Ho assegnato a un servizio di
intelligenza artificiale questo compito:
Sto scrivendo un romanzo dal titolo
"Storie romane" ambientato nella città di Roma nel 2025, anno in cui
la chiesa Cattolica celebrerà un Anno Santo. Nel capitolo 3, Diotima, una
signora di cinquant'anni, vuole convincere il suo compagno, Cristoforo, che
vuole partecipare a un rito dell'Anno Santo, che le religioni sono un prodotto
culturale, non la realtà, e che, in particolare, questo è vero per il
cristianesimo, tanto che anche la stessa esistenza di Cristo è testimoniata da
poche fonti affidabili. Diotima cerca di non urtare la suscettibilità di
Cristoforo, per non offnderlo, ma cerca di portare argomenti forti per
sostenere la sua tesi. Cristoforo ama Diotima e non vuole rompere con lei, ma è
deciso a continuare a praticare i riti della sua religione, che è quella
cristiana cattolica. Scrivi un dialogo tra i due personaggi, in mille parole,
che vorrei inserire al centro del capitolo.
Ecco la riposta che ho avuto in pochi secondi.
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«Certo, ecco il
dialogo tra Diotima e Cristoforo»:
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Diotima e Cristoforo stavano
passeggiando lungo il Tevere, immersi nei loro pensieri. Il sole di fine
giornata tingeva il cielo di sfumature arancioni e rosate, creando un'atmosfera
serena e pacifica. Era il momento giusto per affrontare un tema delicato, pensò
Diotima.
"Ti vedo pensieroso,
Cristoforo. A cosa stai pensando?" chiese Diotima, cercando di rompere il
silenzio.
Cristoforo sorrise leggermente.
"Stavo pensando all'Anno Santo. Sarà un'occasione unica, sai? Non capita
spesso di vivere un Giubileo. Vorrei partecipare ai riti, alle celebrazioni.
Sarebbe un'esperienza spirituale profonda."
Diotima annuì lentamente,
ponderando le sue parole. "Capisco, è un evento molto significativo per i
credenti. Ma mi chiedevo... cosa ti spinge così tanto a voler partecipare? Cosa
cerchi esattamente?"
Cristoforo si fermò, guardando il
fiume scorrere lento. "È difficile da spiegare. È una questione di fede,
di sentirsi parte di qualcosa di più grande, di trovare un senso di pace
interiore. La mia fede mi ha sempre guidato, anche nei momenti più difficili."
Diotima lo guardò con dolcezza,
cercando di non apparire troppo critica. "Cristoforo, tu sai quanto
rispetto la tua fede e i tuoi sentimenti. Ma vorrei che considerassi un punto
di vista diverso. Hai mai pensato che le religioni possano essere un prodotto
culturale, una costruzione umana?"
Cristoforo la fissò, visibilmente
turbato. "Cosa intendi esattamente?"
"Vedi," iniziò Diotima
con calma, "le religioni sono nate in contesti storici e culturali
specifici. Sono state influenzate dalle condizioni sociali, economiche e
politiche del tempo. Prendi il cristianesimo, per esempio. La sua nascita e diffusione
sono legate a contesti storici ben precisi."
Cristoforo sospirò, cercando di
mantenere la calma. "So che la storia ha il suo peso, ma la fede va oltre
la storia. È qualcosa di più profondo."
Diotima annuì di nuovo.
"Certo, la fede è personale e profonda. Ma non possiamo ignorare le
evidenze storiche. Ad esempio, la figura di Cristo. Ci sono pochissime fonti
storiche affidabili che attestano la sua esistenza. I Vangeli sono scritti
molto tempo dopo gli eventi che descrivono, e sono documenti religiosi, non
storici."
Cristoforo strinse le labbra,
sentendo il peso delle parole di Diotima. "Quindi tu pensi che tutto ciò
in cui credo sia solo una costruzione? Una storia inventata?"
"Non è questo che
intendo," rispose Diotima dolcemente. "La fede ha un valore immenso,
dà conforto e speranza. Ma credo che sia importante essere consapevoli delle
origini culturali delle nostre credenze. Capire che le religioni si sono evolute
e sono state modellate dagli esseri umani può aiutarci a vedere le cose in modo
più critico e aperto."
Cristoforo scosse la testa.
"Ma allora cosa rimane della mia fede? Se tutto è solo una costruzione
umana, dov'è la verità?"
"La verità," disse
Diotima, "può essere qualcosa di diverso per ognuno di noi. Non voglio
toglierti la tua fede, Cristoforo. Voglio solo che tu consideri l'idea che la
spiritualità può essere vissuta in modi diversi. Non è necessario seguire alla
lettera i riti o credere ciecamente in ciò che ci è stato insegnato. Possiamo
cercare una connessione con qualcosa di più grande in modi più personali e
autentici."
Cristoforo rimase in silenzio per un momento, riflettendo sulle
parole di Diotima. "È difficile, Diotima. La mia fede è stata una guida
per tutta la mia vita. Non so se posso cambiarla così facilmente."
Diotima gli prese la mano, stringendola con affetto. "Non ti
sto chiedendo di cambiarla. Voglio solo che tu apra la mente a nuove
possibilità. Non devi abbandonare ciò in cui credi, ma forse puoi arricchirlo
con una comprensione più profonda e critica."
Cristoforo annuì lentamente, sentendo il peso della decisione.
"Ci penserò, Diotima. Ti prometto che ci penserò. Ma per ora, ho bisogno
di tempo."
"Sì, prenditi tutto il tempo che ti serve," disse
Diotima sorridendo. "Sarò sempre qui per te, indipendentemente da ciò che
deciderai."
Mentre continuavano a passeggiare lungo il Tevere, il silenzio tra
loro non era più carico di tensione, ma di una nuova comprensione reciproca. Le
parole di Diotima avevano piantato un seme di dubbio e riflessione nel cuore di
Cristoforo, un seme che avrebbe potuto crescere in qualcosa di significativo
nel tempo.
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Spero
che questo dialogo rispecchi i tuoi personaggi e l'atmosfera del tuo romanzo.
Se hai bisogno di modifiche o ulteriori dettagli, fammelo sapere!
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Nei prossimi anni i sistemi di intelligenza artificiale
avranno un ruolo molto importante nella nostra vita sociale, molto più di oggi.
E già oggi ci guidano in modi di cui in genere non ci avvediamo.
I sistemi di intelligenza artificiale possono
anche creare l’apparenza, molto realistica, di un direttore spirituale, in
grado di utilizzare tutto ciò che consentiamo a quei sistemi di sapere di noi
interagendo con loro, e quindi enormemente più efficace di qualsiasi figura umana
che svolge un ruolo del genere. Inoltre un direttore spirituale non umano ha
per noi tutto il tempo che vogliamo ed è in grado di modificare le sue reazioni
a seconda delle nostre, naturalmente sempre nel rispetto dei comandi che il
sistema di intelligenza artificiale che lo genera ha avuto dai suoi committenti.
I nostri pastori sono giustamente preoccupati.
Per saperne di più vi consiglio di leggere le
opere divulgative di uno dei massimi esperti nel campo, Paolo Benanti, frate francescano
e professore all’Università Gregoriana di Roma. E’ membro di A.I. Advisory body, consiglio
di consulenza delle Nazioni Unite sui rischi, le opportunità e la governance
internazionale dell’Intelligenza Artificiale; è stato nominato dal
Segretario generale delle Nazioni Unite [sito Web: https://www.un.org/en/ai-advisory-body
]
Questo è l’indirizzo del suo sito sul Web:
Questo quello del suo blog:
https://www.paolobenanti.com/blog
In particolare vi consiglio:
Le macchine sapienti. Intelligenze artificiali e
decisioni umane - Marietti 1820, 2018.
In questi
giorni sto leggendo:
Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze
artificiali – Mondadori Università,
2022.
Entrambi
i libri sono disponibili in ebook e Kindle.
Dal 2013 si è capito che i sistemi di intelligenza
artificiale hanno anche una grande efficacia nella propaganda politica.
Qualche giorno fa, Paolo Benanti ha scritto su
Avvenire l’articolo che trascrivo
di seguito
La democrazia resisterà al potere
dell'intelligenza artificiale?
Avvenire 5-7-24
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/cosa-cambia-nell-era-dell-intelligenza-artificiale-democrazia-computazionale
Durante la Seconda guerra mondiale, per scopi
bellici, furono sviluppati i primi computer: Colossus, creato a Bletchley Park
nel Regno Unito e, negli Usa, l’Atanasoff-Berry Computer e l’Eniac.
Nell’immediato dopoguerra a partire dagli anni ’50, l’introduzione dei
transistor al silicio ha permesso la creazione di computer più piccoli, veloci
e affidabili mentre i circuiti integrati, apparsi negli anni ’60, hanno
ulteriormente ridotto le dimensioni e i costi, aumentando la funzionalità dei
computer. Si inaugura così una stagione in cui si diffonde la potenza
computazionale nella società. In quegli anni, questa distribuzione della
potenza computazionale avviene confinandola in “mainframe”. Tuttavia, è la
comparsa di una nuova corrente culturale che possiamo definire, ci si perdoni
il gioco di parole, come Bit generation, che ha prodotto il profondo meccanismo
di decentralizzazione dei decenni seguenti. La rivoluzione tecnologica si è
nutrita dal seme della controcultura californiana degli anni ’60. Il centro di questo
modo di vedere il computer e l’informatica è stato ed è la Silicon Valley,
l’area compresa tra San Francisco e San José.
È stato soprattutto l’ideale comunitario dei
figli dei fiori, la loro indole libertaria, la voglia di allargare gli
orizzonti e il disprezzo per l’autorità centralizzata a fare da asse portante
per i fondamenti filosofici ed etici di Internet e dell’intera rivoluzione del
personal computer. La rete si è avviata proprio verso il crepuscolo di
quell’esperienza.
La fine di questo processo di democratizzazione si è avuto verso la fine del
primo decennio di questo secolo con l’avvento dello smartphone.
Nel momento in cui la potenza computazionale
personale ha iniziato ad abitare le nostre tasche, ha iniziato anche a
sottrarci una certa autonomia: lo smartphone ha bisogno di un sottostato
invisibile e fondamentale, la rete, che ne garantisce l’operatività e che nutre
il potere computazionale tascabile che abbiamo e “datifica” le nostre esistenze
personali. Di fatto lo smartphone ha cominciato a interporsi in maniera sempre
più massiccia fra noi e le cose che facciamo quotidianamente riconfigurando in
termini di transazione digitale, la maggior parte degli atti che compongono la
nostra quotidianità. Ma se la nostra esistenza e la nostra capacità di agire
nello spazio pubblico si è riconfigurata in forma digitale, di fatto il nostro
diritto e potere di cittadinanza è divenuto di fatto computazionale. Oggi le
nostre esistenze democratiche sono esistenze computazionali. La democrazia
divenuta computazionale sfrutta oggi anch’essa le potenzialità delle tecnologie
informatiche per rendere più efficace e inclusiva la partecipazione dei
cittadini alle decisioni pubbliche. Tuttavia, se il primo decennio del secolo
si è concluso con le primavere arabe facendoci sperare che il digitale connesso
fosse lo spazio dove si sarebbe diffusa e rafforzata la democrazia liberale, la
fine del secondo decennio, con le rivolte di Capitol Hill, ci ha iniziato a far
temere per il futuro della democrazia nello spazio digitale-computazionale.
L’avvento delle intelligenze artificiali sta
di nuovo cambiando l’orizzonte. I servizi dell’IA sfocano il confine tra potere
computazionale personale e potere centralizzato nel cloud: nell’usare i nostri
telefoni non sappiamo quasi più cosa viene eseguito in locale e cosa in cloud.
Questa nuova forma di centralizzazione nei cloud però adesso con sé anche una
centralizzazione della capacità computazionale personale associata alla
democrazia. La domanda da affrontare allora sarà come rendere democratico il potere
centralizzato del cloud e dell’AI evitando che la democrazia computazionale
collassi in una oligarchia del cloud.
L’esperienza d’uso dei computer è destinata a subire una nuova radicale
trasformazione.
Fin dall’inizio della storia del computer è
stato l’uomo il collo di bottiglia nella relazione con la macchina. Nel 1975,
con l’introduzione del sistema operativo DOS, abbiamo velocizzato la relazione
con la macchina grazie alle tastiere. Nel 1985 i sistemi a finestre come
Windows, ci hanno permesso di guadagnare velocità con il mouse. A partire dalla
fine degli anni Novanta il touch è stato un ulteriore cambio di relazione. Oggi
ci sembra di aver raggiunto la più naturale e veloce delle interfacce: il linguaggio
umano. Musk continua a sognare frontiere più veloci con i suoi impianti
cerebrali. Di fatto infondere i sistemi operativi con dei Large Language Model
(LLM) eseguiti in locale è una rivoluzione nell’interfaccia e nella velocità di
utilizzo della macchina: mai come ora possiamo dire cosa fare alla macchina
come faremmo con un nostro simile e siccome la capacità di cooperare tra membri
della nostra specie è alla base della nostra ascesa planetaria come specie
dominante, non pochi iniziano a sognare un futuro fatto di utopie o distopie al
confine dell’ibridazione tra uomo e macchina.
Uno degli aspetti più preoccupanti di questa
nuova frontiera dell’interazione con la macchina è l’enorme ampliarsi della
superficie di attacco cyber. Poter far eseguire dei processi al computer
mediante comandi linguistici significa di fatto trasformare gli LLM [Large
Language Model (LLM) = Modelli linguistici
di grandi dimensione – la tecnologia di intelligenza artificiale che consente
ai sistemi di intelligenza artificiale di comprendere generare testi] in agenti in grado di
compiere operazioni sul computer: dei maggiordomi elettronici. Se fino ad oggi
gli hacker potevano entrare nei nostri sistemi e prelevare dati, cancellarli o
criptarli per chiedere riscatti o usare il nostro computer per fare attacchi
verso altri computer, cosa saranno in grado di fare oggi? Con la stessa
efficienza con cui aiuta noi, il nostro maggiordomo può trovare tutte le nostre
informazioni compromettenti e comunicarle al malintenzionato.
La
democrazia saprà insomma essere resiliente a queste nuove forme di potere
computazionale?
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli