Cattolicesimo democratico - 23
L’Azione Cattolica italiana
L’Azione Cattolica italiana venne istituita nel 1906 sulla base enciclica Il fermo proposito emessa nel 1905 dal papa Giuseppe Sarto, regnante come Pio 10° dal1903 al 1914 [ https://www.vatican.va/content/pius-x/it/encyclicals/documents/hf_p-x_enc_11061905_il-fermo-proposito.html ], per l’azione sociale in tre campi: a)elettorale, b)sindacale, cooperazione economica e previdenziale e c)formazione politica secondo le direttive della dottrina sociale [si veda sotto la nota 1]. A capo del primo settore, organizzato come Unione elettorale italiana fu posto il marchigiano conte Ottorino Gentiloni [1865-1916], che trattò con il liberale Giovanni Giolitti la partecipazione di candidati cattolici alle elezioni politiche nazionali del Regno d’Italia del 1913, superando di fatto, con l’assenso informale del Papato romano il divieto, cosiddetto non expedit [=non conviene], impartito tra il 1864 e il 1874 [si veda sotto la nota 2].
Nel 1908 si aggiunse l’Unione donne cattoliche, che nel primo dopoguerra [vale a dire dopo la Prima guerra mondiale combattuta principalmente in Europa tra il 1914 e il 1918] ebbe un imponente sviluppo costituendo anche un ramo giovanile, la Gioventù femminile.
Negli anni ’30, al culmine dell’affermazione del regime fascista mussoliniano nel Regno d’Italia, l’Azione Cattolica italiana tese a fascistizzarsi quasi completamente, tranne i rami intellettuali della Federazione Universitaria Cattolica Italiana e del Movimento Laureati di Azione Cattolica, e il Papato cercò di mantenerne il controllo gerarchizzandone maggiormente l’organizzazione. Quella attuale fu creata con la riforma statutaria del 1969, durante la Presidenza nazionale del giurista Vittorio Bachelet, assassinato nel 1980 dalle brigate rosse sedicenti comuniste [si veda sotto alla nota 3 la sintesi delle fasi organizzative dell’Azione Cattolica Italiana]. Sotto il nome di scelta religiosa, che caratterizzò gli orientamenti del nuovo statuto, si indica la decisione di cambiare la natura dell’organizzazione da partito del Papa a organismo per la formazione democratica secondo i principi evangelici e della dottrina sociale.
L’Azione Cattolica Italiana venne costituita con una forte impronta gerarchica, sostanzialmente per organizzare un partito del Papa per l’agitazione politica delle masse per premere sul governo nazionale in favore degli interessi politici del Papato, superando la fase dell’irriducibile intransigentismo seguito alla soppressione per conquista militare da parte dell’esercito italiano dello Stato Pontificio nell’Italia centrale che aveva determinato il non expedit.
La sua finalità specificamente politica emerge anche dal fatto che fu costituita per sostituire l’Opera dei Congressi, che riuniva varie iniziative sociali promosse autonomamente tra la popolazione di fede, principalmente nella seconda metà dell’Ottocento, ad imitazione di quelle del primo socialismo italiano ma per difendere il Papato e i suoi interessi politici nei confronti del regime liberal-democratico del nuovo Regno d’Italia istituito nel 1861, che a cavallo tra Ottocento e Novecento era stata travagliata per accesi contrasti politici tra gli intransigenti e i fautori di una democrazia cristiana in senso politico tra i quali [informazioni da ChatGPT di OpenAI 29-9-24]:
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La corrente **democratico-cristiana** all'interno dell'**Opera dei Congressi**, sciolta nel 1904 da Papa Pio X, rappresentava l'ala più progressista e orientata verso un maggiore impegno sociale e politico dei cattolici italiani. Alcuni dei principali esponenti di questa corrente furono figure intellettuali e politiche che cercavano di coniugare la dottrina sociale della Chiesa con le istanze democratiche e la partecipazione dei cattolici alla vita pubblica, anche se non direttamente alla politica partitica.
Ecco i principali esponenti della corrente democratico-cristiana nell'Opera dei Congressi:
### 1. **Romolo Murri**
Romolo Murri fu senza dubbio il leader più rappresentativo della corrente democratico-cristiana. Sacerdote, teologo e intellettuale, Murri fu un convinto sostenitore dell'impegno sociale e politico dei cattolici, spingendo per una maggiore apertura verso le idee democratiche e un superamento del tradizionale **"Non expedit"**. Murri fondò nel 1901 la **Democrazia Cristiana** come movimento politico, cercando di portare le istanze cattoliche all'interno del contesto sociale e politico dell'Italia unificata. Le sue posizioni progressiste, tuttavia, lo portarono in contrasto con la gerarchia ecclesiastica, tanto che nel 1909 fu scomunicato.
### 2. **Giuseppe Toniolo**
Giuseppe Toniolo, economista e sociologo, fu un altro importante esponente della corrente democratico-cristiana. Sebbene non fosse radicale come Murri, Toniolo promosse una visione sociale del cattolicesimo fondata sulla giustizia economica e sulla dottrina sociale della Chiesa. Egli fu tra i principali ispiratori delle **Leghe Bianche**, organizzazioni di lavoratori cattolici che cercavano di contrastare l'influenza socialista nelle campagne italiane. Toniolo sostenne un approccio basato sulla solidarietà sociale e cooperativa, mantenendo una certa distanza dall'attivismo politico diretto, ma impegnandosi profondamente nel rinnovamento sociale cattolico.
### 3. **Luigi Sturzo**
Sebbene Luigi Sturzo sia più noto per aver fondato il **Partito Popolare Italiano** (PPI) nel 1919, già agli inizi del XX secolo, Sturzo era attivo nell'Opera dei Congressi come esponente della corrente democratico-cristiana. Già da giovane sacerdote, Sturzo promuoveva idee di riforma e partecipazione democratica, anche se le sue posizioni si consolidarono maggiormente negli anni successivi allo scioglimento dell'Opera dei Congressi. Il suo contributo all'interno della corrente democratico-cristiana consisteva principalmente nel suo impegno per un cattolicesimo sociale e attivo nel contesto locale e amministrativo.
### 4. **Filippo Meda**
Filippo Meda, avvocato e politico, fu uno degli esponenti democratico-cristiani più moderati. Era un sostenitore della partecipazione dei cattolici alla vita politica nazionale, ma sempre entro i limiti imposti dal **"Non expedit"**. Meda era convinto che i cattolici dovessero avere un ruolo attivo nella costruzione dello Stato italiano, ma credeva anche che fosse necessaria la prudenza per evitare conflitti con la gerarchia ecclesiastica. Dopo lo scioglimento dell'Opera dei Congressi, Meda divenne uno dei primi cattolici a entrare nel governo italiano come ministro del Tesoro nel 1916.
### 5. **Vincenzo Ottorino Gentiloni**
Ottorino Gentiloni fu un altro esponente di spicco della corrente democratico-cristiana, particolarmente influente nelle questioni elettorali. Fu presidente dell'**Unione Elettorale Cattolica Italiana** e famoso per aver negoziato il **Patto Gentiloni** nel 1913, un accordo elettorale tra cattolici e liberali, che permise a candidati sostenuti dai cattolici di ottenere seggi parlamentari in cambio della difesa di determinati valori cattolici, come la difesa della scuola confessionale e l'opposizione alle leggi laiciste.
### 6. **Achille Grandi**
Achille Grandi, leader sindacale cattolico, era attivo all'interno del movimento cattolico fin dagli anni dell'Opera dei Congressi. Sebbene sia noto soprattutto per il suo ruolo nel **Movimento Cattolico dei Lavoratori** e per aver fondato la **CISL** (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori) nel secondo dopoguerra, Grandi fu parte della corrente democratico-cristiana che voleva un maggiore impegno sociale del cattolicesimo a favore dei diritti dei lavoratori.
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È interessante notare che le dinamiche del numero degli iscritti dell’Azione Cattolica ha seguito il decremento che ha progressivamente interessato i due grandi partiti politici di massa artefici della Costituzione della Repubblica italiana, la Democrazia Cristiana, nell’organizzazione e gestione della quale membri dell’Azione Cattolica ebbero un ruolo di primo piano, e il Partito Comunista italiano, come anche i partiti che da essi derivarono dagli anni ’90.
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Ricerca ChatGPT di OpenAI del 28-9-24
L’Azione Cattolica Italiana (ACI) ha attraversato diverse fasi di crescita e declino nel numero dei soci tra il 1950 e il 2024. Di seguito fornisco una stima approssimativa del numero dei soci dell’Azione Cattolica Italiana per decennio, basata su fonti storiche e dati disponibili. Tuttavia, tieni presente che i numeri possono variare leggermente a seconda delle fonti utilizzate.
Numero dei soci dell’Azione Cattolica Italiana per decennio:
· 1950-1960: Intorno ai 3 milioni di soci. Il periodo del dopoguerra fu caratterizzato da una forte partecipazione popolare alla vita associativa cattolica.
· 1960-1970: Intorno ai 2,5 milioni di soci. Negli anni ‘60, si inizia a notare un calo rispetto agli anni ‘50, anche a causa delle trasformazioni sociali e culturali in corso.
· 1970-1980: Intorno a 1,5 milioni di soci. Gli anni ‘70 vedono una progressiva riduzione, influenzata anche dai cambiamenti interni alla Chiesa e dall’emergere di nuovi movimenti ecclesiali.
· 1980-1990: Circa 1 milione di soci. La diminuzione prosegue, anche in risposta a un contesto sociale sempre più secolarizzato.
· 1990-2000: Tra 400.000 e 600.000 soci. Il calo continua, ma l’Azione Cattolica Italiana rimane una presenza rilevante all’interno della Chiesa italiana.
· 2000-2010: Circa 400.000 soci. La stabilizzazione sembra prendere piede, anche se con numeri ridotti rispetto ai decenni precedenti.
· 2010-2020: Tra 300.000 e 350.000 soci. La partecipazione rimane costante, con un’associazione che si rinnova e si adatta ai tempi.
· 2020-2024: Intorno ai 250.000-300.000 soci. Il numero dei membri è stabile, ma le sfide di un mondo sempre più secolarizzato continuano a farsi sentire.
Considerazioni
L’Azione Cattolica Italiana ha avuto un ruolo cruciale nella formazione e nell’educazione religiosa e civile dei laici italiani, soprattutto nel XX secolo. Tuttavia, a partire dagli anni ‘60 in poi, il numero dei soci ha subito un calo costante, in linea con i cambiamenti culturali e la progressiva secolarizzazione della società italiana.
L’evoluzione del numero di iscritti ai partiti italiani come la **Democrazia Cristiana (DC)**, i **Democratici di Sinistra (DS)**, il **Partito Democratico della Sinistra (PDS)** e il **Partito Democratico (PD)** dal 1950 al 2024 riflette non solo i cambiamenti politici interni ma anche l’evoluzione sociale dell’Italia.
### Numero di iscritti per partito e per decennio:
#### **Democrazia Cristiana (DC)**
- **1950-1960**: Circa **1,7-2 milioni di iscritti**. La DC era il partito dominante nella politica italiana del dopoguerra, rappresentando il centro politico e mantenendo una vasta base di iscritti.
- **1960-1970**: Circa **1,6 milioni di iscritti**. Nonostante un leggero calo rispetto agli anni ‘50, la DC rimaneva il fulcro della politica italiana, soprattutto a causa della sua capacità di mediare tra le varie anime della società italiana.
- **1970-1980**: Circa **1,5 milioni di iscritti**. Negli anni ‘70, la DC iniziò a perdere leggermente terreno, ma rimaneva comunque una delle principali forze politiche del Paese.
- **1980-1990**: Intorno ai **1,3 milioni di iscritti**. La crisi del sistema dei partiti, la crescita della secolarizzazione e il crescente malcontento sociale iniziarono a riflettersi anche nel numero degli iscritti alla DC.
- **1990-1994 (scioglimento)**: Circa **800.000-1 milione di iscritti**. Prima della dissoluzione del partito nel 1994, il numero di iscritti era calato notevolmente, in seguito a Tangentopoli e alla crisi del sistema politico italiano.
Il **Partito Comunista Italiano (PCI)** è stato uno dei più grandi partiti comunisti d’Occidente e ha avuto una vasta base di iscritti fino al suo scioglimento nel 1991. Il numero di iscritti è variato notevolmente nel corso dei decenni, riflettendo le dinamiche politiche, economiche e sociali dell’Italia.
Ecco una panoramica del numero di iscritti al PCI tra il 1950 e il 1991, suddivisa per decennio:
### **1950-1960**
- Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il PCI era il più grande partito comunista non solo in Italia, ma anche in tutto l’Occidente.
- **Numero di iscritti**: Circa **2,2 milioni** nel 1950.
- Il partito beneficiava di un ampio sostegno tra i lavoratori, gli intellettuali e le classi popolari, essendo radicato profondamente nel movimento operaio italiano.
### **1960-1970**
- Negli anni ‘60, il PCI rimase forte e continuò a essere un’importante forza politica in Italia. Tuttavia, la crescita economica e le riforme sociali dell’Italia iniziarono a ridurre leggermente il suo appeal.
- **Numero di iscritti**: Intorno a **1,8 milioni** a metà degli anni ‘60.
- In questo decennio, il partito ebbe un ruolo cruciale nelle lotte operaie e nelle proteste studentesche.
### **1970-1980**
- Gli anni ‘70 furono un periodo di grande successo elettorale per il PCI. Sotto la leadership di **Enrico Berlinguer**, il partito adottò una strategia di “compromesso storico” per avvicinarsi alla Democrazia Cristiana (DC) e puntare a una collaborazione politica.
- **Numero di iscritti**: Attorno ai **1,8 milioni** nel 1972 e circa **1,7 milioni** alla fine del decennio.
- Nonostante il lieve calo di iscritti, il partito raggiunse il suo massimo risultato elettorale nel 1976, con il **34,4%** dei voti alle elezioni politiche.
### **1980-1990**
- Negli anni ‘80, il PCI iniziò a perdere progressivamente iscritti e influenze, a causa delle trasformazioni globali, la crisi del modello comunista e la crescente secolarizzazione della politica italiana.
- **Numero di iscritti**: Tra **1,5 e 1,2 milioni** nel corso del decennio.
- La leadership di **Achille Occhetto**, che subentrò a Berlinguer dopo la sua morte nel 1984, cominciò a riflettere sui limiti del comunismo tradizionale.
### **1990-1991 (scioglimento)**
- Alla fine degli anni ‘80, con [l’abolizione del generalizzato, salvo autorizzazioni caso per caso, divieto di transito attraverso le frontiere tra la comunista Repubblica democratica tedesca e la Repubblica federale di Germania ad ordinamento liberaldemocratico, dal 9 novembre 1989] e il collasso dell’Unione Sovietica [tra il 1989 e il 1991], il PCI entrò in una crisi [politica e ideologica].
- **Numero di iscritti**: Attorno a **1 milione** di iscritti nel 1990, poco prima della trasformazione del PCI nel **Partito Democratico della Sinistra (PDS)** nel febbraio 1991.
#### **Partito Democratico della Sinistra (PDS)** / **Democratici di Sinistra (DS)**
- **1990-2000 (PDS)**: Circa **800.000 iscritti** all’inizio degli anni ‘90. Il PDS, erede del Partito Comunista Italiano (PCI), continuava ad avere una vasta base di militanti, anche se ridotta rispetto al PCI degli anni ‘70 e ‘80.
- **2000-2007 (DS)**: Circa **600.000-700.000 iscritti**. I DS, eredi del PDS, continuarono a essere una delle principali forze di sinistra in Italia, con un numero di iscritti in calo rispetto al passato, riflettendo i cambiamenti nella sinistra italiana.
#### **Partito Democratico (PD)**
- **2007-2010**: Circa **820.000 iscritti**. Fondato nel 2007 dalla fusione tra i DS e la Margherita (un partito centrista), il PD ereditò una solida base di iscritti da entrambi i partiti fondatori.
- **2010-2020**: Tra **400.000 e 600.000 iscritti**. Il numero di iscritti del PD è diminuito progressivamente nel corso del decennio, in linea con la crisi generale dei partiti politici in Italia e con il cambiamento nella partecipazione politica dei cittadini.
- **2020-2024**: Circa **300.000-350.000 iscritti**. Negli ultimi anni, il PD ha continuato a perdere iscritti, in parte a causa della frammentazione del panorama politico italiano e dell’emergere di nuovi movimenti politici.
### Considerazioni generali
- **Democrazia Cristiana (DC)**: La DC ha mantenuto un numero elevato di iscritti fino agli anni ‘80, rappresentando il principale partito di governo nel secondo dopoguerra. La sua crisi negli anni ‘90 riflette la trasformazione del sistema politico italiano dopo Tangentopoli e la fine della “Prima Repubblica”.
**Il PCI Partito comunista italiano**: mantenne una vasta base di iscritti per gran parte della sua esistenza, arrivando a un massimo di oltre **2 milioni di iscritti negli anni ‘50** e calando progressivamente fino a **circa 1 milione** al momento del suo scioglimento nel 1991. Questo declino rifletteva i cambiamenti nella politica italiana e internazionale, e il processo di riforma interna che portò alla nascita del PDS.
- **Partito Democratico della Sinistra (PDS) e Democratici di Sinistra (DS)**: Questi partiti, eredi del PCI, hanno mantenuto una solida base di iscritti, ma con il progressivo calo della partecipazione politica e la trasformazione della sinistra italiana, anche il loro numero è diminuito.
- **Partito Democratico (PD)**: Fondato per unire le diverse anime del centro-sinistra, il PD ha ereditato un numero considerevole di iscritti, ma ha subito un forte calo con il passare degli anni, anche a causa delle sfide interne e del mutamento del panorama politico italiano.
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Bisogna distinguere questa dinamica dall’abbandono delle consuetudini rituali e sociali della religione cattolica che sta manifestandosi nelle popolazioni dell’Europa occidentale e che di solito, ma non del tutto correttamente a mio parere, viene indicata come secolarizzazione nel senso di non affidamento a potenze soprannaturali.
Il sociologo Peter Ludwig Berger [si vedano a nota 4 maggiori informazioni] nel libro I molti altari della modernità. La religione al tempo del pluralismo, del 2014, pubblicato da EMI nel 2017, disponibile anche in formato e-book e Kindle, evidenziò che la secolarizzazione in quel senso è un fenomeno recessivo e che in tutto il mondo, salvo che in Europa occidentale, i cristianesimi, come anche le altre religioni storiche sono in grande ripresa.
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NOTE [ricerche mediante ChatGPT di OpenAI del 29-9-24]
1. Istituzione dell’Azione Cattolica Italiana. Secondo gli statuti del 1906 dell'Azione Cattolica Italiana, questa si articolava in tre principali "unioni," ognuna dedicata a un particolare ambito di apostolato laico. Le tre "unioni" erano:
1. **Unione Popolare [cattolica italiana]**: Si occupava della diffusione dell'istruzione religiosa e morale tra le classi popolari, con l'obiettivo di educare i fedeli e promuovere la dottrina sociale della Chiesa. Questa unione mirava a raggiungere le fasce più larghe della popolazione, promuovendo l'apostolato sociale e l'impegno cristiano nella vita quotidiana.
2. **Unione Economico-Sociale [cattolica italian]**: Era rivolta alla promozione di iniziative economiche e sociali basate sui principi della dottrina sociale della Chiesa. Questa unione si occupava di attività come la cooperazione, l'assistenza ai lavoratori e la promozione di istituzioni economiche cattoliche, volte a contrastare le ideologie socialiste e liberali dell'epoca.
3. **Unione Elettorale [cattolica italiana]**: Si concentrava sull'impegno politico dei cattolici, incoraggiando la loro partecipazione attiva alla vita politica del paese. Questa unione mirava a formare e sostenere i candidati cattolici nelle elezioni, promuovendo una politica conforme ai valori cristiani.
Queste tre unioni riflettevano la volontà di Papa Pio X di coinvolgere i laici nella missione della Chiesa in tutti gli ambiti della vita sociale, economica e politica.
2. Il “Non expedit”. Il **"Non expedit"** fu una direttiva della Chiesa cattolica emessa dal Papa Pio IX [tra il 1864 e il 1874], che vietava ai cattolici italiani di partecipare attivamente alla politica nazionale del Regno d'Italia, in particolare alle elezioni politiche. Questo divieto nacque in un contesto storico di profonde tensioni tra la Chiesa e lo Stato italiano appena unificato, che culminarono con la presa di Roma e la fine del potere temporale dei papi.
### Contesto storico
Nel XIX secolo, l’Italia era divisa in una serie di stati indipendenti, tra cui lo Stato Pontificio, governato direttamente dal Papa. Tuttavia, il movimento per l’unificazione italiana, noto come Risorgimento, portò alla graduale annessione di questi stati e alla creazione del Regno d’Italia nel 1861. Il Regno d'Italia, guidato da casa Savoia, si pose l'obiettivo di completare l'unificazione annettendo anche lo Stato Pontificio, che comprendeva Roma.
Papa Pio IX, in carica dal 1846 al 1878, si oppose fermamente all’unificazione italiana sotto un governo laico, vedendo in questo processo una minaccia per l'autorità della Chiesa. La tensione culminò nel 1870, quando le truppe italiane entrarono a Roma, annettendo lo Stato Pontificio e mettendo fine al potere temporale del Papa. Pio IX si dichiarò **"prigioniero del Vaticano"** e si rifiutò di riconoscere la legittimità del nuovo Stato italiano.
### Emissione del “Non expedit”
Il **Non expedit** fu emesso inizialmente nel 1868, durante la fase avanzata del Risorgimento, come una raccomandazione della Santa Sede che esortava i cattolici a non partecipare alle elezioni politiche del Regno d'Italia. Il termine latino **"non expedit"** significa "non è conveniente", indicando che non era opportuno, secondo la Chiesa, che i fedeli prendessero parte alla politica di uno stato che la stessa Chiesa considerava illegittimo.
L'intento principale del Non expedit era quello di isolare il neonato Stato italiano, privandolo del sostegno politico dei cattolici, che costituivano una parte significativa della popolazione. Inoltre, la direttiva voleva evitare che i cattolici riconoscessero implicitamente il nuovo regime, contribuendo con il voto alla sua legittimazione.
Il divieto di partecipazione politica non riguardava solo il voto, ma anche la possibilità per i cattolici di candidarsi alle elezioni o di occupare cariche pubbliche all'interno delle istituzioni dello Stato. Questo divieto rimase in vigore per diversi decenni e rappresentò un importante ostacolo alla partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana.
### Motivazioni del Non expedit
Le ragioni del Non expedit erano principalmente di natura politica e religiosa. Da un lato, il Papa e la Chiesa erano contrari alla perdita del potere temporale e alla secolarizzazione promossa dal Regno d’Italia. Dall'altro, vi era il timore che una partecipazione attiva dei cattolici alla vita politica potesse compromettere la purezza della fede e rendere i fedeli complici di un sistema laico e anticlericale.
Un'altra motivazione risiedeva nella speranza, da parte della Chiesa, che l'isolamento del nuovo Stato avrebbe creato le condizioni per una sua caduta o per un eventuale accordo più favorevole alla Santa Sede, che avrebbe potuto ripristinare almeno in parte il suo potere temporale.
### Impatto sulla politica italiana
L'imposizione del Non expedit ebbe un profondo impatto sulla politica italiana. I cattolici, infatti, rappresentavano una parte considerevole dell'elettorato potenziale, soprattutto nelle regioni meridionali. La loro esclusione dalla vita politica indebolì il sistema parlamentare del Regno d’Italia, creando un vuoto che fu riempito da forze politiche liberali e, in seguito, dai socialisti.
Questa direttiva contribuì inoltre a un'ulteriore polarizzazione tra la Chiesa e lo Stato. Il governo italiano, soprattutto sotto i primi ministri liberali come Giovanni Giolitti, cercò più volte di migliorare i rapporti con il Vaticano, ma senza successo. Le tensioni tra le due istituzioni rimasero molto forti fino alla fine del XIX secolo.
### Il ruolo di Leone XIII
Il successore di Pio IX, Papa Leone XIII (1878-1903), tentò di attenuare le tensioni tra la Chiesa e lo Stato, promuovendo il dialogo e cercando un modo per conciliare la fede cattolica con le esigenze del mondo moderno. Tuttavia, il Non expedit rimase in vigore, anche se Leone XIII iniziò a intraprendere una politica più flessibile. Durante il suo pontificato, il divieto non fu applicato con la stessa rigidità, e in alcuni casi furono concesse delle deroghe, soprattutto a livello locale.
Un esempio significativo fu il sostegno della Chiesa alla partecipazione politica dei cattolici in Francia, dove si sviluppò il movimento del **Ralliement**, che incoraggiava i cattolici a cooperare con il governo repubblicano francese. Tuttavia, in Italia, il Non expedit continuò a essere considerato un principio importante, nonostante le crescenti pressioni di molti cattolici italiani che desideravano partecipare attivamente alla politica.
### Il superamento del Non expedit
L’inizio del XX secolo segnò un cambiamento significativo. Con la diffusione delle idee socialiste e il crescente movimento operaio, molti cattolici sentirono l’esigenza di impegnarsi politicamente per contrastare queste forze, viste come una minaccia sia alla Chiesa che all'ordine sociale. Si formò così un movimento politico cattolico, che cercava di trovare uno spazio all'interno della vita politica italiana, pur rispettando le direttive della Chiesa.
Nel 1905, Papa Pio X introdusse una significativa modifica alla politica del Non expedit con l’enciclica **"Il fermo proposito"**, che sancì l’inizio di una partecipazione più attiva dei cattolici nella società civile attraverso l'Azione Cattolica, pur mantenendo il divieto di partecipazione diretta alla politica.
Il Non expedit venne formalmente superato solo dopo la Prima Guerra Mondiale, quando le circostanze politiche e sociali dell'Italia erano profondamente cambiate. Nel 1919, con l'incoraggiamento della Santa Sede, il sacerdote Luigi Sturzo fondò il **Partito Popolare Italiano** (PPI), il primo partito politico cattolico in Italia. Questo evento segnò la fine effettiva del Non expedit e l'ingresso ufficiale dei cattolici nella vita politica del Paese.
### Conclusione
Il Non expedit rappresentò un capitolo complesso e controverso della storia delle relazioni tra la Chiesa cattolica e lo Stato italiano. Sebbene nato come strumento per proteggere l'integrità della Chiesa e il suo potere temporale, col tempo si rivelò un ostacolo alla partecipazione politica dei cattolici e contribuì a creare un vuoto di rappresentanza politica che avrebbe influenzato profondamente la storia italiana.
Il superamento del Non expedit e la nascita del Partito Popolare Italiano segnarono un nuovo inizio per la partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana, ponendo le basi per il futuro impegno politico della Chiesa e dei suoi fedeli.
3. Fasi dell’organizzazione dell’Azione Cattolica italiana. L'organizzazione dell'**Azione Cattolica Italiana (ACI)** subì diverse trasformazioni tra il 1906 e il 1970, seguendo i cambiamenti sociali e politici dell'Italia e rispondendo alle necessità della Chiesa cattolica in tempi complessi. Di seguito, analizziamo le tappe principali della sua organizzazione e sviluppo in questo arco di tempo.
### **1906: L'istituzione formale dell'Azione Cattolica**
Nel 1906, sotto Papa Pio X, l'Azione Cattolica ricevette una struttura più definita attraverso l'enciclica **"Il fermo proposito"**. Questo documento fu fondamentale perché chiariva il ruolo dei laici nell'apostolato cattolico, separando nettamente l'ACI dalla politica attiva, pur incoraggiando il laicato cattolico a contribuire alla società attraverso i principi della dottrina sociale della Chiesa.
L'Azione Cattolica venne così organizzata in **tre "unioni" principali**:
1. **Unione Popolare**, dedicata alla diffusione dell'istruzione religiosa tra le masse.
2. **Unione Economico-Sociale**, rivolta alle questioni sociali ed economiche basate sui principi cristiani.
3. **Unione Elettorale**, che promuoveva la partecipazione dei cattolici in politica, sebbene non direttamente tramite candidature ufficiali, ma sostenendo candidati che seguissero i valori cristiani.
Questa struttura mirava a mantenere i cattolici al di fuori del sistema politico nazionale per non riconoscerne la legittimità, ma consentiva loro di agire per il bene comune attraverso l'impegno sociale e l'educazione religiosa.
### **Gli anni 1910-1920: Verso una maggiore partecipazione**
Negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, l'ACI iniziò a riconfigurarsi in un contesto politico sempre più complesso. Nel 1919, Luigi Sturzo fondò il **Partito Popolare Italiano (PPI)**, il primo partito politico cattolico italiano, segnando una significativa apertura alla partecipazione politica dei cattolici, pur mantenendo una separazione dall'Azione Cattolica, che restava una organizzazione ecclesiastica.
Nel frattempo, l'ACI si divise sempre più in gruppi distinti per fasce d'età e genere:
- **Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC)** per i giovani.
- **Donne di Azione Cattolica** per le donne cattoliche.
### **1920-1940: La riorganizzazione sotto il fascismo**
Con l’avvento del fascismo negli anni '20, l'ACI subì nuove trasformazioni. Il regime fascista vedeva con sospetto ogni organizzazione che non fosse allineata con lo Stato, ma l'Azione Cattolica riuscì a mantenere una certa autonomia, soprattutto dopo la firma dei **Patti Lateranensi** nel 1929 tra la Santa Sede e il governo fascista. Questi accordi garantivano la libertà di azione per l'Azione Cattolica, che continuava la sua opera di formazione religiosa e sociale, pur rimanendo esclusa dalle questioni strettamente politiche.
Nel 1931, però, ci fu uno scontro tra il fascismo e la Chiesa quando Mussolini cercò di controllare anche le organizzazioni giovanili cattoliche. Papa Pio XI intervenne con l'enciclica **"Non abbiamo bisogno"**, che difendeva l'Azione Cattolica come un'organizzazione spirituale autonoma dal potere statale, contribuendo così a rafforzare l'identità e l'organizzazione della stessa.
In questo periodo, l'ACI si strutturava in quattro grandi settori:
1. **Uomini**.
2. **Donne**.
3. **Giovani Uomini** (GIAC).
4. **Giovani Donne**.
Questi settori, con una chiara divisione per genere e fasce d'età, permettevano all'Azione Cattolica di rispondere in maniera specifica alle esigenze spirituali e formative di diverse categorie sociali, ampliando notevolmente il suo raggio d'azione.
### **1940-1945: La Resistenza e il secondo dopoguerra**
Durante la Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione nazifascista, molti membri dell'Azione Cattolica parteciparono attivamente alla **Resistenza italiana**, opponendosi al regime e sostenendo le forze alleate e partigiane. In questa fase, l'Azione Cattolica si pose come una delle principali organizzazioni a difesa della libertà e dei diritti umani.
Alla fine della guerra, nel contesto della fondazione della **Democrazia Cristiana (DC)**, il partito cattolico fondato da Alcide De Gasperi, l'Azione Cattolica mantenne una netta distinzione tra il proprio ruolo ecclesiale e la politica. Sebbene molti membri dell'ACI fossero attivi nella DC, la struttura dell'organizzazione laicale continuava a operare con finalità religiose e sociali piuttosto che strettamente politiche.
### **1945-1960: La rinascita e il Concilio Vaticano II**
Nel secondo dopoguerra, l'Azione Cattolica vide una notevole espansione. Era impegnata nella ricostruzione morale e spirituale dell'Italia, operando attraverso i suoi settori giovanili e femminili per promuovere la partecipazione attiva dei laici alla vita della Chiesa e della società.
Durante il pontificato di Papa Pio XII (1939-1958), l'Azione Cattolica ricevette un forte impulso come baluardo della dottrina sociale della Chiesa, e si consolidò come una delle più grandi organizzazioni cattoliche laicali nel mondo.
Con l’avvento del **Concilio Vaticano II** (1962-1965), indetto da Papa Giovanni XXIII, si aprì una nuova fase per l'Azione Cattolica, che rispecchiava il più ampio rinnovamento della Chiesa. Il concilio incoraggiò una maggiore responsabilità dei laici nella Chiesa e nel mondo, e l'ACI dovette ripensare il proprio ruolo in questo contesto.
### **1960-1970: La riforma post-conciliare**
Dopo il Concilio Vaticano II, l'Azione Cattolica fu sottoposta a una profonda riorganizzazione. Nel 1969, sotto Papa Paolo VI, l'organizzazione adottò nuovi statuti che ne modificavano in modo sostanziale la struttura. Uno degli aspetti principali della riforma fu l'abbandono della rigida divisione per genere e fasce d'età che aveva caratterizzato l'ACI nei decenni precedenti.
Le principali modifiche furono:
1. **Unificazione dei settori**: Si superò la netta separazione tra uomini e donne, giovani e adulti, per promuovere un’azione più integrata e comune all'interno della Chiesa.
2. **Centralità della formazione**: Venne rafforzata l'idea che l'ACI fosse un movimento essenzialmente formativo, impegnato nell'educazione permanente dei laici, preparandoli a essere testimoni attivi della fede nel mondo moderno.
3. **Maggiore autonomia e responsabilità ai laici**: I laici divennero protagonisti ancora più attivi nella missione evangelizzatrice della Chiesa, in linea con lo spirito conciliare.
Questa riforma segnò l'inizio di una nuova stagione per l'Azione Cattolica, che, pur mantenendo la propria identità storica, si adattava alle nuove esigenze della Chiesa e della società italiana del post-Concilio.
### **Conclusione**
Dal 1906 al 1970, l'Azione Cattolica Italiana si evolse da una organizzazione fortemente gerarchizzata e strutturata in settori distinti, a un movimento laicale più flessibile e dinamico, in grado di rispondere alle sfide del mondo moderno. Attraverso questi decenni, l'ACI rimase un pilastro fondamentale della vita religiosa italiana, contribuendo sia alla formazione spirituale dei laici sia all'azione sociale e caritativa della Chiesa cattolica.
4, Peter Ludwig Berger. **Peter L. Berger** (1929-2017) è stato un importante sociologo e teologo statunitense, noto per i suoi contributi alla sociologia della religione e alla teoria della conoscenza. Nato a Vienna, si trasferì negli Stati Uniti in giovane età e studiò al Wagner College e alla New School for Social Research. Berger è diventato famoso per i suoi studi sul ruolo della religione e delle credenze nella società moderna.
### Pensiero
Uno dei suoi contributi più celebri è la **teoria della costruzione sociale della realtà**, sviluppata insieme a Thomas Luckmann nel libro **"The Social Construction of Reality"** (1966). In quest'opera, Berger e Luckmann sostengono che la realtà sociale è un prodotto delle interazioni umane. Le istituzioni, le norme e le credenze sono create e mantenute attraverso processi di socializzazione, che danno forma alla percezione individuale e collettiva del mondo.
Berger è anche noto per il concetto di **secolarizzazione**. Inizialmente, egli sosteneva che la modernizzazione avrebbe portato a una progressiva perdita di influenza della religione nella vita pubblica. Tuttavia, nei suoi lavori successivi, come **"The Desecularization of the World"** (1999), riconobbe che la religione rimaneva una forza vitale nella società contemporanea, contrariamente a quanto previsto dalla teoria della secolarizzazione.
Un altro tema centrale nel pensiero di Berger è l'idea di **plausibilità religiosa**. Secondo lui, le credenze religiose sono influenzate dal contesto sociale in cui si trovano. In una società pluralista, dove coesistono molte visioni del mondo, diventa più difficile per le religioni mantenere un monopolio sulla "verità".
In conclusione, Berger ha lasciato un'impronta significativa nella sociologia, con la sua attenzione ai processi di costruzione sociale e al ruolo della religione nelle società moderne, riflettendo in modo profondo sull'interazione tra religione, modernità e pluralismo culturale.
Peter Berger è stato uno dei più influenti sociologi della religione del XX secolo, noto per il suo contributo allo studio del ruolo della religione nella società moderna, specialmente in relazione alla secolarizzazione e alla pluralizzazione religiosa. La sua analisi si concentra principalmente sul modo in cui la religione e le sue istituzioni contribuiscono alla costruzione della realtà sociale e su come la modernità impatti su questi processi.
### Principali contributi alla sociologia della religione:
1. **La realtà come costruzione sociale:**
Nel suo libro *The Social Construction of Reality* (1966), scritto insieme a Thomas Luckmann, Berger esplora come gli esseri umani costruiscano socialmente la loro comprensione del mondo. La religione è vista come uno dei principali strumenti di costruzione della realtà, in quanto offre significati e un ordine alle esperienze umane, aiutando a spiegare il mondo e a legittimare le strutture sociali. La religione, secondo Berger, ha una funzione di "cosmizzazione", fornendo un quadro simbolico in cui gli individui possono interpretare la loro esistenza.
2. **Teoria della secolarizzazione:**
Berger è noto per i suoi lavori sulla secolarizzazione, l'idea che la modernità porti a un declino della religione nell'ambito pubblico e privato. In *The Sacred Canopy* (1967), Berger sostiene che la modernità mina il ruolo della religione, specialmente nei contesti occidentali. Secondo questa teoria, la crescente razionalizzazione e pluralizzazione delle società moderne indebolisce l'influenza della religione come fonte dominante di significato e legittimazione sociale. Tuttavia, Berger negli anni successivi ha rivisto questa posizione, riconoscendo che la religione è rimasta molto viva in diverse parti del mondo, specialmente negli Stati Uniti e nei paesi in via di sviluppo.
3. **La pluralizzazione religiosa:**
Con il passare del tempo, Berger ha riformulato la sua teoria della secolarizzazione, concentrandosi di più sul concetto di pluralismo religioso. In opere come *The Many Altars of Modernity* (2014), Berger argomenta che la modernità non elimina la religione, ma la trasforma. La pluralizzazione della società moderna significa che gli individui sono esposti a una varietà di sistemi di credenze, costringendo le religioni tradizionali a competere tra loro per la rilevanza. Questo porta a una "relativizzazione" della verità religiosa, poiché la fede diventa sempre più una scelta individuale, piuttosto che una componente inevitabile della vita sociale.
4. **La religione come dialettica tra sacro e profano:**
Berger sottolinea che la religione svolge una funzione cruciale nel creare un equilibrio tra le forze caotiche della vita umana (il "profano") e un ordine cosmico superiore (il "sacro"). In *The Sacred Canopy*, egli descrive come la religione eriga una sorta di "tetto sacro" sopra la società, proteggendola dall'anomia e dall'incoerenza della vita quotidiana. Tuttavia, nella modernità, questo "canopy" è diventato fragile, minato dalla razionalizzazione e dalla diversificazione culturale.
### Opere principali:
1. **The Social Construction of Reality** (1966, con Thomas Luckmann) - Espone la teoria della costruzione sociale della realtà, con un'enfasi sulla religione come strumento di legittimazione e ordine sociale.
2. **The Sacred Canopy** (1967) - Presenta la sua teoria della secolarizzazione e la religione come costruttrice di un "tetto sacro" per dare significato al caos dell'esistenza umana.
3. **A Rumor of Angels** (1969) - In questo libro, Berger esplora il tema della trascendenza e cerca di mostrare come esistano segnali di un mondo soprannaturale anche nella società moderna.
4. **The Heretical Imperative** (1979) - Berger analizza il pluralismo religioso e l'importanza della scelta individuale nella fede in un'epoca di pluralità culturale e religiosa.
5. **The Many Altars of Modernity** (2014) - Berger rivede la sua teoria della secolarizzazione, riconoscendo che la modernità porta alla pluralizzazione religiosa più che a una semplice scomparsa della religione.
In sintesi, Peter Berger ha svolto un ruolo cruciale nello studio della religione e della modernità. Ha inizialmente sottolineato il declino della religione nelle società moderne, ma successivamente ha rivisto le sue opinioni per riconoscere la persistenza e trasformazione della religione in un contesto pluralistico.
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