INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

lunedì 25 febbraio 2019

Bene pubblico e bene comune -15 - Epilogo - Public good and common good - 15 - Epilogue


Bene pubblico e bene comune  -15 - 
Epilogo

 Viviamo in collettività politiche e in altre collettività sociali che individuano quale sia il bene pubblico, vale a dire l’obiettivo della loro azione nell’interesse del gruppo di riferimento, sia esso una parrocchia, una Chiesa, un partito, un sindacato, un’associazione culturale o tra artisti, uno stato, un’associazione di stati. Di ciò facciamo esperienza fin da molto piccoli, fin da quando, usciti dalla famiglia di origine, incontriamo compagni di gioco e iniziamo con loro un’esperienza sociale. Che gioco fare insieme? Che regole seguire? Dove giocare? Quando iniziare e quando finire? Chi può partecipare e in che ruolo? Chi comanda e chi esegue? Chi vince? Chi perde? Che cosa guadagna chi vince? Che cosa perde chi perde?  Il gioco prepara alla vita adulta. Per gli adulti è divertimento, svago, per i più giovani è tirocino alla vita sociale. Si vive da adulti in società affrontando le stesse questioni generali che si affrontarno nel gioco da bambini e adolescenti. Nelle società degli adulti si è meno liberi che in quelle dei ragazzi: pesano tradizioni e organizzazioni che si trovano già fatte, dal passato. La civilità giuridica serve appunto a mantenerle nel tempo, di generazione in generazione, limitando la creatività di coloro che alla società partecipano, che deve tener  conto degli impegni presi nel passato. Senza di ciò le società non potrebbero darsi obiettivi lontani nel tempo, diventerebbero instabili e insicure. Si entra nella società degli adulti come si sale su un  treno in una stazione di passaggio: il percorso da fare è preordinato. Di solito si nasce immersi in una società, importanti diritti e doveri sono collegati a questo nascere immersi in una società: di solito a chi diviene adulto non è consentito di liberarsi tanto facilmente da questo vincolo sociale, esso lo lega a prescindere da una sua manifestazione di consenso e, in genere, anche quando ci si allontana dalla società di origine. Impegni formali di fedeltà vengono richiesti di solito quando si assume una funzione pubblica o quando si diventa militari. Un atto solenne formale di impegno viene invece  richiesto invece ai nuovi cittadini, a coloro che sono introdotti in una società nelle pienezza della partecipazione ad essa. Gli altri subiscono la cittadinanza, ma anche ne beneficiano, nella sicurezza sociale che rende possibile. Ad una certa età della vita tutti però scelgono come agire da cittadini, come influire nella società di riferimento. C’è chi sceglie l’astensione, partecipando solo quando è obbligato a farlo, e c’è chi invece sceglie la partecipazione, cercando di influire sull’orientamento in tema di bene comune. Questo richiede di avere una visione sufficiente e realistica di come vanno le cose, vale  a dire una competenza. Quest’ultima richiede una formazione, che per secoli è stata data solo a chi, per dinastia o altro rango sociale, era destinato a compiti di governo. In ambiente democratico serve a tutti i cittadini. Uno degli obiettivi fondamentali della formazione religioso dovrebbe essere proprio la preparazione all’azione politica e sociale, perché si è acquisita consapevolezza che l’azione politica e sociale è manifestazione della carità in senso religioso, vale a dire di come si deve essere in una prospettiva religiosa. Non è sufficiente vivere con spirito fraterno in un mondo che è organizzato secondo la legge della giungla: occorre contribuire a cambiare l’organizzazione sociale. Questo richiede anche di contrapporsi, di lottare, se chi beneficia di organizzazioni sociali ingiuste, che fanno soffrire, resiste al cambiamento. Ma anche nella lotta si deve avere la prospettiva della carità in senso religioso, che significa in definitiva proporsi il bene comune, vale a dire di fare anche il bene di coloro che si contrappongono da nemici. Mentre il bene pubblico è riferito, infatti, ad una specifica collettività, il bene comune è quello di tutti, oltre ogni confine, tendenzialmente quello di tutta l’umanità e non solo di quella vivente, ma anche di quella composta dalle generazioni future. Il bene comune ha quindi prospettive più ampie del bene pubblico e, secondo l’insegnamento della dottrina sociale cattolica, il bene pubblico deve tendere al bene comune.
   Il lavoro di formazione religiosa all’azione sociale e politica è in genere trascurato in Italia. Non si ha abbastanza tempo. Riteniamo talvolta che chi deve imparare sia ancora troppo piccolo per certi argomenti. Altre volte che gli adulti siano ancora troppo poco preparati per affrontarli. E, insomma, alla fine viene istruita solo una minoranza. Ancora più difficile è fare tirocinio di organizzazione sociale. Di solito gli statuti delle nostre associazioni religiose sono piuttosto rigidi e, comuque, quando mancano, come in certe organizzazioni parrocchiali, si preferisce che a dirigere i lavori siano i preti, senza corresponsabilità degli altri. Questi orientamenti si sono molto accentuati a partire dagli anni ’80, quando si cercò di recuperare una certa uniformità nell’azione dei laici italiani, dopo l’effervescenza cultura e sociale degli anni ’70. Tutto questo ha prodotto una certa immaturità dei laici italiani, ma anche dei preti e dei religiosi, nell’affrontare i temi politici  e sociali. Da metà Ottocento fino agli anni ’70 del secolo scorso fu  molto diverso. Preti come Romolo Murri, Luigi Sturzo e Giuseppe Dossetti furono coinvolti nell’organizzazione di importanti formazioni politiche e nella costruzione delle loro ideologie. E, comunque, dietro i laici impegnati in politica vi erano preti e religiosi competenti in materia. Negli anni ’80 del secolo scorso la politica iniziò a diventare pericolosa per preti e religiosi. Apparve come se Papa e vescovi diffidassero profondamente del coinvolgimento democratico di fedeli laici, preti e religiosi. Ad un certo punto si volle accentrare tutto nella mani della Conferenza Episcopale Italiana, come, durante il regno di Papi italiani, lo era stato in quelle dei Pontefici. Mancando un’adeguata formazione popolare, che un tempo si faceva nell’Azione Cattolica italiana, venne meno la creatività dei laici italiani nell’azione politica e sociale, fino ad arrivare alla situazione di oggi in cui essa, un tempo molto importante e anzi determinante, è divenuta irrilevante. Va anche detto che il mondo cattolico italiano, al di là della sua apparente uniformità, è fortemente diviso, in particolare tra correnti reazionarie e progressiste, secondo la divisione che iniziò  a manifestarsi negli scorsi anni ’70. Si pensa ad una ripresa di un’iniziativa politica comune, ma, data quella divisione sulle scelte concrete ma anche su ideologie di fondo, si tratta di un’ipotesi irrealistica. Questa situazione non elimina l’esigenza di una formazione sociale e politica, perché praticamente ogni giorno la coscienza dei credenti è sollecitata a fare scelte che coinvolgono l’etica religiosa e non solo nel classici temi un tempo definiti come non negoziabili, vale a dire riservati all’autorità religiosa, come quelli in tema di riproduzione, famiglia e fine vita.
 Fin dalle origini, la dottrina sociale ha fatto molto affidamento sul lavoro in società delle associazioni tra laici di fede. Si legge infatti nell’enciclica Le novità - Rerum Novarum, diffusa nel 1891 sotto l’autorità del papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13°:

«C) L'opera delle associazioni
1 - Necessità della collaborazione di tutti
36. Finalmente, a dirimere la questione operaia possono contribuire molto i capitalisti e gli operai medesimi con istituzioni ordinate a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi e ad avvicinare e udire le due classi tra loro. Tali sono le società di mutuo soccorso; le molteplici assicurazioni private destinate a prendersi cura dell'operaio, della vedova, dei figli orfani, nei casi d'improvvisi infortuni, d'infermità, o di altro umano accidente; i patronati per i fanciulli d'ambo i sessi, per la gioventù e per gli adulti. Tengono però il primo posto le corporazioni di arti e mestieri che nel loro complesso contengono quasi tutte le altre istituzioni. Evidentissimi furono presso i nostri antenati i vantaggi di tali corporazioni, e non solo a pro degli artieri, ma come attestano documenti in gran numero, ad onore e perfezionamento delle arti medesime. I progressi della cultura, le nuove abitudini e i cresciuti bisogni della vita esigono che queste corporazioni si adattino alle condizioni attuali. Vediamo con piacere formarsi ovunque associazioni di questo genere, sia di soli operai sia miste di operai e padroni, ed è desiderabile che crescano di numero e di operosità. Sebbene ne abbiamo parlato più volte, ci piace ritornarvi sopra per mostrarne l'opportunità, la legittimità, la forma del loro ordinamento e la loro azione.
2 - Il diritto all'associazione è naturale
37. Il sentimento della propria debolezza spinge l'uomo a voler unire la sua opera all'altrui. La Scrittura dice: E' meglio essere in due che uno solo; perché due hanno maggior vantaggio nel loro lavoro. Se uno cade, è sostenuto dall'altro. Guai a chi è solo; se cade non ha una mano che lo sollevi (Eccl 4,9-10). E altrove: il fratello aiutato dal fratello è simile a una città fortificata (Prov 18,19). L'istinto di questa naturale inclinazione lo muove, come alla società civile, così ad altre particolari società, piccole certamente e non perfette, ma pur società vere. Fra queste e quella corre grandissima differenza per la diversità dei loro fini prossimi. Il fine della società civile è universale, perché è quello che riguarda il bene comune, a cui tutti e singoli i cittadini hanno diritto nella debita proporzione. Perciò è chiamata pubblica; per essa gli uomini si mettono in mutua comunicazione al fine di formare uno Stato (S, Th., Contra impugn. Dei cultum et religionem, c. II). Al contrario le altre società che sorgono in seno a quella si dicono e sono private, perché hanno per scopo l'utile privato dei loro soci. Società privata è quella che si forma per concludere affari privati, come quando due o tre si uniscono a scopo di commercio (Ivi).
38. Ora, sebbene queste private associazioni esistano dentro la Stato e ne siano come tante parti, tuttavia in generale, e assolutamente parlando, non può lo Stato proibirne la formazione. Poiché il diritto di unirsi in società l'uomo l'ha da natura, e i diritti naturali lo Stato deve tutelarli, non distruggerli. Vietando tali associazioni, egli contraddirebbe sé stesso, perché l'origine del consorzio civile, come degli altri consorzi, sta appunto nella naturale socialità dell'uomo. Si danno però casi che rendono legittimo e doveroso il divieto. Quando società particolari si prefiggono un fine apertamente contrario all'onestà, alla giustizia, alla sicurezza del consorzio civile, legittimamente vi si oppone lo Stato, o vietando che si formino o sciogliendole se sono formate; è necessario però procedere in ciò con somma cautela per non invadere i diritti dei cittadini, e non fare il male sotto pretesto del pubblico bene. Poiché le leggi non obbligano se non in quanto sono conformi alla retta ragione, e perciò stesso alla legge eterna di Dio (Cfr. S. Th. I-II, q. 13, a. 3).
39. E qui il nostro pensiero va ai sodalizi, collegi e ordini religiosi di tante specie a cui dà vita l'autorità della Chiesa e la pietà dei fedeli; e con quanto vantaggio del genere umano, lo attesta la storia anche ai nostri giorni. Tali società, considerate al solo lume della ragione, avendo un fine onesto, sono per diritto di natura evidentemente legittime. In quanto poi riguardano la religione, non sottostanno che all'autorità della Chiesa. Non può dunque lo Stato arrogarsi più quelle competenza alcuna, né rivendicarne a sé l'amministrazione; ha però il dovere di rispettarle, conservarle e, se occorre, difenderle. Ma quanto diversamente si agisce, soprattutto ai nostri tempi! In molti luoghi e in molti modi lo Stato ha leso i diritti di tali comunità, avendole sottoposte alle leggi civili a private di giuridica personalità, o spogliate dei loro beni. Nei quali beni la Chiesa aveva il diritto suo, come ognuno dei soci, e similmente quelli che li avevano destinati per un dato fine, e quelli al cui vantaggio e sollievo erano destinati. Non possiamo dunque astenerci dal deplorare spogliazioni sì ingiuste e dannose, tanto più che vediamo proibite società cattoliche, tranquille e utilissime, nel tempo stesso che si proclama altamente il diritto di associazione; mentre in realtà tale diritto vieni largamente concesso a uomini apertamente congiurati ai danni della religione e dello Stato.
40. Certe società diversissime, costituite specialmente di operai, vanno oggi moltiplicandosi sempre più. Di molte, tra queste, non è qui luogo di indagar l'origine, lo scopo, i procedimenti. È opinione comune però, confermata da molti indizi, che il più delle volte sono rette da capi occulti, con organizzazione contraria allo spirito cristiano e al bene pubblico; costoro con il monopolio delle industrie costringono chi rifiuta di accomunarsi a loro, a pagar caro il rifiuto. In tale stato di cose gli operai cristiani non hanno che due vie: o iscriversi a società pericolose alla religione o formarne di proprie e unire così le loro forze per sottrarsi coraggiosamente a sì ingiusta e intollerabile oppressione. Ora, potrà mai esitare sulla scelta di questo secondo partito, chi non vuole mettere a repentaglio il massimo bene dell'uomo?
3 - Favorire i congressi cattolici
41. Degnissimi d'encomio sono molti tra i cattolici che, conosciute le esigenze dei tempi, fanno ogni sforzo per migliorare onestamente le condizioni degli operai. E presane in mano la causa, si studiano di accrescerne il benessere individuale e domestico; di regolare, secondo equità, le relazioni tra lavoratori e padroni; di tener viva e profondamente radicata negli uni e negli altri il senso del dovere e l'osservanza dei precetti evangelici; precetti che, allontanando l'animo da ogni sorta di eccessi, lo inducono alla moderazione e, tra la più grande diversità di persone e di cose, mantengono l'armonia nella vita civile. A tal fine vediamo che spesso si radunano dei congressi, ove uomini saggi si comunicano le idee, uniscono le forze, si consultano intorno agli espedienti migliori, Altri s'ingegnano di stringere opportunamente in società le varie classi operaie; le aiutano col consiglio e i mezzi e procurano loro un lavoro onesto e redditizio. Coraggio e protezione vi aggiungono i vescovi, e sotto la loro dipendenza molti dell'uno e dell'altro clero attendono con zelo al bene spirituale degli associati. Non mancano finalmente i cattolici benestanti che, fatta causa comune coi lavoratori, non risparmiano spese per fondare e largamente diffondere associazioni che aiutino l'operaio non solo a provvedere col suo lavoro ai bisogni presenti, ma ad assicurarsi ancora per l'avvenire un riposo onorato e tranquillo. I vantaggi che tanti e sì volenterosi sforzi hanno recato al pubblico bene, sono così noti che non occorre parlarne. Di qui attingiamo motivi a bene sperare dell'avvenire, purché tali società fioriscano sempre più, e siano saggiamente ordinate. Lo Stato difenda queste associazioni legittime dei cittadini; non si intrometta però nell'intimo della loro organizzazione e disciplina, perché il movimento vitale nasce da un principio intrinseco, e gli impulsi esterni facilmente lo soffocano.
4 - Autonomia e disciplina delle associazioni
42. Questa sapiente organizzazione e disciplina è assolutamente necessaria perché vi sia unità di azione e d'indirizzo. Se hanno pertanto i cittadini, come l'hanno di fatto, libero diritto di legarsi in società, debbono avere altresì uguale diritto di scegliere per i loro consorzi quell'ordinamento che giudicano più confacente al loro fine. Quale esso debba essere nelle singole sue parti, non crediamo si possa definire con regole certe e precise, dovendosi determinare piuttosto dall'indole di ciascun popolo, dall'esperienza e abitudine, dalla quantità e produttività dei lavori, dallo sviluppo commerciale, nonché da altre circostanze, delle quali la prudenza deve tener conto. In sostanza, si può stabilire come regola generale e costante che le associazioni degli operai si devono ordinare e governare in modo da somministrare i mezzi più adatti ed efficaci al conseguimento del fine, il quale consiste in questo, che ciascuno degli associati ne tragga il maggior aumento possibile di benessere fisico, economico, morale. È evidente poi, che conviene aver di mira, come scopo speciale, il perfezionamento religioso e morale, e che a questo perfezionamento si deve indirizzare tutta la disciplina sociale. Altrimenti tali associazioni degenerano facilmente in altra natura, né si mantengono superiori a quelle in cui della religione non si tiene conto alcuno. Del resto, che gioverebbe all'operaio l'aver trovato nella società di che vivere bene, se l'anima sua, per mancanza di alimento adatto, corresse pericolo di morire? Che giova all'uomo l'acquisto di tutto il mondo con pregiudizio dell'anima sua? (Mat 16,26). Questo, secondo l'insegnamento di Gesù Cristo, é il carattere che distingue il cristiano dal pagano: I pagani cercano tutte queste cose... voi cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e gli altri beni vi saranno dati per giunta (Mat 6,32-33). Prendendo adunque da Dio il principio, si dia una larga parte all'istruzione religiosa, affinché ciascuno conosca i propri doveri verso Dio; sappia bene ciò che deve credere, sperare e fare per salvarsi; e sia ben premunito contro gli errori correnti e le seduzioni corruttrici. L'operaio venga animato al culto di Dio e all'amore della pietà, e specialmente all'osservanza dei giorni festivi. Impari a venerare e amare la Chiesa, madre comune di tutti, come pure a obbedire ai precetti di lei, e a frequentare i sacramenti, mezzi divini di giustificazione e di santità.»

  Ma in genere la formazione religiosa di primo e secondo livello termina con il Sacramento della Cresima senza che si sia nemmeno iniziato a parlare del lavoro che un laico deve fare in società e con un tirocinio associativo troppo breve e soprattutto vissuto  prevalentemente obbedendo ai costumi introdotti da altri, dall’autorità religiosa, da chi c’era prima, dalla tradizione, senza nessuna creatività. In definitiva, così non si è capaci di individuare, nel proprio tempo e nella propria società di riferimento, che cosa sia il bene comune e come associarsi per influire su quella società perché ciò che viene inteso come bene pubblico tenda verso quel bene comune, in particolare includendo coloro che l’organizzazione sociale scarta o comunque esclude o marginalizza. E più facilmente si può finire irretiti in quelle che nell’enciclica Le Novità - Rerum novarum  vengono definite società particolari che  si prefiggono un fine apertamente contrario all'onestà, alla giustizia, alla sicurezza del consorzio civile,  come, ai tempi nostri, quelle che propongono di arricchire lo stato  sfruttando ingiustamente e prepotentemente  altri popoli, ritenuti di etnie inferiori, o di abbandonare al loro destino gli stranieri che ci chiedono soccorso o di discriminare nella società le persone di etnia o religioni diverse, tutto condotte, queste, che l’etica sociale quindi la dottrina sociale considera come gravemente peccaminose, capaci di macchiare non solo le collettività e i loro capi, ma ciascuna delle persone che ad esse prestano consenso.
 Uno degli scopi principali di acvivearomavalli.blogspot.it è quello di contribuire a colmare quella lacuna,  a partire dalla nostra parrocchia nel quartiere romano di Monte Sacro - Valli, ma fornendo argomenti che possono essere utili anche a chi è molto più  lontano.
Mario Ardigò- Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

Translation in English language made with the help of Google Translator

Public good and common good - 15 -
Epilogue

We live in political collectives and in other social collectives that identify what is the public good, that is to say, the objective of their action in the interest of the reference group, be it a parish, a church, a party, a trade union, a cultural association or between artists, a state, an association of states. We experience this from an early age, ever since we came out of the family of origin, meet playmates and start with them a social experience. What game do you do together? What rules to follow? Where to play? When to start and when to finish? Who can participate and in what role? Who commands and who is running? Who win? Who loses? What does the winner win? What loses those who lose? The game prepares for adult life. For adults it's fun, entertainment, for the younger ones it's a place for social life. You live as adults in society facing the same general issues that are faced in the game by children and adolescents. In the societies of adults one is less free than in those of the boys: they weigh traditions and organizations that are already done, from the past. The legal civility serves precisely to maintain them over time, from generation to generation, limiting the creativity of those who participate in society, which must take into account the commitments made in the past. Without this, societies could not set themselves distant goals in time, would become unstable and insecure. One enters the society of adults as one climbs onto a train in a passing station: the path to be done is preordained. Usually we are born immersed in a society, important rights and duties are connected to this born immersed in a society: usually who becomes an adult is not allowed to free themselves so easily from this social bond, it binds him regardless of his manifestation of consensus and, in general, even when one moves away from the society of origin. Formal fidelity commitments are usually required when assuming a public function or becoming a soldier. A formal solemn act of commitment, on the other hand, is instead required of the new citizens, those who are introduced into a society in the fullness of participation in it. Others suffer citizenship, but also benefit from it, in the social security that makes it possible. At a certain age of life, however, everyone chooses how to act as citizens, how to influence the society of reference. There are those who choose abstention, participating only when it is obliged to do so, and there are those who choose to participate, trying to influence the orientation in terms of the common good. This requires having a sufficient and realistic view of how things are going, ie a competence. The latter requires training, which for centuries has been given only to those who, by dynasty or other social rank, were destined for government tasks. In a democratic environment it serves all citizens. One of the fundamental objectives of religious formation should be precisely the preparation for political and social action, because it has become aware that political and social action is the manifestation of charity in the religious sense, that is, how one must be in a perspective religious. It is not enough to live in a fraternal spirit in a world that is organized according to the law of the jungle: it is necessary to contribute to change the social organization. This also requires countering, fighting, if those who benefit from unjust social organizations, who are suffering, resist change. But also in the struggle one must have the perspective of charity in the religious sense, which ultimately means to propose the common good, that is to say to do also the good of those who are opposed by enemies. In fact, while the public good is referred to a specific community, the common good is that of everyone, beyond every boundary, tending to that of all humanity and not only of the living, but also that of future generations. The common good therefore has wider prospects for the public good and, according to the teaching of Catholic social doctrine, the public good must strive for the common good.
  The work of religious formation for social and political action is generally neglected in Italy. You do not have enough time. Sometimes we think that those who must learn are still too small for certain topics. Other times that adults are still too little prepared to deal with them. And, in short, at the end only a minority is educated. Even more difficult is to do an internship of social organization. Usually the statutes of our religious associations are rather rigid and, comuque, when they are lacking, as in certain parish organizations, it is preferred that to direct the works are the priests, without co-responsibility of the others. These guidelines have become much more evident since the 1980s, when a certain uniformity was sought in the action of Italian laity, after the social and cultural effervescence of the 1970s. All this has produced a certain immaturity of Italian lay people, but also of priests and religious, in dealing with political and social issues. From the mid-nineteenth century until the seventies of the last century it was very different. Priests such as Romolo Murri, Luigi Sturzo and Giuseppe Dossetti were involved in the organization of important political formations and in the construction of their ideologies. And anyway, behind the lay people involved in politics there were priests and religious competent in the matter. In the 80s of the last century politics began to become dangerous for priests and religious. It appeared as if Pope and bishops were wary of the democratic involvement of lay faithful, priests and religious. At a certain point everything was concentrated in the hands of the Italian Episcopal Conference, as during the reign of Italian Popes it had been in those of the Popes. Lacking adequate popular training, which once took place in the Italian Catholic Action, the creativity of Italian lay people failed in political and social action, up to today's situation in which it was once very important and indeed decisive. , has become irrelevant. It must also be said that the Italian Catholic world, beyond its apparent uniformity, is strongly divided, in particular between reactionary and progressive currents, according to the division that began to manifest itself in the last years '70. We are thinking of a resumption of a common political initiative, but given that division on concrete choices but also on fundamental ideologies, this is an unrealistic hypothesis. This situation does not eliminate the need for social and political formation, because practically every day the conscience of believers is urged to make choices that involve religious ethics and not only in the classic themes once defined as non-negotiable, that is to say reserved to religious authority, such as those regarding reproduction, family and end of life.
 From the beginning, the social doctrine has relied heavily on the work in society of associations of lay people of faith. We read in fact in the Encyclical Novelties - Rerum Novarum, released in 1891 under the authority of Pope Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13 °:

«The work of the associations
48. In the last place, employers and workmen may of themselves effect much, in the matter We are treating, by means of such associations and organizations as afford opportune aid to those who are in distress, and which draw the two classes more closely together. Among these may be enumerated societies for mutual help; various benevolent foundations established by private persons to provide for the workman, and for his widow or his orphans, in case of sudden calamity, in sickness, and in the event of death; and institutions for the welfare of boys and girls, young people, and those more advanced in years.
49. The most important of all are workingmen's unions, for these virtually include all the rest. History attests what excellent results were brought about by the artificers' guilds of olden times. They were the means of affording not only many advantages to the workmen, but in no small degree of promoting the advancement of art, as numerous monuments remain to bear witness. Such unions should be suited to the requirements of this our age - an age of wider education, of different habits, and of far more numerous requirements in daily life. It is gratifying to know that there are actually in existence not a few associations of this nature, consisting either of workmen alone, or of workmen and employers together, but it were greatly to be desired that they should become more numerous and more efficient. We have spoken of them more than once, yet it will be well to explain here how notably they are needed, to show that they exist of their own right, and what should be their organization and their mode of action.
50. The consciousness of his own weakness urges man to call in aid from without. We read in the pages of holy Writ: "It is better that two should be together than one; for they have the advantage of their society. If one fall he shall be supported by the other. Woe to him that is alone, for when he falleth he hath none to lift him up.". And further: "A brother that is helped by his brother is like a strong city."It is this natural impulse which binds men together in civil society; and it is likewise this which leads them to join together in associations which are, it is true, lesser and not independent societies, but, nevertheless, real societies.
51. These lesser societies and the larger society differ in many respects, because their immediate purpose and aim are different. Civil society exists for the common good, and hence is concerned with the interests of all in general, albeit with individual interests also in their due place and degree. It is therefore called a public society, because by its agency, as St. Thomas of Aquinas says, "Men establish relations in common with one another in the setting up of a commonwealth. "But societies which are formed in the bosom of the commonwealth are styled private, and rightly so, since their immediate purpose is the private advantage of the associates. "Now, a private society," says St. Thomas again, "is one which is formed for the purpose of carrying out private objects; as when two or three enter into partnership with the view of trading in common. "Private societies, then, although they exist within the body politic, and are severally part of the commonwealth, cannot nevertheless be absolutely, and as such, prohibited by public authority. For, to enter into a "society" of this kind is the natural right of man; and the State has for its office to protect natural rights, not to destroy them; and, if it forbid its citizens to form associations, it contradicts the very principle of its own existence, for both they and it exist in virtue of the like principle, namely, the natural tendency of man to dwell in society.
52. There are occasions, doubtless, when it is fitting that the law should intervene to prevent certain associations, as when men join together for purposes which are evidently bad, unlawful, or dangerous to the State. In such cases, public authority may justly forbid the formation of such associations, and may dissolve them if they already exist. But every precaution should be taken not to violate the rights of individuals and not to impose unreasonable regulations under pretense of public benefit. For laws only bind when they are in accordance with right reason, and, hence, with the eternal law of God.
53. And here we are reminded of the confraternities, societies, and religious orders which have arisen by the Church's authority and the piety of Christian men. The annals of every nation down to our own days bear witness to what they have accomplished for the human race. It is indisputable that on grounds of reason alone such associations, being perfectly blameless in their objects, possess the sanction of the law of nature. In their religious aspect they claim rightly to be responsible to the Church alone. The rulers of the State accordingly have no rights over them, nor can they claim any share in their control; on the contrary, it is the duty of the State to respect and cherish them, and, if need be, to defend them from attack. It is notorious that a very different course has been followed, more especially in our own times. In many places the State authorities have laid violent hands on these communities, and committed manifold injustice against them; it has placed them under control of the civil law, taken away their rights as corporate bodies, and despoiled them of their property, in such property the Church had her rights, each member of the body had his or her rights, and there were also the rights of those who had founded or endowed these communities for a definite purpose, and, furthermore, of those for whose benefit and assistance they had their being. Therefore We cannot refrain from complaining of such spoliation as unjust and fraught with evil results; and with all the more reason do We complain because, at the very time when the law proclaims that association is free to all, We see that Catholic societies, however peaceful and useful, are hampered in every way, whereas the utmost liberty is conceded to individuals whose purposes are at once hurtful to religion and dangerous to the commonwealth.
54. Associations of every kind, and especially those of working men, are now far more common than heretofore. As regards many of these there is no need at present to inquire whence they spring, what are their objects, or what the means they imply. Now, there is a good deal of evidence in favor of the opinion that many of these societies are in the hands of secret leaders, and are managed on principles ill - according with Christianity and the public well-being; and that they do their utmost to get within their grasp the whole field of labor, and force working men either to join them or to starve. Under these circumstances Christian working men must do one of two things: either join associations in which their religion will be exposed to peril, or form associations among themselves and unite their forces so as to shake off courageously the yoke of so unrighteous and intolerable an oppression. No one who does not wish to expose man's chief good to extreme risk will for a moment hesitate to say that the second alternative should by all means be adopted.
55. Those Catholics are worthy of all praise-and they are not a few-who, understanding what the times require, have striven, by various undertakings and endeavors, to better the condition of the working class by rightful means. They have taken up the cause of the working man, and have spared no efforts to better the condition both of families and individuals; to infuse a spirit of equity into the mutual relations of employers and employed; to keep before the eyes of both classes the precepts of duty and the laws of the Gospel - that Gospel which, by inculcating self restraint, keeps men within the bounds of moderation, and tends to establish harmony among the divergent interests and the various classes which compose the body politic. It is with such ends in view that we see men of eminence, meeting together for discussion, for the promotion of concerted action, and for practical work. Others, again, strive to unite working men of various grades into associations, help them with their advice and means, and enable them to obtain fitting and profitable employment. The bishops, on their part, bestow their ready good will and support; and with their approval and guidance many members of the clergy, both secular and regular, labor assiduously in behalf of the spiritual interest of the members of such associations. And there are not wanting Catholics blessed with affluence, who have, as it were, cast in their lot with the wage-earners, and who have spent large sums in founding and widely spreading benefit and insurance societies, by means of which the working man may without difficulty acquire through his labor not only many present advantages, but also the certainty of honorable support in days to come. How greatly such manifold and earnest activity has benefited the community at large is too well known to require Us to dwell upon it. We find therein grounds for most cheering hope in the future, provided always that the associations We have described continue to grow and spread, and are well and wisely administered. The State should watch over these societies of citizens banded together in accordance with their rights, but it should not thrust itself into their peculiar concerns and their organization, for things move and live by the spirit inspiring them, and may be killed by the rough grasp of a hand from without.
56. In order that an association may be carried on with unity of purpose and harmony of action, its administration and government should be firm and wise. All such societies, being free to exist, have the further right to adopt such rules and organization as may best conduce to the attainment of their respective objects. We do not judge it possible to enter into minute particulars touching the subject of organization; this must depend on national character, on practice and experience, on the nature and aim of the work to be done, on the scope of the various trades and employments, and on other circumstances of fact and of time - all of which should be carefully considered.
57. To sum up, then, We may lay it down as a general and lasting law that working men's associations should be so organized and governed as to furnish the best and most suitable means for attaining what is aimed at, that is to say, for helping each individual member to better his condition to the utmost in body, soul, and property. It is clear that they must pay special and chief attention to the duties of religion and morality, and that social betterment should have this chiefly in view; otherwise they would lose wholly their special character, and end by becoming little better than those societies which take no account whatever of religion. What advantage can it be to a working man to obtain by means of a society material well-being, if he endangers his soul for lack of spiritual food? "What doth it profit a man, if he gain the whole world and suffer the loss of his soul?". This, as our Lord teaches, is the mark or character that distinguishes the Christian from the heathen. "After all these things do the heathen seek . . . Seek ye first the Kingdom of God and His justice: and all these things shall be added unto you."Let our associations, then, look first and before all things to God; let religious instruction have therein the foremost place, each one being carefully taught what is his duty to God, what he has to believe, what to hope for, and how he is to work out his salvation; and let all be warned and strengthened with special care against wrong principles and false teaching. Let the working man be urged and led to the worship of God, to the earnest practice of religion, and, among other things, to the keeping holy of Sundays and holy days. Let him learn to reverence and love holy Church, the common Mother of us all; and hence to obey the precepts of the Church, and to frequent the sacraments, since they are the means ordained by God for obtaining forgiveness of sin and fox leading a holy life.»

 But, in general, the first and second level religious formation end with the Sacrament of Confirmation without having even begun to talk about the work that a lay person has to do in society and with a too short association and above all lived mainly by obeying the customs introduced by others, from religious authority, from who was before, from tradition, without any creativity. Ultimately, so we are not able to identify, in their time and in their society of reference, what is the common good and how to associate to influence that society because what is understood as a public good tends towards that common good, in particular including those that social organization discards or otherwise excludes or marginalizes. And more easily the people can end up enmeshed in those that in the encyclical Novelties - Rerum novarum are defined special societies that aim at an end openly opposed to honesty, justice, security of the civil consortium, as, in our times, those that propose to enrich the state by unjustly and exploiting by force other peoples, considered to be of inferior ethnic groups, or to abandon to their destiny foreigners who ask for help or to discriminate in the society the people of different ethnic groups or religions, all conducted, that the social ethics, and therefore the social doctrine consider to be gravely sinfuls, capable of staining not only the collective entities and their leaders, but each of the persons who give them consent.
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Mario Ardigò - Catholic Action in the parish of San Clemente pope - Rome, Monte Sacro, Valli district