Introduzione alla democrazia dell’Unione Europea – 6
Lo ricordo spesso quando “predico” sulla democrazia: il Capodanno del 1981, dalla mezzanotte dell’ultimo dell’anno precedente, partecipai a una processione dal Colosseo alla basilica di San Giovanni in Laterano, dove si tenne una veglia per la pace, e alla partenza sentii parlare per la prima volta del legame tra pace e giustizia che c’è nel pensiero biblico. Ne parlò il prof. Elio Toaff, grande anima, che era all’epoca rabbino capo della Comunità ebraica di Roma. Ero un giovane universitario allora, e fino ad oggi le sue parole sono rimaste vivissime nel mio cuore. Anche se il mondo va diversamente: la pace non deriva dalla giustizia, ma dalla volontà di mantenere latenti i conflitti sociali. Perseguire la pace mediante la giustizia conduce invece a farli deflagrare. È la lezione che si trae dai miti storici che narrano degli antichi israeliti, ma anche dalla storia delle altre popolazioni umane finì ad oggi, in particolare da quella del grandioso processo di unificazione continentale europea che è ancora in corso, guidato dalle istituzioni comunitarie dell’Unione Europea. Quest’ultima è la maggiore potenza di pace mai costituitasi tra le popolazioni umane e ha prodotto il più lungo periodo di Pace mai vissuto dall’umanità da quando abbiamo narrazioni storiche affidabili, vale a dire da circa cinquemila anni fa.
Di solito sento affermare un legame anche tra democrazia e pace, nel senso che la pratica democratica produrrebbe società pacifiche, il ché però è smentito dall’esperienza storica. Possiamo anzi riconoscere che la prima democrazia realmente pacifica è quella dell’Unione Europea e che tutte le altre democrazie, del passato e contemporanee, sono state e sono assai bellicose. Ne sono esempio eclatante le più antiche democrazie contemporanee, quella francese, quella inglese e quella statunitense. L’affermazione di quella francese, a fine Settecento, si ebbe con un orrendo bagno di sangue e le altre due non hanno mai avuto un vero periodo di pace, salvo, per gli inglesi, quando aderirono all’Unione Europea. Dopo esserne uscita, nel 2020, si cacciò subito, insieme agli Stati Uniti d’America, nel conflitto tra la Repubblica Ucraina e la Federazione Russa, che degenerò in guerra conclamata con l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Per ciò che ho creduto di capire, nel pensiero ebraico di ispirazione biblica la giustizia significa osservare i precetti della Legge data da Dio, individuati dai saggi maestri del Talmud. In senso più lato indica il rispetto dei diritti del popolo ebraico secondo le promesse di Dio. In senso ancora più vasto significa rispettare i diritti dei popoli senza cercare di farli schiavi o di rapinarle le ricchezze.
In questa prospettiva l’affermazione della giustizia richiede un impegno personale, anche per la lotta, e finanche la guerra, come dimostrano le narrazioni e le riflessioni bibliche. Questa concezione è stata assimilata anche dalle teologie cristiane.
Nel Sesto secolo, i giuristi incaricati dell’imperatore romano Giustiniano, che governava da Costantinopoli – Bisanzio in Tracia, di raccogliere sistematicamente leggi e trattati giuridici del mondo greco-romano fin dall’antichità, scrissero in un manuale ad uso degli studenti che il principio della giustizia è dare a ciascuno il suo, vivere onestamente e non fare del male alle altre persone. Qui troviamo espresso il principio che la pace, il non fare del male alle altre persone, è parte dell’opera di giustizia. È in tensione oerò con quello di dare a ciascuno il suo, che può richiedere l’esercizio della violenza, contro prevaricazioni, furti e rapine. Il giurista e chi è al governo vorrebbe prevenirla mediante il diritto, per impedire, appunto, che i cittadini ricorrano alle armi per ottenere ciò che ritengono loro.
Di fatto persone e gruppi sono sempre in latente conflitto per accaparrarsi i beni della vita e si creano narrazioni giustificative per sostenere le proprie pretese, anche quando, a rigore, non sarebbero, ragioni. Le guerre sono sempre giuste per le parti in conflitto, anche se per ragioni opposte.
La pace si produce quando gli strati sociali in conflitto trovano conveniente cessare la violenza, il ché consegue a una situazione di bilanciamento delle forze o alla completa sottomissione di quelle che hanno la peggio o allo screditamento delle ideologie che spingono a combattere i conflitti per la soddisfazione delle proprie pretese, o alla limitazione sociale dei poteri sociali ai quali compete di dichiarare la guerra. Questo insieme di condizioni è rimasto presente fino ad oggi durante il processo di unificazione europea. E questo anche se, oggettivamente, le società europee federate nell’Unione Europee non sono riuscite finora a praticare integralmente la giustizia, nei vari sensi che le si può dare. Comunque sono riuscite a produrre, mediante misure regolative delle relazioni economiche e misure redistributive della ricchezza prodotta, un certo moderato benessere diffuso e condizioni di libertà civili sufficientemente estese, tali, in particolare, da sorreggere la possibilità di una resistenza di massa agli arbitrii di potere. La democrazia europea, profondamente assimilata dalle popolazioni, ha impedito l’affermarsi di poteri pubblici con la forza sociale di dichiarare, o comunque di ordinare, una guerra tra gli Stati membri dell’Unione Europea, i quali si erano sanguinosamente combattuti per circa duemila anni,
A cavallo tra gli anni ’60 e ’70, pur in regime democratico, negli stati ora federati nell’Unione Europea si ebbero conflitti sociali molto più intensi di oggi che, non risolti, oggi rimangono latenti.
Determinante, per il mantenimento di una situazione di pace è stata l’abolizione delle frontiere interne e l’intensificarsi della collaborazione mediante il diritto delle persone e delle imprese di stabilirsi dovunque nell’Unione. Si è trovata convenienza a mantenere pacifico questo organismo sociale che oramai raduna 450 milioni di persone. Tanto che i risorgenti movimenti nazionalistici finora hanno trovato credito sociale minoritario.
L’elaborazione normativa e quella giurisprudenziale hanno svolto un ruolo fondamentale.
Mario Ardigó- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro Valli.