INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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domenica 15 settembre 2024

Il mito della persistenza della società

 

Il mito della persistenza della società


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Nota: utilizzo il servizio di AI [artificial intelligence = intelligenza artificiale]  di OpenAI, al quale sono abbonato, per rendere più veloce l’elaborazione di contenuti. Come avverte il gestore del servizio, l’AI di ChatGPT di OpenAI, che è un sistema di ricerca, elaborazione e generazione  di testi molto evoluto in grado di colloquiare con l’utente, può talvolta generare risposte non corrette. Sono ciò che gli specialisti definiscono “allucinazioni” del sistema, analoghe a quelle vissute anche dalle menti umane. Gli utenti sono quindi invitati a verificare la correttezza delle risposte. In genere interrogo l’AI in materie in cui ho almeno un’informazione di base. Dove le risposte prodotte presentano evidenti incongruenze, ne verifico la correttezza, innanzi tutto utilizzando la stessa AI che è in grado di svolgere bene questo controllo, e poi servendomi di altre fonti, principalmente l’enciclopedia Treccani on line. Personalmente ho studiato e pratico il diritto italiano, complesso di materie in cui ho un’informazione più completa per ragioni professionali. Invito tuttavia i lettori a svolgere un lavoro analogo, approfondendo, sia quanto alle risposte generate dall’AI che trascrivo sia in genere quanto a tutto ciò che scrivo, perché, come ho osservato, anche la mente umana incontra gli stessi problemi di quella non umana, la cui architettura funzionale è modellata sulla prima. Il testo tra parentesi quadre che inserisco nella trascrizione della risposta generata dall’AI contiene mie correzioni basate su altre fonti. Le correzioni generate dalla stessa AI a seguito di mie richieste di verifica sono invece inserite nel testo senza evidenziazione.

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La favola della "Bella Addormentata" narra la storia di una principessa, vittima di un maleficio lanciato da una fata malvagia. Alla nascita, la principessa riceve doni magici dalle fate del regno, ma una fata non invitata alla celebrazione scaglia una maledizione: al compimento del sedicesimo anno, la principessa si pungerà con un fuso e cadrà in un sonno profondo. Una delle fate buone attenua la maledizione, dicendo che il sonno durerà finché non sarà svegliata dal bacio di un vero amore.

 Il giorno del sedicesimo compleanno, la profezia si avvera e la principessa si punge con un fuso, cadendo in un sonno che avvolge tutto il castello. Anni dopo, un principe, attirato dal racconto della principessa addormentata, riesce a penetrare nel castello, infrangendo le barriere di rovi. Trova la principessa addormentata e, colpito dalla sua bellezza, le dà un bacio. Questo spezza l'incantesimo, risvegliando la principessa, il reame e tutti gli abitanti del castello. La storia si conclude con il matrimonio tra il principe e la principessa, e il regno vive felice e in pace.

 La favola sottolinea il trionfo dell'amore vero e della speranza, offrendo un messaggio di rinascita e riscatto dopo un lungo periodo di difficoltà.

[sintesi di ChatGPT di OpenAI 15-9-24]

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  Un detto famoso della statista inglese Margaret Thatcher, primo ministro del Regno Unito dal 1979 al 1990, appartenente al partito Conservatore, di orientamento liberista  e antisocialista, è “La società non esiste”.

 

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Ricerca di OpenAI

La celebre frase “La società non esiste” fu pronunciata da Margaret Thatcher in un'intervista rilasciata alla rivista femminile britannica *Woman’s Own* il 23 settembre 1987. Durante l'intervista, Thatcher stava discutendo di responsabilità individuale e di ruolo dello Stato nel benessere dei cittadini.

La frase completa recita:

*"Non esiste una cosa come la società. Esistono individui, uomini e donne, e ci sono famiglie. E nessun governo può fare nulla se non tramite le persone, e la gente deve prima guardare a se stessa. È nostro dovere prenderci cura di noi stessi e poi, aiutando il nostro vicino, prenderci cura di chi è veramente incapace di farlo."*

### **Significato e contesto:**

Thatcher, come rappresentante del pensiero conservatore, era nota per il suo impegno nel ridurre il ruolo dello Stato nella vita quotidiana dei cittadini e per promuovere politiche di libero mercato, deregulation e privatizzazione. Il significato della frase si inserisce proprio in questo contesto: per Thatcher, lo Stato non doveva essere visto come il principale responsabile del benessere sociale, ma erano piuttosto i singoli individui e le famiglie a dover assumersi la responsabilità primaria del proprio destino.

Secondo la sua visione, lo Stato poteva intervenire solo per chi non era in grado di provvedere a sé stesso, ma non avrebbe dovuto sostituirsi alla responsabilità personale. Thatcher credeva che un eccessivo affidamento ai servizi pubblici avrebbe portato a una società assistenzialista, in cui i cittadini si aspettavano che il governo risolvesse ogni problema.

 

### **Critiche e dibattito:**

  Questa affermazione suscitò molte polemiche e rimane una delle più controverse legate alla figura di Thatcher. I critici interpretavano questa frase come un'indicazione di mancanza di empatia o di attenzione per le persone più vulnerabili e bisognose di supporto. Essi sostenevano che la società fosse un'entità reale, basata su legami collettivi e interdipendenze tra individui.

  In sostanza, Thatcher con questa dichiarazione voleva enfatizzare l'importanza della responsabilità individuale e la fiducia nel libero mercato, ma al contempo la sua visione fu accusata di essere troppo fredda e di ignorare le necessità delle persone meno fortunate.

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 La questione ha anche un aspetto religioso che riguarda la persistenza di quella particolare entità sociale costituita da una Chiesa cristiana.

 

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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del  15-9-24

Le concezioni della natura e persistenza della Chiesa variano tra le diverse confessioni cristiane, ciascuna delle quali sviluppa una propria comprensione della Chiesa in relazione a Cristo, alla tradizione e alla salvezza. Ecco un riassunto delle principali teologie sulla natura della Chiesa, tenendo conto delle prospettive cattolica, ortodossa, protestante e delle altre denominazioni cristiane.

### 1. **La Chiesa Cattolica Romana**

La Chiesa cattolica ha una visione fortemente istituzionale e sacramentale della Chiesa. Secondo il **Catechismo della Chiesa Cattolica**, la Chiesa è il **Corpo Mistico di Cristo**: essa è una realtà visibile e spirituale, istituita da Cristo stesso attraverso i suoi apostoli, con Pietro come primo papa. Il Magistero (l'autorità di insegnamento della Chiesa) ha la responsabilità di conservare la fede e guidare il popolo di Dio. La Chiesa è vista come l'unica vera Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, e mantiene la sua **apostolicità** attraverso la successione apostolica, con i vescovi come successori degli apostoli.

La Chiesa cattolica sottolinea che la sua persistenza è garantita dalla promessa di Cristo a Pietro: *"Su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno su di essa" (Mt 16,18)*. La persistenza della Chiesa nel tempo è vista come un segno della fedeltà di Dio alla sua promessa di preservare la Chiesa dalla caduta nell'errore.

### 2. **La Chiesa Ortodossa**

La teologia ortodossa condivide molte delle stesse fondamenta teologiche del cattolicesimo, ma con una maggiore enfasi sulla tradizione e sull'ecclesiologia mistica. Gli ortodossi vedono la Chiesa come **mistero** e come **comunità eucaristica**, in cui i fedeli partecipano alla vita divina attraverso i sacramenti. Anche l'Ortodossia mantiene una visione del **Corpo di Cristo**, ma sottolinea più fortemente la collegialità dei vescovi e la conciliarità della Chiesa. Non esiste una figura paragonabile al papa cattolico; invece, le Chiese autocefale (indipendenti) condividono la fede comune attraverso i concili e il mantenimento della tradizione apostolica.

Per gli ortodossi, la persistenza della Chiesa è garantita non tanto da un'autorità centrale, ma dallo **Spirito Santo**, che guida la Chiesa attraverso la fede ortodossa, la liturgia e i sacramenti. La Chiesa ortodossa vede se stessa come la continuazione diretta della Chiesa apostolica, senza alcuna rottura o cambiamento dottrinale significativo.

### 3. **Le Chiese Protestanti**

Il protestantesimo, nato con la Riforma del XVI secolo, ha sviluppato varie teologie sulla natura della Chiesa. Tuttavia, una caratteristica comune è l'enfasi sull'autorità delle **Scritture** piuttosto che sulla tradizione o sulla gerarchia ecclesiastica.

- **Luterani**: Martin Lutero concepiva la Chiesa come la **comunità dei credenti** riuniti attorno alla Parola di Dio e ai sacramenti. La Chiesa è invisibile e non coincide necessariamente con le istituzioni visibili, che possono essere corrotte. La vera Chiesa persiste ovunque si predica fedelmente il Vangelo e si amministrano correttamente i sacramenti.

- **Calvinisti**: Giovanni Calvino sviluppò la nozione della **Chiesa eletta**, la comunità di coloro che Dio ha predestinato alla salvezza. La Chiesa visibile è la manifestazione temporale della Chiesa invisibile, ma non tutti i membri della Chiesa visibile fanno parte degli eletti. Calvino sottolineava la necessità di una purezza dottrinale nella Chiesa visibile per riflettere la vera Chiesa.

- **Anglicani**: La Chiesa anglicana, nata dalla separazione dalla Chiesa cattolica, ha una visione via media ("via di mezzo") tra cattolicesimo e protestantesimo. Gli anglicani mantengono molti elementi della tradizione cattolica, come i sacramenti e l'episcopato, ma accolgono anche l'enfasi protestante sulla centralità della Scrittura. La Chiesa è vista come sia visibile che invisibile, con un legame sacramentale con Cristo, ma senza una rigida struttura gerarchica come nel cattolicesimo.

- **Baptisti e altre denominazioni evangeliche**: I battisti e molti gruppi evangelici sottolineano la natura congregazionalista della Chiesa, vista come l'insieme dei credenti rigenerati che professano liberamente la loro fede. Non esiste una struttura gerarchica centrale e ogni comunità è autonoma. La persistenza della Chiesa è legata alla fedeltà alla Parola di Dio piuttosto che alla continuità istituzionale.

### 4. **Le Chiese Pentecostali e Carismatiche**

Il movimento pentecostale, nato all'inizio del XX secolo, ha una visione della Chiesa centrata sull'azione dello **Spirito Santo**. La Chiesa è vista come la comunità dei credenti che sperimentano il battesimo nello Spirito Santo e i carismi, come il parlare in lingue e la guarigione. La persistenza della Chiesa non è garantita da una struttura formale o sacramenti, ma dalla continua esperienza dello Spirito Santo e dall'evangelizzazione.

Le Chiese carismatiche, simili ai pentecostali, enfatizzano l'esperienza personale dello Spirito, e la Chiesa è vista come un corpo dinamico, in cui i membri sono chiamati a testimoniare e vivere la loro fede attivamente.

### 5. **Altre confessioni cristiane**

- **Chiese orientali non calcedoniane** (come i copti e gli armeni) condividono molti elementi con l'Ortodossia orientale, specialmente riguardo alla tradizione e alla conciliarità, ma differiscono in alcune questioni teologiche, come la natura di Cristo.

- **Testimoni di Geova**: i Testimoni di Geova vedono la loro organizzazione come la vera Chiesa di Dio, una restaurazione della Chiesa primitiva. Rifiutano molte dottrine tradizionali del cristianesimo e credono che la persistenza della loro organizzazione sia garantita dalla guida diretta di Dio attraverso il loro Corpo Direttivo.

- **Mormoni** (Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni): i mormoni credono che dopo un periodo di apostasia generale, la Chiesa sia stata restaurata attraverso il profeta Joseph Smith. Per loro, la vera Chiesa è quella restaurata, e la persistenza è garantita dalla rivelazione continua.

### Conclusione

Ogni confessione cristiana ha sviluppato una visione particolare della Chiesa, del suo ruolo e della sua persistenza. Mentre alcune, come il cattolicesimo e l'ortodossia, enfatizzano la continuità sacramentale e apostolica, altre, come le chiese protestanti, pongono l'accento sulla predicazione del Vangelo e l'esperienza personale della fede. La persistenza della Chiesa, a seconda delle tradizioni, può essere attribuita alla fedeltà divina, alla guida dello Spirito Santo o all'aderenza alla Scrittura.

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 In un certo senso l’affermazione di   Thatcher   Non esiste una cosa come la società. Esistono individui, uomini e donne, e ci sono famiglie” corrisponde alla realtà, se vogliamo distinguere tra mondo fisico, la natura, e la cultura. La società è infatti solo cultura e la sua realtà è la stessa di quella di uno spettacolo teatrale: la società non esiste, va in scena.

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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 15-9-24

 [E]siste una teoria sociologica importante che paragona la società a uno spettacolo teatrale: la **teoria drammaturgica** di **Erving Goffman**. Questa teoria è esposta principalmente nel suo libro *La vita quotidiana come rappresentazione* (1956).

 Goffman usa una metafora teatrale per descrivere il comportamento sociale degli individui nella vita quotidiana. Nella sua teoria, sostiene che le persone recitano delle "parti" in base al contesto sociale in cui si trovano, cercando di dare una certa immagine di sé agli altri. Ecco alcuni concetti chiave della sua teoria:

- **Palcoscenico anteriore ("front stage")**: È il contesto in cui gli individui si presentano agli altri in un modo che sia coerente con le aspettative sociali. Qui, come attori su un palcoscenico, le persone si esibiscono per un pubblico, cercando di controllare come vengono percepite.

- **Palcoscenico posteriore ("back stage")**: È il luogo in cui gli individui si sentono più liberi di essere sé stessi, senza dover mantenere l'apparenza pubblica. È qui che si preparano per le performance che offriranno in pubblico.

- **Maschere e ruoli**: Goffman parla del fatto che ogni individuo indossa una "maschera" per adattarsi al contesto e alle aspettative degli altri, recitando ruoli che variano a seconda della situazione.

 Questa visione drammaturgica della vita sociale è molto influente nel campo della sociologia, soprattutto nello studio dell'interazione quotidiana e nella costruzione dell'identità personale.

 Altri teorici hanno ampliato l'idea della società come spettacolo. Ad esempio, **Guy Debord**, un filosofo e sociologo francese, ha sviluppato la teoria della "società dello spettacolo", in cui afferma che, nella moderna società capitalista, la vita sociale è dominata dalla rappresentazione e dalle immagini, e che l'apparenza ha preso il posto della realtà nei rapporti umani.

 Entrambe queste visioni usano la metafora teatrale per spiegare il comportamento sociale, ma lo fanno con sfumature e scopi differenti.

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  In una città in cui tutte le persone fossero addormentate, come nella favola della Bella addormentata, la società sarebbe sospesa per tutto il tempo del sonno della totalità della sua gente. La città continuerebbe ad esistere solo nella sua consistenza fisica, di natura, biologica o non.

  Per quanto ci riguarda personalmente, la società cessa di esistere quando ce ne disconnettiamo nel sonno o nelle altre situazioni in cui perdiamo coscienza. Al risveglio, riprendiamo i ruoli che abbiamo in essa, e che ci vengono richiamati alla memoria dalla nostra mente, e riprendiamo a inscenarla.

 

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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 15-9-24

La nozione di "ruolo" è centrale sia in antropologia che in sociologia, ma viene declinata con sfumature diverse in ciascuna disciplina. Ecco una sintesi delle concezioni del ruolo in questi due ambiti:

### **In Sociologia**

Nella sociologia, il concetto di ruolo si riferisce al **comportamento atteso** da un individuo in relazione alla posizione che occupa all'interno di una struttura sociale. Questa nozione è strettamente connessa con quella di **status**: mentre lo status indica la posizione sociale che una persona occupa (come "madre", "insegnante", "poliziotto"), il ruolo riguarda l'insieme di aspettative, norme e comportamenti associati a quella posizione.

Il concetto di ruolo fu formalizzato da sociologi come **Talcott Parsons** e **Ralph Linton**:

- **Talcott Parsons** vedeva il ruolo come parte di un sistema di interazioni sociali regolato da norme e aspettative. Il comportamento di un individuo è guidato dalle aspettative della società, e ogni ruolo contribuisce al funzionamento dell'intero sistema sociale.

- **Ralph Linton** ha contribuito a distinguere tra "status" (la posizione sociale occupata) e "ruolo" (il comportamento associato a quella posizione). Secondo Linton, gli individui interiorizzano i ruoli e li eseguono, creando coesione sociale.

In sociologia, il concetto di ruolo include:

- **Ruoli prescritti**: il comportamento che la società si aspetta da un individuo in una determinata posizione.

- **Ruoli percepiti**: il modo in cui l'individuo comprende il proprio ruolo e ciò che pensa che ci si aspetti da lui.

- **Ruoli effettivi**: il comportamento reale che una persona mette in atto.

Il ruolo è spesso visto come dinamico e soggetto a negoziazione. Ad esempio, in alcune situazioni, gli individui possono sperimentare **conflitti di ruolo** quando le aspettative di un ruolo sono in contrasto con quelle di un altro (ad esempio, essere contemporaneamente un lavoratore e un genitore).

### **In Antropologia**

In antropologia, il concetto di ruolo è utilizzato per esplorare come le culture definiscono e organizzano il comportamento degli individui all'interno dei propri sistemi sociali. Tuttavia, la prospettiva antropologica tende a essere più **contestuale** e **culturale** rispetto a quella sociologica, e si concentra sul modo in cui i ruoli sono modellati dai valori, dalle credenze e dalle pratiche di una determinata cultura.

 

Gli antropologi studiano i ruoli all'interno di **sistemi culturali specifici**, esplorando come i ruoli sono costruiti e mantenuti in base alle norme culturali, alle credenze religiose, alle strutture di potere e alle tradizioni. Ad esempio:

- Nelle società tradizionali, i ruoli possono essere chiaramente definiti in base all'età, al genere o alla posizione all'interno della famiglia o del gruppo.

- L'antropologia presta particolare attenzione ai **rituali di passaggio** che segnano il cambiamento di ruolo di un individuo all'interno di una società (come l'iniziazione, il matrimonio o la morte).

**Claude Lévi-Strauss**, uno dei maggiori esponenti dell'antropologia strutturalista, ha analizzato il modo in cui i ruoli sono parte di sistemi simbolici che strutturano il pensiero e le relazioni sociali all'interno di una cultura. In molte culture, i ruoli sociali sono profondamente legati a miti, simboli e sistemi di parentela, che determinano l'identità e il comportamento degli individui.

 In sintesi, in antropologia il ruolo è spesso visto come una costruzione culturale che varia enormemente da una società all'altra. Gli antropologi cercano di capire **come** e **perché** certi ruoli emergono, come vengono mantenuti e quali significati assumono all'interno di un determinato contesto culturale.

### Conclusione

- **Sociologia**: il ruolo è visto come un insieme di comportamenti attesi legati a una posizione sociale, e si analizzano le dinamiche sociali che influenzano l'adempimento di quei ruoli.

- **Antropologia**: il ruolo è considerato nel contesto della cultura e delle tradizioni specifiche di una società, esplorando come le strutture culturali danno forma alle aspettative e ai comportamenti degli individui.

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  Ogni persona ricopre più ruoli in società, ad esempio è genitrice in famiglia, è una lavoratrice dipendente in un’impresa, è una fedele in una Chiesa, appartiene a una società sportiva o a un partito politico.

  I ruoli si apprendono da giovani nelle fasi di iniziazione e formazione organizzate in società  o, più tardi, entrando a far parte di una nuova organizzazione sociale. Essi vengono assegnati  dalle società. Prima di ottenerne il riconoscimento si vive una fase di spaesamento.

 

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Ricerca mediante ChatGPT di Open AI del 15-9-24

La nozione di "spaesamento" viene utilizzata sia in **antropologia** che in **sociologia** per descrivere una condizione di disorientamento che una persona sperimenta quando si trova a confrontarsi con un contesto culturale o sociale nuovo e diverso. Sebbene entrambe le discipline affrontino questo concetto, lo fanno da prospettive differenti.

### **In Antropologia**

 In antropologia, lo spaesamento è spesso descritto come una forma di **shock culturale**, che si verifica quando un individuo entra in contatto con una cultura diversa dalla propria e si trova improvvisamente immerso in norme, valori, pratiche e simboli che non conosce o che percepisce come estranei.

 Questo tipo di spaesamento è studiato soprattutto in contesti di **lavoro etnografico**, quando un antropologo vive in una comunità lontana dalla propria cultura e deve adattarsi a un nuovo modo di vivere e interpretare il mondo. L'antropologo **Bronisław Malinowski** fu uno dei primi a parlare di questa esperienza, descrivendo il senso di estraneità provato durante il suo lavoro sul campo nelle isole Trobriand. Il concetto è diventato cruciale per comprendere come gli individui reagiscono a contesti culturali differenti.

 Gli antropologi riconoscono lo spaesamento come una fase importante nel processo di **adattamento culturale**. Inizialmente, chi si trova in una cultura diversa può sentirsi confuso, frustrato o ansioso per l'incapacità di comprendere pienamente i nuovi codici culturali. Tuttavia, con il tempo, l'individuo può superare lo spaesamento attraverso un processo di **acculturazione**, imparando a navigare all'interno del nuovo sistema culturale.

 Lo spaesamento, dunque, in antropologia è:

- Una reazione psicologica e culturale all'incontro con l'alterità.

- Un fenomeno comune nelle esperienze di migrazione, viaggio o lavoro etnografico.

- Un'esperienza che può portare alla crescita personale e alla comprensione interculturale, ma che può anche creare tensioni e conflitti.

### **In Sociologia**

 In sociologia, la nozione di spaesamento assume una connotazione più legata alla **disintegrazione del senso di appartenenza** all'interno della società. Si riferisce alla sensazione di essere disorientati o alienati in un contesto sociale in cui le norme e i valori condivisi sono in crisi, oppure quando un individuo è posto in una situazione che destabilizza le sue abitudini e percezioni sociali.

 

 Il sociologo **Émile Durkheim** usava concetti simili, come quello di **anomia**, per descrivere una condizione in cui gli individui si trovano privi di riferimenti sociali chiari, sperimentando un senso di spaesamento e disorientamento a causa del rapido cambiamento o della mancanza di regolamentazione sociale. Questa condizione può derivare, ad esempio, dalla transizione da una comunità tradizionale a una società industriale, dall'urbanizzazione o da cambiamenti sociali improvvisi.

 In una società moderna e complessa, lo spaesamento sociologico può essere causato da:

- **Mobilità sociale**: quando gli individui cambiano classe sociale, spostandosi da un ambiente familiare a uno estraneo.

- **Cambiamenti socioeconomici**: la globalizzazione, la perdita di lavoro o i rapidi cambiamenti tecnologici possono creare spaesamento in chi non riesce ad adattarsi alle nuove condizioni.

- **Senso di alienazione**: come descritto da Karl Marx, l'individuo può sentirsi spaesato nel contesto del capitalismo industriale, alienato dal lavoro e dai suoi frutti.

 Il concetto di spaesamento sociologico può anche emergere nelle situazioni di **migrazione** o **transizione urbana**, dove persone che si spostano in una nuova città o nazione si trovano a dover fare i conti con un contesto sociale e culturale molto diverso da quello a cui sono abituate. Qui, lo spaesamento può essere associato a sentimenti di **isolamento** o **mancanza di integrazione**.

### **Sintesi delle differenze**

- **Antropologia**: lo spaesamento è principalmente collegato all'incontro con una cultura "altra", sia da parte dell'antropologo sia da parte di chi migra o viaggia, ed è inteso come uno shock culturale. Viene interpretato come una fase di transizione che può portare all'acculturazione.

- **Sociologia**: lo spaesamento è visto come una reazione a situazioni di alienazione sociale o cambiamento rapido nelle norme e strutture sociali. Riguarda più il disorientamento causato da fenomeni come l'anomia, la mobilità sociale o l'industrializzazione.

In entrambe le discipline, il concetto di spaesamento aiuta a spiegare le difficoltà e i processi di adattamento che individui e gruppi affrontano quando vengono messi in contatto con contesti culturali o sociali che sfidano le loro certezze e abitudini.

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  I fenomeni migratori sono tra quelli che provocano le più acute sensazioni di spaesamento, sia in chi giunge come in chi c’era prima. Questo viene spesso sottovalutato da chi tende a vedere in quei fenomeni più che altro un fatto positivo, come anche sopravvalutato da chi strumentalmente li usa per spaventare chi c’era prima e non vuole tener conto delle elevate capacità di adattamento culturale delle persone.

  Non si sa come comportarsi con i nuovi venuti e questi ultimi non sanno come comportarsi nella società in cui giungono. Questo rende evidente l’importanza di iniziative di formazione culturale in entrambi i gruppi.

  I ruoli tendono a modificarsi con l’evoluzione delle popolazioni, sia nel trapasso generazionale, sia per mescolamenti di genti da fenomeni migratori, sia per gli sviluppi tecnologici, ad esempio nelle organizzazioni delle imprese economiche.

  Non si può mai dire quanta gente, al risveglio, si atterrà esattamente  ai ruoli che le erano stati assegnati.

  Ogni deviazione sociale da un ruolo causa una sensazione di spaesamento  nelle altre persone che invece vogliono attenervisi. Da qui la possibilità di condotte violente.

  La violenza è sempre latente in una società.

   L’organizzazione sociale cerca di contenerla mediante miti, tra i quali religioni e diritto, e strutture. A loro volta, queste ultime comprendono anche l’organizzazione sociale di una violenza pubblica. Essa tuttavia è finalizzata a impedire il diffondersi della devianza dai ruoli mediante violenza sociale.

  In una situazione di violenza sociale diffusa e persistente le società tendono a frantumarsi e a dissolversi, lasciando il posto ad altre aggregazioni sociali, di solito meno stabili ed estese. Questo ha sempre  pesanti ripercussioni sulla sopravvivenza della gente, perché, essa ormai dipende dalla capacità sociale di mantenere complesse strutture pubbliche. Di questo devono sempre  tener conto i riformatori.

  Ogni giorno, al risveglio, dobbiamo decidere se rientrare nei ruoli del giorno prima o non.

  Un esempio di decisione di non rientrare nei precedenti ruoli sociali si ha nella leggenda di Francesco d’Assisi (la leggenda è storia che comprende il mito)

 

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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 15-9-24

**Francesco d’Assisi** (1181/82 – 1226), nato Giovanni di Pietro di Bernardone, è uno dei santi più venerati della Chiesa cattolica e fondatore dell'Ordine francescano. Nato ad Assisi, in Umbria, in una famiglia benestante di mercanti, Francesco trascorse una giovinezza spensierata, immerso nel lusso e nel desiderio di diventare cavaliere. Tuttavia, dopo una serie di eventi tra cui la prigionia durante una guerra e una malattia debilitante, ebbe una profonda conversione spirituale.

 La svolta decisiva nella sua vita avvenne quando, pregando nella chiesa di San Damiano, Francesco udì la voce del crocifisso che gli diceva: "Francesco, va' e ripara la mia casa, che, come vedi, è tutta in rovina". Interpretando inizialmente questo invito come riferito alla chiesa fisica, cominciò a restaurare edifici sacri. In seguito comprese che la chiamata era più profonda: doveva contribuire a rinnovare la Chiesa cattolica attraverso una vita di povertà radicale, umiltà e servizio.

 L'episodio del **denudamento di Francesco d'Assisi** davanti al vescovo avvenne attorno al 1206 ed è uno dei momenti più significativi della sua conversione. Dopo aver deciso di rinunciare alla vita mondana e ai beni materiali, Francesco si trovò in conflitto con suo padre, Pietro di Bernardone, un ricco mercante di tessuti. Francesco aveva già cominciato a distribuire ai poveri parte del denaro e delle merci appartenenti alla famiglia, suscitando l'ira del padre, che lo trascinò davanti al vescovo di Assisi, Guido II, per costringerlo a restituire ciò che aveva preso e per farlo rinunciare pubblicamente alla sua eredità.

 Durante l'udienza davanti al vescovo, Francesco compì un gesto clamoroso e simbolico: si spogliò completamente dei suoi vestiti e restituì tutto ciò che apparteneva al padre, dichiarando che da quel momento in poi non avrebbe più riconosciuto Pietro di Bernardone come suo padre terreno, ma solo Dio come suo vero Padre.

Secondo le cronache dell'epoca, Francesco disse: **“Fino ad ora ho chiamato padre Pietro di Bernardone; d'ora in poi posso dire con fiducia: Padre nostro che sei nei cieli”**. Il vescovo, colpito da questo atto di radicale distacco dai beni materiali e dalle convenzioni sociali, coprì Francesco con il suo mantello, segno di protezione e approvazione.

### **Significato dell'episodio**

Questo episodio è carico di significato simbolico. Il denudamento rappresenta la rottura definitiva di Francesco con la sua vita passata, segnata dal benessere e dal commercio, e il suo abbraccio totale della povertà evangelica. In quell'atto, Francesco non solo rifiuta i beni materiali, ma anche i legami familiari in quanto simbolo di un'eredità terrena. È un gesto di profonda **liberazione spirituale**: spogliarsi delle ricchezze mondane per rivestirsi dell'umiltà e della dipendenza totale dalla provvidenza divina.

L'episodio è anche un segnale della crescente tensione tra la spiritualità radicale di Francesco e i valori della società medievale, fondata sul possesso e sul prestigio sociale. Attraverso questo gesto, Francesco afferma una visione cristiana che mette al primo posto la povertà e l'uguaglianza di fronte a Dio, visione che diventerà centrale nella sua futura predicazione e nella fondazione dell'Ordine francescano.

 

Inoltre, la risposta del vescovo, che copre Francesco con il suo mantello, rappresenta il riconoscimento della Chiesa dell'importanza della sua vocazione e della sua missione, nonostante la radicalità dei suoi gesti.

 Francesco rinunciò ai beni familiari e abbracciò una vita di totale povertà, imitando Cristo nella sua semplicità e nel suo amore per il prossimo. Presto, altri si unirono a lui, attratti dal suo messaggio e dal suo esempio. Nel 1209, ricevette l'approvazione informale da papa Innocenzo III per fondare l'Ordine dei Frati Minori (i francescani), un ordine mendicante dedicato alla predicazione e all'aiuto ai poveri.

  Francesco è noto per il suo profondo amore per la natura e gli animali, considerati anch'essi creature di Dio. La sua spiritualità è caratterizzata da una gioiosa accettazione della sofferenza e un sentimento di fraternità universale. Scrisse il celebre "Cantico delle Creature", un inno di lode a Dio per tutte le sue creazioni, che testimonia la sua visione di una comunione tra l’uomo e il creato.

 Negli ultimi anni della sua vita, Francesco ricevette le **stigmate**, i segni delle ferite di Cristo crocifisso, che furono interpretati come un segno della sua intima unione con Cristo. Morì il 3 ottobre 1226 ad Assisi e fu canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX.

### **Il senso religioso attribuito a Francesco d'Assisi nella Chiesa cattolica**

Francesco d'Assisi è considerato un modello di **imitazione di Cristo**. La sua vita incarna il messaggio evangelico di povertà, umiltà e amore per tutti, specialmente per i poveri e gli emarginati. Per la Chiesa cattolica, Francesco rappresenta una figura di riforma spirituale che, attraverso la sua radicale semplicità e devozione, ha riportato il Vangelo al centro della vita cristiana.

La sua spiritualità di **fratellanza universale** ha un profondo significato anche nel contesto ecologico e interreligioso. Francesco è patrono dell'ecologia e simbolo di un rapporto armonioso tra l'uomo e la natura. Il suo approccio inclusivo e pacifico ha un valore ecumenico e interreligioso, e viene citato come esempio di dialogo e rispetto reciproco.

 In sintesi, Francesco d’Assisi è venerato nella Chiesa cattolica per il suo impegno nel vivere radicalmente i valori evangelici, la sua dedizione ai poveri e la sua visione di un mondo in cui tutte le creature sono in relazione con Dio.

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 Cambiare radicalmente il proprio modo di vestire è in genere un segno dell’abbandono di alcuni ruoli sociali accettati in precedenza.

  L’abbandono di ruoli sociali, o la modifica del modo in cui li si inscena, da parte di anche una sola persona ha sempre  un effetto sociale: ciascuno di noi è quindi in grado di modificare realmente  la società in cui vive, a partire dalla sua famiglia. Questo vale anche in ambito ecclesiale e a prescindere dai miti e strutture organizzati per dare consistenza sociale a una Chiesa. L’esempio di Francesco d’Assisi lo dimostra in modo eclatante.

  Una società persiste  nella misura e nel modo in cui è inscenata. Questo può generare una certa angoscia (anche se in genere non ci si pensa e si confida che tutto vada come prima ad ogni risveglio) e allora si costruiscono miti di persistenza sociale  per lenirla.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro - Valli