Cattolicesimo
democratico – 15
Connotare la democrazia che si vuole
impersonare e praticare
Quando in Italia si parla di democrazia si
intende in genere un regime politico già costituito, largamente partecipato.
che funzioni secondo il principio dello stato di diritto, nel quale quindi
ogni potere sociale e, in particolare, ogni potere pubblico venga esercitato
secondo limiti legali, nel quale siano consentite universalmente le libertà di
associazione e di manifestazione
pubblica e quelle di espressione del proprio pensiero e di critica sociale e
politica, compresa quella che si attua mediante lo sciopero, caratterizzato infine
da politiche pubbliche per il benessere e la sicurezza della popolazione, in
particolare per il sostegno e l’assistenza di quella sua parte che ha meno forza
nelle dinamiche sociali e quindi sta peggio, compreso l’impegno al ripudio della
violenza pubblica sproporzionata all’interno e del ricorso alla guerra nelle
relazioni internazionali.
Tuttavia questa è solo una particolare forma
di democrazia, in particolare quella profondamente inculturata dal
cattolicesimo democratico dal Secondo dopoguerra.
Storicamente le democrazie hanno iniziato a
inglobare il benessere sociale tra i loro elementi costitutivi dal Primo
dopoguerra, in particolare sulla base delle esperienze di interventismo pubblico
di sostegno sociale fatte durante la Prima guerra mondiale. Queste politiche
trovarono il consenso dei cristiani democratici europei e, in particolare dei cattolici
democratici italiani, che avevano iniziato a praticarle nell’animazione sociale
fin dalla seconda metà dell’Ottocento. La prima Costituzione che in Europa
attuò questo modello democratico, quella tedesca detta di Weimar (dalla
città in Turingia in cui si radunò l’assemblea nazionale costituente) del
1919, vide un contributo importante dei cattolici democratici.
Storicamente, poi, le democrazie non inglobarono la pace (all’interno
e nelle relazioni internazionali) tra i propri ideali politici fino a quando iniziò
ad essere organizzato il processo di unificazione europea che sfociò il 1
gennaio 1993 nell’Unione Europea, a seguito del Trattato di Maastricht dell’anno
precedente. Anzi furono in genere assai bellicose: ne è un esempio eclatante
una antica democrazia come quella britannica, la quale addirittura organizzò un
impero su scala mondiale basato
sull’intenso uso della violenza, all’interno e verso l’esterno. Altro esempio è
quello degli Stati Uniti d’America, un potenza democratica oggettivamente molto
aggressiva nelle relazioni internazionali, tanto che è implicata in varia misura
praticamente in ogni situazione di conflitto nel mondo. Ma ha praticato
largamente la violenza anche all’interno, con una sanguinosa guerra civile tra
il 1861 e il 1865, con il genocidio dei nativi americani nella conquista delle
regioni centrali del nord America dove erano insediati, con il trattamento
brutale di alcune etnie di immigrati, tra i quali gli italiani, con la brutale
repressione antisindacale e delle istanze per il reale esercizio dei diritti
civili costituzionali dei neri, con la negazione del diritto di voto alle donne
fino all’approvazione del 19° Emendamento alla Costituzione statunitense, nel
1920, con la brutale repressione dei socialismi statunitensi nel periodo detto
della “caccia alle streghe” dal 1950 al 1954 e dei movimenti pacifisti durante
la guerra americana in Vietnam, Laos e
Cambogia.
La democrazia, in sé e per sé, è
essenzialmente solo lotta sociale contro l’assolutismo e pratica
costituzionale che ne impedisca il nuovo radicamento dopo che lo si sia
abbattuto. Essere democratici significa aderire a quest’ordine di idee e
null’altro.
Il Papato romano vi
si oppose strenuamente, fino ai radiomessaggi diffusi sotto l’autorità del papa
Eugenio Pacelli – Pio 12° tra il 1942 e il 1944, in quanto esso fu ed è, appunto,
tuttora, un assolutismo. Rifiuta decisamente processi
democratici ecclesiali, ritenendo che l’assolutismo ecclesiastico sia volontà
divina, in particolare sulla base della cosiddetta infallibilità del Papa nelle questioni di fede e morale,
quando impegni la propria autorità, come definito nel 1870 durante il Concilio
Vaticano 1°.
"Perciò Noi, mantenendoci fedeli alla tradizione ricevuta dai
primordi della fede cristiana, per la gloria di Dio nostro Salvatore, per
l’esaltazione della religione Cattolica e per la salvezza dei popoli cristiani,
con l’approvazione del sacro Concilio proclamiamo e definiamo dogma rivelato da
Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando
esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e
in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede
e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa
nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino
Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno
alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono
immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa.
Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra
definizione, Dio non voglia!: sia anatema”
[Dalla
Costituzione dogmatica Pastor Aeternus (si legge Eternus) – Il
Pastore eterno deliberata e promulgata dal papa Giovanni Mastai – Ferretti -
Pio 9° il 18-7-1870, con l’approvazione del Concilio Vaticano 1° che era allora
in corso]
Tuttavia, di per sé, il fatto
che alle definizioni in materia di dottrina circa la fede e i costumi date da una
persona nell’esercizio del suo ministero pastorale ecclesiastico sia
riconosciuta, nei termini di cui sopra, l’infallibilità, non comporta necessariamente
che quella persona debba essere anche l’imperatore assoluto nella sua Chiesa, l’assolutismo
del Papato romano essendo, del resto, un regime che si è progressivamente
instaurato dal Cinquecento, rafforzato poi nell’Ottocento, prima nel contrasto
con i principi della Riforma protestante e poi con quelli del liberalismo, dai
quali discendono le ideologie democratiche contemporanee, e del socialismo.
In
realtà, le novità manifestatesi durante il Concilio Vaticano 2° (1962-1965) possono
essere riconosciute come espressione di tendenze democratiche, solo in minima
parte, però, trasfuse nei documenti deliberati durante quel Concilio. Infatti
dagli anni ’50 nelle masse cattoliche, e non solo in alcuni vertici
ecclesiastici o esponenti di gruppi di
intellettuali, quelle tendenze furono molto sensibili. Furono sostenute,
quindi, da un movimento di massa.
I processi sinodali avviati dal papa Jorge Mario
Bergoglio Francesco il 10 ottobre 2021, che sono stati presentati come una
ripresa dell’attuazione dei principio del Concilio Vaticano 2°, possono essere
considerati anche come una ripresa di quei processi democratici? Mi pare di no,
perché mi pare che i lavori che si sono svolti, con risultati anche
interessanti, siano rimasti limitati alle persone coinvolte a diverso titolo negli apparati ecclesiastici.
L’altra gente mi pare piuttosto indifferente. Nulla di lontanamente paragonabile
al coinvolgimento popolare durante il Concilio Vaticano 2°.
Ritornando sulla definizione di democrazia
e su ciò che vi è incluso, oggi ci
si attende dalla democrazia tutte le altre cose che vi sono state
progressivamente inglobate, in particolare dagli scorsi anni ’50 nel processo
di unificazione europea. Si dà quasi per assodato e non più in discussione l’antiassolutismo
(anche se l’assolutismo ha ripreso a manifestarsi nelle società del mondo in
varie forme). Tuttavia, per esplicitare questa nuova concezione di democrazia
aumentata, la propria professione di fede democratica andrebbe ulteriormente
connotata, perché ad esempio, probabilmente, oggi non si vorrebbe essere democratici
come lo fu Giuseppe Mazzini, in una fase insurrezionale, e quindi molto violenta, del processo democratico
risorgimentale italiano.
Così, al termine democrazia va aggiunto qualche ulteriore elemento connotante,
come storicamente è stato con le espressioni democrazia cristiana, democrazia
liberale, democrazia socialista, democrazia sociale.
L’espressione cattolicesimo democratico ha avuto ed ha anche questa funzione, nell’ideologia
politica, facendo rifluire nel democratico il pensiero sociale che c’è
nel cattolicesimo, in particolare il principio antiassolutistico di sussidiarietà
e l’impegno per sostenere chi in società sta peggio (perché ha avuto la peggio
nelle dinamiche sociali).
Mario Ardigò – Azione Cattolica
in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli