Il migliore dei mondi possibili
Tre secoli fa si accese nella filosofia europea la discussione se quello in cui si viveva fosse il migliore dei mondi possibili, intendendo per mondo la natura e la società. C’è chi sostenne che, sì, lo era. In pochi decenni, però, tutto iniziò a cambiare molto velocemente e ne scaturì un nuovo mondo. Si capì che la società ne era gravida proprio nel mentre il precedente era detto, appunto, il migliore dei mondi possibili. Le cose, con il cambiamento, erano peggiorate o migliorate? Dipendeva dai punti di vista. Le antiche dinastie sovrane europee ne erano uscite ridimensionate, Papato compreso. Le popolazioni, le plebi, contarono di più, ma proprio allora divennero strumento di potenza politica e dovettero versare pesantissimi tributi di sangue, fino alle catastrofi globali delle guerre mondiali del Novecento. Da queste ultime, per reazione popolare, scaturì l’idea di stato del benessere, che, appunto, aveva tra i propri scopi politici quello di migliorare le condizioni di vita della gente comune. Quello che iniziò a tramontare dagli scorsi anni ’90. Quello che ne è uscito, quello in cui viviamo, è il migliore dei mondi possibili? Certamente, in genere non si ritiene più tale quello in cui, tre secoli fa, si viveva. Quello del migliore dei mondi possibili è un mito e, come tutti i miti, è mantenuto finché funziona.
Chi resiste al cambiamento evidentemente ritiene di vivere nel migliore dei mondi possibili. Questo è il caso della nostra gerarchia ecclesiastica. Ma, tutto sommato, anche per noi è così, e non solo nella nostra Chiesa. In Europa si manifesta poca voglia di cambiamenti. Sembra starci bene ciò che c’è.
Gli esseri umani vivono di miti. Solo così riescono in qualche modo ad orizzontarsi in un mondo che si è fatto molto complesso. E ora il mito dominante è quello del nostro come il migliore dei mondi possibili. C’è il male, c’è il bene, ma si confida di scampare, se tutto rimane com’è.
In effetti le società dell’Europa occidentale risentono ancora dell’organizzazione come stati del benessere, tuttavia non appena è calata la tensione della popolazione verso il cambiamento la situazione ha cominciato a peggiorare. E ora è molto evidente che il benessere si sta polarizzando verso settori molto ristretti della società. La democrazia, dove dovrebbero prevalere le maggioranze, sembra non poterci fare nulla, perché quando si vota si finisce per dare sempre più potere a chi sta già meglio. È questo che storicamente i socialisti rivoluzionari contestarono alle democrazie europee. L’esperienza dei grandi partiti popolari di massa, che ora sono svaniti, sembrò un correttivo sufficiente, ma durò poco.
La nostra Chiesa, pur con tutta la sua fantasiosa teologia sull’aldilà, sull’altro mondo, trasferito in una dimensione astorica, è pervicacemente ancorata all’idea che il suo mondo sia il migliore di quelli possibili. E, infatti, nei suoi gerarchi resiste strenuamente al cambiamento, avendo anche mantenuto un crudele sistema di polizia ideologica per contrastarlo, e, nella sua popolazione, nella gente che si limita a praticare, non si agita per produrre un cambiamento, come invece si iniziò a fare per vent’anni, tra il 1965 e il 1985.
Si è raggiunto una sorta di compromesso. Si va in chiesa a farsi umiliare pur di presenziare a spettacoli liturgici che conservano un certo fascino, e poi si decide liberamente che fare nella propria vita, senza tener conto dei gerarchi e anche delle altre persone. Non se ne può discutere in chiesa, ma, a questo punto, nemmeno si ha voglia di farlo. La democrazia ci ha liberato da certi lacci. I gerarchi fanno finta di essere obbediti, le altre persone glielo lasciano credere. Non c’è una certa ipocrisia in tutto questo?
È venuto papa Francesco a dire di voler ascoltare la gente, ma essa ha ormai poco da dire. Si è rassegnata. L’ipocrisia in cui vive è il migliore dei mondi possibili.
Si va in chiesa a sentirsi fare sermoni che sarebbero potuti andar bene, tali e quali, cinquant’anni fa, tanto la storia che stiamo vivendo vi è assente. Perché, se si vive nel migliore dei mondi possibili, allora ciò che conta è solo la propria interiorità, e una persona è a posto se, da quel punto di vista, si sente bene.
Ma la storia non si è fermata, anche se ci si illude che sia così. Il nostro migliore dei mondi possibili sta, di nuovo, rapidamente mutando, e noi tutti siamo trascinati verso il nuovo, che di noi non recherà traccia, perché saremo rimasti inerti, illudendoci di poter scampare.
Lo vediamo nei processi sinodali in corso. Sono vivamente contrastati da gerarchia, clero e religiosi, vale a dire da quelli che comandano incontrastati dappertutto, tuttavia, se si vivesse ancora la vivacità ecclesiale degli scorsi anni’70, ci sono spazi che potrebbero essere occupati, e, se il popolo si manifestasse, le resistenze sarebbero facilmente travolte. Com’è invece che da noi la quarantina circa di persone che si sono lasciate coinvolgere rimangono passive a sentirsi propinare il solito spiritualismo? In questo modo, anche se non si sono fatte mai elezioni, si è votato: questo nostro mondo religioso che sta velocemente tramontando, abitato prevalentemente da anziani, ed è principalmente per questo che è destinato a finire, è per noi, a Montesacro Valli, il migliore dei mondi possibili.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli