INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

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sabato 21 settembre 2024

Cattolicesimo democratico 17 Democrazia e mercato: correggere le leggi di natura

 

Cattolicesimo democratico 17

Democrazia e mercato: correggere le leggi di natura

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Nota: utilizzo il servizio di AI [artificial intelligence = intelligenza artificiale]  di OpenAI, al quale sono abbonato, per rendere più veloce l’elaborazione di contenuti. Come avverte il gestore del servizio, l’AI di ChatGPT di OpenAI, che è un sistema di ricerca, elaborazione e generazione  di testi molto evoluto in grado di colloquiare con l’utente, può talvolta generare risposte non corrette. Sono ciò che gli specialisti definiscono “allucinazioni” del sistema, analoghe a quelle vissute anche dalle menti umane. Gli utenti sono quindi invitati a verificare la correttezza delle risposte. In genere interrogo l’AI in materie in cui ho almeno un’informazione di base. Dove le risposte prodotte presentano evidenti incongruenze, ne verifico la correttezza, innanzi tutto utilizzando la stessa AI che è in grado di svolgere bene questo controllo, e poi servendomi di altre fonti, principalmente l’enciclopedia Treccani on line. Personalmente ho studiato e pratico il diritto italiano, complesso di materie in cui ho un’informazione più completa per ragioni professionali. Invito tuttavia i lettori a svolgere un lavoro analogo, approfondendo, sia quanto alle risposte generate dall’AI che trascrivo sia in genere quanto a tutto ciò che scrivo, perché, come ho osservato, anche la mente umana incontra gli stessi problemi di quella non umana, la cui architettura funzionale è modellata sulla prima. Il testo tra parentesi quadre che inserisco nella trascrizione della risposta generata dall’AI contiene mie correzioni basate su altre fonti. Le correzioni generate dalla stessa AI a seguito di mie richieste di verifica sono invece inserite nel testo senza evidenziazione.

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  Perciò io vi dico: non preoccupatevi troppo del mangiare e del bere che vi servono per vivere, o dei vestiti che vi servono per coprirvi.     Non è forse vero che la vita è più importante del cibo e il corpo è più importante del vestito?

 Guardate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non raccolgono e non mettono il raccolto nei granai. Eppure il Padre vostro che è in cielo li nutre! Ebbene, voi non valete forse più di loro?

 E chi di voi con tutte le sue preoccupazioni può vivere un giorno più di quel che è stabilito?

 Anche per i vestiti, perché vi preoccupate tanto? Guardate come crescono i fiori dei campi: non lavorano, non si fanno vestiti. Eppure vi assicuro che nemmeno Salomone, con tutta la sua ricchezza, ha mai avuto un vestito così bello! Se dunque Dio rende così belli i fiori dei campi che oggi ci sono e il giorno dopo vengono bruciati, a maggior ragione procurerà un vestito a voi, gente di poca fede!

 Dunque, non state a preoccuparvi troppo, dicendo: “Che cosa mangeremo?, che cosa berremo?, come ci vestiremo?”. Sono gli altri, quelli che non conoscono Dio, a cercare sempre tutte queste cose. Il Padre vostro che è in cielo sa che avete bisogno di tutte queste cose.

[Mt 6,25-31 – versione TILC]

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  La democrazia  dell’Unione Europea contemporanea è un sistema politico molto evoluto che ha pochissimo a che fare con le democrazie dell’antichità, in particolare con quella ateniese e con quella dei romani, basate su legami tribali, e molto a che fare con lo sviluppo del mercato  come istituzione fondamentale dell’economia capitalista nell’età contemporanea.

  La dottrina sociale cattolica è profondamente diffidente verso democrazia, mercato e capitalismo. La ragione fondamentale è nei principi libertari che implicano. Ma il pregiudizio è agganciato a un certo pessimismo evangelico rispetto agli affari sociali, a favore dell’idea che le cose, lasciate a sé stesse vadano a posto da sole per virtù provvidenziale. Esso risente della diffidenza degli antichi autori biblici verso l’esperienza delle istituzioni cittadine loro contemporanee.

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Gli scritti dell’antico testamento furono composti nell’antico oriente. Gli uomini di queste aree geografiche non dovevano vedersela con foreste impenetrabili o con lunghi e nevosi mesi invernali come per esempio i popoli germanici. I fatti raccontanti nella bibbia sono spesso avvenuti nella solitudine del deserto, su incerti sentieri percorsi da carovane, nella ricerca di un posto dove accamparsi. Si lottava aspramente per una cisterna d’acqua oppure per una pastura. I pericoli per la vita provenivano ora da inondazioni catastrofiche, ora dal caldo e dalla siccità.

  Contemporanea al nomadismo e al semi-nomadismo si sviluppava la cultura urbana antico-orientale che si esprimeva in un benessere esagerato e nel lusso. I pastori e i nomadi si sentivano inferiori nei confronti degli abitanti delle città, che approfittavano  di loro spesso e volentieri negli affari, cosicché la città divenne l’immagine della cattiveria in contrapposizione alla vita nel clan e sotto le tende, basata sulla fedeltà e sulla fiducia, sulla giustizia e la sicurezza.

[da Alfred Läpple, Dalla Bibbia alla catechesi. 1.Antico Testamento. Dagli inizi fini a re Salomone, EDB 1975]

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  Ho riportato sopra un brano del Vangelo secondo Matteo che è molto noto e che presenta le dinamiche naturali in modo piuttosto irrealistico, e ciò mi apparve chiaro fin da ragazzo.  Trascorrevo lunghe vacanze in campagna e mi appariva evidente che la vita di animali e piante era una estenuante lotta per la sopravvivenza. A scuola poi mi venne spiegata la catena alimentare [La catena alimentare è una sequenza lineare di organismi attraverso i quali l'energia e le sostanze nutritive vengono trasferite, iniziando dai produttori (piante) e passando per i vari livelli di consumatori (erbivori, carnivori), fino ai decompositori che riciclano la materia nell'ecosistema- ChatGPT 21-9-24], che è fondamentale per la vita sulla Terra. La visione evangelica manifestata nel testo che ho citato è finalizzata all’etica individuale, non alla costruzione e governo delle società, ma in genere non se ne ha consapevolezza e così ci si abbandona ad una visione estatica  anche delle cose della politica.

  Nella Bibbia, nel libro della Genesi, nel nostro Antico Testamento, troviamo anche un'altra visione, raccontata nel quadro della biografia del patriarca Giuseppe [Giuseppe, nel libro della Genesi della Bibbia, è il figlio di Giacobbe (chiamato anche Israele) e Rachele, ed è uno dei principali patriarchi della storia biblica. È noto per essere stato il favorito del padre, il che suscitò l'invidia dei suoi fratelli. Essi lo vendettero come schiavo a dei mercanti che lo portarono in Egitto]:

 

 Passarono due lunghi anni e anche il faraone ebbe un sogno: si trovava sulla riva del Nilo e vide uscire dal fiume sette vacche belle, molto grasse, che mangiavano l’erba della riva. Improvvisamente dietro di loro uscirono dal fiume altre sette vacche, brutte e terribilmente magre, che si fermarono accanto alle prime sulla riva del Nilo. Le vacche magre divorarono le grasse. A questo punto il faraone si svegliò.

 Poi si riaddormentò e sognò di nuovo: Sette spighe belle, gonfie di grano, crescevano su un unico stelo. Dopo di loro spuntarono altre sette spighe, striminzite e rinsecchite a causa del vento del deserto. Le spighe esili ingoiarono le sette spighe grosse e gonfie. A questo punto il faraone si svegliò e si rese conto che era stato un sogno.

  Appena fu giorno il faraone, profondamente turbato, fece chiamare tutti gli indovini e i sapienti dell’Egitto e gli raccontò quello che aveva sognato. Ma nessuno fu in grado di dargliene una spiegazione. Allora intervenne il capo dei coppieri, responsabile della cantina del re. Disse: «Oggi devo per forza ricordare i miei errori. Un giorno Vostra Maestà era andato in collera contro i suoi servitori e mi aveva fatto rinchiudere nella casa del comandante delle guardie insieme al capo dei panettieri. In una stessa notte abbiamo fatto tutti e due un sogno con un significato particolare. In prigione con noi c’era un giovane schiavo ebreo, un servitore del capo delle guardie. Noi gli abbiamo raccontato i nostri sogni e lui ce li ha spiegati dando a ciascuno la giusta interpretazione. Infatti è accaduto esattamente quel che egli aveva previsto: io sono stato ristabilito nel mio incarico e l’altro è stato impiccato».

  Allora il faraone fece chiamare Giuseppe che fu immediatamente scarcerato. Si tagliò la barba, si cambiò i vestiti e si presentò al faraone che gli disse:

— Ho fatto un sogno, ma nessuno sa darmene la spiegazione. Ho sentito dire che tu sei capace di interpretare i sogni non appena te li raccontano.

16Giuseppe rispose:

— Non io, ma Dio stesso darà a Vostra Maestà una spiegazione favorevole.

Il faraone disse a Giuseppe: «Nel mio sogno stavo sulla riva del Nilo. Vidi uscire dal fiume sette vacche belle, molto grasse, che mangiavano l’erba della riva. Improvvisamente dal fiume salirono dietro di loro altre sette vacche, ma così magre e brutte che in Egitto non ne ho mai visto di uguali. Queste ultime divorarono le prime sette, quelle belle e grasse. Ma sebbene le avessero ingoiate non si vedeva affatto: il loro aspetto era brutto come prima. A questo punto mi sono svegliato.

«Poi sognai di nuovo: Vidi sette spighe belle, gonfie di grano, che crescevano su di un unico stelo. Ma dietro di loro spuntarono altre sette spighe esili e striminzite, rinsecchite a causa del vento del deserto.  Queste ultime inghiottirono le sette spighe belle. Ho già raccontato tutti questi sogni agli indovini, ma nessuno è stato capace di spiegarmeli».

  Giuseppe disse: «I due sogni hanno lo stesso significato. Con essi il Signore vi fa sapere quello che sta per fare. Le sette vacche belle e le sette spighe belle rappresentano sette anni. Si tratta quindi di un unico sogno. Le sette vacche brutte e malconce e le sette spighe esili e riarse dal vento del deserto rappresentano anch’esse sette anni: sette anni di carestia. Proprio come ho detto prima, il Signore vi fa sapere quel che sta per fare. Nei prossimi sette anni vi sarà grande abbondanza in tutto l’Egitto. Poi seguiranno sette anni di carestia che cancelleranno in Egitto ogni ricordo dell’abbondanza precedente. La fame consumerà il paese e sarà così grande che non si saprà più che cos’è l’abbondanza. Il fatto che Vostra Maestà ha avuto un solo sogno ripetutosi in due modi diversi, significa che Dio ha preso una decisione irrevocabile e che egli sta per realizzarla. Perciò Vostra Maestà cerchi ora un uomo intelligente e saggio e gli conferisca autorità su tutto l’Egitto. Stabilisca inoltre funzionari incaricati di prelevare un quinto dei raccolti della terra durante i sette anni di abbondanza. I funzionari dovranno accumulare molti viveri durante le prossime annate buone. Mettano e conservino il grano nei magazzini del re per l’approvvigionamento futuro delle città. Così l’Egitto avrà provviste nei successivi sette anni di carestia e il paese non sarà distrutto dalla fame».

[Gen 41, 1-36 – versione TILC]

  Nelle dinamiche naturali, le popolazioni di animali e piante si espandono fino a che trovano cibo e un contesto ambientale favorevole e quando queste condizioni vengono a mancare iniziano a morire e possono estinguersi, come accadde ai dinosauri [I dinosauri erano un gruppo di rettili preistorici che dominarono la Terra durante il Mesozoico, un'era geologica suddivisa in tre periodi: il Triassico, il Giurassico e il Cretaceo, compresi tra circa 230 e 66 milioni di anni fa. Si distinguevano per una grande varietà di forme e dimensioni, da piccoli dinosauri simili a uccelli fino a giganteschi erbivori e carnivori.

I dinosauri si evolsero nel Triassico, fiorirono durante il Giurassico e raggiunsero il loro apice di diversificazione nel Cretaceo, prima di estinguersi alla fine di questo periodo, probabilmente a causa dell'impatto di un asteroide o di altri cambiamenti climatici catastrofici. Alcuni dinosauri camminavano su due zampe, altri su quattro, e molti di loro sono considerati antenati degli uccelli moderni. ChatGPT 21-9-24]. Nell’episodio della Genesi è descritta una strategia sociale per difendersi dalle dinamiche naturali, prevedendone il corso e istituendo un’amministrazione pubblica. Vi Vediamo anche il potere sacralizzato, quello del Faraone, e quello fondato sulla competenza, quello dell’uomo intelligente e saggio al quale, per tali sue qualità, secondo Giuseppe, doveva essere conferita autorità su tutto l’Egitto.

  A questo punto voglio ricordare che uno degli obiettivi fondamentali del cattolicesimo democratico, da Giuseppe Toniolo in poi [veneto, professore di economia all’Università di Pisa, 1845-1918, esponente del movimento della democrazia cristiana, precursore e poi attivista nell’Azione Cattolica, promotore della Federazione Universitaria Cattolica italiana, promotore delle Settimane sociali dei cattolici italiani], e in particolare nel magistero di Giovanni Battista Montini, è stato lo sforzo di acquisire una competenza nelle professioni, a partire da quelle universitarie, per essere quelle persone intelligenti e sagge alle quali il consenso popolare potesse affidare l’amministrazione pubblica.

 Il mercato è un’istituzione pubblica, in particolare nel mondo globalizzato dei nostri oggi, che è organizzata secondo sofisticate tecnologie. Anche il regime democratico si è fatto molto complesso ed  un’istituzione pubblica. Entrambi si basano sul contrasto di posizioni dominanti, sul rispetto della personalità individuale, anche sotto il profilo della sicurezza della proprietà privata, e sulla libertà dalla coercizione da abuso di potere.

 Economia di mercato e democrazia si integrano reciprocamente e la crisi dell’uno si riverbera nell’altro. Il principale fattore critico del sistema mercato\democrazia è nella disciplina legale della proprietà privata, perché le dinamiche di mercato del capitalismo contemporaneo portano ad un forte accentramento delle ricchezze, con conseguente formazione di posizioni dominanti che hanno sempre  anche un riflesso politico.

  La finalità di contrastare le posizioni dominanti richiede l’intervento pubblico regolatore che però, per la posizione di supremazia che comporta, tende a degenerare nell’abuso. Il regime democratico, con i principi della separazione dei poteri e dello stato di diritto, dovrebbe proporsi di mantenere nei limiti i regolatori pubblici.

  Contrastare le posizioni dominanti, alle quali sempre  consegue l’abuso di potere – e questa è la costante esperienza storica – significa correggere la legge di natura basata sulla forza.

 Il problema maggiore è quello di non consentire la sopraffazione della massa degli impossidenti, vale a dire le persone che non controllando produzione e commercio dipendono da altri per vivere. Nel lessico marxista sono detti proletari, tali denominati anche nella prima dottrina sociale contemporanea, espressa nell’enciclica Delle novità – Rerum novarum 1891, diffusa sotto l’autorità del papa Vincenzo Gioacchino Pecci, regnante tra i cattolici come Leone 13°[ https://www.vatican.va/content/leo-xiii/it/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_15051891_rerum-novarum.html ].

  L’esperienza  storica dell’Europa occidentale è che nelle democrazie liberali, basate sull’idea di libertà legata alla sicurezza della proprietà e dell’impresa privata come principale area di autonomia personale, gli impossidenti hanno avuto in genere la peggio, anche nel regime del suffragio universale, in cui tutte le persone adulte votano alle elezioni e ai referendum. Dagli anni ’30 i cristianesimi democratici hanno cercato di introdurre limiti costituzionali alle libertà di proprietà e di impresa fondati sull’utilità sociale e la funzione sociale, in quest’ultimo campo anche con misure per renderle più ampiamente accessibili. Questi correttivi delineano un sistema di democrazia popolare, che rimane democratico finché non si costituiscono posizioni dominanti, come invece avvenne nei regimi comunisti di tipo leninista nell’Europa orientale. In quest’ultima esperienza si ebbe la costituzione di un ceto dominante nelle burocrazie di partito e di stato nelle quali si era accentrato il controllo dispotico, vale a dire senza limiti efficaci, dell’economia e della vita politica. In tutti  i regimi comunisti di stampo leninista manifestatisi nel mondo a partire dalla rivoluzione russa del 1917 si è sempre  prodotto la costituzione di una tirannia accentrata su una singola persona e la strutturazione delle burocrazie pubbliche solo per cooptazione vale a dire per scelta da una posizione superiore.

  L’idea di affidare la realizzazione della giustizia sociale  ad un unico centro regolatore porta sempre  a questo risultato. Questa è l’esperienza storica costante e inequivocabile.

  La legge del potere, lo ripeto sempre, è questa: ogni potere che non trovi una valida resistenza in limiti legali effettivi o in moti sociali sufficientemente estesi sempre  abuserà.  Questo in particolare se si pensa di affidare, come è nell’attuale dottrina sociale, a un centro politico regolatore a livello mondiale la realizzazione della pace internazionale.

  Definiamo giustizia sociale  una condizione in cui nessuna persona e nessun gruppo debba sottomettersi ad abusi di potere, questi ultimi derivando sempre  da posizioni dominanti. La dottrina sociale, su basi bibliche, considera un sopruso il non retribuire secondo giustizia il lavoro dipendente: è addirittura uno di quei peccati che gridano (verso Dio)

 

  Non defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nella tua terra, nelle tue città. Gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e a quello aspira. Così egli non griderà contro di te al Signore e tu non sarai in peccato.

[Dal libro del Deuteronomio, capitolo 24, versetti 14 e 15 – Dt 24, 14-15]

 

   La giustizia  qui  è intesa in primo luogo come giustizia commutativa, che richiede una proporzione tra le prestazioni in un rapporto contrattuale. Ma anche come giustizia partecipativa, con rilevanza principalmente politica, che significa che una persona non deve essere, complessivamente, esclusa dal benessere sociale, il che, lasciando a loro stesse le dinamiche di mercato non si riesce a ottenere perché sempre  vi è chi, per vari motivi, non può partecipare al mercato o non può conseguire dal mercato ciò che consente di partecipare a quel benessere.

  Il mercato è l’istituzione sociale che consente la divisione del lavoro e quindi la maggiore efficienza nella produzione  e  nel commercio. Ciò deriva dall’esperienza storica sicura. Tuttavia un mercato in cui si manifestano posizioni dominanti non validamente contrastate degenera, con conseguenze anche politiche. E’ la storia dei nostri tempi.

  Nonostante in Italia ci si lamenti della denatalità, nel mondo non ci sono mai stati tante persone della specie Homo sapiens: hanno superato gli otto miliardi. Nel contempo regioni che negli anni Sessanta venivano considerate Terzo mondo (il primo era quello capitalista, il secondo quello comunista) sono uscite dal sottosviluppo.

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Ricerca ChatGPT 21-9-24

Il termine "Terzo mondo" fu coniato durante la Guerra Fredda per indicare quei Paesi che non facevano parte né del blocco capitalista occidentale (guidato dagli Stati Uniti, noto come "Primo mondo") né del blocco comunista orientale (guidato dall'Unione Sovietica, noto come "Secondo mondo").

Origini del termine:

·         Origine storica: Il concetto di "Terzo mondo" fu introdotto per la prima volta dal demografo e economista francese Alfred Sauvy nel 1952, che lo usò per descrivere quelle nazioni che non erano allineate né con l'Occidente né con l'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Sauvy paragonò queste nazioni ai membri del Terzo Stato francese prima della Rivoluzione Francese, cioè quelle masse popolari escluse dai poteri dominanti.

Caratteristiche del "Terzo mondo":

1.  Paesi non allineati: Molti dei Paesi del cosiddetto "Terzo mondo" erano ex colonie che cercavano di trovare la loro strada politica ed economica in un mondo dominato dalle due superpotenze.

2.  Sottosviluppo economico: Questi Paesi erano generalmente caratterizzati da bassi livelli di industrializzazione, alti tassi di povertà e una forte dipendenza economica dalle nazioni più ricche.

3.  Neutralità politica: Alcuni di questi Paesi, come quelli che facevano parte del Movimento dei Paesi Non Allineati (come l'India, l'Egitto e la Jugoslavia), cercarono di mantenere una posizione di neutralità rispetto alle tensioni della Guerra Fredda.

Evoluzione e critica del termine:

Con il tempo, il termine "Terzo mondo" è stato criticato per il suo carattere riduttivo e gerarchico, implicando una suddivisione del mondo basata su disuguaglianze economiche e sociali. Dagli anni '90 in poi, si è preferito parlare di "Paesi in via di sviluppo" o "Paesi del Sud globale", termini ritenuti più rispettosi e meno divisivi. Tuttavia, il termine "Terzo mondo" resta legato a un'epoca storica specifica e riflette le dinamiche geopolitiche della Guerra Fredda​.

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  Le economie mondiali, condotte secondo i principi dell’economia di mercato capitalistica, si sono integrate, in quella che chiamiamo globalizzazione, per la quale, ad esempio, gran parte delle cose di uso comune in casa sono prodotte nella Cina popolare (un regime di capitalismo\comunista di tipo leninista-maoista nella versione secondo Deng Xiaoping (1904-1997) e l’attuale presidente Xi Jinping).

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Ricerca ChatGPT di OpenAI 21-9-24

Deng Xiaoping non ricoprì mai formalmente il titolo di "Presidente" o "Segretario Generale" del Partito Comunista Cinese, ma esercitò un'enorme influenza e potere nelle sue varie posizioni chiave. La sua carica formale più alta fu quella di Presidente della Commissione Militare Centrale del Partito Comunista Cinese, che mantenne dal 1981 al 1989.

Altre cariche importanti ricoperte da Deng:

1.  Vice Primo Ministro: Deng fu Vice Primo Ministro della Repubblica Popolare Cinese dal 1977 al 1980, durante la fase di avvio delle riforme economiche.

2.  Segretario Generale del Partito Comunista Cinese: Anche se per un periodo limitato negli anni '50, Deng ricoprì il ruolo di Segretario Generale del PCC, una delle posizioni chiave del partito.

3.  Presidente della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CPPCC): Questa posizione fu un ulteriore ruolo di prestigio all'interno dell'apparato statale cinese.

Tuttavia, più che dalle cariche formali, il potere di Deng derivava dalla sua influenza politica all'interno del Partito Comunista e dalla sua capacità di riorganizzare l'economia e la società cinese. Egli è spesso ricordato come il leader più potente della Cina dagli anni '70 agli anni '90, nonostante non avesse mai detenuto il titolo formale di capo di stato o di governo.

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  Correggere le spietate leggi di natura mediante le istituzioni democratiche e quelle di mercato, contrastando posizioni dominanti, porta a quella condizione che definiamo di pace, intesa in senso politico, vale a dire quel regime interno e internazionale nel quale prevalgono dinamiche collaborative e la violenza pubblica e privata è ridotta a livelli minimi. Questo, paradossalmente, richiede il manifestarsi nelle società di forze che esprimano una valida resistenza alle posizioni dominanti, in mancanza delle quali le regole formali che si riesca comunque a deliberare rimangono del tutto o quasi del tutto inefficaci. La persone che è pacificista, perché vuole agire per produrre o mantenere una condizione politica di pace, non deve quindi essere pacifica, ma essere disposta alla lotta, che, anche se condotta con metodi nonviolenti, rimane sempre lotta.

  Spesso si sente dire che la pace consegue alla giustizia, ma l’esperienza storica non conforta in questo. Anzi, perseguire la giustizia  è la via sicura per distruggere la pace. Questo perché in questo contesto per giustizia  si intende sempre il riconoscimento da parte dell’avversario di quelle che ciascuna fazione considera le sue ragioni. Per ralizzare la pace occorre volerla e trattarla.

  La pace nelle società umane la pace, quindi, non consegue mai a una giustizia  di quel genere, ad esempio a vedersi riconosciuto il diritto ad una porzione di territorio che si accampa con varie ragioni (anche mitiche come accade in Palestina), ma a una situazione per cui le parti decidano  di cessare il conflitto o di non iniziarlo, mantenendo una qualche propria integrità (la soppressione di una delle due parti non è pace). Quindi la guerra finisce sempre  quando si decide di trattare la pace e poi si riesce a concluderla.

  La pace, come la democrazia, è sempre instabile, ma quanto alla pace questo non le è funzionale, mentre lo è per la democrazia. Dipende dagli assetti sociali e, in particolare, dal non manifestarsi una valida resistenza a una certa condizione di pace che è stata convenuta. Mantenendo l’efficacia di un regime democratico, quindi anche contrastando le posizioni dominanti che possono aver determinato una certa condizione di pace, fisiologicamente si dovrebbero ridurre le situazioni avvertite come ingiuste, quindi con il consolidamento della situazione di pace che può portare a rinegoziarla. E’ appunto ciò che è accaduto con la costruzione dell’Unione Europea che ha prodotto la permeabilità dei confini interni per difendere i quali, quand’erano anche frontiere, ci si  era combattuti in conflitti stragisti.

  Di seguito incollo alcune ricerche mediante ChatGPG di OpenAI con sintesi sui temi che ho trattato.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

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Ricerche mediante ChatGPT di OpenAI del 19-21 SETT24

 

Democrazia e mercato

Il **mercato** è il luogo fisico o virtuale in cui acquirenti e venditori si incontrano per scambiare beni, servizi o risorse economiche, determinando prezzi attraverso l'interazione tra domanda e offerta. Può riferirsi sia a uno spazio concreto (come un mercato locale) che a un concetto più ampio (mercato finanziario o globale).

La **democrazia** è un sistema di governo in cui il potere è esercitato direttamente o indirettamente dal popolo, attraverso il voto e la partecipazione attiva dei cittadini, con l'obiettivo di garantire libertà, uguaglianza e rappresentanza politica.

1. Generalità. Il rapporto tra "democrazia" e "mercato" è complesso e articolato, con numerose intersezioni che riguardano aspetti politici, economici e sociali. Ecco alcuni punti chiave che possono essere esplorati per analizzare i collegamenti tra questi due concetti:

### 1.1 **Libertà individuale e scelte economiche**

- **Democrazia**: Il principio democratico si basa sul diritto di ogni cittadino di partecipare attivamente alle decisioni politiche, scegliendo i propri rappresentanti e influenzando le politiche pubbliche. La democrazia, quindi, promuove la libertà individuale e la partecipazione.

- **Mercato**: Il mercato, in un sistema economico liberale, offre agli individui la libertà di fare scelte economiche, acquistare beni e servizi e decidere come investire il proprio denaro. La competizione e la libertà di scambio sono elementi centrali del mercato.

 

Entrambi i sistemi si basano sul concetto di **libertà individuale**: la democrazia nei termini della libertà politica e il mercato nei termini della libertà economica.

### 1.2. **Pluralismo e competizione**

- **Democrazia**: Nelle democrazie, il pluralismo politico è essenziale. La competizione tra partiti politici o candidati permette agli elettori di avere una scelta tra diverse alternative. La possibilità di cambiare leader e politiche è un aspetto fondamentale della democrazia.

- **Mercato**: Anche il mercato si basa sulla competizione tra aziende, che cercano di offrire i prodotti e i servizi migliori al prezzo più conveniente. La concorrenza è vista come un meccanismo per migliorare l'efficienza, l'innovazione e la qualità.

 

Il **pluralismo** politico trova un parallelo nella **competizione** economica, in quanto entrambi i sistemi incoraggiano la diversità e l’alternativa come mezzi per raggiungere obiettivi migliori.

### 1.3. **Stato di diritto e regole del mercato**

- **Democrazia**: Nella maggior parte delle democrazie, lo stato di diritto garantisce che le regole e i diritti siano applicati in modo imparziale. Questo crea stabilità e prevedibilità nelle decisioni politiche e giuridiche.

- **Mercato**: Il mercato funziona meglio quando esiste un quadro legale che garantisce la proprietà privata, protegge i contratti e regola i comportamenti economici. Uno stato di diritto forte è essenziale per il buon funzionamento del mercato.

In questo senso, il **rispetto delle regole** è un punto d’incontro fondamentale tra democrazia e mercato, poiché entrambi i sistemi richiedono un insieme di norme chiare per operare in modo equo ed efficiente.

### 4. **Intervento dello Stato**

- **Democrazia**: Le democrazie possono legittimare l'intervento statale nell'economia, specialmente quando il libero mercato da solo non riesce a garantire giustizia sociale o benessere diffuso. La regolamentazione economica e le politiche di welfare sono esempi di interventi democratici per correggere le disuguaglianze o le inefficienze del mercato.

- **Mercato**: Il mercato, in linea teorica, tende a regolare l'offerta e la domanda autonomamente. Tuttavia, anche i più accaniti sostenitori del libero mercato riconoscono che un certo grado di regolamentazione statale è necessario per correggere i fallimenti del mercato, come i monopoli, le esternalità negative e la protezione dei diritti dei consumatori.

Questo crea un **equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale**, in cui la democrazia stabilisce i limiti e le regole del gioco del mercato.

 

### 1.5. **Legittimità e consenso**

- **Democrazia**: Nelle democrazie, il potere politico si basa sul consenso popolare e sulla legittimità acquisita attraverso elezioni libere e trasparenti. Il governo deve rispondere alle esigenze e alle richieste dei cittadini per mantenere la sua legittimità.

- **Mercato**: Anche nel mercato, il successo di un’azienda o di un prodotto dipende dal consenso dei consumatori. Le scelte dei consumatori determinano la domanda, e solo le aziende che soddisfano tale domanda in modo efficace possono prosperare.

Sia la democrazia che il mercato si basano quindi sul **consenso e sulla legittimazione**, anche se in forme diverse: una attraverso la partecipazione politica e l'altra attraverso la partecipazione economica.

### 1.6. **Disuguaglianze e conflitti**

- **Democrazia**: Le democrazie cercano di bilanciare il potere economico e politico, garantendo che le disuguaglianze non portino a una concentrazione eccessiva del potere politico in mano a pochi.

- **Mercato**: Il mercato tende a generare disuguaglianze economiche, poiché non tutti hanno le stesse risorse o capacità per competere in modo equo.

In questo contesto, la democrazia può fungere da **correttivo** per i fallimenti del mercato, cercando di mitigare gli effetti delle disuguaglianze economiche attraverso politiche redistributive o di welfare.

### 1.7. **Globalizzazione e governance democratica**

- **Democrazia**: Con la globalizzazione, le democrazie nazionali devono affrontare nuove sfide, poiché le decisioni economiche vengono sempre più spesso prese a livello globale o sovranazionale.

- **Mercato**: I mercati sono diventati globali, e le aziende spesso operano in contesti internazionali dove le regole e le normative nazionali non si applicano in modo uniforme.

 

La **globalizzazione** ha creato una nuova dinamica tra democrazia e mercato, in cui le decisioni economiche globali possono influenzare le politiche democratiche locali.

### Conclusione

In sintesi, democrazia e mercato sono concetti interconnessi che si influenzano reciprocamente. Mentre la democrazia promuove la partecipazione e la giustizia sociale, il mercato promuove l’efficienza e l’innovazione attraverso la competizione. Tuttavia, le tensioni tra i due possono emergere, specialmente quando il mercato genera disuguaglianze o quando la politica cerca di regolamentare troppo l'economia. Raggiungere un equilibrio tra queste forze è una delle sfide centrali per le società moderne.

2. Capitalismo. Il **capitalismo** è un sistema economico caratterizzato dalla proprietà privata dei mezzi di produzione e dalla produzione di beni e servizi per il profitto. Questo sistema si è sviluppato gradualmente nel corso dei secoli, passando attraverso diverse fasi e subendo trasformazioni significative in risposta ai cambiamenti sociali, politici e tecnologici. Di seguito, fornisco una panoramica dello sviluppo storico del capitalismo e dei suoi principi fondamentali.

### Sviluppo Storico del Capitalismo

#### 2.1. **Origini nel tardo Medioevo (XII-XV secolo)**

Il capitalismo ha radici che affondano nel tardo Medioevo, quando si svilupparono le prime forme di commercio e finanza internazionale nelle città europee. Le città italiane come Venezia, Genova e Firenze furono centri di commercio che stabilirono pratiche commerciali moderne come l’uso delle lettere di credito e la contabilizzazione doppia. In questo periodo, si formò una **proto-economia di mercato**, basata sul commercio e sulla produzione artigianale.

#### 2.2. **Capitalismo mercantile (XV-XVIII secolo)**

Il **capitalismo mercantile** è la prima fase ufficiale del capitalismo. Si sviluppò durante l’epoca delle grandi esplorazioni (XV-XVII secolo) e del colonialismo. Stati come Spagna, Portogallo, Olanda e Inghilterra fondarono imperi commerciali globali, stabilendo colonie e reti commerciali che alimentavano l’accumulo di capitale attraverso il commercio di beni come spezie, tessuti e metalli preziosi. Il capitale accumulato dai mercanti e dalle compagnie commerciali, come la Compagnia delle Indie Orientali, fu investito per incrementare la produzione e il commercio, ponendo le basi per la successiva industrializzazione.

Principi:

- Commercio internazionale.

- Accumulo di ricchezza tramite il controllo delle risorse coloniali.

- Interventismo statale per proteggere gli interessi commerciali nazionali.

#### 2.3. **Capitalismo industriale (XVIII-XIX secolo)**

La **Rivoluzione Industriale** (XVIII secolo) segnò una svolta cruciale per il capitalismo. Con l'introduzione delle macchine a vapore e delle nuove tecnologie, la produzione passò dall'artigianato alla produzione su vasta scala. Nascono le **fabbriche**, dove i lavoratori salariati producono beni in grandi quantità, e si sviluppano industrie come quella tessile e siderurgica.

In questo periodo, il capitalismo industriale fu caratterizzato da:

- **Divisione del lavoro**: Ogni lavoratore svolgeva compiti specifici per massimizzare la produzione.

- **Accumulo di capitale**: I proprietari delle fabbriche (capitalisti) investivano nel miglioramento delle macchine e delle tecnologie per aumentare i profitti.

- **Urbanizzazione**: Le città si espandevano rapidamente poiché i lavoratori si trasferivano nelle aree industriali per cercare impiego.

- **Libero mercato**: La concorrenza tra imprese divenne uno dei motori principali della crescita economica.

#### 2.4. **Capitalismo avanzato e globalizzazione (XX-XXI secolo)**

Nel XX secolo, il capitalismo ha subito ulteriori trasformazioni, specialmente con l’espansione dei mercati finanziari e la **globalizzazione**. Dopo la Seconda guerra mondiale, con la crescita economica degli Stati Uniti e l'affermazione del neoliberismo negli anni '70 e '80, il capitalismo ha assunto una dimensione globale, grazie alle tecnologie di comunicazione, alla liberalizzazione dei mercati e alla crescita delle multinazionali.

 

Caratteristiche:

- **Capitalismo finanziario**: I mercati finanziari e le banche diventano centrali nell’economia globale, con una crescente separazione tra proprietà e gestione delle imprese.

- **Globalizzazione economica**: Le economie nazionali diventano sempre più integrate attraverso il commercio internazionale e gli investimenti stranieri diretti.

- **Neoliberismo**: Un’ideologia economica che promuove il libero mercato, la riduzione dell’intervento statale e la privatizzazione delle imprese pubbliche.

### Principi Fondamentali del Capitalismo

a. **Proprietà privata**

   - Il capitale e i mezzi di produzione (terra, fabbriche, risorse) sono posseduti da individui o imprese private. La proprietà privata è la pietra angolare del capitalismo, che permette ai proprietari di accumulare ricchezza e utilizzarla per produrre beni e servizi.

b. **Libero mercato e concorrenza**

   - Il capitalismo si basa sull’idea che i mercati debbano essere liberi di regolare domanda e offerta senza interventi esterni. La concorrenza tra le imprese è fondamentale per migliorare l’efficienza, l’innovazione e per mantenere bassi i prezzi.

c. **Accumulazione di capitale**

   - L'accumulazione di capitale è essenziale nel capitalismo. I profitti ottenuti dalla produzione o dal commercio vengono reinvestiti per aumentare ulteriormente la produzione o per espandere l'impresa. Questo circolo di accumulazione è alla base della crescita economica.

d. **Lavoro salariato**

   - Nel capitalismo, la maggior parte delle persone vende la propria forza lavoro in cambio di un salario. Il lavoro salariato è organizzato all'interno delle imprese, che assumono lavoratori per produrre beni e servizi. I profitti derivano dalla differenza tra il valore generato dai lavoratori e i salari pagati loro.

e. **Sistema di prezzi e domanda e offerta**

   - I prezzi dei beni e dei servizi sono determinati dall’interazione tra domanda e offerta. Se un bene è scarso e la domanda è alta, il prezzo aumenta; se l’offerta è abbondante e la domanda è bassa, il prezzo diminuisce. Questo meccanismo di mercato è visto come uno strumento efficiente per allocare le risorse.

f. **Profitto come incentivo principale**

   - L’obiettivo delle imprese capitalistiche è il profitto. Le decisioni economiche – cosa produrre, come produrre e per chi produrre – sono prese in funzione della massimizzazione del profitto.

g. **Interventismo statale limitato**

   - Il capitalismo classico, ispirato alle idee di Adam Smith, propone un intervento statale minimo nell’economia, lasciando che i mercati si autoregolino. Tuttavia, nella pratica, molti stati capitalisti hanno adottato forme di **capitalismo misto**, dove lo Stato interviene per regolare i mercati, proteggere i consumatori e i lavoratori, e fornire servizi pubblici essenziali.

h. **Innovazione e distruzione creatrice**

   - Uno dei motori principali del capitalismo è l'innovazione tecnologica. Come sottolineato da Joseph Schumpeter, il capitalismo è un processo di "distruzione creatrice", dove nuove tecnologie e innovazioni rimpiazzano le vecchie, creando nuove opportunità economiche ma distruggendo settori obsoleti.

### Conclusione

Il capitalismo è un sistema economico dinamico che si è evoluto nel corso della storia, adattandosi ai cambiamenti sociali, tecnologici e politici. I suoi principi fondamentali di proprietà privata, libero mercato, accumulazione di capitale e profitto come incentivo principale continuano a essere alla base del funzionamento delle economie contemporanee. Tuttavia, il capitalismo ha anche sollevato numerose questioni riguardanti la disuguaglianza, lo sfruttamento e l'ambiente, portando a dibattiti e riforme che ne hanno modellato l'evoluzione fino ai giorni nostri.

[3. Democrazia e mercato nel pensiero. Di seguito si sintetizza il pensiero di alcuni autori che hanno sviluppato riflessioni sulle relazioni tra democrazia e mercato]

3.a. Adam Smith [1723-1790], filosofo ed economista scozzese, è noto come il padre del liberalismo economico e autore dell’opera fondamentale *La ricchezza delle nazioni* (1776). Sebbene non abbia trattato direttamente il tema della "democrazia" come la intendiamo oggi, il suo pensiero fornisce una base per comprendere le relazioni tra **mercato** e **democrazia**, in quanto è strettamente legato al concetto di libertà individuale, che è centrale sia nel capitalismo che nei sistemi politici democratici.

### 3.a.1. **Il mercato come espressione della libertà individuale**

Per Smith, il mercato è un meccanismo naturale di interazione tra individui liberi, che operano secondo il proprio interesse personale. Egli sostiene che, lasciati liberi di perseguire il proprio interesse economico, gli individui contribuiscono inavvertitamente al bene comune. Questo principio è noto come la teoria della **mano invisibile**. Secondo Smith, il mercato, attraverso la competizione e l’interazione tra domanda e offerta, riesce a distribuire le risorse in modo efficiente e a promuovere la crescita economica.

In questo contesto, la relazione tra **mercato** e **democrazia** può essere letta attraverso la lente della libertà individuale: così come nel mercato gli individui sono liberi di scegliere come impiegare il loro tempo, denaro e lavoro, in una democrazia gli individui sono liberi di scegliere i propri rappresentanti e influenzare il processo politico. Entrambi i sistemi si basano sull’idea che le decisioni individuali contribuiscano al miglioramento generale della società.

 

### 3.a.2. **Ruolo limitato dello Stato**

Smith è stato uno dei primi a promuovere il concetto di **laissez-faire**, secondo cui l’intervento dello Stato nell’economia dovrebbe essere minimo. Lo Stato dovrebbe avere tre compiti principali: garantire la difesa nazionale, mantenere l’ordine pubblico e amministrare la giustizia, e costruire e mantenere infrastrutture e servizi pubblici che il settore privato non può fornire efficacemente (come strade, ponti e scuole). Questo concetto riflette l’idea che tanto nell’economia quanto nel governo, l’ingerenza statale dovrebbe essere ridotta, poiché le forze del mercato e le scelte individuali sono più efficienti nel garantire prosperità e libertà.

Sebbene Smith non abbia esplicitamente difeso la democrazia politica, il suo pensiero economico si allinea con l'idea di **autonomia individuale**, che è fondamentale anche per la democrazia. Un mercato libero, in cui lo Stato interviene solo per garantire le regole del gioco e correggere alcuni fallimenti, consente agli individui di esercitare il proprio diritto alla scelta economica. In modo simile, un sistema politico democratico consente ai cittadini di partecipare e influenzare le decisioni collettive.

### 3.a.3. **Equilibrio tra libertà e giustizia**

Smith riconosce che il mercato da solo non garantisce automaticamente l’equità sociale e la giustizia. Infatti, egli è consapevole che il capitalismo può generare disuguaglianze e ingiustizie. Per questo motivo, pur sostenendo il libero mercato, riconosce la necessità di un certo grado di **regolamentazione** e intervento statale per garantire che i diritti e le libertà degli individui siano protetti. Nella sua visione, il governo ha un ruolo nel prevenire i **monopoli** e nel garantire che il mercato rimanga competitivo.

Questo punto si avvicina alla democrazia liberale moderna, dove il governo non solo garantisce la libertà individuale, ma anche la **giustizia sociale** attraverso la creazione di istituzioni che limitano l'accumulazione eccessiva di potere economico. La protezione dei più deboli e la regolamentazione del mercato per evitare abusi sono parte del compito dello Stato in una società libera e giusta.

###3.a.4. **L’interesse personale e il bene comune**

Uno dei concetti centrali del pensiero di Smith è che, attraverso la ricerca del proprio **interesse personale**, gli individui contribuiscono anche, involontariamente, al bene della società. Questa idea è fondamentale per comprendere il rapporto tra **mercato** e **democrazia** nel pensiero di Smith. In una democrazia, come in un mercato, gli individui sono motivati a perseguire i propri interessi, ma il risultato di queste scelte individuali contribuisce al miglioramento collettivo.

Smith vede il mercato come uno strumento di **coordinamento sociale**, che permette alle persone di agire in modo indipendente, ma in un contesto che produce benefici per tutti. Allo stesso modo, una democrazia liberale permette agli individui di partecipare attivamente al processo politico, dove i loro interessi individuali si combinano per creare decisioni che promuovono il bene comune.

### 3.a.5. **La critica ai mercanti e ai monopolisti**

Smith, pur difendendo il mercato libero, è critico nei confronti dei **mercanti** e delle grandi imprese che cercano di manipolare il mercato per i propri interessi. Egli avverte che le grandi corporazioni, se non adeguatamente regolamentate, potrebbero colludere per formare **monopoli** o influenzare il governo per ottenere trattamenti favorevoli, minando la concorrenza e danneggiando il bene comune. Questo tema è importante per comprendere le relazioni tra **mercato** e **democrazia**: Smith teme che il potere economico concentrato possa corrompere il processo democratico.

Nella sua visione, la libertà economica e politica devono essere bilanciate, e il governo deve impedire che interessi economici potenti prevalgano sulle scelte collettive. Questo punto è in linea con il principio democratico di uguaglianza, in cui ogni individuo deve avere pari opportunità di partecipare all’economia e alla politica, senza essere schiacciato dai grandi poteri economici.

 

### 3.a.6. **Educazione e moralità**

Infine, Smith sottolinea l'importanza dell'**educazione** e della **moralità** per il buon funzionamento della società. Sebbene il mercato sia efficiente nell’allocazione delle risorse, la crescita economica deve essere accompagnata da una società moralmente sana e ben istruita. In questo senso, Smith vede il ruolo dello Stato anche nell’educazione, per garantire che i cittadini abbiano gli strumenti per partecipare sia all’economia che alla politica in modo informato e responsabile.

### Conclusione

Adam Smith vede il **mercato** come un sistema che promuove la libertà individuale e il bene comune attraverso la concorrenza e la ricerca dell’interesse personale. Anche se non si concentra direttamente sulla **democrazia**, il suo pensiero economico fornisce una base teorica per collegare libertà economica e libertà politica. La visione di Smith su un governo limitato, che garantisce la giustizia e impedisce monopoli, è compatibile con l’idea di una **democrazia liberale**, dove i cittadini sono liberi di partecipare sia al mercato che al processo politico, con uno Stato che agisce come garante della libertà e della giustizia sociale.

3.b) Illuminismo europeo [Settecento]

Durante l'Illuminismo, filosofi e pensatori cominciarono a riflettere intensamente sul rapporto tra "democrazia" e "mercato", gettando le basi teoriche per il pensiero economico e politico moderno.

3.b.1. **Democrazia**:

   L'Illuminismo vide il consolidamento dell'idea che il potere dovesse derivare dal popolo, e non da una monarchia o da un'elite aristocratica. Pensatori come John Locke, Montesquieu e Rousseau svilupparono idee su come le istituzioni politiche democratiche dovessero proteggere i diritti naturali degli individui (vita, libertà, proprietà) e garantire una partecipazione pubblica nel governo.

  

   - **John Locke**[inglese, 1632-1704]: Locke, in particolare, sosteneva che il governo dovesse essere basato sul consenso dei governati e che i cittadini avessero il diritto di ribellarsi contro i governi tirannici.

   - **Jean-Jacques Rousseau**[francese, 1712-1778]: Rousseau, invece, promuoveva il concetto di "volontà generale", secondo cui la democrazia dovrebbe essere espressione della volontà collettiva del popolo, piuttosto che di interessi particolari.

3.b.2. **Mercato**:

   Sul fronte economico, molti pensatori dell'Illuminismo abbracciarono le idee di libero mercato e individualismo economico. In particolare, Adam Smith, con la sua opera fondamentale *La ricchezza delle nazioni* (1776), gettò le basi per l'economia moderna. Smith vide il mercato come un sistema naturale, capace di autoregolarsi attraverso le leggi della domanda e dell'offerta, senza l'intervento diretto dello Stato.

   - **Adam Smith**: Smith sosteneva che, in un mercato libero, l'interesse personale degli individui (il loro desiderio di migliorare la propria condizione economica) avrebbe portato al benessere collettivo. Questo concetto veniva rappresentato dalla famosa metafora della "mano invisibile". Tuttavia, riconosceva anche che lo Stato dovesse garantire alcune funzioni fondamentali, come la giustizia, la sicurezza e le infrastrutture pubbliche.

3.b.3. **Interazione tra democrazia e mercato**:

   Nell'Illuminismo, la democrazia e il mercato vennero spesso visti come forze complementari. Si riteneva che la libertà economica e la libertà politica fossero strettamente collegate. La libertà del mercato era considerata un riflesso della libertà individuale, un elemento essenziale per il funzionamento di una società democratica. Allo stesso tempo, le istituzioni democratiche erano ritenute importanti per garantire che il mercato non venisse monopolizzato o controllato da pochi individui potenti.

 

   Tuttavia, c'erano dibattiti e tensioni tra l'idea di libertà individuale nel mercato e la necessità di regole o interventi da parte dello Stato per garantire che il mercato funzionasse in modo equo per tutti. I filosofi illuministi non proponevano un mercato senza regole, ma uno in cui lo Stato avesse un ruolo limitato ma cruciale.

In sintesi, il pensiero dell'Illuminismo associava una forte enfasi sulla libertà individuale, sia in ambito politico (democrazia) che economico (mercato), ma con un ruolo statale ben definito per garantire giustizia e uguaglianza.

3.c) Karl Marx [tedesco; 1818-1883] sviluppa un’analisi critica delle relazioni tra **democrazia liberale**, **mercato**, **capitalismo** e **proletariato**, basandosi su una visione materialista della storia e su una critica del sistema capitalistico. Ecco una sintesi delle sue idee principali:

### 3.v.1. **Democrazia liberale**

Marx è scettico riguardo alla democrazia liberale, che vede come una forma politica dominata dalla classe borghese. Secondo lui, le istituzioni democratiche liberali, pur garantendo diritti formali come il suffragio universale e la libertà di espressione, nascondono una disuguaglianza di fondo. Il sistema politico è controllato dalla classe capitalista (la borghesia), che detiene il potere economico e quindi influenza le decisioni politiche. Le istituzioni democratiche appaiono neutrali, ma in realtà servono a proteggere gli interessi del capitale. La **democrazia borghese** non può realizzare una vera uguaglianza, poiché non affronta lo sfruttamento economico. Solo una **democrazia socialista**, che abolisca la proprietà privata dei mezzi di produzione, può garantire la vera libertà e uguaglianza per tutti.

### 3.c.2. **Mercato**

Per Marx, il **mercato** capitalistico non è uno strumento neutrale di scambio, ma un meccanismo attraverso il quale avviene lo sfruttamento del lavoro. Nel capitalismo, i lavoratori (proletari) non possiedono i mezzi di produzione e sono costretti a vendere la loro forza-lavoro ai capitalisti in cambio di un salario. Il mercato è quindi il luogo dove avviene la **mercificazione del lavoro**, ossia il processo attraverso cui il lavoro umano diventa una merce come tutte le altre. Marx critica anche il **feticismo delle merci**, che maschera i rapporti sociali di produzione. Nel mercato, le relazioni tra persone appaiono come relazioni tra cose, oscurando lo sfruttamento che avviene dietro lo scambio di merci.

### 3.c.3. **Capitalismo**

Il **capitalismo** è per Marx un sistema economico basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, sull’accumulazione del capitale e sullo sfruttamento della forza lavoro. Il capitale si riproduce attraverso il processo di produzione, in cui i lavoratori producono più valore di quanto ne ricevano sotto forma di salario. Questa differenza tra il valore prodotto e il salario pagato è il **plusvalore**, che viene appropriato dai capitalisti come profitto. Il capitalismo è quindi caratterizzato da una relazione di **sfruttamento** tra la classe capitalista (borghesia) e la classe lavoratrice (proletariato). Marx sostiene che il capitalismo è intrinsecamente instabile, poiché la continua ricerca di profitto porta a **crisi cicliche** di sovrapproduzione, in cui la capacità produttiva del sistema supera la domanda effettiva.

Marx vede il capitalismo come una fase storica transitoria, destinata a essere superata da una rivoluzione proletaria. Secondo la sua teoria del **materialismo storico**, il capitalismo crea le condizioni per la sua stessa rovina, in quanto sviluppa le forze produttive a un punto tale che la proprietà privata e i rapporti di produzione diventano un ostacolo per il progresso umano.

### 3.5.4. **Proletariato**

Il **proletariato** è la classe sociale composta da lavoratori che non possiedono mezzi di produzione e sono costretti a vendere la propria forza lavoro per sopravvivere. Per Marx, il proletariato è la classe rivoluzionaria per eccellenza, poiché il suo interesse materiale non è quello di riformare il capitalismo, ma di abolirlo completamente. La condizione di sfruttamento in cui vive il proletariato lo porta a sviluppare una coscienza di classe, cioè la consapevolezza della sua oppressione e del suo ruolo nella produzione sociale. Questa coscienza di classe è fondamentale per la **rivoluzione socialista**, che Marx prevede sarà guidata dal proletariato e porterà alla creazione di una società senza classi.

Marx distingue tra il **proletariato in sé** e il **proletariato per sé**: il primo è la classe operaia vista in senso oggettivo, mentre il secondo è la classe operaia che ha acquisito consapevolezza della propria condizione di sfruttamento e della necessità di superare il capitalismo. La **rivoluzione proletaria** è l’atto attraverso cui il proletariato distrugge l’ordine capitalistico e instaura il comunismo, abolendo la proprietà privata e le disuguaglianze economiche.

### Conclusione

Marx considera la **democrazia liberale** come una sovrastruttura che legittima lo sfruttamento economico della borghesia attraverso il **mercato** e il **capitalismo**, che sono strumenti per la riproduzione del capitale e dello sfruttamento del **proletariato**. Il capitalismo è destinato a essere superato da una rivoluzione proletaria, che porterà alla creazione di una società comunista in cui le relazioni di sfruttamento saranno abolite e la vera democrazia sarà realizzata.

[Alcuni autori che nel Novecento si sono dedicati al tema “democrazia e mercato”]

### 1. **Joseph Schumpeter**

Schumpeter, economista e teorico della politica, ha trattato ampiamente del rapporto tra capitalismo e democrazia. In particolare, nel suo libro *Capitalismo, Socialismo e Democrazia* (1942), Schumpeter sostiene che il capitalismo, con la sua dinamica di innovazione e "distruzione creatrice", è una delle forze che ha contribuito alla nascita della democrazia. Tuttavia, Schumpeter vedeva la democrazia non come un sistema in cui il popolo governa direttamente, ma come un metodo per selezionare leader politici attraverso la competizione elettorale, simile alla competizione del mercato.

### 2. **John Maynard Keynes**

Keynes è noto per aver criticato le idee del libero mercato in relazione alla democrazia. Nel suo *Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta* (1936), Keynes afferma che un capitalismo non regolamentato può portare a crisi economiche, che mettono a rischio la stabilità delle democrazie. Egli propone un intervento dello Stato nell'economia attraverso politiche fiscali per garantire la stabilità e la giustizia sociale, elementi fondamentali per la preservazione della democrazia.

### 3. **Karl Polanyi**

In *La grande trasformazione* (1944), Polanyi sostiene che il mercato autoregolato, tipico del capitalismo liberale, tende a disintegrare la società e minaccia la democrazia. Egli afferma che i tentativi di sottomettere tutte le sfere della vita sociale alle logiche del mercato creano una "reazione protettiva" della società, che cerca di imporre limiti al mercato per difendere i suoi valori. Secondo Polanyi, questa tensione tra mercato e democrazia richiede l'intervento dello Stato per proteggere il tessuto sociale.

### 4. **Milton Friedman**

Friedman, uno dei più influenti economisti del XX secolo, nel suo libro *Capitalismo e libertà* (1962) afferma che il libero mercato è essenziale per la democrazia. Secondo Friedman, il capitalismo garantisce la libertà economica, che a sua volta è una condizione necessaria per la libertà politica. Egli sosteneva che una maggiore libertà economica avrebbe favorito il progresso democratico, opponendosi a qualsiasi eccessivo intervento statale nell'economia.

### 5. **Robert Dahl**

Dahl, uno dei più importanti teorici della democrazia del Novecento, ha trattato delle tensioni tra democrazia e capitalismo in diverse opere. Nel suo libro *Una Prefazione alla Teoria Democratica* (1956) e successivamente in *Democrazia e i suoi critici* (1989), Dahl esplora come le disuguaglianze economiche create dal capitalismo possano minacciare il funzionamento democratico, poiché il potere economico può facilmente tradursi in potere politico, minacciando l'uguaglianza politica.

### 6. **Amartya Sen**

Amartya Sen, economista e filosofo, ha sviluppato una teoria che collega sviluppo economico, democrazia e libertà. Nel suo libro *Lo sviluppo è libertà* (1999), Sen sostiene che lo sviluppo economico non può essere separato dallo sviluppo delle libertà politiche e sociali. Egli vede il mercato come uno strumento per migliorare il benessere delle persone, ma ritiene che la democrazia e le istituzioni politiche forti siano essenziali per garantire che i benefici del mercato siano equamente distribuiti.

### 7. **Jürgen Habermas**

Habermas, filosofo e sociologo tedesco, ha trattato delle relazioni tra democrazia e capitalismo nel contesto della comunicazione pubblica e del potere. Nel suo libro *La teoria dell'agire comunicativo* (1981) e altri lavori, Habermas analizza come il sistema economico capitalistico può minacciare la sfera pubblica e la partecipazione democratica. Egli vede nella **democrazia deliberativa** un correttivo, dove la partecipazione dei cittadini e il dibattito pubblico possono controbilanciare il potere economico.

### 8. **Giovanni Sartori**

Sartori, teorico italiano della democrazia, ha discusso del rapporto tra mercato e democrazia in diverse opere, concentrandosi su come la democrazia debba funzionare in un contesto capitalistico. Sartori mette in guardia contro il pericolo che il potere economico si trasformi in potere politico, mettendo a rischio l'autonomia del sistema democratico.

### 9. **Friedrich Hayek**

Hayek, come Friedman, è uno dei principali sostenitori del libero mercato. In *La via della schiavitù* (1944) e *La costituzione della libertà* (1960), Hayek sostiene che l'intervento statale nell'economia può condurre a un'erosione della libertà individuale e politica, compromettendo la democrazia. Egli vede il mercato come un garante di libertà individuale, che deve essere protetto dalla tendenza della politica a centralizzare il controllo.

### 10. **Chantal Mouffe**

Mouffe, teorica politica contemporanea, ha scritto su come il neoliberismo, ovvero un mercato globale non regolamentato, minacci la democrazia. In *On the Political* (2005), critica l'idea che il mercato libero possa coesistere armoniosamente con la democrazia, sottolineando come le disuguaglianze economiche creino divisioni e tensioni sociali che minano il pluralismo e la partecipazione democratica.

[### 11. **Karl Popper**]

Karl Popper, noto per il suo contributo alla filosofia della scienza e alla teoria politica, affronta il rapporto tra democrazia e mercato principalmente in termini di **società aperta** e **libertà individuale**. Popper non è un teorico economico in senso stretto, ma il suo pensiero politico, esposto soprattutto nel suo libro *La società aperta e i suoi nemici* (1945), fornisce una cornice utile per comprendere la sua visione sul mercato e la democrazia.

### 1. **La società aperta e la democrazia**

Popper è un fermo sostenitore della **società aperta**, un concetto che implica una società in cui gli individui possono criticare liberamente le istituzioni e proporre cambiamenti senza timore di repressione. La democrazia è vista da Popper come il miglior strumento per garantire questo tipo di apertura, poiché permette una **correzione continua degli errori** attraverso un processo di critica e revisione. In una società aperta, i governi sono sottoposti a un controllo continuo e possono essere cambiati senza violenza.

### 2. **Il ruolo del mercato in una società aperta**

Sebbene Popper non abbia scritto in modo approfondito sulle dinamiche economiche specifiche del mercato, egli condivide con altri pensatori liberali l'idea che la libertà economica sia una componente importante della libertà complessiva. Per Popper, un sistema economico di mercato, se regolato adeguatamente, può essere un supporto per una **società aperta** in quanto promuove la libertà individuale. Egli crede che il capitalismo e il mercato, se non lasciati completamente a se stessi, possano fornire un meccanismo per migliorare il benessere materiale e favorire l’innovazione.

### 3. **Critica al totalitarismo e al collettivismo**

Popper si oppone con forza al collettivismo e ai sistemi economici centralizzati, che vede come pericolosi per la democrazia. Egli critica sia il **marxismo** sia il **fascismo**, poiché entrambi tendono a imporre un controllo economico centralizzato che soffoca la libertà individuale. La pianificazione economica totale, secondo Popper, può facilmente trasformarsi in un regime autoritario che nega la possibilità di critica e di correzione degli errori, portando al totalitarismo.

Popper sostiene che qualsiasi forma di governo o sistema economico che non permetta la **critica aperta** e il cambiamento è fondamentalmente antidemocratica. Questo vale anche per le economie pianificate, dove lo Stato assume un ruolo dominante nella gestione delle risorse economiche, eliminando la possibilità di decisioni individuali nel mercato.

### 4. **Popper e il "gradualismo" nelle riforme economiche**

Popper è un sostenitore del **gradualismo** nelle riforme economiche e politiche. Egli crede che le trasformazioni radicali o rivoluzionarie, compreso il tentativo di sostituire bruscamente il capitalismo con un sistema economico socialista, siano pericolose per la democrazia e la libertà. Piuttosto che cercare soluzioni utopistiche attraverso cambiamenti rivoluzionari, Popper promuove un approccio **incrementale** e riformista, dove le istituzioni economiche e politiche possono essere migliorate attraverso un processo di tentativi ed errori.

### 5. **Tensioni tra mercato e democrazia**

Sebbene Popper veda nel mercato un alleato della libertà, riconosce che il mercato può generare **disuguaglianze** che mettono a rischio la stabilità democratica. Tuttavia, non crede che il rimedio sia l'abolizione del capitalismo, ma piuttosto l'adozione di **meccanismi di regolazione** e politiche redistributive moderate che mantengano l'equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale.

### 6. **L'importanza delle istituzioni**

Per Popper, la democrazia non è solo un insieme di procedure elettorali, ma un sistema che deve essere supportato da istituzioni forti, capaci di regolare e moderare i conflitti tra interessi economici e politici. Le istituzioni democratiche devono essere in grado di limitare il potere economico, impedendo che le élite economiche acquisiscano troppo potere e influenzino il processo politico in modo sproporzionato.Nel pensiero di Karl Popper, il rapporto tra democrazia e mercato si inserisce nella sua difesa della **società aperta**. Il mercato, se adeguatamente regolato, può sostenere la libertà individuale, un elemento centrale della democrazia. Tuttavia, Popper avverte del pericolo che il potere economico, se lasciato senza controllo, possa minacciare la democrazia stessa, e per questo motivo sottolinea l'importanza di istituzioni democratiche forti e di un approccio gradualista e riformista alle questioni economiche.

### Conclusione

Le relazioni tra democrazia e mercato hanno suscitato ampie riflessioni nel corso del Novecento, con autori che hanno affrontato il tema da prospettive diverse, alcune a favore dell’interazione positiva tra i due, altre mettendo in luce le tensioni e i rischi. Queste analisi sono ancora oggi rilevanti per comprendere le dinamiche politiche ed economiche contemporanee.