Introduzione alla democrazia dell’Unione
Europea – 11
Democrazia
è un regime politico nel quale a nessun potere sociale è riconosciuta la sovranità,
vale a dire la pretesa di non riconoscere nulla sopra di sé.
Quando si dice, e nelle costituzioni si
scrive, che la sovranità appartiene al popolo, si esprime quello stesso
principio, perché il popolo, nessun popolo, ha esistenza reale, è
solo una figura mitologica, così come, di conseguenza la sua sovranità.
Un regime politico nel quale, ad esempio, un parlamento
elettivo fosse configurato come potere
sovrano non sarebbe democratico.
Quando nella nostra Costituzione, all’art.7,
si è deliberato che lo Stato e la
Chiesa cattolica sono sovrani, ciascuno nel proprio ordine,
in realtà si è affermato che nessuna delle due entità istituzionali lo è,
perché la sovranità, se è veramente tale, non tollera limitazioni. Con
la riforma costituzionale del 2001, che ha riformato il Titolo 5° della Costituzione, dedicato alle
autonomie degli enti territoriali a fini generali si è esplicitato che lo Stato
è solo una di quelle:
Art. 114
La Repubblica è costituita
dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo
Stato.
I Comuni, le Province, le
Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri
e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
Roma è la capitale della
Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.
Altri attributi che in Europa attribuiamo
alla democrazia, l’essere fonte di giustizia, pacifica, solidale,
rispettosa di libertà civili e diritti fondamentali delle persone, laica,
ad esempio, sono esterni al concetto di democrazia, perché storicamente ci
furono (e ancora vi sono) democrazie che non praticarono quelle che oggi, in Europa, riteniamo virtù,
o le praticarono in diversa misura,
in genere minore.
Così, quando ci si definisce democratici,
bisogna aggiungere qualcos’altro per far capire che tipo di democratici si è.
In Europa sono stati storicamente molto
importanti per l’edificazione di una comunità di popolazioni, poi sfociata nell’Unione
Europea i democratici cristiani. La pretesa di essere democratici
cristiani in senso politico fu però addirittura scomunicata nel 1901 dal
Papato con l’enciclica Le gravi dispute sugli affari sociali – Graves de
communi re [agitationes]. La democrazia cristiana non ha radici culturali nella dottrina
sociale, ma è una autonoma elaborazione dei movimenti cristiano democratici,
che in iniziarono a svilupparsi in Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Il Papato, anzi, e la gerarchia ecclesiastica che da esso dipendono sono sempre
stati, e sono tuttora, non solo non democratici, ma anche antidemocratici.
L’antidemocraticità del Papato consiste nel fatto che esso rivendica sovranità.
I cristiani democratici hanno inculturato
nell’ideologia delle democrazie dell’Unione Europa l’obiettivo storico politico
concreto della pace, che nella dottrina sociale è puramente religioso. Ma vi hanno
inculturato anche l’obiettivo storico politico concreto della funzione sociale
della proprietà e delle attività economiche, e del diritto ad un equo salario
per i proletari, quelli che dipendono da altri per vivere, e ciò sulla base di
un pensiero sociale cristiano molto antico, strutturato con molta precisione
durante la Scolastica medievale. E, infine, il principi di sussidiarietà,
che limita gli interventi degli organismi superiori quando e dove la società
civile riesce a lavorare con organismi di prossimità. Questi principi politici
sono stati ampiamente e profondamente condivisi dalle popolazioni ora integrate
nell’Unione Europea, tanto più profondamente quanto più avanzava il processo
comunitario.
Ancora negli anni ’70 del secolo scorso, al
tempo della mia adolescenza, si era molto più violenti di oggi, anche nelle relazioni
sindacali. E nelle altre democrazie del mondo lo si è più intensamente.
Nonostante gli incitamenti alla violenza che
vengono in tutta Europa da movimenti politici di orientamento fascista, le
popolazioni rimangono in grande maggioranza tranquille e pacifiche. Delle recenti
elezioni per il Parlamento europeo si è segnalato l’aumento del consenso verso
formazioni sovraniste, come tali di ispirazione antidemocratica pur se ancora partecipi della democrazia europea.
Ma il dato che mi pare più eclatante è che sono stati puniti, con cali di
consenso elettorale marcati, i governi che nei mesi precedenti avevano manifestato
di voler promuovere un intervento diretto degli eserciti europei nella guerra
in Ucraina.
Negli ambienti ecclesiali in genere non si fa
formazione alla democrazia cristiana. Mi pare che essa non rientri nella
formazione, per altri versi molto
approfondita, dei preti. Che dunque, in genere, non ne sanno parlare alla
gente.
Ma più che la teoria, è fondamentale la pratica
di una democrazia ispirati a valori
cristiani, che, in fin dei conti, a ben vedere sono anche universali. Perché
le democrazie europee devono essere consolidate dal basso, nelle relazioni
di prossimità, e anche quando si è molto
piccoli, nei giochi dei fanciulli.
Ci siamo dati delle regole, ma esse esprimono
un certo assetto storico tra i poteri sociali, e sono destinata ad essere
superate, nel progredire delle virtù democratiche: così, domani,
possiamo diventare più democratici di oggi. Le norme, anche quelle
fondamentali, vivono prima nelle popolazioni poi vengono formalizzate in testi
scritti.
E’ ciò che è accaduto nella costruzione della
democrazia italiana, ma anche di quella europea. Negli anni ’90, questo
grandioso processo ha intercettato le popolazioni dell’Europa orientale che
stavano uscendo dai regimi comunisti di stampo staliniano, e anche la
Federazione russa. Finché il processo è stato governato dall’Unione Europea, si
è proceduto per via negoziale, poi sono venuti gli ultimi anni in cui pervicacemente
sulla questione ucraina la si è rifiutata e la parola è passata alle armi, ben
prima dell’invasione russa del febbraio 2022.
L’attuale guerra in Ucraina, della quale non
si riesce ancora a vedere e concepire la fine, trova la sua radice nel fallito
incontro tra il presidente statunitense Biden e quello russo Putin a Ginevra,
nel giugno 2021, programmato principalmente per trovare un accordo sulla questione
ucraina. Un fallimento riconducibile essenzialmente alla politica estera del
presidente Biden, in quanto il presidente Putin sollecitava negoziati.
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro Valli.