Cattolicesimo democratico 19
Creare democrazia
Lavorare sulla democrazia, e innanzi tutto pensarla,
richiede impegno. Di questi tempi, di solito in politica si sorvola sulle questioni
difficili, che però rimangono e soprattutto rimangono difficili.
Così il dibattito politico è piuttosto povero
e animato con modi bambineschi, come se si trattasse ancora di organizzare i
giochi di quando si era piccoli. Non c’è da meravigliarsi, se un sistema politico
che si definisce ancora democratico, come quello che si manifesta negli Stati
Uniti d’America di oggi, ricorre a quella strategia.
Da persone parte viva della Chiesa cattolica
vorremmo inculturare la nostra democrazia con i principi di organizzazione sociale
che ci vengono trasmessi dal Magistero, ma per riuscirci bisogna conoscere la
materia su cui si opera, e non solo le teorie e ideologie alle quali di solito
si fa riferimento. Poi bisogna essere consapevoli che è il nostro cristianesimo
la fonte dei valori che vorremmo trasfondere nella democrazia come oggi la si
pratica da noi, perché il cattolicesimo, come tale, è ancora non solo non-democratico
ma addirittura anti-democratico, in quanto la nostra Chiesa cristiana è
governata da un assolutismo che ha pochi riferimenti al passato: infatti è
stato organizzato progressivamente dal Settecento europeo. Nulla di simile c’era
mai stato prima.
C’è necessità di quei valori,
specificamente cristiani, per praticare una migliore democrazia, e soprattutto
una democrazia che consente alla gente, e noi in essa, di vivere meglio?
Questa è la prima domanda che ci si deve porre, quando ci si propone di
impersonare un cattolicesimo democratico.
Bisogna dire che la democrazia come oggi la
si pratica e la si pensa nell’Unione europea (in queste cose la pratica viene
prima del pensiero) è già profondamente inculturata da cristianesimi, anche se in genere se ne è
persa chiara consapevolezza. E non potrebbe essere così, perché i cristianesimi
hanno costituito la costituzione europea fino al Settecento e, in queste,
cose non si costruisce mai dal nulla, partendo da zero.
Che ne è scaturito? E’ presto detto. Quasi
ottant’anni di pace europea, tra popoli e sistemi politici che si erano sanguinosamente sempre combattuti
fino al maggio del 1945. Un periodo di
pace che non ha eguali nella storia dell’intera umanità, da quando c’è
storia, vale a dire da circa 5.500 anni fa.
Come sono solito osservare, le democrazie non
solo non sono mai state pacifiche fino all’esperienza dell’Unione
Europea, che, in un progressivo processo di adeguamento, ha plasmato anche il
diritto e le società stesse degli stati membri e di quelli candidati a
diventarlo, ma, anzi, sono state molto violente, sia al loro interno che nelle
relazioni internazionali. La storia degli Stati Uniti d’America ne è un
eclatante esempio. E, invece, l’Unione
Europea persegue uno sviluppo armonico e pacifico dell’intero organismo comunitario.
Ai tempi nostri, la guerra sostanzialmente americana
e russa in Ucraina, in cui si vorrebbe coinvolgere
sempre di più l’Unione Europea, sta minando proprio la pratica di quel principio
di civiltà. E il mondo cattolico italiano è additato sui maggiori organi di
informazione come colpevole di pavido disfattismo, di arrendevolezza verso l’invasore
russo dell’Ucraina. Come possiamo constatare le gerarchie ecclesiastiche delle
Chiese cristiane, quando non parteggiano per chi sta ordinando la guerra, appaiono
inette a combattere la guerra perché, in conseguenza di una ultramillenaria
politica compromissoria con i poteri civili, si vietano di andare oltre il
semplice generico, e inutile proprio perché generico, appello al negoziato.
Storicamente la democrazia è sempre stata un processo di lotta, condotto ordinatamente nelle strutture create per realizzare
gli obiettivi di un governo sociale limitato da moti democratici, ma
anche oltre, quando quelle strutture non vi sono o non funzionano più bene, come
accadde nell’esperienza italiana della lotta di Resistenza. Nella lotta
si crea la democrazia: è
quando si costituisce ed agisce un moto tra una popolazione per reagire ad
abusi di potere, e ordinare una guerra, una guerra in senso proprio che è organizzare
lo sterminio indiscriminato di un nemico e dei suoi beni al quale la gente non
si possa sottrarre, deve essere considerato
sempre un abuso di potere meritevole di una reazione. In questo modo si crea una valida remora contro
l’ordine di far guerra.
La democrazia non è un insieme di regole, e tanto meno di
regole scritte, come quelle contenute nella nostra Costituzione. E’ un processo
che si crea partecipandovi: dalla pratica può scaturire la teoria. E’ per
questo che la democrazia, nei duemilacinquecento anni circa da quanto ha iniziato
a manifestarsi, ha avuto molte configurazioni, e altrettante teorie, alcune
sfociate in ideologie, con corrispondenti mitologie.
Il
miglior modo di imparare la democrazia è di iniziare a praticarla in un
piccolo gruppo, che è quello composto da una trentina di persone in cui sono
possibili relazioni faccia-a-faccia. Ma questo non basta: bisogna
saperne di più. E’ a questo che si propone di servire questo ciclo di
riflessioni sul cattolicesimo democratico.
Nei prossimi giorni mi servirò, come libro di
testo per parlare di democrazia, di un’opera del politologo Robert Alan Dahl
pubblicata nel 1989 negli Stati uniti d’America dalla casa editrice dell’Università
Yale, che si trova a New Haven nello
stato del Connecticut, nello Nord-Est degli Stati Uniti: La democrazia
e i suoi critici, pubblicato in Italia da Editori riuniti 2023, purtroppo
non in formato ebook e Kindle, €28,40.
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Ricerca
mediante ChatGPT di OpenAI del 24-9-24
**Robert
Alan Dahl** (1915-2014) è stato un influente politologo statunitense,
considerato uno dei più importanti studiosi di scienza politica del XX secolo.
È noto per i suoi studi sulla democrazia, il potere politico e il ruolo delle
istituzioni democratiche.
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Infanzia e formazione:
Dahl
nacque il 17 dicembre 1915 a **Inwood**, Iowa, da genitori di origine
norvegese. Studiò all'Università di Washington e poi alla **Yale University**,
dove ottenne il dottorato in scienze politiche. Divenne docente a Yale e vi
rimase per tutta la sua carriera, guadagnandosi una reputazione internazionale
come teorico della democrazia.
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Contributi intellettuali:
Dahl
è principalmente conosciuto per le sue teorie sulla **democrazia pluralista**.
Uno dei suoi contributi principali fu l'idea che in una democrazia non esista
una singola élite dominante, ma piuttosto una molteplicità di gruppi di
interesse che competono tra loro per influenzare il potere politico. Questo
concetto fu approfondito nel suo libro del 1961, **"Who Governs?"**,
un'analisi della politica di New Haven che sosteneva che il potere in una
democrazia è distribuito tra diversi gruppi, piuttosto che concentrato nelle
mani di pochi.
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Opere principali:
Oltre
a **"Who Governs?"**, alcune delle opere più importanti di Dahl
includono:
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**"A Preface to Democratic Theory"** (1956): dove esplora i limiti e
i principi fondamentali della democrazia.
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**"Polyarchy: Participation and Opposition"** (1971): in cui
introduce il concetto di "poliarchia" per descrivere una forma di
governo in cui il potere è diffuso attraverso molti gruppi e istituzioni.
-
**"Democracy and Its Critics"** (1989): un'importante riflessione
sulla democrazia e le sue varie critiche, dove difende il sistema democratico
pur riconoscendone i limiti.
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Influenza e riconoscimenti:
Dahl
è stato un punto di riferimento per la scienza politica, soprattutto per quanto
riguarda l'analisi del potere e della democrazia. È stato presidente della
**American Political Science Association** e ha ricevuto numerosi
riconoscimenti per il suo lavoro, inclusi diversi premi accademici prestigiosi.
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Morte:
Robert
Dahl è morto il 5 febbraio 2014, a 98 anni, nella sua casa a **Hamden**,
Connecticut.
La
sua eredità intellettuale continua ad essere rilevante nelle discussioni
contemporanee sulla natura della democrazia e sul funzionamento delle
istituzioni democratiche.
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Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli