Il sovrano deceduto
A due passi dal mio ufficio, migliaia di persone stanno andando a rendere omaggio al sovrano che aveva lasciato anni addietro e che è morto qualche giorno fa.
Prima di regnare era stato uno stimato professore universitario di teologia fondamentale e dogmatica. Nel ’77 il papa Paolo 6º gli affidò una importante diocesi tedesca e lo fece cardinale, quindi suo stretto collaboratore. Nel 1981 fu preposto alla Congregazione per la Dottrina della fede, l’organismo di polizia politica, ideologica e teologica del Papato. È da quel momento che iniziò realmente il suo regno ecclesiastico.
La sua missione fu essenzialmente quella di contrastare le sperimentazioni di nuovi modi di fare Chiesa tentate dopo il Concilio Vaticano 2º, dalla fine degli scorsi anni Sessanta e per circa 15 anni.
Dal 1985 agli inizi del secondo decennio del nuovo Millennio, la Chiesa italiana sperimentò, a tutti i livelli, un’azione molto incisiva di correzione, in particolare riguardo a clero e religiosi teologi di professione. La Chiesa italiana cambiò volto. Nel 2005 i vescovi italiani cercarono vie nuove, esortando le persone di fede ad una maggiore partecipazione, ma senza successo. Si era persa una tradizione popolare. La gente si era abituata ad accorrere ai grandi eventi organizzati dal Papato, rimanendo passiva.
I tentativi fatti dal 2015 per produrre una partecipazione popolare sinodale non hanno dato finora grandi frutti. La burocrazia ecclesiastica fa resistenza a tutti i livelli e preti, religiosi e teologi temono ancora di essere fulminati in sede disciplinare, con scarse possibilità di difesa. Fa eccezione una generazione nuova di teologhe, le quali però vengono emarginate se non fanno atto di sottomissione.
Sento lodare la statura di teologo del sovrano deceduto. Ma quanti, al di fuori degli specialisti, avranno letto qualcosa di suo? Documenti divulgativi sono ampiamente disponibili sul portale https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it.html ,in particolare discorsi, omelie, esortazioni apostoliche encicliche. Trovai particolarmente interessante l’enciclica Carità nella verità, del 2009, in cui polemizzò con le interpretazioni date all’enciclica Lo sviluppo dei popoli, del 1967, diffusa sotto l’autorità del suo predecessore Paolo 6º. Ma in molti documenti usciti sotto l’Autorità del papa Giovanni Paolo 2º si sente il suo contributo, in particolare nell’enciclica La fede e la ragione, del 1998.
Scrisse diversi libri sulla vita di Gesù, destinati al grande pubblico, io li ho tutti e li ho letti con interesse, e altri in cui intratteneva un dialogo al modo dei professori universitari con suoi colleghi non credenti.
Non credo però che, a quello che sento, la stima delle folle che vanno ad omaggiarne il corpo sia fondata sul suo pensiero, come emerge dalle sue opere letterarie.
I suoi seguaci apprezzano più che altro una certa idea di Chiesa, appunto quella alla cui realizzazione egli diede un contributo molto rilevante.
È basata su due linee di forza: l’idea che l’Europa abbia il compito storico di dirigere le Chiese locali come Chiesa universale, vale a dire burocrazia ecclesiastica centralizzata nel Papato e sacralizzata mediante una un’apposita teologia, sviluppata per circa un secolo a partire dalla metà dell’Ottocento. L’altra è l’idea che la fede, compresa quella teologia di sacralizzazione del potere ecclesiastico, debba essere accettata come l’unica ragionevole, in una sorta di dittaturadella ragione imposta come dottrina da quella burocrazia ecclesiastica improntata ad un assolutismo religioso.
Quindi, mentre da professore universitario accettava il dialogo con coloro che riteneva suoi pari, come regnante no. Scivolava continuamente da una posizione all’altra e questa ambiguità fu all’origine dell episodio del gruppo dei docenti universitari che nel 2008 si opposero alla sua visita all’Università La Sapienza di Roma. Egli ne prese atto e, nello spirito dei costumi universitari, quindi affrontando la cosa da professore non da gerarca ecclesiastico, non andò.
È presto per fare un bilancio del suo servizio ecclesiale.
Durante il suo regno, le nostre Chiese dell’Europa occidentale presero a svanire, nonostante che egli intendesse farne la fortezza della direzione della Chiesa mondiale.
L’accento prevalente nella sua dottrina sociale sull’autoritarismo della difesa dei valori non negoziabili– i temi delle relazioni coniugali, della riproduzione e del fine vita, la pretesa pervicace della prosecuzione del finanziamento pubblico delle scuole religiose- imposti come criteri di appartenenza ecclesiale, unitamente al rifiuto pervicace di una compartecipazione ecclesiale secondo criteri sinodali delle persone laiche, in particolare delle donne, ancor oggi duramente emarginate, e all’ostinata imposizione di un modello di prete non più sostenibile, sono stati oggettivamente alla base del progressivo annichilimento delle nostre Chiese.
C’è poi il tema delle correnti ecclesiastiche reazionarie, quelle che vorrebbero imporre un modello di Chiesa autoritaria che, facendo forza sulla sacralizzazione del suo vertice sia anche una potenza tra le altre potenze. Contro il suo esplicito volere riconducevano a lui la propria legittimazione, Nulla di più distante dalle idee del Concilio Vaticano 2º.
Si è iniziata un lunga eclisse dell’attuale Papato. Basare tutto su un sovrano persona fisica indebolisce l’organizzazione, perché da anziani ci si indebolisce. Il papa Giovanni Paolo 2º aveva avuto lui come sostegno negli ultimi anni, ma lui, sentendosi indebolire, aveva capito che non avrebbe avuto un aiuto analogo. Sarebbe finito in mani altrui, delle quali non si fidava, quindi lasciò. L’attuale Papa si sta trovando nella medesima situazione. Dietro quei processi di politica ecclesiastica, ci sono interessi politici ed economici molto rilevanti che producono al vertice contrasti spregiudicati e anche crudeli. Da quando si è strutturato il Papato come impero religioso, con il Papa come sovrano per sempre, in un processo durato dal Dodicesimo al Diciannovesimo secolo, è andata sempre così.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli.