Bene pubblico e bene comune - 5 -
La
politica, intesa come agire politico,
cioè il partecipare al governo della
società in cui si è immersi, deve essere appresa, non è innata. La capacità di
agire in politica non è nei nostri geni, come le nostre facce. La scuola dovrebbe
insegnarla, ma raramente lo fa. Prevalentemente insegna invece a chi obbedire,
come obbedire e perché obbedire. Questo accade anche in religione.
Fece scandalo Lorenzo Milani quando
scrisse che l’«obbedienza non è più una virtù, ma
la più subdola delle tentazioni». Negli anni ’80, in Italia, si capì il problema
e sorsero tante scuole di politica. Poi l’entusiasmo calò
progressivamente e ora siamo nella condizione che chi vuole imparare la
politica deve fare da sé. Fare da sé non significa però essere solo
autodidatti, ma prima di tutto cercare buoni maestri, in modo da non dovere
ripartire da capo in tutto, ma di raggiungere un livello di approfondimento
tale da potere prendere le decisioni appropriate. Questo significa fare auto-formazione. La si fa leggendo e
dialogando con altri che stanno apprendendo. Il dialogo serve a correggere
quello che non si è capito correttamente e a capire meglio e in modo più
approfondito. Il dialogo più produttivo è naturalmente con chi ne sa di più, ma
è utile anche quello tra pari, perché, dialogando, si allargano i punti di
vista. L’auto-formazione rientra nel profilo della persona colta. La persona
colta si distingue dall’esperto perché, a differenza di quest’ultimo, non sa
tutto ciò che occorre sapere in un certo ramo della conoscenza, in quanto non
rientra nella sua competenza specialistica, ma cerca di approfondire in maniera
sufficiente a capire le questioni. Per partecipare al governo della società, e
quindi per fare politica, occorre sforzarsi di essere persone colte. Altrimenti si è semplicemente trascinati dagli altri o ci si adegua alla
corrente sociale prevalente, come fanno gli uccelli in uno stormo. Ma fare politica significa governare e quindi anche guidare. Se non lo si fa da persone colte si è guide cieche.
Il
dialogo è anche una parte del tirocinio alla politica democratica, che è quella
in cui al governo della società partecipano tendenzialmente tutti, in
condizione di pari dignità e, e questo è molto importante, ognuno tiene conto
della dignità e del bene di ciascun altro.
Ecco perché è molto importante per una persona che voglia dedicarsi più
intensamente alla politica in ruoli di responsabilità pubblica conoscere meglio
che può la gente della società di riferimento, non solo le situazioni e le dinamiche
sociali. Ho scritto “meglio
che può” perché conoscere veramente tutti ci è impossibile, per i nostri
limiti cognitivi di specie derivanti dal funzionamento del nostro cervello e
dei nostri sensi. Eppure è molto evidente quando un politico mostra di
conoscere la sua gente e quando invece ne ha una immagine stereotipata, appena
abbozzata e dunque poco realistica. Ma è lo stesso anche per un capo religioso,
ad esempio per un vescovo e lo stesso Papa, i quali, secondo l’ordinamento
giuridico della nostra Chiesa hanno compiti propriamente di governo.
Questa
serie di interventi che state leggendo sono inseriti un un’attività di
autoformazione di un piccolo gruppo di Azione
cattolica, che si riunisce in una
parrocchia della periferia nord orientale romana, nei pressi della riva destra
del fiume Aniene, il principale affluente del Tevere. Scrivo queste
precisazioni geografiche perché stiamo coinvolgendo molte persone che vivono
lontano, addirittura in altre nazioni o continenti. Questo risultato spettacolare
è permesso dalle possibilità di collegamento offerte dal WEB, dalla rete
internet. Scopriamo di avere problemi ed esigenze comuni con persone molto
lontane da noi nello spazio, ma vicine nella cultura di riferimento. Questo fa
capire come abbiano poco senso le politiche che voglio tagliare questi legami,
chiudendo di nuovo le persone in universi limitati. Come può un universo essere limitato? Avviene quando consideriamo
la società in cui viviamo un universo,
vale dire l’unico ambiente sociale che ci interessa, e decidiamo di ignorare ciò che è fuori.
Nella
dottrina sociale della Chiesa cattolica romana, vale a dire quel pensiero
sociale che viene diffuso dal Papato e dai vescovi come direttiva per l’azione
politica e sociale dei fedeli, ha molta importanza il concetto di bene comune, inteso come “l'insieme
di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto
ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più
speditamente”, in inglese “the sum of those conditions of social life which allow social groups
and their individual members relatively thorough and ready access to their own
fulfillment”. Questa definizione è scritta in una delle più importanti
leggi della Chiesa cattolica deliberate durante il Concilio Vaticano 2°, la
grande assemblea legislativa del Papa e dei vescovi del mondo, tenutasi a Roma,
nei palazzi del Vaticano, tra il 1962 e il 1965, la Costituzione pastorale sulla Chiesa
nel mondo contamporaneo / Pastoral Constitution on the Church in the modern world La gioia
e la speranza - Gaudium et spes (1).
Con la
parola bene intendiamo anche una risorsa a disposizione,
ad esempio una cosa di cui disponiamo come proprietari o ad altro titolo, e una
finalità dell’azione, vale a dire ciò che è giusto. Riteniamo che la nostra
fede ci guidi verso il bene inteso come ciò che è giusto fare. E che ci
richieda di organizzare la società in modo da renderla un ambiente collettivo
che permetta la realizzazione del bene
comune nel senso indicato dalla Costituzione che ho citato. Per conseguire
questo risultato è necessario che le risorse a disposizione di una società
siano utilizzate per conseguire questa finalità. In questo la dottrina sociale
si differenzia molto dalle concezioni
liberali perché non ritiene che, per realizzare la finalità pubblica del bene comune, debbano essere
utilizzate solo le risorse di proprietà pubblica, ma che anche le risorse di
proprietà privata debbano concorrere a quel risultato. Questa è una dottrina di
fede molto antica, che addirittura ha fondamento nelle Scritture sacre. In
passato questo concetto veniva descritto spiegando che la proprietà privata,
il dominio dei singoli sulle risorse a
loro disposizione o in loro possesso se si trattava di cose come una casa o un'automobile, doveva avere anche una funzione sociale. Più di recente è stata
sviluppata una teoria giuridica detta dei beni
comuni, come l’aria, l’acqua, l’ambiente, il paesaggio, vale a dire di
quelle risorse, di proprietà pubblica e privata, dalle quali ciascuno tra un
vantaggio per la propria vita, anche se non le ha in proprio dominio. L’architettura
di una città, fatta di costruzioni di proprietà pubblica e di proprietà privata
delle quali solo una parte di quelle di proprietà pubblica sono utilizzabili
dai cittadini, contribuisce al benessere comune se è bella e favorisce le
relazioni sociali, altrimenti no, come accade in alcune desolate periferie
delle grandi città, dove si vive male. Una parte importante della politica è la
gestione delle risorse sociali per conseguire il bene comune, mediante beni di proprietà pubblica, come quelli che
appartengono allo stato o al municipio, beni di proprietà privata e beni
comuni. Questa parte della politica riguarda la giustizia sociale ed è stata molto
sviluppata dal secondo dopoguerra, vale a dire dal 1945 ad oggi. L’importanza
che le politiche di giustizia sociale hanno avuto in alcuni degli stati
contemporanei, in particolare nei maggiori e più influenti stati dell’Occidente,
a partire dagli Stati Uniti d’America, ha fatto definire come stato del benessere - Welfare state il modello di questa organizzazione pubblica
che non mira solo a garantire diritti di
libertà personale, la proprietà privata e la libertà di produrre e commerciare,
ma anche generalizzate buone condizioni di vita sociale, e questo anche nei
momenti sfavorevoli, come nella disoccupazione involontaria, nella malattia o
nella vecchiaia, o nei quali si è più deboli, come nell’infanzia e adolescenza,
quando si vive da donne in società fortemente maschiliste o quando si giunge da
rifugiati, fuggendo da situazioni di pericolo negli stati dei quali si è
cittadini.
La pace è, per la dottrina sociale contemporanea, una delle principali
finalità di bene comune. In essa rientra la sicurezza delle persone nelle zone
di frontiera, che si annulla tra gli stati in guerra ed è scarsa tra gli stati tra i quali si creano attriti politici, per cui si chiudono a difesa come fanno i
ricci. Il magistero sociale del Papato e dei vescovi è da tempo fortemente
critico con gli stati /riccio. Tra questi vi è l’Italia di oggi. La sua
frontiera meridionale con la Libia e la Tunisia, che corre nel mare
Mediterraneo, è diventata particolarmente pericolosa per i migranti irregolari,
quelli che, venendo da situazioni di grave rischio personale, cercano di
raggiungere l’Europa via mare. Lo è diventata anche per le politiche nazionali
che hanno ridotto l’attività di soccorso in mare. In altre zone del mondo vi
sono problemi simili. Affrontare il problema da persone colte, nel senso che ho
sopra precisato, sembra difficile. Si è pensato di costruire un muro in mezzo
al mare, ma, è stato osservato, si è fatto in realtà un grande cimitero. Questo
risultato, per il quale nei mesi scorsi sono arrivati molti meno migranti
irregolari via mare dall’Africa, rientra, secondo alcune correnti politiche
italiane, nel bene pubblico, inteso come bene dello stato, ma anche nel bene
comune, come situazione di benessere sociale. Su questo tema il contrasto con
la dottrina sociale è frontale. Questo
dipende dalla diversa prospettiva che viene adottata. Quella della dottrina
sociale è realmente universale e tiene conto del bene comune di un’umanità più
vasta di quella della quale tengono conto quelli che ritengono di interesse
pubblico sigillare le frontiere. La
parola cattolico viene da una parola del greco antico che
significa universale. Questo è il
punto di vista della Chiesa perché è anche quello del Cielo: il fedele cattolico è spinto, nel lavoro di formazione religiosa,
a farlo proprio e ad agire in quella prospettiva.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa - Roma, Monte Sacro, Valli.
(1) Dalla Costituzione
pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza -
Gaudium et spes del Concilio Vaticano 2°
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html
26. Promuovere il bene
comune.
Dall'interdipendenza
sempre più stretta e piano piano estesa al mondo intero deriva che il bene comune - cioè l'insieme di
quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai
singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più
speditamente - oggi vieppiù diventa universale, investendo diritti e doveri
che riguardano l'intero genere umano.
Pertanto ogni gruppo
deve tener conto dei bisogni e delle legittime aspirazioni degli altri gruppi,
anzi del bene comune dell'intera famiglia umana (47). Contemporaneamente cresce
la coscienza dell'eminente dignità della persona umana, superiore a tutte le
cose e i cui diritti e doveri sono universali e inviolabili. Occorre perciò che
sia reso accessibile all'uomo tutto ciò di cui ha bisogno per condurre una vita
veramente umana, come il vitto, il vestito, l'abitazione, il diritto a
scegliersi liberamente lo stato di vita e a fondare una famiglia, il diritto
all'educazione, al lavoro, alla reputazione, al rispetto, alla necessaria
informazione, alla possibilità di agire secondo il retto dettato della sua
coscienza, alla salvaguardia della vita privata e alla giusta libertà anche in
campo religioso.
L'ordine sociale
pertanto e il suo progresso debbono sempre lasciar prevalere il bene delle
persone, poiché l'ordine delle cose deve essere subordinato all'ordine delle
persone e non l'inverso, secondo quanto suggerisce il Signore stesso quando
dice che il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato (48).
Quell'ordine è da sviluppare sempre più, deve avere per base la verità,
realizzarsi nella giustizia, essere vivificato dall'amore, deve trovare un
equilibrio sempre più umano nella libertà (49).
Per raggiungere tale
scopo bisogna lavorare al rinnovamento della mentalità e intraprendere profondi
mutamenti della società. Lo Spirito di Dio, che con mirabile provvidenza dirige
il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente a questa
evoluzione.
Il fermento evangelico
suscitò e suscita nel cuore dell'uomo questa irrefrenabile esigenza di dignità.
(47) Cf. GIOVANNI XXIII,
Encicl. Mater et magistra: AAS 53
(1961), p. 417.
(48) Cf. Mc 2,27.
(49) Cf. GIOVANNI XXIII,
Encicl. Pacem in terris: AAS 55
(1963), p. 266.
Public good and common good -5-
Politics, understood as political
action, that is, participating in the governance of the society in which we are
immersed, must be learned, is not innate. The ability to act in politics is not
in our genes, like our faces. The school should teach it, but rarely does it.
Mainly teaches instead who to obey, how to obey and why to obey. This also
happens in religion.
Lorenzo Milani made a scandal when he wrote that
"obedience is no longer a virtue, but the most subtle of
temptations". In the 80s, in Italy, the problem was understood and so many
schools of politics arose. Then the enthusiasm gradually dropped and now we are
in the condition that those who want to learn politics must do themselves.
Doing so does not mean, however, being just self-taught, but first of all
looking for good teachers, so you do not have to start all over again, but to
reach a level of depth that can make appropriate decisions. This means doing
self-training. It is done by reading and dialoguing with others who are
learning. The dialogue serves to correct what has not been understood correctly
and to understand better and in greater depth. The most productive dialogue is
naturally with those who know more about it, but that between peers is also
useful, because, by dialoguing, the points of view are widened. Self-training
falls within the profile of the educated person. The educated person distinguishes
himself from the expert because, unlike the latter, he does not know all that
is needed in a certain branch of knowledge, because he does not fall within his
specialist competence, but seeks to deepen sufficiently to understand the
issues . In order to participate in the governance of society, and therefore to
do politics, it is necessary to strive to be cultured persons. Otherwise it is
simply dragged by others or adapts itself to the prevailing social current, as
birds do in a flock. But to do politics means to govern and therefore also to
drive. If you do not do it as a cultured person you are blind driving.
Dialogue is also a part of the
training in democratic politics, which is one in which the government of
society tends to participate, in conditions of equal dignity and, and this is
very important, everyone takes into account the dignity and the good of each
other. This is why it is very important for a person who wants to devote
himself more intensely to politics in roles of public responsibility to know
better than the people of the society of reference, not just situations and
social dynamics. I wrote "better than it can" because to truly know
all of us is impossible, because of our cognitive limits of species deriving
from the functioning of our brain and our senses. Yet it is very evident when a
politician shows his people and when he has a sterotyped image, just sketched
and therefore unrealistic. But it is the same also for a religious leader, for
example for a bishop and the same Pope, who, according to the legal system of
our Church, have duties of proper government.
This series of interventions that
you are reading included a self-training activity of a small group of Catholic
Action, which meets in a parish in the north-eastern suburbs of Rome, near the
right bank of the Aniene river, the main tributary of the Tiber. I write these
geographical details because we are involving many people who live far away,
even in other nations or continents. This spectacular result is allowed by the connection
possibilities offered by the WEB, by the Internet. We discover that we have
problems and common needs with people very far from us in space, but close in
the reference culture. This makes it clear how the policies I want to cut these
ties make little sense, closing people back into limited universes. How can a
universe be limited? It happens when we consider the society in which we live a
universe, that is to say, the only social environment that interests us, and we
decide to ignore what is outside.
In the social doctrine of the Roman
Catholic Church, that is to say, the social thought that is spread by the
papacy and by the bishops as a directive for the political and social action of
the faithful, the concept of the common good, understood as "the whole of
those conditions of social life that allow both groups and individual members
to achieve their own perfection more fully and more quickly ", in
English" the sum of those conditions of social life which allow social
groups and their individual members to be thorough and ready access to their
own fulfillment ". This definition is written in one of the most important
laws of the Catholic Church deliberated during the Second Vatican Council, the
great legislative assembly of the Pope and the bishops of the world, held in
Rome, in the Vatican buildings, between 1962 and 1965, the Constitution on the
Church in the world of contortion / Pastoral Constitution on the Church in the modern
world Joy and hope - Gaudium et spes (1)
With the word good we also mean a resource available, for example
something that we have as owners or other title, and a purpose of the action,
that is to say what is right. We believe that our faith guides us towards the
good understood as what is right to do. And that requires us to organize
society in order to make it a collective environment that allows the
realization of the common good in the sense indicated by the Constitution that
I mentioned. To achieve this result it is necessary that the resources
available to a company are used to achieve this purpose. In this the social
doctrine differs a lot from liberal conceptions because it does not believe
that, to realize the public purpose of the common good, only public resources
should be used, but that private resources must also contribute to that result.
This is a very old doctrine of faith, which even has its foundation in the
sacred Scriptures. In the past, this concept was described by explaining that private property, the domination of individuals over the resources available to them or in their possession if they were things like a house or a car, also had a social function. More recently,
a juridical theory has been developed, known as common goods, such as air,
water, the environment, the landscape, that is to say those resources, public
and private property, from which each one has an advantage for his own life,
even if he does not have it in his own domain. The architecture of a city, made
up of public and private property constructions of which only a part of those
of public property can be used by citizens, contributes to the common welfare
if it is beautiful and favors social relations, otherwise not, as happens in
some desolate outskirts of the big cities, where you live badly. An important
part of politics is the management of social resources to achieve the common
good, through public property assets, such as those belonging to the state or
municipality, private property and common goods. This part of the policy
concerns social justice and has been greatly developed since World War II, that
is from 1945 to today. The importance that the policies of social justice have
had in some of the contemporary states, in particular in the major and most
influential states of the West, starting from the United States of America, has
defined as a state of wellbeing - Welfare state the model of this public
organization which is not only aimed at guaranteeing personal liberty rights,
private property and freedom to produce and trade, but also generalized good
conditions of social life, and this even in unfavorable moments, such as
involuntary unemployment, illness or in old age, or in which we are weaker, as
in childhood and adolescence, when we live as women in strongly sexist
societies or when we come from refugees, fleeing from situations of danger in
the states of which we are citizens.
For the contemporary social doctrine, peace is one of the main goals of the
common good. It includes the safety of people in the border areas, which is
annulled between the warring states and is scarce among the states It includes the safety of people in the border areas, which is annulled between the warring states and is scarce among the states among which political frictions arise, so they close to defense as the hedgehogs do.
The social teaching of the Papacy and the bishops has long been highly critical
of the states / hedgehog. Among these there is today's Italy. Its southern
border with Libya and Tunisia, which runs through the Mediterranean Sea, has
become particularly dangerous for irregular migrants, those who, coming from
situations of serious personal risk, try to reach Europe by sea. It has also
become for national policies that have reduced the rescue activity at sea. In
other areas of the world there are similar problems. Addressing the problem by
educated people, in the sense that I have specified above, seems difficult. It
was thought to build a wall in the middle of the sea, but, it was observed, it
was actually a large cemetery. This result, for which in recent months many
less irregular migrants arrived by sea from Africa, falls, according to some
Italian political trends, in the public good, understood as good of the state,
but also in the common good, as a social welfare situation . On this theme the
contrast with the social doctrine is frontal. This depends on the different
perspective that is adopted. That of the social doctrine is truly universal and
takes into account the common good of a humanity broader than that of which
those who consider it of public interest seal the borders. The Catholic word
comes from a word of ancient Greek which means universal. This is the Church's
point of view because it is also that of Heaven: the faithful Catholic is
pushed, in the work of religious formation, to do it his own and to act in that
perspective.
Mario Ardigò - Catholic Action in San Clemente pope - Rome, Monte Sacro,
Valli
(1) ) From the Pastoral Constitution on the Church in the Modern World Joy and
Hope - Gaudium et spes of the Second Vatican Council
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_en.html
26. Every day human
interdependence grows more tightly drawn and spreads by degrees over the whole
world. As a result the common good, that
is, the sum of those conditions of social life which allow social groups and
their individual members relatively thorough and ready access to their own
fulfillment, today takes on an increasingly universal complexion and
consequently involves rights and duties with respect to the whole human race.
Every social group must take account of the needs and legitimate aspirations of
other groups, and even of the general welfare of the entire human family.(5)
At the same time,
however, there is a growing awareness of the exalted dignity proper to the
human person, since he stands above all things, and his rights and duties are
universal and inviolable. Therefore, there must be made available to all men
everything necessary for leading a life truly human, such as food, clothing,
and shelter; the right to choose a state of life freely and to found a family,
the right to education, to employment, to a good reputation, to respect, to
appropriate information, to activity in accord with the upright norm of one's
own conscience, to protection of privacy and rightful freedom even in matters
religious.
Hence, the social order
and its development must invariably work to the benefit of the human person if
the disposition of affairs is to be subordinate to the personal realm and not
contrariwise, as the Lord indicated when He said that the Sabbath was made for
man, and not man for the Sabbath.(6)
This social order
requires constant improvement. It must be founded on truth, built on justice
and animated by love; in freedom it should grow every day toward a more humane
balance.(7) An improvement in attitudes and abundant changes in society will
have to take place if these objectives are to be gained.
God's Spirit, Who with a
marvelous providence directs the unfolding of time and renews the face of the
earth, is not absent from this development. The ferment of the Gospel too has
aroused and continues to arouse in man's heart the irresistible requirements of
his dignity.
5. Cf. John XXIII,
encyclical letter Mater et Magistra: AAS 53 (1961) .
6. Cf. Mark 2:27.
7. Cf. John XXIII,
encyclical letter Pacem in Terris: AAS 55 (1963), p. 266.