «Per una Chiesa sinodale:
comunione, partecipazione, missione». Al centro, la sinodalità che nel
linguaggio ecclesiastico indica un modo
di vivere e di operare della Chiesa come popolo di Dio che «manifesta
e realizza in concreto – recita un documento della Commissione teologica
internazionale – il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi
in assemblea e nella partecipazione attiva di tutti i membri alla sua missione
evangelizzatrice». La sinodalità, recita il sito ufficiale dell'assise, «denota
lo stile particolare che qualifica la vita e la missione della Chiesa,
esprimendo la sua natura di popolo di Dio che cammina insieme e si riunisce in
assemblea, convocata dal Signore Gesù nella forza dello Spirito Santo per
annunciare il Vangelo. La sinodalità dovrebbe essere espressa nel modo
ordinario di vivere e lavorare della Chiesa».
Cos’è il Sinodo?
ll Sinodo dei vescovi è stato istituto da Paolo
VI il 15 settembre 1965 con il motu proprio “Apostolica sollicitudo”. È nato
dal Concilio Vaticano II che, con la Costituzione dogmatica “Lumen gentium” si
era ampiamente concentrato sulla dottrina dell’episcopato, sollecitando un
maggior coinvolgimento dei vescovi nelle questioni che interessano la Chiesa
universale. Scopo dei lavori sinodali è infatti discutere collegialmente, sotto
la presidenza del Papa, temi di primaria importanza che riguardano la vita della
Chiesa. Il Sinodo si riunisce in diversi tipi di Assemblea: generale ordinaria, per le materie che
riguardano il bene della Chiesa universale; Assemblea generale straordinaria,
per questioni di urgente considerazione; Assemblea speciale, per temi che
toccano maggiormente una o più regioni determinate, come sull’Amazzonia nel
2019.
Questo Sinodo ha un andamento particolare rispetto
agli altri, perché?
Perché segue un itinerario in diverse fasi.
Una prima tappa (ottobre
2021 - aprile 2022) ha riguardato le Chiese diocesane. La seconda tappa, che si è conclusa il 31
marzo 2023 è stata di respiro continentale. Dopo il momento più locale, il varo
di un tempo di ascolto, dialogo e discernimento di una medesima area geografica
(europea, piuttosto che asiatica e africana), rappresenta un’ulteriore novità.
Ogni continente ha preparato una sintesi inviata alla Segreteria generale del
Sinodo, base per la realizzazione del documento di lavoro per la fase
universale, punto di partenza per la discussione nell'Assemblea sinodale.
Quest'ultima si articola in due fasi: la prima si è tenuta nell'ottobre 2023 e
la seconda si svolge appunto adesso, dal 2 al 27 ottobre 2024. All'Assemblea
sinodale seguirà una fase di "implementazione", cioè di riflessione e
attuazione delle decisioni prese, che potranno portare a cambiamenti emersi
durate i lavori sinodali. La Costituzione apostolica di papa Francesco, Episcopalis
Communio ricorda che «alla celebrazione dell’Assemblea del Sinodo deve
seguire la fase della sua attuazione, con lo scopo di avviare in tutte le
Chiese particolari la recezione delle conclusioni sinodali» (n.7).
Chi partecipa all’assemblea di questo ottobre?
Alla seconda sessione della XVI Assemblea
sinodale partecipano 368 membri di cui 272 investiti dal munus espiscopalis e
96 non vescovi, cui si aggiungono 8 invitati speciali e i delegati fraterni,
passati dai 12 dell'anno scorso a 16. «Papa Francesco ha consentito di
aumentare il loro numero visto il grande interesse che le Chiese sorelle hanno
testimoniato nei confronti di questo cammino sinodale» ha spiegato il cardinale
Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e relatore generale della XVI
Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi -. «Si vede che il Sinodo
ha un impatto ecumenico”. Rispetto alla prima sessione dei lavori, ci sono
stati 26 cambi nell’elenco dei partecipanti, dovuti anche a motivi di salute.
Chi è il relatore generale? Quali compiti ha?
Quello affidato al relatore generale, nominato
direttamente dal Papa. è un ruolo importante. Egli tiene una relazione
all’inizio dell’Assemblea per introdurre i lavori e poi un altro intervento
all’inizio di ciascun segmento di attività. Presiede inoltre la preparazione
del testo che raccoglie i frutti dell’Assemblea e rilancia i lavori per la
seconda sessione della XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi in corso
adesso. Relatore generale di questo
Sinodo è il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo.
Cos’è l’Instrumentum laboris?
È il testo base, di partenza su cui si
confrontano i sinodali. È stato pubblicato lo scorso luglio e guida i lavori
della seconda sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria. Il testo,
collegato al percorso sinodale avviato nel 2021, propone idee per avvicinare
sempre di più la Chiesa alle persone, rispondendo all'esigenza di una maggiore
partecipazione dei laici alla vita ecclesiale.Tra i temi principali, si
evidenziano l’importanza del ruolo delle donne e la necessità di trasparenza e
responsabilità. Il documento, suddiviso in cinque sezioni: un’introduzione, i
fondamenti e tre parti centrali cioè "Relazioni",
"Percorsi", "Luoghi". La conclusione ha come tema guida
"La Chiesa sinodale nel mondo".
Le persone che partecipanoall’Assemblea Sinodale sono reduci da un ritiro di due giorni, che si è concluso ieri sera con una veglia penitenziale. Sette cardinali hanno chiesto liturgicamente perdono di peccati anche a nome di tutta l’altra ignara gente del mondo: inquinamento e trattamento inumano di migranti e indigeni,
abusi sessuali, mancanza di rispetto nei confronti delle donne, indottrinamento
che schiaccia i fedeli, disprezzo dei poveri, mancanza di sinodalità. La gerarchia
cattolica dagli anni Sessanta si è mostrata disposta alla richiesta di perdono
rituale, molto meno a cambiare.
Il peccato sul quale si è insistito di più è
quello degli abusi sessuali di clero e religiosi, tanto a lungo tollerato e coperto
dalla gerarchia, alcuni esponenti della quale se ne sono addirittura macchiati. Dietro ogni
abuso sessuale da parte di preti e religiosi vi è anche un abuso di potere reso
possibile dall’ordinamento assolutistico che ancora la nostra Chiesa deve subire.
Lo stesso dicasi per il disprezzo, l’umiliazione, l’emarginazione delle donna,
nei quali la gerarchia persiste pervicacemente, nel forte dissenso della gran parte
della gente di fede dell’Occidente (altrove è diverso).
Il peccato più grave, che coinvolge anche la
mancanza di sinodalità, eclatante in questo avvio dei lavori sinodali senza che
le masse dei fedeli ne siano state preparate e anche solo informate, è l’ordinamento
assolutistico della nostra Chiesa, del quale non si chiede veramente perdono e che non si vuole veramente mutare. Esso, però, almeno in Occidente, ha una qualche
effettività solo in ambito ecclesiastico, mentre nell’altra parte della vita la
gente decide secondo coscienza.
Sarebbe stato bello che nelle messe di
domenica scorsa si fosse almeno menzionato questo evento al quale il Papa
attribuisce grande rilevanza, tanto da legarlo ad un riforma ecclesiale che
dovrebbe addirittura cambiare il modo di vivere la Chiesa da parte di tutta la
gente. Ma non mi pare che sia stato così.
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma Monte Sacro, Valli.