Bene pubblico e bene comune - 8 -
A partire dagli inizi del Novecento gli
europei furono altamente politicizzati: in particolare le masse popolari furono
coinvolte nelle lotte politiche in contesti istituzionali che, con l’estendersi
del suffragio universale maschile e in ambienti progressivamente permeati da
principi liberali e democratici, davano loro più opportunità di influire sul
governo della società. Questo processo fu favorito da tre fattori, che si erano
prodotti dalla seconda metà dell’Ottocento: l’estendersi dell’istruzione
elementare, l’azione politica dei socialismi europei, l’azione sociale ispirata
dalla fede religiosa di vari movimenti cristiani e, tra questi, della Chiesa
cattolica romana. In quest’ultima il Papato, nel 1870, era stato privato dal
nuovo stato unitario nazionale italiano, il Regno d’Italia costituito nel 1861 sulla
base del precedente regno della dinastia Savoia con capitale a Torino, del suo piccolo regno territoriale nel centro
Italia, con capitale Roma, denominato Stato
della Chiesa, e aveva maturato rivendicazioni politiche contro il Regno
d’Italia per riaverlo. Nel complesso esse vennero definite come Questione romana. In questo contesto il
Papato aveva attivato le masse italiane in uno scontro di civiltà, presentando le sue rivendicazioni politiche non
come quelle di un monarca spodestato contro il monarca conquistatore, ma come
quelle di un popolo animato da costumi religiosi contro un regime dominato da
una minoranza irreligiosa. Dalla fine dell’Ottocento, per sollevare le masse,
il Papato romano aveva ripreso alcuni classici temi dell’ideologia socialista,
centrati sull’idea di una profonda riforma delle istituzioni politiche al fine
di realizzare la giustizia sociale, intesa come far partecipare i lavoratori
delle ricchezze prodotte, con il loro contributo determinante, in un contesto
di economia capitalistica: la materia era definita come questione sociale. L’Italia è una piccola parte del mondo, ma per
il Papato romano è stata molto importante perché ha costituito per esso una
specie di laboratorio politico. Non deve stupire, quindi, la grande importanza
che, in particolare a partire dalla metà dell’Ottocento, si è data ai problemi
italiani. Ma, è questo è molto significativo per gli sviluppi storici successivi,
questa azione politica del Papato fu vivamente contrastata, nella seconda metà
dell’Ottocento, anche in Germania e Austria. Anche i socialisti organizzavano
le masse sulla base della questione sociale, che per essi non era però
strumentale ad altre finalità politiche, ma il centro del loro impegno. Il
primo documento della dottrina sociale cattolica moderna, l’enciclica Le
novità - Rerum Novarum, diffusa nel 1891 sotto l’autorità del papa Vincenzo
Gioacchino Pecci - Leone 13°, propose come settori di impegno sociale per i
cattolici diversi temi del socialismo europeo di quegli anni, pur polemizzando
con il socialismo per il suo anticlericalismo e l’intenzione politica di
realizzare la giustizia sociale mediante una lotta della classe dei lavoratori
dipendenti contro quella dei capitalisti. L’ideologia sociale del Papato
proponeva proponeva invece di realizzare la pace sociale mediante una
collaborazione volontaria tra le due classi, nella quale i più ricchi facessero partecipare gli altri settori della società al loro benessere. Nel giro di
qualche decennio si capì però che si trattava di una proposta irrealistica e l’azione sociale dei fedeli venne riorganizzata anche dal punto di vista
sindacale in un complesso di istituzioni sociali che avevano anche compiti
propriamente sindacali. Questo avvenne nel 1905, quando il Papato ordinò la
costituzione di una nuova organizzazione finalizza a realizzare la dottrina
sociale, vale a dire l’Azione Cattolica. L’Azione Cattolica fu il primo modello
europeo di partito politico di massa, in particolare dotato di
un’organizzazione capillare di formazione e propaganda, completa di case
editrici e periodici, controllata da un
centro politico nazionale, con una struttura istituzionale rigida e gerarchica,
sostenuta da un ceto di animatori professionali, quali erano i sacerdoti
cattolici. Negli stessi anni il rivoluzionario russo socialista Vladimir Il'ič Ul'janov, detto Lenin,
(1870-1924) pensò a qualcosa di simile. Le organizzazioni di Azione Cattolica
furono fondamentali per far assimiliare nelle masse, dopo le iniziali
resistenze del Papato romano, i principi
della democrazia liberale, arricchendoli tuttavia di principi di giustizia
sociale di derivazione socialista, secondo un’ideologia di democrazia cristiana. Analogo
processo si produsse nelle organizzazioni socialiste europee, ma non in quelle
russe che finirono egemonizzate dalle correnti leniniste. Per rendere un’idea
del processo politico a cui mi sto riferendo, vorrei evidenziare che la storia
tedesca e italiana dal 1945 fu egemonizzata da partiti democratici cristiani e
socialisti, che l’Unione Europea si è costruita con il contributo determinante
di democratici cristiani e socialisti, che l’allargamento ad Oriente
dell’Unione Europea, inglobando circa cento milioni di nuovi cittadini europei,
si è fatto con il contributo determinante del democristiano Helmut Kohl, che la
democristiana tedesca Angela Merkel, formatasi nelle gioventù socialista della
Repubblica Democratica Tedesca, è riconsciuta come la principale statista
europea, che attualmente nel Parlamento europeo due dei maggiori gruppi sono
quelli di orientamento democristiano e socialista.
Originariamente l’azione politica suscitata
dal Papato era fortemente clericale e, anzi, papista. Doveva agire
nell’interesse del Papato, secondo i principi sociali da esso stabiliti e
diffusi, nei limiti di ciò che disponeva il Papato. L’idea di democrazia era estranea all’originaria dottrina sociale,
che vi vedeva fondamentalmente un focolaio di indisciplina ideologica e
sociale. Questo comportò addirittura, nel 1901, una sconfessione dell’ideologia
di democrazia cristiana, che venne con l’enciclica Le gravi
preoccupazione sui problemi sociali - Graves de communi re del papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13°,
lo stesso dell’enciclica Le Novità -
Rerum novarum. Comunque, quando fu organizzata l’Azione Cattolica italina,
a partire dai suoi statuti deliberati e approvati dal Papato nel 1906, un ruolo
determinante fu affidato all’economista e sociologo (1845-1918) Giuseppe
Toniolo, proclamato beato dalla Chiesa cattolica nel 2012, uno dei
principali teorici di una democrazia cristiana. Il Papato romano
diede poi il via libera alle correnti politiche di democrazia cristiana a
partire dal 1941, dopo il crollo delle speranze che aveva riposto in Italia nel
fascismo mussoliniano a partire dagli anni Venti del Novecento. Nella
costruzione dell’Europa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale i
democratici cristiani diedero un contributo originale attingendo anche a fonti
culturali esterne alla dottrina del Papato, ad esempio alla filosofia del
francese Jacques Maritain (1882-1993) e, in particolare, in Italia, in dialogo
fecondo con varie correnti del socialismo.
Questo processo di cultura politica si
sviluppò in una situazione nella quale
il Papato romano andava attestandosi su posizioni piuttosto reazionarie,
durante il regno di Eugenio Pacelli - Pio 12° (1939-1958). La dottrina sociale
fu quindi trascinata, in questo tempo, dal 1945 al 1962, dal
pensiero sociale dei fedeli cattolici. La situazione cambiò con il Concilio Vaticano 2° (1962-1965),
durante il dottrina sociale fu aggiornata, in particolare in materia di bene comune,
che venne riconfigurato come universale e comprendente anche la pace a livello
globale. Dalle origini dell’azione sociale suscitata nell’Ottocento rimase la
polemica costante con il nazionalismo, che comportava di inglobare la fede religiosa
negli elementi che caratterizzavano i regimi politici che pretendevano di
rappresentare tutti gli appartenenti all’etnia prevalente in un
certo territorio individuato come stato nazionalwe in base a una sua storia particolare. Le
religioni cristiane europee avevano subito storicamente in misura più o meno grande quel processo di nazionalizzazione, ad eccezione che in
Italia, per il fatto che l’unità nazionale si era fatta contro il Papato romano e che quest’ultimo aveva
mantenuto in Italia anche dall’Ottocento, dopo il crollo delle antiche dinastie
sovrane europee con le quali si era federato, una notevole influenza politica.
Nemmeno al fascismo mussoliniano (1922-1945) riuscì veramente di suscitare un
nazionalismo italiano. La polemica di democristiani e socialisti europei contro
il nazionalismo fu molto importante nella costruzione della nuova Europa, che
non poteva riuscire mantenendo forti nazionalismi come nel passato. E portò
anche a disegnare le istituzioni europee in modo che non potessero fondare un
nuovo nazionalismo, europeo questa volta invece che regionale. In sostanza,
consapevoli dei problemi che aveva storicamente dato, non venne preso come
modello il tipo di organizzazione degli Stati Uniti d’America, basato su un
centro politico presidenziale molto forte, anche se moderato dai poteri di un
Parlamento che ha nel Senato una potente rappresentanza regionale.
L’Unione Europea si è coalizzata in un quadro di cooperazione
solidale di autonomie regionali, che viene costantemente approfondito e
allargato cercando di creare legami economici e sociali a partire dal basso,
invece che organizzando i vertici politici. Questo fa apparire l’esperimento
politico di unificazione europea come un’organizzazione incompiuta, ed in un
certo senso lo è, ma esso ha prodotto due importanti risultati, vale a dire un
lunghissimo periodo di pace, che non ha avuto eguali nella storia europea, e
forse mondiale, e l’introduzione di
elementi socialisti senza finire sotto egemonia totalitaria. Nella Costituzione
della Repubblica italiana questo è evidenziato dalle norme secondo le quali la
proprietà privata e l’impresa devono avere una funzione sociale. Più o meno in tutte le norme fondamentali degli
stati dell’Unione Europea troviamo
principi simili e, dove mancano, in realtà quei principi sono comunque
seguiti in base a norme di livello inferiore. Sono contenuti anche nella Carta
dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che dal 2009 è legge dell’Unione
Europea, in base a quanto deliberato dal Trattato di Lisbona del 2007, in
particolare negli articoli dal 27 al 38, sulla solidarietà. La pace e la solidarietà
sociale, in particolare mediante un esteso sistema di sicurezza sociale,
sono considerati tra i più imporanti beni pubblici europei, vale a dire tra le
più importanti finalità operative degli stati dell’Unione Europea e dell’Unione
Europea stessa. Sono considerati anche parte del bene comune indicato dalla
dottrina sociale cattolica come finalità principale ed essenziale dell’azione
politica. Essi sono una recente conquista culturale europea, come anche nella
dottrina sociale cattolica. Risalgono fondamentalmente alla fine della Seconda
Guerra Mondiale. Non rientrano, ad esempio, tra i principi fondamentali di una
grande potenza democratica come gli Stati Uniti d’America, il cui Presidente,
ad esempio, non ha avuto recentemente
difficoltà a definire come nemici gli europei dell’Unione Europea e, in materia
di solidarietà sociale, segue principi effettivamente diversi da quelli
europei. Quelle parole non sono state prese sul serio in Europa, sono state
ritenute come espressione di una polemica elettorale, ad uso esclusivamente
interno, ma certamente le politiche statunitensi recenti, tutte centrate sulla
realizzazione di un benessere interno, in un mondo che in genere sta peggio,
hanno avuto pesanti riflessi anche in Europa, determinando una nuova crisi
recessiva.
Di quell’atteggiamento politico parla spesse
papa Francesco, ad esempio lo ha fatto nel luglio 2015, durante un discorso
alle autorità civili boliviane:
«Ma dobbiamo stare
in guardia, perché molto facilmente ci abituiamo all'ambiente di inequità che
ci circonda, che siamo diventati insensibili alle sue manifestazioni. E così
confondiamo, senza accorgercene, il "bene comune" con il
"benessere", e lì si scivola, a poco a poco, e l’ideale del bene
comune, poiché si va perdendo, finisce nel benessere, specialmente quando siamo
noi quelli che ne godiamo, e non gli altri. Il benessere che fa riferimento
solamente all’abbondanza materiale tende ad essere egoista, tende a difendere
gli interessi di parte, a non pensare agli altri, e a cedere al richiamo del
consumismo. Così inteso, il benessere, invece di aiutare, è portatore di
possibili conflitti e di disgregazione sociale; affermatosi come prospettiva
dominante, genera il male della corruzione, che scoraggia e fa tanto danno. Il
bene comune, invece, è superiore alla somma dei singoli interessi; è un
passaggio da ciò che “è meglio per me” a ciò che “è meglio per tutti”, e
comprende tutto ciò che dà coesione a un popolo: obiettivi comuni, valori
condivisi, ideali che aiutano ad alzare lo sguardo al di là di orizzonti
individuali.»
Per la verità, dalle notizie che ci giungono
dagli Stati Uniti d’America emerge che le politiche dell’attuale
amministrazione federale non hanno realmente conseguito il risultato promesso
di incrementare il benessere degli americani, intesi come tutti gli statunitensi. Certo ci sono molti grandi ricchi, tra i
quali lo stesso Presidente statunitense, ma c’è molta miseria e una sistema di
sicurezza sociale che non è neanche lontanamente paragonabile a quelli dell’Unione
Europea. Chi sta male è classificato tra i perdenti e perdenti
in quanto pigri o incapaci, e quindi viene ritenuto meritevole
di essere perdente. Non notiamo un
approfondimento politico sulle cause sociali, strutturali, di tanta povertà in
uno degli stati più ricchi del mondo e delle crescenti diseguaglianze sociali.
Inoltre sembra che si voglia difendere quella grande ricchezza di una minoranza
della popolazione con politiche aggressive non solo contro gli storici
avversari, ma anche con gli storici alleati, insomma contro tutto il mondo.
Questo atteggiamento politico diverge marcatamente da quello insegnato dalla dottrina
sociale cattolica contemporanea che lo considera, come spiegato da Papa nel
discorso che ho citato, fonte di possibili
conflitti, di disgregazione sociale e, se diventa prospettiva dominante, del male della corruzione. Ma diverge
indubbiamente anche da quello (ancora) dominante nell’ideologia dell’Unione
Europea, la quale, almeno fino ad oggi, ha saputo tenere conto di un bene
comune che andava al di là degli interessi nazionalistici particolari degli
stati membri, costruendo un bene pubblico,
inteso come finalità istituzionale, molto più vasto.
Mario Ardigò - Azione
Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli.
Translation in English made with the help of Google Translator
Public good and common good -8-
From
the beginning of the twentieth century the Europeans were highly politicized:
in particular the popular masses were involved in political struggles in
institutional contexts which, with the extension of universal male suffrage and
in environments progressively permeated by liberal and democratic principles,
gave them more opportunities. to influence the government of society. This
process was favored by three factors, which had been produced since the second
half of the nineteenth century: the extension of elementary education, the
political action of European socialisms, social action inspired by the
religious faith of various Christian movements and, among these, of the Roman
Catholic Church. In the latter the Papacy, in 1870, had been deprived of the
new Italian national unitary state, the Kingdom of Italy established in 1861 on
the basis of the previous kingdom of the Savoy dynasty with capital in Turin,
of its small territorial kingdom in central Italy, with capital Rome, called
the State of the Church, and had developed political claims against the Kingdom
of Italy to get it back. On the whole they were defined as a Roman question. In
this context the Papacy had activated the Italian masses in a clash of
civilizations, presenting its political claims not as those of a monarch
dispossessed against the conquering monarch, but as those of a people animated
by religious customs against a regime dominated by a minority irreligious. From
the end of the nineteenth century, to raise the masses, the Roman papacy had
resumed some classic themes of socialist ideology, centered on the idea of a
profound reform of political institutions in order to realize social justice,
understood as involving the workers of riches produced, with their decisive
contribution, in a context of capitalist economy: matter was defined as a
social question. Italy is a small part of the world, but for the Roman Papacy
it was very important because it was a kind of political laboratory for it.
Therefore, the great importance that, especially since the mid-nineteenth
century, has given rise to Italian problems is not surprising. But, this is
very significant for the subsequent historical developments, this political
action of the Papacy was strongly opposed, in the second half of the nineteenth
century, also in Germany and Austria. Even the socialists organized the masses
on the basis of the social question, which for them was not however
instrumental to other political ends, but the center of their commitment. The
first document of modern Catholic social doctrine, the encyclical The Novelties
- Rerum Novarum, released in 1891 under the authority of Pope Vincenzo
Gioacchino Pecci - Leone 13 °, proposed as areas of social commitment for
Catholics different themes of European socialism of those years, while
polemizing with socialism for its anticlericalism and the political intention
to realize social justice through a struggle of the class of the salaried
workers against that of the capitalists. The social ideology of the Papacy proposed instead of creating social peace through a voluntary collaboration between the two classes, in which the richest involved the other sectors of society to their welfare. Within a few decades, however, it was understood that this was an unrealistic proposal and the social action of the faithful was reorganized also from the union point of view in a group of social institutions that also had duties that were strictly as trade union. This happened
in 1905, when the Papacy ordered the constitution of a new organization aimed
at realizing the social doctrine, that is to say the Catholic Action. The
Catholic Action was the first European model of a mass political party, in
particular endowed with a capillary organization of training and propaganda,
complete with publishing houses and periodicals, controlled by a national
political center, with a rigid and hierarchical institutional structure,
supported by a class of professional animators, such as Catholic priests. In
the same years the Russian socialist revolutionary Vladimir Il'ič Ulyanov,
called Lenin, (1870-1924) thought of something similar. The Catholic Action
organizations were instrumental in making the principles of liberal democracy
assimilate to the masses, after the initial resistance of the Roman Papacy, but
enriching them with principles of social justice of socialist derivation,
according to an ideology of Christian democracy. A similar process took place
in the European socialist organizations, but not in the Russian ones which
ended by hegemony from the Leninist currents. o give an idea of the political
process to which I am referring, I would like to point out that German and
Italian history since 1945 was hegemonized by Christian and socialist
democratic parties, which the European Union has built with the decisive
contribution of Christian and socialist democrats. , that the enlargement to
the East of the European Union, incorporating about a hundred million new
European citizens, was made with the decisive contribution of the Christian
Democrat Helmut Kohl, that the German Christian Democrat Angela Merkel, formed
in the socialist youth of the German Democratic Republic, is Recognized as the
leading European statesman, currently two of the largest groups in the European
Parliament are those of Christian Democrat and Socialist orientation.
Originally the political action aroused by the
Papacy was strongly clerical and, indeed, papist. It had to act in the
interests of the Papacy, according to the social principles established and
spread by it, within the limits of what the Papacy had. The idea of democracy
was foreign to the original social doctrine, which basically saw an outbreak of
ideological and social indiscipline. In 1901 this also led to a defeat of the
ideology of Christian democracy, which came with the encyclical The serious
concern about social problems - Graves de communi king of Pope Vincenzo
Gioacchino Pecci - Leo 13 °, the same as the encyclical Le Novel - Rerum
novarum. However, when the Italic Catholic Action was organized, starting from
its statutes approved and approved by the Papacy in 1906, a decisive role was
entrusted to the economist and sociologist (1845-1918) Giuseppe Toniolo,
proclaimed blessed by the Catholic Church in 2012, one of the main theorists of
a Christian democracy. The Roman papacy then gave the green light to the
political currents of Christian democracy starting from 1941, after the
collapse of the hopes that it had placed in Italy in Mussolini's fascism
starting from the twenties of the twentieth century. In the construction of
Europe after the end of the Second World War, Christian Democrats made an
original contribution drawing on cultural sources outside the doctrine of the
Papacy, for example the philosophy of the French Jacques Maritain (1882-1993)
and, in particular, in Italy, in fruitful dialogue with various currents of
socialism.
This process of political culture developed in
a situation in which the Roman papacy was establishing itself on rather
reactionary positions during the reign of Eugenio Pacelli - Pius 12 °
(1939-1958). The social doctrine was therefore dragged, in this time, from 1945
to 1962, by the social thought of the Catholic faithful. The situation changed
with the Second Vatican Council (1962-1965), during the social doctrine it was
updated, particularly in the matter of the common good, which was reconfigured
as universal and also including peace at the global level. From the origins of
social action aroused in the nineteenth century remained the constant
controversy with nationalism, which involved incorporating religious faith in
the elements that characterized the political regimes that claimed to represent
all the members of the ethnic group prevailing in a certain territory
identified as a state nationalwe on the basis of a particular story. The
European Christian religions had historically suffered more or less the process
of nationalization, except in Italy, due to the fact that the national unity
had been made against the Roman Papacy and that the latter had maintained in
Italy also from the 'Nineteenth century, after the collapse of the ancient
European sovereign dynasties with which it had been federated, a considerable
political influence. Not even Mussolini's fascism (1922-1945) really succeeded
in provoking Italian nationalism. The polemic of Christian democrats and
socialists against nationalism was very important in the construction of the
new Europe, which could not succeed maintaining strong nationalisms as in the
past. And it also led to designing the European institutions so that they could
not found a new nationalism, European this time instead of regional. In
essence, aware of the problems that had historically given, was not taken as a
model the type of organization of the United States of America, based on a very
strong presidential political center, even if moderated by the powers of a
Parliament that has in the Senate a powerful regional representation.
The European Union has coalesced in a
framework of solidarity cooperation of regional autonomies, which is constantly
deepened and widened trying to create economic and social ties starting from
the bottom, rather than organizing the political summits. This makes the
political experiment of European unification appear as an unfinished
organization, and in a certain sense it is, but it has produced two important
results, namely a very long period of peace, which has had no equal in European
history, and perhaps worldwide, and the introduction of socialist elements
without ending under totalitarian hegemony. In the Constitution of the Italian
Republic this is evidenced by the rules according to which private property and
the company must have a social function. More or less in all the fundamental
norms of the European Union states we find similar principles and, where they
are lacking, in reality those principles are however followed according to
lower level norms. They are also contained in the Charter of Fundamental Rights
of the European Union, which since 2009 is the law of the European Union, on
the basis of the deliberations of the 2007 Lisbon Treaty, particularly in
articles from 27 to 38, on solidarity. Peace and social solidarity, in
particular through an extensive social security system, are considered among
the most important European public goods, that is to say among the most
important operational goals of the states of the European Union and of the
European Union itself. They are also considered part of the common good
indicated by the Catholic social doctrine as the main and essential goal of
political action. They are a recent European cultural achievement, as well as
in Catholic social doctrine. They basically date back to the end of the Second
World War. For example, they are not among the fundamental principles of a
great democratic power like the United States of America, whose President, for
example, has not recently had difficulty in defining European Union Europeans
as enemies. social solidarity, follows principles that are actually different
from those of Europe. Those words were not taken seriously in Europe, were
considered as an expression of an electoral controversy, for internal use only,
but certainly the recent US policies, all centered on the realization of
internal well-being, in a world that generally is worse off , have also had
heavy repercussions in Europe, resulting in a new recessionary crisis.
Of that political attitude, Pope Francis
often speaks, for example he did so in July 2015, during a speech to the
Bolivian civil authorities:
"But we need to be on the alert because it is very easy for us to become accustomed to the atmosphere of inequality all around us, with the result that we take it for granted. Without even being conscious of it, we confuse the “common good” with “prosperity”, and so it goes, sliding bit by bit, and the ideal of the “common good” gets lost, ending up in “prosperity”, especially when we are the ones who enjoy that prosperity, and not the others. Prosperity understood only in terms of material wealth has a tendency to become selfish; it tends to defend private interests, to be unconcerned about others, and to give free rein to consumerism. Understood in this way, prosperity, instead of helping, breeds conflict and social disintegration; as it becomes more prevalent, it opens the door to the evil of corruption, which brings so much discouragement and damage in its wake. The common good, on the other hand, is much more than the sum of individual interests. It moves from “what is best for me” to “what is best for everyone”. It embraces everything which brings a people together: common purpose, shared values, ideas which help us to look beyond our limited individual horizons. "
In fact, from the news coming to us from the
United States of America, it emerges that the policies of the current federal
administration have not really achieved the promised result of increasing the
well-being of Americans, understood as all US citizens. Of course there are many
great richs, including the US President himself, but there is a lot of poverty
and a social security system that is not even remotely comparable to those of
the European Union. Those who are poor are classified among the losers and
losers because they are lazy or incapable, and therefore they are considered
worthy of being losers. We do not notice a political deepening on the social,
structural causes of so much poverty in one of the richest states in the world
and increasing social inequalities. It also seems that we want to defend the
great wealth of a minority of the population with aggressive policies not only
against the historical opponents, but also with the allied historians, in
short, against the whole world.
This
political attitude diverges markedly from the one taught by contemporary
Catholic social doctrine which considers it, as explained by Pope in the speech
I have cited, a source of possible conflicts, of social disintegration and,if it becomes dominant perspective, of the evil of corruption. But it also
undoubtedly diverges from that (still) dominant in the ideology of the European
Union, which, at least until today, has been able to take account of a common
good that went beyond the particular nationalistic interests of the member
states, building a good public, intended as an institutional purpose, much
broader.
Mario
Ardigò - Catholic Action in San Clemente pope - Rome, Monte Sacro, Valli.