Introduzione alla democrazia dell’Unione Europea – 15 -
La democrazia della gente
Diversamente da quello che
di solito se ne racconta la democrazia dell’Unione Europea si è affermata tra
la gente dagli anni ’90 ed è un radicamento molto forte, che però sfugge a chi
ancora parla del processo comunitario come di un fatto essenzialmente
burocratico.
Fa uno strano effetto sentire di nuovo le parole incendiarie che negli
anni Settanta spingevano alla violenza di piazza e ad altri atti efferati e vedere che sono recepite solo da
ristrettissime minoranze.
La mitologia bellicista sembra non avere più presa da noi. Ma in effetti
non la si ha nemmeno nei sistemi politici europei che hanno ordinato la guerra
in Ucraina. Laggiù non si combatte per le finalità di una volta, ma per decidere
in quale spazio comunitario integrarsi. Gli ucraini vorrebbero partecipare al
processo comunitario dell’Unione Europea e i russi li vorrebbero trattenere in
quello da loro organizzato. E la Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea
pensando di puntare sullo spazio comunitario che si è organizzato intorno, il Commonwealth
delle nazioni. Gli Stati Uniti d’America, invece, perseguono un altro disegno,
in linea con le politiche del passato.
Di solito la democrazia viene insegnata come un
sistema di regole, una specie di galateo pubblico. Ed un sistema
normativo imposto dall’alto. Ma non è questa la sua sostanza. Deriva dalla
capacità della gente di esercitare una resistenza diffusa a poteri che abusano
e, in questo senso, è lotta. Il principale abuso di potere è imporre mitologie
belliciste ed è un abuso perché mette in pericolo le vite e la felicità delle persone
a vantaggio di chi le vuole spingere in guerra. Il principale strumento delle
politiche democratiche è l’obiezione di coscienza, quindi il rifiuto di
obbedienza a norme giudicate arbitrarie per eccesso di potere. Ma non si tratta
di semplice rivolta, bensì dello sforzo per costruire un ordine sociale e
istituzionale nel quale non sia più ammesso l’abuso di potere. In un contesto
simile, ogni persona, in qualche misura, con specifiche procedure ma anche esercitando
libertà, facoltà e diritti riconosciuti socialmente, deve poter aver voce nelle
decisioni comune. Perché ciò avvenga occorre concordare su regole di giustizia partecipativa,
che però, in democrazia, sono in costante evoluzione, perché, in un contesto
democratico, si scopre sempre di poter essere più democratici. Lo si fa
non solo con il voto, ma specialmente nella vita sociale, in particolare nei
rapporti economici, ma in generale in ogni interazione sociale. Si lotta anche
così, anzi specialmente così.
In Europa occidentale viviamo in un contesto di democrazia evoluta, nel quale
la giustizia partecipativa è consentita in misura assai ampia. In questa
situazione, la violenza pubblica è espressa in gran parte dalle forze
reazionarie o dalle forze sociali non accora acculturate alla vita democratica.
Ma il consenso sociale alla democrazia è vastissimo ed è per questo che, nonostante
forti tensioni sociali derivate in gran parte dai processi economici che stanno
impoverendo i ceti più numerosi della popolazione, non si replicano le violenze
degli anni Settanta. Questo anche se le persone spesso agiscono da democratiche
ma non si rendono bene conto di esserlo.
Il ceto politico italiano non ha
consapevolezza della situazione e si capisce da come cerca di acquisire il
consenso, dai discorsi che fa.
Il vastissimo consenso intorno al magistero del Presidente della Repubblica
è un importante indicatore di come la pensa la gente.
La democrazia, come la si pratica nell’Unione Europea, non vive (solo)
nelle norme ma è sorretta dalla pratica nella vita comune delle persone. E da quest’ultima
vengono gli stimoli a cambiare le regole in senso sempre più democratico.
Le persone vogliono vivere serenamente in famiglia, non sognano più di immolarsi
massacrando altra gente e distruggendo la propria e l'altrui felicità. Questo ideale era invece
disprezzato nelle mitologie belliciste che presero piede dopo la Prima guerra
mondiale (1914-1918). Erano ancora piuttosto forti al tempo della mia
adolescenza, negli anni Settanta.
Nelle ultime elezione europee e nelle elezioni politiche in Gran
Bretagna sono state duramente punite le forze che spingevano per intensificare
la guerra in Ucraina, con un'intervento diretto di un'armata europea, e per quanto si tenti di motivare le masse al conflitto
non ci si riesce. E’ un risultato molto importante che non deriva tanto dalle classi
politiche dirigenti ma dalla gente.
Purtroppo in questo le gerarchie ecclesiastiche,
e in particolare quella cattolica, mi appaiono molto arretrate. Non apprezzano
veramente i processi democratici, in linea con il tremendo capitolo 13 della Lettera
ai Romani, attribuita a Paolo di Tarso, nella quale si accredita l’idea che l’autorità
politica ha legittimazione divina. Il grande teologo riformato Karl Barth
(1886-1968) ci scrisse sopra tentando di darne una versione compatibile con la
constatazione che c’erano poteri politici che meritavano solo di essere
abbattuti, il suo sforzo è senz’altro
apprezzabile e nobile, ma personalmente mi pare più convincente pensare che
quello scritto paolino rifletta la situazione storica e politica in cui fu elaborato,
quando le prime comunità cristiane volevano accreditarsi presso l’autorità romana
per correggere l’immagine di sé come genti sediziose (probabilmente del tutto
rispondente alla realtà), ma che non sia più attuale oggi. Deve ancora essere
scritta, credo, una teologia della democrazia, che metta in risalto il
lavoro grandioso che le genti europee coinvolte nel processo comunitario hanno
svolto nell’ultimo trentennio, proprio resistendo quando le autorità costituite spingevano per tornare
indietro.
Per quanto vi siano dirigenze politiche che spingono a farlo, non ci si
odia più tra europei e piace l’idea di non essere confinat* nel proprio sistema
politico ma di poter essere considerat* cittadine e cittadini europe*. In questi
trent’anni le persone, per turismo e per lavoro, hanno girato molto per l’Europa
e mi apre che non vogliano tornare alla
situazione di prima.
Mario Ardigò – Azione Cattolica
in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli