Oggi, 13 febbraio 2022, 3° incontro sinodale
parrocchiale
Oggi, dalle ore 16 alle ore 18, con inizio
nella chiesa parrocchiale, si terrà il 3°
incontro sinodale parrocchiale, nel quadro dei cammini sinodali mondiale e italiano iniziati lo scorso
ottobre.
Non è stato detto di che si discuterà. Non c’è
stato quindi modo di prepararsi.
Se andrà come le altre volte, durante la
riunione plenaria nella chiesa parrocchiale ci verrà somministrato un pippone
spiritualistico. Spero che questa volta sia un po’ abbreviato per dar modo di
relazionare sui risultati dei precedenti incontri.
Poiché nella nostra parrocchia non funziona
il Consiglio pastorale parrocchiale non c’è stato modo di partecipare
all’organizzazione di questa attività. La presidente del nostro gruppo ne
sarebbe membro di diritto.
Dopo la prima fase plenaria, ci si dividerà
in gruppi ristretti, di circa una decina di persone. Probabilmente si cercherà
di ritrovarsi in quello che ciascuno ha frequentato le altre volte.
La Diocesi di Roma, come altre diocesi
italiane, ha, in modo discutibile, riorganizzato sul tema delle Beatitudini le dieci domande nelle quali la Segreteria del Sinodo dei Vescovi
aveva articolato la domanda fondamentale.
Una Chiesa sinodale,
nell'annunciare il Vangelo, "cammina insieme". Come sta avvenendo
questo " camminare insieme" oggi nella vostra Chiesa locale? Quali
passi lo Spirito ci invita a fare per crescere nel nostro "camminare
insieme”
con il rischio di una deriva spiritualistica
che ostacolerebbe il reale confronto sinodale, sulla base della pratica ecclesiale. La raccomandazione, poi, di non
fare dibattiti ha concluso l’opera.
Si vorrebbe che la sinodalità proposta venisse vissuta come una liturgia. Nella
liturgie le persone laiche sono di solito ridotte a platea. E, infatti,
si raccomanda loro il silenzio devoto, lì dove invece sarebbe il momento
di parlare.
Da noi poi
si sono saltate le tappe dell’ascolto (in un cammino destinato all’ascolto del cosiddetto Popolo
di Dio) e della parrèsia (che significa franchezza, vale a
dire parlare con libertà). Si è passati al celebrare e ci si è concentrati sulla messa. Le persone
laiche hanno criticato il modo di celebrare dei preti, e non sono parse neppure
immaginare di poter avere un ruolo nelle celebrazioni diverso da quello di
semplice platea liturgica. Si è chiesto ai preti di tagliare corto con l’omelia e, in genere, è parso che si preferisca
che tutto finisca al più presto (da noi c’è anche l’abitudine inveterata di di
molti di arrivare a messa iniziata). Tuttavia la messa è attualmente la principale
fonte informativa e formativa per le persone adulte e accorciarla non mi pare una buona idea.
Non sapendo di che cosa si discuterà, non so
che dire su ciò che si farà oggi pomeriggio.
Ipotizzando che ci si confronti su dialogo
nella Chiesa e nella società e con le altre confessioni cristiane, osservo
che, noi persone cristiane della nostra Chiesa, dialoghiamo certamente nella
società, anche come parti vive della Chiesa, ma pochissimo nella Chiesa,
che ancora è governata e vissuta come una struttura totalitaria, dove contano
solo i preti. Questi ultimi sono incatenati ad una efferata teologia, prodotta
dai secoli passati, che ormai costituisce solo un pesante fardello, che
tuttavia ci si carica di generazione in generazione cercando di scaricarlo sui
più giovani ipotizzando che questa fatica, e non l’agàpe, sia la ragion
d’essere della Chiesa. I giovani, naturalmente, fuggono. Dirlo può costare
molto caro a un prete o a un religioso, ma anche a una persona laica: si sarà
inesorabilmente emarginati.
Se un dialogo fosse possibile, direi che l’organizzazione
parrocchiale dovrebbe essere profondamente rivista e che, per farlo, occorrerebbe
rivitalizzare il Consiglio pastorale parrocchiale, cominciando con il revisionarne
i diritti di partecipazione secondo lo statuto approvato dal Cardinal Vicario nel 1994 e che trascrivo
in fondo. Il Consiglio ha l’autonomia di darsi un regolamento, che
può essere lo strumento per organizzare progressivamente una sinodalità parrocchiale
e, per cominciare, per rendere permanenti periodici incontri sinodali in
cui si possa realmente dialogare. Occorrerebbe che la composizione del Consiglio
fosse organizzata in modo che non vi
prevalgano arbitrariamente componenti fondamentaliste, che tenderebbero a
bullizzarlo, e che sia uno specchio più affidabile di ciò che c’è tra i fedeli
della parrocchia. Sarebbe prevista anche una componente elettiva e ormai, tra
le parrocchie italiane, c’è una lunga e collaudata esperienza di elezioni di
membri del Consiglio da parte di Assemblee parrocchiali. Come
proposto da Fulvio De Giorgi in Quale sinodo per la Chiesa italiana. Dieci
proposte, Scholè 2021, il tempo dei cammini sinodali potrebbe essere l’occasione per rinnovare o nominare
la componente elettiva (da noi a mia memoria elezioni per il Consiglio
non si sono mai tenute).
Il dialogo parrocchiale dovrebbe poi
svilupparsi nell’impegno reale,
non a chiacchiere, in parrocchia, nelle varie attività che il Consiglio
pastorale parrocchiale intenda promuovere,
anche sulla base di ciò che già c’è e si fa. Un problema cruciale è quello di
coordinare le attività dei gruppi in modo che non siano autoreferenziali. Mi
pare che siano diverse le persone che frequentano i locali parrocchiali
essenzialmente per partecipare ai gruppi che vi si sono insediati, rimanendo
però estranee alla parrocchia, intesa come comunità residente su un territorio,
secondo ciò che stabiliscono le regole vigenti del diritto canonico.
Il prevalere in parrocchia di orientamenti
fondamentalisti ha ostacolato in passato il dialogo con il quartiere, che è la
porzione di società che ci è affidata direttamente, come parrocchiani. Il fatto
che tutto faccia capo ai preti e che tutte le altre persone siano relegate in
ruoli passivi, salvo alcune eccezioni in cui si è arruolati dai preti in loro
ausilio, limita molto le possibilità di relazioni produttive, che invece negli
anni ’70 e ’80 vi furono certamente. Del resto è veramente insufficiente il
tirocinio e la formazione in questo campo, soprattutto dei più giovani. Ci si
affida molto, mi pare, ai citati pipponi spiritualistici che lasciano il tempo
che trovano e che poi sono all’origine della richiesta dei fedeli di tagliare
corto.
Chi volesse prendere qualche nuova iniziativa
in materia di dialogo si troverebbe la strada sbarrata. Le proposte cadrebbero
nel vuoto. Provare per credere. Si fa solo quello che i preti ritengono che si
debba fare. Un clericalismo asfissiante, a cui si accompagna una certa quota di
separatismo fondamentalista che finora ha impedito una vera sinodalità. Allora
si fa vita propria, nei gruppi blindati in cui ci si è fortificati, e delle
altre persone si diffida. Inquinano, in questa visione. Del resto manca l’organismo
di partecipazione in cui certe innovazioni potrebbero essere esaminate e accolte
in spirito sinodale, appunto il Consiglio pastorale parrocchiale.
Ma, si potrebbe obiettare, è stata istituita l’Equipe pastorale parrocchiale.
Osservo che essa non deve essere considerata sostitutiva del Consiglio perché non è un organismo di partecipazione. Per il resto non viene data alcuna pubblicità a
ciò che fa e quindi non ne posso dire nulla. Se è stata coinvolta nell’organizzazione
degli incontri sinodali parrocchiali posso dire che ha lavorato male. Non è
stata prevista una adeguata pubblicità agli incontri sinodali e non ne è stata
organizzata una adeguata preparazione.
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli
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Statuto del Consiglio
pastorale Parrocchiale a Roma
Statuto dei Consigli pastorali parrocchiali
Vicariato di Roma
Promulgazione dello Statuto dei Consigli pastorali parrocchiali della
Diocesi di Roma
1º Gennaio 1994
I Lettera ai parroci:
ogni parrocchia deve istituire formalmente il consiglio pastorale Carissimi,
nel quadro dell’attuazione delle deliberazioni del Sinodo diocesano, e in vista
dei primari obiettivi pastorali dell’evangelizzazione e della comunione, con il
pieno accordo del Consiglio Episcopale, ho proceduto in data odierna a
pubblicare il Decreto che dispone la costituzione, entro il 30 aprile 1994, del
Consiglio Pastorale in ogni Parrocchia di Roma, e a promulgare lo Statuto che
ne determina le caratteristiche fondamentali e comuni. Allego alla presente
entrambi i documenti.
Si tratta non di una novità, ma di un adempimento importante perché le nostre
parrocchie siano luoghi di corresponsabilità e soggetti di impegno missionario
in ciascun quartiere di Roma, secondo un progetto sostanzialmente condiviso. A
te, come Parroco e principale animatore della tua comunità, è affidato il
compito di dar vita al Consiglio Pastorale, avendo di mira il bene di tutti
coloro che sono affidati alla tua cura pastorale.
In concreto, mentre le Parrocchie che ancora ne fossero prive devono procedere
a costituire il Consiglio Pastorale, tutte quelle che già ne sono dotate devono
istituirlo formalmente sulla base del presente Statuto, modificando ciò che
eventualmente fosse in contrasto con esso.
Gli Statuti che qualche Consiglio Pastorale già si è dato sono sostituiti dal
presente Statuto. I Regolamenti già esistenti devono essere adeguati ad esso.
Il sistema
dell’organizzazione ecclesiastica
Come Parroco sei pregato di procedere alla nomina scritta dei membri del
Consiglio Pastorale e di inviarne comunicazione al Vicariato, entro il prossimo
30 aprile.
Ringraziandoti di cuore per il tuo ministero, porgo a te e alla tua Parrocchia
ogni buon augurio per il nuovo anno, con la benedizione del Signore.
Camillo Card. Ruini
Vicario Generale di Sua Santità
per la Diocesi di Roma
II Decreto di
promulgazione dello statuto
CAMILLO DEL TITOLO DI S. AGNESE FUORI LE MURA DELLA SANTA ROMANA CHIESA
CARDINALE RUINI VICARIO GENERALE DI SUA SANTITÀ PER LA DIOCESI DI ROMA
In coerenza con la ecclesiologia di comunione, che il Concilio Vaticano II ha
indicato come motivo ispiratore nell’edificare la comunità cristiana;
– Visto il can. 536, par. 1-2 del C.I.C.;
– Visto quanto stabilito dal Sinodo della Diocesi di Roma circa la costituzione
dei Consigli Pastorali in ogni parrocchia (Prop. 9/3);
– Sentito il Consiglio Presbiterale a norma del can. 536, par. 1;
– Attesa l’avvenuta realizzazione di tali Consigli in quasi tutta la Diocesi
«ad experimentum», sulla base delle indicazioni del Consiglio Episcopale;
DECRETIAMO
1) è approvato e promulgato lo Statuto da Noi redatto, perché sia da tutti
osservato con fedeltà;
2) venga costituito il Consiglio Pastorale in ogni parrocchia della Diocesi
entro e non oltre il 30 aprile 1994.
Dato in Roma, dal Palazzo Apostolico Lateranense, il giorno 1º gennaio 1994,
Solennità di Maria Santissima Madre di Dio.
Mons. Filippo Tucci
Cancelliere
Prot. N. 2/94
Cardinale Camillo Ruini
Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi
di Roma
Statuto dei Consigli
pastorali parrocchiali
III Statuto ei
Consigli parrocchiali nella Diocesi di Roma
Art. 1.– Natura e funzione
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale, costituito in Roma a norma del Decreto del
Cardinale Vicario, in data 1 gennaio 1994, in conformità a quanto prescritto
dal C.I.C., can. 536, par. 1-2 e dal Sinodo diocesano, Prop. 9/3, è l’organo di
partecipazione responsabile dei fedeli alla vita e alla missione della
parrocchia; esso rappresenta l’intera comunità parrocchiale nell’unità della
fede e nella varietà dei suoi carismi e ministeri.
Il Consiglio ha voto consultivo (can. 536, par. 2). I suoi membri, «insieme con
coloro che partecipano alla cura pastorale della parrocchia in forza del
proprio ufficio, prestano il loro aiuto nel promuovere l’attività pastorale»
(can. 536, par. 1).
Art. 2.– Finalità
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale ha i seguenti scopi:
a) promuovere l’evangelizzazione di tutta la popolazione del territorio, nel
contesto della sollecitudine pastorale e missionaria della Chiesa di Roma;
b) curare in questa prospettiva la comunione tra i fedeli di diversa formazione
culturale, sociale, spirituale e tra le diverse realtà ecclesiali operanti
nell’ambito della parrocchia;
c) valutare la situazione della comunità parrocchiale in riferimento al
territorio;
d) elaborare il programma pastorale parrocchiale, in rapporto al piano
pastorale diocesano, e verificarne l’attuazione.
Art. 3.– Composizione
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale è composto dal Parroco, il quale lo
istituisce e ne è il Presidente, dai Vicari Parrocchiali, dai Sacerdoti
collaboratori, dai Rettori delle chiese, dai Diaconi, da un membro del
Consiglio per gli Affari economici, dai Rappresentanti dei laici che
collaborano nelle diverse attività parrocchiali, dai Rappresentanti degli
Istituti religiosi, delle Associazioni e realtà ecclesiali presenti nel
territorio parrocchiale e da altri membri eletti dall’Assemblea o designati dal
Parroco, in particolare tra coloro che possono offrire l’apporto della loro
competenza « soprattutto per quanto attiene alla presenza cristiana sul
territorio, alla promozione della cultura e alla solidarietà sociale » (Sinodo
diocesano, Prop. 4/1).
Tutti i membri sono nominati dal Parroco, che ne dà comunicazione al Vicariato.
Art. 4.– Compiti del Presidente
È compito del Presidente:
a) designare un Segretario con mansioni da precisare nel Regolamento;
b) determinare l’Ordine del giorno e presiedere le riunioni;
c) ricercare e ascoltare attentamente il parere del Consiglio, dal quale non si
discosterà se non per giusti e ponderati motivi, che illustrerà al Consiglio
stesso;
d) le decisioni del Consiglio, approvate dal Presidente, valgono per tutto il
territorio parrocchiale, nei limiti delle competenze che il diritto comune e particolare
attribuiscono al parroco.
Art. 5.– Durata
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale dura tre anni. Il mandato triennale dei
Consiglieri può essere rinnovato, ma non può essere revocato se non per giusti
motivi, riconosciuti dal Vescovo Ausiliare del Settore.
Il sistema
dell’organizzazione ecclesiastica
Art. 6.– Riunioni
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale si riunisce almeno tre volte l’anno. I
Consiglieri partecipano di persona. Eventuali saltuarie sostituzioni sono
disciplinate dal Regolamento.
Art. 7.– Commissioni
È opportuno che i lavori del Consiglio Pastorale Parrocchiale si articolino
anche in Commissioni con compiti specifici, tenendo presenti le tre funzioni
fondamentali della pastorale ordinaria –evangelizzazione e catechesi, liturgia,
carità–, ed i quattro ambiti privilegiati individuati dal Sinodo diocesano:
famiglia, giovani, impegno sociale, cultura.
Art. 8.– Regolamento
L’attività interna del Consiglio Pastorale Parrocchiale è disciplinata dal
Regolamento, redatto dal Consiglio stesso e approvato dal Vescovo Ausiliare del
Settore.
Dato in Roma, dal Palazzo Apostolico Lateranense, il giorno 1º gennaio 1994,
Solennità di Maria Santissima Madre di Dio