Note
per un tirocinio di democrazia - 3 -
La
tragedia della storia moderna è che la Chiesa in Europa (anche le Chiese
luterane) per lungo tempo non è stata in grado di riconoscere i suoi propri
valori e idee nella democrazia moderna.
A lungo ha sollevato critiche sui diritti umani e la democrazia. Così i moderni diritti dell’uomo sono stati
sviluppati contro la Chiesa in un modo secolarizzato. Solo, e molto tardi, il
Concilio Vaticano II, è stato in grado di riconoscere i diritti dell’uomo e il
diritto alla libertà religiosa.
A causa di questo fallimento, la Chiesa e le Chiese luterane sono
divenute corresponsabili della secolarizzazione della civiltà europea moderna.
D’altra parte a causa della secolarizzazione i diritti dell’uomo e insieme a
essi il fondamento della democrazia, sono stati staccati dalle loro radici
cristiane, e staccati dalle radici -come ogni pianta- si sono indeboliti e ora
sono in crisi.
[dall’intervento
del card. Walter Kasper, il 29 settembre 2019 alla Scuola di formazione e cultura politica organizzata nella
foresteria del Monastero di Camaldoli, nel Casentino, dalla rivista Il Regno e dalla Comunità di Camaldoli]
Tragedia e fallimento:
ecco descritto in due parole il travagliato rapporto tra la gerarchia cattolica
e la democrazia contemporanea. Si è dovuto arrivare ad oggi per udire
finalmente un franco riconoscimento dell’accaduto. Franco, ma ancora
insufficiente e reticente. Le Chiese
luterane? Ancora proprio non riesce a venir fuori protestanti, come si chiamano tra loro e vogliono essere chiamate.
Lutero iniziò, ma poi ci furono molti altri e molto altro, e in questo altro la
conciliazione tra fede e democrazia, per la quale, il 2 luglio 1776, nel
proclamare la liberazione politica, morale e sociale dal dispotismo inglese
delle colonie nordamericane si iniziò con lo scrivere
We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and
the pursuit of Happiness.
cioè
Crediamo fermamente
nell’evidenza di queste verità: che tutti gli esseri umani sono creati uguali,
provvisti dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, e tra essi il
diritto alla Vita, alla Libertà e alla ricerca della Felicità.
E questo mentre in Francia, nella stessa epoca, la
rivoluzione contro un’altra monarchia
sacralizzata prendeva una via anti-religiosa.
Che cosa fece la differenza?
L’azione storica della Chiesa cattolica che oggi ammette di essere stata tra i principali
responsabili di quella tragedia e di quel fallimento.
Può bastare parlare di tragedia a proposito di quel fallimento, vale a dire dell’ostinato, durissimo, violento,
implacabile contrasto della gerarchia cattolica verso la democrazia, presentata
come esercizio di superbia demoniaca e ribellione empia? Un conflitto che, in
fondo, in forme meno accese, dura tutt’oggi
e non è stato risolto dal Concilio Vaticano 2°, come ha spiegato Kasper
in un altro passo dell’intervento che ho citato:
Secondo
il Concilio [Vaticano 2° - 1962/1965] l’autorità
secolare dello Stato deriva da Dio, ma l’ordinamento concreto dello Stato, che
sia democratico o monarchico, va affidato alla decisione del popolo. Pertanto
il Concilio non esprime alcuna opzione in favore della monarchia, né della democrazia o di un
altro ordinamento dello Stato. Il criterio di riconoscimento non pertiene alla
struttura, ma se in qualsiasi struttura democratica siano rispettati i diritti
umani fondamentali, soprattutto il diritto fondamentale della libertà religiosa
e la giustizia sociale.
Questa posizione storica del
Concilio Vaticano 2° proprio non va. Risente del vecchio e persistente
pregiudizio anti-democratico della gerarchia cattolica e si rifà all’antica
classificazione greca tra monarchia,
il governo di uno solo, oligarchia,
il potere di pochi, e democrazia, il potere del popolo (non di tutti, che farebbe omnicrazia, termine usato dal filosofo italiano Aldo Capitini come
titolo di un suo libro sui processi democratici). Seguendo questa impostazione,
uno, pochi, molti, che
differenza fa? Purché chi comanda
rispetti e garantisca il rispetto dei diritti umani fondamentali. Ma l’opposto
di democrazia non è monarchia,
né tantomeno oligarchia, ma dispotismo. Ed è appunto dispotismo accaparrarsi, sequestrare, senza limiti, il potere, a
scapito dei più. I despoti magari si propongono anche buoni propositi di
rispetto dei diritti altrui, ma cominciano male e, di solito, continuano peggio
e, inevitabilmente da parte loro, finiscono nella polvere, rovesciati dai loro
troni, come è scritto:
51 Ha
spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha
rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha
ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
[Lc 1,51-53]
Il potere senza limiti infatti corrompe. Conduce ad abusarne, calpestando ogni diritto umano, che, anche quando
si continui a proclamarlo, rimane solo nelle parole e sulla carta, con in più l’ipocrisia
di dover far finta che sia rispettato. Questa è l’esperienza di sempre della storia umana. E la
corruzione porta a prevaricare sempre più. Del resto non si è iniziato
prevaricando?
E’ tanto difficile da capire, questo? Lo
è, lo è. Infatti la nostra Chiesa è ancora organizzata come una oligarchia,
anche se vorrebbe presentarsi come una monarchia assoluta, con un sovrano che,
sulla carta, secondo le norme, accentra ogni potere, e poi però confessa di sentirsi
come un prigioniero nella reggia dove si è lasciato mettere, e questo non può e
quell’altro nemmeno, mentre quelli che considerano se stessi come suoi pari
sfidano su questioni essenziali la sua proclamata infallibilità,
oltraggiandolo. I valori della nostra fede sarebbero stati più al sicuro in
quelle mani che in quelle del popolo di fede? L’unica vera virtù è la capacità
di convertirsi al vangelo, chi l'ha praticata maggiormente? Certo anche il popolo
sbaglia. Ad esempio nei compromessi con il fascismo storico italiano e,
tremendo, con il nazismo tedesco, con il quale il Papato sottoscrisse un
Concordato il 20 luglio 1933, quando le persone colte avevano già capito come
sarebbe andata a finire, e Hitler aveva ottenuto i pieni poteri sciogliendo
tutti i partiti tranne quello nazionalsocialista, sopprimendo la democrazia, anche
i popoli di fede si avviarono per la
loro cattiva strada, ma la loro guida religiosa era con loro, e ogni giustificazione che
si voglia dare agli uni e all’altra non regge, non convince (ecco che portò l’indifferenza della gerarchia cattolica verso le forme di
stato). I primi furono sedotti, il
peccato dell’altra oggi alcuni lo definiscono pavidità, altri dicono prudenza.
La conversione venne, certo, ma fu opera collettiva. Senza questo collettivo rinsavire, aiutandosi gli uni gli altri a capire, a progettare, a fare, sarebbe forse
rimasta la pavidità/prudenza. Perché, lo
dico con le parole di Kasper, tenetele bene a mente:
[…]
lo stato democratico non è uno stato neutro riguardo ai valori fondamentali,
che esso presuppone e di cui vive. Così la democrazia presuppone
che la stragrande maggioranza della popolazione riconosca i valori costitutivi
della democrazia, cioè la dignità della persona a prescindere dalla cultura,
dalla religione, dalla provenienza, dalla nazionalità, dal sesso e dal colore
della pelle; riconosca la libertà di coscienza e di parola, la libertà dell’altro,
la giustizia non solo commutativa, ma anche sociale, la tolleranza, soprattutto
la tolleranza religiosa e per altre visioni del mondo. Il riconoscimento maggioritario di tali valori è il sine qua non delle
democrazia.
Ecco, è stato detto, dopo secoli di inaudita diffamazione: la democrazia vive di valori. E, oggi, per
di più si riconosce l’ascendenza cristiana di quei valori, che però specialmente
nel Secondo Millennio sono stati violati in maniera atroce dalla nostra Chiesa,
la colpa è collettiva non solo dei gerarchi religiosi, e dalle potenza
cristianizzate, in modi che la maggior parte dei fedeli nemmeno arriva ad
immaginare, e invece fu veramente fatto. In questo quadro tragico, tutto sommato non fa nemmeno più tanta impressione la
scomunica inflitta a Romolo Murri, il prete che osò tra i primi in Italia scrivere e
predicare di democrazia cristiana. Almeno gli fu risparmiata la vita.
Se è necessario, come
sostiene Kasper, che la stragrande
maggioranza della popolazione riconosca i valori costitutivi della democrazia,
c’è un lavoro da fare, che, poiché i valori democratici traggono origine anche da quelli evangelici, è anche un lavoro religioso,
da fare, ad esempio, in un a parrocchia come la nostra.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli