INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

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Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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sabato 16 febbraio 2019

OCTOGESIMA ADVENIENS 80° ANNIVERSARIO DELL'ENCICLICA RERUM NOVARUM - OCTOGESIMA ADVENIENS APOSTOLIC LETTER OF POPE PAUL VI In the eightieth anniversary of the publication of the encyclical Rerum Novarum,


OCTOGESIMA ADVENIENS
80° ANNIVERSARIO
DELL'ENCICLICA RERUM NOVARUM
-
OCTOGESIMA ADVENIENS
APOSTOLIC LETTER
OF POPE PAUL VI
In the eightieth anniversary of the publication of the encyclical Rerum Novarum,

At the end of the text in Italian, you can read the text in English published by the Holy See
14 maggio 1971(1)

INTRODUZIONE
1. L'80° anniversario della pubblicazione dell'enciclica Rerum novarum, il cui messaggio continua a ispirare l'azione per la giustizia sociale, ci spinge a riprendere e a prolungare l'insegnamento dei nostri predecessori, in risposta ai nuovi bisogni di un mondo in trasformazione. La chiesa, infatti, cammina con l'umanità e ne condivide la sorte nel corso della storia. Annunciando agli uomini la buona novella dell'amore di Dio e della salvezza nel Cristo, essa illumina la loro attività con la luce dell'evangelo, aiutandoli in tal modo a corrispondere al divino disegno d'amore e a realizzare la pienezza delle loro aspirazioni.
Appello universale a maggiore giustizia
2. Con fiducia, noi vediamo lo Spirito del Signore continuare la sua opera nel cuore degli uomini e radunare dovunque comunità cristiane coscienti delle loro responsabilità nella società. In tutti i continenti, tra tutte le razze, le nazioni, le culture, in mezzo ad ogni sorta di condizioni, il Signore continua a suscitare autentici apostoli dell'evangelo.
Ci è stato dato di incontrarli, di ammirarli, di incoraggiarli durante i nostri recenti viaggi. Abbiamo avvicinato le folle e ascoltato i loro appelli, grida di miseria e di speranza al tempo stesso.
In queste circostanze, i gravi problemi del nostro tempo ci sono apparsi con un nuovo rilievo, come particolari, certo, a ciascuna regione, ma tuttavia comuni a una umanità che si interroga sul suo avvenire, sull'orientamento e il significato dei mutamenti in corso. Differenze evidenti sussistono nello sviluppo economico, culturale e politico delle nazioni: accanto a regioni fortemente industrializzate, altre sono ancora allo stadio agricolo; accanto a paesi che conoscono il benessere, altri lottano contro la fame; accanto a popoli ad alto livello culturale, altri continuano a occuparsi della eliminazione dell'analfabetismo. Da ogni parte sale un'aspirazione a maggiore giustizia e si alza il desiderio di una pace meglio assicurata, in un mutuo rispetto tra gli uomini e tra i popoli.
Diversità di situazioni dei cristiani nel mondo
3. Certamente, molto diverse sono le situazioni in cui, volenti o nolenti, i cristiani si trovano impegnati, a seconda dei paesi, dei sistemi socio-politici, delle culture. In alcuni paesi essi sono ridotti al silenzio, tenuti in sospetto e per così dire messi al margine della società, inquadrati senza libertà in un sistema totalitario. Altrove essi rappresentano una debole minoranza, la cui voce si fa difficilmente sentire. In altre nazioni, dove la chiesa ha una situazione riconosciuta e talvolta in maniera ufficiale, essa stessa si trova esposta ai contraccolpi della crisi che scuote la società, e alcuni dei suoi membri sono tentati da soluzioni radicali e violente, nella convinzione di poterne sperare uno sbocco più felice. Mentre certuni, senza rendersi conto delle ingiustizie presenti, si sforzano di prolungare la situazione esistente, altri si lasciano sedurre da ideologie rivoluzionarie, che promettono, non senza illusione, un mondo definitivamente migliore.
4. Di fronte a situazioni tanto diverse, ci è difficile pronunciare una parola unica e proporre una soluzione di valore universale. Del resto non è questa la nostra ambizione e neppure la nostra missione. Spetta alle comunità cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro paese, chiarirla alla luce delle parole immutabili dell'evangelo, attingere principi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione nell'insegnamento sociale della chiesa, quale è stato elaborato nel corso della storia, e particolarmente in questa èra industriale, a partire dalla data storica del messaggio di Leone XIII «sulla condizione degli operai», di cui abbiamo l'onore e la gioia di celebrare oggi l'anniversario. Spetta alle comunità cristiane individuare, con l'assistenza dello Spirito Santo - in comunione coi vescovi responsabili, e in dialogo con gli altri fratelli cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà -, le scelte e gli impegni che conviene prendere per operare le trasformazioni sociali, politiche ed economiche che si palesano urgenti e necessarie in molti casi.
In questa ricerca dei cambiamenti da promuovere, i cristiani dovranno innanzi tutto rinnovare la loro fiducia nella forza e nell'originalità delle esigenze evangeliche. L'evangelo non è sorpassato per il fatto che è stato annunciato, scritto e vissuto in un contesto socio-culturale differente. La sua ispirazione, arricchita dall'esperienza vivente della tradizione cristiana lungo i secoli, resta sempre nuova per la conversione degli uomini e per il progresso della vita associata, senza che per questo si giunga a utilizzarla a vantaggio di scelte temporali particolari, dimenticando il suo messaggio universale ed eterno.(2)

Il messaggio specifico della chiesa
5. Nelle perturbazioni e incertezze dell'ora presente, la chiesa ha un messaggio specifico da proclamare, un appoggio da offrire agli uomini nei loro sforzi per prendere in mano e orientare il proprio avvenire. Dall'epoca in cui la Rerum novarumdenunciava in maniera vigorosa e categorica lo scandalo della condizione operaia nella nascente società industriale, l'evoluzione storica ha fatto prendere coscienza di altre dimensioni e di altre applicazioni della giustizia sociale, come già è stato constatato dalla Quadragesimo anno(3) e dalla Mater et magistra.(4)
Il recente concilio, da parte sua, si è adoperato a rilevare tali dimensioni e applicazioni, specialmente nella costituzione pastorale Gaudium et spes. Noi stessi abbiamo prolungato questi orientamenti nell'enciclica Populorum progressio: «Oggi il fatto di maggior rilievo, del quale ognuno deve prender coscienza, è che la questione sociale ha acquistato dimensione mondiale».(5) «Una rinnovata presa di coscienza delle esigenze del messaggio evangelico impone alla chiesa di mettersi al servizio degli uomini, onde aiutarli a cogliere tutte le dimensioni di questo grave problema e convincerli dell'urgenza di un'azione solidale in questa svolta della storia dell'umanità».(6)
Questo dovere di cui noi abbiamo viva coscienza, ci spinge oggi a proporre alcune riflessioni e suggerimenti, suscitati dall'ampiezza dei problemi posti al mondo contemporaneo.
6. Toccherà del resto al prossimo sinodo dei vescovi studiare, anch'esso, più da vicino e approfondire la missione della chiesa dinanzi alle gravi questioni che solleva oggi la giustizia nel mondo. Ma l'anniversario della Rerum novarum ci offre, ora, l'occasione di confidare le nostre preoccupazioni e i nostri pensieri su questo problema a lei, signor cardinale, nella sua qualità di presidente della Commissione «Giustizia e pace» e del Consiglio dei laici.
In tale modo vogliamo anche incoraggiare questi organismi della Santa Sede nella loro azione ecclesiale a servizio degli uomini.
Ampiezza dei mutamenti attuali
7. Il nostro scopo, senza peraltro dimenticare i problemi permanenti già affrontati dai nostri predecessori, è di attirare l'attenzione su alcune questioni, le quali, per la loro urgenza, la loro ampiezza e la loro complessità, devono essere al centro delle preoccupazioni dei cristiani negli anni prossimi, affinché, insieme con gli altri uomini, essi s'impegnino a risolvere le nuove difficoltà che coinvolgono l'avvenire stesso dell'uomo. Occorre collocare i problemi sociali posti dall'economia moderna - condizioni umane di produzione, equità negli scambi dei beni e nella ripartizione delle ricchezze, significato degli accresciuti bisogni di consumo, attribuzione delle responsabilità - in un contesto più largo di nuova civiltà. Nei mutamenti attuali, così profondi e così rapidi, l'uomo si scopre nuovo ogni giorno e si interroga sul senso del proprio essere e della sua sopravvivenza collettiva. Pur esitando a raccogliere le lezioni di un passato ch'egli giudica chiuso e troppo diverso, ha nondimeno bisogno di rischiarare il proprio avvenire - ch'egli sente tanto insicuro quanto mutevole - con la luce di verità permanenti, eterne, che di certo lo superano, ma di cui può, se lo vuole, trovare egli stesso le tracce (cf. 2 Cor 4, 17)

I.
NUOVI PROBLEMI SOCIALI
L'urbanesimo
8. Un fenomeno di grande importanza attira la nostra attenzione, sia nei paesi industrializzati sia nelle nazioni in via di sviluppo: l'urbanesimo. Dopo lunghi secoli, la civiltà agricola va declinando. Ma si dedica sufficiente attenzione al buon ordinamento e al miglioramento della vita dei rurali, la cui condizione economica di inferiorità e talvolta di miseria provoca l'esodo verso i tristi ammassamenti delle periferie, dove non troveranno né impiego né alloggio?
L'esodo permanente dalle campagne, la crescita dell'industria, la continua spinta demografica, l'attrazione dei centri urbani conducono a concentramenti di popolazione, dei quali a fatica si riesce a immaginare l'ampiezza, tanto che già si parla di megalopoli, raggruppanti parecchie decine di milioni di abitanti. Certo, ci sono delle città, la cui dimensione assicura un migliore equilibrio della popolazione. In grado di offrire un'occupazione ai rurali che si rendessero disponibili a seguito dei progressi dell'agricoltura, esse permettono un buon ordinamento dell'ambiente umano, tale da evitare la diffusione del proletariato e l'ammassamento dei grandi agglomerati.
9. La crescita smisurata delle città accompagna l'espansione industriale, senza identificarsi con essa. Basata sulla ricerca tecnologica e sulla trasformazione della natura, l'industrializzazione prosegue senza sosta il suo cammino, dando prova di una creatività inesauribile. Mentre talune imprese si sviluppano e si concentrano, altre si spengono o si spostano, creando nuovi problemi sociali: disoccupazione professionale o regionale, riqualificazione e mobilità delle persone, adattamento permanente dei lavoratori, disparità di condizioni nei diversi settori dell'industria. Utilizzando gli strumenti moderni della pubblicità, una competizione senza limiti lancia instancabilmente nuovi prodotti e cerca di attirare il consumatore, mentre i vecchi impianti industriali, ancora in grado di produrre, diventano inutili. Mentre vasti strati di popolazione non riescono ancora a soddisfare i loro bisogni primari, ci si sforza di crearne di superflui. Ci si può allora chiedere, con ragione, se nonostante tutte le sue conquiste, l'uomo non rivolga contro se stesso i risultati della sua attività. Dopo aver affermato un necessario dominio sulla natura,(7) non diventa ora schiavo degli oggetti che produce?
I cristiani nella città
10. La nascita di una civiltà urbana, che accompagna la crescita della civiltà industriale, non è, infatti, una vera sfida alla saggezza dell'uomo, alla sua capacità organizzativa, alla sua immaginazione rispetto al futuro? Nel seno della società industriale, l'urbanesimo sconvolge i modi di vita e le strutture abituali dell'esistenza: la famiglia, il vicinato, i quadri stessi della comunità cristiana. L'uomo sperimenta una nuova solitudine, non di fronte a una natura ostile, per dominare la quale ci sono voluti dei secoli, ma nella folla anonima che lo circonda e in mezzo alla quale egli si sente come straniero. Tappa indubbiamente irreversibile nello sviluppo delle società umane, l'urbanesimo pone all'uomo difficili problemi: come dominarne la crescita, regolarne l'organizzazione, ottenerne l'animazione per il bene di tutti? In questa crescita disordinata nascono, infatti, nuovi proletariati. Essi si installano nel cuore delle città, talora abbandonato dai ricchi; si accampano nelle periferie, cintura di miseria che già assedia in una protesta ancora silenziosa il lusso troppo sfacciato delle città consumistiche e sovente scialacquatrici. Invece di favorire l'incontro fraterno e l'aiuto vicendevole, la città sviluppa le discriminazioni e anche l'indifferenza; fomenta nuove forme di sfruttamento e di dominio, dove certuni, speculando sulle necessità degli altri, traggono profitti inammissibili. Dietro le facciate si celano molte miserie, ignote anche ai più vicini; altre si ostentano dove intristisce la dignità dell'uomo: delinquenza, criminalità, droga, erotismo.
11. Sono, in realtà, i più deboli le vittime delle condizioni di vita disumanizzanti, che degradano le coscienze e nuocciono all'istituzione familiare: la promiscuità degli alloggi popolari rende impossibile un minimo di intimità; i giovani focolari attendono invano un'abitazione decente e a prezzo accessibile, si demoralizzano e la loro unità può anche trovarsi compromessa; i giovani fuggono da una casa troppo esigua e cercano nella strada delle compensazioni e delle compagnie incontrollabili. È un grave dovere dei responsabili cercare di dominare e di orientare questo processo.
È urgente ricostruire, a misura della strada, del quartiere, o del grande agglomerato, il tessuto sociale in cui l'uomo possa soddisfare le esigenze della sua personalità. Centri di interesse e di cultura devono essere creati o sviluppati a livello di comunità e di parrocchie, in quelle diverse forme di associazione, circoli ricreativi, luoghi di riunione, incontri spirituali comunitari, in cui ciascuno, sottraendosi all'isolamento, ricreerà dei rapporti fraterni.
12. Costruire oggi la città, luogo di esistenza degli uomini e delle loro dilatate comunità, creare nuovi modi di contatto e di relazione, intravedere un'applicazione originale della giustizia sociale, prendere la responsabilità di questo avvenire collettivo che si annuncia difficile, è un compito al quale i cristiani devono partecipare. Agli uomini ammassati in una promiscuità urbana che diviene intollerabile, occorre portare un messaggio di speranza, attraverso una fraternità vissuta e una giustizia concreta. Che i cristiani, coscienti di questa nuova responsabilità, non perdano coraggio davanti all'immensità della città senza volto, ma si ricordino del profeta Giona, il quale percorse in lungo e in largo Ninive, la grande città, per annunciarvi la buona novella della misericordia divina, sostenuto nella sua debolezza dalla sola forza della parola di Dio onnipotente. Nella Bibbia, invero, la città è sovente il luogo del peccato e dell'orgoglio: orgoglio di un uomo che si sente abbastanza sicuro per costruire la sua vita senza Dio e persino per affermarsi potente contro di lui. Ma essa è anche Gerusalemme, la città santa, il luogo dell'incontro con Dio, la promessa della città che scende dall'alto (cf. Ap 3, 12; 21, 2).
I giovani - Il posto della donna
13. Vita urbana e mutazione industriale mettono d'altronde in viva luce delle questioni finora mal percepite. Quale sarà, per esempio, il posto della donna e quello dei giovani in questo mondo in gestazione?
Dovunque si manifesta difficile il dialogo tra una gioventù portatrice di aspirazioni e di rinnovamento, e anche di insicurezza per l'avvenire, e le generazioni adulte. Chi non vede, in ciò, la presenza di una fonte di gravi conflitti, di rotture, di atteggiamenti rinunciatari, anche in seno alla famiglia, e il porsi di un problema sui metodi dell'autorità, sull'educazione alla libertà, sulla trasmissione di valori e di credenze, che tocca le radici profonde della società?
Parimenti, in molti paesi, è oggetto di ricerche e talvolta di vive rivendicazioni uno statuto della donna che faccia cessare una discriminazione effettiva e stabilisca dei rapporti di uguaglianza nei diritti e il rispetto della sua dignità. Non parliamo di quella falsa uguaglianza che negherebbe le distinzioni poste dal Creatore, e che sarebbe in contraddizione con la funzione specifica, così fondamentale, della donna tanto al centro del focolare come in seno alla società. Al contrario, l'evoluzione delle legislazioni deve andare nel senso della protezione della vocazione propria della donna stessa e, insieme, del riconoscimento della sua indipendenza in quanto persona, dell'uguaglianza dei suoi diritti in ordine alla partecipazione alla vita culturale, economica, sociale e politica.
I lavoratori
14. La chiesa lo ha riaffermato solennemente nell'ultimo concilio: «La persona umana è e deve essere il principio, il soggetto e il fine di tutte le istituzioni».(8) Ogni uomo ha diritto al lavoro, alla possibilità di sviluppare le proprie qualità e la propria personalità nell'esercizio della sua professione, a un'equa rimunerazione che permetta «a lui e alla sua famiglia di condurre una vita degna sul piano materiale, sociale, culturale e spirituale»,(9) all'assistenza in caso di bisogno per motivi di malattia o di età.
Se, per la difesa di questi diritti, le società democratiche accettano il principio del diritto sindacale, esse non sono, peraltro, sempre aperte all'esercizio di tale diritto. Si deve ammettere la funzione importante dei sindacati: essi hanno per scopo la rappresentanza delle diverse categorie di lavoratori, la loro legittima collaborazione all'incremento economico della società, lo sviluppo del senso delle loro responsabilità per la realizzazione del bene comune. Tuttavia, la loro azione non è priva di difficoltà: qua e là può manifestarsi la tentazione di approfittare di una posizione di forza per imporre, segnatamente con lo sciopero - il cui diritto come ultimo mezzo di difesa resta certamente riconosciuto -, delle condizioni troppo pesanti per l'insieme dell'economia o del corpo sociale, o per voler rendere efficaci delle rivendicazioni d'ordine direttamente politico. Quando si tratta, in particolare, di pubblici servizi, necessari alla vita quotidiana di un'intera comunità, bisognerà saper valutare il limite oltre il quale il torto causato diventa inammissibile.
Le vittime dei mutamenti
15. Progressi sono già stati compiuti, per introdurre nei rapporti umani una maggiore giustizia e una più ampia partecipazione alle responsabilità. Ma in questo campo immenso, molto resta ancora da fare. Occorre pertanto proseguire attivamente nella riflessione, nella ricerca, negli esperimenti, sotto pena di restare in ritardo rispetto alle legittime aspirazioni dei lavoratori, le quali si vanno maggiormente affermando, man mano che si sviluppa la loro formazione, la coscienza della loro dignità, il vigore delle loro organizzazioni.
L'egoismo e il dominio sono, tra gli uomini, tentazioni permanenti. È pertanto necessario un discernimento sempre più avvertito per cogliere alla radice le situazioni frutto d'ingiustizia e per instaurare progressivamente una giustizia sempre meno imperfetta. Nei mutamenti industriali, che reclamano un adattamento rapido e costante, coloro che vengono a trovarsi colpiti saranno più numerosi e meno in grado di fare intendere le proprie voci.
Verso questi nuovi «poveri» - minorati e disadattati, vecchi, emarginati di origine diversa - si dirige l'attenzione della chiesa, per riconoscerli, aiutarli, difendere il loro posto e la loro dignità in una società indurita dalle competizioni e dall'attrattiva del successo.
Le discriminazioni
16. Nel numero delle vittime di situazioni d'ingiustizia quantunque il fenomeno, purtroppo, non sia nuovo - si devono mettere coloro che sono oggetto di discriminazione, di diritto o di fatto, a causa della loro razza, della loro origine, del loro colore, della loro cultura, del loro sesso o della loro religione.
La discriminazione razziale riveste in questo momento un carattere di più forte attualità, a motivo della tensione che essa solleva tanto all'interno di certi paesi quanto sul piano internazionale. Con ragione gli uomini ritengono ingiustificabile e rifiutano come inammissibile la tendenza a conservare o a introdurre una legislazione o dei comportamenti ispirati sistematicamente ai pregiudizi razziali: i membri dell'umanità hanno la stessa natura e, di conseguenza, la stessa dignità, con i medesimi diritti e doveri fondamentali, e con identico destino soprannaturale. In seno ad una patria comune, tutti devono essere uguali davanti alla legge, trovare uguale accesso alla vita economica, culturale, civica, sociale, e beneficiare di un'equa ripartizione della ricchezza nazionale.
Diritto all'emigrazione
17. Pensiamo altresì alla situazione precaria di un grande numero di lavoratori emigrati, la cui condizione di stranieri rende ancor più difficile, da parte dei medesimi, ogni rivendicazione sociale, nonostante la loro reale partecipazione allo sforzo economico del paese che li accoglie. È urgente che nei loro confronti si sappia superare un atteggiamento strettamente nazionalistico, per creare uno statuto che riconosca un diritto all'emigrazione, favorisca la loro integrazione, faciliti la loro promozione professionale e consenta a essi l'accesso a un alloggio decente, dove, occorrendo, possano essere raggiunti dalle loro famiglie.(10)
A questa categoria si aggiungono le popolazioni che, per trovare lavoro, sottrarsi a una catastrofe o a un clima ostile, abbandonano le loro regioni e si trovano sradicate presso altre genti.
È dovere di tutti, e specialmente dei cristiani (cf. Mt 25, 35), lavorare con energia per instaurare la fraternità universale, base indispensabile di una giustizia autentica e condizione di una pace duratura: «Non possiamo invocare Dio, Padre di tutti gli uomini, se rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati a immagine di Dio. La relazione dell'uomo con Dio Padre e quella dell'uomo con gli altri uomini, suoi fratelli, sono tanto connesse che la Scrittura dice: "Chi non ama, non conosce Dio" (1 Gv 4, 8)».(11)
Creare impieghi
18. Con la crescita demografica che si avverte soprattutto nelle giovani nazioni, il numero di coloro che non riescono a trovar lavoro e sono costretti alla miseria o al parassitismo, andrà aumentando nei prossimi anni, a meno che un risveglio della coscienza umana non dia vita a un movimento generale di solidarietà attraverso un'efficace politica di investimenti, di organizzazione della produzione e della commerciabilità, come pure, del resto, di formazione. Ci è nota l'attenzione dedicata a questi problemi nei consessi internazionali, e vivamente auspichiamo che i loro membri non tardino a far seguire alle proprie dichiarazioni un'azione concreta.
È inquietante constatare in questo campo una specie di fatalismo, che s'impadronisce persino dei responsabili. Tale sentimento conduce talvolta a soluzioni maltusiane, esaltate da un'attiva propaganda a favore della contraccezione e dell'aborto. In simile critica situazione, occorre invece affermare che la famiglia, senza la quale nessuna società può sussistere, ha diritto a un'assistenza che le assicuri le condizioni di un sano sviluppo. «È certo - dicevamo nella nostra enciclica Populorum progressio - che i poteri pubblici, nell'ambito della loro competenza, possono intervenire, mediante la diffusione di un'appropriata informazione e l'adozione di misure adeguate, purché siano conformi alle esigenze della legge morale e rispettose della giusta libertà della coppia: perché il diritto al matrimonio e alla procreazione è un diritto inalienabile, senza del quale non si dà dignità umana».(12)
19. In nessun'altra epoca come la nostra, l'appello all'immaginazione sociale è stato così esplicito. Occorre dedicarvi sforzi di inventiva e capitali altrettanto ingenti come quelli impiegati negli armamenti o nelle imprese tecnologiche. Se l'uomo si lascia superare e non prevede in tempo l'emergere delle nuove questioni sociali, queste diventeranno troppo gravi perché se ne possa sperare una soluzione pacifica.
I mezzi di comunicazione sociale
20. Tra i principali mutamenti del nostro tempo, non vogliamo dimenticare di sottolineare l'importanza crescente che assumono i mezzi di comunicazione sociale e il loro influsso sulla trasformazione delle mentalità, delle cognizioni, delle organizzazioni e della società stessa. Essi presentano certamente degli aspetti positivi: per loro tramite, le informazioni di tutto il mondo ci giungono quasi istantaneamente creando un contatto al di là delle distanze ed elementi di unità tra gli uomini, e diventa altresì possibile una più estesa diffusione della formazione e della cultura. Tuttavia, tali mezzi di comunicazione sociale, per la loro stessa azione, costituiscono un nuovo potere. Come allora non interrogarsi sui detentori reali di questo potere, sugli scopi che essi perseguono e sui mezzi posti in opera, sulla ripercussione, infine, della loro azione nei confronti dell'esercizio delle libertà individuali, tanto nel settore politico e ideologico, come nella vita sociale, economica e culturale? Gli uomini che detengono questo potere hanno una grave responsabilità morale in rapporto alla verità delle informazioni che essi devono diffondere, in rapporto ai bisogni e alle reazioni che fanno sorgere, e ai valori che propongono. Di più, con la televisione si delinea un modo originale di conoscenza e una nuova forma di civiltà: quella dell'immagine.
Naturalmente i poteri pubblici non possono ignorare né la crescente influenza dei mezzi di comunicazione sociale, né i vantaggi o i rischi che il loro uso comporta per lo sviluppo e l'autentico progresso della società civile.
Essi pertanto sono chiamati ad assolvere positivamente la loro funzione di servizio al bene comune, dando il proprio incoraggiamento alle iniziative costruttive e appoggiando i singoli cittadini e i gruppi nella loro azione di difesa dei valori fondamentali della persona umana e della civile convivenza. D'altro canto essi si adopereranno per evitare, mediante opportune misure, che si propaghi quanto può intaccare il comune patrimonio dei valori sui quali si fonda il genuino progresso della società.(13)
L'ambiente naturale
21. Mentre l'orizzonte dell'uomo si modifica, in tale modo, tramite le immagini che sono scelte per lui, un'altra trasformazione si avverte, conseguenza tanto drammatica quanto inattesa dell'attività umana. L'uomo ne prende coscienza bruscamente: attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione. Non soltanto l'ambiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale; ma è il contesto umano, che l'uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l'intera famiglia umana.
A queste nuove prospettive il cristiano deve dedicare la sua attenzione, per assumere, insieme con gli altri uomini, la responsabilità di un destino diventato ormai comune.

II.
ASPIRAZIONI FONDAMENTALI
E CORRENTI DI IDEE
22. Al tempo stesso che il progresso scientifico e tecnico continua a sconvolgere il paesaggio dell'uomo, i suoi modi di conoscenza, di lavoro, di consumo e di relazione, una duplice aspirazione si esprime in questi nuovi contesti, sempre più viva man mano che si sviluppano l'informazione e l'educazione: aspirazione all'uguaglianza, aspirazione alla partecipazione: due forme della dignità e della libertà dell'uomo.
Vantaggi e limiti dei riconoscimenti giuridici
23. Per far calare nei fatti e nelle strutture questa duplice aspirazione, dei progressi sono stati compiuti nell'enunciazione dei diritti dell'uomo e nella ricerca di accordi internazionali per la loro applicazione.(14) Ciò nonostante, le inique discriminazioni - etniche, culturali, religiose, politiche - rispuntano continuamente. Troppo spesso, in realtà, i diritti dell'uomo restano ignorati, se non scherniti, ovvero il loro rispetto è puramente formale. In parecchi casi, la legislazione è in ritardo sulla realtà delle situazioni. Necessaria, essa è tuttavia insufficiente a stabilire i veri rapporti di giustizia e di uguaglianza. Nell'insegnamento della carità, l'evangelo ci inculca il rispetto privilegiato dei poveri e della loro particolare situazione nella società: i più favoriti devono rinunziare a certi loro diritti per mettere con più libertà i propri beni a servizio degli altri. In effetti, se al di là delle norme giuridiche manca un senso più profondo del rispetto e del servizio altrui, anche l'uguaglianza davanti alla legge potrà servire di alibi a evidenti discriminazioni, a sfruttamenti continuati, a disprezzi effettivi. Facendo difetto una rinnovata educazione alla solidarietà, un'affermazione eccessiva di uguaglianza può dar luogo a un individualismo dove ciascuno rivendica i propri diritti, sottraendosi alla responsabilità del bene comune.
Chi non vede il contributo fondamentale, in questo campo, dello spirito cristiano, il quale va incontro all'aspirazione dell'uomo a essere amato? «L'amore dell'uomo, primo valore nell'ordine terreno», assicura le condizioni della pace, sia sociale che internazionale, affermando la nostra fraternità universale.(15)
La società politica
24. La duplice aspirazione all'uguaglianza e alla partecipazione è diretta a promuovere un tipo di società democratica. Diversi modelli sono proposti, taluni vengono esperimentati; ma nessuno soddisfa del tutto, e la ricerca resta aperta tra le tendenze ideologiche e pragmatiche. Il cristiano ha l'obbligo di partecipare a questa ricerca e all'organizzazione e alla vita della società politica. In quanto essere sociale, l'uomo costruisce il suo destino in una serie di raggruppamenti particolari che esigono, come loro compimento e condizione necessaria del loro sviluppo, una società più vasta, di carattere universale: la società politica. Ogni attività particolare deve sistemarsi in questa società allargata, e assumere, con ciò stesso, la dimensione del bene comune.(16) Ciò sottintende l'importanza dell'educazione alla vita associata, dove, oltre l'informazione sui diritti di ciascuno, sia messo in luce il loro necessario correlativo: il riconoscimento dei doveri nei confronti degli altri. Il significato e la pratica del dovere sono condizionati dal dominio di sé, come pure dall'accettazione delle responsabilità e dei limiti posti all'esercizio della libertà dell'individuo o del gruppo.
25. L'azione politica - è necessario sottolineare che si tratta innanzitutto di un'azione e non di una ideologia? - deve poggiare su un progetto di società, coerente nei suoi mezzi concreti e nella sua ispirazione, alimentata a una concezione totale della vocazione dello uomo e delle sue diverse espressioni sociali. Non spetta né allo stato né a dei partiti politici, che sarebbero chiusi su se stessi, tentare d'imporre un'ideologia, con mezzi che sboccherebbero nella dittatura degli spiriti, la peggiore di tutte. È compito dei raggruppamenti culturali e religiosi, nella libertà di adesione ch'essi presuppongono, sviluppare nel corpo sociale, in maniera disinteressata e per le vie loro proprie, queste convinzioni ultime sulla natura, l'origine e il fine dell'uomo e della società.
A tale riguardo, è opportuno ricordare il principio proclamato dal concilio Vaticano II: «La verità s'impone soltanto con la forza della stessa verità che penetra nelle menti soavemente e insieme con vigore».(17)
Ideologie e libertà umana
26. Così il cristiano che vuol vivere la sua fede in un'azione politica intesa come servizio, non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione a sistemi ideologici che si oppongono radicalmente o su punti sostanziali alla sua fede e alla sua concezione dell'uomo: né all'ideologia marxista, al suo materialismo ateo, alla sua dialettica di violenza e al modo con cui essa riassorbe la libertà individuale nella collettività, negando insieme ogni trascendenza all'uomo e alla sua storia, personale e collettiva; né all'ideologia liberale che ritiene di esaltare la libertà individuale sottraendola a ogni limite, stimolandola con la ricerca esclusiva dell'interesse e del potere, e considerando la solidarietà sociale come conseguenza più o meno automatica delle iniziative individuali e non già quale scopo e criterio più vasto della validità dell'organizzazione sociale.
27. È necessario sottolineare l'ambiguità che può celarsi in ogni ideologia sociale? Talora essa riduce l'azione, politica o sociale, a una semplice applicazione di un'idea astratta, puramente teorica; talora è il pensiero che diventa puro strumento al servizio dell'azione, quasi un semplice mezzo di strategia. In ambedue i casi non è l'uomo che rischia di trovarsi alienato? La fede cristiana si pone al di sopra e talvolta all'opposto delle ideologie in quanto riconosce Dio, trascendente e creatore, che interpella, a tutti i livelli della creazione, l'uomo quale essere responsabilmente libero.
28. Il pericolo sarebbe anche di aderire fondamentalmente a un'ideologia che non ha alla base una dottrina vera e organica, di rifugiarvisi come in una spiegazione ultima e sufficiente di tutto, costruendosi così un nuovo idolo di cui si accetta, talvolta senza prenderne coscienza, il carattere totalitario e coercitivo. Si pensa di trovare così una giustificazione alla propria azione, anche violenta, un adeguamento a un desiderio generoso di servizio; questo desiderio resta, ma si lascia assorbire da un'ideologia la quale, anche se propone certe vie di liberazione per l'uomo, finisce in ultima analisi per asservirlo.
29. Se oggi si è potuto parlare di un regresso delle ideologie, ciò può indicare che è venuto un tempo favorevole a un'apertura verso la trascendenza concreta del cristianesimo; ma può indicare anche uno slittamento più accentuato verso un nuovo positivismo: la tecnica generalizzata come forma dominante di attività, come modo assorbente di esistere, e magari come linguaggio, senza che la questione del suo significato sia realmente posta.
I movimenti storici
30. Ma al di fuori di questo positivismo, che riduce l'uomo a una sola dimensione - per quanto essa possa essere importante oggi - e che in tal modo lo mutila, il cristiano nella sua azione si imbatte in movimenti storici concreti usciti dalle ideologie e, per un verso, distinti da esse. Già il nostro venerato predecessore Giovanni XXIII, nella Pacem in terris, mostra la possibilità di operare una distinzione: «Non si possono identificare, scrive egli, false dottrine filosofiche sulla natura, l'origine e il destino dell'universo e dell'uomo, con movimenti storici e finalità economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione. Giacché le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse; mentre i movimenti suddetti, agendo sulle situazioni storiche incessantemente evolventisi, non possono non subirne gli influssi e quindi non possono non andare soggetti a mutamenti anche profondi. Inoltre chi può negare che in quei movimenti, nella misura in cui sono conformi ai dettami della retta ragione e si fanno interpreti delle giuste aspirazioni della persona umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione?».(18)
L'attività delle correnti socialiste
31. Oggi ci sono dei cristiani che si lasciano attirare dalle correnti socialiste e dalle loro diverse evoluzioni. Essi cercano di riconoscervi talune delle aspirazioni che portano in se stessi in nome della loro fede. Si sentono inseriti in questo flusso storico, e vogliono svolgervi un'azione. Ora, secondo i continenti e le culture, questa corrente storica assume forme diverse sotto uno stesso vocabolo, anche se esso è stato e resta, in molti casi, ispirato da ideologie incompatibili con la fede. Un attento discernimento si impone. Troppo spesso i cristiani attratti dal socialismo tendono a idealizzarlo in termini assai generici: volontà di giustizia, di solidarietà e di uguaglianza. Essi rifiutano di riconoscere le costrizioni dei movimenti storici socialisti, che rimangono condizionati dalle loro ideologie d'origine. Tra i vari livelli a cui il socialismo si esprime - aspirazione generosa e ricerca di una società più giusta, movimenti storici con organizzazione e scopo politici, ideologia con pretesa di offrire una visione totale e autonoma dell'uomo -, bisogna stabilire delle distinzioni, le quali guideranno le scelte concrete. Tuttavia queste distinzioni non devono tendere a considerare i menzionati livelli come completamente separati e indipendenti. Il legame concreto che, secondo le circostanze, esiste fra essi deve essere lucidamente individuato, e tale perspicacia permetterà ai cristiani di precisare il grado di impegno possibile in questa direzione, una volta assicurati i valori, soprattutto di libertà, di responsabilità e di apertura allo spirituale, che garantiscono lo sviluppo integrale dell'uomo.
L'evoluzione storica del marxismo
32. Altri cristiani si chiedono anche se un'evoluzione storica del marxismo non possa autorizzare taluni accostamenti concreti. Essi rilevano in effetti un certo sblocco del marxismo, che finora si presentava come un'ideologia unitaria, esplicativa della totalità dell'uomo e del mondo nel suo processo di sviluppo, e dunque atea. Al di fuori del confronto ideologico che separa ufficialmente i diversi sostenitori del marxismo-leninismo nella loro rispettiva interpretazione del pensiero dei fondatori, e al di fuori delle opposizioni aperte tra i sistemi politici che a tale pensiero si rifanno, taluni stabiliscono distinzioni tra i diversi livelli a cui il marxismo si esprime.
33. Per gli uni, il marxismo resta essenzialmente una prassi attiva della lotta di classe. Esperimentando il vigore sempre presente e incessantemente rinascente dei rapporti di dominio e di sfruttamento fra gli uomini, essi riducono il marxismo soltanto a lotta, talvolta senz'altra prospettiva, lotta che bisogna proseguire e anzi provocare in modo permanente. Per altri il marxismo è prima di tutto l'esercizio collettivo del potere politico ed economico sotto la direzione del partito unico, che si ritiene la sola espressione e il solo garante del bene di tutti, negando agli individui e agli altri gruppi qualsiasi possibilità di iniziativa e di scelta. A un terzo livello, il marxismo, sia o no al potere, indica l'ideologia socialista che ha per base il materialismo storico e la negazione di ogni trascendenza. Infine, il marxismo si presenta sotto la forma più attenuata ma più seducente per lo spirito moderno, di attività scientifica, di metodo rigoroso di analisi della realtà sociale e politica, di legame razionale ed esperimentato dalla storia tra la conoscenza teorica e la prassi della trasformazione rivoluzionaria. Benché questo tipo di analisi metta in risalto certi aspetti della realtà a danno di altri e li interpreti in funzione dell'ideologia, fornisce tuttavia a certuni, con uno strumento di lavoro, una certezza preliminare all'azione, accompagnata dalla pretesa di decifrare con metodo scientifico le spinte dell'evoluzione sociale.
34. Se attraverso il marxismo, come è concretamente vissuto, si possono distinguere questi diversi aspetti e le questioni che essi pongono alla riflessione e all'azione dei cristiani, sarebbe illusorio e pericoloso giungere a dimenticare l'intimo legame che tali aspetti radicalmente unisce, accettare gli elementi dell'analisi marxista senza riconoscerne i rapporti con l'ideologia, entrare nella prassi della lotta di classe e della sua interpretazione marxista trascurando di avvertire il tipo di società totalitaria e violenta alla quale questo processo conduce.
L'ideologia liberale
35. Dall'altra parte si assiste a un rinnovamento dell'ideologia liberale. Questa corrente si afferma sia all'insegna dell'efficacia economica, sia come difesa dell'individuo e contro le iniziative sempre più invadenti delle organizzazioni e contro le tendenze totalitarie dei poteri politici. Certamente l'iniziativa personale deve essere mantenuta e sviluppata. Ma i cristiani che s'impegnano in questa direzione, non tendono, a loro volta, a idealizzare il liberalismo, che diventa allora un'esaltazione della libertà? Essi vorrebbero un nuovo modello, più adatto alle condizioni attuali, e facilmente dimenticano che alla sua stessa radice il liberalismo filosofico è un'affermazione erronea dell'autonomia dell'individuo nella sua attività, nelle sue motivazioni, nell'esercizio della sua libertà. Ciò significa che anche l'ideologia liberale esige da parte loro un attento discernimento.
Il discernimento cristiano
36. In questo rinnovato accostamento delle diverse ideologie, il cristiano attingerà alle sorgenti della sua fede e nell'insegnamento della chiesa i principi e i criteri opportuni per evitare di lasciarsi sedurre e poi rinchiudere in un sistema, i cui limiti e il cui totalitarismo rischiano di apparirgli troppo tardi se egli non li ravvisa nelle loro radici. Al di là di ogni sistema, senza per questo omettere l'impegno concreto al servizio dei fratelli, egli affermerà, al centro stesso delle sue opzioni, l'originalità dell'apporto cristiano a vantaggio di una trasformazione positiva della società.(19)
Rinascita delle utopie
37. Meglio si comprendono oggi i lati deboli delle ideologie esaminando i sistemi concreti nei quali esse cercano di realizzarsi. Socialismo burocratico, capitalismo tecnocratico, democrazia autoritaria manifestano la difficoltà di risolvere il grande problema umano della convivenza nella giustizia e nella uguaglianza. In realtà, come potrebbero essi sfuggire al materialismo, all'egoismo o alla violenza che fatalmente li accompagnano? Da dove viene la contestazione che nasce un po' ovunque, segno di un disagio profondo, mentre si assiste alla rinascita di «utopie» che pretendono di risolvere il problema politico delle società moderne con più efficacia delle ideologie? Sarebbe pericoloso non ammetterlo: l'appello all'utopia è spesso un comodo pretesto per chi vuole eludere i compiti concreti e rifugiarsi in un mondo immaginario. Vivere in un futuro ipotetico rappresenta un facile alibi per sottrarsi a responsabilità immediate. Bisogna però riconoscere che questa forma di critica della società esistente stimola spesso l'immaginazione prospettica, ad un tempo per percepire nel presente le possibilità ignorate che vi si trovano iscritte e per orientare gli uomini verso un futuro nuovo; tramite la fiducia che dà alle forze inventive dello spirito e del cuore umano essa sostiene la dinamica sociale; e se non si nega a nessuna apertura, può anche incontrarsi con il richiamo cristiano. Lo Spirito del Signore, che anima l'uomo rinnovato nel Cristo, scompiglia senza posa gli orizzonti dove la sua intelligenza ama trovare la propria sicurezza, e sposta i limiti dove si rinserrerebbe volentieri la sua azione; egli è abitato da una forza che lo sollecita a sorpassare ogni sistema e ogni ideologia. Nel cuore del mondo rimane il mistero dell'uomo che si scopre figlio di Dio nel corso di un processo storico e psicologico, nel quale lottano e si alternano costrizioni e libertà, pesantezza del peccato e soffio dello Spirito.
Il dinamismo della fede cristiana trionfa allora sui gretti calcoli dell'egoismo. Animato dalla potenza dello Spirito di Gesù Cristo, salvatore degli uomini, e sostenuto dalla speranza, il cristiano s'impegna nella costruzione di una città umana, pacifica, giusta e fraterna, che sia un'offerta gradita a Dio. In effetti «l'attesa di una terra nuova non deve indebolire ma piuttosto stimolare l'impegno di coltivare la terra presente nella quale cresce quel corpo della nuova famiglia umana che già riesce ad offrire una certa prefigurazione del mondo futuro».(20)
L'interrogativo delle scienze sull'uomo
38. In questo mondo dominato dal mutamento scientifico e tecnico, che rischia di trascinarlo verso un nuovo positivismo, sorge un altro dubbio ancora più essenziale. Ecco che l'uomo, dopo essersi applicato a sottomettere razionalmente la natura, si trova come imprigionato egli stesso nella morsa della sua razionalità; a sua volta diventa oggetto di scienza. Le «scienze sull'uomo» hanno raggiunto oggi uno slancio significativo. Da una parte esse sottopongono a un esame critico e radicale le cognizioni finora accettate dal momento che queste cominciano ad apparire o troppo empiriche o troppo teoriche. D'altra parte, la necessità metodologica e l'«a priori» ideologico le conducono troppo spesso a isolare, nella moltitudine delle situazioni, qualche comportamento umano per darne una spiegazione che pretende di essere globale, o almeno una interpretazione che si vorrebbe totalizzante a partire da un punto di vista puramente quantitativo o fenomenologico. Questa riduzione scientifica tradisce una pericolosa pretesa. Privilegiare così tale aspetto dell'analisi, significa mutilare l'uomo e, sotto le apparenze di un processo scientifico, rendersi incapaci di comprenderlo nella sua totalità.
39. Non bisogna essere meno attenti all'azione che le scienze sull'uomo possono provocare dando origine all'elaborazione di modelli sociali da imporre poi come tipi di condotta scientificamente provati. L'uomo può diventare allora oggetto di manipolazioni che orientano i suoi desideri e i suoi bisogni, che modificano i suoi comportamenti e persino il suo sistema di valori. Nessun dubbio che in ciò c'è un grave pericolo per la società di domani e per l'uomo medesimo. Se tutti sono d'accordo nella costruzione di una nuova società posta al servizio degli uomini, ancora bisogna sapere di quale uomo si tratta.
40. Il sospetto delle scienze sull'uomo colpisce il cristiano più degli altri, ma non lo trova disarmato. Qui va rintracciato, e noi lo scrivemmo già nella Populorum progressio, l'apporto specifico della chiesa alle civiltà: «In comunione con le migliori aspirazioni degli uomini e soffrendo di vederle insoddisfatte, la chiesa desidera aiutarle a raggiungere la loro piena fioritura, e a questo fine offre loro ciò che possiede in proprio: una visione globale dell'uomo e dell'umanità».(21) Dovrebbe allora la chiesa contestare le scienze sull'uomo nel loro cammino e denunciare la loro pretesa? Come per le scienze della natura, la chiesa confida in questa ricerca e invita i cristiani a esservi attivamente presenti.(22) Sollecitati dalla stessa esigenza scientifica e dal desiderio di conoscere meglio l'uomo, ma pure illuminati dalla loro fede, i cristiani dedicati alle scienze sull'uomo instaureranno un dialogo, che si preannunzia fruttuoso, fra la chiesa e questo nuovo campo di scoperte. È evidente che ogni disciplina «scientifica» non potrà afferrare, nella sua specificità, che un aspetto parziale, sia pur vero, dell'uomo; la totalità e il significato le sfuggono. Ma all'interno di questi limiti, le scienze sull'uomo assicurano una funzione positiva che la chiesa volentieri riconosce. Esse possono dilatare le prospettive della libertà umana offrendo un campo più largo di quello che i condizionamenti già calcolati lasciavano prevedere. Potranno anche aiutare la morale sociale e cristiana, che vedrà restringersi certamente il suo campo allorché si tratta di proporre certi modelli sociali, mentre la sua funzione di critica e di superamento diventerà più forte mostrando il carattere relativo dei comportamenti e dei valori che tale società presentava come definitivi e inerenti alla natura stessa dell'uomo. Condizione indispensabile e insieme insufficiente di una scoperta migliore dell'umano, queste scienze sono un linguaggio sempre più complesso, ma che dilata, più che non riempia, il mistero del cuore dell'uomo e non dà la risposta completa e definitiva al desiderio che sale dalle profondità del suo essere.
Ambiguità del progresso
41. Questa migliore conoscenza dell'uomo permette di meglio criticare e mettere in luce una nozione fondamentale che sta alla base delle società moderne, sia come spinta sia come misura e obiettivo: il progresso. A partire dal secolo XIX le società occidentali e parecchie altre al loro contatto hanno riposto la loro speranza in un progresso continuamente rinnovato, indefinito. Questo progresso appariva loro come lo sforzo di liberazione dell'uomo nei confronti delle necessità della natura e delle coartazioni sociali; era la condizione e la misura della libertà umana! Diffuso dai mezzi moderni d'informazione e dallo stimolo del sapere e di consumi più estesi, il progresso diventa un'ideologia onnipresente. Tuttavia un dubbio nasce oggi sia sul suo valore sia sulla sua riuscita. Che significa questa caccia inesorabile d'un progresso che sfugge ogni volta che si è persuasi di averlo conquistato? Non dominato, esso lascia insoddisfatti. Senza dubbio si sono denunziati, a giusto titolo, i limiti e anche i danni d'una crescita economica puramente quantitativa, e ci si auspica di raggiungere anche obiettivi di ordine qualitativo. La qualità e la verità dei rapporti umani, il grado di partecipazione e di responsabilità sono non meno significativi e importanti per il divenire della società, che la quantità e la varietà dei beni prodotti e consumati. Superando la tentazione di volere tutto misurare in termini di efficienza e di mercato, in rapporti di forza e d'interessi, oggi l'uomo desidera sostituire sempre più a questi criteri quantitativi l'intensità della comunicazione, la diffusione del sapere e della cultura, il servizio reciproco, la concentrazione per uno scopo comune. Non consiste il vero progresso nello sviluppo della coscienza morale che condurrà l'uomo ad assumersi solidarietà allargate e ad aprirsi liberamente agli altri e a Dio? Per un cristiano, il progresso si imbatte necessariamente nel mistero escatologico della morte: la morte del Cristo e la sua risurrezione, l'impulso dello Spirito del Signore aiutano l'uomo a situare la sua libertà creatrice e riconoscente nella verità di ogni progresso, nella sola speranza che non delude (cf. Rm 5, 5).

III.
I CRISTIANI DAVANTI AI NUOVI PROBLEMI
42. Davanti a tante nuove questioni, la chiesa fa uno sforzo di riflessione per rispondere, nell'ambito che le è proprio, all'attesa degli uomini. Se oggi i problemi appaiono inediti per la loro ampiezza e per la loro urgenza, è forse l'uomo incapace di risolverli? Con tutta la sua dinamica l'insegnamento sociale della chiesa accompagna gli uomini nella loro ricerca. Se esso non interviene per autenticare una data struttura o per proporre un modello prefabbricato, non si limita neppure a richiamare alcuni principi generali: esso si sviluppa attraverso una riflessione condotta a contatto delle situazioni mutevoli di questo mondo, sotto l'impulso dell'evangelo come fonte di rinnovamento, allorché si accetta il suo messaggio nella sua totalità e nelle sue esigenze. Si sviluppa altresì mediante la sensibilità propria della chiesa, sensibilità rafforzata da una volontà disinteressata di servizio e dall'attenzione ai più poveri. Attinge infine a una ricca esperienza secolare che gli permette di assumere, nella continuità delle sue preoccupazioni permanenti, l'innovazione ardita e creatrice, richiesta dalla presente situazione del mondo.
Per una più grande giustizia
43. Resta ancora da instaurare una più grande giustizia nella ripartizione dei beni, sia all'interno delle comunità nazionali sia sul piano internazionale. Negli scambi mondiali, bisogna superare i rapporti di forza, per giungere ad accordi fondati sulla comune utilità. I rapporti di forza, infatti, non hanno mai garantito la giustizia in modo durevole e vero, anche se in certi momenti l'alternarsi delle posizioni può spesso permettere di trovare condizioni più facili di dialogo. L'uso della forza provoca l'intervento di forze contrarie, donde un clima di lotte che sfociano in situazioni estreme di violenza e in abusi.(23) Ma il dovere più importante della giustizia, e noi l'abbiamo spesso affermato, è di consentire a ogni paese di promuovere il proprio sviluppo nel quadro di una cooperazione esente da qualunque spirito di dominio, economico e politico. Certamente è grande la complessità dei problemi sollevati nell'intrecciarsi attuale delle interdipendenze; bisogna anche avere il coraggio d'iniziare una revisione dei rapporti tra le nazioni (divisione internazionale della produzione, struttura degli scambi, controllo dei profitti, sistema monetario, senza dimenticare le azioni di solidarietà umana), di mettere in questione i modelli di crescita delle nazioni ricche, di trasformare le mentalità per aprirle alla priorità del dovere internazionale, di rinnovare gli organismi internazionali in vista di una maggiore efficienza.
44. Sotto la spinta dei nuovi sistemi di produzione si fendono le frontiere nazionali e si vedono apparire nuove potenze economiche, le imprese multinazionali, che per la concentrazione e la flessibilità dei loro mezzi possono applicare strategie autonome, in gran parte indipendenti dai poteri politici nazionali, e perciò senza controllo dal punto di vista del bene comune. Estendendo le loro attività, questi organismi privati possono condurre a una nuova forma abusiva di dominio economico, sul piano sociale, culturale e anche politico. La concentrazione eccessiva dei mezzi e dei poteri, già denunciata da Pio XI in occasione del quarantesimo anniversario della Rerum novarum, prende concretamente un nuovo volto.
Cambiamento dei cuori e delle strutture
45. Oggi gli uomini aspirano a liberarsi dal bisogno e dalla dipendenza. Ma questa liberazione s'inizia con la libertà interiore che essi devono recuperare dinanzi ai loro beni e ai loro poteri; essi mai vi riusciranno se non tramite un amore che trascenda l'uomo, e, di conseguenza, tramite un'effettiva disponibilità al servizio. Altrimenti, e lo si vede fin troppo, anche le più rivoluzionarie ideologie otterranno soltanto un cambio di padroni: insediati a loro volta al potere, i nuovi padroni si circondano di privilegi, limitano le libertà e permettono che si instaurino altre forme di ingiustizia.
Così, molti cominciano a interrogarsi sul modello stesso di società. Nelle competizioni che le oppongono e le trascinano, l'ambizione di numerose nazioni è d'impadronirsi della potenza tecnologica, economica, militare; essa contrasta allora con l'assetto di strutture nelle quali il ritmo del progresso sia regolato in funzione di una più grande giustizia, invece di accentuare le disparità e di vivere in un clima di sfiducia e di lotta che compromette continuamente la pace.
Significato cristiano dell'azione politica
46. Non è forse qui che appare un limite radicale dell'economia? L'attività economica, che è necessaria, può essere «sorgente di fraternità e segno della Provvidenza»(24) se posta al servizio dell'uomo; essa è l'occasione di scambi concreti tra gli uomini, di diritti riconosciuti, di servizi resi, di dignità affermata nel lavoro. Terreno spesso di confronto e di dominio, essa può instaurare dialoghi e favorire cooperazioni. Tuttavia essa rischia di assorbire, se eccede, le forze e la libertà.(25) È la ragione per cui si palesa necessario il passaggio dall'economia alla politica. È vero che sotto il termine «politica» sono possibili molte confusioni che devono essere chiarite; ma ciascuno sente che nel settore sociale ed economico, sia nazionale che internazionale, l'ultima decisione spetta al potere politico.
Questo, in quanto è il vincolo naturale e necessario per assicurare la coesione del corpo sociale, deve avere per scopo la realizzazione del bene comune. Esso agisce, nel rispetto delle legittime libertà degli individui, delle famiglie e dei gruppi sussidiari, al fine di creare, efficacemente e a vantaggio di tutti, le condizioni richieste per raggiungere il vero e completo bene dell'uomo, ivi compreso il suo fine spirituale. Esso si muove nei limiti della sua competenza, che possono essere diversi secondo i paesi e i popoli; e interviene sempre nella sollecitudine della giustizia e della dedizione al bene comune, di cui ha la responsabilità ultima. Tuttavia non elimina così il campo d'azione e le responsabilità degli individui e dei corpi intermedi, onde questi concorrono alla realizzazione del bene comune. In effetti, «l'oggetto di ogni intervento in materia è di porgere aiuto ai membri del corpo sociale, non già di distruggerli o di assorbirli».(26) Conforme alla propria vocazione, il potere politico deve sapersi disimpegnare dagli interessi particolari per considerare attentamente la propria responsabilità nei riguardi del bene di tutti, superando anche i limiti nazionali. Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli - locale, regionale, nazionale e mondiale - significa affermare il dovere dell'uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell'umanità. La politica è una maniera esigente - ma non è la sola - di vivere l'impegno cristiano al servizio degli altri. Senza certamente risolvere ogni problema, essa si sforza di dare soluzioni ai rapporti fra gli uomini. La sua sfera è larga e conglobante, ma non esclusiva. Un atteggiamento invadente, tendente a farne un assoluto, costituirebbe un grave pericolo. Pur riconoscendo l'autonomia della realtà politica, i cristiani, sollecitati a entrare in questo campo di azione, si sforzeranno di raggiungere una coerenza tra le loro opzioni e l'evangelo e di dare, pur in mezzo a un legittimo pluralismo, una testimonianza personale e collettiva della serietà della loro fede mediante un servizio efficiente e disinteressato agli uomini.
Ripartizione delle responsabilità
47. Il passaggio alla dimensione politica esprime anche una richiesta attuale dell'uomo: una ripartizione più grande delle responsabilità e delle decisioni. Tale legittima aspirazione diventa più manifesta man mano che cresce il livello culturale e aumenta il senso della libertà, e l'uomo si rende meglio conto che, in un mondo aperto su un avvenire insicuro, le scelte d'oggi condizionano già la vita di domani. Nella Mater et magistra,(27) Giovanni XXIII sottolineava che l'accesso alle responsabilità è un'esigenza fondamentale dell'uomo, un esercizio concreto della sua libertà, una via per il suo sviluppo, e indicava come, nella vita economica e in particolare nell'impresa, tale partecipazione alle responsabilità debba essere assicurata.(28) Oggi la sfera è più vasta, estendendosi essa al settore sociale e politico dove deve essere istituita e intensificata una ragionevole partecipazione alle responsabilità e alle decisioni. Certo, le scelte proposte alla decisione sono sempre più complesse; molteplici le considerazioni da tener presenti, aleatoria la previsione delle conseguenze, anche se scienze nuove cercano di illuminare la libertà in questi momenti importanti. Tuttavia, sebbene talvolta si impongano dei limiti, questi ostacoli non devono rallentare una più diffusa partecipazione al formarsi delle decisioni, come alle stesse scelte e al loro tradursi in atto. Per creare un contrappeso all'invadenza della tecnocrazia, occorre inventare forme di moderna democrazia non soltanto dando a ciascun uomo la possibilità di essere informato e di esprimersi, ma impegnandolo in una responsabilità comune. I gruppi umani così si trasformano a poco a poco in comunità di partecipazione e di vita. La libertà, che si afferma troppo spesso come rivendicazione di autonomia opponendosi alla libertà altrui, si sviluppa così nella sua realtà umana più profonda: impegnarsi e prodigarsi per costruire solidarietà attive e vissute. Ma, per il cristiano, è perdendosi in Dio che lo libera, che l'uomo trova una vera libertà, rinnovata nella morte e nella risurrezione di Gesù Cristo.

IV.
INVITO ALL'AZIONE
Necessità d'impegnarsi nell'azione
48. Nella sfera sociale la chiesa ha sempre voluto assicurare una duplice funzione: illuminare gli spiriti per aiutarli a scoprire la verità e a scegliere la via da seguire in mezzo alle differenti dottrine da cui il cristiano è sollecitato; entrare nell'azione e diffondere, con una reale preoccupazione di servizio e di efficienza, le energie dell'evangelo. Non è forse per essere fedele a questa volontà che la chiesa ha inviato in missione apostolica tra i lavoratori dei preti che, condividendo integralmente la condizione operaia, ambiscono di esservi i testimoni della sollecitudine e della ricerca della chiesa medesima?
È a tutti i cristiani che noi indirizziamo, di nuovo e in maniera urgente, un invito all'azione. Nella Nostra enciclica sullo sviluppo dei popoli, Noi insistevamo perché tutti si mettessero all'opera: «I laici devono assumere come loro compito specifico il rinnovamento dell'ordine temporale. Se l'ufficio della gerarchia è d'insegnare e di interpretare in modo autentico i principi morali da seguire in questo campo, spetta a loro, attraverso la loro libera iniziativa e senza attendere passivamente consegne o direttive, penetrare di spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della loro comunità di vita».(29) Ciascuno esamini se stesso per vedere quello che finora ha fatto e quello che deve fare. Non basta ricordare i principi, affermare le intenzioni, sottolineare le stridenti ingiustizie e proferire denunce profetiche: queste parole non avranno peso reale se non sono accompagnate in ciascuno da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità e da un'azione effettiva. È troppo facile scaricare sugli altri la responsabilità delle ingiustizie, se non si è convinti allo stesso tempo che ciascuno vi partecipa e che è necessaria innanzi tutto la conversione personale. Questa umiltà di fondo toglierà all'azione ogni durezza e ogni settarismo ed eviterà altresì lo scoraggiamento di fronte a un compito che appare smisurato. Il cristiano alimenta la propria speranza sapendo innanzi tutto che il Signore è all'opera con noi nel mondo e che attraverso il suo corpo che è la chiesa - e per essa in tutta l'umanità - prosegue la redenzione compiuta sulla croce e che esplose in vittoria la mattina della risurrezione (cf. Mt 28, 30; Fil 2, 8-11); sapendo ancora che altri uomini sono all'opera per dar vita ad azioni convergenti di giustizia e di pace; poiché dietro il velo dell'indifferenza c'è nel cuore di ogni uomo una volontà di vita fraterna e una sete di giustizia e di pace che si devono far fiorire.
49. In tal modo, nella diversità delle situazioni, delle funzioni, delle organizzazioni, ciascuno deve precisare la propria responsabilità e individuare, coscienziosamente, le azioni alle quali egli è chiamato a partecipare. Coinvolto in correnti diverse dove accanto a legittime aspirazioni s'insinuano orientamenti più ambigui, il cristiano deve operare una cernita oculata ed evitare di impegnarsi in collaborazioni non controllate e contrarie ai principi di un autentico umanesimo, sia pure in nome di solidarietà effettivamente sentite. Se infatti egli desidera avere una funzione specifica, come cristiano in conformità alla sua fede - funzione che gli stessi increduli attendono da lui deve stare attento, nel suo impegno attivo, a elucidare le proprie motivazioni, e a oltrepassare gli obiettivi perseguiti in una visione più comprensiva, al fine di evitare il pericolo di particolarismi egoistici e di totalitarismi oppressori.
Pluralismo delle opzioni
50. Nelle situazioni concrete e tenendo conto delle solidarietà vissute da ciascuno, bisogna riconoscere una legittima varietà di opzioni possibili. Una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi.(30) La chiesa invita tutti i cristiani al duplice compito d'animazione e d'innovazione per fare evolvere le strutture e adattarle ai veri bisogni presenti. Ai cristiani che sembrano, a prima vista, opporsi partendo da opzioni differenti, essa chiede uno sforzo di reciproca comprensione per le posizioni e le motivazioni dell'altro; un esame leale dei propri comportamenti e della loro rettitudine suggerirà a ciascuno un atteggiamento di carità più profonda che, pur riconoscendo le differenze, crede tuttavia alle possibilità di convergenza e di unità: «Ciò che unisce i fedeli è, in effetti, più forte di ciò che li separa».(31)
È vero che molti, inseriti nelle strutture e nei condizionamenti moderni, sono determinati dalle loro abitudini mentali, dalle loro funzioni, quando non dalla tutela degli interessi materiali. Taluni risentono così profondamente la solidarietà delle classi e delle culture, che giungono a condividere senza riserve ogni giudizio e ogni opzione del loro ambiente (cf. 1 Ts 5, 21). Ciascuno avrà cura di esaminare se stesso e di fare spuntare quella vera libertà nel Cristo che apre all'universale in mezzo alle condizioni più particolari.
51. Anche qui le organizzazioni cristiane, nelle loro forme differenti, hanno ugualmente una responsabilità di azione collettiva. Senza sostituirsi alle istituzioni della società civile, esse devono esprimere, a loro modo e superando il loro particolarismo, le esigenze concrete della fede cristiana in una trasformazione giusta, e quindi necessaria, della società.(32)
Oggi più che mai la parola di Dio non potrà essere annunciata e ascoltata se a essa non si accompagna la testimonianza della potenza dello Spirito Santo che opera nell'azione dei cristiani posta al servizio dei fratelli, proprio su quei punti dove sono in gioco la loro esistenza e il loro avvenire.
52. Confidandole queste riflessioni, noi abbiamo certamente coscienza, signor cardinale, di non aver toccato tutti i problemi sociali che interessano oggi l'uomo di fede e gli uomini di buona volontà. Le recenti dichiarazioni che Noi abbiamo fatto - alle quali si aggiunge il suo messaggio in occasione del lancio del secondo decennio di sviluppo, concernente soprattutto i doveri della collettività delle nazioni nella grave questione dello sviluppo integrale e solidale dell'uomo - sono ancora presenti negli spiriti. Noi rivolgiamo adesso le presenti considerazioni nell'intento di fornire al Consiglio dei laici e alla Pontificia commissione «Giustizia e pace» nuovi elementi, e, al tempo stesso, un incoraggiamento per proseguire nel loro compito di «risvegliare il popolo di Dio a una piena intelligenza della sua funzione nell'ora presente» e di «promuovere l'apostolato sul piano internazionale».(33)
È con questi sentimenti che noi le impartiamo, signor cardinale, la nostra benedizione apostolica.
Roma, presso San Pietro, 14 maggio 1971, anno VIII del Nostro pontificato.
PAOLO PP. VI


(1) PAULUS PP. VI, Epist. apost. Octogesima adveniens octogesimo expleto anno ab editis Litteris Encyclicis e verbis appellatis «Rerum Novarum», [Ad E.mum P.D. Mauricium S.R.E. Cardinalem Roy, Consilii de Laicis atque Pontificiae Commissionis Studiosorum a «Iustitia et Pace» praesidem],14 maii 1971: AAS 63(1971), pp. 401-441.
Introduzione: Appello universale a maggiore giustizia; Diversità di situazioni dei cristiani nel mondo; Il messaggio specifico della chiesa; Ampiezza dei mutamenti attuali. - I. Nuovi problemi sociali: L'urbanesimo; I cristiani nella città; I giovani; Il posto della donna; I lavoratori; Le vittime dei mutamenti; Le discriminazioni; Diritto all'emigrazione; Creare impieghi I mezzi di comunicazione sociale; L'ambiente naturale. - II. Aspirazioni fondamentali e correnti di idee: Vantaggi e limiti dei riconoscimenti giuridici; La società politica; Ideologie e libertà umana; I movimenti storici; L'attività delle correnti socialiste; L'evoluzione storica del marxismo; L'ideologia liberale; Il discernimento cristiano; Rinascita delle utopie; L'interrogativo delle scienze sull'uomo; Ambiguità del progresso. - III. I cristiani davanti ai nuovi problemi: Per una più grande giustizia; Cambiamento dei cuori e delle strutture; Significato cristiano dell'azione politica; Ripartizione delle responsabilità. - IV. Invito all'azione: Necessità d'impegnarsi nell'azione; Pluralismo delle opzioni.
(2) Cf. CONC. VAT. II, Const. past. Gaudium et spes, 10: AAS 58(1966), p. 1033; EV 1/1350s.
(3AAS 23(1931), p. 209ss; EE 5/679. 
(4AAS 53(1961), p. 429; EE 7/336.
(5) Litt. enc. Populorum progressio, 3: AAS 59(1967), p. 258; EE 7/932. 
(6) Litt. enc. Populorum progressio, 1: AAS 59(1967), p. 257; EE 7/930.
(7) Cf. Litt. enc. Populorum progressio, 25: AAS 59(1967), pp. 269-270; EE 7/954.
(8) Const. past. Gaudium et spes, 25: AAS 58(1966), p. 1045; EV 1/1396. 
(9) Const. past. Gaudium et spes, 67: AAS 58(1966), p. 1089; EV 1/1546.
(10) Cf. Litt. enc. Populorum progressio, 69: AAS 59(1967), pp. 290-291; EE 7/998.
(11) CONC. VAT. II, Decl. Nostra aetate, 5: AAS 58(1966), p. 743; EV 1/869.
(12) Litt. enc. Populorum progressio, 37: AAS 59(1967), pp. 276; EE 7/966.
(13) Cf. CONC. VAT. II, Decr. Inter mirifica, 12: AAS 56(1964), p. 149; EV 1/163s.
(14) Cf. Litt. enc. Pacem in terrisAAS 55(1963), p. 261ss; EE 7/555-562.
(15) Cf. Nuntium ad universos homines, Calendis Ianuariis diem fovendae paci per totum terrarum orbem dicatum celebraturos:AAS 63(1971), pp. 5-9.
(16) Cf. Const. past. Gaudium et spes, 74: AAS 58(1966), pp. 1095-1096; EV 1/1567s.
(17) Decl. Dignitatis humanae, 1: AAS 58(1966), p. 930; EV 1/1044.
(18) Litt. enc. Pacem in terrisAAS 55(1963), p. 300; EE 7/699.
(19) Cf. Const. past. Gaudium et spes, 11: AAS 58(1966), p. 1033; EV 1/1352.
(20) Const. past. Gaudium et spes, 39: AAS 58(1966), p. 1057; EV 1/1440.
(21) Litt. enc. Populorum progressio, 13: AAS 59(1967), pp. 264; EE 7/942. 
(22) Cf. Const. past. Gaudium et spes, 36: AAS 58(1966), p.1054; EV 1/1431.
(23) Cf. Litt. enc. Populorum progressio, 56ss: AAS 59(1967), pp. 285ss; EE 7/985ss.
(24) Cf. Litt. enc. Populorum progressio, 86: AAS 59(1967), pp. 299; EE 7/1015.
(25) Cf. Const. past. Gaudium et spes, 63: AAS 58(1966) p.1085; EV 1/1535. 
(26) Litt. enc. Quadragesimo annoAAS 23(1931) p. 203; EE 5/661; cf. Litt. enc. Mater et magistraAAS 53(1961), pp. 414, 428;EE 7/273.332s; Const. past. Gaudium et spes, 74, 75, 76: AAS 58(1966), pp. 1095-1100; EV 1/1567-1584.
(27) Litt, enc. Mater et magistraAAS 53(1961), pp. 420-422; EE 7/295ss.
(28) Cf. Const. past. Gaudium et spes, 68, 75: AAS 58(1966), pp.1089s,1097; EV 1/1548s.1573s.
(29) Litt. enc. Populorum progressio, 81: AAS 59(1967), pp. 296-297; EE 7/1010.
(30) Cf. Const. past. Gaudium et spes, 43: AAS 58(1966), p.1061; EV 1/1454. 
(31) Const. past. Gaudium et spes, 93: AAS 58(1966), p. 1113; EV 1/1643.
(32) Cf. CONC. VAT. II, Const. dogm. Lumen gentium, 31: AAS 57(1965), pp. 37-38; EV 1/363; Decr. Apostolicam actuositatem, 5;AAS 58(1966), p. 842; EV 1/932.
(33) Litt. apost. motu proprio datae Catholicam Christi EcclesiamAAS 59 (1967), p. 27 et p. 26; EV 2/959.958.
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OCTOGESIMA ADVENIENS
APOSTOLIC LETTER
OF POPE PAUL VI


To Cardinal Maurice Roy
President of the Council of the Laity and of the Pontifical Commission Justice and Peace
On the Occasion of the Eightieth Anniversary of the Encyclical "Rerum Novarum"
Venerable Brother,

1. The eightieth anniversary of the publication of the encyclical Rerum Novarum, the message of which continues to inspire action for social justice, prompts us to take up again and to extend the teaching of our predecessors, in response to the new needs of a changing world. The Church, in fact, travels forward with humanity and shares its lot in the setting of history. At the same time that she announces to men the Good News of God's love and of salvation in Christ she clarifies their activity in the light of the Gospel and in this way helps them to correspond to God's plan of love and to realize the fullness of their aspirations.
Universal appeal
2. It is with confidence that we see the Spirit of the Lord pursuing his work in the hearts of men and in every place gathering together Christian communities conscious of their responsibilities in society. On all the continents, among all races, nations and cultures, and under all conditions the Lord continues to raise up authentic apostles of the Gospel.
We have had the opportunity to meet these people, to admire them and to give them our encouragement in the course of our recent journeys. We have gone into the crowds and have heard their appeals, cries of distress and at the same time cries of hope. Under these circumstances we have seen in a new perspective the grave problems of our time. These problems of course are particular to each part of the world, but at the same time they are common to all mankind, which is questioning itself about its future and about the tendency and the meaning of the changes taking place. Flagrant inequalities exist in the economic, cultural and political development of the nations: while some regions are heavily industrialized, others are still at the agricultural stage; while some countries enjoy prosperity, others are struggling against starvation; while some peoples have a high standard of culture, others are still engaged in eliminating illiteracy. From all sides there rises a yearning for more justice and a desire for a better guaranteed peace in mutual respect among individuals and peoples.
Diversity of situations
3. There is of course a wide diversity among the situations in which Christians - willingly or unwillingly - find themselves according to regions, socio-political systems and cultures. In some places they are reduced to silence, regarded with suspicion and as it were kept on the fringe of society, enclosed without freedom in a totalitarian system. In other places they are a weak minority whose voice makes itself heard with difficulty. In some other nations, where the Church sees her place recognized, sometimes officially so, she too finds herself subjected to the repercussions of the crisis which is unsettling society, some of her members are tempted by radical and violent solutions from which they believe that they can expect a happier outcome. While some people, unaware of present injustices, strive to prolong the existing situations, others allow themselves to be beguiled by revolutionary ideologies which promise them, not without delusion, a definitively better world.
4. In the face of such widely varying situations it is difficult for us to utter a unified message and to put forward a solution which has universal validity. Such is not our ambition, nor is it our mission. It is up to the Christian communities to analyze with objectivity the situation which is proper to their own country, to shed on it the light of the Gospel's unalterable words and to draw principles of reflection, norms of judgment and directives for action from the social teaching of the Church. This social teaching has been worked out in the course of history and notably, in this industrial era, since the historic date of the message of Pope Leo XIII on "the condition of the workers", and it is an honor and joy for us to celebrate today the anniversary of that message. It is up to these Christian communities, with the help of the Holy Spirit, in communion with the bishops who hold responsibility and in dialogue with other Christian brethren and all men of goodwill, to discern the options and commitments which are called for in order to bring about the social, political and economic changes seen in many cases to be urgently needed. In this search for the changes which should be promoted, Christians must first of all renew their confidence in the forcefulness and special character of the demands made by the Gospel. The Gospel is not out-of-date because it was proclaimed, written and lived in a different sociocultural context. Its inspiration, enriched by the living experience of Christian tradition over the centuries, remains ever new for converting men: end for advancing the life of society. It is not however to be utilized for the profit of particular temporal options, to the neglect of its universal and eternal message (1).
Specific message of the Church
5. Amid the disturbances and uncertainties of the present hour, the Church has a specific message to proclaim and a support to give to men in their efforts to take in hand and give direction to their future. Since the period in which the encyclical Rerum Novarum denounced in a forceful and imperative manner the scandal of the condition of the workers in the nascent industrial society, historical evolution has led to an awareness of other dimensions and other applications of social justice. The encyclicals Quadragesimo Anno(2) and Mater et Magistra (3) already noted this fact. The recent Council for its part took care to point them out, in particular in the Pastoral Constitution Gaudium et Spes. We ourself have already continued these lines of thought in our encyclical Populorum Progressio. "Today", we said, "the principal fact that we must all recognize is that the social question has become worldwide" (4). "A renewed consciousness of the demands of the Gospel makes it the Church's duty to put herself at the service of all, to help them grasp their serious problem in all its dimensions, and to convince them that solidarity in action at this turning point in human history is a matter of urgency" (5).
6. It will moreover be for the forthcoming Synod of Bishops itself to study more closely and to examine in greater detail the Church's mission in the face of grave issues raised today by the question of justice in the world. But the anniversary of Rerum Novarum, venerable brother, gives us the opportunity today to confide our preoccupations and thoughts in the face of this problem to you as President of the Pontifical Commission Justice and Peace and of the Council of Laity. In this way it is also our wish to offer these bodies of the Holy See our encouragement in their ecclesial activity in the service of men.
Extent of present-day changes
7. In so doing, our purpose- without however forgetting the permanent problems already dealt with by our predecessors-is to draw attention to a number of questions. These are questions which because of their urgency, extent and complexity must in the years to come take first place among the preoccupations of Christians, so that with other men the latter may dedicate themselves to solving the new difficulties which put the very future of man in jeopardy. It is necessary to situate the problems created by the modern economy in the wider context of a new civilization. These problems include human conditions of production, fairness in the exchange of goods and in the division of wealth, the significance of the increased needs of consumption and the sharing of responsibility. In the present changes, which are so profound and so rapid, each day man discovers himself anew, and he questions himself about the meaning of his own being and of his collective survival. Reluctant to gather the lessons of a past that he considers over and done with and too different from the present, man nevertheless needs to have light shed upon his future - a future which he perceives to be as uncertain as it is changing - by permanent eternal truths. These are truths which are certainly greater than man but, if he so wills, he can himself find their traces (6).
New Social Problems
Urbanization
8. A major phenomenon draws our attention, as much in the industrialized countries as in those which are developing: urbanization.
After long centuries, agrarian civilization is weakening. Is sufficient attention being devoted to the arrangement and improvement of the life of the country people, whose inferior and at times miserable economic situation provokes the flight to the unhappy crowded conditions of the city outskirts, where neither employment nor housing awaits them?
This unceasing flight from the land, industrial growth, continual demographic expansion and the attraction of urban, centers bring about concentrations of population, the extent of which is difficult to imagine, for people are already speaking in terms of a "megalopolis" grouping together tens of millions of persons. Of course there exist medium-sized towns, the dimension of which ensures a better balance in the population. While being able to offer employment to those that progress in agriculture makes available, they permit an adjustment of the human environment which better avoids the proletarianism and crowding of the great built-up areas.
9. The inordinate growth of these centers accompanies industrial expansion, without being identified with it. Based on technological research and the transformation of nature, industrialization constantly goes forward, giving proof of incessant creativity. While certain enterprises develop and are concentrated, others die or change their location. Thus new social problems are created: professional or regional unemployment, redeployment and mobility of persons, permanent adaptation of workers and disparity of conditions in the different branches of industry. Unlimited competition utilizing the modern means of publicity incessantly launches new products and tries to attract the consumer, while earlier industrial installations which are still capable of functioning become useless. While very large areas of the population are unable to satisfy their primary needs, superfluous needs are ingeniously created. It can thus rightly be asked if, in spite of all his conquests, man Is not turning back against himself the results of his activity. Having rationally endeavored to control nature, (7) is he not now becoming the slave of the objects which he makes?
Christians in the City
10. Is not the rise of an urban civilization which accompanies the advance of industrial civilization a true challenge to the wisdom of man, to his capacity for organization and to his farseeing imagination? Within industrial society urbanization up" sets both the ways of life and the habitual structures of existence: the family, the neighborhood, and the very framework of the Christian community. Man is experiencing a new loneliness; it is not in the face of a hostile nature which it has taken him centuries to subdue, but in an anonymous crowd which surrounds him and in which he feels himself a stranger. Urbanization, undoubtedly an irreversible stage in the development of human societies, confronts man with difficult problems. How is he to master its growth, regulate its organization, and successfully accomplish its animation for the good of all?
In this disordered growth, new proletariats are born. They install themselves in the heart of the cities sometimes abandoned by the rich; they dwell on the outskirts - which become a belt of misery besieging in a still silent protest the luxury which blatantly cries out from centers of consumption and waste. Instead of favoring fraternal encounter and mutual aid, the city fosters discrimination and also indifference. It lends itself to new forms of exploitation and of domination whereby some people in speculating on the needs of others derive inadmissible profits. Behind the facades much misery is hidden, unsuspected even by the closest neighbors; other forms of misery spread where human dignity founders: delinquency, criminality, abuse of drugs and eroticism.
11. It is in fact the weakest who are the victims of dehumanizing living conditions, degrading for con science and harmful for the family institution. The promiscuity of working people's housing makes a minimum of intimacy impossible; young couples waiting in vain for a decent dwelling at a price they can afford are demoralized and their union can thereby even be endangered; youth escape from a home which is too confined and seek in the streets compensations and companionships which cannot be supervised. It is the grave duty of those responsible to strive to control this process and to give it direction.
There is an urgent need to remake at the level of the street, of the neighborhood or of the great agglomerative dwellings the social fabric whereby man may be able to develop the needs of his personality. Centers of special interest and of culture must be created or developed at the community and parish levels with different forms of associations, recreational centers, and spiritual and community gatherings where the individual can escape from isolation and form anew fraternal relationships.
12. To build up the city, the place where men and their expanded communities exist, to create new modes of neighborliness and relationships, to perceive an original application of social justice and to undertake responsibility for this collective future, which is foreseen as difficult, is a task in which Christians must share. To those who are heaped up in an urban promiscuity which becomes intolerable it is necessary to bring a message of hope. This can be done by brotherhood which is lived and by concrete justice. Let Christians, conscious of this new responsibility, not lose heart in view of the vast and faceless society; let them recall Jonah who traversed Niniveh, the great city, to proclaim therein the good news of God's mercy and was upheld in his weakness by the sole strength of the word of Almighty God. In the Bible, the city is in fact often the place of sin and pride-the pride of man who feels secure enough to be able to build his life without God and even to affirm that he is powerful against God. But there is also the example of Jerusalem, the Holy City, the place where God is encountered, the promise of the city which comes from on high (8).
Youth
13. Urban life and industrial change bring strongly to light questions which until now were poorly grasped. What place, for example, in this world being brought to birth, should be given to youth? Everywhere dialogue is proving to be difficult between youth, with its aspirations, renewal and also insecurity for the future, and the adult generations. It is obvious to all that here we have a source of serious conflicts, division and opting out, even within the family, and a questioning of modes of authority, education for freedom and the handing on of values and beliefs, which strikes at the deep roots of society.
The role of women
Similarly, in many countries a charter for women which would put an end to an actual discrimination and would establish relationships of equality in rights and of respect for their dignity is the object of study and at times of lively demands. We do not have in mind that false equality which would deny the distinction with woman's proper role, which is of such capital importance, at the heart of the family as well as within society. Developments in legislation should on the contrary be directed to protecting her proper vocation and at the same time recognizing her independence as a person, and her equal rights to participate in cultural, economic, social and political life.
Workers
14. As the Church solemnly reaffirmed in the recent Council, "the beginning, the subject and the goal of all social institutions is and must be the human person" (9). Every man has the right to work, to a chance to develop his qualities and his personality in the exercise of his profession, to equitable remuneration which will enable him and his family "to lead a worthy life on the material, social, cultural and spiritual level" (10) and to assistance in case of need arising from sickness or age.
Although for the defense of these rights democratic societies accept today the principle of labor union rights, they are not always open to their exercise. The important role of union organizations must be admitted: their object is the representation of the various categories of workers, their lawful collaboration in the economic advance of society, and the development of the sense of their responsibility for the realization of the common good. Their activity, however, is not without its difficulties. Here and there the temptation can arise of profiting from a position of force to impose, particularly by strikes - the right to which as a final means of defense remains certainly recognized - conditions which are too burdensome for the overall economy and for the social body, or to desire to obtain in this way demands of a directly political nature. When it is a question of public service, required for the life of an entire nation, it is necessary to be able to assess the limit beyond which the harm caused to society become inadmissible.
Victims of Changes
15. In short, progress has already been made in introducing, in the area of human relationships, greater justice and greater sharing of responsibilities. But in this immense field much remains to be done. Further reflection, research and experimentation must be actively pursued, unless one is to be late in meeting the legitimate aspirations of the workers - aspirations which are being increasingly asserted according as their education, their consciousness of their dignity and the strength of their organizations increase.
Egoism and domination are permanent temptations for men. Likewise an ever finer discernment is needed, in order to strike at the roots of newly arising situations of injustice and to establish progressively a justice which will be less and less imperfect. In industrial change, which demands speedy and constant adaptation, those who will find themselves injured will be more numerous and at a greater disadvantage from the point of view of making their voices heard. The Church directs her attention to those new "poor" - the handicapped and the maladjusted, the old, different groups of those on the fringe of society, and so on - in order to recognize them, help them; defend their place and dignity in a society hardened by competition and the attraction of success.
Discrimination
16. Among the victims of situations of injustice - unfortunately no new phenomenon - must be placed those who are discriminated against, in law or in fact, on account of their race, origin, color, culture, sex or religion.
Racial discrimination possesses at the moment a character of very great relevance by reason of the tension which it stirs up both within countries and on the international level. Men rightly consider unjustifiable and reject as inadmissible the tendency to maintain or introduce legislation or behavior systematically inspired by racialist prejudice. The members of mankind share the same basic rights and duties, as well as the same supernatural destiny. Within a country which belongs to each one, all should be equal before the law, find equal admittance to economic, cultural, civic and social life and benefit from a fair sharing of the nation's riches.
Right to emigrate
17. We are thinking of the precarious situation of a great number of emigrant workers whose condition as foreigners makes it all the more difficult for them to make any sort of social vindication, in spite of their real participation in the economic effort of the country that receives them. It is urgently necessary for people to go beyond a narrowly nationalist attitude in their regard and to give them a charter which will assure them a right to emigrate, favor their integration, facilitate their professional advancement and give them access to decent housing where, if such is the case, their families can join them (11).
Linked to this category are the people who, to find work, or to escape a disaster or a hostile climate, leave their regions and find themselves without roots among other people.
It is everyone's duty, but especially that of Christians (12), to work with energy for the establishment of universal brotherhood, the indispensable basis for authentic justice and the condition for enduring peace: "We cannot in truthfulness call upon that God who is the Father of all if we refuse to act in a brotherly way toward certain men, created to God's image. A man's relationship with God the Father and his relationship with his brother men are so linked together that Scripture says: 'He who does not love does not know God' (I Jn. 4, 8)"(13).
Creating Employment
18. With demographic growth, which is particularly pronounced in the young nations, the number of those failing to find work and driven to misery or parasitism will grow in the coming years unless the conscience of man rouses itself and gives rise to a general movement of solidarity through an effective policy of investment and of organization of production and trade, as well as of education. We know the attention given to these problems within international organizations, and it is our lively wish that their members will not delay bringing their actions into line with their declarations.
It is disquieting in this regard to note a kind of fatalism which is gaining a hold even on people in positions of responsibility. This feeling sometimes leads to Malthusian solutions inculcated by active propaganda for contraception and abortion. In this critical situation, it must on the contrary be affirmed that the family, without which no society can stand, has a right to the assistance which will assure it of the conditions for a healthy development. "It is certain", we said in our encyclical Populorum Progressio, "that public authorities can intervene, within the limit of their competence, by favoring the availability of appropriate information and by adopting suitable measures, provided that these be in conformity with the moral law and that they respect the rightful freedom of married couples. Where the inalienable right to marriage and procreation is lacking, human dignity has ceased to exists"(14).
19. In no other age has the appeal to the imagination of society been so explicit. To this should be devoted enterprises of invention and capital as important as those invested for armaments or technological achievements. If man lets himself rush ahead without foreseeing in good time the emergence of new social problems, they will become too grave for a peaceful solution to be hoped for.
Media of social communication
20. Among the major changes of our times, we do not wish to forget to emphasize the growing role being assumed by the media of social communication and their influence on the transformation of mentalities of knowledge, of organizations and of society itself. Certainly they have many positive aspects. Thanks to them news from the entire world reaches us practically in an instant, establishing contacts which supersede distances and creating elements of unity among all men. A greater spread of education and culture is becoming possible. Nevertheless, by their very action the media of social communication are reaching the point of representing as it were a new power. One cannot but ask about those who really hold this power, the aims that they pursue and the means they use, and finally, about the effect of their activity on the exercise of individual liberty, both in the political and ideological spheres and in social, economic and cultural life. The men who hold this power have a grave moral responsibility with respect to the truth of the information that they spread, the needs and the reactions that they generate and the values which they put forward. In the case of television, moreover, what is coming into being is an original mode of knowledge
and a new civilization: that of the image.
Naturally, the public authorities cannot ignore the growing power and influence of the media of social communication and the advantages and risks which their use involves for the civic community and for its development and real perfecting.
Consequently they are called upon to perform their own positive function for the common good by encouraging every constructive expression, by supporting individual citizens and groups in defending the fundamental values of the person and of human society, and also by taking suitable steps to prevent the spread of what would harm the common heritage of values on which orderly civil progress is based (15).
The environment
21. While the horizon of man is thus being modified according to the images that are chosen for him, another transformation is making itself felt, one which is the dramatic and unexpected consequence of human activity. Man is suddenly becoming aware that by an ill-considered exploitation of nature he risks destroying it and becoming in his turn the victim of this degradation. Not only is the material environment becoming a permanent menace - pollution and refuse, new illness and absolute destructive capacity - but the human framework is no longer under man's control, thus creating an environment for tomorrow which may well be intolerable. This is a wide-ranging social problem which concerns the entire human family.
The Christian must turn to these new perceptions in order to take on responsibility, together with the rest of men, for a destiny which from now on is shared by all.
Fundamental Aspirations and Currents of Ideas
22. While scientific and technological progress continues to overturn man's surroundings, his patterns of knowledge, work, consumption and relationships, two aspirations persistently make themselves felt in these new contexts, and they grow stronger to the extent that he becomes better informed and better educated: the aspiration to equality and the aspiration to participation, two forms of man's dignity and freedom.
Advantages and limitations of juridical recognition
23. Through the statement of the rights of man and the seeking for international agreements for the application of these rights, progress has been made towards inscribing these two aspirations in deeds and structures (16). Nevertheless various forms of discrimination continually reappear - ethnic cultural, religious, political and so on. In fact, human rights are still too often disregarded, if not scoffed at, or else they receive only formal recognition. In many cases legislation does not keep up with real situations. Legislation is necessary, but it is not sufficient for setting up true relationships of justice and equity. In teaching us charity, the Gospel instructs us in the preferential respect due to the poor and the special situation they have in society: the more fortunate should renounce some of their rights so as to place their goods more generously at the service of others. If, beyond legal rules, there is really no deeper feeling of respect for and service to others, then even equality before the law can serve as an alibi for flagrant discrimination, continued exploitation and actual contempt. Without a renewed education in solidarity, an overemphasis of equality can give rise to an individualism in which each one claims his own rights without wishing to be answerable for the common good.
In this field, everyone sees the highly important contribution of the Christian spirit, which moreover answers man's yearning to be loved. "Love for man, the prime value of the earthly order" ensures the conditions for peace, both social peace and international peace, by affirming our universal brotherhood (17).
The political society
24. The two aspirations, to equality and to participation, seek to promote a democratic type of society. Various models are proposed, some are tried out, none of them gives complete satisfaction, and the search goes on between ideological and pragmatic tendencies. The Christian has the duty to take part in this search and in the organization and life of political society. As a social being, man builds his destiny within a series of particular groupings which demand, as their completion and as a necessary condition for their development, a vaster society, one of a universal character, the political society. All particular activity must be placed within that wider society, and thereby it takes on the dimension of the common good. (18)
This indicates the importance of education for life in society, in which there are called to mind, not only information on each one's rights, but also their necessary correlative: the recognition of the duties of each one in regard to others. The sense. and practice of duty are themselves conditioned by self-mastery and by the acceptance of responsibility and of the limits placed upon the freedom of the individual or of the group.
25. Political activity - need one remark that we are dealing primarily with an activity, not an ideology? - should be the projection of a plan of society which is consistent in its concrete means and in its inspiration, and which springs from a complete conception of man's vocation and of its differing social expressions. It is not for the State or even for political parties, which would be closed unto themselves, to try to impose an ideology by means that would lead to a dictatorship over minds, the worst kind of all. It is for cultural and religious groupings, in the freedom of acceptance which they presume, to develop in the social body, disinterestedly and in their own ways, those ultimate convictions on the nature, origin and end of man and society.
In this field, it is well to keep in mind the principle proclaimed at the Second Vatican Council: "The truth cannot impose itself except by virtue of its own truth, and it makes its entrance into the mind at once quietly and with power" (19).
Ideologies and human liberty
26. Therefore the Christian who wishes to live his faith in a political activity which he thinks of as service cannot without contradicting himself adhere to ideological systems which radically or substantially go against his faith and his concept of man. He cannot adhere to the Marxist ideology, to its atheistic materialism, to its dialectic of violence and to the way it absorbs individual freedom in the collectivity, at the same time denying all transcendence to man and his personal and collective history; nor can be adhere to the liberal ideology which believes it exalts individual freedom by with drawing it from every limitation, by stimulating it through exclusive seeking of interest and power, and by considering social solidarities as more or less automatic consequences of individual initiatives, not as an aim and a major criterion of the value of the social organization.
27. Is there need to stress the possible ambiguity of every social ideology? Sometimes it leads political or social activity to be simply the application of an abstract, purely theoretical idea; at other times it is thought which becomes a mere instrument at the service of activity as a simple means of a strategy.
In both cases is it not man that risks finding himself alienated? The Christian faith is above and is sometimes opposed to the ideologies, in that it recognizes God, who is transcendent and the Creator, and who, through all the levels of creation, calls on man as endowed with responsibility and freedom.
28. There would also be the danger of giving adherence to an ideology which does not rest on a true and organic doctrine, to take refuge in it as a final and sufficient explanation of everything, and thus to build a new idol, accepting, at times without being aware of doing so, its totalitarian and coercive character. And people imagine they find in it a justification for their activity, even violent activity, and an adequate response to a generous desire to serve. The desire remains but it allows itself to be consumed by an ideology which, even if it suggests certain paths to man's liberation, ends up by making him a slave.
29. It has been possible today to speak of a retreat of ideologies. In this respect the present time may be favorable for an openness to the concrete transcendence of Christianity. It may also be a more accentuated sliding towards a new positivism: universalized technology as the dominant form of activity, as the overwhelming pattern of existence, even as a language, without the question of its meaning being really asked.
Historical movements
30. But outside of this positivism which reduces man to a single dimension even if it be an important one today and by so doing mutilates him, the Christian encounters in his activity concrete historical movements sprung from ideologies and in part distinct from them. Our venerated predecessor Pope John XXIII in Pacem in Terris already showed that it is possible to make a distinction: "Neither can false philosophical teachings regarding the nature, origin and destiny of the universe and of man be identified with historical movements that have economic, social. cultural or political ends, not even when these movements have originated from those teachings and have drawn and still draw inspiration therefrom. Because the teachings, once they are drawn up and defined, remain always the same, while the movements, being concerned with historical situations in constant evolution, cannot but be influenced by these latter and cannot avoid, therefore, being subject to changes, even of a profound nature. Besides, who can deny that those movements, in so far as they conform to the dictates of right reason and are interpreters of the lawful aspirations of the human person, contain elements that are positive and deserving of approval?" (20).
Attraction of socialist currents
31. Some Christians are today attracted by socialist currents and their various developments. They try to recognize therein a certain number of aspirations which they carry within themselves in the name of their faith. They feel that they are part of that historical current and wish to play a part within it. Now this historical current takes on, under the same name, different forms according to different continents and cultures, even if it drew its inspiration, and still does in many cases, from ideologies incompatible with faith. Careful judgment is called for. Too often Christians attracted by socialism tend to idealize it in terms which, apart from anything else, are very general: a will for justice, solidarity and equality. They refuse to recognize the limitations of the historical socialist movements, which remain conditioned by the ideologies from which they originated. Distinctions must be made to guide concrete choices between the various levels of expression of socialism: a generous aspiration and a seeking for a more just society, historical movements with a political organization and aim, and an ideology which claims to give a complete and self-sufficient picture of man. Nevertheless, these distinctions must not lead one to consider such levels as completely separate and independent. The concrete link which, according to circumstances, exists between them must be clearly marked out. This insight will enable Christians to see the degree of commitment possible along these lines, while safeguarding the values, especially those of liberty, responsibility and openness to the spiritual, which guarantee the integral development of man.
Historical evolution of Marxism
32. Other Christians even ask whether an historical development of Marxism might not authorize certain concrete rapprochements. They note in fact a certain splintering of Marxism, which until now showed itself to be a unitary ideology which explained in atheistic terms the whole of man and the world since it did not go outside their development process. Apart from the ideological confrontation officially separating the various champions of Marxism-Leninism in their individual interpretations of the thought of its founders, and apart from the open opposition between the political systems which make use of its name today, some people lay down distinctions between Marxism's various levels of expression.
33. For some, Marxism remains essentially the active practice of class struggle. Experiencing the ever present and continually renewed force of the relationships of domination and exploitation among men, they reduce Marxism to no more than a struggle - at times with no other purpose - to be pursued and even stirred up in permanent fashion. For others, it is first and foremost the collective exercise of political and economic power under the direction of a single party, which would be the sole expression and guarantee of the welfare of all, and would deprive individuals and other groups of any possibility of initiative and choice. At a third level, Marxism' whether in power or not, is viewed as a socialist ideology based on historical materialism and the denial of everything transcendent. At other times, finally, it presents itself in a more attenuated form, one also more attractive to the modern mind: as a scientific activity, as a rigorous method of examining social and political reality, and as the rational link, tested by history, between theoretical knowledge and the practice of revolutionary transformation. Although this type of analysis gives a privileged position to certain aspects of reality to the detriment of the rest, and interprets them in the light of its ideology, it nevertheless furnishes some people not only with a working tool but also a certitude preliminary to action: the claim to decipher in a scientific manner the mainsprings of the evolution of society.
34. While, through the concrete existing form of Marxism, one can distinguish these various aspects and the questions they pose for the reflection and activity of Christians, it would be illusory and dangerous to reach a point of forgetting the intimate link which radically binds them together, to accept the elements of Marxist analysis without recognizing their relationships with ideology, and to enter into the practice of class struggle and its Marxist interpretations, while failing to note the kind of totalitarian and violent society to which this process leads.
The liberal ideology
35. On another side, we are witnessing a renewal of the liberal ideology. This current asserts itself both in the name of economic efficiency, and for the defense of the individual against the increasingly overwhelming hold of organizations, and as a reaction against the totalitarian tendencies of political powers. Certainly, personal initiative must be maintained and developed. But do not Christians who take this path tend to idealize liberalism in their turn, making it a proclamation in favor of freedom? They would like a new model, more adapted to present-day conditions, while easily forgetting that at the very root of philosophical liberalism is an erroneous affirmation of the autonomy of the individual in his activity, his motivation and the exercise of his liberty. Hence, the liberal ideology likewise calls for careful discernment on their part.
Christian discernment
36. In this renewed encounter of the various ideologies, the Christian will draw from the sources of his faith and the Church's teaching the necessary principles and suitable criteria to avoid permitting himself to be first attracted by and then imprisoned within a system whose limitations and totalitarianism may well become evident to him too late, if he does nor perceive them in their roots. Going beyond every system, without however failing to commit himself concretely to serving his brothers, he will assert, in the very midst of his options, the specific character of the Christian contribution for a positive transformation of society (21).
Rebirth of utopias
37. Today moreover the weaknesses of the ideologies are better perceived through the concrete systems in which they are trying to affirm themselves. Bureaucratic socialism, technocratic capitalism and authoritarian democracy are showing how difficult it is to solve the great human problem of living together in justice and equality. How in fact could they escape the materialism, egoism or constraint which inevitably go with them? This is the source of a protest which is springing up more or less everywhere, as a sign of a deep-seated sickness, while at the same time we are witnessing the rebirth of what it is agreed to call "utopias". These claim to resolve the political problem of modern societies better than the ideologies. It would be dangerous to disregard this. The appeal to a utopia is often a convenient excuse for those who wish to escape from concrete tasks in order to take refuge in an imaginary world. To live in a hypothetical future is a facile alibi for rejecting immediate responsibilities. But it must clearly be recognized that this kind of criticism of existing society often provokes the forward-looking imagination both to perceive in the present the disregarded possibility hidden within it, and to direct itself towards a fresh future; it thus sustains social dynamism by the confidence that it gives to the inventive powers of the human mind and heart; and, if it refuses no overture, it can also meet the Christian appeal. The Spirit of the Lord, who animates man renewed in Christ, continually breaks down the horizons within which his understanding likes to find security and the limits to which his activity would willingly restrict itself; ;here dwells within him a power which urges him to go beyond every system and every ideology. At the heart of the world there dwells the mystery of man discovering himself to be God's son in the course of a historical and psychological process in which constraint and freedom as well as the weight of sin and the breath of the Spirit alternate and struggle for the upper hand.
The dynamism of Christian faith here triumphs over the narrow calculations of egoism. Animated by the power of the Spirit of Jesus Christ, the Savior of mankind, and upheld by hope, the Christian involves himself in the building up of the human city, one that is to be peaceful, just and fraternal and acceptable as an offering to God. (22) In fact, "the expectation of a new earth must not weaken but rather stimulate our concern for cultivating this one. For here grows the body of a new human family, a body which even now is able to give some kind of foreshadowing of the new age" (23).
The questioning of the human sciences
38. In this world dominated by scientific and technological change, which threatens to drag it towards a new posivitism, another more fundamental doubt is raised. Having subdued nature by using his reason, man now finds that he himself is as it were imprisoned within his own rationality; he in turn becomes the object of science. The "human sciences" are today enjoying a significant flowering. On the one hand they are subjecting to critical and radical examination the hitherto accepted knowledge about man, on the grounds that this knowledge seems either too empirical or too theoretical. On the other hand, methodological necessity and ideological presuppositions too often lead the human sciences to isolate, in the various situations, certain aspects of man, and yet to give these an explanation which claims to be complete or at least an interpretation which is meant to be all-embracing from a purely quantitative or phenomenological point of view. This scientific reduction betrays a dangerous presupposition. To give a privileged position in this way to such an aspect of analysis is to mutilate man and, under the pretext of a scientific procedure, to make it impossible to understand man in his totality.
39. One must be no less attentive to the action which the human sciences can instigate, giving rise to the elaboration of models of society to be subsequently imposed on men as scientifically tested types of behavior. Man can then become the object of manipulations directing his desires and needs and modifying his behavior and even his system of values. There is no doubt that there exists here a grave danger for the societies of tomorrow and for man himself. For even if all agree to build a new society at the service of men, it is still essential to know what sort of man is in question.
Widening the horizons
40. Suspicion of the human sciences affects the Christian more than others, but it does not find him disarmed. For, as we ourself wrote in Populorum Progressio, it is here that there is found the specific contribution of the Church to civilizations: "Sharing the noblest aspirations of men and suffering when she sees them not satisfied, she wishes to help them attain their full flowering, and that is why she offers men what she possesses as her characteristic attribute: a global vision of man and of the human race". (24) Should the Church in its turn contest the proceedings of the human sciences, and condemn their pretentions? As in the case of the natural sciences, the Church has confidence in this research also and urges Christians to play an active part in it (25). Prompted by the same scientific demands and the desire to know man better, but at the same time enlightened by their faith, Christians who devote themselves to the human sciences will begin a dialogue between the Church and this new field of discovery, a dialogue which promises to be fruitful. Of course, each individual scientific discipline will be able, in its own particular sphere, to grasp only a partial-yet true-aspect of man; the complete picture and the full meaning will escape it. But within these limits the human sciences give promise of a positive function that the Church willingly recognizes. They can even widen the horizons of human liberty to a greater extent than the conditioning circumstances perceived enable one to foresee. They could thus assist Christian social morality, which no doubt will see its field restricted when it comes to suggesting certain models of society, while its function of making a critical judgment and taking an overall view will be strengthened by its showing the relative character of the behavior and values presented by such and such a society as definitive and inherent in the very nature of man. These sciences are a condition at once indispensable and inadequate for a better discovery of what is human. They are a language which becomes more and more complex, yet one that deepens rather than solves the mystery of the heart of man; nor does it provide the complete and definitive answer to the desire which springs from his innermost being.
Ambiguous nature of progress
41. This better knowledge of man makes it possible to pass a better critical judgment upon and to elucidate a fundamental notion that remains at the basis of modern societies as their motive, their measure and their goal: namely, progress. Since the nineteenth century, western societies and, as a result, many others have put their hopes in ceaselessly renewed and indefinite progress. They saw this progress as man's effort to free himself in face of the demands of nature and of social constraints; progress was the condition for and the yardstick of human freedom. Progress, spread by the modern media of information and by the demand for wider knowledge and greater consumption, has become an omnipresent ideology. Yet a doubt arises today regarding both its value and its result What is the meaning of this never-ending, breathless pursuit of a progress that always eludes one just when one believes one has conquered it sufficiently in order to enjoy it in peace? If it is not attained, it leaves one dissatisfied. Without doubt, there has been just condemnation of the limits and even the misdeeds of a merely quantitative economic growth; there is a desire to attain objectives of a qualitative order also. The quality and the truth of human relations, the degree of participation and of responsibility, are no less significant and important for the future of society than the quantity and variety of the goods produced and consumed.
Overcoming the temptation to wish to measure everything in terms of efficiency and of trade, and in terms of the interplay of forces and interests, man today wishes to replace these quantitative criteria with the intensity of communication, the spread of knowledge and culture, mutual service and a combining of efforts for a common task. Is not genuine progress to be found in the development of moral consciousness, which will lead man to exercise a wider solidarity and to open himself freely to others and to God? For a Christian, progress necessarily comes up against the eschatological mystery of death. The death of Christ and his resurrection and the outpouring of the Spirit of the Lord help man to place his freedom, in creativity and gratitude, within the context of the truth of all progress and the only hope which does not deceive (26).
Christians Face to Face with These New Problems
Dynamism of the Church's social teaching
42. In the face of so many new questions the Church makes an effort to reflect in order to give an answer, in its own sphere, to men's expectations. If today the problems seem original in their breadth and their urgency, is man without the means of solving them? It is with all its dynamism that the social teaching of the Church accompanies men in their search. If it does not intervene to authenticate a given structure or to propose a ready-made model, it does not thereby limit itself to recalling general principles. It develops through reflection applied to the changing situations of this world, under the driving force of the Gospel as the source of renewal when its message is accepted in its totality and with all its demands. It also develops with the sensitivity proper to the Church which is characterized by a disinterested will to serve and by attention to the poorest.
Finally, it draws upon its rich experience of many centuries which enables it, while continuing its permanent preoccupations, to undertake the daring and creative innovations which the present state of the world requires.
For greater justice
43. There is a need to establish a greater justice in the sharing of goods, both within national communities and on the international level. In international exchanges there is a need to go beyond relationships based on force, in order to arrive at agreements reached with the good of all in mind. Relationships based on force have never in fact established justice in a true and lasting manner, even if at certain times the alteration of positions can often make it possible to find easier conditions for dialogue. The use of force moreover leads to the setting in motion of opposing forces, and from this springs a climate of struggle which opens the way to situations of extreme violence and to abuses (27).
But, as we have often stated, the most important duty in the realm of justice is to allow each country to promote its own development, within the framework of a cooperation free from any spirit of domination, whether economic or political. The complexity of the problems raised is certainly great, in the present intertwining of mutual dependences. Thus it is necessary to have the courage to undertake a revision of the relationships between nations, whether it is a question of the international division of production, the structure of exchanges, the control of profits, the monetary system- without forgetting the actions of human solidarity - to question the models of growth of the rich nations and change people's outlooks, so that they may realize the prior call of international duty, and to renew international organizations so that they may increase in effectiveness.
44. Under the driving force of new systems of production, national frontiers are breaking down, and we can see new economic powers emerging, the multinational enterprise, which by the concentration and flexibility of their means can conduct autonomous strategies which are largely independent of the national political powers and therefore not subject to control from the point of view of the common good. By extending their activities, these private organizations can lead to a new and abusive form of economic domination on the social, cultural and even political level. The excessive concentration of means and powers that Pope Pius XI already condemned on the fortieth anniversary of Rerum Novarum is taking on a new and very real image.
Change of attitudes and structures
45. Today men yearn to free themselves from need and dependence. But this liberation starts with the interior freedom that men must find again with regard to their goods and their powers; they will never reach it except through a transcendent love for man, and, in consequence, through a genuine readiness to serve. Otherwise, as one can see only too clearly, the most revolutionary ideologies lead only to a change of masters; once installed in power in their turn, these new masters surround themselves with privileges, limit freedom and allow other forms of injustice to become established.
Thus many people are reaching the point of questioning the very model of society. The ambition of many nations, in the competition that sets them in opposition and which carries them along, is to attain technological, economic and military power. This ambition then stands in the way of setting up structures in which the rhythm of progress would be regulated with a view to greater justice, instead of accentuating inequalities and living in a climate of distrust and struggle which would unceasingly compromise peace.
Christian meaning of political activity
46. Is it not here that there appears a radical limitation to economics? Economic activity is necessary and, if it is at the service of man, it can be "a source of brotherhood and a sign of Providence" (28). It is the occasion of concrete exchanges between man, of rights recognized, of services rendered and of dignity affirmed in work. Though it is often a field of confrontation and domination, it can give rise to dialogue and foster cooperation. Yet it runs the risk of taking up too much strength and freedom (29). This is why the need is felt to pass from economics to politics. It is true that in the term "politics" many confusions are possible and must be clarified, but each man feels that in the social and economic field, both national and international, the ultimate decision rests with political power.
Political power, which is the natural and necessary link for ensuring the cohesion of the social body, must have as its aim the achievement of the common good. While respecting the legitimate liberties of individuals, families and subsidiary groups, it acts in such a way as to create, effectively and for the well-being of all, the conditions required for attaining man's true and complete good, including his spiritual end. It acts within the limits of its competence, which can vary from people to people and from country to country. It always intervenes with care for justice and with devotion to the common good, for which: it holds final responsibility. It does not, for all that, deprive individuals and intermediary bodies of the field of activity and responsibility which are proper to them and which lead them to collaborate in the attainment of this common good. In fact, "the true aim of all social activity should be to help individual members of the social body, but never to destroy or absorb them" (30). According to the vocation proper to is, the political power must know how to stand aside from particular interests in order to view its responsibility with regard to the good of all men, even going beyond national limits. To take politics seriously at its different levels - local, regional, national and worldwide - is to affirm the duty of man, of every man, to recognize the concrete reality and the value of the freedom of choice that is offered to him to seek to bring about both the good of the city and of the nation and of mankind. Politics are a demanding manner - but not the only one - of living the Christian commitment to the service of others. Without of course solving every problem, it endeavors to apply solutions to the relationships men have with one another. The domain of politics is wide and comprehensive, but it is not exclusive. An attitude of encroachment which would tend to set up politics as an absolute value would bring serious danger. While recognizing the autonomy of the reality of politics, Christians who are invited to take up political activity should try to make their choices consistent with the Gospel and, in the framework of a legitimate plurality, to give both personal collective witness to the seriousness of their faith by effective and disinterested service of men.
Sharing in responsibility
47. The passing to the political dimension also expresses a demand made by the man of today: a greater sharing in responsibility and in decision-making. This legitimate aspiration becomes more evident as the cultural level rises, as the sense of freedom develops and as man becomes more aware of how, in a world facing an uncertain future, the choices of today already condition the life of tomorrow. In Mater et Magistra (31) Pope John XXIII stressed how much the admittance to responsibility is a basic demand of man's nature, a concrete exercise of his freedom and a path to his development, and he showed how, in economic life and particularly in enterprise, this sharing in responsibilities should be ensured.(32) Today the field is wider, and extends to the social and political sphere in which a reasonable sharing in responsibility and in decisions must be established and strengthened. Admittedly, it is true that the choices proposed for a decision are more and more complex; the considerations that must be borne in mind are numerous and foreseeing of the consequences involves risk, even if new sciences strive to enlighten freedom at these important moments. However, although limits are sometimes called for, these obstacles must not slow down the giving of wider participation in working out decisions, making choices and putting them into practice. In order to counterbalance increasing technocracy, modern forms of democracy must be devised, not only making it possible for each man to become informed and to express himself, but also by involving him in a shared responsibility.
Thus human groups will gradually begin to share and to live as communities. Thus freedom, which too often asserts itself as a claim for autonomy by opposing the freedom of others, will develop in its deepest human reality: to involve itself and to spend itself in building up active and lived solidarity. But, for the Christian, it is by losing himself in God who sets him free that man finds true freedom, renewed in the death and resurrection of the Lord.
Call to Action
Need to become involved in action
48. In the social sphere, the Church has always wished to assume a double function: first to enlighten minds in order to assist them to discover the truth and to find the right path to follow amid the different teachings that call for their attention; and secondly to take part in action and to spread, with a real care for service and effectiveness, the energies of the Gospel. Is it not in order to be faithful to this desire that the Church has sent on an apostolic mission among the workers priests who, by sharing fully the condition of the worker, are at that level the witnesses to the Church's solicitude and seeking?
It is to all Christians that we address a fresh and insistent call to action. In our encyclical on the Development of Peoples we urged that all should set themselves to the task: "Laymen should take up as their own proper task the renewal of the temporal order. If the role of the hierarchy is to teach and to interpret authentically the norms of morality to be followed in this matter, it belongs to the laity, without waiting passively for orders and directives, to take the initiatives freely and to infuse a Christian spirit into the mentality, customs, laws and structures of the community in which they live" (33). Let each one examine himself, to see what he has done up to now, and what he ought to do. It is not enough to recall principles, state intentions, point to crying injustice and utter prophetic denunciations; these words will lack real weight unless they are accompanied for each individual by a livelier awareness of personal responsibility and by effective action. It is too easy to throw back on others responsibility for injustice, if at the same time one does not realize how each one shares in it personally, and how personal conversion is needed first. This basic humility will rid action of all inflexibility and sectarianism, it will also avoid discouragement in the face of a task which seems limitless in size. The Christian's hope comes primarily from the fact that he knows that the Lord is working with us in the world, continuing in his Body which is the Church - and, through the Church, in the whole of mankind - the Redemption which was accomplished on the Cross and which burst forth in victory on the morning of the Resurrection (34). This hope springs also from the fact that the Christian knows that other men are at work, to undertake actions of justice and peace working for the same ends. For beneath an outward appearance of indifference, in the heart of every man there is a will to live in brotherhood and a thirst for justice and peace, which is to be expanded.
Each one to determine
49. Thus, amid the diversity of situations, functions and organizations, each one must determine, in his conscience, the actions which he is called to share in. Surrounded by various currents into which, besides legitimate aspirations, there insinuate themselves more ambiguous tendencies, the Christian must make a wise and vigilant choice and avoid involving himself in collaboration without conditions and contrary to the principles of a true humanism, even in the name of a genuinely left solidarity. If in fact he wishes to play a specific part as a Christian in accordance with his faith - a part that unbelievers themselves expect of him - he must take care in the midst of his active commitment to clarify his motives and to rise above the objectives aimed at, by taking a more all-embracing view which will avoid the danger of selfish particularism and oppressive totalitarianism.
Pluralism of options
50. In concrete situations, and taking account of solidarity in each person's life, one must recognize a legitimate variety of possible options. The same Christian faith can lead to different commitments (35). The Church invites all Christians to take up a double task of inspiring and of innovating, in order to make structures evolve, so as to adapt them to the real needs of today. From Christians who at first sight seem to be in opposition, as a result of starting from differing options, she asks an effort at mutual understanding of the other's positions and motives; a loyal examination of one's behavior and its correctness will suggest to each one an attitude of more profound charity which, while recognizing the differences, believes nonetheless in the possibility of convergence and unity. "The bonds which unite the faithful are mightier than anything which divides them" (36).
It is true that man; people, in the midst of modern structures and conditioning circumstances, are determined by their habits of thought and their functions, even apart from the safeguarding of material interests. Others feel so deeply the solidarity of classes and cultures that they reach the point of sharing without reserve all the judgments and options of their surroundings (37). Each one will take great care to examine himself and to bring about that true freedom according to Christ which makes one receptive to the universal in the very midst of the most particular conditions.
"Awakening the People of God"
51. It is in this regard too that Christian organizations, under their different forms, have a responsibility for collective action. Without putting themselves in the place of the institutions of civil society, they have to express, in their own way and rising above their particular nature, the concrete demands of the Christian faith for a just, and consequently necessary, transformation of society (38).
Today more than ever the World of God will be unable to be proclaimed and heard unless it is accompanied by the witness of the power of the Holy Spirit, working within the action of Christian in the service of their brothers, at the points in which their existence and their future are at stake.
52. In expressing these reflections to you, venerable brother, we are of course aware that we have not dealt with all the social problems that today face the man of faith and men of goodwill. Our recent declarations - to which has been added your message of a short time ago on the occasion of the launching of the Second Development Decade - particularly concerning the duties of the community of nations in the serious question of the integral and concerted development of man are still fresh in people's minds. We address these present reflections to you with the aim of offering to the Council of the Laity and the Pontifical Commission Justice and Peace some fresh contributions, as well as an encouragement, for the pursuit of their task of "awakening the People of the God to a full understanding of its role at the present time" and of "promoting the apostolate on the international level" (39).
It is with these sentiments, venerable brother, that we impart to you our Apostolic Blessing.

From the Vatican, 14 May 1971.
PAUL VI

Endnotes
1) Gaudium et Spes, 10: AAS 58 (1966), p. 1033.
2) AAS 23 (1931), p. 209 ff.
3) AAS 53 (1961), p. 429.
4) 3: AAS 59 (1967), p. 258.
5) Ibidem, 1: p. 257.
6) Cf. 2 Cor 4:17.
7) Populorum Progressio, 25: AAS 59 (1967), pp. 269-270.
8) Cf. Rev 3:12; 21:2.
9) Gaudium et Spes, 25: AAS 58 (1966), p. 1045.
10) Ibidem, 67: p. 1089.
11) Populorum Progressio, 69: AAS 59 (1967), pp. 290-291.
12) Cf. Mt 25:35.
13) Nostra Aetate, 5: AAS 58 (1966), p. 743.
14) 37: AAS 59 (1967), p. 276.
15) Inter Mirifica,12: AAS 56 (1964), p. 149.
16) Cf. Pacem in Terris: AAS 55 (1963), p. 261 ff.
17) Cf. Message for the World Day of Peace, 1971: AAS 63 (1971), pp. 5-9.
18) Cf. Gaudium et Spes, 74: -AAS 58 (1966), pp. 1095-1096.
19) Dignitatis Humanae, 1: AAS 58 (1966), p. 930.
20) AAS 55 (1963), p. 300.
21) Cf. Gaudium et Spes, 11: AAS 58 (1966), p. 1033.
22) Cf. Rom 15:16.
23) Gaudium et Spes, 39: AAS 58 (1966), p, 1057.
24) Populorum Progressio, 13: AAS 59 (1967), p. 264.
25) Cf. Gaudium et Spes, 36:- AAS 58 (1966), p. 1054.
26) Cf. Rom 5:5.
27) Populorum Progressio, 56 95.: AAS 59 (1967), pp. 235 ff.
28) Ibidem, 86: p. 299.
29) Gaudium et Spes, 63: AAS 58 (1966), p. 1085.
30) Quadragesimo Anno: AAS 23 (1931), p. 203, cf. Mater et Magistra: AAS 53 (1961), pp. 414, 428; Gaudium et Spes, 74-76: AAS 58 (1966), pp. 1095-1100.
31) AAS 53 (19fil), pp. 420-422.
32) Gaudium et Spes, 68, 75: AAS 58 (1966), pp. 1089-1090 1097.
33) 81: AAS 59 (1967); pp. 296-297.
34) Cf. Mt 28:30; Phil 2:8-11.
35) Gaudium et Spes, 43: AAS 58 (1966), p. 1061.
36) Ibidem, 93: p. 1113.
37) Cf. 1 Thess 5:21.
38) Lumen Gentium, 31: AAS 57 (1965), pp. 37-38; Apostolicam Actuositatem, 5: AAS 58 (1966), p. 842.
39) Catholicam Christi Ecclesiam, AAS 59 (1967), Pp. 27 and 26.