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Concepire una società umana come un corpo
vivente, con i gruppi che la compongono visti come parti di un unico organismo
biologico, è una metafora [narrazione nella quale si trasferisce il significato
di una parola o di un'espressione da un contesto a un altro, stabilendo una
somiglianza implicita tra due elementi diversi per suggerire nuove associazioni
o significati], più precisamente la metafora organicista [si veda la
nota 4]. Idealizzare un modello di società secondo una metafora organicista è stata
la base della legittimazione morale di ogni assolutismo politico.
Sono metafore organiciste quelle evangeliche
della vite e dei tralci e del Buon Pastore e del suo gregge; lo è anche quella,
utilizzata nell’antica patristica e da Tommaso d’Aquino della Chiesa – alveare,
come riferito da Gianni Carozza nel suo
articolo del 26-10-24 pubblicato su Avvenire on line con il titolo [verosimilmente redazionale
perché non corrisponde al contenuto del pezzo] “Monarchia o democrazia? No: la Chiesa è un
alveare”. Le prime due vennero utilizzate per rivelare la dinamica della
relazione tra Dio e il suo popolo, non un modello di organizzazione sociale. La
terza, invece, lo è, e risale a tempi in cui i cristianesimi furono sempre più
connotati politicamente.
La metafora organicista della Chiesa – alveare è particolarmente
suggestiva perché integra le prime due in un modello di superorganismo, vale
a dire di una società – organismo composta da una moltitudine di individui non
meramente passivi, come le pecore di un gregge, ma attivamente cooperanti.
Le metafore organiciste della società sono sempre
disumanizzanti. Lo è anche quella della Chiesa – alveare.
Non è possibile realizzare l’uniformità sociale senza disumanizzare le
persone che vi sono coinvolte. Le persone umane non sono insetti (né pecore).
Sotto altri punti di vista non è consigliabile idealizzare il modello
dell’alveare umano (si vedano notizie sulla collettività delle api in un
alveare alla nota 1).
Ad esempio: l’ape regina non è una monarca, non dà ordini, non progetta
e programma. Se ne sta al chiuso dell’alveare a produrre uova. Gli altri
individui dell’alveare, le api operaie non hanno una propria volontà.
Non vi è comunione, che è possibile solo tra individualità coscienti di
sé e in relazioni sociali consapevoli. L’organizzazione sociale della collettività
delle api è mediata dalla chimica e dalla chimica biologica. Il comportamento
degli individui non è altruistico, nel senso che sia finalizzato al bene degli altri,
ma è determinato da una finalità diversa, la sopravvivenza e l’estensione della
specie. In biologia viene definito cooperazione mutualistica: le azioni degli individui sono orientate non
tanto al beneficio diretto di uno o pochi membri, ma alla funzionalità e al
successo dell'intero gruppo o colonia, che è la forma attraverso cui la specie
si perpetua. Questi
insetti non hanno un sistema nervoso capace di produrre una mente, che invece è
tra le caratteristiche più significative degli organismi più altamente evoluti,
i pesci,
gli anfibi, i rettili, gli uccelli e i mammiferi, e tra questi i primati
Homo Sapiens, la nostra specie.
La mente degli umani è sorretta da un sistema
nervoso particolarmente evoluto che li rende capaci di linguaggio e cultura e
di quella particolare facoltà che, pur difficile da definire (è infatti detta “il
problema difficile”), è la coscienza di sé e che li manifesta come persone.
Queste caratteristiche distinguono l’essere umano da altri viventi, anche a
lui biologicamente molto vicini come gli altri primati antropomorfi, e
determinano le particolarità uniche delle società umane. Benché queste ultime manifestino
caratteristiche eusociali (si veda la nota 2), la coscienza di sé impedisce
agli esseri umani di adattarsi veramente a società che si voglia organizzare
come un alveare. Pensare, ad esempio, di
paragonare il voto elettorale, manifestazione molto evoluta della politica
umana, sofisticata espressione culturale, allo sciamare delle api [si veda la
nota 3] è una sottostima dell’umano che il voto politico comporta ed esprime, quanto ad analisi dialogica
e relazioni sociali nelle varie stratificazioni della società. Assimilare le
decisioni collettive umane alle dinamiche collettive delle api, rette da espressioni
istintive e irriflessive, può servire a privare il processo decisionale umano dell’elemento
discorsivo e dialogico, verso il quale la gerarchia ecclesiastica è
profondamente sospettosa, tanto dall’aver organizzato i lavori preparatori e la
stessa Assemblea generale del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità cercando di contenerlo al minimo, con il
metodo della conversazione spirituale in cerchie limitate, per passare poi al
voto nel quadro di una specie di liturgia. Mi pare il portato dell’idea,
irrealistica, che il popolo intuisca la
cosiddetta verità anche senza doverla (e saperla) esprimere in modo ordinato
e ragionevole. Si tratta di un
tentativo, mi pare, di conciliare l’inconciliabile, vale a dire assolutismo e
sinodalità, presentando il gerarca ecclesiastico come una specie di ape
regina destinata per natura al comando (anche se in natura quell’insetto
non ha quella funzione) e tutte le altre persone come api operaie, destinate
per natura a fare altro.
Osservo poi che l’idea ellenistica della perfezione
della natura, transitata mediante la patristica in lingua greca nelle
teologie cristiane che determinarono l’ultramillenario assetto politico della cristianità
degli europei, è anch’essa un mito irrealistico: la natura è complessa,
molto complessa, ma tutt’altro che perfetta, nonostante la
perfezione geometrica delle celle dell’alveare o dei fiocchi di neve; è inoltre
spietata, crudele, pregna di catastrofi nella natura inorganica come in quella
organica. Gli umani vi sono assoggettati, ma anelano a esserne redenti perché
incapaci, da soli, a redimersene: da qui
le religioni, in particolare quelle dei cristianesimi, molto evolute, che
immaginano, o rivelano e prospettano la liberazione dalla morte fisica, e
addirittura quella del cosmo intero dal suo destino “naturale”.
La fantascienza ha immaginato diversi modelli
sociali che corrispondono a quello di società umane – alveare, tutti narrati come
disumanizzanti. Uno di questi è quello della collettività Borg presentata
in alcuni episodi della serie Star Trek Next Generation. I Borg [abbreviazione
di Cyborg, vale a dire organismi cinernetici] sono individui organici potenziati assimilando varie specie viventi in un superorganismo creato impiantando
negli organismi dei congegni cibernetici. Vivono in un alveare fatto a forma di
cubo, il Cubo Borg. Un struttura geometricamente perfetta. La mente
della collettività è unica e comanda i singoli organismi cibernetici, i quali agiscono come sue propaggini e strumenti. Non c’è
alcun dissenso da parte dei sottoposti. Al contatto con altre specie, la mente Borg
cerca di assimilarle, annunciando loro che “La resistenza è inutile”, un
po’ secondo i tristi costumi dell’evangelizzazione veicolata dalla colonizzazione
stragista degli europei. E’ questa l’unità che lo Spirito dovrebbe indurre
negli umani?
Non prego solo per
questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro
parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io
in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data
a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in
loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi
hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
[dal Vangelo secondo
Giovanni, capitolo 17, versetti da 20 a 23 (Gv 17, 20-23) versioni in italiano CEI 2008]
Lascio la risposta alla riflessione personale
delle lettrici e dei lettori.
§§§§§§§§§
[Ricerca ChatGPT di
OpenAI 26-10-24]
1.Eusocialita nelle api
In biologia, il modello di cooperazione delle
api in un alveare è definito come **superorganismo**. Questo termine descrive
un gruppo sociale altamente organizzato in cui gli individui (in questo caso,
le api) collaborano come se fossero le parti di un unico organismo più grande,
ciascuna con ruoli specifici e interdipendenti.
In un alveare, ogni ape ha un ruolo
determinato che contribuisce al successo dell’intera colonia:
- **L’ape regina** è
responsabile della riproduzione.
- **Le operaie** si
occupano di varie mansioni, come raccogliere il polline, produrre cera e miele,
nutrire le larve e proteggere l’alveare.
- **I fuchi** hanno la
funzione specifica di fecondare la regina.
Questo tipo di
organizzazione gerarchica e funzionale si basa su una cooperazione altruistica,
in cui ciascuna ape sacrifica in parte il proprio interesse individuale per il
bene della colonia. Le api comunicano tra loro attraverso danze, come la famosa
"danza delle api" (o **danza di waggle**), che consente di
trasmettere informazioni sulla posizione delle risorse.
In un alveare, l’ape
regina non “comanda” le api operaie nel senso di un’autorità centrale o di un
capo. Il ruolo della regina è principalmente **riproduttivo**: è l'unica
femmina fertile che depone le uova, garantendo la continuità della colonia, ma **non
esercita un controllo diretto** sul comportamento delle operaie.
L'organizzazione della
colonia è invece un sistema **autonomo e cooperativo** basato sulla
comunicazione chimica e sui feromoni. Ecco come funziona:
- **Feromoni della
regina**: La regina emette feromoni speciali che segnalano la sua presenza e
salute. Questi feromoni sono distribuiti tra le api operaie e mantengono la
coesione sociale, inibendo in parte la capacità delle operaie di sviluppare
ovaie e spingendole a concentrarsi sulle attività di raccolta del cibo, cura
delle larve e difesa del nido.
- **Autoregolazione
delle operaie**: Le api operaie sono guidate principalmente dai bisogni della
colonia e dalle informazioni che raccolgono dall’ambiente. Ad esempio, quando
c’è bisogno di cibo, le operaie si attivano per cercarlo. Se la colonia ha bisogno
di una nuova regina (come in caso di morte della regina o della sua ridotta
capacità riproduttiva), le operaie iniziano a nutrire alcune larve con la
**pappa reale** per sviluppare una nuova regina.
- **Comunicazione tra
le operaie**: Le operaie comunicano tra loro attraverso la famosa **danza delle
api** e altre modalità di contatto per coordinarsi nel trovare risorse o per
rispondere a minacce, senza istruzioni dirette dalla regina.
In questo sistema, quindi, la regina non dà
ordini, ma il suo ruolo e la sua presenza influenzano l’organizzazione della
colonia in modo indiretto. La gestione dell’alveare è più vicina a un modello
di cooperazione e auto-organizzazione piuttosto che a una gerarchia con un
"comando".
La cooperazione nelle colonie di api
rappresenta un esempio di **eusocialità**, il più alto livello di
organizzazione sociale, dove individui della stessa specie vivono insieme e
cooperano nella cura dei piccoli, condividendo la divisione dei compiti e sviluppando
una sovrapposizione tra le generazioni.
L’eusocialità delle api ha affascinato i
biologi per decenni e ha portato allo sviluppo di diverse teorie per spiegare
la sua origine evolutiva. Ecco alcune delle teorie principali:
### 1. **Teoria della
selezione di parentela (Kin Selection)**
- **Proposta da William Hamilton** negli
anni ’60, questa teoria è una delle più accettate per spiegare l’eusocialità.
- Suggerisce che l’eusocialità si sia
evoluta perché le api operaie, pur non riproducendosi, aiutano la regina e
altri parenti stretti a riprodursi. In questo modo, le operaie trasmettono
indirettamente i propri geni attraverso i parenti.
- Nel caso delle api, le operaie sono **più
strettamente imparentate con le sorelle** (condividendo circa il 75% dei geni,
a causa del sistema di determinazione del sesso aplodiploide) rispetto a quanto
lo sarebbero con i propri figli. Questo aumenta l’efficacia evolutiva
dell’altruismo.
### 2. **Teoria della
selezione di gruppo (Group Selection)**
- Questa teoria suggerisce che l’eusocialità
si sia evoluta perché le colonie con individui cooperativi hanno maggiori
probabilità di sopravvivere rispetto alle colonie meno organizzate.
- In un ambiente competitivo, le colonie di
api in cui i membri collaborano efficacemente ottengono più risorse e riescono
a difendersi meglio, garantendo la sopravvivenza del gruppo nel lungo periodo.
### 3. **Ipotesi del
sistema aplodiploide**
- Le api, come altre specie eusociali, hanno
un sistema di determinazione del sesso chiamato **aplodiploidia**: le femmine
sono diploidi (hanno due set di cromosomi), mentre i maschi sono aploidi (hanno
un solo set).
- Questo sistema genetico fa sì che le
sorelle condividano più geni tra loro che con i propri figli. Di conseguenza,
l’evoluzione favorisce la cooperazione e la divisione dei ruoli per aumentare
la probabilità di successo riproduttivo della regina.
### 4. **Teoria dei
vincoli ecologici (Ecological Constraints Hypothesis)**
- Questa teoria sostiene che la cooperazione
e la divisione dei compiti si siano sviluppate come risposta a **sfide
ambientali e di sopravvivenza**.
- Le api vivono in ambienti dove la
costruzione e difesa del nido, la raccolta di cibo, e la cura della prole
richiedono enormi sforzi e cooperazione. In questo contesto, una divisione
specializzata dei ruoli aumenta l’efficienza della colonia e la probabilità di
sopravvivenza.
### 5. **Teoria della
selezione multi-livello (Multilevel Selection)**
- Proposta da E.O. Wilson e altri, questa
teoria suggerisce che la selezione operi a livelli diversi: **sia sugli
individui che sui gruppi**.
- La cooperazione all'interno della colonia
si sviluppa come un compromesso tra l’interesse individuale e quello
collettivo, dove le colonie che presentano un’elevata coesione interna e una
divisione efficiente del lavoro sono avvantaggiate in termini di sopravvivenza.
### 6. **Teoria del
conflitto-risoluzione**
- Questa teoria enfatizza che l’eusocialità
potrebbe essere il risultato di un equilibrio raggiunto attraverso **meccanismi
di risoluzione dei conflitti** tra i membri della colonia.
- Ad esempio, le operaie rinunciano alla
riproduzione personale perché il sistema sociale della colonia previene
attivamente i conflitti per mantenere un ambiente collaborativo, regolando i
comportamenti e limitando le lotte per il potere.
Queste teorie, spesso interconnesse,
forniscono un quadro multidimensionale della complessità dell’eusocialità e
dell’organizzazione delle api. La selezione di parentela e il sistema
aplodiploide sono considerati tra i principali fattori, mentre le teorie della
selezione di gruppo e dei vincoli ecologici spiegano i benefici che la
cooperazione offre per la sopravvivenza della colonia.
2. Caratteristiche eusociali delle società umane
Le società umane non sono generalmente
considerate eusociali in senso stretto come le società di insetti (ad esempio
api, formiche e termiti), anche se condividono alcune caratteristiche. Perché
un gruppo sia definito eusociale, deve avere queste caratteristiche:
1. **Divisione del
lavoro riproduttivo**, con alcuni individui che si riproducono (come la regina
nelle api) e altri che rinunciano alla riproduzione per svolgere altri ruoli;
2. **Cura cooperativa
della prole**, in cui i membri non-genitori si occupano dei piccoli;
3. **Sovrapposizione
delle generazioni**, con più generazioni che vivono insieme e interagiscono per
lungo tempo.
Anche se le società umane possono presentare
una **certa divisione del lavoro** e **cura cooperativa della prole** (ad
esempio, l’aiuto di parenti o della comunità nella crescita dei figli), manca
il **blocco riproduttivo obbligatorio**: la maggior parte degli individui umani
mantiene la capacità di riprodursi e non è geneticamente costretta a
rinunciarvi, come invece accade in colonie eusociali di insetti.
### Modelli di tipo
"quasi-eusociale" nelle società umane
Gli esseri umani hanno
sviluppato forme avanzate di **cooperazione e altruismo** che non si vedono in
molte altre specie animali. Si parla talvolta di una **"eusocialità
facoltativa" o "quasi-eusocialità"** per descrivere le società umane,
dove l’altruismo, la cooperazione e la complessa organizzazione sociale
evolvono in risposta a pressioni ambientali e culturali.
### Elementi simili
all’eusocialità negli umani
Alcuni tratti sociali,
come la divisione del lavoro complessa, la cooperazione su larga scala e
l’investimento collettivo nella cura dei bambini, hanno spinto biologi come
Edward O. Wilson a suggerire che l’evoluzione umana abbia portato gli esseri
umani verso forme organizzative "quasi-eusociali." Tuttavia, la
mancanza di una struttura di riproduzione obbligatoria e la capacità degli
individui di riprodursi liberamente distingue le società umane dai modelli
eusociali.
In sintesi, gli esseri umani non sono
considerati eusociali nel senso biologico rigoroso, ma mostrano tratti di
cooperazione complessa e divisione dei ruoli che ricordano alcuni aspetti delle
società eusociali, sebbene in una forma più flessibile e culturalmente
variabile.
3. La sciamatura delle
api. La
sciamatura è determinata principalmente da fattori legati alla crescita e alle
condizioni interne della colonia:
1. **Sovrappopolazione
dell'alveare**: quando l’alveare diventa sovraffollato, con poco spazio per
nuove celle e risorse limitate, le api operaie iniziano a stimolare la regina a
produrre nuove regine.
2. **Mancanza di
ventilazione e aumento della temperatura interna**: in un alveare affollato, la
temperatura aumenta, e questo può favorire il processo di sciamatura,
soprattutto se la ventilazione non è sufficiente.
3. **Stimoli
ormonali**: quando le api operaie avvertono la necessità di creare una nuova
colonia, iniziano a produrre speciali feromoni che incentivano la sciamatura e
spingono alcune api a seguire una nuova regina.
### Direzione presa
dallo sciame
Dopo la sciamatura, le
api esploratrici (scout) svolgono un ruolo cruciale nel determinare la
direzione e la nuova dimora dello sciame:
1. **Esplorazione
dell'ambiente**: alcune api esploratrici lasciano temporaneamente il gruppo per
cercare luoghi adeguati, come cavità in alberi o altri spazi riparati.
2. **Danza delle
esploratrici**: una volta trovata una potenziale nuova dimora, le esploratrici
tornano allo sciame e comunicano la loro scoperta attraverso una danza.
L'intensità della danza riflette l'entusiasmo per il luogo trovato, e più
esploratrici vengono convinte, più aumenta il consenso per quella direzione.
3. **Decisione
collettiva**: il processo di selezione della nuova dimora è collettivo; man
mano che si forma un consenso tra le api esploratrici, tutto lo sciame si
dirige verso la destinazione scelta.
La sciamatura e la
scelta della direzione sono, quindi, un esempio di decisione collettiva tra le
api, guidata sia da necessità biologiche sia da un sofisticato sistema di
comunicazione e ricerca.
4. La Collettività Borg presentata nella serie Star
Trek – Next generation
I Borg sono una delle
più iconiche e temibili collettività aliene della serie *Star Trek: The Next
Generation*, rappresentati come una razza di esseri cibernetici che vivono in
una forma di simbiosi totale con la tecnologia. La loro società è basata su una
mente collettiva nota come "la Collettività", che elimina qualsiasi
individualità. Gli individui, chiamati "droni," sono collegati a un
sistema centrale, che dirige ogni azione. Questo sistema permette loro di
operare come un unico organismo, dove ogni drone è al servizio della Collettività
e agisce in perfetta armonia con gli altri.
### Caratteristiche dei
Borg
1.
**Simil-cibernetici:** I Borg sono una fusione tra umanoidi e tecnologia
avanzata. Ogni drone è dotato di impianti cibernetici che ne potenziano la
forza, la resistenza e le capacità intellettuali. Sono in grado di
autoripararsi grazie alla nanotecnologia e di adattarsi ai cambiamenti
ambientali o alle minacce, rendendoli quasi impossibili da sconfiggere.
2. **Assenza di
individualità:** La mente collettiva elimina ogni concetto di individualità,
personalità o volontà personale. I droni non hanno pensieri o desideri propri;
ogni decisione viene presa dalla Collettività, che agisce per ottimizzare
l'efficacia e l'efficienza della specie. Questo stato di "perdita
dell'individualità" è uno dei temi chiave che la serie esplora,
interrogandosi su cosa significhi essere umani.
3. **Tecnologia di
adattamento:** I Borg hanno una capacità impressionante di adattarsi
rapidamente a qualsiasi arma o strategia usata contro di loro. La loro
tecnologia di rigenerazione e adattamento li rende un nemico formidabile, in
grado di neutralizzare rapidamente le minacce e continuare la loro missione di
assimilazione.
### Stili di vita
I Borg non hanno uno stile di vita nel senso
tradizionale, dato che ogni azione, persino le loro "abitudini"
operative, è volta esclusivamente al raggiungimento degli obiettivi della
Collettività. Sono privi di emozioni, relazioni sociali o qualsiasi forma di
piacere individuale. La loro esistenza è interamente dedicata a migliorare
l’efficienza della Collettività, che considera l’assimilazione come una forma
di evoluzione. I droni "riposano" in stazioni di ricarica all'interno
dei loro cubi, enormi astronavi che sono progettate per essere funzionali,
spoglie e altamente efficienti.
### Scopi della
Collettività Borg
Il motto dei Borg, "Resistenza è
inutile," è indicativo del loro obiettivo: l’assimilazione di altre specie
e culture. La Collettività crede che ogni civiltà, attraverso l'assimilazione,
possa raggiungere la perfezione. Questo obiettivo spiega la loro ossessione per
la conquista di nuove tecnologie e specie, considerate semplicemente come
risorse da incorporare per perfezionare la Collettività stessa.
La minaccia Borg esplora temi profondi, come
la perdita dell'individualità e il pericolo di una dipendenza estrema dalla
tecnologia, oltre al dilemma etico del forzare altre civiltà a diventare
"perfette" contro la propria volontà. In molti episodi, questa
collettività rappresenta un contrasto radicale con l'ideale della Federazione,
che celebra la diversità, la libertà individuale e la cooperazione volontaria
tra specie.
4. La metafora organicista per descrivere un modello di
società umana
La **metafora organicista** descrive la
società umana come un organismo vivente, in cui ciascuna parte svolge un ruolo
essenziale per il funzionamento dell'intero sistema. Questa visione si basa su
un'analogia tra le componenti della società e le parti di un corpo, come gli
organi o i tessuti, suggerendo che il benessere di ciascun elemento
contribuisce all’armonia e alla sopravvivenza dell’intero organismo.
Ecco le caratteristiche principali di questa
metafora:
1. **Interdipendenza**:
Come le cellule e gli organi in un corpo umano dipendono reciprocamente per
svolgere le proprie funzioni, così in una società ogni individuo, gruppo e
istituzione ha una funzione unica ma interconnessa. Questa interdipendenza implica
che il malfunzionamento di una "parte" della società può influenzare
l'intero sistema.
2. **Unità
funzionale**: Ogni parte della società, come in un organismo, ha un compito o
una funzione specifica che contribuisce alla stabilità e all’ordine
complessivo. Ad esempio, il sistema economico è paragonabile al sistema
digestivo (si occupa della distribuzione delle risorse), mentre il governo è
come il sistema nervoso centrale, che coordina e regola le attività.
3. **Gerarchia e
differenziazione**: Nell'organismo, alcune parti sono più complesse e svolgono
ruoli direttivi (come il cervello), mentre altre si occupano di compiti
esecutivi (come i muscoli). Allo stesso modo, nella società esiste una certa
gerarchia e differenziazione tra i ruoli, con alcuni gruppi che prendono
decisioni e altri che eseguono.
4.
**Autoconservazione**: Come un organismo cerca di sopravvivere e si adatta per
rispondere a minacce o cambiamenti nell’ambiente, anche la società sviluppa
meccanismi per preservarsi e adattarsi a crisi interne o pressioni esterne,
come rivoluzioni, guerre, o cambiamenti economici.
5. **Evoluzione e
sviluppo**: Analogamente a un organismo che cresce e si evolve, anche la
società si sviluppa e cambia nel tempo. Questa crescita può essere lenta e
graduale oppure rapida e rivoluzionaria, ma è vista come parte naturale del
ciclo vitale di un'entità vivente.
Ecco sei esempi di
metafore organiciste tra i più noti nella letteratura filosofica, politica e
religiosa, ognuna con una prospettiva unica sulla natura della società umana:
1,**Il discorso di
Menenio Agrippa ai plebei, nel V secolo a. C.** Nel discorso di Menenio Agrippa
ai plebei troviamo un chiaro esempio di metafora organicista. Questo episodio è
narrato dallo storico romano Livio, che racconta come, nel V secolo a.C.,
Menenio Agrippa fu inviato dal Senato romano per persuadere i plebei, che
avevano abbandonato Roma in segno di protesta contro le disuguaglianze sociali
e l'oppressione dei patrizi. Agrippa utilizzò una parabola che paragona la
società romana a un corpo umano, in cui ogni parte ha un ruolo fondamentale per
il benessere complessivo.
Nel discorso, Agrippa descrive la società come
un corpo in cui il *ventre*, cioè la parte patrizia, sembra passivo e inutile,
ma in realtà svolge una funzione essenziale per l'intero organismo, nutrendo e
distribuendo il cibo che mantiene in vita tutte le altre parti del corpo.
Se il ventre smettesse di svolgere il suo
compito, tutto il corpo ne soffrirebbe. Analogamente, Agrippa sostiene che
anche le diverse classi sociali devono cooperare e rispettare i propri ruoli
per garantire la stabilità e la prosperità di Roma.
Questa metafora organica era volta a
convincere i plebei dell'importanza della coesione sociale e della necessità di
mantenere una collaborazione tra patrizi e plebei per il bene comune. In questo
contesto, la metafora organicista viene usata per giustificare le gerarchie
sociali esistenti, presentando ogni classe come un "organo"
indispensabile per il funzionamento dell'intero "corpo" della città.
2. **La Repubblica di
Platone (IV secolo a.C.)**
Nella sua opera *La Repubblica*, Platone
descrive la società ideale come un organismo diviso in tre classi: i filosofi,
i guerrieri e i lavoratori, ciascuno con una funzione specifica per il
benessere comune. Platone paragona ogni classe alle parti dell'anima umana: la
ragione (i filosofi) guida, il coraggio (i guerrieri) protegge, e il desiderio
(i lavoratori) provvede ai bisogni materiali. Questa suddivisione è vista come
un modo per garantire armonia e giustizia nella società, con ciascun
"organo" che svolge il proprio compito per il benessere collettivo.
3. **L’epistola di San
Paolo ai Corinzi (I secolo d.C.)**
Nel Nuovo Testamento, San Paolo usa
l’immagine del corpo umano per rappresentare la comunità cristiana. Nella prima
lettera ai Corinzi (12:12-27), egli scrive: "Ora voi siete corpo di Cristo
e, ciascuno secondo la propria parte, sue membra." In questo organismo
spirituale, ciascun membro della Chiesa ha un ruolo unico, e la collaborazione
di tutti è essenziale per la salute dell'intero "corpo". Questa
metafora enfatizza l’unità della comunità cristiana e la dignità di ogni ruolo,
anche il più modesto, incoraggiando la solidarietà tra i credenti.
4. **Lo Stato organico
di Thomas Hobbes (XVII secolo)**
Nel *Leviatano*, Hobbes paragona la società
civile a un grande corpo creato artificialmente per proteggere gli individui
dalla "guerra di tutti contro tutti". Lo Stato è visto come un
"corpo" con un "anima", che è il sovrano, e dei
"membri", che sono i cittadini. Questo corpo è costituito per
garantire ordine e pace, e ogni membro è parte di un sistema gerarchico che
contribuisce al funzionamento dell’intero "organismo" sociale. Hobbes
usa questa immagine per legittimare l’autorità centrale, descrivendola come
necessaria per la sopravvivenza stessa del corpo sociale.
5. **L’organicismo di
Émile Durkheim (XIX secolo)**
Nel suo studio sulla società moderna,
Durkheim elabora la teoria della solidarietà organica. Contrapponendola alla
solidarietà meccanica delle società primitive, Durkheim vede nella società
industriale un sistema di "divisione del lavoro" simile all'organismo
biologico. Ogni individuo o gruppo sociale ha una funzione specifica,
contribuendo all’armonia dell’insieme. Questa struttura consente alla società
di adattarsi ai cambiamenti e di garantire coesione e stabilità. La metafora di
Durkheim evidenzia la coesistenza di diversità e interdipendenza come elementi
chiave per la salute del corpo sociale.
6. **Il concetto di
Volkskörper nella Germania nazista (XX secolo)**
Nella Germania nazista, il concetto di
"Volkskörper" (corpo del popolo) veniva utilizzato come metafora per
giustificare la purezza razziale e l’eliminazione delle "impurità".
In questo modello, il popolo tedesco era concepito come un organismo unico e
"puro", e le "impurità" (rappresentate da minoranze e
oppositori) erano viste come malattie da estirpare per preservare la salute
dell'intero "corpo". Questa interpretazione estrema e distorta della
metafora organicista fu utilizzata per legittimare politiche discriminatorie e
violente, enfatizzando il concetto di coesione e purezza come giustificazione
per la persecuzione di gruppi considerati "estranei".
Questi esempi riflettono come la metafora
organicista sia stata usata per giustificare strutture sociali diversificate,
dalla cooperazione solidale alla giustificazione di autoritarismo e
discriminazione. La flessibilità della metafora ha permesso di adattarla a
scopi ideologici molto diversi, diventando uno strumento potente e controverso
nella storia del pensiero sociale.
La metafora organicista, pur essendo
suggestiva e utile, è stata criticata per il rischio di giustificare gerarchie
sociali e conservatorismo, sottovalutando la capacità individuale di cambiare
la propria condizione e il dinamismo dei conflitti sociali.