Bene pubblico e
bene comune -15 -
Epilogo
Viviamo in collettività politiche e in altre collettività sociali che
individuano quale sia il bene pubblico, vale a dire l’obiettivo della loro
azione nell’interesse del gruppo di riferimento, sia esso una parrocchia, una
Chiesa, un partito, un sindacato, un’associazione culturale o tra artisti, uno
stato, un’associazione di stati. Di ciò facciamo esperienza fin da molto
piccoli, fin da quando, usciti dalla famiglia di origine, incontriamo compagni
di gioco e iniziamo con loro un’esperienza sociale. Che gioco fare insieme? Che
regole seguire? Dove giocare? Quando iniziare e quando finire? Chi può
partecipare e in che ruolo? Chi comanda e chi esegue? Chi vince? Chi perde? Che
cosa guadagna chi vince? Che cosa perde chi perde? Il gioco prepara alla vita adulta. Per gli
adulti è divertimento, svago, per i più giovani è tirocino alla vita sociale.
Si vive da adulti in società affrontando le stesse questioni generali che si
affrontarno nel gioco da bambini e adolescenti. Nelle società degli adulti si è
meno liberi che in quelle dei ragazzi: pesano tradizioni e organizzazioni che
si trovano già fatte, dal passato. La civilità giuridica serve appunto a
mantenerle nel tempo, di generazione in generazione, limitando la creatività di
coloro che alla società partecipano, che deve tener conto degli impegni presi nel passato. Senza
di ciò le società non potrebbero darsi obiettivi lontani nel tempo,
diventerebbero instabili e insicure. Si entra nella società degli adulti come
si sale su un treno in una stazione di
passaggio: il percorso da fare è preordinato. Di solito si nasce immersi in una
società, importanti diritti e doveri sono collegati a questo nascere immersi in
una società: di solito a chi diviene adulto non è consentito di liberarsi tanto
facilmente da questo vincolo sociale, esso lo lega a prescindere da una sua
manifestazione di consenso e, in genere, anche quando ci si allontana dalla
società di origine. Impegni formali di fedeltà vengono richiesti di solito
quando si assume una funzione pubblica o quando si diventa militari. Un atto
solenne formale di impegno viene invece
richiesto invece ai nuovi cittadini, a coloro che sono introdotti in una
società nelle pienezza della partecipazione ad essa. Gli altri subiscono la cittadinanza,
ma anche ne beneficiano, nella sicurezza sociale che rende possibile. Ad una
certa età della vita tutti però scelgono come agire da cittadini, come influire
nella società di riferimento. C’è chi sceglie l’astensione, partecipando solo
quando è obbligato a farlo, e c’è chi invece sceglie la partecipazione,
cercando di influire sull’orientamento in tema di bene comune. Questo richiede
di avere una visione sufficiente e realistica di come vanno le cose, vale a dire una competenza. Quest’ultima richiede
una formazione, che per secoli è stata data solo a chi, per dinastia o altro
rango sociale, era destinato a compiti di governo. In ambiente democratico
serve a tutti i cittadini. Uno degli obiettivi fondamentali della formazione
religioso dovrebbe essere proprio la preparazione all’azione politica e sociale,
perché si è acquisita consapevolezza che l’azione politica e sociale è
manifestazione della carità in senso religioso, vale a dire di come si deve
essere in una prospettiva religiosa. Non è sufficiente vivere con spirito
fraterno in un mondo che è organizzato secondo la legge della giungla: occorre
contribuire a cambiare l’organizzazione sociale. Questo richiede anche di
contrapporsi, di lottare, se chi beneficia di organizzazioni sociali ingiuste,
che fanno soffrire, resiste al cambiamento. Ma anche nella lotta si deve avere
la prospettiva della carità in senso religioso, che significa in definitiva
proporsi il bene comune, vale a dire di fare anche il bene di coloro che si
contrappongono da nemici. Mentre il bene pubblico è riferito, infatti, ad una
specifica collettività, il bene comune è quello di tutti, oltre ogni confine,
tendenzialmente quello di tutta l’umanità e non solo di quella vivente, ma
anche di quella composta dalle generazioni future. Il bene comune ha quindi
prospettive più ampie del bene pubblico e, secondo l’insegnamento della
dottrina sociale cattolica, il bene pubblico deve tendere al bene comune.
Il lavoro di formazione religiosa all’azione
sociale e politica è in genere trascurato in Italia. Non si ha abbastanza tempo.
Riteniamo talvolta che chi deve imparare sia ancora troppo piccolo per certi
argomenti. Altre volte che gli adulti siano ancora troppo poco preparati per
affrontarli. E, insomma, alla fine viene istruita solo una minoranza. Ancora
più difficile è fare tirocinio di organizzazione sociale. Di solito gli statuti
delle nostre associazioni religiose sono piuttosto rigidi e, comuque, quando
mancano, come in certe organizzazioni parrocchiali, si preferisce che a dirigere
i lavori siano i preti, senza corresponsabilità degli altri. Questi
orientamenti si sono molto accentuati a partire dagli anni ’80, quando si cercò
di recuperare una certa uniformità nell’azione dei laici italiani, dopo
l’effervescenza cultura e sociale degli anni ’70. Tutto questo ha prodotto una
certa immaturità dei laici italiani, ma anche dei preti e dei religiosi,
nell’affrontare i temi politici e
sociali. Da metà Ottocento fino agli anni ’70 del secolo scorso fu molto diverso. Preti come Romolo Murri, Luigi
Sturzo e Giuseppe Dossetti furono coinvolti nell’organizzazione di importanti
formazioni politiche e nella costruzione delle loro ideologie. E, comunque,
dietro i laici impegnati in politica vi erano preti e religiosi competenti in
materia. Negli anni ’80 del secolo scorso la politica iniziò a diventare
pericolosa per preti e religiosi. Apparve come se Papa e vescovi diffidassero
profondamente del coinvolgimento democratico di fedeli laici, preti e
religiosi. Ad un certo punto si volle accentrare tutto nella mani della
Conferenza Episcopale Italiana, come, durante il regno di Papi italiani, lo era
stato in quelle dei Pontefici. Mancando un’adeguata formazione popolare, che un
tempo si faceva nell’Azione Cattolica italiana, venne meno la creatività dei
laici italiani nell’azione politica e sociale, fino ad arrivare alla situazione
di oggi in cui essa, un tempo molto importante e anzi determinante, è divenuta
irrilevante. Va anche detto che il mondo cattolico italiano, al di là della sua
apparente uniformità, è fortemente diviso, in particolare tra correnti
reazionarie e progressiste, secondo la divisione che iniziò a manifestarsi negli scorsi anni ’70. Si
pensa ad una ripresa di un’iniziativa politica comune, ma, data quella
divisione sulle scelte concrete ma anche su ideologie di fondo, si tratta di
un’ipotesi irrealistica. Questa situazione non elimina l’esigenza di una
formazione sociale e politica, perché praticamente ogni giorno la coscienza dei
credenti è sollecitata a fare scelte che coinvolgono l’etica religiosa e non
solo nel classici temi un tempo definiti come non negoziabili, vale a dire
riservati all’autorità religiosa, come quelli in tema di riproduzione, famiglia
e fine vita.
Fin dalle origini, la dottrina sociale ha
fatto molto affidamento sul lavoro in società delle associazioni tra laici di
fede. Si legge infatti nell’enciclica Le
novità - Rerum Novarum, diffusa nel 1891 sotto l’autorità del papa Vincenzo
Gioacchino Pecci - Leone 13°:
«C) L'opera delle
associazioni
1 - Necessità della
collaborazione di tutti
36. Finalmente, a dirimere la questione operaia possono
contribuire molto i capitalisti e gli operai medesimi con istituzioni ordinate
a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi e ad avvicinare e udire le due classi
tra loro. Tali sono le società di mutuo soccorso; le molteplici assicurazioni
private destinate a prendersi cura dell'operaio, della vedova, dei figli
orfani, nei casi d'improvvisi infortuni, d'infermità, o di altro umano
accidente; i patronati per i fanciulli d'ambo i sessi, per la gioventù e per
gli adulti. Tengono però il primo posto le corporazioni di arti e mestieri che
nel loro complesso contengono quasi tutte le altre istituzioni. Evidentissimi
furono presso i nostri antenati i vantaggi di tali corporazioni, e non solo a
pro degli artieri, ma come attestano documenti in gran numero, ad onore e
perfezionamento delle arti medesime. I progressi della cultura, le nuove
abitudini e i cresciuti bisogni della vita esigono che queste corporazioni si
adattino alle condizioni attuali. Vediamo con piacere formarsi ovunque
associazioni di questo genere, sia di soli operai sia miste di operai e
padroni, ed è desiderabile che crescano di numero e di operosità. Sebbene ne
abbiamo parlato più volte, ci piace ritornarvi sopra per mostrarne
l'opportunità, la legittimità, la forma del loro ordinamento e la loro azione.
2 - Il diritto
all'associazione è naturale
37. Il sentimento della propria debolezza spinge l'uomo a
voler unire la sua opera all'altrui. La Scrittura dice: E' meglio essere in due
che uno solo; perché due hanno maggior vantaggio nel loro lavoro. Se uno cade,
è sostenuto dall'altro. Guai a chi è solo; se cade non ha una mano che lo
sollevi (Eccl 4,9-10). E altrove: il fratello aiutato dal fratello è simile a
una città fortificata (Prov 18,19). L'istinto di questa naturale inclinazione
lo muove, come alla società civile, così ad altre particolari società, piccole
certamente e non perfette, ma pur società vere. Fra queste e quella corre
grandissima differenza per la diversità dei loro fini prossimi. Il fine della
società civile è universale, perché è quello che riguarda il bene comune, a cui
tutti e singoli i cittadini hanno diritto nella debita proporzione. Perciò è
chiamata pubblica; per essa gli uomini si mettono in mutua comunicazione al
fine di formare uno Stato (S, Th., Contra impugn. Dei cultum et religionem, c.
II). Al contrario le altre società che sorgono in seno a quella si dicono e
sono private, perché hanno per scopo l'utile privato dei loro soci. Società privata
è quella che si forma per concludere affari privati, come quando due o tre si
uniscono a scopo di commercio (Ivi).
38. Ora, sebbene queste private associazioni esistano dentro
la Stato e ne siano come tante parti, tuttavia in generale, e assolutamente parlando,
non può lo Stato proibirne la formazione. Poiché il diritto di unirsi in
società l'uomo l'ha da natura, e i diritti naturali lo Stato deve tutelarli,
non distruggerli. Vietando tali associazioni, egli contraddirebbe sé stesso,
perché l'origine del consorzio civile, come degli altri consorzi, sta appunto
nella naturale socialità dell'uomo. Si danno però casi che rendono legittimo e
doveroso il divieto. Quando società particolari si prefiggono un fine
apertamente contrario all'onestà, alla giustizia, alla sicurezza del consorzio
civile, legittimamente vi si oppone lo Stato, o vietando che si formino o
sciogliendole se sono formate; è necessario però procedere in ciò con somma
cautela per non invadere i diritti dei cittadini, e non fare il male sotto pretesto
del pubblico bene. Poiché le leggi non obbligano se non in quanto sono conformi
alla retta ragione, e perciò stesso alla legge eterna di Dio (Cfr. S. Th. I-II,
q. 13, a. 3).
39. E qui il nostro pensiero va ai sodalizi, collegi e
ordini religiosi di tante specie a cui dà vita l'autorità della Chiesa e la
pietà dei fedeli; e con quanto vantaggio del genere umano, lo attesta la storia
anche ai nostri giorni. Tali società, considerate al solo lume della ragione,
avendo un fine onesto, sono per diritto di natura evidentemente legittime. In
quanto poi riguardano la religione, non sottostanno che all'autorità della
Chiesa. Non può dunque lo Stato arrogarsi più quelle competenza alcuna, né
rivendicarne a sé l'amministrazione; ha però il dovere di rispettarle,
conservarle e, se occorre, difenderle. Ma quanto diversamente si agisce,
soprattutto ai nostri tempi! In molti luoghi e in molti modi lo Stato ha leso i
diritti di tali comunità, avendole sottoposte alle leggi civili a private di
giuridica personalità, o spogliate dei loro beni. Nei quali beni la Chiesa
aveva il diritto suo, come ognuno dei soci, e similmente quelli che li avevano
destinati per un dato fine, e quelli al cui vantaggio e sollievo erano
destinati. Non possiamo dunque astenerci dal deplorare spogliazioni sì ingiuste
e dannose, tanto più che vediamo proibite società cattoliche, tranquille e
utilissime, nel tempo stesso che si proclama altamente il diritto di
associazione; mentre in realtà tale diritto vieni largamente concesso a uomini
apertamente congiurati ai danni della religione e dello Stato.
40. Certe società diversissime, costituite specialmente di
operai, vanno oggi moltiplicandosi sempre più. Di molte, tra queste, non è qui
luogo di indagar l'origine, lo scopo, i procedimenti. È opinione comune però,
confermata da molti indizi, che il più delle volte sono rette da capi occulti,
con organizzazione contraria allo spirito cristiano e al bene pubblico; costoro
con il monopolio delle industrie costringono chi rifiuta di accomunarsi a loro,
a pagar caro il rifiuto. In tale stato di cose gli operai cristiani non hanno
che due vie: o iscriversi a società pericolose alla religione o formarne di
proprie e unire così le loro forze per sottrarsi coraggiosamente a sì ingiusta
e intollerabile oppressione. Ora, potrà mai esitare sulla scelta di questo
secondo partito, chi non vuole mettere a repentaglio il massimo bene dell'uomo?
3 - Favorire i congressi
cattolici
41. Degnissimi d'encomio sono molti tra i cattolici che,
conosciute le esigenze dei tempi, fanno ogni sforzo per migliorare onestamente
le condizioni degli operai. E presane in mano la causa, si studiano di
accrescerne il benessere individuale e domestico; di regolare, secondo equità,
le relazioni tra lavoratori e padroni; di tener viva e profondamente radicata
negli uni e negli altri il senso del dovere e l'osservanza dei precetti
evangelici; precetti che, allontanando l'animo da ogni sorta di eccessi, lo
inducono alla moderazione e, tra la più grande diversità di persone e di cose,
mantengono l'armonia nella vita civile. A tal fine vediamo che spesso si
radunano dei congressi, ove uomini saggi si comunicano le idee, uniscono le
forze, si consultano intorno agli espedienti migliori, Altri s'ingegnano di
stringere opportunamente in società le varie classi operaie; le aiutano col
consiglio e i mezzi e procurano loro un lavoro onesto e redditizio. Coraggio e
protezione vi aggiungono i vescovi, e sotto la loro dipendenza molti dell'uno e
dell'altro clero attendono con zelo al bene spirituale degli associati. Non
mancano finalmente i cattolici benestanti che, fatta causa comune coi
lavoratori, non risparmiano spese per fondare e largamente diffondere
associazioni che aiutino l'operaio non solo a provvedere col suo lavoro ai
bisogni presenti, ma ad assicurarsi ancora per l'avvenire un riposo onorato e
tranquillo. I vantaggi che tanti e sì volenterosi sforzi hanno recato al
pubblico bene, sono così noti che non occorre parlarne. Di qui attingiamo
motivi a bene sperare dell'avvenire, purché tali società fioriscano sempre più,
e siano saggiamente ordinate. Lo Stato difenda queste associazioni legittime
dei cittadini; non si intrometta però nell'intimo della loro organizzazione e
disciplina, perché il movimento vitale nasce da un principio intrinseco, e gli
impulsi esterni facilmente lo soffocano.
4 - Autonomia e disciplina
delle associazioni
42. Questa sapiente organizzazione e disciplina è
assolutamente necessaria perché vi sia unità di azione e d'indirizzo. Se hanno
pertanto i cittadini, come l'hanno di fatto, libero diritto di legarsi in
società, debbono avere altresì uguale diritto di scegliere per i loro consorzi
quell'ordinamento che giudicano più confacente al loro fine. Quale esso debba
essere nelle singole sue parti, non crediamo si possa definire con regole certe
e precise, dovendosi determinare piuttosto dall'indole di ciascun popolo,
dall'esperienza e abitudine, dalla quantità e produttività dei lavori, dallo
sviluppo commerciale, nonché da altre circostanze, delle quali la prudenza deve
tener conto. In sostanza, si può stabilire come regola generale e costante che
le associazioni degli operai si devono ordinare e governare in modo da
somministrare i mezzi più adatti ed efficaci al conseguimento del fine, il
quale consiste in questo, che ciascuno degli associati ne tragga il maggior
aumento possibile di benessere fisico, economico, morale. È evidente poi, che
conviene aver di mira, come scopo speciale, il perfezionamento religioso e
morale, e che a questo perfezionamento si deve indirizzare tutta la disciplina
sociale. Altrimenti tali associazioni degenerano facilmente in altra natura, né
si mantengono superiori a quelle in cui della religione non si tiene conto
alcuno. Del resto, che gioverebbe all'operaio l'aver trovato nella società di
che vivere bene, se l'anima sua, per mancanza di alimento adatto, corresse
pericolo di morire? Che giova all'uomo l'acquisto di tutto il mondo con
pregiudizio dell'anima sua? (Mat 16,26). Questo, secondo l'insegnamento di Gesù
Cristo, é il carattere che distingue il cristiano dal pagano: I pagani cercano
tutte queste cose... voi cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua
giustizia, e gli altri beni vi saranno dati per giunta (Mat 6,32-33). Prendendo
adunque da Dio il principio, si dia una larga parte all'istruzione religiosa,
affinché ciascuno conosca i propri doveri verso Dio; sappia bene ciò che deve
credere, sperare e fare per salvarsi; e sia ben premunito contro gli errori
correnti e le seduzioni corruttrici. L'operaio venga animato al culto di Dio e
all'amore della pietà, e specialmente all'osservanza dei giorni festivi. Impari
a venerare e amare la Chiesa, madre comune di tutti, come pure a obbedire ai
precetti di lei, e a frequentare i sacramenti, mezzi divini di giustificazione
e di santità.»
Ma in genere la formazione religiosa di primo e secondo livello termina
con il Sacramento della Cresima senza che si sia nemmeno iniziato a parlare del
lavoro che un laico deve fare in società e con un tirocinio associativo troppo
breve e soprattutto vissuto prevalentemente
obbedendo ai costumi introdotti da altri, dall’autorità religiosa, da chi c’era
prima, dalla tradizione, senza nessuna creatività. In definitiva, così non si è
capaci di individuare, nel proprio tempo e nella propria società di
riferimento, che cosa sia il bene comune e come associarsi per influire su
quella società perché ciò che viene inteso come bene pubblico tenda verso quel
bene comune, in particolare includendo coloro che l’organizzazione sociale
scarta o comunque esclude o marginalizza. E più facilmente si può finire
irretiti in quelle che nell’enciclica Le
Novità - Rerum novarum vengono
definite società particolari che si prefiggono un fine apertamente contrario
all'onestà, alla giustizia, alla sicurezza del consorzio civile, come, ai tempi nostri, quelle che propongono
di arricchire lo stato sfruttando
ingiustamente e prepotentemente altri
popoli, ritenuti di etnie inferiori, o di abbandonare al loro destino gli
stranieri che ci chiedono soccorso o di discriminare nella società le persone
di etnia o religioni diverse, tutto condotte, queste, che l’etica sociale
quindi la dottrina sociale considera come gravemente peccaminose, capaci di
macchiare non solo le collettività e i loro capi, ma ciascuna delle persone che
ad esse prestano consenso.
Uno degli scopi principali di
acvivearomavalli.blogspot.it è quello di contribuire a colmare quella
lacuna, a partire dalla nostra
parrocchia nel quartiere romano di Monte Sacro - Valli, ma fornendo argomenti
che possono essere utili anche a chi è molto più lontano.
Mario Ardigò- Azione
Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli
Translation in
English language made with the help of Google Translator
Public good and
common good - 15 -
Epilogue
We live in political collectives
and in other social collectives that identify what is the public good, that is
to say, the objective of their action in the interest of the reference group,
be it a parish, a church, a party, a trade union, a cultural association or
between artists, a state, an association of states. We experience this from an
early age, ever since we came out of the family of origin, meet playmates and
start with them a social experience. What game do you do together? What rules
to follow? Where to play? When to start and when to finish? Who can participate
and in what role? Who commands and who is running? Who win? Who loses? What
does the winner win? What loses those who lose? The game prepares for adult
life. For adults it's fun, entertainment, for the younger ones it's a place for
social life. You live as adults in society facing the same general issues that
are faced in the game by children and adolescents. In the societies of adults
one is less free than in those of the boys: they weigh traditions and
organizations that are already done, from the past. The legal civility serves
precisely to maintain them over time, from generation to generation, limiting
the creativity of those who participate in society, which must take into
account the commitments made in the past. Without this, societies could not set
themselves distant goals in time, would become unstable and insecure. One
enters the society of adults as one climbs onto a train in a passing station:
the path to be done is preordained. Usually we are born immersed in a society,
important rights and duties are connected to this born immersed in a society:
usually who becomes an adult is not allowed to free themselves so easily from
this social bond, it binds him regardless of his manifestation of consensus
and, in general, even when one moves away from the society of origin. Formal
fidelity commitments are usually required when assuming a public function or
becoming a soldier. A formal solemn act of commitment, on the other hand, is
instead required of the new citizens, those who are introduced into a society
in the fullness of participation in it. Others suffer citizenship, but also
benefit from it, in the social security that makes it possible. At a certain
age of life, however, everyone chooses how to act as citizens, how to influence
the society of reference. There are those who choose abstention, participating
only when it is obliged to do so, and there are those who choose to
participate, trying to influence the orientation in terms of the common good.
This requires having a sufficient and realistic view of how things are going,
ie a competence. The latter requires training, which for centuries has been
given only to those who, by dynasty or other social rank, were destined for
government tasks. In a democratic environment it serves all citizens. One of
the fundamental objectives of religious formation should be precisely the
preparation for political and social action, because it has become aware that
political and social action is the manifestation of charity in the religious
sense, that is, how one must be in a perspective religious. It is not enough to
live in a fraternal spirit in a world that is organized according to the law of
the jungle: it is necessary to contribute to change the social organization.
This also requires countering, fighting, if those who benefit from unjust
social organizations, who are suffering, resist change. But also in the
struggle one must have the perspective of charity in the religious sense, which
ultimately means to propose the common good, that is to say to do also the good
of those who are opposed by enemies. In fact, while the public good is referred
to a specific community, the common good is that of everyone, beyond every
boundary, tending to that of all humanity and not only of the living, but also
that of future generations. The common good therefore has wider prospects for
the public good and, according to the teaching of Catholic social doctrine, the
public good must strive for the common good.
The work of religious formation for social and political action is
generally neglected in Italy. You do not have enough time. Sometimes we think
that those who must learn are still too small for certain topics. Other times
that adults are still too little prepared to deal with them. And, in short, at
the end only a minority is educated. Even more difficult is to do an internship
of social organization. Usually the statutes of our religious associations are
rather rigid and, comuque, when they are lacking, as in certain parish
organizations, it is preferred that to direct the works are the priests,
without co-responsibility of the others. These guidelines have become much more
evident since the 1980s, when a certain uniformity was sought in the action of
Italian laity, after the social and cultural effervescence of the 1970s. All
this has produced a certain immaturity of Italian lay people, but also of
priests and religious, in dealing with political and social issues. From the
mid-nineteenth century until the seventies of the last century it was very
different. Priests such as Romolo Murri, Luigi Sturzo and Giuseppe Dossetti
were involved in the organization of important political formations and in the
construction of their ideologies. And anyway, behind the lay people involved in
politics there were priests and religious competent in the matter. In the 80s
of the last century politics began to become dangerous for priests and
religious. It appeared as if Pope and bishops were wary of the democratic
involvement of lay faithful, priests and religious. At a certain point
everything was concentrated in the hands of the Italian Episcopal Conference,
as during the reign of Italian Popes it had been in those of the Popes. Lacking
adequate popular training, which once took place in the Italian Catholic Action,
the creativity of Italian lay people failed in political and social action, up
to today's situation in which it was once very important and indeed decisive. ,
has become irrelevant. It must also be said that the Italian Catholic world,
beyond its apparent uniformity, is strongly divided, in particular between
reactionary and progressive currents, according to the division that began to
manifest itself in the last years '70. We are thinking of a resumption of a
common political initiative, but given that division on concrete choices but
also on fundamental ideologies, this is an unrealistic hypothesis. This
situation does not eliminate the need for social and political formation,
because practically every day the conscience of believers is urged to make choices
that involve religious ethics and not only in the classic themes once defined
as non-negotiable, that is to say reserved to religious authority, such as
those regarding reproduction, family and end of life.
From the beginning, the
social doctrine has relied heavily on the work in society of associations of
lay people of faith. We read in fact in the Encyclical Novelties - Rerum
Novarum, released in 1891 under the authority of Pope Vincenzo Gioacchino Pecci
- Leone 13 °:
«The work
of the associations
48. In the last place,
employers and workmen may of themselves effect much, in the matter We are
treating, by means of such associations and organizations as afford opportune
aid to those who are in distress, and which draw the two classes more closely together.
Among these may be enumerated societies for mutual help; various benevolent
foundations established by private persons to provide for the workman, and for
his widow or his orphans, in case of sudden calamity, in sickness, and in the
event of death; and institutions for the welfare of boys and girls, young
people, and those more advanced in years.
49. The most important of all are workingmen's unions, for
these virtually include all the rest. History attests what excellent results
were brought about by the artificers' guilds of olden times. They were the
means of affording not only many advantages to the workmen, but in no small
degree of promoting the advancement of art, as numerous monuments remain to
bear witness. Such unions should be suited to the requirements of this our age
- an age of wider education, of different habits, and of far more numerous
requirements in daily life. It is gratifying to know that there are actually in
existence not a few associations of this nature, consisting either of workmen
alone, or of workmen and employers together, but it were greatly to be desired
that they should become more numerous and more efficient. We have spoken of
them more than once, yet it will be well to explain here how notably they are
needed, to show that they exist of their own right, and what should be their
organization and their mode of action.
50. The consciousness of his own weakness urges man to call
in aid from without. We read in the pages of holy Writ: "It is better that
two should be together than one; for they have the advantage of their society.
If one fall he shall be supported by the other. Woe to him that is alone, for
when he falleth he hath none to lift him up.". And further: "A
brother that is helped by his brother is like a strong city."It is this
natural impulse which binds men together in civil society; and it is likewise
this which leads them to join together in associations which are, it is true,
lesser and not independent societies, but, nevertheless, real societies.
51. These lesser societies and the larger society differ in
many respects, because their immediate purpose and aim are different. Civil
society exists for the common good, and hence is concerned with the interests
of all in general, albeit with individual interests also in their due place and
degree. It is therefore called a public society, because by its agency, as St.
Thomas of Aquinas says, "Men establish relations in common with one
another in the setting up of a commonwealth. "But societies which are
formed in the bosom of the commonwealth are styled private, and
rightly so, since their immediate purpose is the private advantage of the
associates. "Now, a private society," says St. Thomas again, "is
one which is formed for the purpose of carrying out private objects; as when
two or three enter into partnership with the view of trading in common. "Private
societies, then, although they exist within the body politic, and are severally
part of the commonwealth, cannot nevertheless be absolutely, and as such,
prohibited by public authority. For, to enter into a "society" of
this kind is the natural right of man; and the State has for its office to
protect natural rights, not to destroy them; and, if it forbid its citizens to
form associations, it contradicts the very principle of its own existence, for
both they and it exist in virtue of the like principle, namely, the natural
tendency of man to dwell in society.
52. There are occasions, doubtless, when it is fitting that
the law should intervene to prevent certain associations, as when men join
together for purposes which are evidently bad, unlawful, or dangerous to the
State. In such cases, public authority may justly forbid the formation of such
associations, and may dissolve them if they already exist. But every precaution
should be taken not to violate the rights of individuals and not to impose
unreasonable regulations under pretense of public benefit. For laws only bind
when they are in accordance with right reason, and, hence, with the eternal law
of God.
53. And here we are reminded of the confraternities,
societies, and religious orders which have arisen by the Church's authority and
the piety of Christian men. The annals of every nation down to our own days
bear witness to what they have accomplished for the human race. It is
indisputable that on grounds of reason alone such associations, being perfectly
blameless in their objects, possess the sanction of the law of nature. In their
religious aspect they claim rightly to be responsible to the Church alone. The
rulers of the State accordingly have no rights over them, nor can they claim
any share in their control; on the contrary, it is the duty of the State to
respect and cherish them, and, if need be, to defend them from attack. It is
notorious that a very different course has been followed, more especially in
our own times. In many places the State authorities have laid violent hands on
these communities, and committed manifold injustice against them; it has placed
them under control of the civil law, taken away their rights as corporate
bodies, and despoiled them of their property, in such property the Church had
her rights, each member of the body had his or her rights, and there were also
the rights of those who had founded or endowed these communities for a definite
purpose, and, furthermore, of those for whose benefit and assistance they had
their being. Therefore We cannot refrain from complaining of such spoliation as
unjust and fraught with evil results; and with all the more reason do We
complain because, at the very time when the law proclaims that association
is free to all, We see that Catholic societies, however peaceful and useful,
are hampered in every way, whereas the utmost liberty is conceded to
individuals whose purposes are at once hurtful to religion and dangerous to the
commonwealth.
54. Associations of every kind, and especially those of
working men, are now far more common than heretofore. As regards many of these
there is no need at present to inquire whence they spring, what are their
objects, or what the means they imply. Now, there is a good deal of evidence in
favor of the opinion that many of these societies are in the hands of secret
leaders, and are managed on principles ill - according with Christianity and
the public well-being; and that they do their utmost to get within their grasp
the whole field of labor, and force working men either to join them or to
starve. Under these circumstances Christian working men must do one of two
things: either join associations in which their religion will be exposed to
peril, or form associations among themselves and unite their forces so as to
shake off courageously the yoke of so unrighteous and intolerable an
oppression. No one who does not wish to expose man's chief good to extreme risk
will for a moment hesitate to say that the second alternative should by all
means be adopted.
55. Those Catholics are worthy of all praise-and they are
not a few-who, understanding what the times require, have striven, by various
undertakings and endeavors, to better the condition of the working class by
rightful means. They have taken up the cause of the working man, and have
spared no efforts to better the condition both of families and individuals; to
infuse a spirit of equity into the mutual relations of employers and employed;
to keep before the eyes of both classes the precepts of duty and the laws of
the Gospel - that Gospel which, by inculcating self restraint, keeps men within
the bounds of moderation, and tends to establish harmony among the divergent
interests and the various classes which compose the body politic. It is with
such ends in view that we see men of eminence, meeting together for discussion,
for the promotion of concerted action, and for practical work. Others, again,
strive to unite working men of various grades into associations, help them with
their advice and means, and enable them to obtain fitting and profitable
employment. The bishops, on their part, bestow their ready good will and
support; and with their approval and guidance many members of the clergy, both
secular and regular, labor assiduously in behalf of the spiritual interest of
the members of such associations. And there are not wanting Catholics blessed
with affluence, who have, as it were, cast in their lot with the wage-earners, and
who have spent large sums in founding and widely spreading benefit and
insurance societies, by means of which the working man may without difficulty
acquire through his labor not only many present advantages, but also the
certainty of honorable support in days to come. How greatly such manifold and
earnest activity has benefited the community at large is too well known to
require Us to dwell upon it. We find therein grounds for most cheering hope in
the future, provided always that the associations We have described continue to
grow and spread, and are well and wisely administered. The State should watch
over these societies of citizens banded together in accordance with their
rights, but it should not thrust itself into their peculiar concerns and their
organization, for things move and live by the spirit inspiring them, and may be
killed by the rough grasp of a hand from without.
56. In order that an association may be carried on with
unity of purpose and harmony of action, its administration and government
should be firm and wise. All such societies, being free to exist, have the
further right to adopt such rules and organization as may best conduce to the
attainment of their respective objects. We do not judge it possible to enter
into minute particulars touching the subject of organization; this must depend
on national character, on practice and experience, on the nature and aim of the
work to be done, on the scope of the various trades and employments, and on
other circumstances of fact and of time - all of which should be carefully
considered.
57. To sum up, then, We may lay it down as a general and
lasting law that working men's associations should be so organized and governed
as to furnish the best and most suitable means for attaining what is aimed at,
that is to say, for helping each individual member to better his condition to
the utmost in body, soul, and property. It is clear that they must pay special
and chief attention to the duties of religion and morality, and that social
betterment should have this chiefly in view; otherwise they would lose wholly
their special character, and end by becoming little better than those societies
which take no account whatever of religion. What advantage can it be to a
working man to obtain by means of a society material well-being, if he
endangers his soul for lack of spiritual food? "What doth it profit a man,
if he gain the whole world and suffer the loss of his soul?". This, as our
Lord teaches, is the mark or character that distinguishes the Christian from
the heathen. "After all these things do the heathen seek . . . Seek ye
first the Kingdom of God and His justice: and all these things shall be added
unto you."Let our associations, then, look first and before all things to
God; let religious instruction have therein the foremost place, each one being
carefully taught what is his duty to God, what he has to believe, what to hope
for, and how he is to work out his salvation; and let all be warned and
strengthened with special care against wrong principles and false teaching. Let
the working man be urged and led to the worship of God, to the earnest practice
of religion, and, among other things, to the keeping holy of Sundays and holy
days. Let him learn to reverence and love holy Church, the common Mother of us
all; and hence to obey the precepts of the Church, and to frequent the
sacraments, since they are the means ordained by God for obtaining forgiveness
of sin and fox leading a holy life.»
But, in general, the first and second level
religious formation end with the Sacrament of Confirmation without having even
begun to talk about the work that a lay person has to do in society and with a
too short association and above all lived mainly by obeying the customs
introduced by others, from religious authority, from who was before, from
tradition, without any creativity. Ultimately, so we are not able to identify,
in their time and in their society of reference, what is the common good and
how to associate to influence that society because what is understood as a
public good tends towards that common good, in particular including those that
social organization discards or otherwise excludes or marginalizes. And more
easily the people can end up enmeshed in those that in the encyclical Novelties
- Rerum novarum are defined special societies that aim at an end openly opposed
to honesty, justice, security of the civil consortium, as, in our times, those
that propose to enrich the state by unjustly and exploiting by force other
peoples, considered to be of inferior ethnic groups, or to abandon to their
destiny foreigners who ask for help or to discriminate in the society the
people of different ethnic groups or religions, all conducted, that the social
ethics, and therefore the social doctrine consider to be gravely sinfuls,
capable of staining not only the collective entities and their leaders, but
each of the persons who give them consent.
One of the main purposes of
acvivearomavalli.blogspot.it is to help fill that gap, starting from our parish
in the Roman district of Monte Sacro - Valli, but providing topics that can
also be useful to those who are much farther away.
Mario Ardigò -
Catholic Action in the parish of San Clemente pope - Rome, Monte Sacro, Valli
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