INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

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Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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sabato 16 febbraio 2019

Bene pubblico e bene comune - 8 - Public good and common good -8-


Bene pubblico e bene comune  - 8 - 

  A partire dagli inizi del Novecento gli europei furono altamente politicizzati: in particolare le masse popolari furono coinvolte nelle lotte politiche in contesti istituzionali che, con l’estendersi del suffragio universale maschile e in ambienti progressivamente permeati da principi liberali e democratici, davano loro più opportunità di influire sul governo della società. Questo processo fu favorito da tre fattori, che si erano prodotti dalla seconda metà dell’Ottocento: l’estendersi dell’istruzione elementare, l’azione politica dei socialismi europei, l’azione sociale ispirata dalla fede religiosa di vari movimenti cristiani e, tra questi, della Chiesa cattolica romana. In quest’ultima il Papato, nel 1870, era stato privato dal nuovo stato unitario nazionale italiano, il Regno d’Italia costituito nel 1861 sulla base del precedente regno della dinastia Savoia con capitale a Torino,  del suo piccolo regno territoriale nel centro Italia, con capitale Roma, denominato Stato della Chiesa, e aveva maturato rivendicazioni politiche contro il Regno d’Italia per riaverlo. Nel complesso esse vennero definite come  Questione romana. In questo contesto il Papato aveva attivato le masse italiane in uno scontro di civiltà, presentando le sue rivendicazioni politiche non come quelle di un monarca spodestato contro il monarca conquistatore, ma come quelle di un popolo animato da costumi religiosi contro un regime dominato da una minoranza irreligiosa. Dalla fine dell’Ottocento, per sollevare le masse, il Papato romano aveva ripreso alcuni classici temi dell’ideologia socialista, centrati sull’idea di una profonda riforma delle istituzioni politiche al fine di realizzare la giustizia sociale, intesa come far partecipare i lavoratori delle ricchezze prodotte, con il loro contributo determinante, in un contesto di economia capitalistica: la materia era definita come questione sociale. L’Italia è una piccola parte del mondo, ma per il Papato romano è stata molto importante perché ha costituito per esso una specie di laboratorio politico. Non deve stupire, quindi, la grande importanza che, in particolare a partire dalla metà dell’Ottocento, si è data ai problemi italiani. Ma, è questo è molto significativo per gli sviluppi storici successivi, questa azione politica del Papato fu vivamente contrastata, nella seconda metà dell’Ottocento, anche in Germania e Austria. Anche i socialisti organizzavano le masse sulla base della questione sociale, che per essi non era però strumentale ad altre finalità politiche, ma il centro del loro impegno. Il primo documento della dottrina sociale cattolica moderna, l’enciclica  Le novità - Rerum Novarum, diffusa nel 1891 sotto l’autorità del papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13°, propose come settori di impegno sociale per i cattolici diversi temi del socialismo europeo di quegli anni, pur polemizzando con il socialismo per il suo anticlericalismo e l’intenzione politica di realizzare la giustizia sociale mediante una lotta della classe dei lavoratori dipendenti contro quella dei capitalisti. L’ideologia sociale del Papato proponeva proponeva invece di realizzare la pace sociale mediante una collaborazione volontaria tra le due classi, nella quale i più ricchi facessero partecipare gli altri settori della società al loro benessere. Nel giro di qualche decennio si capì però che si trattava di una proposta irrealistica e l’azione sociale dei fedeli venne riorganizzata anche dal punto di vista sindacale in un complesso di istituzioni sociali che avevano anche compiti propriamente sindacali. Questo avvenne nel 1905, quando il Papato ordinò la costituzione di una nuova organizzazione finalizza a realizzare la dottrina sociale, vale a dire l’Azione Cattolica. L’Azione Cattolica fu il primo modello europeo di partito politico di massa, in particolare dotato di un’organizzazione capillare di formazione e propaganda, completa di case editrici e periodici,  controllata da un centro politico nazionale, con una struttura istituzionale rigida e gerarchica, sostenuta da un ceto di animatori professionali, quali erano i sacerdoti cattolici. Negli stessi anni il rivoluzionario russo socialista  Vladimir Il'ič Ul'janov, detto Lenin, (1870-1924) pensò a qualcosa di simile. Le organizzazioni di Azione Cattolica furono fondamentali per far assimiliare nelle masse, dopo le iniziali resistenze del Papato romano,  i principi della democrazia liberale, arricchendoli tuttavia di principi di giustizia sociale di derivazione socialista, secondo un’ideologia di democrazia cristiana.  Analogo processo si produsse nelle organizzazioni socialiste europee, ma non in quelle russe che finirono egemonizzate dalle correnti leniniste. Per rendere un’idea del processo politico a cui mi sto riferendo, vorrei evidenziare che la storia tedesca e italiana dal 1945 fu egemonizzata da partiti democratici cristiani e socialisti, che l’Unione Europea si è costruita con il contributo determinante di democratici cristiani e socialisti, che l’allargamento ad Oriente dell’Unione Europea, inglobando circa cento milioni di nuovi cittadini europei, si è fatto con il contributo determinante del democristiano Helmut Kohl, che la democristiana tedesca Angela Merkel, formatasi nelle gioventù socialista della Repubblica Democratica Tedesca, è riconsciuta come la principale statista europea, che attualmente nel Parlamento europeo due dei maggiori gruppi sono quelli di orientamento democristiano e socialista.
  Originariamente l’azione politica suscitata dal Papato era fortemente clericale e, anzi, papista. Doveva agire nell’interesse del Papato, secondo i principi sociali da esso stabiliti e diffusi, nei limiti di ciò che disponeva il Papato. L’idea di  democrazia  era estranea all’originaria dottrina sociale, che vi vedeva fondamentalmente un focolaio di indisciplina ideologica e sociale. Questo comportò addirittura, nel 1901, una sconfessione dell’ideologia di democrazia cristiana,  che venne con l’enciclica Le gravi preoccupazione sui problemi sociali - Graves de communi re  del papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13°, lo stesso dell’enciclica Le Novità - Rerum novarum. Comunque, quando fu organizzata l’Azione Cattolica italina, a partire dai suoi statuti deliberati e approvati dal Papato nel 1906, un ruolo determinante fu affidato all’economista e sociologo (1845-1918) Giuseppe Toniolo, proclamato beato  dalla Chiesa cattolica nel 2012, uno dei principali teorici di una  democrazia cristiana. Il Papato romano diede poi il via libera alle correnti politiche di democrazia cristiana a partire dal 1941, dopo il crollo delle speranze che aveva riposto in Italia nel fascismo mussoliniano a partire dagli anni Venti del Novecento. Nella costruzione dell’Europa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale i democratici cristiani diedero un contributo originale attingendo anche a fonti culturali esterne alla dottrina del Papato, ad esempio alla filosofia del francese Jacques Maritain (1882-1993) e, in particolare, in Italia, in dialogo fecondo con varie correnti del socialismo.
  Questo processo di cultura politica si sviluppò  in una situazione nella quale il Papato romano andava attestandosi su posizioni piuttosto reazionarie, durante il regno di Eugenio Pacelli - Pio 12° (1939-1958). La dottrina sociale fu quindi trascinata,  in questo tempo, dal 1945 al 1962, dal pensiero sociale dei fedeli cattolici. La situazione  cambiò con il Concilio Vaticano 2° (1962-1965), durante il dottrina sociale fu aggiornata, in particolare in materia di bene  comune, che venne riconfigurato come  universale  e comprendente anche la pace a livello globale. Dalle origini dell’azione sociale suscitata nell’Ottocento rimase la polemica costante con il nazionalismo, che comportava di inglobare la fede religiosa negli elementi che caratterizzavano i regimi politici che pretendevano di rappresentare tutti  gli appartenenti all’etnia prevalente in un certo territorio individuato come  stato nazionalwe  in base a una sua storia particolare. Le religioni cristiane europee avevano subito storicamente  in misura più o meno grande quel processo di  nazionalizzazione, ad eccezione che in Italia, per il fatto che l’unità nazionale si era fatta  contro  il Papato romano e che quest’ultimo aveva mantenuto in Italia anche dall’Ottocento, dopo il crollo delle antiche dinastie sovrane europee con le quali si era federato, una notevole influenza politica. Nemmeno al fascismo mussoliniano (1922-1945) riuscì veramente di suscitare un nazionalismo italiano. La polemica di democristiani e socialisti europei contro il nazionalismo fu molto importante nella costruzione della nuova Europa, che non poteva riuscire mantenendo forti nazionalismi come nel passato. E portò anche a disegnare le istituzioni europee in modo che non potessero fondare un nuovo nazionalismo, europeo questa volta invece che regionale. In sostanza, consapevoli dei problemi che aveva storicamente dato, non venne preso come modello il tipo di organizzazione degli Stati Uniti d’America, basato su un centro politico presidenziale molto forte, anche se moderato dai poteri di un Parlamento che ha nel Senato una potente rappresentanza regionale. 
  L’Unione Europea  si è coalizzata in un quadro di cooperazione solidale di autonomie regionali, che viene costantemente approfondito e allargato cercando di creare legami economici e sociali a partire dal basso, invece che organizzando i vertici politici. Questo fa apparire l’esperimento politico di unificazione europea come un’organizzazione incompiuta, ed in un certo senso lo è, ma esso ha prodotto due importanti risultati, vale a dire un lunghissimo periodo di pace, che non ha avuto eguali nella storia europea, e forse mondiale, e  l’introduzione di elementi socialisti senza finire sotto egemonia totalitaria. Nella Costituzione della Repubblica italiana questo è evidenziato dalle norme secondo le quali la proprietà privata e l’impresa devono avere una funzione sociale. Più o meno in tutte le norme fondamentali degli stati dell’Unione Europea troviamo  principi simili e, dove mancano, in realtà quei principi sono comunque seguiti in base a norme di livello inferiore. Sono contenuti anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che dal 2009 è legge dell’Unione Europea, in base a quanto deliberato dal Trattato di Lisbona del 2007, in particolare negli  articoli dal 27 al 38, sulla solidarietà.  La pace  e la solidarietà sociale, in particolare mediante un esteso sistema di sicurezza sociale, sono considerati tra i più imporanti  beni pubblici europei, vale a dire tra le più importanti finalità operative degli stati dell’Unione Europea e dell’Unione Europea stessa. Sono considerati anche parte del bene comune  indicato dalla dottrina sociale cattolica come finalità principale ed essenziale dell’azione politica. Essi sono una recente conquista culturale europea, come anche nella dottrina sociale cattolica. Risalgono fondamentalmente alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Non rientrano, ad esempio, tra i principi fondamentali di una grande potenza democratica come gli Stati Uniti d’America, il cui Presidente, ad esempio, non ha avuto recentemente  difficoltà a definire come  nemici  gli europei dell’Unione Europea e, in materia di solidarietà sociale, segue principi effettivamente diversi da quelli europei. Quelle parole non sono state prese sul serio in Europa, sono state ritenute come espressione di una polemica elettorale, ad uso esclusivamente interno, ma certamente le politiche statunitensi recenti, tutte centrate sulla realizzazione di un benessere interno, in un mondo che in genere sta peggio, hanno avuto pesanti riflessi anche in Europa, determinando una nuova crisi recessiva.
 Di quell’atteggiamento politico parla spesse papa Francesco, ad esempio lo ha fatto nel luglio 2015, durante un discorso alle autorità civili boliviane:
«Ma dobbiamo stare in guardia, perché molto facilmente ci abituiamo all'ambiente di inequità che ci circonda, che siamo diventati insensibili alle sue manifestazioni. E così confondiamo, senza accorgercene, il "bene comune" con il "benessere", e lì si scivola, a poco a poco, e l’ideale del bene comune, poiché si va perdendo, finisce nel benessere, specialmente quando siamo noi quelli che ne godiamo, e non gli altri. Il benessere che fa riferimento solamente all’abbondanza materiale tende ad essere egoista, tende a difendere gli interessi di parte, a non pensare agli altri, e a cedere al richiamo del consumismo. Così inteso, il benessere, invece di aiutare, è portatore di possibili conflitti e di disgregazione sociale; affermatosi come prospettiva dominante, genera il male della corruzione, che scoraggia e fa tanto danno. Il bene comune, invece, è superiore alla somma dei singoli interessi; è un passaggio da ciò che “è meglio per me” a ciò che “è meglio per tutti”, e comprende tutto ciò che dà coesione a un popolo: obiettivi comuni, valori condivisi, ideali che aiutano ad alzare lo sguardo al di là di orizzonti individuali.»
  Per la verità, dalle notizie che ci giungono dagli Stati Uniti d’America emerge che le politiche dell’attuale amministrazione federale non hanno realmente conseguito il risultato promesso di incrementare il benessere  degli  americani,  intesi come tutti gli statunitensi. Certo ci sono molti grandi ricchi, tra i quali lo stesso Presidente statunitense, ma c’è molta miseria e una sistema di sicurezza sociale che non è neanche lontanamente paragonabile a quelli dell’Unione Europea. Chi sta male è classificato tra i  perdenti  e perdenti  in quanto pigri  o   incapaci, e quindi viene ritenuto meritevole di essere perdente. Non notiamo un approfondimento politico sulle cause sociali, strutturali, di tanta povertà in uno degli stati più ricchi del mondo e delle crescenti diseguaglianze sociali. Inoltre sembra che si voglia difendere quella grande ricchezza di una minoranza della popolazione con politiche aggressive non solo contro gli storici avversari, ma anche con gli storici alleati, insomma contro tutto il mondo.
  Questo atteggiamento politico diverge  marcatamente da quello insegnato dalla dottrina sociale cattolica contemporanea che lo considera, come spiegato da Papa nel discorso che ho citato,  fonte di possibili conflitti, di disgregazione sociale  e, se diventa prospettiva dominante, del male della corruzione. Ma diverge indubbiamente anche da quello (ancora) dominante nell’ideologia dell’Unione Europea, la quale, almeno fino ad oggi, ha saputo tenere conto di un bene comune che andava al di là degli interessi nazionalistici particolari degli stati membri, costruendo un bene pubblico, inteso come finalità istituzionale,   molto più vasto.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli.

Translation in English made with the help of Google Translator

Public good and common good -8-

From the beginning of the twentieth century the Europeans were highly politicized: in particular the popular masses were involved in political struggles in institutional contexts which, with the extension of universal male suffrage and in environments progressively permeated by liberal and democratic principles, gave them more opportunities. to influence the government of society. This process was favored by three factors, which had been produced since the second half of the nineteenth century: the extension of elementary education, the political action of European socialisms, social action inspired by the religious faith of various Christian movements and, among these, of the Roman Catholic Church. In the latter the Papacy, in 1870, had been deprived of the new Italian national unitary state, the Kingdom of Italy established in 1861 on the basis of the previous kingdom of the Savoy dynasty with capital in Turin, of its small territorial kingdom in central Italy, with capital Rome, called the State of the Church, and had developed political claims against the Kingdom of Italy to get it back. On the whole they were defined as a Roman question. In this context the Papacy had activated the Italian masses in a clash of civilizations, presenting its political claims not as those of a monarch dispossessed against the conquering monarch, but as those of a people animated by religious customs against a regime dominated by a minority irreligious. From the end of the nineteenth century, to raise the masses, the Roman papacy had resumed some classic themes of socialist ideology, centered on the idea of ​​a profound reform of political institutions in order to realize social justice, understood as involving the workers of riches produced, with their decisive contribution, in a context of capitalist economy: matter was defined as a social question. Italy is a small part of the world, but for the Roman Papacy it was very important because it was a kind of political laboratory for it. Therefore, the great importance that, especially since the mid-nineteenth century, has given rise to Italian problems is not surprising. But, this is very significant for the subsequent historical developments, this political action of the Papacy was strongly opposed, in the second half of the nineteenth century, also in Germany and Austria. Even the socialists organized the masses on the basis of the social question, which for them was not however instrumental to other political ends, but the center of their commitment. The first document of modern Catholic social doctrine, the encyclical The Novelties - Rerum Novarum, released in 1891 under the authority of Pope Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13 °, proposed as areas of social commitment for Catholics different themes of European socialism of those years, while polemizing with socialism for its anticlericalism and the political intention to realize social justice through a struggle of the class of the salaried workers against that of the capitalists. The social ideology of the Papacy proposed instead of creating social peace through a voluntary collaboration between the two classes, in which the richest involved the other sectors of society to their welfare. Within a few decades, however, it was understood that this was an unrealistic proposal and the social action of the faithful was reorganized also from the union point of view in a group of social institutions that also had duties that were strictly as trade union. This happened in 1905, when the Papacy ordered the constitution of a new organization aimed at realizing the social doctrine, that is to say the Catholic Action. The Catholic Action was the first European model of a mass political party, in particular endowed with a capillary organization of training and propaganda, complete with publishing houses and periodicals, controlled by a national political center, with a rigid and hierarchical institutional structure, supported by a class of professional animators, such as Catholic priests. In the same years the Russian socialist revolutionary Vladimir Il'ič Ulyanov, called Lenin, (1870-1924) thought of something similar. The Catholic Action organizations were instrumental in making the principles of liberal democracy assimilate to the masses, after the initial resistance of the Roman Papacy, but enriching them with principles of social justice of socialist derivation, according to an ideology of Christian democracy. A similar process took place in the European socialist organizations, but not in the Russian ones which ended by hegemony from the Leninist currents. o give an idea of the political process to which I am referring, I would like to point out that German and Italian history since 1945 was hegemonized by Christian and socialist democratic parties, which the European Union has built with the decisive contribution of Christian and socialist democrats. , that the enlargement to the East of the European Union, incorporating about a hundred million new European citizens, was made with the decisive contribution of the Christian Democrat Helmut Kohl, that the German Christian Democrat Angela Merkel, formed in the socialist youth of the German Democratic Republic, is Recognized as the leading European statesman, currently two of the largest groups in the European Parliament are those of Christian Democrat and Socialist orientation.
 Originally the political action aroused by the Papacy was strongly clerical and, indeed, papist. It had to act in the interests of the Papacy, according to the social principles established and spread by it, within the limits of what the Papacy had. The idea of ​​democracy was foreign to the original social doctrine, which basically saw an outbreak of ideological and social indiscipline. In 1901 this also led to a defeat of the ideology of Christian democracy, which came with the encyclical The serious concern about social problems - Graves de communi king of Pope Vincenzo Gioacchino Pecci - Leo 13 °, the same as the encyclical Le Novel - Rerum novarum. However, when the Italic Catholic Action was organized, starting from its statutes approved and approved by the Papacy in 1906, a decisive role was entrusted to the economist and sociologist (1845-1918) Giuseppe Toniolo, proclaimed blessed by the Catholic Church in 2012, one of the main theorists of a Christian democracy. The Roman papacy then gave the green light to the political currents of Christian democracy starting from 1941, after the collapse of the hopes that it had placed in Italy in Mussolini's fascism starting from the twenties of the twentieth century. In the construction of Europe after the end of the Second World War, Christian Democrats made an original contribution drawing on cultural sources outside the doctrine of the Papacy, for example the philosophy of the French Jacques Maritain (1882-1993) and, in particular, in Italy, in fruitful dialogue with various currents of socialism.
 This process of political culture developed in a situation in which the Roman papacy was establishing itself on rather reactionary positions during the reign of Eugenio Pacelli - Pius 12 ° (1939-1958). The social doctrine was therefore dragged, in this time, from 1945 to 1962, by the social thought of the Catholic faithful. The situation changed with the Second Vatican Council (1962-1965), during the social doctrine it was updated, particularly in the matter of the common good, which was reconfigured as universal and also including peace at the global level. From the origins of social action aroused in the nineteenth century remained the constant controversy with nationalism, which involved incorporating religious faith in the elements that characterized the political regimes that claimed to represent all the members of the ethnic group prevailing in a certain territory identified as a state nationalwe on the basis of a particular story. The European Christian religions had historically suffered more or less the process of nationalization, except in Italy, due to the fact that the national unity had been made against the Roman Papacy and that the latter had maintained in Italy also from the 'Nineteenth century, after the collapse of the ancient European sovereign dynasties with which it had been federated, a considerable political influence. Not even Mussolini's fascism (1922-1945) really succeeded in provoking Italian nationalism. The polemic of Christian democrats and socialists against nationalism was very important in the construction of the new Europe, which could not succeed maintaining strong nationalisms as in the past. And it also led to designing the European institutions so that they could not found a new nationalism, European this time instead of regional. In essence, aware of the problems that had historically given, was not taken as a model the type of organization of the United States of America, based on a very strong presidential political center, even if moderated by the powers of a Parliament that has in the Senate a powerful regional representation.
  The European Union has coalesced in a framework of solidarity cooperation of regional autonomies, which is constantly deepened and widened trying to create economic and social ties starting from the bottom, rather than organizing the political summits. This makes the political experiment of European unification appear as an unfinished organization, and in a certain sense it is, but it has produced two important results, namely a very long period of peace, which has had no equal in European history, and perhaps worldwide, and the introduction of socialist elements without ending under totalitarian hegemony. In the Constitution of the Italian Republic this is evidenced by the rules according to which private property and the company must have a social function. More or less in all the fundamental norms of the European Union states we find similar principles and, where they are lacking, in reality those principles are however followed according to lower level norms. They are also contained in the Charter of Fundamental Rights of the European Union, which since 2009 is the law of the European Union, on the basis of the deliberations of the 2007 Lisbon Treaty, particularly in articles from 27 to 38, on solidarity. Peace and social solidarity, in particular through an extensive social security system, are considered among the most important European public goods, that is to say among the most important operational goals of the states of the European Union and of the European Union itself. They are also considered part of the common good indicated by the Catholic social doctrine as the main and essential goal of political action. They are a recent European cultural achievement, as well as in Catholic social doctrine. They basically date back to the end of the Second World War. For example, they are not among the fundamental principles of a great democratic power like the United States of America, whose President, for example, has not recently had difficulty in defining European Union Europeans as enemies. social solidarity, follows principles that are actually different from those of Europe. Those words were not taken seriously in Europe, were considered as an expression of an electoral controversy, for internal use only, but certainly the recent US policies, all centered on the realization of internal well-being, in a world that generally is worse off , have also had heavy repercussions in Europe, resulting in a new recessionary crisis.
  Of that political attitude, Pope Francis often speaks, for example he did so in July 2015, during a speech to the Bolivian civil authorities:
"But we need to be on the alert because it is very easy for us to become accustomed to the atmosphere of inequality all around us, with the result that we take it for granted. Without even being conscious of it, we confuse the “common good” with “prosperity”, and so it goes, sliding bit by bit, and the ideal of the “common good” gets lost, ending up in “prosperity”, especially when we are the ones who enjoy that prosperity, and not the others. Prosperity understood only in terms of material wealth has a tendency to become selfish; it tends to defend private interests, to be unconcerned about others, and to give free rein to consumerism. Understood in this way, prosperity, instead of helping, breeds conflict and social disintegration; as it becomes more prevalent, it opens the door to the evil of corruption, which brings so much discouragement and damage in its wake. The common good, on the other hand, is much more than the sum of individual interests. It moves from “what is best for me” to “what is best for everyone”. It embraces everything which brings a people together: common purpose, shared values, ideas which help us to look beyond our limited individual horizons. "
 In fact, from the news coming to us from the United States of America, it emerges that the policies of the current federal administration have not really achieved the promised result of increasing the well-being of Americans, understood as all US citizens. Of course there are many great richs, including the US President himself, but there is a lot of poverty and a social security system that is not even remotely comparable to those of the European Union. Those who are poor are classified among the losers and losers because they are lazy or incapable, and therefore they are considered worthy of being  losers. We do not notice a political deepening on the social, structural causes of so much poverty in one of the richest states in the world and increasing social inequalities. It also seems that we want to defend the great wealth of a minority of the population with aggressive policies not only against the historical opponents, but also with the allied historians, in short, against the whole world.
  This political attitude diverges markedly from the one taught by contemporary Catholic social doctrine which considers it, as explained by Pope in the speech I have cited, a source of possible conflicts, of social disintegration and,if it becomes dominant perspective, of the evil of corruption. But it also undoubtedly diverges from that (still) dominant in the ideology of the European Union, which, at least until today, has been able to take account of a common good that went beyond the particular nationalistic interests of the member states, building a good public, intended as an institutional purpose, much broader.
Mario Ardigò - Catholic Action in San Clemente pope - Rome, Monte Sacro, Valli.