Il mito della persistenza della società
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Nota: utilizzo il servizio di AI [artificial intelligence = intelligenza
artificiale] di OpenAI, al quale
sono abbonato, per rendere più veloce l’elaborazione di contenuti. Come avverte
il gestore del servizio, l’AI di ChatGPT di OpenAI, che è un sistema di
ricerca, elaborazione e generazione di
testi molto evoluto in grado di colloquiare con l’utente, può talvolta generare
risposte non corrette. Sono ciò che gli specialisti definiscono “allucinazioni”
del sistema, analoghe a quelle vissute anche dalle menti umane. Gli utenti sono
quindi invitati a verificare la correttezza delle risposte. In genere interrogo
l’AI in materie in cui ho almeno un’informazione di base. Dove le risposte
prodotte presentano evidenti incongruenze, ne verifico la correttezza, innanzi
tutto utilizzando la stessa AI che è in grado di svolgere bene questo controllo,
e poi servendomi di altre fonti, principalmente l’enciclopedia Treccani on
line. Personalmente ho studiato e pratico il diritto italiano, complesso di
materie in cui ho un’informazione più completa per ragioni professionali.
Invito tuttavia i lettori a svolgere un lavoro analogo, approfondendo, sia
quanto alle risposte generate dall’AI che trascrivo sia in genere quanto a
tutto ciò che scrivo, perché, come ho osservato, anche la mente umana incontra
gli stessi problemi di quella non umana, la cui architettura funzionale è
modellata sulla prima. Il testo tra parentesi quadre che inserisco nella
trascrizione della risposta generata dall’AI contiene mie correzioni basate su
altre fonti. Le correzioni generate dalla stessa AI a seguito di mie richieste
di verifica sono invece inserite nel testo senza evidenziazione.
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La
favola della "Bella Addormentata" narra la storia di una principessa,
vittima di un maleficio lanciato da una fata malvagia. Alla nascita, la
principessa riceve doni magici dalle fate del regno, ma una fata non invitata
alla celebrazione scaglia una maledizione: al compimento del sedicesimo anno,
la principessa si pungerà con un fuso e cadrà in un sonno profondo. Una delle
fate buone attenua la maledizione, dicendo che il sonno durerà finché non sarà
svegliata dal bacio di un vero amore.
Il giorno del sedicesimo compleanno, la
profezia si avvera e la principessa si punge con un fuso, cadendo in un sonno
che avvolge tutto il castello. Anni dopo, un principe, attirato dal racconto
della principessa addormentata, riesce a penetrare nel castello, infrangendo le
barriere di rovi. Trova la principessa addormentata e, colpito dalla sua
bellezza, le dà un bacio. Questo spezza l'incantesimo, risvegliando la
principessa, il reame e tutti gli abitanti del castello. La storia si conclude
con il matrimonio tra il principe e la principessa, e il regno vive felice e in
pace.
La favola sottolinea il trionfo dell'amore
vero e della speranza, offrendo un messaggio di rinascita e riscatto dopo un
lungo periodo di difficoltà.
[sintesi
di ChatGPT di OpenAI 15-9-24]
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Un
detto famoso della statista inglese Margaret Thatcher, primo ministro del Regno
Unito dal 1979 al 1990, appartenente al partito Conservatore, di orientamento liberista e antisocialista, è “La società non esiste”.
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Ricerca di OpenAI
La celebre frase “La società non esiste” fu pronunciata da Margaret
Thatcher in un'intervista rilasciata alla rivista femminile britannica *Woman’s
Own* il 23 settembre 1987. Durante l'intervista, Thatcher stava discutendo di
responsabilità individuale e di ruolo dello Stato nel benessere dei cittadini.
La frase completa recita:
*"Non esiste una cosa come la società.
Esistono individui, uomini e donne, e ci sono famiglie. E nessun governo
può fare nulla se non tramite le persone, e la gente deve prima guardare a se
stessa. È nostro dovere prenderci cura di noi stessi e poi, aiutando il nostro
vicino, prenderci cura di chi è veramente incapace di farlo."*
### **Significato e contesto:**
Thatcher, come rappresentante del pensiero conservatore, era nota per
il suo impegno nel ridurre il ruolo dello Stato nella vita quotidiana dei
cittadini e per promuovere politiche di libero mercato, deregulation e
privatizzazione. Il significato della frase si inserisce proprio in questo
contesto: per Thatcher, lo Stato non doveva essere visto come il principale
responsabile del benessere sociale, ma erano piuttosto i singoli individui e le
famiglie a dover assumersi la responsabilità primaria del proprio destino.
Secondo la sua visione, lo Stato poteva intervenire solo per chi non
era in grado di provvedere a sé stesso, ma non avrebbe dovuto sostituirsi alla
responsabilità personale. Thatcher credeva che un eccessivo affidamento ai
servizi pubblici avrebbe portato a una società assistenzialista, in cui i
cittadini si aspettavano che il governo risolvesse ogni problema.
### **Critiche e dibattito:**
Questa affermazione suscitò
molte polemiche e rimane una delle più controverse legate alla figura di
Thatcher. I critici interpretavano questa frase come un'indicazione di mancanza
di empatia o di attenzione per le persone più vulnerabili e bisognose di supporto.
Essi sostenevano che la società fosse un'entità reale, basata su legami
collettivi e interdipendenze tra individui.
In sostanza, Thatcher con
questa dichiarazione voleva enfatizzare l'importanza della responsabilità
individuale e la fiducia nel libero mercato, ma al contempo la sua visione fu
accusata di essere troppo fredda e di ignorare le necessità delle persone meno
fortunate.
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La questione ha anche un aspetto religioso che
riguarda la persistenza di quella particolare entità sociale costituita da una
Chiesa cristiana.
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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del
15-9-24
Le concezioni della natura e persistenza della Chiesa variano tra le
diverse confessioni cristiane, ciascuna delle quali sviluppa una propria
comprensione della Chiesa in relazione a Cristo, alla tradizione e alla
salvezza. Ecco un riassunto delle principali teologie sulla natura della
Chiesa, tenendo conto delle prospettive cattolica, ortodossa, protestante e
delle altre denominazioni cristiane.
### 1. **La Chiesa Cattolica Romana**
La Chiesa cattolica ha una visione fortemente istituzionale e
sacramentale della Chiesa. Secondo il **Catechismo della Chiesa Cattolica**, la
Chiesa è il **Corpo Mistico di Cristo**: essa è una realtà visibile e
spirituale, istituita da Cristo stesso attraverso i suoi apostoli, con Pietro
come primo papa. Il Magistero (l'autorità di insegnamento della Chiesa) ha la
responsabilità di conservare la fede e guidare il popolo di Dio. La Chiesa è
vista come l'unica vera Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, e mantiene la sua
**apostolicità** attraverso la successione apostolica, con i vescovi come
successori degli apostoli.
La Chiesa cattolica sottolinea che la sua persistenza è garantita dalla
promessa di Cristo a Pietro: *"Su questa pietra edificherò la mia Chiesa e
le porte degli inferi non prevarranno su di essa" (Mt 16,18)*. La
persistenza della Chiesa nel tempo è vista come un segno della fedeltà di Dio
alla sua promessa di preservare la Chiesa dalla caduta nell'errore.
### 2. **La Chiesa Ortodossa**
La teologia ortodossa condivide molte delle stesse fondamenta
teologiche del cattolicesimo, ma con una maggiore enfasi sulla tradizione e
sull'ecclesiologia mistica. Gli ortodossi vedono la Chiesa come **mistero** e
come **comunità eucaristica**, in cui i fedeli partecipano alla vita divina
attraverso i sacramenti. Anche l'Ortodossia mantiene una visione del **Corpo di
Cristo**, ma sottolinea più fortemente la collegialità dei vescovi e la
conciliarità della Chiesa. Non esiste una figura paragonabile al papa
cattolico; invece, le Chiese autocefale (indipendenti) condividono la fede
comune attraverso i concili e il mantenimento della tradizione apostolica.
Per gli ortodossi, la persistenza della Chiesa è garantita non tanto da
un'autorità centrale, ma dallo **Spirito Santo**, che guida la Chiesa
attraverso la fede ortodossa, la liturgia e i sacramenti. La Chiesa ortodossa
vede se stessa come la continuazione diretta della Chiesa apostolica, senza
alcuna rottura o cambiamento dottrinale significativo.
### 3. **Le Chiese Protestanti**
Il protestantesimo, nato con la Riforma del XVI secolo, ha sviluppato
varie teologie sulla natura della Chiesa. Tuttavia, una caratteristica comune è
l'enfasi sull'autorità delle **Scritture** piuttosto che sulla tradizione o
sulla gerarchia ecclesiastica.
- **Luterani**: Martin Lutero concepiva la Chiesa come la **comunità
dei credenti** riuniti attorno alla Parola di Dio e ai sacramenti. La Chiesa è
invisibile e non coincide necessariamente con le istituzioni visibili, che
possono essere corrotte. La vera Chiesa persiste ovunque si predica fedelmente
il Vangelo e si amministrano correttamente i sacramenti.
- **Calvinisti**: Giovanni Calvino sviluppò la nozione della **Chiesa
eletta**, la comunità di coloro che Dio ha predestinato alla salvezza. La
Chiesa visibile è la manifestazione temporale della Chiesa invisibile, ma non
tutti i membri della Chiesa visibile fanno parte degli eletti. Calvino
sottolineava la necessità di una purezza dottrinale nella Chiesa visibile per
riflettere la vera Chiesa.
- **Anglicani**: La Chiesa anglicana, nata dalla separazione dalla
Chiesa cattolica, ha una visione via media ("via di mezzo") tra
cattolicesimo e protestantesimo. Gli anglicani mantengono molti elementi della
tradizione cattolica, come i sacramenti e l'episcopato, ma accolgono anche
l'enfasi protestante sulla centralità della Scrittura. La Chiesa è vista come
sia visibile che invisibile, con un legame sacramentale con Cristo, ma senza
una rigida struttura gerarchica come nel cattolicesimo.
- **Baptisti e altre denominazioni evangeliche**: I battisti e molti
gruppi evangelici sottolineano la natura congregazionalista della Chiesa, vista
come l'insieme dei credenti rigenerati che professano liberamente la loro fede.
Non esiste una struttura gerarchica centrale e ogni comunità è autonoma. La
persistenza della Chiesa è legata alla fedeltà alla Parola di Dio piuttosto che
alla continuità istituzionale.
### 4. **Le Chiese Pentecostali e Carismatiche**
Il movimento pentecostale, nato all'inizio del XX secolo, ha una
visione della Chiesa centrata sull'azione dello **Spirito Santo**. La Chiesa è
vista come la comunità dei credenti che sperimentano il battesimo nello Spirito
Santo e i carismi, come il parlare in lingue e la guarigione. La persistenza
della Chiesa non è garantita da una struttura formale o sacramenti, ma dalla
continua esperienza dello Spirito Santo e dall'evangelizzazione.
Le Chiese carismatiche, simili ai pentecostali, enfatizzano
l'esperienza personale dello Spirito, e la Chiesa è vista come un corpo
dinamico, in cui i membri sono chiamati a testimoniare e vivere la loro fede
attivamente.
### 5. **Altre confessioni cristiane**
- **Chiese orientali non calcedoniane** (come i copti e gli armeni)
condividono molti elementi con l'Ortodossia orientale, specialmente riguardo
alla tradizione e alla conciliarità, ma differiscono in alcune questioni
teologiche, come la natura di Cristo.
- **Testimoni di Geova**: i Testimoni di Geova vedono la loro
organizzazione come la vera Chiesa di Dio, una restaurazione della Chiesa
primitiva. Rifiutano molte dottrine tradizionali del cristianesimo e credono
che la persistenza della loro organizzazione sia garantita dalla guida diretta
di Dio attraverso il loro Corpo Direttivo.
- **Mormoni** (Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni): i
mormoni credono che dopo un periodo di apostasia generale, la Chiesa sia stata
restaurata attraverso il profeta Joseph Smith. Per loro, la vera Chiesa è
quella restaurata, e la persistenza è garantita dalla rivelazione continua.
### Conclusione
Ogni confessione cristiana ha sviluppato una visione particolare della
Chiesa, del suo ruolo e della sua persistenza. Mentre alcune, come il
cattolicesimo e l'ortodossia, enfatizzano la continuità sacramentale e
apostolica, altre, come le chiese protestanti, pongono l'accento sulla
predicazione del Vangelo e l'esperienza personale della fede. La persistenza
della Chiesa, a seconda delle tradizioni, può essere attribuita alla fedeltà
divina, alla guida dello Spirito Santo o all'aderenza alla Scrittura.
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In un certo senso l’affermazione di Thatcher
“Non esiste una cosa come la società. Esistono individui, uomini e
donne, e ci sono famiglie” corrisponde alla realtà, se vogliamo distinguere
tra mondo fisico, la natura, e la cultura. La società è infatti
solo cultura e la sua realtà è la stessa di quella di uno
spettacolo teatrale: la società non esiste, va in scena.
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Ricerca
mediante ChatGPT di OpenAI del 15-9-24
[E]siste una teoria sociologica importante che
paragona la società a uno spettacolo teatrale: la **teoria drammaturgica** di
**Erving Goffman**. Questa teoria è esposta principalmente nel suo libro *La
vita quotidiana come rappresentazione* (1956).
Goffman usa una metafora teatrale per
descrivere il comportamento sociale degli individui nella vita quotidiana.
Nella sua teoria, sostiene che le persone recitano delle "parti" in
base al contesto sociale in cui si trovano, cercando di dare una certa immagine
di sé agli altri. Ecco alcuni concetti chiave della sua teoria:
-
**Palcoscenico anteriore ("front stage")**: È il contesto in cui gli
individui si presentano agli altri in un modo che sia coerente con le
aspettative sociali. Qui, come attori su un palcoscenico, le persone si
esibiscono per un pubblico, cercando di controllare come vengono percepite.
-
**Palcoscenico posteriore ("back stage")**: È il luogo in cui gli
individui si sentono più liberi di essere sé stessi, senza dover mantenere
l'apparenza pubblica. È qui che si preparano per le performance che offriranno
in pubblico.
-
**Maschere e ruoli**: Goffman parla del fatto che ogni individuo indossa una
"maschera" per adattarsi al contesto e alle aspettative degli altri,
recitando ruoli che variano a seconda della situazione.
Questa visione drammaturgica della vita
sociale è molto influente nel campo della sociologia, soprattutto nello studio
dell'interazione quotidiana e nella costruzione dell'identità personale.
Altri teorici hanno ampliato l'idea della
società come spettacolo. Ad esempio, **Guy Debord**, un filosofo e sociologo
francese, ha sviluppato la teoria della "società dello spettacolo",
in cui afferma che, nella moderna società capitalista, la vita sociale è
dominata dalla rappresentazione e dalle immagini, e che l'apparenza ha preso il
posto della realtà nei rapporti umani.
Entrambe queste visioni usano la metafora
teatrale per spiegare il comportamento sociale, ma lo fanno con sfumature e
scopi differenti.
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In una città in cui tutte le persone fossero
addormentate, come nella favola della Bella addormentata, la società sarebbe
sospesa per tutto il tempo del sonno della totalità della sua gente. La
città continuerebbe ad esistere solo nella sua consistenza fisica, di natura,
biologica o non.
Per quanto ci riguarda personalmente, la
società cessa di esistere quando ce ne disconnettiamo nel sonno o nelle altre
situazioni in cui perdiamo coscienza. Al risveglio, riprendiamo i ruoli che
abbiamo in essa, e che ci vengono richiamati alla memoria dalla nostra mente, e
riprendiamo a inscenarla.
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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 15-9-24
La nozione di "ruolo" è centrale sia in antropologia che in
sociologia, ma viene declinata con sfumature diverse in ciascuna disciplina.
Ecco una sintesi delle concezioni del ruolo in questi due ambiti:
### **In Sociologia**
Nella sociologia, il concetto di ruolo si riferisce al **comportamento
atteso** da un individuo in relazione alla posizione che occupa all'interno di
una struttura sociale. Questa nozione è strettamente connessa con quella di
**status**: mentre lo status indica la posizione sociale che una persona occupa
(come "madre", "insegnante", "poliziotto"), il
ruolo riguarda l'insieme di aspettative, norme e comportamenti associati a
quella posizione.
Il concetto di ruolo fu formalizzato da sociologi come **Talcott
Parsons** e **Ralph Linton**:
- **Talcott Parsons** vedeva il ruolo come parte di un sistema di
interazioni sociali regolato da norme e aspettative. Il comportamento di un
individuo è guidato dalle aspettative della società, e ogni ruolo contribuisce
al funzionamento dell'intero sistema sociale.
- **Ralph Linton** ha contribuito a distinguere tra "status"
(la posizione sociale occupata) e "ruolo" (il comportamento associato
a quella posizione). Secondo Linton, gli individui interiorizzano i ruoli e li
eseguono, creando coesione sociale.
In sociologia, il concetto di ruolo include:
- **Ruoli prescritti**: il comportamento che la società si aspetta da
un individuo in una determinata posizione.
- **Ruoli percepiti**: il modo in cui l'individuo comprende il proprio
ruolo e ciò che pensa che ci si aspetti da lui.
- **Ruoli effettivi**: il comportamento reale che una persona mette in
atto.
Il ruolo è spesso visto come dinamico e soggetto a negoziazione. Ad
esempio, in alcune situazioni, gli individui possono sperimentare **conflitti
di ruolo** quando le aspettative di un ruolo sono in contrasto con quelle di un
altro (ad esempio, essere contemporaneamente un lavoratore e un genitore).
### **In Antropologia**
In antropologia, il concetto di ruolo è utilizzato per esplorare come
le culture definiscono e organizzano il comportamento degli individui
all'interno dei propri sistemi sociali. Tuttavia, la prospettiva antropologica
tende a essere più **contestuale** e **culturale** rispetto a quella
sociologica, e si concentra sul modo in cui i ruoli sono modellati dai valori,
dalle credenze e dalle pratiche di una determinata cultura.
Gli antropologi studiano i ruoli all'interno di **sistemi culturali
specifici**, esplorando come i ruoli sono costruiti e mantenuti in base alle
norme culturali, alle credenze religiose, alle strutture di potere e alle
tradizioni. Ad esempio:
- Nelle società tradizionali, i ruoli possono essere chiaramente
definiti in base all'età, al genere o alla posizione all'interno della famiglia
o del gruppo.
- L'antropologia presta particolare attenzione ai **rituali di
passaggio** che segnano il cambiamento di ruolo di un individuo all'interno di
una società (come l'iniziazione, il matrimonio o la morte).
**Claude Lévi-Strauss**, uno dei maggiori esponenti dell'antropologia
strutturalista, ha analizzato il modo in cui i ruoli sono parte di sistemi
simbolici che strutturano il pensiero e le relazioni sociali all'interno di una
cultura. In molte culture, i ruoli sociali sono profondamente legati a miti,
simboli e sistemi di parentela, che determinano l'identità e il comportamento
degli individui.
In sintesi, in antropologia il
ruolo è spesso visto come una costruzione culturale che varia enormemente da
una società all'altra. Gli antropologi cercano di capire **come** e **perché**
certi ruoli emergono, come vengono mantenuti e quali significati assumono
all'interno di un determinato contesto culturale.
### Conclusione
- **Sociologia**: il ruolo è visto come un insieme di comportamenti
attesi legati a una posizione sociale, e si analizzano le dinamiche sociali che
influenzano l'adempimento di quei ruoli.
- **Antropologia**: il ruolo è considerato nel contesto della cultura e
delle tradizioni specifiche di una società, esplorando come le strutture
culturali danno forma alle aspettative e ai comportamenti degli individui.
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Ogni persona ricopre più ruoli in società, ad esempio
è genitrice in famiglia, è una lavoratrice dipendente in un’impresa, è una
fedele in una Chiesa, appartiene a una società sportiva o a un partito politico.
I ruoli si apprendono da giovani nelle fasi
di iniziazione e formazione organizzate in società o, più tardi, entrando a far parte di una nuova
organizzazione sociale. Essi vengono assegnati dalle società. Prima di ottenerne il
riconoscimento si vive una fase di spaesamento.
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Ricerca mediante ChatGPT di Open AI del 15-9-24
La nozione di "spaesamento" viene utilizzata sia in
**antropologia** che in **sociologia** per descrivere una condizione di
disorientamento che una persona sperimenta quando si trova a confrontarsi con
un contesto culturale o sociale nuovo e diverso. Sebbene entrambe le discipline
affrontino questo concetto, lo fanno da prospettive differenti.
### **In Antropologia**
In antropologia, lo spaesamento
è spesso descritto come una forma di **shock culturale**, che si verifica
quando un individuo entra in contatto con una cultura diversa dalla propria e
si trova improvvisamente immerso in norme, valori, pratiche e simboli che non
conosce o che percepisce come estranei.
Questo tipo di spaesamento è
studiato soprattutto in contesti di **lavoro etnografico**, quando un
antropologo vive in una comunità lontana dalla propria cultura e deve adattarsi
a un nuovo modo di vivere e interpretare il mondo. L'antropologo **Bronisław
Malinowski** fu uno dei primi a parlare di questa esperienza, descrivendo il
senso di estraneità provato durante il suo lavoro sul campo nelle isole
Trobriand. Il concetto è diventato cruciale per comprendere come gli individui
reagiscono a contesti culturali differenti.
Gli antropologi riconoscono lo
spaesamento come una fase importante nel processo di **adattamento culturale**.
Inizialmente, chi si trova in una cultura diversa può sentirsi confuso,
frustrato o ansioso per l'incapacità di comprendere pienamente i nuovi codici
culturali. Tuttavia, con il tempo, l'individuo può superare lo spaesamento
attraverso un processo di **acculturazione**, imparando a navigare all'interno
del nuovo sistema culturale.
Lo spaesamento, dunque, in
antropologia è:
- Una reazione psicologica e culturale all'incontro con l'alterità.
- Un fenomeno comune nelle esperienze di migrazione, viaggio o lavoro
etnografico.
- Un'esperienza che può portare alla crescita personale e alla
comprensione interculturale, ma che può anche creare tensioni e conflitti.
### **In Sociologia**
In sociologia, la nozione di
spaesamento assume una connotazione più legata alla **disintegrazione del senso
di appartenenza** all'interno della società. Si riferisce alla sensazione di
essere disorientati o alienati in un contesto sociale in cui le norme e i
valori condivisi sono in crisi, oppure quando un individuo è posto in una
situazione che destabilizza le sue abitudini e percezioni sociali.
Il sociologo **Émile Durkheim**
usava concetti simili, come quello di **anomia**, per descrivere una condizione
in cui gli individui si trovano privi di riferimenti sociali chiari,
sperimentando un senso di spaesamento e disorientamento a causa del rapido
cambiamento o della mancanza di regolamentazione sociale. Questa condizione può
derivare, ad esempio, dalla transizione da una comunità tradizionale a una
società industriale, dall'urbanizzazione o da cambiamenti sociali improvvisi.
In una società moderna e
complessa, lo spaesamento sociologico può essere causato da:
- **Mobilità sociale**: quando gli individui cambiano classe sociale,
spostandosi da un ambiente familiare a uno estraneo.
- **Cambiamenti socioeconomici**: la globalizzazione, la perdita di
lavoro o i rapidi cambiamenti tecnologici possono creare spaesamento in chi non
riesce ad adattarsi alle nuove condizioni.
- **Senso di alienazione**: come descritto da Karl Marx, l'individuo
può sentirsi spaesato nel contesto del capitalismo industriale, alienato dal
lavoro e dai suoi frutti.
Il concetto di spaesamento
sociologico può anche emergere nelle situazioni di **migrazione** o
**transizione urbana**, dove persone che si spostano in una nuova città o
nazione si trovano a dover fare i conti con un contesto sociale e culturale
molto diverso da quello a cui sono abituate. Qui, lo spaesamento può essere
associato a sentimenti di **isolamento** o **mancanza di integrazione**.
### **Sintesi delle differenze**
- **Antropologia**: lo spaesamento è principalmente collegato
all'incontro con una cultura "altra", sia da parte dell'antropologo
sia da parte di chi migra o viaggia, ed è inteso come uno shock culturale.
Viene interpretato come una fase di transizione che può portare
all'acculturazione.
- **Sociologia**: lo spaesamento è visto come una reazione a situazioni
di alienazione sociale o cambiamento rapido nelle norme e strutture sociali.
Riguarda più il disorientamento causato da fenomeni come l'anomia, la mobilità
sociale o l'industrializzazione.
In entrambe le discipline, il concetto di spaesamento aiuta a spiegare
le difficoltà e i processi di adattamento che individui e gruppi affrontano
quando vengono messi in contatto con contesti culturali o sociali che sfidano
le loro certezze e abitudini.
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I fenomeni migratori sono tra quelli che provocano le più acute
sensazioni di spaesamento, sia in chi giunge come in chi c’era prima. Questo
viene spesso sottovalutato da chi tende a vedere in quei fenomeni più che altro
un fatto positivo, come anche sopravvalutato da chi strumentalmente li usa per
spaventare chi c’era prima e non vuole tener conto delle elevate capacità di adattamento
culturale delle persone.
Non si sa come comportarsi con i nuovi venuti
e questi ultimi non sanno come comportarsi nella società in cui giungono.
Questo rende evidente l’importanza di iniziative di formazione culturale in
entrambi i gruppi.
I ruoli tendono a modificarsi con l’evoluzione
delle popolazioni, sia nel trapasso generazionale, sia per mescolamenti di genti
da fenomeni migratori, sia per gli sviluppi tecnologici, ad esempio nelle
organizzazioni delle imprese economiche.
Non si può mai dire quanta gente, al
risveglio, si atterrà esattamente ai ruoli che le erano stati assegnati.
Ogni deviazione sociale da un ruolo causa una
sensazione di spaesamento nelle
altre persone che invece vogliono attenervisi. Da qui la possibilità di
condotte violente.
La violenza è sempre latente in una società.
L’organizzazione sociale cerca di contenerla
mediante miti, tra i quali religioni e diritto, e strutture. A loro volta,
queste ultime comprendono anche l’organizzazione sociale di una violenza
pubblica. Essa tuttavia è finalizzata a impedire il diffondersi della devianza
dai ruoli mediante violenza sociale.
In una situazione di violenza sociale diffusa
e persistente le società tendono a frantumarsi e a dissolversi, lasciando il
posto ad altre aggregazioni sociali, di solito meno stabili ed estese. Questo
ha sempre pesanti ripercussioni
sulla sopravvivenza della gente, perché, essa ormai dipende dalla capacità sociale
di mantenere complesse strutture pubbliche. Di questo devono sempre tener conto i riformatori.
Ogni giorno, al risveglio, dobbiamo decidere
se rientrare nei ruoli del giorno prima o non.
Un esempio di decisione di non rientrare nei
precedenti ruoli sociali si ha nella leggenda di Francesco d’Assisi (la
leggenda è storia che comprende il mito)
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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 15-9-24
**Francesco d’Assisi** (1181/82 – 1226), nato Giovanni di Pietro di
Bernardone, è uno dei santi più venerati della Chiesa cattolica e fondatore
dell'Ordine francescano. Nato ad Assisi, in Umbria, in una famiglia benestante
di mercanti, Francesco trascorse una giovinezza spensierata, immerso nel lusso
e nel desiderio di diventare cavaliere. Tuttavia, dopo una serie di eventi tra
cui la prigionia durante una guerra e una malattia debilitante, ebbe una
profonda conversione spirituale.
La svolta decisiva nella sua
vita avvenne quando, pregando nella chiesa di San Damiano, Francesco udì la
voce del crocifisso che gli diceva: "Francesco, va' e ripara la mia casa,
che, come vedi, è tutta in rovina". Interpretando inizialmente questo
invito come riferito alla chiesa fisica, cominciò a restaurare edifici sacri.
In seguito comprese che la chiamata era più profonda: doveva contribuire a
rinnovare la Chiesa cattolica attraverso una vita di povertà radicale, umiltà e
servizio.
L'episodio del **denudamento di
Francesco d'Assisi** davanti al vescovo avvenne attorno al 1206 ed è uno dei
momenti più significativi della sua conversione. Dopo aver deciso di rinunciare
alla vita mondana e ai beni materiali, Francesco si trovò in conflitto con suo
padre, Pietro di Bernardone, un ricco mercante di tessuti. Francesco aveva già
cominciato a distribuire ai poveri parte del denaro e delle merci appartenenti
alla famiglia, suscitando l'ira del padre, che lo trascinò davanti al vescovo
di Assisi, Guido II, per costringerlo a restituire ciò che aveva preso e per
farlo rinunciare pubblicamente alla sua eredità.
Durante l'udienza davanti al
vescovo, Francesco compì un gesto clamoroso e simbolico: si spogliò
completamente dei suoi vestiti e restituì tutto ciò che apparteneva al padre,
dichiarando che da quel momento in poi non avrebbe più riconosciuto Pietro di Bernardone
come suo padre terreno, ma solo Dio come suo vero Padre.
Secondo le cronache dell'epoca, Francesco disse: **“Fino ad ora ho
chiamato padre Pietro di Bernardone; d'ora in poi posso dire con fiducia: Padre
nostro che sei nei cieli”**. Il vescovo, colpito da questo atto di radicale
distacco dai beni materiali e dalle convenzioni sociali, coprì Francesco con il
suo mantello, segno di protezione e approvazione.
### **Significato dell'episodio**
Questo episodio è carico di significato simbolico. Il denudamento
rappresenta la rottura definitiva di Francesco con la sua vita passata, segnata
dal benessere e dal commercio, e il suo abbraccio totale della povertà
evangelica. In quell'atto, Francesco non solo rifiuta i beni materiali, ma
anche i legami familiari in quanto simbolo di un'eredità terrena. È un gesto di
profonda **liberazione spirituale**: spogliarsi delle ricchezze mondane per
rivestirsi dell'umiltà e della dipendenza totale dalla provvidenza divina.
L'episodio è anche un segnale della crescente tensione tra la
spiritualità radicale di Francesco e i valori della società medievale, fondata
sul possesso e sul prestigio sociale. Attraverso questo gesto, Francesco
afferma una visione cristiana che mette al primo posto la povertà e
l'uguaglianza di fronte a Dio, visione che diventerà centrale nella sua futura
predicazione e nella fondazione dell'Ordine francescano.
Inoltre, la risposta del vescovo, che copre Francesco con il suo
mantello, rappresenta il riconoscimento della Chiesa dell'importanza della sua
vocazione e della sua missione, nonostante la radicalità dei suoi gesti.
Francesco rinunciò ai beni
familiari e abbracciò una vita di totale povertà, imitando Cristo nella sua
semplicità e nel suo amore per il prossimo. Presto, altri si unirono a lui,
attratti dal suo messaggio e dal suo esempio. Nel 1209, ricevette l'approvazione
informale da papa Innocenzo III per fondare l'Ordine dei Frati Minori (i
francescani), un ordine mendicante dedicato alla predicazione e all'aiuto ai
poveri.
Francesco è noto per il suo
profondo amore per la natura e gli animali, considerati anch'essi creature di
Dio. La sua spiritualità è caratterizzata da una gioiosa accettazione della
sofferenza e un sentimento di fraternità universale. Scrisse il celebre "Cantico
delle Creature", un inno di lode a Dio per tutte le sue creazioni, che
testimonia la sua visione di una comunione tra l’uomo e il creato.
Negli ultimi anni della sua
vita, Francesco ricevette le **stigmate**, i segni delle ferite di Cristo
crocifisso, che furono interpretati come un segno della sua intima unione con
Cristo. Morì il 3 ottobre 1226 ad Assisi e fu canonizzato nel 1228 da papa
Gregorio IX.
### **Il senso religioso attribuito a Francesco d'Assisi nella Chiesa
cattolica**
Francesco d'Assisi è considerato un modello di **imitazione di
Cristo**. La sua vita incarna il messaggio evangelico di povertà, umiltà e
amore per tutti, specialmente per i poveri e gli emarginati. Per la Chiesa
cattolica, Francesco rappresenta una figura di riforma spirituale che,
attraverso la sua radicale semplicità e devozione, ha riportato il Vangelo al
centro della vita cristiana.
La sua spiritualità di **fratellanza universale** ha un profondo
significato anche nel contesto ecologico e interreligioso. Francesco è patrono
dell'ecologia e simbolo di un rapporto armonioso tra l'uomo e la natura. Il suo
approccio inclusivo e pacifico ha un valore ecumenico e interreligioso, e viene
citato come esempio di dialogo e rispetto reciproco.
In sintesi, Francesco d’Assisi è
venerato nella Chiesa cattolica per il suo impegno nel vivere radicalmente i
valori evangelici, la sua dedizione ai poveri e la sua visione di un mondo in
cui tutte le creature sono in relazione con Dio.
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Cambiare radicalmente il proprio modo di
vestire è in genere un segno dell’abbandono di alcuni ruoli sociali accettati
in precedenza.
L’abbandono di ruoli sociali, o la modifica
del modo in cui li si inscena, da parte di anche una sola persona ha sempre un effetto sociale: ciascuno di noi è quindi
in grado di modificare realmente la società in cui vive, a partire dalla sua
famiglia. Questo vale anche in ambito ecclesiale e a prescindere dai miti e strutture
organizzati per dare consistenza sociale a una Chiesa. L’esempio di Francesco d’Assisi
lo dimostra in modo eclatante.
Una società
persiste
nella misura e nel modo in cui è inscenata. Questo può generare una certa
angoscia (anche se in genere non ci si pensa e si confida che tutto vada come
prima ad ogni risveglio) e allora si costruiscono miti di persistenza sociale per lenirla.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente
papa – Roma, Monte Sacro - Valli