Spiritualità estatica
La spiritualità è una condizione mentale in cui si è concentrati sulla propria interiorità. In questo modo si attiva la fisiologia delle emozioni, in cui hanno un ruolo particolari neurotrasmettitori come endorfine e dopamina, e si possono produrre particolari sensazioni di coscienza che complessivamente possiamo riassumere nell’idea di estasi. Le tecniche per indurle sono fondamentalmente due: il meditare mediante rituali personali o collettivi su immagini di fantasia e la consapevolezza momento-per-momento agganciandosi al ritmo del respiro. Dal punto di vista delle pratiche religiose queste tecniche possono essere riassunte nell’idea di preghiera a ritmo (rientrano in tale categoria la salmodia e il rosario). Si tratta, nel complesso, di una spiritualità di carattere estatico che non è caratteristica dei cristiani e che, anzi, i cristiani in genere appresero da altre forme di religiosità diffuse in Oriente nell’antichità. Le si osserva in tutte le religioni note che ci abbiano lasciato una traccia delle loro tradizioni, anche in quelle più primitive. Nella religiosità si è convinti che l’estasi sia il prodotto di una relazione con un dio e ciò è il fondamento dei misticismi, e anche di quelli cristiani.
Per alcune nostre correnti religiose il misticismo è ciò che caratterizzerebbe la nostra esperienza comunitaria religiosa rispetto ad altre di orientamento genericamente umanitario. Perciò il centro dell’esperienza religiosa dovrebbe essere lo sviluppo interiore di una spiritualità mistica, in particolare mediante preghiere a ritmo costanti e tecniche di meditazione.
Va detto che, oggettivamente, la spiritualità estatica si osserva anche al di fuori delle religioni. C’è, ad esempio, una spiritualità di quel genere espressa dai nazionalismi. Il fascismo mussoliniano espresse addirittura un insegnamento universitario definito mistica fascista. Un misticismo fu vissuto intorno a vari regnanti, al Mussolini e ad altri autocrati. Nei comunismi marxisti si visse una considerazione mistica della classe operaia.
Le tecniche di mindfulness-consapevolezza ideate dal biologo statunitense John Kabat-Zinn e di largo ed efficace impiego clinico nella stabilizzazione psicologica dei malati gravi ne sono un’altra chiara dimostrazione. Kabat-Zinn le enucleò osservando pratiche meditative diffuse tra i buddisti.
Tecniche analoghe vengono ora utilizzate, ad esempio, nella pratica degli esercizi spirituali ignaziani.
In tutti i casi in cui si è invitati a concentrarsi sul proprio respiro si insegnano tecniche di mindfulness.
È facilmente dimostrabile che dai Vangeli non risulta che il Maestro abbia mai insegnato ai suoi discepoli la spiritualità mistica né che li abbia mai esortati a praticarla o che tra i comandi che ci lasciò vi sia quello di praticarla.
Questo non significa che la spiritualità mistica sia una via sbagliata tra i cristiani. Innanzi tutto nei Vangeli vengono descritti atteggiamenti del Maestro che appaiono connotati da misticismo. Poi la spiritualità mistica è un elemento comune a tutte le tradizioni religiose note: è, insomma, un linguaggio religioso universale.
La spiritualità mistica è stata ed è anche un metodo di rafforzamento delle convinzioni religiose (ma anche politiche o di altra natura) e, come tale, anche uno strumento di potere.
Si è creata, ad esempio, una spiritualità mistica intorno all’istituzione del Papato, come intorno alle nostre principali personalità religiose ed alle istituzioni ad esse ricondotte. Il sacro appare poi fortemente legato al mistico, anche se sotto altri aspetti quest’ultimo, in quanto basato sull’interiorità personale, gli viene contrapposto considerando il sacro come oggettivazione religiosa istituzionalizzata. Il mistico, in questo quadro, sarebbe una via per liberare la religiosità dal sacro.
La spiritualità estatica viene anche contrapposta a quella umanitaria che caratterizza fortemente il pensiero sociale cattolico. Quest’ultimo vuole mettere in pratica il comandamento evangelico dell’agápe che effettivamente il Maestro ci lasciò espressamente, e lo vuole fare anche mediante la riforma sociale, quindi anche facendo politica.
Negli incontri sinodali che si vanno facendo di questi tempi anche nelle realtà di base, vengono a contatto varie espressioni religiose, le quali, in genere, sono vissute da chi le pratica come esclusive, nel senso che siano le uniche vere e valide. Questo, del resto, secondo i costumi intolleranti che in genere hanno prevalso nella nostra tremenda storia religiosa. La sinodalità ecclesiale può essere anche un modo per prevenirli o superarli.
Per cui, chi in un incontro sinodale cerca di definire il da farsi cercando di descrivere realisticamente la società intorno può sentirsi obiettare “Ma che abbiamo a che fare con questo?”. La risposta, naturalmente, è contenuta nella ormai strabordante letteratura della cosiddetta dottrina sociale, che è quella parte del pensiero sociale cattolico confluito nel Magistero di Papi e vescovi, e principalmente in quello dei primi che, in un contesto assolutistico, finisce per essere il riferimento di quello dei secondi. Ma pochi hanno la pazienza di leggere quei documenti, e la dottrina sociale non è compresa in genere nella formazione di base.
Così, con chi ritiene di darsi esclusivamente alla spiritualità estatica c’è poco da essere sinodali: bisognerà semplicemente organizzarsi in campi sinodali distinti, cercando comunque di tollerarsi a vicenda. In questo può aiutare una sorta di mistica dell’agàpe, espressa anche, ad esempio, nella spiritualità francescana e ignaziana, che conduce all’estasi facendo del bene a chi non ricambia o addirittura avversa e che ha chiari riscontri negli insegnamenti evangelici.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli