Cattolicesimo democratico 16
La crisi democratica
Un regime democratico entra in crisi solo in
due situazioni:
a)
un potere che rivendica sovranità, quindi l’esenzione da limiti, riesce nel suo
intento;
b)
la società si disgrega.
Non è propriamente crisi democratica l’inefficienza
dei pubblici poteri.
Quando parliamo di regime democratico non dobbiamo prendere in considerazione solo l’assetto
dei poteri pubblici, ma quello di tutti i poteri sociali. I poteri privati, compresi
quelli criminali, premono sui poteri
pubblici e viceversa. I primi fanno parte dei limiti costituiti per i
secondi e viceversa.
Quando parliamo di equilibrio o di bilanciamento tra i poteri in
democrazia, non descriviamo realisticamente la situazione. In realtà la situazione
reale è sempre sbilanciata e in attesa del manifestarsi di una
resistenza dei contropoteri, che quando si manifesta ed è efficace provoca un
arretramento del potere sociale che prima aveva avuto la meglio. Questo anche
se si cerca di regolare preventivamente le soluzioni dei possibili conflitti:
si tratta di eventi che non possono risolversi solo per via legale, mediante il
ragionamento giuridico. Ne sono dimostrazioni eclatante le dinamiche del
diritto internazionale.
La reazione democratica mira al ripristinare
il patto democratico, secondo il
quale ogni potere accetta limiti e considera il violarli come un abuso.
Ogni potere sociale che non trovi una valida
resistenza certamente abuserà:
questa è stata l’esperienza storica costante delle società umane. Questo è
valido anche con riferimento alle relazioni interpersonali.
Per inciso: gli abusi sessuali di clero e religiosi
non vanno considerati e trattati solo sotto il profilo etico-religioso e patologico,
ma come abusi di potere. L’abuso deriva dall’ordinamento ecclesiastico che non
pone limiti sociali efficaci al personale ecclesiastico ed essi non lo sono se
li si affida solo alle norme e ad una
giurisdizione domestica, vale a dire nello stesso ambito ecclesiastico. Sempre, dietro un abuso sessuale può riscontrarsi
un abuso di potere. E, sempre, la persona che, per vari motivi,
ad esempio perché si trova in una condizione di dominio carismatico verso
altre, non trovi valide resistenze al suo possibile abuso di potere, abuserà in
qualche modo del suo potere sociale.
L’indizio
di una crisi democratica può essere considerato, quindi, l’affermarsi di un
potere sociale insofferente di limiti sociali e che riesce a sottrarsene. E’ a
questo punto che occorre affrettarsi ad organizzarsi una reazione di resistenza,
a cominciare dalle sedi organizzate per manifestare e comporre il conflitti
sociali in modo non distruttivo.
Di solito
il potere sociale insofferente dei limiti giustifica le sue pretese con l’efficacia
dei risultati conseguiti o che si propone di raggiungere con beneficio anche
per la società nel complesso. Le situazioni che si possono produrre nella
pratica sono molto varie, a partire dalle pretese dei governi degli enti
territoriali a competenza generale per arrivare anche a quelle di grandi
imprese, di conglomerati di imprese o di sindacati di produttori o, su scala locale,
a movimenti di piazza di tipo squadristico.
Un’altra situazione di crisi si ha nella disgregazione sociale. Essa si genera quando i conflitti sociali degenerano in modo esplosivo e le componenti della società si allontanano arroccandosi negli spazi che controllano. E’ la situazione che si sta vivendo attualmente nella Repubblica di Haiti, nell’isola caraibica di Hispaniola, il primo approdo della spedizione di Cristoforo Colombo verso il continente americano. In questa condizione tutti i poteri sociali rivendicano sovranità e quindi abusano, però riescono a controllare solo settori limitati della società, ma lì il loro potere è totalitario.
In tutte
queste condizioni è anche leso il valore cristiano dell’agàpe sociale, che richiede
poteri che si propongano di servire. Il servizio esclude l’abuso.
L’inefficacia
dei pubblici poteri (che però può anche dipendere da una delle situazioni sopra
descritte) è un problema diverso e, in
sé, non coinvolge l’assetto democratico. Anche un regime non democratico può
manifestarsi inefficace, ma anche inefficiente (per errato uso delle risorse),
perché male organizzato. A quello che si legge è questa la situazione degli
apparati amministrativi ecclesiastici. Non è detto che una loro democratizzazione
potrebbe migliorare la situazione: qui non è in questione la limitazione dei
poteri sociali ma la migliore organizzazione delle attività, al modo in cui se
ne tratta per le aziende. In genere però l’abuso di potere che fatalmente
diventa la prassi nei regimi non democratici o nelle crisi democratiche produce
una cattiva organizzazione della gestione delle risorse, perché rapidamente vi
alligna la corruzione, in assenza di una valida resistenza. E’ cosa che si
produsse in modo spettacolare nella crisi dell’Unione Sovietica, negli anni ’80.
Riprendendo il discorso di Michele Nicoletti alla scorsa Settimana Sociale di Trieste, la vera sfida che mette in questione la democrazia è quella costituita dall’emergere di poteri sociali insofferenti di limiti. La condizione di guerra costituisce un ambiente favorevole a questo processo, come si è visto nel conflitto in corso tra Russia e Ucraina, dominate da sistemi politici in evidente crisi democratica. Ma anche negli Stati Uniti d’America, considerato un modello di democrazia, possiamo osservare indizi di crisi democratica, per l’evidente debolezza del vertice federale rispetto al complesso militare e industriale che fornisce al governo federale l’immagine del mondo sulla base della quale poi si decidono le relative politiche. L’accrescersi del potere pubblico dell’amministrazione militare è spesso un indizio precoce di crisi democratica, segnalato, ad esempio, da un generale che riesce a diventare capo di un governo o capo di stato, in genere durante un’emergenza pubblica (provenivano dai vertici militari Badoglio, Churchill, Eisenhower, De Gaulle, Pinochet, Franco, Videla, Jaruzelski, una lunga sequela di generali golpisti africani, quasi tutti i capi del governo israeliani, proviene da un potente settore militare dell’epoca sovietica Putin) e questo anche se poi la crisi venga prevenuta per l’attivazione di una valida resistenza sociale, a cominciare dagli organismi pubblici di partecipazione democratica.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa - Roma, Monte Sacro, Valli