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Cattolicesimo democratico 21
La questione della competenza
La competenza è il possesso delle nozioni e
abilità pratiche, rientranti almeno nel patrimonio culturale condiviso dagli
specialisti in un determinato settore, necessarie per portare a termine con
risultati valutati in società come accettabili una qualche attività.
Data l’estrema complessità della vita sociale
contemporanea, ogni persona può essere competente solo in un campo molto
limitato. E, paradossalmente, più è competente più quel campo si restringe. Quindi,
globalmente, in società sono largamente maggioritarie le persone incompetenti,
alcune competenti solo in un limitato settore e non in altri, altre non
competenti in assoluto, nel senso che in ogni cosa che fanno ottengono
risultati inferiori a quelli ritenuti socialmente accettabili.
Ogni persona tende a sovrastimare la propria
competenza e a sottostimare quella altrui.
Due antichi filosofi greci (antidemocratici)
a cui risalgono molte delle che comunemente circolano in materia di democrazia,
vale a dire Platone (vissuto tra il 5° e
il 4° secolo dell’era antica) e Aristotele (4^ secolo dell'era antica) ritenevano che ai vertici dei
poteri pubblici ci dovessero essere solo persone competenti, il primo
individuandole negli antichi filosofi, che si occupavano un po’ di
tutto, sovrastimandone la competenza, e il secondo non ritenendo tali le persone impossidenti, sottostimandone la competenza (non apparteneva a quel gruppo sociale).
Le teorie politiche che ancora guidano la dottrina
sociale contemporanea, che sono formate in gran parte in epoca medievale, dal
Duecento, risentono di quel filone di
pensiero, riprendendo l’idea di Platone su chi debba stare ai vertici della
società sostituisce i filosofi con i
teologi, ma in fin dei conti attribuisce l’ultima parola su tutto alla gerarchia
ecclesiastica. Questa presunzione di competenza si è un po’ attenuata a seguito
dei principi deliberati durante il Concilio Vaticano 2°: oggi non si ritiene
più che anche il Papa sia competente su tutto, e anche la sua infallibilità in
materia di dottrina e di costumi viene fatta dipendere da una particolare
assistenza soprannaturale più che da una personale sapienza, ma, in definitiva
egli ha sempre l’ultima parola tra la gente cattolica.
In effetti possiamo facilmente constatare che le procedure democratiche di scelta delle persone da collocare ai vertici del potere hanno portato nei governi e nei parlamenti persone che non avevano nei propri curriculi particolari indicatori di competenza: il livello minimo ai nostri giorni è ritenuto un diploma di laurea. In effetti alcune di loro si sono mostrate anche incolte. Alcune di loro, però, non hanno fatto particolari danni e, in fin dei conti, hanno dimostrato una certa competenza in quel campo. La lunga pratica della vita parlamentare, in particolare,può essere considerata equivalente a un corso di studi universitari di primo livello.
Le persone incolte tendono particolarmente a sovrastimare la propria competenza e ad avere visioni semplicistiche di ciò che accade. Sono più influenzabili e tendono a decidere senza riflettere a sufficienza, sull'onda delle emozio
La persona colta si riconosce incompetente, salvo
eventualmente in un particolare campo, ma si sforza di approfondire. L’ordinamento
degli studi delle scuole secondarie italiane incoraggia i giovani a divenire
persone colte anche se l’obbligo scolastico non va oltre i primi dieci anni di
frequenza scolastica e si ferma ai sedici anni. In realtà la gran parte degli
studenti va oltre e consegue il diploma di scuola secondaria.
La persona colta che si riconosce incompetente
nella maggior parte della cose è però competente nel valutare l’impatto delle
decisioni politiche sulla vita sua, della sua famiglia, delle sue cerchie
amicali, del suo quartiere e via dicendo, vale a dire su tutti gli ambiti
sociali per lei rilevanti. Questo è attualmente il fondamento della competenza
politica riconosciuta in democrazia a tutte le cittadine e i cittadini. In questo
modo questa massa con quella particolare competenza può influire sulla politica
resistendo agli abusi di potere che la danneggia. La dottrina sociale però
diffida della resistenza popolare, che in definitiva potrebbe riguardare anche
la posizione dominante della gerarchia ecclesiastica, una ristrettissima
minoranza che sul presupposto di una propria competenza sostanzialmente universale
pretende di avere sempre l’ultima parola perché sa di teologia e vanta una specifica assistenza soprannaturale per il ministero esercitato.
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Ricerche
mediante ChatGPT di OpenAI del 26-4-24
Platone
(428/427 a.C. – 348/347 a.C.) è uno dei più grandi filosofi dell'antichità,
allievo di Socrate e maestro di Aristotele. Nato ad Atene, fondò l'Accademia,
la prima istituzione educativa del mondo occidentale. Le sue opere, tutte
scritte in forma di dialogo, affrontano una vasta gamma di temi: metafisica,
etica, politica, estetica e epistemologia.
Una
delle sue idee più celebri è la **teoria delle idee** o delle forme. Secondo
Platone, la realtà sensibile è solo un'ombra imperfetta di un mondo ideale, in
cui esistono le "idee" perfette di tutte le cose. Per esempio, tutte
le forme di un cerchio che possiamo disegnare sono imitazioni imperfette
dell'idea del cerchio, che esiste in un mondo trascendente.
Platone
critica la conoscenza basata sull'esperienza sensibile, che considera mutevole
e inaffidabile, e promuove invece la **conoscenza razionale** come unico mezzo
per cogliere le verità eterne e immutabili delle idee.
Un'altra
delle sue opere più influenti è **La Repubblica**, dove delinea la sua visione
di una società giusta. In questo testo, immagina una città-stato ideale
governata da filosofi-re, individui capaci di accedere alla vera conoscenza e
quindi di guidare la comunità verso il bene comune. Platone sviluppa anche una
concezione tripartita dell'anima, divisa in ragione, spirito e desiderio,
corrispondente alle tre classi della società: filosofi, guerrieri e produttori.
Altre
opere importanti includono il **Fedone**, dove Platone discute dell'immortalità
dell'anima, e il **Simposio**, un dialogo sull'amore e l'eros, inteso come un
desiderio di bellezza e conoscenza che porta alla contemplazione dell'idea del
Bene.
Platone
ha lasciato un'impronta profonda sulla filosofia occidentale, influenzando in
modo duraturo il pensiero successivo, in particolare nella filosofia cristiana,
neoplatonica e medievale.
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Aristotele
(384 a.C. – 322 a.C.) è stato uno dei più grandi filosofi dell'antichità e uno
dei pensatori più influenti nella storia della filosofia occidentale. Allievo
di Platone e maestro di Alessandro Magno, Aristotele fondò la sua scuola, il
**Liceo**, ad Atene, dove sviluppò un approccio filosofico profondamente
diverso da quello del suo maestro.
Mentre
Platone si concentrava sul mondo delle idee, Aristotele fu un osservatore
attento della natura e della realtà concreta. Egli è spesso considerato il fondatore
del **pensiero empirico** e dello **scientificismo**. Aristotele credeva che la
conoscenza dovesse basarsi sull'esperienza sensibile e sull'osservazione del
mondo naturale, da cui si possono trarre principi generali.
Le
sue opere coprono un'enorme varietà di temi: dalla metafisica alla logica,
dall'etica alla politica, dalla biologia alla fisica. Una delle sue più celebri
opere è la **"Metafisica"**, in cui esplora il concetto di
"essere" e introduce l'idea di **causalità**. Secondo Aristotele, tutto
ciò che esiste ha quattro cause: la causa materiale (di cosa è fatto), la causa
formale (la sua forma), la causa efficiente (ciò che lo ha prodotto) e la causa
finale (il suo scopo o fine).
Nell'**Etica
Nicomachea**, Aristotele sviluppa la sua teoria etica basata sull'idea della
**virtù** come via di mezzo tra due eccessi, e introduce il concetto di
**felicità** (eudaimonia) come il fine ultimo della vita umana, raggiungibile
attraverso una vita virtuosa.
In
politica, Aristotele scrive la **"Politica"**, dove analizza diverse
forme di governo e promuove una visione moderata della città-stato, basata
sull'equilibrio tra diverse classi sociali. A differenza di Platone, che
immaginava una società ideale, Aristotele si concentra su ciò che è praticabile
e realistico.
Importante
è anche il contributo alla **logica** con l'elaborazione del **sillogismo** e
del ragionamento deduttivo, strumenti fondamentali per lo sviluppo della
scienza.
Le
sue opere hanno avuto un impatto duraturo, influenzando il pensiero medievale,
rinascimentale e moderno, gettando le basi della filosofia scientifica e
naturale.
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Mario
Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli