Cattolicesimo democratico 20
Arricchire la democrazia con altri valori
La
finalità specifica di un moto democratico, e dunque anche il suo valore, è quella di contrastare posizioni dominanti
che rivendichino sovranità, quindi l’esenzione da limiti, in assoluto, e allora
in questo caso si parla di poteri sovrani, o da alcuni limiti, e qui si
tratta di un dominio che abusa in qualche modo.
Quando però, nell’Unione Europea di oggi, e
dunque anche in Italia le cui istituzioni pubbliche e la cui popolazione ne
sono parte costitutiva e integrante fin dalle origini del processo comunitario,
per cui un’Unione Europea senza l’Italia andrebbe poco lontano mentre non è stato così per la separazione del Regno
Unito, si parla di democrazia vi si includono altri valori e, in
particolare, quello della giustizia sociale e della solidarietà sociale.
Il principio
di solidarietà sociale è espressione di quello di giustizia sociale e
quest’ultimo richiama il principio di giustizia, strumento di quello di uguaglianza,
che rientra nel valore della democrazia. Giustizia e uguaglianza sono valori di contrasto delle posizioni
sociali dominanti che abusano. Tuttavia né la giustizia sociale, né la solidarietà
sociale, che comportano la creazione di un sistema giuridico e l’organizzazione
di strutture pubbliche per correggere le disarmonie proprietarie della società
di riferimento causate dalle dinamiche sociali e per fornire gratuitamente o a
basso costo prestazioni di benessere sociale alla popolazione che
altrimenti ne sarebbe esclusa, rientrano nel valore e negli scopi della democrazia,
per sé considerata. Infatti non li troviamo, o li troviamo in forme poco
accentuate, nell’esperienza storica, salvo quella successiva alla Prima guerra
mondiale (1914-1918), degli Stati Uniti d’America e dell’Inghilterra e poi del Regno
Unito. Tuttora negli Stati Uniti d’America larghi strati della politica e della
popolazione sono insofferenti alle cosiddette prestazioni di Welfare state
[v. sotto maggiori informazioni], cioè all’intervento pubblico per sostenere in
vario modo le fasce meno ricche della popolazione.
in altre parole, i valori democratici di giustizia
e di uguaglianza non
necessariamente si devono tradurre, e storicamente si sono tradotti, in giustizia
sociale e solidarietà sociale.
La
solidarietà è un valore specificamente evangelico, ma non la solidarietà
sociale nel senso in cui oggi ne parliamo, anche se nelle comunità cristiane
delle origini quest’ultima venne a costituire una parte importante degli
impegni religiosi e divenne progressivamente un valore cristiano, praticato
nelle confraternite e negli ordini religiosi. La dottrina sociale contemporanea,
fin dall’enciclica Delle Novità - Rerum
novarum del 1891, del papa Leone 13°, la prescrive ai governanti.
La democrazia organizzata nell’Unione Europea
con l’apporto fondamentale dei movimenti cristiano democratici ingloba l’idea
di Welfare state nei principi regolativi dell’economia di mercato europea,
nella forma dell’economia sociale di mercato [v. sotto maggiori
informazioni].
Leggiamo
insieme l’art. 3 del Trattato sull’Unione Europea attualmente vigente:
Articolo 3 (ex
articolo 2 del TUE)
1. L'Unione si prefigge di
promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli.
2. L'Unione offre ai suoi cittadini uno spazio
di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia
assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate
per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l'asilo,
l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro
quest'ultima.
3. L'Unione instaura un mercato
interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una
crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia
sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione
e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento
della qualità dell'ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e
tecnologico. L'Unione combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e
promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la
solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore. Essa
promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra
gli Stati membri. Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e
linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio
culturale europeo.
4. L'Unione istituisce un'unione
economica e monetaria la cui moneta è l'euro. 5. Nelle relazioni con il resto
del mondo l'Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi, contribuendo
alla protezione dei suoi cittadini. Contribuisce alla pace, alla sicurezza,
allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco
tra i popoli, al commercio libero ed equo, all'eliminazione della povertà e
alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti del minore, e alla
rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare
al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite.
6. L'Unione persegue i suoi
obiettivi con i mezzi appropriati, in ragione delle competenze che le sono
attribuite nei trattati.
Anche nell’Italia di oggi è vivissimo il dibattito
sulla caratterizzazione sociale della nostra democrazia, pur nel contesto del
sistema europeo.
Il cattolicesimo democratico ha qualcosa da
dire in merito perché, dalla seconda metà dell’Ottocento, si è sviluppato
proprio praticando iniziative sociali a sostegno delle fasce deboli della popolazione,
in particolare nella malattia, nella disoccupazione, nella vecchiaia, in un
tempo in cui gli stati dell’epoca, e poi anche il regno nazionale costituito
nel 1861 all’esito di sanguinosi confitti, non se ne occupavano o se ne
occupavano poco.
Ma chi deve avere diritto a quelle prestazioni sociali organizzate dai
pubblici poteri? Anche questo è un argomento di stretta attualità, perché sono
venuti ad abitare stabilmente tra noi anche persone che non hanno la cittadinanza
europea (per i cittadini europei non italiani non è lecito fare differenze).
Esse non anno parte di quella parte della popolazione che gli antichi greci chiamavano
dèmos e che era costituita dai cittadini che potevano esercitare tutti diritti politici (maschi adulti, esclusi stranieri,
donne, bambini e ragazzi e schiavi). Da qui la parola demo-crazia, che
per gli antichi greci significava governo esercitato collettivamente dal dèmos. La popolazione, però, comprende tutta la gente che abita stabilmente in un certo
territorio. Gli antichi greci la chiamavano laòs. Poi c’era l’èthnos, che individuava quello che
possiamo indicare come tribù, la parte della popolazione che si immagina legata
da vincoli parentali.
In società, in genere, quando si parla di doveri,
si tende a caricarli sul laòs, mentre quanto si parla di privilegi
sociali, come in una certa ottica vengono considerate le prestazioni di Welfare
state, si cerca di limitarle all’èthnos, quest’ultima per lo più individuato
in base a mitologie politiche. Ma le democrazie (perché ve ne sono state e ve
ne sono di tanti tipi) si connotano per l’ampiezza della fascia di popolazione
che si comprende nel dèmos [su dèmos, laòs e èthnos si vedano
sotto maggiori informazioni]
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Ricerche mediante ChatGPT di
OpenAI del 25-9-24
1.Welfare state: stato
del benessere sociale
Il termine **Welfare State** si
riferisce a un modello di Stato in cui il governo assume la responsabilità di
garantire il benessere economico e sociale dei cittadini attraverso una serie
di politiche e servizi pubblici. Questi includono l'assistenza sanitaria,
l'istruzione, la previdenza sociale, l'assicurazione contro la disoccupazione,
le pensioni e altre forme di protezione sociale.
L'obiettivo principale del
Welfare State è ridurre le disuguaglianze economiche e garantire che tutti i
cittadini, indipendentemente dalle loro condizioni economiche o sociali,
abbiano accesso a servizi essenziali e una certa sicurezza economica. Questo modello
si basa su principi di redistribuzione delle risorse, spesso finanziato
attraverso il sistema fiscale.
In generale, un Welfare State si
impegna a proteggere i cittadini dagli effetti negativi della povertà, della
disoccupazione, della malattia e della vecchiaia, promuovendo così la giustizia
sociale e il benessere collettivo.
2. Economia sociale di mercato
L'**economia sociale di mercato**
è un modello economico che combina i principi del libero mercato con politiche
di welfare e regolamentazioni sociali per garantire equità e giustizia sociale.
Questo sistema cerca di conciliare la libertà economica con la protezione
sociale, mirando a promuovere la crescita economica e, al tempo stesso,
mantenere la coesione sociale e ridurre le disuguaglianze.
### Origini e contesto
storico:
L'economia sociale di mercato è
stata concepita in **Germania** nel secondo dopoguerra, principalmente durante
gli anni immediatamente successivi alla fine della **Seconda Guerra Mondiale**,
negli anni '40. Il contesto storico della Germania post-bellica, caratterizzato
dalla devastazione economica e dalla necessità di ricostruire il Paese, ha
favorito la nascita di un nuovo modello economico che evitasse gli errori del
passato, sia del laissez-faire estremo, che aveva contribuito alle crisi
economiche, sia del controllo eccessivo dello Stato.
### Pensatori principali:
I principali teorici
dell'economia sociale di mercato furono l'economista tedesco **Alfred
Müller-Armack**, che coniò il termine, e il politico ed economista **Ludwig
Erhard**, ministro dell'Economia e poi cancelliere della Germania Ovest. Essi
si ispirarono alla scuola economica tedesca conosciuta come la **scuola
ordoliberale**, che combinava le idee del liberalismo economico con un ruolo
attivo dello Stato per garantire la concorrenza e prevenire abusi di potere
economico.
### Principi fondamentali:
1. **Libero mercato**: L'economia
di mercato è centrale per il sistema, con un'enfasi sulla concorrenza,
l'iniziativa privata e l'efficienza economica.
2. **Politiche sociali**: A
differenza del liberismo puro, l'economia sociale di mercato prevede un forte
intervento dello Stato per garantire un sistema di protezione sociale, come la
sanità pubblica, la previdenza e la regolamentazione del lavoro, con
l'obiettivo di ridurre le disuguaglianze e tutelare i gruppi più vulnerabili.
3. **Stato regolatore**: Lo Stato
ha il compito di garantire che il mercato funzioni correttamente,
regolamentando e prevenendo monopoli e cartelli, e mantenendo la concorrenza.
Questo modello è stato alla base
del cosiddetto **"Wirtschaftswunder"** (miracolo economico) della
Germania Ovest negli anni '50 e '60, portando a una rapida ricostruzione
economica e alla creazione di un sistema di welfare che ha reso il Paese un
esempio di equilibrio tra crescita economica e giustizia sociale.
2. Il concetto di popolo nell’antica
Grecia.
In greco antico, ci sono diverse
parole che possono essere tradotte in italiano con "popolo", ciascuna
con sfumature di significato specifiche. Ecco le principali:
1. **δῆμος (dêmos)**: Questa è
forse la parola più comune per "popolo" e si riferisce al popolo nel
senso di una comunità di cittadini o alla massa dei cittadini di una polis
(città-stato greca). Da questa parola deriva il termine "democrazia"
(δημοκρατία), che significa "governo del popolo".
2. **λαός (laòs)**: Anche questa
parola si traduce con "popolo", ma ha una connotazione leggermente
diversa. Spesso si riferisce a un gruppo di persone in senso più generale, come
una nazione, un esercito o una folla. In contesti epici o poetici, λαός può
indicare la popolazione di un territorio o i soldati sotto un comandante.
3. **ἔθνος (éthnos)**: Anche se è
meno comune, ἔθνος può essere tradotto con "popolo", ma ha più il
senso di "gruppo etnico", "nazione" o
"popolazione". Indica spesso una comunità con legami di sangue,
cultura o religione comuni.
Ognuno di questi termini porta
con sé un senso particolare, legato al contesto in cui viene utilizzato.
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