Conclave
Mercoledì prossimo, nella Città del Vaticano a Roma, inizierà il Conclave, vale a dire l’assemblea di cardinali con meno di ottanta anni che eleggeranno il nuovo Vescovo di Roma, il quale come tale sarà anche Papa, parola greca che significa “Padre”.
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Tema (= Prompt)
Etimologia della parola italiana “Papa”
La parola “Papa” deriva dal greco πάππας (páp(p)as), che era un termine affettuoso e familiare per indicare il padre, simile a “papà” in italiano moderno.
Evoluzione del termine:
- Greco antico: πάππας – termine affettuoso per “padre”, usato anche in ambito religioso per indicare i vescovi.
- Latino ecclesiastico: papa – inizia a essere usato per designare i vescovi importanti, non solo il vescovo di Roma.
- Dal III-IV secolo: papa comincia a essere riservato al vescovo di Roma, anche se ancora in modo non esclusivo.
- Dal VI secolo in poi: con Papa Gregorio I (detto Magno), l’uso comincia a restringersi.
- Nel 1073, con Papa Gregorio VII, il titolo di “Papa” viene riservato esclusivamente al vescovo di Roma, e dunque al pontefice della Chiesa cattolica.
In altre lingue:
- In greco moderno e nelle Chiese ortodosse, pappas indica ancora i sacerdoti in generale.
- In inglese: Pope
- In francese: Pape
- In tedesco: Papst (derivato dal latino papa attraverso il tardo germanico.
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Immagino le difficoltà di chi deve spiegare alle persone più giovani il significato del Papato nella nostra Chiesa, che dal Secondo millennio ne è stata sempre più caratterizzata.
Sui giornali si scrive che il Papa, come persona fisica, è il capo di un miliardo e quattrocento milioni di persone cattoliche nel mondo. Secondo la dottrina e il diritto della Chiesa cattolica, detto canonico, gli è attribuita una potestà, vale a dire un potere esercitato nell’interesse pubblico, ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente. Gli è quindi attribuita in ogni cosa, dalle minime alle massime, una posizione di imperatore, vale a dire superiore a quella di ogni altro potere del mondo ed esercitabile senza dover rendere conto ad alcun altro potere. Ciò però non lo rende di per sé anche capo universale, se non nella misura in cui viene obbedito, e questo avviene di fatto in misura diversa a seconda dei contesti sociali e sotto molti aspetti non avviene.
In genere negli ambienti ecclesiali al Papa viene riconosciuta autorità nelle cose religiose e ci si trova a subire quella politica, che consiste principalmente nella nomina dei vescovi del mondo e dei cardinali (che possono essere chiamati a consigliarlo o a coadiuvarlo nelle funzioni di governo e che eleggono il suo successore), nel potere di intervenire nella vita delle istituzioni ecclesiastiche e in quella del personale del clero (diaconi, preti e vescovi), nel potere di imporre enunciati obbligatori per essere considerati sulla giusta via e di condannare manifestazioni del pensiero e stili di vita e di organizzazione sociale che si ritengano contrastanti con la giusta via. Il Papa è anche il sovrano assoluto, territoriale e politico della piccola entità territoriale in Roma denominata Città del Vaticano, indipendente dallo Stato italiano e posta fuori dei suoi confini territoriali che tuttavia la circondano interamente, costituita nel 1929 a seguito di un Trattato concluso nei palazzi del Laterano a Roma con l’allora Regno d’Italia, e perciò denominato Trattato Lateranense. In forza di quest’ultimo, altre zone in Roma e Provincia sono state poste sotto l’autorità del Papa e godono di una condizione giuridica pari a quella delle ambasciate straniere.
Sotto nessun aspetto l’attuale organizzazione del Papato romano risale alle origini e, in particolare, alla volontà del Maestro. È in realtà il risultato di una lunga e continua evoluzione storica che ebbe quattro epoche molto importanti: il Quarto secolo, quando i vescovi divennero funzionari dell’Impero Romano, dall’Undicesimo al Tredicesimo secolo, quando il Papato romano fu configurato come un impero religioso, il Sedicesimo secolo, quando l’organizzazione ecclesiastica assunse l’attuale configurazione, il Diciannovesimo secolo, quando il Papa Pio 9º deliberò, nel corso del drammatico Concilio ecumenico Vaticano 1º, svoltosi a Roma nel 1870 e sospeso per l’invasione militare dello Stato Pontificio da parte del Regno d’Italia, il dogma dell’infallibilità del Papa nello stabilire solennemente, impegnando quindi la propria autorità, la giusta via in materia di dottrina e morale.
Va detto che, comunque, nella dottrina cattolica si ritiene che i vescovi di Roma, quali successori dell’apostolo Pietro che ne sarebbe stato il primo vescovo e vi avrebbe subito il martirio, debbano esercitare il ruolo e la missione conferita dal Cristo direttamente all’apostolo Pietro, come narrato nel Vangelo secondo Matteo, capitolo 16, versetti da 13-20 [Mt 16, 13-20]:
Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: "La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Rispose: Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù gli disse: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. [versione in italiano CEI 2008]
Questo anche se i successori dell’apostolo non sono espressamente menzionati nell’attribuzione del potere di legare e sciogliere e anche se tale potere nel brano evangelico non è presentato come quello di un imperatore, e tanto meno romano. Comunque il potere religioso e politico che progressivamente caratterizzò i vescovi di Roma, che si accreditarono come successori dell’apostolo e che dall’Undicesimo secolo vollero essere considerati imperatori religiosi, venne legittimato e sacralizzato nella dottrina e nel diritto come sviluppo del potere di legare e sciogliere attribuito all’apostolo Pietro.
La struttura organizzativa politica del Papato romano ebbe versioni molto diverse nel corso dei secoli. In particolare, fu molto rilevante la differenza tra quelle del Primo secolo, che vide il Papato romano subire prima l’egemonia degli imperatori romani cristianizzati e, dall’8º secolo, anche quella dei nuovi imperatori romani-germanici d’Occidente, e quelle del Secondo millennio, nel quale il Papato romano cercò di affermare una propria potestà imperiale. L’ultima riforma del Papato romano fu promossa durante il Concilio Vaticano 2º (Roma, Città del Vaticano, 1962-1965), ma fu arrestata dal 1985 per volere del papa Giovanni Paolo 2º. Comunque il Papato romano, dopo il Concilio Vaticano 2º viene di fatto esercitato in modi che risentono della dottrina di quel Concilio.
La storia del Papato romano comprende abissi di dissolutezza politica tra il Decimo e il Sedicesimo secolo, sui quali nella formazione religiosa di gran parte dei fedeli, che di solito viene impartita con spirito puramente propagandistico e devozionale, si sorvola superficialmente, mentre, dopo il Concilio svoltosi a Trento dal 1545 al 1563, dal quale scaturì la nostra Chiesa com’è ancora, i Papi furono in genere persone più virtuose e pie. Ciò non impedì, però, ad esempio, al papa Pio 9º, durante il Risorgimento italiano, di ordinare, e comunque di consentire, repressioni stragiste dei moti nazionalisti irredentisti, per l’unità nazionale, che si svilupparono nello Stato Pontificio.
Dai tempi degli ultimi anni del regno di papa Paolo 6º, negli scorsi anni Settanta, si è incentivata una spiritualità emozionale basata sulla persona del Papa regnante, del quale i mezzi di comunicazione di massa hanno cominciato a diffondere particolari molto intimi, tanto che si può avere quasi l’impressione di avere con il Papa una relazione di prossimità come quella che si hanno con i familiari. Questo non era mai successo prima. Si tratta di una forma di religiosità piuttosto superficiale, che, sotto il regno del papa Giovanni Paolo 2º, succeduto a Paolo 6º, fu legata al tentativo, operato dal 1985, di correggere il movimento di riforma ecclesiale promosso dal Concilio Vaticano 2º, e ha progressivamente fascinato anche persone non credenti. Si tratta di una forma di neo-papismo che non di rado sconfina nella papolatria. Il papismo è una spiritualità centrata su ruolo del Papa, la papolatria è il culto della sua persona. Entrambi i fenomeni sociali si sono manifestati nel corso delle esequie di Papa Francesco.
L’interesse mediatico papista circonda le procedure del prossimo Conclave e, verosimilmente, nei primi tempi del nuovo Papa si svilupperà una certa papolatria.
In genere i maestri della fede avvertono che al centro della spiritualità cristiana vi sono Cristo e il suo evangelo. I Papi ne dovrebbero essere solo lo strumento e dovrebbero cercare di esserne, nella loro persona, una manifestazione. Per quanto tra gli appellativi del Papa vi sia quello di Vicario di Cristo, che alle origini era di tutti i vescovi e che poi, nell’evoluzione imperiale del Papato, si volle riservare ai Papi romani, un Papa mai sostituisce Cristo, che, secondo le sue promesse, rimane sempre con la sua Chiesa.
A parte certe occasioni mediatiche o raduni di massa, ma in fondo anche in questi eventi, la relazione delle persone con il Papa regnante, e viceversa, è più che altro immaginata. Per insuperabili limiti biologici siamo confinati in cerchie molto piccole e veramente poche persone possono vantare di avervi realmente un Papa. La nostra fede personale è radicata nei nostri mondi vitali di prossimità e per molte persone di essi fanno parte anche parrocchie come la nostra. Con il nostro parroco abbiamo di solito una relazione reale e profonda, non solo immaginaria, come quella con un Papa. Lo stesso dicasi per gli ambiti parentali, a cominciare dal rapporto con la madre, dal quale in genere scaturisce la fede.
Penso sia importante, nel superficiale bailamme mediatico intorno al Conclave, nel quale appare essere caduto anche il presidente statunitense Trump, il quale ha pensato bene di diffondere una sua oltraggiosa immagine in costumi e posa papali, ricordare l’esigenza di rimanere ancorati all’essenziale, al Cristo e al suo vangelo, che non deludono mai, a differenza dei Papi. Una volta che si riesca ad uscire da atteggiamenti papolatrici, se ne possono individuare i limiti personali, perché sono solo creature, come tutti noi, non semidei. Questo non impedisce, naturalmente, di apprezzarli, e anche di voler loro bene, come non lo impedisce con le altre creature. Ma ci ricorda di non confidare solo nel papismo e, a maggior ragione, nella vana apparenza di maestà imperiale che è insita in certe liturgie papali.
Di questo si mostrò ben consapevole, fin dall’inizio del suo alto ministero, papa Francesco. Il primo giorno in cui lo vestirono da Papa, gli proposero le babbucce color porpora, simbolo del potere imperiale, che rientravano nelle consuetudini papali. «Il carnevale è finito» rispose «tengo le mie!», delle scarpe visibilmente piuttosto usate. E con esse ha voluto essere seppellito, il caro papa Francesco.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli