Spiritualità spiritistica e agàpe cristiana
Nella nostra Chiesa si praticano le spiritualità più diverse. Alcune di esse mi sono particolarmente aliene, ma non per questo solo critico chi vi si affida.
Una è la spiritualità papolatrica, basata sul culto del Papa regnante costruito intorno a una sua leggenda. Nei giorni passati è dilagata. L’altra è quella spiritistica che consiste nel confidare che le cose cambino per azione di potenze soprannaturali evocata mediante rituali e orazioni. Lo spiritismo può essere legato a potenti fattori emotivi, ma fondamentalmente è illusorio e, nella misura in cui estranea dalla realtà, serve poco nella costruzione sociale, che deve farsi su basi più solide. Purtroppo, spesso, al termine della formazione religiosa di base che si fa per le persone cattoliche, le spiritualità papolatriche e spiritistiche sono quelle che vengono proposte a fondamento della vita di fede.
Dal Seicento, vi è chi, nelle cose del mondo, consiglia di affrontarle “come se Dio non ci fosse” ed è un principio d’azione che durante il Concilio Vaticano 2º (1962-1965) è stato declinato come il riconoscere l’autonomia delle cose della natura e della società, senza pensare di far dipendere la risoluzione delle relative questioni facendo riferimento solo al soprannaturale. Bisogna capire realisticamente le dinamiche naturali e sociali. Questo non accade quando si fanno entrare in campo gli spiriti.
A me quel come se urta. Preferisco pensare che il mio Dio agisca in modo imperscrutabile. Mi basta pensarlo come agàpe e fonte di agàpe. Non è una potenza soprannaturale malvagia e ostile e non ci vuole così. L’agàpe è lo specifico cristiano e il comandamento nuovo. Il cristianesimo è il movimento che religiosamente, quindi a prescindere da come vanno le cose nella natura e nella società, vuole salvare inducendo l’agàpe. Il Cristo è il suo salvatore e ci si propone di mettersi alla sua sequela.
La parola italiana amore non traduce bene il greco antico agàpe, che può essere reso meglio con pace universale, solidale e misericordiosa. È il senso pasquale che leggiamo nell’inno, familiare a chi pratica la Liturgia delle Ore:
Il Signore risorto
promulga per i secoli
l’editto della pace.
Pace tra Cielo e Terra,
pace fra tutti i popoli
pace nei nostri cuori.
L’alleluia pasquale
risuoni nella Chiesa
pellegrina nel mondo;
e si unisca alla lode
armoniosa e perenne
dell’assemblea dei santi.
L’agàpe è importante perché manifesta le realtà soprannaturali. Infatti essa non c’è in natura, che è organizzata come lotta di tutti contro tutti, con una solidarietà che, in queste dinamiche di lotta, svanisce allontanandosi dai gruppi di prossimità perché è finalizzata solo alla sopravvivenza in quella lotta a spese di altri. La differenza rispetto all’agàpe cristiana è notevole ed è stata recentemente ricordata ai sovranisti statunitensi, che propongono gradi nell’agàpe da un massimo per i parenti a livelli minori andando verso i lontani, in una lettera che papa Francesco ha inviato ai vescovi statunitensi il 10 febbraio di quest’anno 2025, su suggerimento dell’allora cardinale Robert Francis Prevost
6. I cristiani sanno molto bene che è solo affermando la dignità infinita di tutti che la nostra identità di persone e di comunità giunge a maturazione. L’amore cristiano non è un’espansione concentrica di interessi che poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi. In altre parole: la persona umana non è un mero individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico! La persona umana è un soggetto dotato di dignità che, attraverso la relazione costitutiva con tutti, specialmente con i più poveri, un po’ alla volta può maturare nella sua identità e vocazione. Il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del “Buon Samaritano” (cfr. Lc 10, 25-37), ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni.
Nell’agàpe sovranista, che ricalca quella naturale delle belve dalle quali biologicamente discendiamo, la solidarietà è massima nei gruppi di prossimità, nell’agàpe cristiana invece ci si fa prossimi ai sofferenti, anche oltre quei gruppi e con la medesima intensità, come il Samaritano della parabola.
Per quanto l’agàpe cristiana manifesti realtà soprannaturali, non ci si può limitare ad attenderla per virtù prodigiosa, bisogna darsi da fare. Questo fu l’esempio del Cristo stesso e l’insegnamento della parabola del Samaritano misericordioso.
Quando si comincia a intervenire, con quei fini, sull’organizzazione della società, le cose si complicano. Occorre conquistare una sapienza nelle cose umane che non è solo religiosa. Nei racconti evangelici si era ancora in una fase prodromica. Il Maestro non ci lasciò un ordinamento, con istituzioni e norme ad esse relative. Ci impartì solo il comandamento nuovo, vale a dire di costruire l’agàpe facendosi prossimi gli uni agli altri, mettendolo in atto nella propria missione terrena, fino alla fine.
Nello sviluppo delle Chiese cristiane si procedette per tentativi, ragionandoci sopra. Con il senno del poi, gran parte di ciò che s’è fatto lascia a desiderare. Ci fu tanta violenza. Quest’ultima è il contrario dell’agàpe. Ma, in genere, si ritenne di non poterne prescindere, e ancor oggi, in fondo, è così. Ma, sulla via dell’agàpe, che è il comandamento soprannaturale, il Cielo che accosta la Terra, ci si può migliorare, se solo si decide di non rimanere fermi ai costumi violenti, per costruire convivenze meno violente, per poi scoprire, come scriveva il filosofo Aldo Capitini che ieri si era violenti.
La scuola di agàpe potrebbe essere utilmente al centro della formazione delle persone di fede che si propongono di operare nelle istituzioni e nelle professioni. Non si tratta tanto e solo di chiarire i contesti teologici, che di questo lavoro sono solo il presupposto, ma di apprendere come costruire la società incidendovi sulla via dell’agàpe, e questo fin da molto giovani, fin da quando, da bambini, si comincia ad interagire con una certa autonomia nei gruppi di coetanei.
Mario Ardigò- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli