Prospettive
Gli
illuministi del Settecento e i Positivisti dell’Ottocento pensavano alla
religione, in particolare ai cristianesimi, come al tentativo di capire del
mondo ciò che non poteva essere ancora compreso per mancanza di sufficienti
tecnologie e quindi di scienze affidabili. Quindi pensavano che le religioni
fossero destinate ad essere soppiantate con il progresso delle scienze e delle tecniche.
La storia non ha confermato questa convinzione.
A contatto
con le novità del mondo le religioni sono cambiate, ma non sono scomparse. Vi
fanno affidamento anche persone sapienti, come era sempre accaduto. Si sono rivelate
uno strumento di comprensione della realtà insostituibile, in particolare per
costruire il senso emotivo dell’esistenza umana.
L’emotività è propria degli organismi fisiologici
quali noi siamo: è stato scoperto che la nostra è una mente emotiva, che
comprende mediante le emozioni, e che la realtà intorno a noi non ci è accessibile
in nessun altro modo.
La
razionalità e i suoi principi logici sono solo un metodo per ordinare e rendere
comunicabili le conoscenze mediate dalle nostre menti emotive.
Però il senso di ciò che accade, vale a dire
il suo significato esistenziale per ciascuno di noi, ci sfugge senza ricorrere
ai miti, intorno ai quali storicamente vennero costruite le religioni.
Il mito è una formula semplificata di descrizione
del senso emotivo di una realtà in modo da darle significato esistenziale per
gli esseri umani.
I miti non vengono superati dallo sviluppo
delle capacità scientifiche e tecnologiche, ma si evolvono seguendole.
Hanno natura mitologica anche alcune
convinzioni riguardanti scienze e tecnologie ed è stata mitizzata anche la stessa
ragione, fino addirittura a farne una specie di dea.
Definiamo dio qualsiasi entità che sorprende per
la misura degli influssi sulla natura e/o sulla società che le sono attribuiti,
tali da renderla apparentemente più o meno libera dalla causalità di natura, e che è capace di relazione con gli esseri
umani. In quest’ottica vennero storicamente deificate anche persone umane,
sovrani o condottieri. In un ambiente culturale politeista nessun dio è onnipotente.
Le attuali culture religiose monoteiste,
caratterizzate dall’onnipotenza dell’unica divinità, sono uno sviluppo recente.
Ma anche il politeismo ebbe diverse evoluzioni, a partire da concezioni
ancestrali centrate su una divinità suprema creatrice e ordinatrice che però,
ad un certo punto, venne collocata nei Cieli altissimi, indifferente alle
sorti dell’umanità, con il conseguente sviluppo di dei intermedi interessati
alle vicende umane.
Questi, in estrema sintesi, i risultati delle
antropologie che si occuparono delle religioni.
Le religioni che sono fondate su quelle idee
di dio, sono teismi. Non tutte le religioni sono tali.
I cristianesimi furono evoluzioni religiose
molto particolari. Furono caratterizzati dall’eclisse del teismo e del sacro
che ne consegue.
Il sacro è una realtà fisica o sociale, tangibile,
visibile, che manifesta il divino e lo confina: cosa, luogo, persona, rito,
istituzione. Delimitandolo, lo rende strumentalizzabile. La potenza del divino
diviene alla nostra portata, cade nelle nostre mani.
Naturalmente, poi, la prassi religiosa dei cristianesimi
ha di nuovo sacralizzato, ma questo sacro non è l’essenziale dei cristianesimi.
L’essenziale è ciò che venne espresso con la
parola del greco antico agàpe, termine
del quale possiamo rendere una prima idea parlandone come di pace universale
solidale, sollecita e misericordiosa. Il suo fondamento sta in ciò di cui la
teologia cristiana parla come Incarnazione, e di cui qui non mi occupo,
dando per presupposto che sia conosciuta. L’agàpe è il comando etico principale del Maestro,
colui sulla cui figura e sulla cui vita esemplare furono organizzati i
cristianesimi. Questo diede, e ancora dà, una prospettiva religiosa molto diversa
dal passato, in particolare una straordinaria apertura al nuovo. I cristianesimi
manifestarono infatti una grande
capacità di assimilazione delle novità dei tempi.
In quest’ottica, ciò che stiamo sperimentando
in Europa occidentale come crisi dei nostri cristianesimi può essere interpretato come una loro
evoluzione, per la quale ancora non si è costruita una cultura religiosa adeguata.
Certamente si stanno dissolvendo le molte sacralizzazioni storicamente costruite sulle nostre manifestazioni religiose, in esse comprese quelle
che riguardano le organizzazioni ecclesiastiche. Ma esse non sono l’essenziale.
Stiamo vivendo, a livello globale ormai,
tempi nuovi. I cristianesimi vengono interrogati per interpretarne il senso,
alla ricerca di una prospettiva. In questo modo si vorrebbe cercare di non
essere semplicemente succubi di ciò che ci accade intorno.
I processi sinodali che stiamo faticosamente
vivendo partono da questa idea di interrogarsi e di interrogare la gente su quei temi. La fase dell’ascolto.
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli