Ordinare il mondo
Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. [dalla Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Luce per le genti – Lumen gentium”, n.31, del Concilio Vaticano 2º (1962-1965)]
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Le concezioni sul ruolo delle persone laiche contenute nei documenti deliberati nel corso del Concilio Vaticano 2º sono ormai obsolete.
Si cercò di far spazio alle persone laiche provando a non definirle come ciò che residuava dopo aver messo in risalto clero e religiosi, ma non ci si riuscì veramente.
Eppure proprio alle persone laiche fu assegnato, anche se non riservato, il compito di ordinare il mondo secondo i principi di fede. Questa è stata storicamente la funzione sociale principale delle nostre Chiese e delle loro teologie.
Nel gergo teologico si parla del mondo come delle “cose temporali”, vale a dire quelle che mutano nel tempo, per distinguerlo dalle realtà soprannaturali, che sarebbero eterne. Il mondo è costituito dalla natura e dalle società umane. La natura è tutto ciò che appare determinato dalle leggi di causalità, materia inanimata e viventi, e che, in una certa misura e con varie tecniche, può essere osservato, o si pensa che potrebbe esserlo, disponendo delle tecnologie adeguate. Le scienze della natura contemporanee, a differenza dei positivisti ottocenteschi, ci avvertono che non tutto ciò che può essere osservato può anche essere previsto, per certe dinamiche che coinvolgono l’infinitamente piccolo. Le realtà soprannaturali non possono essere né osservate né previste, ma solo postulate ed emotivamente intuite. Postulare, in questo senso, significa porre come presupposto perché altrimenti i ragionamenti conseguenti non avrebbero fondamento e, su questa base, ci si esime dal cercarne o dal fornirne una dimostrazione, quindi dallo spiegarne il dove, quando, come.
Delle realtà soprannaturali sulle quali si fonda la nostra fede non si può dare una dimostrazione, ma se ne dà una legittimazione, in particolare con l’argomento “È scritto” [nella Bibbia] ed anche con quelli “Si è sempre e dovunque creduto e insegnato così” e “Un’autorità ecclesiastica competente lo ha ordinato”.
Le religioni, da un punto di vista antropologico e sociologico servirono e ancora servono a ordinare il mondo. In particolare questo deve riconoscersi per i cristianesimi, che, ad un certo punto, furono posti a fondamento mitologico degli ordinamenti politici europei e progressivamente, a seguito delle colonizzazioni territoriali e culturali realizzate dagli europei, di quelli di quasi tutto il mondo. Proprio a questo si deve la sterminata estensione delle loro teologie, che, in questo, seguirono l’evoluzione del pensiero giuridico, integrandosi con esso. Si partì, in questo, dalla formulazione di sentenze su casi specifici, per poi cercare di costruire dei sistemi concettuali, che, dove si utilizzava il latino nelle riflessioni dotte, vennero definite “Summe”.
Fin dal Secondo secolo gli autori della letteratura dotta religiosa, al confine tra filosofia e teologia, furono estremamente prolifici: dall’antichità ci è giunto un corpo sterminato di documenti, che poi si è ulteriormente incrementato durante il Medioevo e ancor più dall’epoca Moderna, quando si iniziò a pubblicare a stampa. Si voleva ordinare ogni aspetto sociale secondo i concetti sviluppati in religione da quella che dal Duecento aveva assunto lo statuto di vera e propria scienza, la teologia. Questo modo di procedere fu socialmente accettato perché funzionava, per ordinare le società.
Dal Settecento anche altri settori della cultura furono impiegati a quel fine, lì dove le teologie non funzionavano più. All’inizio ce se ne scandalizzò, cercando di opporvisi strenuamente, ma alla fine si accettò la nuova sistemazione, riconoscendo la legittimità delle nuove discipline. Per la Chiesa cattolica ciò fu fatto solo durante il Concilio Vaticano 2º, che deliberò questo principio:
36. La legittima autonomia delle realtà terrene.
Molti nostri contemporanei, però, sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religione, venga impedita l'autonomia degli uomini, delle società, delle scienze.
Se per autonomia delle realtà terrene si vuol dire che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l'uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza d'autonomia legittima: non solamente essa è rivendicata dagli uomini del nostro tempo, ma è anche conforme al volere del Creatore.
Infatti è dalla stessa loro condizione di creature che le cose tutte ricevono la loro propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine; e tutto ciò l'uomo è tenuto a rispettare, riconoscendo le esigenze di metodo proprie di ogni singola scienza o tecnica.
Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio.
Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza prenderne coscienza, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono.
A questo proposito ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non sono mancati nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, suscitando contese e controversie, essi trascinarono molti spiriti fino al punto da ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro.
Se invece con l'espressione « autonomia delle realtà temporali » si intende dire che le cose create non dipendono da Dio e che l'uomo può adoperarle senza riferirle al Creatore, allora a nessuno che creda in Dio sfugge quanto false siano tali opinioni.
La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce.
Del resto tutti coloro che credono, a qualunque religione appartengano, hanno sempre inteso la voce e la manifestazione di Dio nel linguaggio delle creature.
Anzi, l'oblio di Dio rende opaca la creatura stessa.
[dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza, del Concilio Vaticano 2º]
Ai tempi nostri non si scrivono più Summe. In sostanza, la teologia non lavora più per i sovrani, salvo che per il Papato, e quindi non serve più di occuparsi di tutto.
Dagli scorsi anni Trenta, dall’epoca in cui sempre più larghe fasce delle popolazioni ebbero modo di influire sugli assetti politici, iniziò a lavorare per influire sulle dinamiche politiche di massa, secondo i nuovi indirizzi della dottrina sociale enunciati a partire dal regno del papa Pio 12º. Da qui, poi, l’assegnazione alle persone laiche del compito di ordinare il mondo.
Clero e religiosi hanno comunque continuato a ingerirsi in quel campo, che però nemmeno a loro è più riservato.
Venute meno le Summe, le grandi sintesi teologiche che, integrando natura e soprannaturale, davano l’illusione di capire come andavano le cose del mondo, si è fatto molto più difficile orientarsi. Del resto, nemmeno in teologia una persona singola può dominare tutta la materia della sua disciplina, per la vastità del materiale di cui si deve avere consapevolezza.
La sinodalità serve appunto per mettere insieme le forze per cercare di avere una visione della realtà il più possibile completa, sempre che sia ammesso un vero dialogo, ciò che è impedito con il frustrante metodo della conversazione spirituale raccomandato dai vescovi.
Quel metodo è espressione di clericalismo.
Clero e religiosi ritengono di essere i soli a praticare la spiritualità e, quando si trovano con le persone laiche, cercano di imporre i loro costumi. Per loro ha poca importanza, per la vita di fede, ciò che le persone laiche fanno fuori degli spazi ecclesiastici, in gran parte occupati dai riti, nei quali il clero la fa da padrone. In realtà, le persone laiche, quando non sono in chiesa, si dedicano appunto ad ordinare il mondo, e dovrebbero manifestare e praticare una spiritualità adeguata e corrispondente. Clero e religiosi, ormai portatori in genere di una spiritualità di impronta monastica, non sono di grande aiuto, specie poi se sono stranieri e sanno alla lontana, e solo per averne letto o sentito dire, delle cose di qui. Ritrovandosi insieme in incontri di tipo sinodale le persone laiche potrebbero aiutarsi a orientarsi creando una spiritualità adeguata. Di solito però ciò non accade, perché tutto è rimasto in mano al clero, che fa funzionare le cose come è abituato a fare, imponendo il silenzio alle altre persone. In questo caso, però, il silenzio non è più una virtù.
Così negli ultimi decenni la capacità dei cattolici italiani di influire sulle cose del mondo, ordinandole, si è quasi azzerata, e ciò nonostante il rilevantissimo impatto mediatico del Papa regnante.
Mario Ardigó – Azione cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli