INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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domenica 17 febbraio 2019

Bene pubblico e bene comune - 9 - Public good and common good - 9 -


Bene pubblico e bene comune  - 9 - 

   Nella Chiesa cattolica, il Papato romano è diventato, nel Secondo Millennio, la fonte principale del Magistero, vale a dire degli insegnamenti su giusto modo di intendere e di vivere la fede religiosa cristiana. Questo è stato possibile perché la Chiesa cattolica ha un sistema giuridico analogo a quello di uno stato ed esso riconosce al Papa la posizione di monarca assoluto  e di Luogotenente del Cielo. Questa sua posizione è stata costruita, con una serie di riforme religiose durante tutto il Secondo Millennio della nostra era, fino alla decisione di riconoscergli la dote soprannaturale dell’infallibilità nelle questioni di fede deliberata nel 1870 nel corso del Concilio Vaticano 1°.
  Federandosi con i sovrani civili europei il Papato ottenne che questa sua posizione nelle questioni di fede diventasse legge anche degli stati e che chi dissentiva venisse punito con le pene ordinariamente riservate ai delinquenti più pericolosi, quindi con quelle che vengono chiamate pene criminali. La Riforma protestante, dal Cinquecento, liberò parte degli europei da questa che obiettivamente era una tirannia, costruendo una diversa organizzazione del potere religioso e altri, diversi, accordi con i sovrani civili. Anche negli stati che rimasero nel dominio di sovrani che avevano aderito alla Riforma la libertà religiosa non fu assoluta e, innanzi tutto, fu limitato dal principio che ciascuno dovesse seguire la religione del proprio sovrano, deliberato nel 1555, ad Augsburg - Augusta, in Baviera, oggi uno degli stati federati nella Repubblica Federale di Germania, al termine di una lunga serie di conflitti nell’Europa centrale. Quel trattato non impedì una lunga ripresa del conflitto su base religiosa nel secolo seguente: le potenze europee vi posero fine concludendo nel 1648 una serie di accordi in Vestfalia, nella parte nord orientale della Repubblica Federale di Germania tra Renania e Sassonia, dai quali sorse l’Europa moderna. Quegli accordi prevedevano una qualche tolleranza verso le minoranze religiose, pur riaffermando il principio della religione di stato, vale a dire che la religione dello stato fosse quella del suo sovrano. Il Papato romano rifiutò di sottoscriverli.
  Dalla fine del Settecento in Europa si svilupparono poi processi democratici che progressivamente confinarono l’autorità assoluta del Papato all’ambito religioso sfociando, dalla metà del Novecento, in particolare con la deliberazione della Dichiarazione universale del Diritti dell’Uomo, deliberata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, nell’affermazione della piena libertà religiosa, che ebbe contrastata attuazione, più ampia nei regimi liberali democratici espressi dagli europei o a loro ispirati, molto minore nei regimi comunisti o assolutisti che seguivano altre fedi religiose. Dagli anni Sessanta quei processi democratici investirono la stessa Chiesa cattolica, a partire del Concilio Vaticano 2°, la grande assemblea dei vescovi che si tenne a Roma tra il 1962 e il 1965 e che deliberò importanti leggi di riforma religiosa, le quali hanno avuto contrastata e parziale attuazione fino ai giorni nostri. In definitiva l’autorità sacrale, cioè derivata da quella divina, riconosciuta al Papa è molto minore che nel passato e limitata sostanzialmente ai dogmi di fede, ai principi fondamentali della fede, quasi tutti deliberati però nel Primo Millennio quando l’autorità religiosa maggiore fu tra i cristiani quella dell’imperatore greco-romano di Costantinopoli, in Grecia, che convocò tutti i Concili ecumenici di quell’epoca storica. In particolare questo riguarda la dottrina sociale, che inizialmente venne imposta ai fedeli cattolici come obbligatoria con una forza assimilabile a quella dei dogmi della fede, vincolante per l’autorità sacrale da cui proveniva, non per gli argomenti che svolgeva.  In realtà essa è influenzata dalla fede mediante una serie di ragionamenti, di argomentazioni, che tengono conto della realtà sociale di un determinato tempo storico, che evolve e quindi muta: i principi della dottrina sociale sono quindi molto legati all’epoca in cui vengono enunciati e infatti sono molto cambiati dalla fine dell’Ottocento, quando si iniziò a diffonderli. Ad esempio ora comprendono molti valori democratici e anche quello della democrazia politica come regime che meglio esprime l’esigenza di riconoscimento della dignità umana. Nel complesso, questa condizione dell’essere umano di non essere obbligato a subire l’imposizione dell’autorità altrui senza poter argomentare, e argomentando difendendosi, come anche il dovere di ogni autorità di argomentare le proprie decisioni, in modo che possano essere liberamente discusse, e di non pretendere un potere assoluto, cioè libero da qualsiasi limite, sia da quello temporale, come da quello di altre autorità ed, infine, quello del consenso dei governati manifestato nelle forme stabilite da una norma, rientrano nel principio della libertà di coscienza. Ai tempi nostri in religione si ritiene che esso faccia parte del bene comune  vale a dire dell'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente (questa la definizione che si trova nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes del Concilio Vaticano 2°).
  Ecco come quel principio venne definito, quanto alla libertà religiosa, dalla Dichiarazione sulla libertà religiosa La dignità umana - Dignitatis Humanae, del Concilio Vaticano 2°:

Oggetto e fondamento della libertà religiosa
2. Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società.
A motivo della loro dignità, tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità una volta conosciuta e ad ordinare tutta la loro vita secondo le sue esigenze. Ad un tale obbligo, però, gli esseri umani non sono in grado di soddisfare, in modo rispondente alla loro natura, se non godono della libertà psicologica e nello stesso tempo dell'immunità dalla coercizione esterna. Il diritto alla libertà religiosa non si fonda quindi su una disposizione soggettiva della persona, ma sulla sua stessa natura. Per cui il diritto ad una tale immunità perdura anche in coloro che non soddisfano l'obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa, e il suo esercizio, qualora sia rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia, non può essere impedito.


 Questo principio, che il Papato contrastò fino al Novecento, quindi per quasi due millenni, trova fondamento dottrinale nell’idea che gli esseri umani costituiscano un’unica comunità fraterna. Essa fa parte del deposito originario di fede, risale direttamente all’insegnamento del Fondatore e la troviamo espressa nella Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nel nostro tempo - Nostra Aetate, anch’essa deliberata durante il Concilio Vaticano 2°:

Introduzione
1. Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino.
I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra  hanno anche un solo fine ultimo, Dio, la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti  finché gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua luce.
[…]
Fraternità universale
5. Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L'atteggiamento dell'uomo verso Dio Padre e quello dell'uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: « Chi non ama, non conosce Dio » (1 Gv 4,8).
Viene dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano.
In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che, « mantenendo tra le genti una condotta impeccabile » (1 Pt 2,12), se è possibile, per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini, affinché siano realmente figli del Padre che è nei cieli.


 Una parte importante del lavoro di formazione religiosa, fin da quella di base per i più giovani, dovrebbe essere quella di convincere le persone che effettivamente l’umanità costituisce un’unica comunità. Di solito pensiamo alla comunità come fatta di gente simile a noi nell’aspetto fisico, nella lingua, nella cultura, nelle concezioni sociali e politiche, in alcune importanti tradizioni, tra le quali quella religiosa. E anche se la genetica contemporanea ha dimostrato che quella umana è un’unica specie e che condividiamo il 99,9% del genoma, le differenze etniche e culturali tra le popolazioni umane, che rilevano quando si tratta di pensarci come comunità, sono notevoli. La consapevolezza di una comune umanità, e quindi di una comune dignità umana, è stata messa in questione, tra gli europei, tutte le volte che sono venuti a contatto con popolazioni con caratteristiche fisiche molto diverse da quelle degli europei. La frequentazione più assidua ha prodotto poi la conquista culturale di quella consapevolezza. Una fase spettacolare di questo progresso culturale si sta producendo ai nostri giorni, nell’era della globalizzazione,  con l’immane sviluppo delle relazioni sociali ed economiche e delle migrazioni. Dobbiamo attenderci che, progredendo i tempi, quella consapevolezza si estenderà molto. Come è sempre accaduto ci sono persone e gruppi che incontrano difficoltà in questa conquista culturale e pensano ancora di poter dividere l’umanità con barriere fisiche, culturali o giuridiche. Nell’Unione Europea di oggi vi sono formazioni politiche che propongono di istituire, o meglio di ripristinare, tutte e tre quelle forme di barriere. La questione è rilevante sotto vari aspetti: etico, politico, economico, religioso. Dal punto di vista politico occorre tener conto di questo: una volta stabilito che è possibile discriminare, è anche possibile che la discriminazione si ritorca contro chi l’ha approvata. Infatti , i rapporti di forza nella società mutano rapidamente e chi oggi discrimina, trovandosi in una posizione di dominio, potrebbe un domani dover subire la discriminazione di altre forze emergenti. Storicamente è accaduto e, dunque, potrebbe accadere di nuovo. Dal punto di vista religioso, rifiutare l’idea dell’umanità come un’unica comunità significa anche rifiutare l’idea cristiana di divinità paterna e amorevole, secondo la quale recitiamo “Padre nostro!”. La teologia, però, non aiuta veramente, perché a lungo ha argomentato, e ancora in alcune correnti argomenta,  secondo il principio che le discriminazioni siano volute dal Cielo, come le diverse facce che abbiamo. In realtà non è per quella via che si può arrivare ad accettare di pensarsi come parte di un’unica famiglia umana: la strada giusta, l’unica, è, per gli umani, quella di conoscersi meglio, e conoscendosi meglio anche di comprendere il vantaggio di collaborare pacificamente invece di cercare di ammazzare e di rapinare. Non viene naturale, certo, perché la natura, quella che abbiamo ancora dentro come eredità delle preistoriche belve da cui geneticamente discendiamo, funziona in un modo diverso e in essa è la forza a prevalere. Però è proprio distaccandoci da quelle dinamiche di natura che siamo divenuti i dominatori della Terra.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente Papa - Roma, Monte Sacro, Valli

Public good and common good - 9 -
  In the Catholic Church, the Roman Papacy became, in the Second Millennium, the main source of the Magisterium, that is to say of the teachings on the right way to understand and live the Christian religious faith. This was possible because the Catholic Church has a legal system similar to that of a state and it recognizes the Pope as the absolute monarch and Lieutenant of Heaven. This position was built, with a series of religious reforms throughout the second millennium of our era, until the decision to recognize him the supernatural dowry of infallibility in matters of faith deliberated in 1870 during the 1st Vatican Council.
  Federating with the European civil sovereigns, the Papacy obtained that this position in matters of faith became the law of states and that those who dissent were punished with the penalties normally reserved for the most dangerous offenders, then with what are called criminal penalties. The Protestant Reformation, from the sixteenth century, freed part of the Europeans from this which was objectively a tyranny, building a different organization of religious power and other, different, agreements with civil sovereigns. Even in the states that remained in the dominion of sovereigns who had joined the Reformation religious freedom was not absolute and, first of all, it was limited by the principle that each should follow the religion of his sovereign, decided in 1555, in Augsburg - Augsburg, Bavaria , today one of the federated states in the Federal Republic of Germany, at the end of a long series of conflicts in Central Europe. That treaty did not prevent a long resumption of the conflict on religious grounds in the following century: the European powers put an end to it by concluding in 1648 a series of agreements in Westphalia, in the north-eastern part of the Federal Republic of Germany between Rhineland and Saxony, from which Modern Europe. Those agreements provided for some tolerance towards religious minorities, while reaffirming the principle of state religion, namely that the religion of the state was that of its sovereign. The Roman papacy refused to sign them.
  From the end of the eighteenth century in Europe democratic processes developed that gradually confined the absolute authority of the Papacy to the religious sphere, resulting in the mid-twentieth century, in particular with the deliberation of the Universal Declaration of Human Rights, approved by the General Assembly of the United Nations on 10 December 1948, in the affirmation of full religious freedom, which had opposed implementation, broader in the liberal democratic regimes expressed by the Europeans or inspired by them, much less in the communist or absolutist regimes that followed other religious faiths. Since the 1960s, democratic processes have invested in the Catholic Church itself, starting with the Second Vatican Council, the great assembly of bishops held in Rome between 1962 and 1965, and which deliberated important laws of religious reform, which were opposed and partial implementation up to the present day. Ultimately, the sacral authority, that is derived from the divine, recognized to the Pope is much less than in the past and substantially limited to the dogmas of faith, to the fundamental principles of faith, almost all but resolved in the First Millennium when the major religious authority was among Christians, that of the Greek-Roman emperor of Constantinople, in Greece, who summoned all the ecumenical councils of that historical epoch. In particular this concerns the social doctrine, which was initially imposed on the Catholic faithful as obligatory with a force similar to that of the dogmas of the faith, binding on the sacral authority from which it came, not for the arguments it carried out. In reality it is influenced by faith through a series of reasonings, arguments, which take into account the social reality of a given historical time, which evolves and therefore changes: the principles of social doctrine are therefore very linked to the era in which they are enunciated. and in fact they have changed a lot since the end of the nineteenth century, when it began to spread them. For example, they now include many democratic values ​​and also that of political democracy as a regime that best expresses the need for recognition of human dignity. On the whole, this condition of the human being not to be obliged to suffer the imposition of the authority of others without being able to argue, and arguing defending, as well as the duty of every authority to argue their decisions, so that they can be freely discussed , and not to claim an absolute power, that is free from any limit, either from the temporal, as from that of other authorities and, finally, that of the consent of the governed manifested in the forms established by a rule, fall within the principle of freedom of conscience . In our time in religion it is believed that it is part of the common good that is to say the set of conditions of social life that allow both groups and individual members to reach their perfection more fully and more quickly (this is the definition that it is found in the Pastoral Constitution on the Church in the contemporary world Joy and hope - Gaudium et spes of the Second Vatican Council.
  This is how that principle was defined, as regards religious freedom, by the Declaration on religious freedom Human dignity - Dignitatis Humanae, of the Second Vatican Council:

2. This Vatican Council declares that the human person has a right to religious freedom. This freedom means that all men are to be immune from coercion on the part of individuals or of social groups and of any human power, in such wise that no one is to be forced to act in a manner contrary to his own beliefs, whether privately or publicly, whether alone or in association with others, within due limits.
The council further declares that the right to religious freedom has its foundation in the very dignity of the human person as this dignity is known through the revealed word of God and by reason itself.This right of the human person to religious freedom is to be recognized in the constitutional law whereby society is governed and thus it is to become a civil right.
It is in accordance with their dignity as persons-that is, beings endowed with reason and free will and therefore privileged to bear personal responsibility-that all men should be at once impelled by nature and also bound by a moral obligation to seek the truth, especially religious truth. They are also bound to adhere to the truth, once it is known, and to order their whole lives in accord with the demands of truth. However, men cannot discharge these obligations in a manner in keeping with their own nature unless they enjoy immunity from external coercion as well as psychological freedom. Therefore the right to religious freedom has its foundation not in the subjective disposition of the person, but in his very nature. In consequence, the right to this immunity continues to exist even in those who do not live up to their obligation of seeking the truth and adhering to it and the exercise of this right is not to be impeded, provided that just public order be observed.

This principle, which the Papacy opposed until the twentieth century, then for almost two millennia, finds a doctrinal foundation in the idea that human beings constitute a single fraternal community. It is part of the original deposit of faith, goes back directly to the teaching of the Founder and we find it expressed in the Declaration on the relations of the Church with non-Christian religions In our time - Nostra Aetate, also deliberated during the Second Vatican Council:

1. In our time, when day by day mankind is being drawn closer together, and the ties between different peoples are becoming stronger, the Church examines more closely her relationship to non-Christian religions. In her task of promoting unity and love among men, indeed among nations, she considers above all in this declaration what men have in common and what draws them to fellowship.
One is the community of all peoples, one their origin, for God made the whole human race to live over the face of the earth). One also is their final goal, God. His providence, His manifestations of goodness, His saving design extend to all men, until that time when the elect will be united in the Holy City, the city ablaze with the glory of God, where the nations will walk in His light.
[…]
5. We cannot truly call on God, the Father of all, if we refuse to treat in a brotherly way any man, created as he is in the image of God. Man's relation to God the Father and his relation to men his brothers are so linked together that Scripture says: "He who does not love does not know God" (1 John 4:8).
No foundation therefore remains for any theory or practice that leads to discrimination between man and man or people and people, so far as their human dignity and the rights flowing from it are concerned.
The Church reproves, as foreign to the mind of Christ, any discrimination against men or harassment of them because of their race, color, condition of life, or religion. On the contrary, following in the footsteps of the holy Apostles Peter and Paul, this sacred synod ardently implores the Christian faithful to "maintain good fellowship among the nations" (1 Peter 2:12), and, if possible, to live for their part in peace with all men, so that they may truly be sons of the Father who is in heaven.

An important part of the work of religious formation, starting from the basic one for the youngest, should be to convince people that actually humanity constitutes a single community. We usually think of the community as made up of people similar to us in the physical aspect, in language, in culture, in social and political conceptions, in some important traditions, among which the religious one. And although contemporary genetics has shown that the human is a single species and that we share 99.9% of the genome, the ethnic and cultural differences between human populations, which are felt when it comes to thinking about it as a community, are noteworthy. The awareness of a common humanity, and therefore of a common human dignity, has been called into question, among Europeans, whenever they have come into contact with people with physical characteristics very different from those of Europeans. The more assiduous attendance produced then the cultural conquest of that awareness. A spectacular phase of this cultural progress is taking place in our day, in the era of globalization, with the immense development of social and economic relations and migration. We must expect that, as the times progress, that awareness will extend a lot. As has always happened there are people and groups who encounter difficulties in this cultural achievement and still think they can divide humanity with physical, cultural or legal barriers. In today's European Union there are political formations that propose to establish, or rather to restore, all three forms of barriers. The question is relevant in various aspects: ethical, political, economic, religious. From a political point of view it is necessary to take this into account: once it is established that it is possible to discriminate, it is also possible that discrimination will reign against those who approved it. In fact, the relations of force in society change rapidly and those who today discriminate, being in a position of domination, could one day have to suffer the discrimination of other emerging forces. Historically it happened and, therefore, it could happen again. From the religious point of view, rejecting the idea of ​​humanity as a single community also means rejecting the Christian idea of ​​paternal and loving divinity, according to which we recite "Our Father!". Theology, however, does not really help, because it has long argued, and still in some currents argues, according to the principle that discrimination is desired by Heaven, like the different faces we have. In reality it is not by that way that one can come to accept to think of himself as part of a single human family: the right path, the only one, is for humans, to know each other better, and knowing even better to understand the advantage of cooperating peacefully instead of trying to kill and rob. It is not natural, of course, because nature, that which we still have inside as inheritance of the prehistoric beasts from which we genetically descend, works in a different way and in it is force to prevail. But it is precisely detaching ourselves from those dynamics of nature that we have become the rulers of the Earth.
Mario Ardigò - Catholic Action in San Clemente Papa - Rome, Monte Sacro, Valli district