INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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mercoledì 16 ottobre 2024

Cattolicesimo democratico 36 - Il problema della teologia per la sinodalità

                                         Cattolicesimo democratico 36

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Il problema della teologia per la sinodalità

 

 Definiamo teologia ogni narrazione sulle relazioni tra divinità e popolazioni umane. La teologia cristiana è centrata sull’idea di Rivelazione, vale a dire la comunicazione su di sé e sul suo progetto di salvezza per l’umanità del Dio di Gesù, il Cristo, lui stesso, nella sua persona, rivelazione, detto per questo il Verbo, vale a dire la Parola. Molto presto, fin dalle origini, la Rivelazione cristiana fu mediata da filosofie correnti nelle culture di lingua greca derivate dall’ellenismo (vedi la nota 2). L’influsso di quelle filosofie è più sensibile negli scritti neotestamentari più recenti, ma la cultura greca antica è il veicolo di tutti: il Nuovo Testamento ci è giunto in greco antico (vedi la nota 3). Il processo di specificazione  delle teologie cristiane dalle filosofie coeve parte dal Quarto secolo (vedi la nota 2), quando i cristianesimi furono inglobati nella nuova ideologia istituzionale che guidò la grandiosa trasformazione dell’Impero romano (in realtà ormai multinazionale, come manifestato dal trasferimento del suo centro in Tracia, a Bisanzio, l’attuale Istanbul, ridenominata  Costantinopoli, dal nome di Costantino 1º, l’imperatore che dette inizio al processo) in impero cristiano. Dal Duecento, la teologia, ormai diventata disciplina universitaria, in particolare nell’effervescenze clima culturale dell’Università di Parigi, dove insegnò Tommaso d’Aquino (vedi la nota 4) si separò dalla filosofia, dandosi uno statuto scientifico, ibridandosi strettamente con le scienze giuridiche, nel contesto della epocale riforma ecclesiastica che prese aveva preso l’avvio nell’11º secolo. Nel Seicento il metodo razionalistico delle teologie cristiane, caratteristico di tutte le altre scienze, venne approfondito e sviluppato connotando la formazione universitaria, e dall’Ottocento, nelle controversie con il liberalismo, tese progressivamente a irrigidirsi fino ad un culmine a inizio Novecento. Dagli anni Sessanta dal secolo scorso si assistette a una certa apertura verso la vita delle comunità cristiane, seguita nei successivi anni ’90 da un nuovo irrigidimento. Il razionalismo teologico fu particolarmente marcato nel pensiero e nel magistero papale di Joseph Ratzinger, il teologo cattolico più influente nella lunga era del Papato di Karol Wojtyla, prolungatasi nel Papato dello stesso Ratzinger (complessivamente dal 1978 al 2013). Oggi la teologia si presenta come un complesso assai vasto di scienze. Il pensiero scientifico, nelle discipline umanistiche, distinte da quelle che studiano la natura in cui è possibile il metodo sperimentale, è caratterizzato dal metodo che è rigoroso, vale a dire razionalmente conseguente con le premesse, e basato su fonti condivise, che in teologia per i cattolici sono Bibbia, scritti dei Padri della Chiesa, tradizioni liturgiche consolidate e Magistero, vale a dire le deliberazioni della gerarchia ecclesiastica.

 La trasformazione della teologia cattolica in scienza fu accompagnata dall’istituzione di un efferato sistema di polizia ideologica nelle mani del Papato, con propaggini anche ai nostri giorni. Analoghe istituzioni si svilupparono anche nelle altre Chiese cristiane.

 La teologia cattolica, sviluppatasi negli ultimi due secoli in ambiente assolutistico, resiste all’affermazione della sinodalità ecclesiale come configurata nel Magistero di Papa Francesco. Si ritiene inconcepibile una teologia realmente sinodale e manca una teologia cattolica sulla democrazia,  vista con estremo sospetto. Il compito fondamentale assegnato alla teologia cattolica è di legittimare la gerarchia ecclesiastica e il suo Magistero, vale a dire il suo potere sull’altra gente di fede. Del resto teologia e politica furono sempre, fin dalle origini, strettamente legate e, anzi, storicamente la teologia cristiana si sviluppò per esigenze di politica ecclesiastica, anche se la politica, negli insegnamenti evangelici ha minima rilevanza, seppure ad alcuni detti del Maestro, come quello del dare a Cesare quel che è di Cesare, originariamente privi di senso politico, è stata data un’interpretazione politica.

  In genere, la gente di fede, pur capace di un pensiero teologico irriflesso, vale a dire senza i connotati scientifici, non ha le risorse per tener testa agli specialisti teologi secondo il metodo delle loro scienze. Essa, però, nel processo di riforma sinodale in corso dal 2021, è chiamata a partecipare attivamente nelle comunità ecclesiali.

  Purtroppo la riforma sinodale, che si sta attuando, all’insaputa dei più, nella sessione dell’Assemblea del Sinodo dei vescovi attualmente in corso a Roma (l’informazione pubblica sui suoi lavori è praticamente inesistente), è stata posta, per volere del Papato che ha riformato lo statuto del Sinodo dei vescovi, nelle mani di specialisti teologi, i quali creano la cultura nella quale gli stessi vescovi sono formati.

  Di conseguenza la sinodalità avrà qualche possibilità di reale sviluppo solo quando si inizierà a praticarla con la partecipazione dell’altra gente, cosa che attualmente non avviene,

Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa -  Roma, Monte Sacro, Valli

 

 

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[Ricerche ChatGPT di openAI del 15-10-24]

1.Separazione della teologia dalla filosofia

La teologia ha iniziato a emergere come forma di pensiero distinta dalla filosofia principalmente nel periodo tardo-antico, tra il II e il V secolo d.C. In questo periodo, il cristianesimo cominciava a strutturarsi come religione organizzata e cercava di articolare le proprie dottrine in modo sistematico, distinguendosi dalle filosofie greche e romane.

 Nel cristianesimo primitivo, i primi apologeti e Padri della Chiesa, come Giustino Martire (II secolo), Ireneo di Lione (II-III secolo) e Tertulliano (II-III secolo), cominciarono a delineare la teologia cristiana, utilizzando la filosofia greca come strumento per difendere e spiegare le verità di fede, ma non ancora come una disciplina autonoma. La teologia si sviluppava principalmente come riflessione sulla Sacra Scrittura e sull'insegnamento apostolico, piuttosto che come un sistema filosofico.

 Il processo di separazione tra filosofia e teologia si accentuò ulteriormente con l'opera di Sant'Agostino (IV-V secolo), che, pur utilizzando la filosofia neoplatonica per sviluppare le sue idee teologiche, poneva sempre la rivelazione e la fede cristiana al centro del suo pensiero. Questo processo di distinzione raggiunse un punto più evidente durante il Medioevo, con la Scolastica, dove filosofi-teologi come Sant'Anselmo e San Tommaso d'Aquino formalizzarono la teologia come disciplina autonoma, con un proprio metodo e oggetto di studio, diverso dalla filosofia.

 La filosofia, in questo contesto, veniva considerata la "ancella della teologia" (ancilla theologiae), un mezzo per chiarire e sistematizzare le verità di fede, ma non più confondibile con la teologia stessa, che aveva come scopo principale l'esplorazione della rivelazione divina e dei misteri della fede.

2. Ellenismo

La cultura ellenistica si sviluppa nel periodo che va dalla morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. fino alla conquista romana dell'Egitto nel 31 a.C., con la battaglia di Azio. Questo periodo è caratterizzato dall'espansione della cultura greca in un vasto territorio che comprendeva il Mediterraneo orientale e l'Asia, grazie all'impero creato da Alessandro.

I limiti temporali della cultura ellenistica possono essere suddivisi in tre fasi principali:

1. **Periodo iniziale (323-281 a.C.)**: Dopo la morte di Alessandro Magno, il suo vasto impero fu frammentato tra i suoi generali, i Diadochi, che fondarono regni ellenistici indipendenti. Questo periodo vide lotte di potere tra i successori e la formazione di nuovi regni, come quello tolemaico in Egitto, i Seleucidi in Asia e i regni antigonidi in Macedonia.

2. **Periodo classico (281-168 a.C.)**: In questa fase, i regni ellenistici raggiunsero il loro apice culturale e politico. Le città come Alessandria d'Egitto e Pergamo divennero centri di cultura e scienza. La fusione tra la cultura greca e le tradizioni locali portò a una fioritura in vari campi, tra cui la filosofia, le arti, le scienze e la letteratura.

3. **Periodo tardo (168-31 a.C.)**: Inizia con la crescente influenza di Roma nei territori ellenistici, culminando con la sconfitta della Macedonia nella battaglia di Pidna (168 a.C.). Gradualmente, i regni ellenistici furono annessi all'impero romano. L'ultima grande monarchia ellenistica, l'Egitto tolemaico, cadde nel 31 a.C. con la sconfitta di Marco Antonio e Cleopatra da parte di Ottaviano.

Nonostante la fine del periodo ellenistico, l'influenza della cultura greca continuò a permeare il mondo romano e oltre, lasciando un'impronta duratura nella filosofia, nelle arti e nelle scienze.

3. Epoche di formazione degli scritti del nostro Nuovo Testamento

La formazione degli scritti del Nuovo Testamento nel canone cattolico si sviluppa attraverso diverse epoche storiche, che riflettono il contesto e le esigenze delle prime comunità cristiane. Gli scritti si collocano principalmente tra la metà del I secolo e la fine del II secolo d.C. Le epoche principali possono essere suddivise come segue:

1. **Epoca della predicazione apostolica (30-50 d.C.)**: In questa fase iniziale, la trasmissione del messaggio cristiano avviene prevalentemente attraverso la predicazione orale degli Apostoli e dei discepoli di Gesù. Non esistono ancora testi scritti, poiché l'annuncio della morte e risurrezione di Gesù è diffuso oralmente.

2. **Epoca delle prime lettere (50-70 d.C.)**: I primi scritti del Nuovo Testamento sono le lettere di San Paolo, redatte per rispondere alle necessità delle comunità cristiane da lui fondate o visitate. Le lettere paoline, come quelle ai Tessalonicesi (probabilmente tra il 50 e il 52 d.C.), ai Corinzi, ai Galati e ai Romani, costituiscono i testi più antichi del Nuovo Testamento.

3. **Epoca dei Vangeli sinottici e degli Atti degli Apostoli (70-100 d.C.)**: Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., cresce l'esigenza di fissare in forma scritta la memoria di Gesù e della sua predicazione. I Vangeli di Marco (probabilmente tra il 65 e il 70 d.C.), Matteo e Luca (tra il 70 e l'85 d.C.) vengono scritti in questo periodo, seguiti dagli Atti degli Apostoli, che raccontano la diffusione del cristianesimo dopo la risurrezione di Gesù.

4. **Epoca degli scritti più tardi (90-150 d.C.)**: In questa fase si collocano i testi più tardi del Nuovo Testamento, come il Vangelo di Giovanni (90-100 d.C.) e le lettere giovannee. Anche alcune lettere attribuite a Paolo (come le pastorali: 1-2 Timoteo e Tito) potrebbero essere state redatte in questo periodo. L'Apocalisse di Giovanni è generalmente datata tra il 95 e il 100 d.C.

La chiusura del canone del Nuovo Testamento avvenne nei secoli successivi, con la Chiesa che riconobbe ufficialmente i 27 libri come ispirati e normativi per la fede, distinguendoli da altri scritti cristiani.

Il "canone" dei libri del Nuovo Testamento si riferisce all'insieme degli scritti ritenuti ispirati e autorevoli dalla Chiesa cristiana, inclusi nella Sacra Scrittura e riconosciuti come normativi per la fede e la vita dei credenti. Nel canone del Nuovo Testamento, secondo la tradizione cattolica, sono presenti 27 libri che comprendono i Vangeli, le lettere degli Apostoli e altri scritti cristiani del I secolo.

 La definizione del canone del Nuovo Testamento avvenne attraverso un processo di discernimento e riconoscimento da parte delle prime comunità cristiane e dei concili della Chiesa. Alcuni dei criteri utilizzati per stabilire l'inclusione dei testi nel canone furono:

1. **Apostolicità**: I libri dovevano essere scritti dagli Apostoli o da persone a loro vicine, come discepoli diretti, per garantire un legame con la testimonianza diretta di Gesù e degli eventi della sua vita.

2. **Conformità alla fede**: I testi dovevano essere coerenti con la tradizione apostolica e il contenuto della fede cristiana trasmessa nelle comunità. Dovevano riflettere l'insegnamento autentico e non contenere dottrine contrastanti con la fede.

3. **Uso liturgico e diffusione**: I testi dovevano essere utilizzati nelle celebrazioni liturgiche delle comunità cristiane e ampiamente diffusi e accettati nelle Chiese locali, dimostrando il loro valore spirituale e pastorale.

4. **Antichità**: Dovevano essere stati scritti in un periodo vicino agli eventi descritti, in modo da garantire una testimonianza affidabile.

Il processo di definizione del canone raggiunse un punto importante nel IV secolo, quando la Chiesa, con i Concili di Ippona (393 d.C.) e Cartagine (397 e 419 d.C.), confermò i 27 libri che oggi compongono il Nuovo Testamento. Successivamente, questo canone fu definitivamente ribadito dal Concilio di Trento (1545-1563) in risposta alle discussioni sulla Riforma protestante.

4. Tommaso d’Aquino a Parigi

  Tommaso d'Aquino insegnò nell'Università di Parigi. Fu una figura di spicco nella vita intellettuale dell'università nel XIII secolo, contribuendo in modo significativo allo sviluppo della teologia scolastica. Tommaso arrivò a Parigi intorno al 1245 per studiare sotto la guida di Alberto Magno, e vi insegnò come "baccelliere" (assistente docente).

 Nel 1256, Tommaso divenne "magister in sacra pagina" (professore di teologia), ottenendo una cattedra di teologia presso l'università. Insegnò a Parigi in due periodi distinti: il primo dal 1256 al 1259, e il secondo dal 1269 al 1272. Durante il suo soggiorno parigino, scrisse alcune delle sue opere più importanti, tra cui parti della *Summa contra Gentiles* e diversi *Commentari alle Sacre Scritture*.

 L'attività di Tommaso all'Università di Parigi fu centrale per l'integrazione del pensiero aristotelico nella teologia cristiana, unendo filosofia e fede in una sintesi che influenzò profondamente la tradizione scolastica e il pensiero occidentale successivo.


martedì 15 ottobre 2024

Cattolicesimo democratico 35 - Idee molto diffuse nella predicazione, ma da approfondire

 

Cattolicesimo democratico 35

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Idee molto diffuse nella predicazione, ma da approfondire

 

  Sto leggendo un libretto dell’autorevole teologo Pierangelo Sequeri (vedi biografia a nota 1), Cercatori e trovatori, edito da Avvenire e Vita e pensiero nel 2023, disponibile anche nei formati eBook e Kindle. Raccoglie meditazioni pubblicate su Avvenire. Ve lo consiglio. Il suo scopo dichiarato «è quello di illuminare i potenziali di lievitazione del seme cristiano nel nuovo contesto dell’epoca».

  Nel capitolo iniziale, intitolato “Ouverture [Introduzione]. Sette parole per un nuovo cammino comune” l’autore fa la sintesi di alcune idee piuttosto diffuse nella predicazione, e in genere tra la gente, ma che meritano di essere approfondite.

  Scrive Sequeri:

 

«Il cristianesimo, però, non è un programma di leadership [direzione politica] o di governance [organizzazione delle istituzioni di vertice di un sistema politico] del mondo. Lo è stato naturalmente (a partire da Carlo Magno, non dall’imperatore Costantino, perlomeno nell’intenzione). L’impresa, come sappiamo, al netto delle superstizioni che ne hanno contraddetto l’ispirazione, ha pur generato una straordinaria avventura dell’Europa della filosofia e del diritto, dell’arte e della musica, della letteratura e della politica, della scienza e della tecnica. Nelle sue luci e nelle sue ombre, ha lasciato un’eredità non ancora del tutto consunta. Però il suo capitale non è più sufficiente a rilanciare il fervore di una creatività capace di aprire futuro per la storia dell’anima fra i popoli. La cosa che impressiona di più è il fatto che la frantumazione del legame sociale e la crescita di aggressività isterica – individuale e collettiva – appaiono come effetti collaterali della nostra scoperta migliore: la dignità del singolo, la libertà dell’individuo, il rispetto della persona. Come ha potuto accadere che la valorizzazione della dignità della singola persona, di cui andiamo così fieri, ci abbia condotti a un tale degrado delle relazioni comunitarie, al.quale ci stiamo letteralmente rassegnando? Le nascite sono in calo, il desiderio è spento, dicono gli esperti. I poveri crescono, uno su mille ce la fa. La politica è appesa all’economia, l’economia alla tecnica, la tecnica non è appesa a niente, solo a sé stessa. Le stesse democrazie occidentali patiscono ora acutamente gli effetti sociali negativi della loro evoluzione individualistica e competitiva. Ciascuno è riconsegnato ai mezzi di cui dispone per conquistarsi il proprio riconoscimento. E dunque è abbandonato a sé stesso. Le generazioni adolescenti stanno interiorizzando questa angosciosa percezione con una rapidità che ancora ci sfugge. La comunità cristiana, pur così  disseminata di commoventi slanci di dedizione, non vede ancora una via nuova (o ne vede troppe). E quindi, cerca di fare quello che può con il linguaggio che ha e con le abitudini che sé. Però, ogni giorno che passa, scopre al suo interno debolezze troppo a lungo occultate, liti troppo furiosamente attizzate, omissioni troppo giulivamente trascurate.»

 

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  Mi sembra che i teologi cattolici cerchino di porre al riparo le importantissime definizioni teologiche che furono deliberate nei Concili ecumenici del Primo Millennio (vedi alla nota 2), e che costituiscono l’apparato dogmatico del nostro Credo da una stretta connessione con l’ideologia imperiale dell’era Costantiniana (vedi alla nota 3) costruita a partire dal regno dell’imperatore romano Costantino [274-337],  in realtà nato nell’attuale Serbia da un importante politico romano e da una donna greca, nel quadro di una grandiosa riforma politica che portò a trasferire la capitale in imperiale in Tracia, a Bisanzio, ridenominata Costantinopoli nel 330 e che inglobò (ma anche contribuì a costruire e unificare) i cristianesimi  nella mitologia politica delle nuove istituzioni. Mi piacerebbe parlarne con Sequeri e sapere che potrei leggere per saperne di più. Indubbiamente sotto il re dei Franchi Carlo Magno [742-814] il Papato romano conquistò una posizione politica e ideologica molto più importante che nei secoli precedenti e assorbì alcuni elementi del feudalesimo. Ma l’attuale configurazione della Chiesa cattolica romana risale fondamentalmente all’Undicesimo secolo e alla riforma Gregoriana (vedi alla nota 4).

 «La politica è appesa all’economia, l’economia alla tecnica, la tecnica non è appesa a niente, solo a sé stessa»: è un’idea che molto diffusa nella predicazione e che troviamo anche nel Magistero di papa Francesco.  Osservo che i sistemi Politica – Economia – Cultura – Tecnologia sono strettamente interconnessi e cultura e tecnologia  vanno considerate parti di un unico aggregato, comprendente anche le scienze. Le tecnologie  sono un complesso di conoscenze e procedure che applicano le conoscenze scientifiche nell’economia e negli altri aspetti della vita sociale, compresa la guerra. Quindi non dirigono il processo, che invece è guidato da Politica ed Economia, le loro committenti, ed espresso dalla Cultura. L’economia è fondamentalmente parte dei poteri politici di una società, è un modo di fare politica, nel senso che partecipa al suo governo. Le altre istituzioni del vertice politico di una società, nelle quali le classi dominanti cercano di affermarsi e di mantenersi come tali, cercano anche di mantenere il controllo dell’economia, e viceversa, anche se, nel mondo globalizzato contemporaneo, nessuna istituzione politica riesce più ad avere il pieno controllo dell’economia. Quest’ultima, tuttavia, è tutt’altro che un sistema caotico, anzi. Costituisce nel complesso una rete di poteri più salda di quella delle istituzioni politiche e questo è ciò che appunto consente una economia globalizzata, vale a dire estesa  su tutta la Terra e con flussi che attraversano senza problemi tutte le società del pianeta. E’ qualcosa che non si è mi avuto prima d’ora nella storia dell’umanità.

  La protezione dei beni e delle persone della gente, che nelle dottrine teologiche viene spesso indicata come individualismo e che si è affermata dal Cinquecento europeo contro  i sistemi delle gerarchie ecclesiastiche, ma in particolare di quella cattolica sempre più avviluppata in un moto assolutistico, sino agli estremi raggiunti a inizio Novecento, è essenziale nello sviluppo dell’economia globalizzata, che altrimenti non potrebbe sussistere. Si tratta, sostanzialmente, di applicare su scala immensa i principi istituzionali del mercato, che prevedono la libertà e la sicurezza degli operatori. In questo campo intervengono i sistemi politici per assicurare questa condizione, e anche in regimi autoritari, che consentono in certa misura la democrazia economica anche quando negano quella politico-istituzionale, con le libertà di associazione, di manifestazione del pensiero e di partecipazione elettorale.

  Vi è oggi più aggressività che in altri tempi? La storia non conferma questa convinzione. In particolare l’Unione Europea, la nostra parte di Occidente, ha vissuto un periodo di pace, sicurezza e prosperità che non ha mai  avuto precedenti nella storia  dell’intera umanità.

 Si dice che le nascite sono in calo, e per quanto riguarda l’Italia è certamente vero, almeno ai nostri giorni, ma nel mondo non c’è mai stata tanta gente, oltre otto miliardi di persone: su scala globale la situazione quindi è diversa.

«Uno su mille ce la fa»: non mi pare che lo si possa dire. C’è una notevolissima concentrazione della ricchezza, ma globalmente la povertà è diminuita e l’economia globalizzata ha consentito  a quelle aree che negli anni Settanta erano definite Terzo mondo (il Primo erano gli stati capitalisti e il Secondo quelli comunisti) di uscire dalla povertà estrema, che comunque persiste, e non solo ai margini, ma addirittura in certe fasce sociali degli stati più ricchi, con un conseguente problema politico di giustizia sociale.

 Le comunità cristiane sono certamente divise, ma le divisioni, almeno tra i cattolici, vengono occultate. Così i problemi le minano dal di dentro, senza emergere, e non vengono risolti. Il problema, quanto ai cattolici, è essenzialmente l’assolutismo della struttura ecclesiastica, ma le comunità sono ancora vitali.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

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Note

[Ricerche mediante ChatGPT di OpenAI del 14 e 15-10-24]

1.  Pierangelo Sequeri è un teologo cattolico italiano di grande rilievo nel panorama contemporaneo, noto per il suo contributo nella teologia fondamentale, nella liturgia e nel dialogo tra fede e cultura. Nato a Milano il 24 dicembre 1944, è stato ordinato sacerdote nel 1968. Oltre al suo ministero pastorale, ha dedicato gran parte della sua vita all'insegnamento e alla ricerca accademica.

### Formazione e carriera accademica

Dopo la laurea in filosofia e teologia, Sequeri ha iniziato a insegnare Teologia fondamentale presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale, diventandone poi preside dal 2000 al 2016. Ha svolto un importante lavoro di dialogo tra la teologia, la filosofia e le scienze umane, promuovendo un approccio interdisciplinare alla fede e alla cultura.

Ha insegnato in diverse istituzioni accademiche, tra cui l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e ha tenuto conferenze in vari contesti internazionali. Nel 2016, papa Francesco lo ha nominato preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, con l'intento di promuovere un rinnovamento in continuità con il magistero della Chiesa.

### Opere e contributi teologici

Sequeri ha pubblicato numerosi saggi e opere teologiche. Tra i temi che ha affrontato nelle sue pubblicazioni figurano la riflessione sul senso religioso dell'uomo, il ruolo dell'affettività e dell'estetica nella teologia, e il dialogo tra fede e ragione.

Una delle sue opere più note è *Il Dio affidabile* (2009), in cui esplora il tema della fiducia in Dio in un'epoca di crisi esistenziale. Sequeri pone un'enfasi particolare sul tema della bellezza e dell'arte come vie di accesso alla comprensione del mistero cristiano, integrando la riflessione estetica nella teologia.

### Il pensiero di Pierangelo Sequeri

Sequeri si distingue per un approccio che cerca di conciliare la profondità teologica con le sfide culturali e sociali del mondo contemporaneo. Una delle sue preoccupazioni centrali è quella di offrire una visione della fede cristiana che sia in grado di dialogare con le istanze della modernità senza perdere la sua radice profonda.

Un altro aspetto distintivo del suo pensiero è il richiamo all'importanza dell'affettività nella vita di fede. Sequeri sostiene che la fede non è solo una questione intellettuale, ma coinvolge tutto l'essere umano, compresa la sfera emotiva e affettiva.

 

  Pierangelo Sequeri non è solo un teologo e accademico, ma ha anche contribuito alla musica liturgica, componendo alcuni canti utilizzati nella liturgia cattolica. Sequeri ha sempre avuto una particolare attenzione per il legame tra liturgia, teologia e bellezza artistica, e questo si è riflesso anche nella sua attività di compositore.

Tra i suoi canti liturgici più noti ci sono:

1. **"Dov'è carità e amore"** 

   Questo è forse uno dei canti più famosi scritti da Sequeri. È spesso utilizzato durante le celebrazioni liturgiche, specialmente nella Messa in Coena Domini del Giovedì Santo, come canto per l'adorazione eucaristica e per momenti di preghiera comunitaria. Il testo si ispira al noto inno latino "Ubi caritas et amor", ma Sequeri lo ha rielaborato con una nuova melodia e con una sensibilità poetica che invita a riflettere sul significato della carità e dell'amore cristiano.

2. **"Vieni Spirito creatore"** 

   Un altro canto liturgico molto usato è la sua versione dell'inno allo Spirito Santo. Questo canto viene spesso eseguito nelle celebrazioni di Pentecoste e in altre occasioni in cui si invoca lo Spirito Santo, come durante le cresime.

3. **"Nella casa del Padre"** 

   Questo canto è usato in varie celebrazioni liturgiche, soprattutto in contesti in cui si parla della comunione e dell’unità dei fedeli nella Chiesa, la "casa del Padre".

4. **"Agnello di Dio"** 

   Sequeri ha composto una versione dell'Agnello di Dio che viene utilizzata in molte parrocchie durante la celebrazione eucaristica, particolarmente apprezzata per la sua melodia meditativa.

I canti liturgici "Symbolum 77" e "Symbolum 80" sono stati composti da Don Pierangelo Sequeri, un sacerdote, teologo e musicista italiano.

5. **Symbolum 77** (conosciuto anche come *Tu sei la mia vita*) è un canto liturgico molto noto e amato, composto da Don Sequeri nel 1977. Il testo esprime una forte professione di fede e fiducia in Dio.

6.**Symbolum 80** (conosciuto anche come *Io credo in te*) è un altro canto significativo, scritto nel 1980 sempre da Don Sequeri. Anche questo incentrato sulla professione di fede cristiana, è utilizzato frequentemente nelle liturgie e nei momenti di preghiera.

  Don Pierangelo Sequeri è noto per la sua capacità di unire riflessione teologica e musica liturgica, contribuendo in modo significativo al rinnovamento del canto nella Chiesa cattolica, specialmente dopo il Concilio Vaticano II.

Oltre a questi canti, Sequeri ha lavorato in collaborazione con altri compositori e liturgisti per promuovere la bellezza musicale nella liturgia, sottolineando l'importanza della musica come veicolo per la preghiera e la contemplazione.

### Impegno ecclesiale

 Oltre al suo lavoro accademico, Sequeri ha ricoperto diversi incarichi nella Chiesa cattolica, contribuendo al dibattito su questioni pastorali e dottrinali. È stato membro di commissioni teologiche ed è stato coinvolto nei lavori del Sinodo sulla Famiglia. La sua nomina da parte di papa Francesco a preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II riflette il suo ruolo di figura chiave nel rinnovamento del pensiero cattolico su matrimonio e famiglia.

### Riconoscimenti

 Pierangelo Sequeri ha ricevuto diversi riconoscimenti per il suo lavoro teologico e accademico. È considerato uno dei più importanti teologi italiani viventi, apprezzato per la sua capacità di combinare rigore intellettuale e sensibilità pastorale.

### Conclusione

Pierangelo Sequeri rappresenta una voce importante nel dialogo tra la teologia cristiana e il mondo contemporaneo, contribuendo a una riflessione profonda e al contempo accessibile sui temi della fede, della bellezza, dell’affettività e della cultura.

2.Concili ecumenici del Primo millennio

I concili ecumenici del Primo millennio sono sette e sono considerati fondamentali dalla Chiesa cattolica, ortodossa e alcune chiese protestanti. Ecco un elenco con una breve descrizione di ciascuno:

1. **Concilio di Nicea I** (325 d.C.) 

   - Convocato dall'imperatore Costantino, condannò l'arianesimo, che negava la divinità di Cristo, e definì la consustanzialità del Figlio con il Padre. Formulò la prima parte del **Credo niceno**.

2. **Concilio di Costantinopoli I** (381 d.C.) 

   - Convocato dall'imperatore Teodosio I, confermò e ampliò il Credo di Nicea, condannando l'arianesimo e l'apollinarismo (che negava la piena umanità di Cristo) e definendo la divinità dello Spirito Santo.

3. **Concilio di Efeso** (431 d.C.) 

   - Condannò il nestorianesimo, che separava la natura divina e umana di Cristo. Affermò che Maria è **Theotokos** ("Madre di Dio") e non solo "Madre di Cristo", preservando l'unità delle due nature in Cristo.

4. **Concilio di Calcedonia** (451 d.C.) 

   - Definì l'unione delle due nature, divina e umana, in Cristo, contro il monofisismo (che sosteneva che Cristo avesse solo una natura). Il risultato fu il **Dogma calcedonese**, che divenne uno dei punti cardine della cristologia.

5. **Concilio di Costantinopoli II** (553 d.C.) 

   - Condannò gli scritti conosciuti come i **Tre Capitoli**, legati a interpretazioni nestoriane, riaffermando le decisioni dei concili precedenti contro il nestorianesimo e in difesa dell'ortodossia cristologica.

6. **Concilio di Costantinopoli III** (680-681 d.C.) 

   - Condannò il monotelismo, che sosteneva che Cristo avesse una sola volontà, e affermò che Cristo ha due volontà, divina e umana, coerenti con le due nature.

7. **Concilio di Nicea II** (787 d.C.) 

   - Condannò l'iconoclastia (movimento che proibiva l'uso delle immagini sacre) e difese l'uso delle **icone** nella Chiesa, stabilendo che la venerazione delle immagini non costituisce idolatria ma è un aiuto alla devozione.

Questi sette concili hanno avuto un ruolo cruciale nella definizione dei dogmi cristologici e trinitari e nel delineare la struttura della Chiesa fino al primo millennio.

3.Era Costantiniana

L'espressione **"Era costantiniana"** si riferisce al periodo storico che inizia con il regno dell'imperatore romano **Costantino il Grande** (306-337 d.C.) e si estende fino alla fine dell'Impero romano d'Occidente (476 d.C.), ma a volte viene considerata anche fino alla caduta dell'Impero bizantino nel 1453. Questo periodo è caratterizzato da cambiamenti fondamentali nei rapporti tra la Chiesa cristiana e lo Stato romano.

Le principali caratteristiche dell'**Era costantiniana** includono:

1. **Tolleranza e sostegno del cristianesimo**: L'editto di Milano del **313 d.C.**, emanato da Costantino insieme all'imperatore Licinio, garantì la libertà religiosa nell'Impero romano e pose fine alle persecuzioni contro i cristiani. Questo fu il primo passo verso la promozione del cristianesimo come religione legittima.

2. **Costantino e il cristianesimo**: Costantino, pur mantenendo il titolo di "pontefice massimo" del paganesimo romano, iniziò a favorire apertamente la Chiesa cristiana, sostenendo la costruzione di chiese (come la Basilica di San Pietro a Roma), promuovendo il clero e partecipando attivamente alle questioni teologiche. È famoso il suo ruolo nel **Concilio di Nicea** (325 d.C.), in cui si cercò di risolvere le controversie dottrinali, in particolare l'arianesimo.

3. **Cristianizzazione dell'Impero**: Durante e dopo il regno di Costantino, il cristianesimo divenne progressivamente la religione dominante dell'Impero. Nel **380 d.C.**, con l'editto di Tessalonica, l'imperatore Teodosio I dichiarò il cristianesimo niceno (ortodosso) come la religione ufficiale dell'Impero romano, consolidando ulteriormente l'alleanza tra Chiesa e Stato.

4. **Trasformazione delle strutture ecclesiastiche e politiche**: L'"Era costantiniana" segna un cambiamento nel ruolo della Chiesa, che passa da essere una comunità perseguitata a diventare un'istituzione con potere politico e sociale significativo. La Chiesa iniziò a influenzare la politica imperiale, e viceversa, con gli imperatori che si assumevano ruoli attivi nelle controversie teologiche e nelle questioni ecclesiastiche.

5. **Simbolismo costantiniano**: La figura di Costantino divenne simbolo di questo legame tra Chiesa e Stato, tanto che per secoli, in particolare in ambito cattolico, l'"Era costantiniana" fu vista come un modello positivo di cooperazione tra potere politico e religioso. Tuttavia, in epoche successive, questa collaborazione fu anche criticata da movimenti che cercavano di separare maggiormente il potere spirituale da quello temporale.

In sintesi, l'**Era costantiniana** rappresenta il momento storico in cui il cristianesimo divenne parte integrante del potere imperiale e politico, inaugurando un'epoca di stretta collaborazione tra la Chiesa e lo Stato.

4. Riforma Gregoriana

La **Riforma gregoriana** fu un vasto movimento di riforma della Chiesa cattolica, avvenuto nell'XI secolo sotto la guida di papa **Gregorio VII** (al secolo Ildebrando di Soana, papa dal 1073 al 1085). Questa riforma mirava a rafforzare l'autorità papale, purificare il clero e liberare la Chiesa dall'influenza politica dei poteri laici. Fu uno dei più significativi tentativi di rinnovamento della Chiesa medievale, con implicazioni profonde anche sui rapporti tra il potere spirituale e temporale.

### Contesto

Nel corso dei secoli precedenti, la Chiesa aveva subito una crescente interferenza da parte dei nobili laici, che spesso esercitavano il controllo sulle nomine ecclesiastiche (come vescovi e abati), in quello che era noto come il sistema delle **investiture laiche**. Questa pratica aveva portato alla corruzione, a uno scarso livello morale del clero e a un forte legame tra il potere politico e la gerarchia ecclesiastica.

### Obiettivi principali della riforma

1. **Lotta alla simonia**: La **simonia** era la pratica della compravendita di cariche ecclesiastiche. Gregorio VII e i suoi riformatori volevano estirpare questa pratica, che consideravano una forma di corruzione che minava la spiritualità e l'integrità del clero.

2. **Imposizione del celibato ecclesiastico**: La riforma gregoriana puntava a rafforzare il **celibato clericale**, cioè l'obbligo per i preti di non sposarsi. Questo era visto come un modo per assicurare una dedizione totale al servizio di Dio e per evitare che i beni della Chiesa fossero trasmessi per via ereditaria ai figli dei sacerdoti.

3. **Indipendenza della Chiesa dal potere laico**: Uno degli obiettivi principali della riforma era liberare la Chiesa dall'influenza dei poteri laici, in particolare per quanto riguarda le nomine dei vescovi e degli abati. Questo portò al conflitto più famoso della Riforma gregoriana: la **lotta per le investiture**.

4. **Affermare la supremazia papale**: Gregorio VII cercò di riaffermare la supremazia del papa su tutti gli altri poteri, incluso quello imperiale. Nel suo **Dictatus Papae** (1075), un documento programmatico, il papa enunciò 27 principi, tra cui l'autorità del papa di deporre imperatori e la sua indipendenza totale dai poteri secolari.

### La lotta per le investiture

La riforma gregoriana portò a uno scontro diretto con l'imperatore del Sacro Romano Impero, **Enrico IV**, che si oppose alla riforma, ritenendo che il controllo sulle investiture ecclesiastiche fosse una prerogativa imperiale. Questo scontro raggiunse il suo culmine con l'episodio noto come la **scomunica di Enrico IV** da parte di Gregorio VII nel 1076. Enrico, costretto a riconciliarsi con il papa, si umiliò a **Canossa** nel 1077, dove chiese e ottenne il perdono papale. Tuttavia, il conflitto tra papato e impero continuò per diversi decenni e si risolse solo con il **Concordato di Worms** (1122), che stabilì un compromesso sul sistema delle investiture.

### Conseguenze

La Riforma gregoriana ebbe un impatto duraturo su diversi aspetti della vita religiosa e politica in Europa:

 

- **Maggiore autorità papale**: Il papa divenne il capo indiscusso della Chiesa, con un'autorità accresciuta anche sulle chiese locali e sugli imperatori.

- **Separazione dei poteri**: Sebbene la lotta per le investiture non eliminò completamente l'influenza laica sulla Chiesa, creò un precedente per una maggiore separazione tra potere spirituale e potere temporale.

- **Rafforzamento del celibato**: La disciplina del celibato ecclesiastico venne imposta più rigidamente in tutta la Chiesa occidentale.

- **Centralizzazione della Chiesa**: La riforma contribuì a una crescente centralizzazione del potere nella Chiesa, con Roma che divenne il fulcro del controllo ecclesiastico.

La **Riforma gregoriana** fu, in definitiva, un tentativo di riformare la Chiesa dal suo interno, rafforzando la moralità del clero e riaffermando l'indipendenza e la supremazia della Chiesa e del papato di fronte ai poteri temporali.

lunedì 14 ottobre 2024

Cattolicesimo democratico 34 - Patti democratici

Cattolicesimo democratico 34

Patti democratici

 

 Alla base delle dinamiche democratiche vi sono dei patti caratterizzati dalla parola data. Creano un legame più saldo di quando ci si limita ad esporre pubblicamente un’opinione e ci si trova d’accordo con altre persone intorno o anche come quando si vota per un candidato alle elezioni. Non si tratta di un atto più che altro formale come quando ci si iscrive a un partito, se ne prende la tessera, come si dice. E nemmeno di un accordo a prestazioni corrispettive, come nei contratti, nei quali la controparte la si conosce poco o nulla (nei contratti commerciali nei quali si è in posizione di consumatori).

  Il patto democratico consiste in un impegno forte per un’azione collettiva in società che non dipende da controprestazioni, per cui ci si impegni solo nei limiti di ciò che se ne ricava. Implica però il diritto di partecipare, per dire la propria, quindi di aver voce in assemblea. Esso può essere considerato la manifestazione più antica dei processi democratici,  che non sono tali se non lo prevedono. Dunque vanno considerati in crisi democratica i partiti e altri movimenti politici in cui la base non possa aver voce perché le assemblee decisionali, denominate congressi o con denominazioni analoghe, non si fanno, o se si fanno non vi si discute veramente ma si è chiamati solo a plaudire il gruppo dominante, o si fanno troppo raramente e a discrezione di quest’ultimo non secondo scadenze statutarie. Questo aspetto serve anche a distinguere i processi ecclesiali realmente sinodali da quelli che non lo sono o che della sinodalità hanno solo il nome.

  I processi politici di massa non possono fare a meno di miti e diritto, in particolare di procedure formali, ma il patto democratico che impegna la singola persona è sempre celebrato in un piccolo gruppo in cui sono possibili rapporti faccia a faccia e ci si può conoscere bene. Questo può facilmente essere verificato in base alle biografie delle personalità politiche più note, ma in questo non vi è differenza con le altre persone. In un contesto simile, l’impegno coinvolge l’onorabilità sociale della persona, il ritirarsi è considerato tradimento e squalifica in quello che può essere considerato uno dei mondi vitali della persona. E non si è capaci di parteciparne molti, perché ciascuno di essi prende molto tempo in quanto le relazioni non vi sono superficiali.

  In certe condizioni politiche, come si vissero durante il Risorgimento italiano, dagli anni ’20 dell’Ottocento al 1870 (Roma divenne capitale del nuovo Regno d’Italia nel febbraio 1871) e il regime fascista mussoliniano, tra il l’ottobre 1922 e il luglio 1943, e poi dal settembre 1943 all’aprile 1945 nel centro Italia, il patto democratico è per la vita e per la morte.

  Ai nostri giorni è più difficile creare relazioni così forti e quindi si è anche parlato di società liquida (Zygmunt Bauman – 1925-2017). La ragione è che le relazioni sociali e in particolare quelle politiche sono sempre più intrattenute con mezzi telematici, nelle reti sociali: da esse, come scrisse Bauman, ci si può liberare con un clic. Da qui, poi, gli impressionanti movimenti elettorali che ci sono stati dal 2013 nella politica nazionale, con il pressoché totale rinnovamento del ceto parlamentare (per cui non si può più dire, come si faceva prima, che “sono sempre gli stessi).

    Non potendo più contare su legami forti nelle masse, i partiti quindi usano per la loro propaganda tecniche di marketing commerciale, analoghe a quelle usate per pubblicizzare i prodotti destinati al mercato al dettaglio di massa,  per cercare di indurre gli elettori a votare, alle elezioni, i loro candidati, e disperano di poter ottenere di più. Essi, però, conquistato il governo, hanno difficoltà a farne accettare le decisioni alla gente,  che li ha votati, sì, ma senza impegnarsi veramente.

  Le scelte di voto non vengono sentite come espressione di un patto democratico e non di rado vengono fatte sulla base di emozioni estemporanee e superficiali. Questo crea la crisi di legittimazione sociale del ceto politico di vertice, al di là della legittimazione formale, e la difficoltà di impostare politiche di lungo periodo.

  Così, un tirocinio democratico non dovrebbe comprendere solo la consapevolezza di storia e processi sociali, ma anche la dimensione del patto in un piccolo gruppo di orientamento e impegno politico. Lo stesso si può dire del tirocinio ecclesiale sinodale.

  Ci si può quindi proporre di ottenere  quel tipo di partecipazione: è il primo passo dell’animazione democratica.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 14-10-24

Le elezioni politiche italiane dal 2010 ad oggi sono state tre: nel 2013, 2018 e 2022. Ognuna ha segnato importanti cambiamenti nel panorama politico italiano, con l'ascesa e il declino di vari partiti. Ecco un riepilogo delle elezioni politiche italiane dal 2010 in poi:

 

### **1. Elezioni politiche del 2013**

- **Data**: 24-25 febbraio 2013

- **Sistema elettorale**: Legge Calderoli, un sistema misto con premio di maggioranza.

- **Risultati principali**:

  - **Camera dei Deputati**: Il centrosinistra guidato da Pier Luigi Bersani (coalizione PD, SEL) vinse alla Camera con un margine molto ristretto.

  - **Senato**: Nessuna coalizione ottenne la maggioranza assoluta.

  - Il **Movimento 5 Stelle** (M5S) di Beppe Grillo si affermò come forza emergente, ottenendo circa il 25% dei voti.

  - Il **Popolo della Libertà (PdL)** di Silvio Berlusconi riuscì a ottenere una parte consistente dei voti.

- **Conseguenze**: Dopo una fase di stallo politico, Enrico Letta (PD) formò un governo di larghe intese che comprendeva il PD, il PdL e Scelta Civica, ma fu sostituito nel 2014 da **Matteo Renzi**.

 

### **2. Elezioni politiche del 2018**

- **Data**: 4 marzo 2018

- **Sistema elettorale**: "Rosatellum", un sistema misto proporzionale e maggioritario.

- **Risultati principali**:

  - Il **Movimento 5 Stelle** ottenne il 32,7% dei voti, diventando il primo partito in Italia.

  - La coalizione di centrodestra, composta da **Lega** (guidata da Matteo Salvini), **Forza Italia** (di Silvio Berlusconi) e altri partiti minori, risultò la coalizione più votata.

  - Il **Partito Democratico (PD)**, guidato da Matteo Renzi, subì una pesante sconfitta, ottenendo circa il 18,7% dei voti.

- **Conseguenze**: Dopo negoziati prolungati, fu formato il **Governo Conte I**, una coalizione tra il Movimento 5 Stelle e la Lega di Matteo Salvini, con Giuseppe Conte come presidente del Consiglio.

 

### **3. Elezioni politiche del 2022**

- **Data**: 25 settembre 2022

- **Sistema elettorale**: Ancora il "Rosatellum", un sistema misto tra maggioritario e proporzionale.

- **Risultati principali**:

  - La coalizione di centrodestra, formata da **Fratelli d’Italia** (guidata da Giorgia Meloni), **Lega** e **Forza Italia**, vinse le elezioni con il 43,8% dei voti.

  - **Fratelli d’Italia** emerse come il primo partito della coalizione, con il 26% dei voti.

  - Il **Partito Democratico (PD)** si attestò come il secondo partito, con il 19% dei voti.

  - Il **Movimento 5 Stelle** ottenne il 15,4%, segnando una significativa perdita rispetto al 2018.

  - La coalizione di centrosinistra ottenne risultati deludenti.

- **Conseguenze**: Giorgia Meloni divenne la prima donna presidente del Consiglio in Italia, guidando il **Governo Meloni**.

 

### Sintesi

Dal 2010, il panorama politico italiano è stato caratterizzato da un aumento della frammentazione politica, la crescita di nuove forze populiste e sovraniste (come il Movimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia), e una crisi dei partiti tradizionali come il PD e Forza Italia. Ogni elezione ha portato a governi di coalizione, a causa della mancanza di una chiara maggioranza.