La legge
Le
persone si mantengono o diventano religiose per i motivi più diversi. Quanto lo
divengono non sempre si tratta di una decisione definitiva, almeno nella nostra
società. Quando rimangano religiose, dopo esserlo stato in età precedenti della
loro vita, in genere cambiano i loro moventi e anche le finalità. In questa
materia ci sono state e ci sono ancora le idee più diverse. Se si vuole che la
religione non diventi un incubo sociale bisogna accettarlo serenamente.
E’ inutile
cercare di spingere le persone verso una posizione uniforme in merito, come
talvolta si cerca di fare. In realtà ciascuna persona è diversa dalle altre e
allora vive diversamente anche la religiosità. Non ci si può fare nulla perché
siamo fatti così. Una vera legge di natura che però spesso chi ha più voce in
religione fa fatica ad accettare.
In un
certo senso, nello sforzo dell’agàpe, della convivenza pacifica, reciprocamente
sollecita, misericordiosa, si cerca di superare la natura, ed infatti ci appare
un’esperienza soprannaturale, ed effettivamente da un certo punto di vista è
così: è la cultura sociale a rendere possibile ciò che nel resto del mondo animale
certamente non lo è. Ma, per quanti sforzi si facciano su quella via, ciascuna
persona rimarrà sempre diversa dalle altre. Anche se, sempre per legge di natura,
le cercherà, in modi e con scopi differenti. La socialità non è vissuta allo
stesso modo da un bimbo, da un ragazzo e da un anziano. Anche verso questa legge di natura spesso chi ha più
voce in religione è insofferente. Si vorrebbe uniformare tutto, ma non ci si
riesce mai. Al più si possono ottenere, con minacce e lusinghe, atteggiamenti
ipocriti.
L’agàpe
non basterebbe a reggere le nostre
complesse società, perché è praticabile veramente solo in circoli limitati, in
cui ci si riconosce faccia a faccia e ci si chiama per nome. Quindi le nostre
culture hanno prodotto la legge, che è il complesso delle norme che dicono che
fare in società. Questo rende più facile ed efficiente vivere insieme: ciascuna
persona riesce a sapere facilmente come
fare per scansare pericoli e ottenere ciò che le serve. La gran parte delle
leggi sociali non sono scritte, ma tutte non originano veramente da un centro
di potere, come a volte superficialmente si crede, ma sono prodotte dalla società
stessa. Chi comanda si limita a dichiararle e a confezionarle in raccolte. Ma,
ad esempio, in genere da nessuna parte è scritto come ci si deve vestire, salvo
che in certi ambienti religiosi, tra i militari e in certe associazioni o
confraternite. Eppure le norme sul vestiario sono molto cogenti. Sono
importanti perché anche da come si vestono
cerchiamo di capire rapidamente chi sono le persone che ci avvicinano.
I
cristianesimi iniziarono la loro storia sociale con una dura polemica contro le
norme rituali e di santità dell’antico giudaismo. In particolare la si trova
negli scritti del Nuovo Testamento attribuiti a Paolo di Tarso. Ma è verosimile
che fosse un punto chiave dell’insegnamento del Maestro, perché nei Vangeli
vengono narrati diversi episodi della sua vita in cui ne trattò.
Benchè sia
sempre rimasto un giudeo, il Maestro sviluppò forti critiche nei confronti dell’istituzione
sacerdotale e dei teologi del suo tempo, nell’antica Palestina. Esortava ad un
rispetto meno ipocrita della legge. La condensò nei comandamenti dell’agàpe
verso il Cielo e verso le persone intorno. La parabola del Samaritano misericordioso
è il centro dell’insegnamento sociale del Maestro. Vi è forte la critica verso
il nazionalismo e l’autorità dei sacerdoti
e dei teologi del suo tempo. Come esempio del farsi prossimi al
sofferente, il nucleo caratteristico dell’agàpe evangelica, viene
proposto uno che i giudei dell’epoca consideravano un eretico scismatico,
appunto un samaritano, seguace di una
corrente minoritaria dell’ebraismo.
Dal
punto di vista sociale, l’insegnamento del Maestro proponeva una legge nuova,
perfezionamento dell’antica, suo compimento, basata sulla coscienza personale, indicata come il
cuore nuovo. Da qui, poi, anche una vita nuova.
Se
riconosciamo che la legge è una produzione sociale, allora la legge nuova,
il cuore nuovo, la vita nuova ci pongono in polemica con la
società del nostro tempo, in quanto si discostino dalle esigenze evangeliche.
Spesso, invece, si ritiene, al contrario, che la religione dovrebbe servire a
puntellare le istituzioni correnti in società, e quindi anche sistema normativo
vigente. In particolare ciò è accaduto quando si sono sacralizzati i poteri
civili, come ancora accade, ad esempio nella Russia di oggi. Vi vediamo l’immagine
di come anche noi siamo stati fino ad epoca recente, diciamo fino agli scorsi
anni Cinquanta.
Un
potere sacralizzato in crisi usa la religione per cercare di coartare le
coscienze, per ripristinare il suo ordine.
Il
rischio che ciò accada è più forte dove le Chiese dipendono economicamente
dallo Stato, come accade indubbiamente in Italia.
Ma le stesse
Chiese, quali organismi politici, talvolta usano i medesimi metodi. In Italia
accadde durante l’insensata contrapposizione del Papato romano contro il nuovo
Regno d’Italia seguita alla conquista militare di Roma e all’abolizione del Regno
pontificio. All’epoca, per circa cinquant’anni, ai cattolici italiani fu
vietata la politica nazionale democratica del nuovo stato unitario: un disastro sociale
enorme, che però non fu computato tra i danni da risarcire allo stato quando,
nel 1929, vennero conclusi i Patti Lateranensi con il Regno d’Italia
fascistizzato e il Papato conseguì un ingente indennizzo, oltre che la piena
sovranità su alcune porzioni territoriali nel Lazio, a Roma e Castel Gandolfo.
Non di
rado nella catechesi ci si propone come obiettivo quello di raddrizzare le persone, in particolare i giovani. In
realtà l’evangelizzazione dovrebbe servire a liberarle. Ma, in genere, nella
nostra Chiesa, dominata da clero e religiosi, persone non libere per il sistema
efferato di polizia ideologica ecclesiastica che le domina, non si sa parlare di libertà.
Dobbiamo essere quindi noi persone laiche a farlo.
In particolare,
nel mondo di oggi, che sta rapidamente cambiando, e non sempre in meglio come
sappiamo, il tema centrale è trovare nuove leggi di convivenza per consentire
la sopravvivenza di un mondo abitato da oltre otto miliardi di persone. Le vecchie
consuetudini della violenza bellica e della sopraffazione e predazione economica ci condurrebbe vicini all’estinzione, proprio
quando, per la prima volta nella storia dell’umanità, abbiamo gli strumenti e
le conoscenze per liberarci di molti dei mali ciclicamente ricorrenti nel
passato.
Deve
però essere un lavoro di tutti, e in questo la religione può essere molto
utile, per il suo carattere di cultura popolare. Bisogna sforzarsi di
saperne un po’ di più. Per cominciare consiglio alla piccola comunità dei
frequentatori del nostro blog di Azione Cattolica, che mi fu regalato da
giovane da un professore della Lateranense che poi diventò anche arcivescovo:
di Pierre Riches, Note di catechismo per ignoranti colti, ora edito da
Gallucci, anche in e-book. L’ho tenuto sempre con me.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente
papa – Roma, Monte Sacro, Valli